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Autore: C_Totoro    11/07/2023    3 recensioni
I Ghermidori hanno il compito di catturare i ribelli e spedirli ad Azkaban. Tutti, tranne Potter e Ted Tonks, ai quali invece è riservato un "servizio speciale"... o così ha ordinato Bellatrix Lestrange. Scabior, col dubbio di aver trovato Ted Tonks, decide di andare a Malfoy Manor con gli ultimi prigionieri catturati. Troppo tardi si accorgerà che con Bellatrix non si scherza e che il suo rapporto che la strega ha con Voldemort è ben più profondo di quanto pensasse... e che al Signore Oscuro proprio non piace quando la sua luogotente viene sottovalutata.
[Personaggi: Scabior, Ghermidori, Antonin Dolohov, Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Narcissa e Lucius Malfoy, Voldemort]
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Malfoy, Rabastan Lestrange, Scabior, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Ah-ah!” esclamò Scabior agitando la bacchetta come un direttore d’orchestra “Ne abbiamo catturati altri tre” ridacchiò staccandosi dagli altri cinque Ghermidori che lo accompagnavano e avvicinandosi al gruppetto di ribelli. Si accucciò per poterli osservare bene in viso e strinse gli occhi, come per valutarli meglio. Gli ordini dei Mangiamorte erano stati chiari: Potter e i suoi amichetti dovevano essere portati a Malfoy Manor, tutti gli altri potevano finire ad Azkaban senza tante preoccupazioni.
Tranne Ted Tonks” la voce di Bellatrix Lestrange gli risuonò nel cervello come una tromba “Lui… con lui voglio parlare” la risata che ne era seguita aveva fatto intuire a Scabior come quello che la Lestrange voleva fare con Ted Tonks – chiunque effettivamente fosse quella persona – fosse ben più di una sempice chiacchierata. Il vero problema, comunque, era che lui non sapeva affatto chi fosse questo Tonks. Gli era stata data una foto sgualcita di un uomo di poco meno cinquant’anni, biondiccio e con un po’ di pancia. Tirò fuori da una tasca della veste la foto come per poter valutare i visi di ognuno dei prigionieri.
“Che facciamo, Scabior?” chiese uno dei suoi compagni “Malfoy Manor?”
Scabior si morse le labbra tirandosi una pellicina con insistenza. C’era un uomo biondiccio ma sembrava più giovane di Tonks. D’altra parte, aveva sentito storie orribili su Bellatrix Lestrange, su ciò che aveva fatto ad altri Ghermidori per non aver eseguito prontamente i suoi ordini. Storse il naso al pensiero: la Lestrange era stata una dei Mangiamorte che avevano torturato alla follia i due Auror, i Paciock. Eppure, Scabior non riusciva a prenderla davvero sul serio.
Una donna.
Gli venne quasi da ridere.
Lui doveva prendere ordini da una donna?
I denti tirarono con più forza e la pellicina si ruppe, il sapore metallico del sangue gli fece ritrarre la lingua. Non aveva poi molta scelta, sembrava che Lui avesse lasciato lei a capo durante la sua assenza. Era curioso, tremendamente curioso di ritrovarsi a tu per tu con “veri Mangiamorte”, vedere Villa Malfoy, parlare con la parte della Comunità Magica che contava, quella Purosangue e nobile che sempre lo aveva bistrattato.
“Andiamo a Malfoy Manor” disse Scabior alzandosi in piedi e spolverando la veste sulle ginocchia di modo da levare il terriccio che era rimasto “Non credo nessuno di questi tre pezzenti sia Ted Tonks ma better safe than sorry
“Io non so se voglio venirci” borbottò uno dei Ghermidori spostando il peso da un piede all’altro “L’ultima volta ero con un altro gruppo, un gruppo guidato da Greyback e… quella è tutta sbarellata”
“Hai paura di una donna?”
