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Autore: MaryFangirl    11/07/2023    0 recensioni
Bruno si sta ancora adattando in famiglia dopo la sua lunga assenza. Suo nipote Camilo non gli rende le cose facili. D’altro canto, Camilo è fin troppo affascinato dallo zio e Bruno si sforza con tutto se stesso per non oltrepassare il confine dell’affetto familiare. [Bruno/Camilo]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Isabela Madrigal
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Questa è una fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Titolo originale: Are you too young for this?
Link storia originale: https://archiveofourown.org/works/36349054/chapters/90621523
Link autore: L’autore ha purtroppo rimosso il suo account
 
 
Relazione zio/nipote + grande differenza d’età. Se non ti piace, non proseguire!

Le parti sessualmente esplicite sono qui censurate. La fanfiction integrale sarà disponibile sul mio profilo FF Zone: QUI

Buona lettura.
 
 
 
“Zio!”
 
Bruno sussulta, allontanandosi di corsa dalla voce.
 
.
 
“Zio!”
 
Il piatto nella sua mano quasi scivola. Lo mette via prima di camminare nella direzione opposta alla voce.
 
.
 
“Zio Bruno!”
 
È dietro alle pareti, ora. Bruno non sa quanto altro riuscirà a sopportare.
 
.
 
“Ziooo!”
 
Bruno fa capolino dal vaso di fiori dietro cui si trova. Camilo è al piano inferiore, grattandosi la testa.
 
Da quando Bruno è tornato, il ragazzo non ha smesso di cercarlo. Può capirlo, è stato via per dieci anni. L’ultima volta in cui ha visto Camilo, e Camilo ha visto lui, il bambino aveva 5 anni. 6, se si considera la volta in cui Camilo aveva beccato Bruno in cucina di notte, ma è sicuro che Camilo l’abbia dimenticato.
 
“Uh, zio Bruno?”
 
La mano sulla sua spalla lo fa saltare quasi due metri in aria. Ansima silenziosamente mentre si gira, gli occhi spalancati e appena spaventati.
 
“Oh, scusa zio, scusa” è Dolores, con le mani sollevate. “Ti ho visto nasconderti e ho pensato di aiutarti”
 
Beh, la situazione è imbarazzante. Sua nipote l’ha trovato mentre tentava di nascondersi dal fratello. Bruno si sforza di sorriderle prima di alzarsi. Lei non lo lascia spiegare.
 
“Camilo sta andando in città, non credo che tornerà fino al tramonto. Stai tranquillo, zio, e non permettergli di disturbarti troppo” gli dà una pacca sul braccio prima di voltarsi, “se succede, sussurra quello che combina e gli dirò due parole”
 
Bruno sorride per davvero, il suo viso si rilassa. “Grazie, Dolores”
 
Dolores sorride e scende le scale, chiamando Luisa.
 
Bruno si toglie un po’ di polvere dai vestiti prima di scendere a sua volta. Decide di andare ad aiutare sua sorella in cucina. Cucinare con lei lo ha sempre tranquillizzato.
 
^ ^ ^ ^
 
Sono passati un paio di mesi dal suo ritorno in famiglia. Bruno si è adattato, aiutando ogni membro della famiglia nelle faccende domestiche. Il lunedì, sta con Pepa e Felix. A volte Pepa deve chiedergli di andarsene poiché quando c’è Bruno il suo umore la porta esclusivamente a creare sole e arcobaleni.
 
Il martedì lo passa con Mirabel e Luisa. Le due sorelle girano per la città e lui rimane accanto a loro, cercando di tenere il passo.
 
Il mercoledì aiuta Dolores. Perlopiù lei sta in ascolto per chi è nei guai. O, ultimamente, se qualcuno ha bisogno di una visione e non ha il coraggio di chiederla direttamente a Bruno. Pensa che lui e Dolores formino una buona squadra.
 
Il giovedì cerca di aiutare Isabela con le sue piante e il verde del villaggio. Di solito ascolta lunghi monologhi su come un cactus non abbia bisogno di tanta acqua o sulla bellezza delle drosere alla luce.
 
