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Autore: JAPAN_LOVER    11/07/2023    0 recensioni
Oggi Gregor Startseva è il giovane allenatore della nazionale italiana di pallavolo maschile e femminile.
Due anni dopo la conquista del bronzo ai mondiali in Giappone, sembra aver costruito una vita felice insieme a Lucia, il capitano della sua formazione femminile.
Gli allenamenti e la vita di coppia sembrano procedere al meglio, finché non affiorano problemi rimasti con il tempo irrisolti.
Tornano tutti i personaggi presenti nell'omonimo prequel - Paolo, Cristina, Giulia, Mirko, Camilla e Rossella - per dar vita a una secondo capitolo pronto a emozionare e affrontare un altro tema spinoso nel mondo dello sport: la violazione del diritto alla maternità per le atlete professioniste.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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LASCIARTI ANDARE, RIPARTIRE DA ME
GREGOR
 
La suoneria insistente del cellulare mi riporta alla coscienza.
Dilaniato da un mal di testa indescrivibile e avvolto in un bagno di sudore, allungo una mano che va alla ricerca del telefono abbandonato stanotte da qualche parte.
“Greg, che fine hai fatto?”
Quando finalmente riesco a rispondere, la voce di Paolo mi giunge parecchio preoccupata. Deve essere tardi, parecchio tardi.
“Hey, amico tutto bene? Ti stiamo aspettando da mezz’ora”
“Sì…tutto bene!” rispondo, con voce malferma.
Nel mettermi seduto, un capogiro mi fa salire il rigurgito di qualcosa che deve essermi rimasto sullo stomaco.
Eppure a tavola non ho esagerato. Due soli Campari non mi hanno mai fatto questo effetto.
Mi porto una mano sulla tempia che pulsa incredibilmente, mentre con l’altra mi stropiccio gli occhi ancora impastati dal sonno.
“Sto bene – ribadisco, non voglio far preoccupare il mio amico – mi vesto e vi raggiungo!”
“D’accordo, penso io alle ragazze, noi cominciamo ad andare, tu raggiungici al Palaspost – mi tranquillizza – sicuro di stare bene?”
“Sì, tranquillo!” taglio corto. Non è il momento di mandare in paranoia Paolo.
Una smorfia di dolore accompagna ogni mio movimento. Nel tirarmi su dal letto, nel fare la doccia, nel vestirmi il bruciore di stomaco il mal di testa non mi abbandonano un solo istante.
Nel ripercorrere gli ultimi eventi, mi rendo conto di aver un vuoto tra il momento in cui ho salutato Paolo ieri sera e quello in cui mi sono messo a letto, come se avessi preso la sbornia peggiore della mia vita.
Non ho idea di cosa sia successo, ma non è il momento di pensarci. La partita di stasera è troppo importante, e la giornata di oggi sarà completamente dedicata alla preparazione mentale e atletica.
Nell’uscire dalla stanza provo a telefonare Lucia, che però non risponde.
Che io ricordi stamattina non dovrebbe essere di turno a lavoro. Riprovo ancora una volta, ma stavolta la chiamata viene rifiutata solo soli due squilli.
Cosa le prende, adesso?
 
Tu:
Buongiorno, stiamo per iniziare la fase di il ritiro.
Come sai, oggi partita molto importante.
Ci sentiamo stasera al mio ritorno.
Le spunte si tingono immediatamente di blu, ma non arriva nessuna risposta da parte di Lucia. 
Tu:
Amore, tutto bene?
 
Accidenti! Sicuramente si sarà arrabbiata perché ieri non sono riuscito a risponderle, ma adesso non ho tempo di spiegarle, di cercare di farle capire che ieri ho fatto tutto di corsa e che il telefono era arrivato a sera completamente scarico.
Lucia dovrà aspettare, capirà…!
Quindi mi catapulto di sotto ed esco senza passare dall’area ristorante per la colazione. La sola idea di mettere qualcosa sotto i denti mi fa salire ancora di più la nausea.
Salgo sul primo taxi posteggiato davanti l’hotel e raggiungo la squadra, che in questo momento si starà già preparando.
Percorro a grandi falcate il corridoio finché non vedo Paolo e Cristina discutere animatamente fuori dallo spogliatoio. Paolo mi guarda con apprensione, lei invece come se mi vedesse per la prima volta. Devo sembrare piuttosto provato…oppure è successo qualcosa.
“Greg!” la voce di Paolo è quasi un sussurro.
Cristina alza gli occhi al cielo e poi li inchioda nei miei.
“Gregor, ti è dato di volta il cervello? Cosa hai combinato?” il suo tono è duro.
“A cosa ti riferisci?”
Tralascio completamente il fatto che una mia atleta mi stia rivolgendo in un modo così insubordinato, neanche fossi un ragazzino.
Cristina prende il telefono dalla tasca e mi mostra delle immagini che mi fanno letteralmente crollare la terra sotto i piedi.
Si tratta di una serie di foto finite sulla copertina di una rivista scandalistica, la risoluzione è pessima ma non c’è dubbio, il soggetto inquadrato sono proprio io…
Le strappo il cellulare dalle mani, mentre sento il cuore balzarmi in pieno petto.
La serie di scatti mi immortala su quella che deve essere la soglia della mia camera d’albergo, mentre una ragazza dalla foltissima capigliatura rossa mi sta letteralmente addosso. In quest’altra invece sembra chiaramente mi stia baciando. Mi sta baciando.
STARTSEVA HOT.
AMORE AL CAPOLINEA PER LA COPPIA D’ORO DEL VOLLEY ITALIANO?
L’AVVENENTE ALLENATORE BACIA UNA MISTERIOSA RAGAZZA. CAPPARELLI E’ ORMAI UN LONTANO RICORDO?