“No” il Ghermidore scosse il capo come per infondere più veemenza nelle sue parole “Però…”
“E allora andiamo, niente storie”
Scabior doveva ammettere di essere curioso. Curioso di vedere Malfoy Manor – lui! Lui che di nobile non aveva niente, avrebbe potuto vantarsi con la sua prossima conquista di essere amico dei Malfoy e, come prova, raccontare dei dettagli della Villa – curioso di incontrare di persona dei veri e propri Mangiamorte. Quelli che erano stati ad Azkaban e si erano abbruttiti, le storie dicevano che, ormai, erano poco più che animali. Scabior sorrise raddrizzando la schiena. Chissà, magari sarebbe anche riuscito a farsela quella Bellatrix Lestrange. Gli dava proprio l’idea di essere una a cui piaceva prenderlo e chi era lui per tirarsi indietro? Sicuramente si era fatta strada tra i ranghi dei Mangiamorte a forza di pompini…
Con un gesto secco della bacchetta  Scabior fece stringere con più forza le corde intorno al corpo dei prigionieri, poi gli afferrò insieme agli altri Ghermidori e, con uno schiocco, si smaterializzarono fuori da Malfoy Manor.
 
*
 
“Antonin, puoi usare il sottobicchiere? Mi stai rovinando il legno del tavolo con tutta quella condensa!” Narcissa strinse le labbra fissando con malevolenza il cerchio che il bicchiere di Dolohov aveva lasciato sul suo tavolino in mogano, un pezzo d’epoca che quei trogloditi non potevano neanche immaginare quanto costasse.
“Scusa, Cissy” borbottò Antonin afferrando il sottobicchiere e spostando la sua bevanda su quello.
Sottobicchiere” sbottò Bellatrix passeggiando per il salotto come un leone in gabbia “Noi dovremmo essere fuori! Fuori a lottare, a cercare, a…”
“Lottare con chi?” domandò Rabastan annoiato cercando di soffocare uno sbadiglio “Lascia fare queste cose alla manovalanza, non a noi!”
Bellatrix sbuffò “Non mi piace stare qui”
“Puoi andartene” le rispose Narcissa piccata, raddrizzando la schiena “Puoi andare al Castello Lestrange con tuo marito, con Rodolph-”
“Non dire sciocchezze” tagliò corto Bellatrix senza neanche lasciarle terminare la frase “Questo è il centro di tutto. Il Signore Oscuro vi ha fatto l’onore di rendere Malfoy Manor il centro operativo e io dovrei andarmene in campagna con Rodolphus? A fare cosa, di grazia?
Rabastan e Antonin si scambiarono uno sguardo ma se ne pentirono subito perché a stento si trattennero dal ridere. Era divertente vedere come Narcissa provasse, ogni volta, a spingere la sorella tra le braccia del marito – Rodolphus – come se davvero sperasse che Bellatrix potesse rinsavire e decidere di diventare una brava massaia, fare figli ed essere la figura che i genitori avevano sperato potesse diventare. Come se non avesse torturato due Auror fino alla follia, non fosse stata imprigionata ad Azkaban per quattordici anni e non facesse la languida con il Signore Oscuro…
“A fare la moglie di tuo marito” rispose infatti Narcissa raddrizzando la schiena e lanciando una lunga e penetrante occhiata a Lucius che sedeva di fronte a lei come se volesse intimargli di sostenere la sua causa. Lucius sospirò, alzò gli occhi al cielo, e poi si rivolse anche lui a Bellatrix “Cissy ha ragione, potreste riprendere da dove avete interrotto ormai più di quindici anni fa…” la sua voce lenta e strascicata, non traspariva nessuna convinzione dal suo tono, anzi, era più che palese stesse dicendo quelle parole solo per fare un favore alla moglie e non perché ci credesse davvero.
E dove avremmo interrotto, quindici anni fa?” chiese Bellatrix facendo una smorfia divertita “Non seguire le scemenze di Cissy, Lucius, tu sai” aggiunse con tono più serio e mettendosi le mani sui fianchi.