Il venerdì Antonio in genere si aggrappa al suo braccio e gira per la città con lui. Non lo ammetterà a nessuno, ma il venerdì è il giorno che preferisce dato che Antonio gli dice sempre di cosa parlano i topi.
 
Di sabato, si dedica a qualche visione. Ha ricevuto alcune richieste e non sono state orribili. In più ci sono quelle silenziose che Dolores sente e di cui gli parla.
 
Ma trascorre la maggior parte delle sue giornate in cucina. Julieta gli insegna alcune ricette e, nel frattempo, fa scorta di innumerevoli spuntini.
 
C’è un unico membro della famiglia che non ha ancora realmente aiutato.
 
“Zio Bruno, buongiorno!” Camilo entra in cucina e lo saluta.
 
“Buongiorno, Camilo” Bruno gli rivolge un caloroso sorriso prima di tornare ai fornelli.
 
Ha smesso di nascondersi dal nipote. È anche uscito con lui per sbrigare qualche faccenda. All’inizio era terrorizzato all’idea di interagire con lui. Il ragazzo continuava a chiamarlo e voleva stargli vicino durante i pasti, risultando un po’ intimorente. Bruno non ci era abituato. Nemmeno Mirabel era tanto attaccata a lui al suo ritorno, nonostante la sua testardaggine durante l’intera faccenda della morte del miracolo. Aveva pensato che nessuno avrebbe voluto stargli vicino una volta tornato, ma era il contrario. Soprattutto da parte di Camilo. Avevano persino cambiato l’ordine dei posti a sedere, perché Camilo voleva stare accanto a lui.
 
Bruno espira dal naso mentre inizia a impiattare. Julieta, accanto a lui, imita i suoi movimenti e in pochi secondi è tutto pronto. Casita comincia a portare i piatti pieni al tavolo esterno e Abuela chiama la famiglia per riunirsi.
 
Camilo corre dalla porta al suo posto, in risposta sulla testa di sua madre si forma una nuvola. Bruno sorride alla sorella prima di raggiungere la famiglia a tavola. Non è ancora abituato neanche a questo. È rimasto escluso dal quadro familiare per così tanto tempo che gli appare strano. Tutti mangiano normalmente, mentre la testa di Bruno si perde nei suoi soliti pensieri.
 
Forse sta masticando troppo rumorosamente. Gli altri saranno infastiditi da lui perché respira dopo aver dato un boccone. Nessuno apprezzerà le arepas che ha preparato senza l’aiuto di sua sorella. Beve troppo in fretta. Camilo gli tocca la gamba.
 
Un momento.
 
Camilo gli sta toccando la gamba. Bruno non vuole guardare. Continua a mangiare prima di reclinarsi sullo schienale. Lancia una rapida occhiata e muove il braccio per capire cosa sta facendo suo nipote. In realtà sta toccando la sua ruana. Bruno si guarda la mano prima di fare il grande passo e guardare il ragazzo. Gli occhi di Camilo sono sulla ruana che sta toccando, ma quando avverte quelli di Bruno su di sé, alza lo sguardo.
 
Non gli rivolge il suo solito sorriso sfacciato né ci sono luccichii nei suoi occhi generalmente maliziosi. Camilo gli sorride calorosamente prima di tornare al suo piatto, lasciando cadere la mano. Anche Bruno riprende a mangiare e ha il terrore di alzare lo sguardo e capire se qualcun altro ha notato la loro interazione. Decide di continuare a mangiare e di ascoltare quando sua madre parla.
 
“Penso che tutti meritino una pausa oggi” dice Abuela, facendo aumentare la frequenza cardiaca di Bruno. “Dirò in città che ci prendiamo un giorno libero e che ceneremo in famiglia, che ne pensate?”
 
Anche lei sta cercando di migliorare, nota Bruno. Non è più così esigente, non vuole che tutto sia perfetto e lascia in pace la famiglia durante i loro impegni. Non si è ancora scusata. Non realmente. Ma Bruno non pensa che lo farà, perlomeno non tanto presto.
 