Così impazzano i titoloni di queste maledette riviste da quattro soldi.
Ma cosa diavolo è successo questa notte? Più mi sforzo di ricordare e più il dolore alla testa si fa lancinante.
Un dolore alla bocca dello stomaco mi toglie il respiro al pensiero che presto Lucia si ritroverà davanti tutto questo.
Provo nuovamente a telefonarle, ma stavolta il telefono risulta spento.
Il nodo allo stomaco stringe ancora di più..
“Non ho idea di cosa sia successo! – dico in tutta sincerità a Cristina, fissandola negli occhi – non ricordo niente di ieri sera, l’ultima cosa che riesco a visualizzare con chiarezza è quando voi due siete andati via…poi sono rimasto a bere un ultimo bicchiere, ma niente! Non ricordo un accidenti di quello che è successo dopo e di come sia arrivato in camera!”
“Con chi, Gregor? Con chi hai bevuto l’ultimo drink?” mi incalza Cristina, con impazienza.
Mi porto una mano sulla fronte e poi me la passo sugli occhi, sforzandomi con tutto me stesso di riafferrare e bloccare qualche frammento di ricordo.
“Con le ragazze…non c’era nessun altro, non ricordo nessun altro… e non ricordo minimamente questa tizia!” dico restituendole il telefono che mostra ancora la foto di me avvinghiato a quella rossa.
Lei mi guarda con occhi intensi e severi, ma sembra persuadersi dalla mia sincerità.
“Vedi…? Sapevo che Greg non avrebbe mai fatto niente di sconveniente” interviene timidamente il mio amico, di contro alla sua fidanzata furiosa.
“Lo chiami niente di sconveniente questo?” ribatte lei, mostrandogli ancora una volta quelle stramaledettissime foto.
“Ho bisogno di parlare con lei! – dico premendomi due dite sulle tempie doloranti – Cristina, aiutami!”
Lei alza un sopracciglio e poi compone il numero di Lucia sul suo telefono, prima di attaccarlo a un orecchio.
“Non suona…prova a mandarle un messaggio, prima o poi lo leggerà! Stamattina l’ho sentita, mi ha mandato lei questo post, ed era a dir poco fuori di sé.”
Un senso di vertigine mi assale, scavando una voragine che parte dal petto e scende giù fino ad arrivare allo stomaco. Non posso rimanere così…
“Arrivo subito!” intimo a Paolo, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Tranquillo amico, comincio io!” mi rassicura.
Esco dal palazzetto con il telefono incollato all’orecchio.
La persona che sta chiamando non è al momento raggiungibile, la preghiamo di provare più tardi. Grazie!
Comincio ad odiare seriamente la vocina della segreteria telefonica, che si attacca ogni volta che tento di mettermi in contatto con lei.
Mi chiedo se a quest’ora può essere in ufficio, non mi interessa rischiare di metterla in imbarazzo chiamandola sul posto di lavoro. Ho bisogno di parlare con lei, non possiamo rimanere così. Non può pensare veramente che sia successo qualcosa con quella sconosciuta.
Buongiorno! Milan Volley, risponde l’Ufficio pubbliche relazioni, come posso aiutarla?
“Buongiorno, posso parlare con Lucia Capparelli?”
Attenda, provo a passarle l’ufficio!
“La ringrazio molto”
Rimango in attesa del collegamento, in compagnia della musica che accompagna la segreteria telefonica. Aspetto con il cuore pieno di speranza una risposta che però non arriva.
Mi dispiace, se non ha risposto significa che la signorina Capparelli non è ancora arrivata. Vuole lasciare un messaggio? Chi parla?
“Sono Gregor Startseva – dico con il cuore in gola – la prego, appena arriva le dica di chiamarmi immediatamente. È una questione urgente!”
Signor Startseva, certo! Non l’avevo riconosciuta. Riferirò al più presto il suo messaggio!
Chiudo la chiamata e alzo gli occhi al cielo. Lucia sembra aver fatto sparire volutamente le sue tracce, lasciandomi in questo modo proprio in un momento così critico. Fa male essere costretto qui, senza aver modo di sentirla, quando l’unica cosa che vorrei è stringerla.
Lo so che non dovrei, ma non mi lascia altra scelta. Anche se non è professionale che per faccende private metta in mezzo una mia atleta, non ho altra scelta che telefonare Rossella. Lucia potrebbe essere andata da lei.
Pronto coach!
“Ciao Rossella, mi dispiace disturbarti adesso che sei in ferie – sussurro, cercando di camuffare la disperazione della mia voce – per caso Lucia è lì con te?”
No, non la vedo dall’altra sera quando abbiamo visto la partita insieme. Tutto bene, coach?
“Sì, ehm – sospiro deluso – quando la senti potresti dirle di telefonarmi? Non riesco a contattarla. Grazie, scusa ancora per il disturbo”
Riattacco e sprofondo nuovamente nel panico.
È evidente, chiaro come il sole, Lucia non vuole sentirmi. La conosco, so bene cosa starà pensando, e non deve! Non le fa bene, non ci fa bene..!
Un nodo alla gola mi impedisce di respirare come dovrei, ma Paolo viene a chiamarmi…
“Greg, scusa se ti interrompo amico – mi apostrofa con estrema delicatezza – ma abbiamo bisogno di te!”
“Arrivo subito!” prometto.
Mando un ultimo messaggio a Lucia, prima di farmi riassorbire dal lavoro.
Tu:
Amore, scrivimi, chiamami
So cosa hai visto, ma non è
come pensi! Non so cosa sia
successo, credo di esser stato
drogato… perché non ricordo
assolutamente niente di quello
che è accaduto ieri sera.
Ti prego, chiamami, lascio il telefono accesso
Chiamami in qualsiasi momento,
ma ti prego, fatti sentire.
Ti amo
 