Le guance di Narcissa si chiazzarono di rosso e il suo cuore accelerò un poco, incollerita “Le mie non sono sciocchezze, Bella! Hai un marito e ti comporti come se fossi nubile! Non solo non vivi con lui – e questa di per sé è già una cosa disdicevole – ma neanche te ne preoccupi! Non gli hai scritto un rigo da quando sei qui…”
Bellatrix roteò gli occhi e le fece il verso sghignazzando.
“Non voglio di certo perdere il mio tempo a mantenere un rapporto epistolare con Rodolphus, Narcissa!”
Rabastan!” esclamò Narcissa scandalizzata dalla reazione della sorella “Dille qualcosa tu! Sei il suo migliore amico e sei il fratello di Rodolphus!”
Rabastan si accarezzò la rada barba, pigro come sempre, osservava i battibecchi tra le due sorelle con divertito distacco. Si prese qualche secondo per pensare, poi sorrise accondiscendente “Cissy, tesoro mio” disse poggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi verso di lei “Ci sei o ci fai?”
Narcissa si alzò in piedi di scatto: di solito era fredda, algida, ma non accettava gli insulti.
“Come, prego?” domandò, come volendo dare a Rabastan una chance per redimersi e fare ammenda dei suoi peccati.
Rabastan scosse la testa e guardò in direzione di Bellatrix “Bella” la chiamò accennando poi con la testa a Narcissa “Io credo che tua sorella abbia bisogno dei sottotitoli”
“Mi stai dando della stupida?”
“Forse sei solo molto… come dire… naïve” intervenne Antonin quasi a voler mettere una pezza su quella situazione che stava degenerando sempre di più “O forse non hai presenziato abbastanza alle nostre riunioni…”
“Non ci tengo a presenziare a… a…” la voce di Narcissa si ruppe il suo sguardo cadde, tutta l’alterigia le venne meno. Ogni volta che ripensava a Charity Burbage si sentiva male. Il serpente che scivolava sul tavolo e si cibava di quella donna…  
“Io non sono un’assassina” mormorò, lo sguardo perso, un’espressione nauseata.
Antonin alzò le spalle e Rabastan annuì “Ma certo, Cissy, lo sappiamo che certe cose sono troppo per una brava donna di casa come te… non come qualcun altro” il suo sguardo furbo cadde sulla cognata.
“Oh, taci Rabastan!” sbottò Bellatrix sedendosi sul bracciolo del divano, proprio accanto a lui “Le tue frecciatine neanche mi sfiorano”
“Devo mirare con più precisione, allora” le rispose Rabastan con un occhiolino “Così ti prenderanno in pieno!”
“Mette in soggezione, no?” sussurrò Cissy risedendosi sulla sua poltrona con lentezza e lisciandosi le pieghe della veste elegante che portava “Il Signore Oscuro, dico”
Come quelle parole lasciarono le labbra di Narcissa, l’atmosfera parve mutare nella stanza. Un brivido percorse il gruppo e le guance di Bella si fecero rosse come se sentire pronunciare quel nome le facesse divampare un incendio dentro, le facesse nascere in seno emozioni troppo forti per poter essere contenute.
“Ah, cara, credo tu abbia centrato il punto” borbottò Lucius scoccando un’occhiata ilare a Bellatrix.
“Che punto?”
Lucius accennò con la testa a Bella.
Rabastan e Antonin stavano sghignazzando come due scemi.
Finitela!” sibilò Bellatrix afferrando un cuscino e colpendo Rabastan ripetutamente sulla testa.
“Ahi, Bella, smettila mi fai male!
“Cosa ho detto?” chiese Narcissa ingenuamente.
Quei tre, da quando erano usciti da Azkaban, erano strani. Come se non sapessero più stare al mondo, come se non sapessero più gestire i propri pensieri e sentimenti. Narcissa aveva avuto paura che anche Lucius potesse diventare più bestiale come quei tre, invece, la mancanza dei Dissennatori ad Azkaban e la sua breve permanenza non avevano mutato il carattere di suo marito di una virgola.