Tutti esultano mentre Bruno continua a pensare. Alla fine esprime il suo accordo, nonostante giunga con qualche secondo di ritardo. Sente Camilo ridacchiare ma non osa voltarsi a guardarlo. Uno alla volta ciascuno termina la colazione e si alza dal tavolo.
 
Con la coda dell’occhio Bruno vede Camilo alzarsi, spingere all’indietro la sedia e rientrare in casa. Non dovrebbe sospirare di sollievo, ma lo fa. Forse, con questa pausa, il ragazzo riuscirà a riposarsi un po’.
 
Bruno è l’ultimo ad alzarsi. Finisce con calma di mangiare prima di entrare. La regola di solito è che chi termina per ultimo la domenica, lava i piatti, ma li trova già pronti. Solleva un sopracciglio, poi fa spallucce, dirigendosi al lavabo.
 
“Zio Bruno, ci penso io!” Bruno si gira alla voce di Camilo, senza sussultare.
 
Aveva immaginato di incontrarlo. “Ah, grazie, ecco” porge il piatto al ragazzo sorridente.
 
“Nessun problema” comincia a lavarlo, insieme alla tazza e alle posate. “A proposito, zio, volevo dirti una cosa”
 
Oh oh. Bruno si impone di guardarlo. “Certo, quello che vuoi”
 
Camilo finisce con il lavaggio e si asciuga le mani, passandole poi sui pantaloni.
 
“Volevo scusarmi”
 
Cosa?
 
“Vedi, quando sei tornato, avevo molta voglia di parlarti. Scusarmi. Conoscerti meglio. E tutto il resto” si strofina una mano sul braccio, con aria improvvisamente timida. “Mi sei mancato. Ti ho visto solo per 5 anni prima della tua scomparsa e in verità non ricordo molto...non ricordo molto di te. Ricordo come mi facevi dondolare in cortile o stare sulle tue spalle. E prima della mia cerimonia, eri così contento perché finalmente avrei ricevuto il mio dono. Il secondo maschio in famiglia. Mi avevi detto che, qualunque cosa fosse, l’avrei usato per cose importanti. Aiutando un sacco di persone”
 
Bruno deglutisce. Ricorda Camilo. Voleva bene a Camilo. Gli vuole bene. È il primo figlio maschio di sua sorella, era ovvio che lo adorasse. Non voleva che il meglio per lui.
 
“Sai, ricordo come ti vestivi...volevo essere uguale una volta cresciuto” accenna alla sua ruana e solleva un piede, “ruana, pantaloni arrotolati e sandali. Volevo assomigliare a te. Solo in seguito ho capito che era perché mi mancavi. Poi tutti hanno iniziato a raccontarmi storie su di te, inclusa la mamma. L’immagine di te nella mia testa è cambiata. Avevano torto, zio. Tutti loro. Non sei affatto come dicevano”
 
Finalmente, Camilo lo guarda. Bruno si sente sul punto di crollare, rendendosi conto che suo nipote sembra prossimo alle lacrime.
 
“Mi dispiace che tutti noi abbiamo parlato male di te. Mi dispiace di averti fatto apparire così spaventoso” si strofina la guancia ma il suo sguardo tremante rimane su Bruno.
 
E Bruno non resiste oltre.
 
“Camilo. Va tutto bene. È tutto passato. Eri un ragazzino. Uh, sei un ragazzino. Non lo sapevi. Io sono un essere umano, così come tutti gli altri. È...va tutto bene, Camilo”
 
Bruno distoglie lo sguardo, ma lo riporta su Camilo.
 
Camilo alza le spalle. “Ti ho spaventato al tuo arrivo, eh? Dolores me l’ha detto”
 
Bruno ridacchia. Certo che gliel’ha detto.
 
“Mi ha urlato contro, dicendomi che dovevo darti spazio e tempo per adattarti, ma ero troppo nervoso e...felice che fossi tornato”
 
Bruno nota la sua esitazione, ma per ora decide di ignorarla.
 
“Comunque, zio, spero che potremo iniziare a creare nuovi ricordi. Insomma, lo stiamo già facendo, ma...ancora di più”
 
“Lo faremo, Camilo. Uh, grazie per avermi detto queste cose. Penso di dovermi scusare anch’io-”
 
“No!” Camilo lo ferma, facendo un passo avanti. “Non devi scusarti. Mai. Capito?”
 