LUCIA
 
Quando leggo quel messaggio mi sale ancor di più la rabbia.
Chiamami in qualsiasi momento, dice. Solo adesso che sa di averla combinata grossa…? Non funziona così!
“Forse dovresti richiamarlo… Al telefono sembrava stravolto!” mi suggerisce Rossella, seduta sul letto, mentre svuoto velocemente l’armadio.
Una delle due enormi valige, che campeggiano sul pavimento ai piedi del letto, è già piena..
“Non se ne parla, con me ha chiuso!” rispondo inamovibile, come mai nella mia vita.
La mia amica sta provando da stamattina in tutti i modi a calmarmi, a trovare per forza una spiegazione. Anche dove una spiegazione non c’è.
“Non è da Gregor fare una cosa del genere, prova almeno a sentire il suo punto di vista!”
Getto con rabbia l’ultima camicetta e mi chino per chiudere il primo bagaglio con un giro di zip. Qui, di mio, non deve rimanere più niente!
“Roxi, non ce la faccio più! – l’unica spiegazione che voglio sentire è questa ed arriva dal mio cuore – sono arrivata al limite, non voglio sentire più niente! Sono stanca di essere sempre messa all’ultimo posto, sono stanca di essere l’unica a dover rinunciare, sono stanca di tutte queste umiliazioni! Basta!”
Ripenso così a tutte quelle volte che ci siamo dovuti nascondere, a tutte le volte in cui mi sono dovuta mettere da parte, tutte le volta in cui mi sono sentita sola.
E Rossella non sa più a cosa appigliarsi per cercare di farmi tornare sui miei passi…!
“Grazie per il tuo aiuto – le sussurro, prima di scoppiare nuovamente a piangere – prometto che appena trovo una sistemazione ti libero l’appartamento!”
Si alza dal letto, come una molla, e corre ad abbracciarmi. Mi sento così appiccicaticcia di sudore dal troppo caldo, dalle troppe emozioni devastanti.
“Hai tutto il tempo…per trovare una nuova sistemazione, ma anche per riflettere – mi fa notare, prendendomi il viso tra le mani e puntandomi i suoi occhi di azzurro intenso nei miei – promettimelo!”
“Te lo prometto…” le rispondo soltanto.
Ancora una volta il telefono suona si illumina, ancora una volta sul display compare Greg. Premo il tasto rifiuta la chiamata e continuo la raccolta di tutta la mia roba. Non voglio più passare un’altra sola notte qui, non voglio più dormire nel suo letto. Voglio liberarmi da tutte questa negatività, da tutto questo dolore. A poco a poco, libero la casa da ogni traccia di me, i miei vestiti, i miei libri, le mie cose...
Devo lasciarlo andare, devo ripartire da me.
 
   
 
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