“Diciamo che soprattutto Bella è in soggezione di fronte al Signore Oscuro” disse Lucius con uno scintillio negli occhi. Narcissa si mise una ciocca di capelli dietro all’orecchio. L’avevano presa per cretina a tal punto “Sono a conoscenza del …” dubbio gusto “…le preferenze di mia sorella” batté le palpebre con un sorriso falso sulle labbra “Non vedo come questo possa avere a che fare col suo matrimonio”
Rabastan corrugò le sopracciglia “Sei consapevole del fatto che la dà al Signore Oscuro come se non fosse la sua ma ti chiedi come mai non voglia più fare la mogliettina di Rodolphus?”
Narcissa spalancò la bocca inorridita. Non poteva essere vero. Nessuna persona sana di mente si sarebbe mai… mai prestata a… con quell’essere!
“In che senso…?” balbettò Narcissa sparuta.
Bellatrix fece schioccare la lingua sui denti “Sì, Cissy, va bene? La mia non è una… passione non corrisposta. Io… il Signore Oscuro… insomma…” arrossì “È capitato”
Capitato” ripeté Antonin scuotendo la testa per poi scoppiare in una roca risata “Così la fai passare come una cosa senza impegno, come se fosse successo una volta e poi mai più”
“E non è così?” chiese Narcissa sempre più disgustata. Eppure, sul suo viso, non apparivano emozioni: non voleva ferire sua sorella.
Si scopa quel mostro, pensò agghiacciata. Con che coraggio si lascia toccare, spogliare… si lascia… oh no, no, NO.
“No, Cissy, non è così. Lui… io… insomma, c’è qualcosa”
“E Rod?”
Rabastan fece il segno delle corna con una mano, Narcissa lo osservò scandalizzata. Non si spiegava come sua sorella potesse tradire Rodolphus Lestrange con il Signore Oscuro. Nessuna persona normale avrebbe messo da parte un uomo prestante e in forma per un uomo con il viso deformato. Tralasciando poi l’aspetto fisico, il Signore Oscuro era raccapricciante sotto qualsiasi altro punto di vista. Era un uomo che metteva i brividi…
“Lo sa? Rod lo sa?”
“Perché credi non sia qui con noi, scusa?”
“Lo sanno tutti?”
“I Mangiamorte” rispose Bellatrix alzando le spalle “Non che… cioè…” si incespicò sulle parole, non sapeva neanche perché si vergognasse come una verginella a dire certe cose a sua sorella “Non abbiamo detto niente
“Ma i gesti valgono più di mille parole” concluse Dolohov, bevve ancora un sorso dal suo bicchiere per poi riappoggiarlo con precisione sul sottobicchiere di modo da non lasciare aloni.
Narcissa rimase di sale, nella sua testa quelle frasi non avevano senso. La cotta di sua sorella per il Signore Oscuro – quella – l’aveva sempre saputa. Sin dal primo giorno in cui l’aveva visto non aveva fatto altro che fare sbrodolamenti amorosi su di lui. Un conto, tuttavia, era lasciarsi andare a fantasie – un po’ come a lei era successo con Stubby Boardman dei The Hobgoblins – un conto era… be’, agire su quelle fantasie come se niente fosse. Non poteva credere che Bella tradisse Rodolphus da anni e per di più con un uomo tanto spaventoso.
Non può esistere piacere più grande” sussurrò Narcissa come se avesse ricevuto l’illuminazione sulla via di Damasco e ora, finalmente, capisse sul serio quelle parole “Detto da te, Bellatrix, vuol dire molto” proseguì con gli occhi sgranati “Lui intendeva… intendeva… OH” Narcissa tacque mentre il suo cervello elaborava quelle ultime informazioni. Era incredula e spaesata. Che cosa avrebbe detto suo madre se avesse saputo che Bellatrix tradiva Rodolphus? Forse era per quello… per quello che non avevano figli…
“Ma… non… non hai paura?” chiese Narcissa spostando di nuovo lo sguardo sulla sorella e fissandola con insistenza.
“Paura di cosa?” chiese Bellatrix con un sopracciglio alzato, guardinga, come se si aspettasse qualche colpo basso, qualche insulto.
“Che possa ucciderti”
“E perché dovrebbe farlo?”