A Bruno viene quasi voglia di ridacchiare. Alza le mani. “Sì, sì. Capito, forte e chiaro”
 
“Bene” Camilo indietreggia, ma Bruno nota le sue mani agitarsi. “Posso abbracciarti?”
 
Questa è una novità. Abuela, le sue sorelle e i suoi cognati sono gli unici ad averlo abbracciato fino a questo momento. Non vuole rifiutare il ragazzo. Un abbraccio non può fare male a nessuno, no?
 
Apre le braccia. “Certo, Camilo” Bruno non riesce a pronunciare l’ultima sillaba prima che le braccia di Camilo lo avvolgano.
 
Camilo lo stringe e Bruno sente l’aria intrappolarsi nella sua gola. Porta le braccia intorno al nipote, uno sulla spalla e l’altro appena sotto la vita. Bruno ne rimane sconvolto. È profondamente scioccato perché sembrano combaciare perfettamente, come due pezzi di un rompicapo. Sente Camilo strofinarsi contro la sua spalla e ode il suo sospiro.
 
Di sollievo? Di fastidio?
 
Bruno non lo sa, ma il fatto che Camilo non si sia scostato potrebbe significare un diverso tipo di sospiro. Spera che il ragazzo non senta quanto forte il suo cuore stia battendo.
 
Dopo qualche minuto, Camilo si allontana, ma senza lasciare completamente Bruno. Lo fissa con le braccia ancora intorno alla sua vita. Bruno non sa cosa fare quindi si limita a sorridere. Le sue braccia sono attorno a Camilo, ma sposta le mani per posarle sulle sue spalle.
 
“Mi sei mancato molto Bruno. Bentornato a casa” sussurra Camilo un’ultima volta, adagiando le mani sul suo petto.
 
Bruno deglutisce un groppo in gola. Incolpa l’isolamento durato dieci anni per la successiva mossa e il travolgente senso di colpa per aver abbandonato la sua famiglia, e Camilo in così giovane età.
 
Si china in avanti, una mano sulla guancia di Camilo, prima di baciargli leggermente la fronte. Uno sfioramento di labbra sulla sua pelle.
 
“Grazie, Camilo, sono felice di essere a casa”
 
Gli sorride prima di congedarsi, sentendosi improvvisamente troppo consapevole e sensibile. Bruno sistema la sua ruana mentre raggiunge la sua torre, senza voltarsi indietro per vedere Camilo.
 
Camilo, intanto, rimane sbalordito davanti al lavello della cucina. Il cuore batte troppo velocemente, il viso è arrossato, la fronte in fiamme.
 
.
 
È il compleanno di Camilo e Bruno è terrorizzato. Non gli ha ancora preso un regalo. Non sa cosa regalargli. Cosa si regala a un sedicenne per il suo compleanno? Fiori? Vasi in ceramica? Cibo? No, ci sarà comunque cibo in abbondanza alla festa.
 
Sta vagando per la sua stanza che, dopo la ricostruzione della casa, è molto più vivibile. Ci sono mobili decenti e appena fuori dalla caverna delle visioni è situata la camera da letto. Certo deve sempre salire una montagna di scale, ma lo ha fatto per 35 anni prima di nascondersi dietro le mura, quindi...non deve pensare a quello. Non nel giorno dedicato a Camilo. Continua a camminare, riflettendo su a cosa regalargli.
 
“Zio Bruno?”
 
È la voce di Isabela. Esce dalla sua nicchia e sbircia oltre le scale. Lei si guarda intorno, probabilmente cercando lui.
 
“Sono quassù, dammi un secondo” grida preparandosi a scendere.
 
“Oh, non serve, salgo io”
 
Prima che Bruno possa protestare, Isabela si fa sollevare tramite delle liane, atterrando proprio davanti a lui.
 
“Uh, non male” Bruno le sorride, “tutto bene?”
 
“Sì, tutto bene. Dolores ha detto che continua a sentirti fare avanti indietro, quindi ho pensato di passare. Stai bene?”
 