Narcissa si zittì, non le veniva in mente niente.
Perché avrebbe dovuto uccidere Bella?
Beh, perché è un mago oscuro spietato e imprevedibile perché…
“E se tu non vuoi farlo e lui sì?”
Bella alzò le spalle “Gli dico che non mi va” rise “Che domande sono? Se tu non vuoi farlo e Lucius sì cosa fai?”
“Lucius non è il Signore Oscuro”
“No, chiaramente, non lo è” Bella finse un conato di vomito.
Narcissa strinse le labbra ma si impose di non commentare le prese in giro di sua sorella.
“E non ti obbliga?”
“Mi stai chiedendo se mi ha mai violentata?” Bellatrix alzò il mento “Smettila con le sciocchezze, Narcissa, non ti consento di fare certe illazioni sul Signore Oscuro. È spietato, è vero, ma non è di certo un animale preda dei suoi bassi istinti. Non mi ha mai sfiorata senza il mio consenso, se questa è la tua domanda”
Narcissa sentì dei brividi scenderle lungo la schiena. Ci si poteva davvero rifiutare di fare qualcosa – qualsiasi cosa – con il Signore Oscuro? Stava per aprire la bocca quando uno scampanellio la fece sussultare: qualcuno si era appena materializzato fuori dalla Villa e stava chiedendo a gran voce di poter entrare.
Bellatrix alzò la testa come un segugio che fiuta l’aria.
Ghermidori” sibilò balzando in piedi con una risata divertita e piroettando su sé stessa “Potter? Tonks? Chi avranno portato?”
Antonin si alzò a sua volta “Più probabilmente non hanno portato nessuno degno di nota: l’ennesimo errore”
“Sempre ottimista, il nostro Tony” ridacchiò Rabastan sistemandosi meglio sul divano e stiracchiandosi.
Narcissa esitò. Una parte di lei voleva alzarsi e andarsene: non le piaceva rimanere quando arrivavano quei bruti dei Ghermidori, non sapeva mai cosa sarebbe successo, se qualcuno sarebbe stato torturato, se qualcuno sarebbe stato ucciso. Tentennò per un istante ma Lucius le fece cenno di rimanere e così raddrizzò la schiena e restò ferma immobile mentre Bellatrix con un gesto della bacchetta abbassava le difese del Manor per consentire ai Ghermidori di entrare.
“Buonasera”, salutò Scabior entrando nel salotto di Villa Malfoy e sorridendo agli astanti. Era la prima volta che si trovava di fronte a quella che poteva essere definita la “nobiltà magica”. Riconobbe subito Narcissa e Lucius Malfoy – quante volte li aveva visti sui giornali?  – ai quali fece un veloce inchino, ma il suo sguardo venne catturato dalla donna alta, dai capelli scuri e le palpebre pesanti che stava proprio di fronte a lui: Bellatrix Lestrange. Azkaban doveva averle rovinato l’aspetto e non di poco eppure, risultava ancora attraente come poche donne. Era la seconda volta che la vedeva ma la prima in cui aveva l’occasione di essere a tu per tu con lei.
“Madame Lestrange” salutò Scabior non sapendo bene come dovesse comportarsi con lei. Sapeva che era una Mangiamorte e sapeva anche fosse il capo quando il Signore Oscuro non c’era ma era pur sempre una… una donna. Come poteva inchinarsi a lei? O anche solo mostrarle del vero e proprio rispetto?
 “Che cosa mi avete portato, qua?” chiese Bellatrix ignorando Scabior e osservando con occhi famelici i prigionieri.
Ci hanno portato, Bella” la corresse Rabastan sempre buttato sul divano. Esitò qualche istante, poi con uno scattò buttò le lunghe gambe per terra e si alzò andando poi incontro a Scabior “Cos’è, solo Bellatrix merita di essere salutata? Dolohov e io cosa siamo?”