Il dono di Dolores è una benedizione. Per ora.
 
“In realtà, mi servirebbe il tuo aiuto”
 
“Certo! Cosa posso fare?”
 
Bruno si gratta la barba. “Vedi, non ho ancora un regalo per il compleanno di Camilo. Non so bene cosa regalargli, hai qualche idea?”
 
Isabela sorride e per un secondo Bruno percepisce della malizia.
 
“Beh, a Camilo piace mangiare, il camaleonte è il suo animale preferito, gli piace nuotare, giocare, esibirsi” Isabela si tocca il mento, “e adora te”
 
Per Bruno è come se qualcuno gli avesse versato dell’acqua fredda addosso.
 
“Quindi, sono sicura che qualunque cosa da parte tua sarà perfetta” conclude sorridendo.
 
“Uh-uh” Bruno ridacchia nervosamente. Non sa perché è nervoso.
 
“Gli hai...già dato una visione?”
 
“Cosa?”
 
“Una visione. Come hai fatto con me e Dolores quando eravamo più piccole. Lo hai fatto per lui?”
 
Oh. No. Ha evitato di avere visioni per i membri della famiglia da dopo quella di Mirabel. Non vuole creare problemi, non di nuovo.
 
“Ehm. No. Non credo che lo farò. Io...non penso che gli piacerebbe come regalo” tenta Bruno, temendo che Isabela insista.
 
“Vero. Allora proviamo a pensare ad altro”
 
Bruno è grato che la discussione sulla visione venga abbandonata.
 
Un’ora dopo, Bruno, Isabela e Mirabel scendono di sotto. La casa è quasi pronta per accogliere tutti gli ospiti per la festa. Abuela sta dando le ultime istruzioni. Bruno si dirige in cucina, Julieta ha preparato tutto e tocca le piastrelle, comunicando a Casita di portare i piatti in cortile. Pepa apre le porte e inizia ad accogliere le persone.
 
Bruno si allontana dagli altri, sistema il regalo sotto la ruana e si dirige verso una parte del cortile non troppo isolata. Osserva gli ospiti ammassarsi, mischiandosi tra loro e con la famiglia. Si sente ancora fuori luogo in eventi del genere. La maggior parte delle persone non ha più paura di lui, ma ancora non è disposta ad avvicinarsi. Inoltre, nemmeno lui è pronto a interagire con troppa gente. In mezzo alla folla, scorge il riccioluto festeggiato.
 
Camilo sorride ampiamente e luminoso mentre saluta le persone, tramutandosi nei vari ospiti e amici. Bruno non può fare a meno di sospirare. Suo nipote è straordinario con il suo dono. È un babysitter eccezionale, gioca con tutti i bambini della città e li tratta gentilmente. Con i suoi amici è un burlone, ma li ascolta con attenzione. Per non parlare di come si comporta con la sua famiglia, con amore e premura.
 
Bruno ha quasi voglia di andarsene in camera sua. Quasi. A volte diventa tutto troppo. Osserva la sua famiglia. Ama tutti loro, non vorrebbe mai più ferirli. Ma c’è sempre un pensiero irritante nella sua testa che dice che nulla è cambiato. Sarebbero felici anche senza di lui.
 
Scuote il capo rapidamente e si avvicina al muro, cercando di liberarsi di quel pensiero. Deve essere presente per i suoi nipoti, dopo essere stato assente per dieci anni, perlomeno ai loro occhi. Non si è mai perso un compleanno tra le mura, e Dolores sa che si univa sussurrando quanto tutti cantavano ‘Tanti auguri’.
 
La sua ruana viene strattonata e si aspetta quasi di vedere Antonio. Ma è una bambina del villaggio. Fa un cauto passo all’indietro, guardandola. Lei gli sorride prima di sollevare una vivanda. Bruno si inginocchia con cautela, per non spaventarla.
 
“Ciao Bruno” dice lei, “questo è per te. L’ho preparato io”
 
Il cuore di Bruno si gonfia, “Oh. Grazie mille. Posso mangiarlo adesso o aspetto il dessert?”
 
Lei ride prima di sussurrare: “Adesso, prima che qualcuno ti veda”
 
Bruno è sul punto di dare un morso.
 
“Ehi, stai rubando del cibo?”
 
Camilo ha svoltato l’angolo, imbattendosi nella bambina e Bruno. La piccola si limita a ridacchiare prima di raggiungere le amiche.
 
Bruno ride, alzandosi. Il regalo che aveva in mano gli cade e non riesce ad acchiapparlo prima che finisca a terra. Il sorriso di Camilo svanisce, non registrando la scena abbastanza velocemente per poter intervenire.
 
“Ah, scusa Bruno, non sapevo che tu-”
 
“No, no, ho le mani di pastafrolla” Bruno si china per afferrare il pacchetto. Fortunatamente non si è aperto.
 
Camilo si mette le mani sui fianchi. “Quindi lei ti ha portato del cibo di nascosto? Prima ancora che la festa sia iniziata?”
 
“Beh, ha detto di averlo preparato per me. Non credo l’abbia rubato da nessuna parte” Bruno sorride, prima di dare un morso, “non è male, ne vuoi un po’?”
 
“No, è per te, penso che meriti di averlo tutto”
 
Bruno annuisce, finendo con un altro boccone.
 
“Allora...quello è per me?” Camilo inclina la testa verso il pacchetto che Bruno ha in mano.
 
Bruno sobbalza leggermente, dimenticando che non lo stava nascondendo. Deglutì prima di rispondere: “Oh. Sì. Stavo per metterlo sul tavolo con gli altri”
 
“Non devi!” dice Camilo, avvicinandosi a Bruno.
 
Uh, strano. Perché dovrebbe volere il suo regalo in anticipo? Non che sia un gran problema.
 
“Vuoi aprirlo adesso?”
 
“Certo! È da parte tua. Voglio vedere cos’hai preparato per me”
 
“Camilo” la voce di Dolores spunta dal nulla e Bruno urla, spaventando anche Camilo.
 
Bruno guarda Camilo, incontrando la stessa espressione. Ansima prima che Camilo si tramuti in Dolores, tornando poi se stesso.
 
“Non arrivare così di soppiatto!” esclama Camilo, guardandola male.
 
“Scusa, scusa. Ma non volevo che barassi con i regali, quindi sono venuta a prendere zio Bruno. Vieni, zio, porta il tuo regalo sul tavolo con gli altri” Dolores afferra gentilmente il gomito di Bruno prima di guidarlo verso il centro del cortile.
 
Bruno si scusa silenziosamente Camilo per averlo piantato lì, ma Camilo sorride prima di seguirli. Dopo aver lasciato il suo regalo, Camilo non permette a Bruno di rimanere solo per il resto della serata. I suoi amici sono presenti ma il ragazzo non socializza con loro. Bruno è un po’ stranito dal fatto che il nipote sia praticamente aggrappato a lui. Dovrebbe godersi la sua festa. Sta compiendo 16 anni. Bruno ricorda la festa per i propri 16 anni, era stata divertente, trascorsa a scorrazzare in giro con le sorelle e l’amico d’infanzia Felix.
 
Viene tirato fuori dai suoi pensieri quando Abuela annuncia che canteranno ‘Tanti auguri’ a Camilo prima che apra i regali. Bruno si sente emozionato ancora prima che parta la musica. Per dieci anni ha sentito questa melodia ovattata, attraverso i muri, riuscendo a malapena a vedere bene dalla fessura nella parete. Ha visto i suoi nipoti crescere. Ha sentito la loro mancanza. La mancanza della sua famiglia. Di vedere tutto quanto.
 
Pur essendo un uomo in grado di vedere nel futuro, non ha potuto osservare ciò che aveva davanti a sé per anni.
 
Prima di rendersene conto, avverte le lacrime. Non cadono. Non vuole alzare lo sguardo. Sospira mentre cerca di cantare insieme agli altri, sussurrando come un tempo. Ma non vuole più perdersi niente. Quando alza gli occhi alla fine della canzone, Camilo lo fissa, piangendo.
 
Bruno sussulta. In un attimo si fa avanti e Camilo lo incontra a metà strada. Si abbracciano, perdendosi l’uno contro la spalla dell’altro. Altre braccia li avvolgono e Bruno percepisce la sensazione di tutta la famiglia che li stringe. Quando si allontanano, Camilo lo serra un’ultima volta prima di scostarsi, ma gli afferra la mano e lo conduce al tavolo dei regali.
 
“Aiutami ad aprire i regali, Bruno. Voglio iniziare con il tuo” dice Camilo, spingendo Bruno.
 
Isabela e Mirabel sorridono, aspettando con impazienza. Pepa e Felix si stringono l’un l’altra, osservando Bruno che afferra il proprio regalo e lo porge al nipote.
 
“Ecco qua. Un regalo speciale da parte mia per te” sorride Bruno prima di farsi da parte.
 
Camilo lo afferra per un braccio, riavvicinandolo a sé. Infila il braccio in quello di Bruno e apre il pacchetto.
 
Scopre un camaleonte di pezza.
 
Bruno osserva il volto di Camilo e viene invaso dal panico. Il sorriso del ragazzo svanisce lentamente. Spalanca gli occhi mentre gira l’animale di pezza con la mano libera. La presa sul braccio di Bruno si allenta finché la sua mano non gli afferra il gomito.
 
“Non...non ti pia-”
 
Viene quasi placcato a terra. Bruno inciampa sotto il peso di Camilo, ma si raddrizza mentre lo avvolge tra le braccia. Camilo inizia a ridere ed esclama quanto sia meraviglioso e che lo custodirà per sempre. Bruno sospira di sollievo. Camilo non lascia andare il nuovo peluche mentre apre gli altri regali.
 
Il resto della serata procede senza intoppi e fino a tarda notte. L’ultimo ospite se ne va verso l’1.30 e la famiglia inizia a separarsi nelle rispettive stanze. Tutti tranne Bruno. Sta pulendo in cucina. Sa che Casita può farlo da sola, ma un aiuto in più non può nuocere. Pensa che tutti stiano già dormendo, quindi è piuttosto scioccato quando gira l’angolo e vede Camilo fuori nel patio.
 
“Mh? Camilo, cosa stai facendo?” chiede Bruno avvicinandosi.
 
Camilo sussulta. Bruno lo trova quasi divertente. Quasi.
 
“Scus-”
 
“No, no, Bruno” lo interrompe. Bruno si accorge solo ora che ha ancora in mano il peluche. “Non devi scusarti. Pensavo che dormissero già tutti”
 
“Anch’io. Stai bene? Vuoi stare un po’ da solo?”
 
Camilo scuote la testa, “No. Stavo per andare a letto” giocherella con le dita, “puoi accompagnarmi nella mia stanza?”
 
Il suo cuore perde un battito.
 
“Certo, andiamo”
 
Camilo allunga la mano per afferrare il braccio di Bruno, che non si oppone. Lo piega in modo che Camilo possa reggersi meglio. Parlano nel breve tragitto fino alla porta di Camilo.
 
Troppo breve.
 
“Va bene, festeggiato. Buonanotte”
 
“Buonanotte, Bruno” Camilo lascia la presa su Bruno ma lo stringe in un abbraccio.
 
Bruno sorride contro la sua spalla, ricambiando. Non pensa che si stancherà mai di abbracciarlo.
 
“Grazie per il regalo. Mi piace un sacco” sussurra Camilo.
 
“Certo, tesoro. Sono contento che ti piaccia” il vezzeggiativo gli è sfuggito e Bruno si agita leggermente. Ma il panico muore subito. Camilo si allontana, poi si avvicina tantissimo al viso di Bruno e gli lascia un bacio sulla guancia, veloce e dolce.
 
“Grazie” dice con una vocina, girandosi, aprendo e chiudendo la porta rapido come la luce.
 
La guancia gli formicola. Sta cercando di migliorare per la sua famiglia. Migliorerà per la sua famiglia.
 
Ma dall’altro lato della porta, la cotta di Camilo per lo zio a lungo assente non ha fatto che solidificarsi per tutto il tempo da quando è tornato.  
  
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