Scabior rimpicciolì sotto lo sguardo collerico di quell’uomo. Era alto e magro, i suoi occhi erano infossati. Nel complesso, risultava meno selvaggio di Bellatrix eppure, Scabior ne rimase subito terrorizzato. Molto più in soggezione di quanto non lo fosse di Bellatrix.
“Rabastan, non spaventare la nostra manovalanza, come gli hai definiti prima” s’inserì Antonin avvicinandosi all’amico e posandogli una mano sulla spalla “Non ti conoscono e pensano tu faccia sul serio. Guardali, sembra si vogliano pisciare addosso dalla paura”
I tre Mangiamorte scoppiarono a ridere mentre Scabior e gli altri Ghermidori impallidivano umiliati.
“Non abbiamo paura” disse Scabior gonfiando il petto e facendosi avanti “Perché dovremmo?”
“Perché se mi gira, ti taglio le palle e te le appendo al collo come una collana” rispose Bellatrix.
Scabior corrugò le sopracciglia e stava già per ribattere inviperito per quella minaccia quando Bellatrix lo superò come se non esistesse e andò a osservare i tre prigionieri. Li esaminò attentamente, a uno a uno, poi si volse di nuovo verso i Ghermidori “Perché li avete portati qui?”
Scabior sbuffò “Pensavamo potesse esserci Ted Tonks”
Bellatrix continuò a fissarlo, come se fosse in attesa di maggiori spiegazioni.
“Quello biondo” aggiunse allora Scabior “Mi sembrava…”
Antonin superò Scabior e andò vicino a Bellatrix per poter osservare meglio il prigioniero indicato dal Ghermidore. Scabior strinse le labbra indispettito: lo trattavano quasi come se non esistesse. Anzi, peggio, come se fosse una nullità alla quale stavano facendo un piacere a rivolgere la parola.
“Non è Tonks” decretò Dolohov alzando le spalle “Sono andato io a torturare lui e Andromeda quando è scappato Potter, ormai mesi fa” fece una pausa “Questo” aggiunse accennando all’uomo biondo semi-svenuto con un gesto del capo “Non ci assomiglia per nulla”
Per nulla” ripeté Rabastan con un ghigno e mettendosi proprio di fronte a Scabior “Capito…” alzò le sopracciglia “Com’è che ti chiami?”
“Scabior” rispose il Ghermidore a denti stretti.
Scabior” Rabastan si avvicinò fino a essere a qualche centimetro da lui. lo osservò senza battere le ciglia per lunghi secondi, il respiro di Scabior aumentò. Quegli occhi scuri e senza fine… aveva paura di esserne risucchiato.
“Perché ci hai portato quest’immondizia a casa? Perché ci fai perdere il nostro prezioso tempo?” chiese Rabastan tirandogli un leggero schiaffetto sulla guancia.
Scabior rimase in silenzio, troppo intimorito per parlare. Stava parlando con Rabastan Lestrange, l’uomo che aveva torturato alla follia Alice e Frank Paciock…
“Io…” iniziò titubante “Voglio dire… noi…” balbettava perché guardare l’uomo in quegli occhi infossati che sembravano di un nero senza fine gli metteva addosso un’angoscia sconosciuta.
“Non sai neanche parlare, Scabior?” lo incalzò Rabastan “Ti serve un po’ di…” s’interruppe fingendo di dover cercare la parola corretta “motivazione?” concluse accarezzando la bacchetta con un ghigno malvagio. Scabior deglutì ma non fece in tempo ad aprire bocca che s’inserì Bellatrix “Oh, Rab, finiscila” ancheggiò fino a loro due “Non spaventarmi questi poveri pulcini che poi potrebbero essere restii a tornare qua”
Rabastan roteò gli occhi, fece schioccare la lingua sui denti ma fece un passo indietro e rinfoderò la bacchetta “Come vuoi, Bella” rise “Anzi, Madame Lestrange
“Vaffanculo, Rabastan. Vaffanculo
Scabior tirò mentalmente un sospiro ma rimase sorpreso della sudditanza che Rabastan Lestrange mostrava nei confronti della donna. Era dunque vero? Era lei a essere a capo quando Lui non c’era? Era lei quella più potente lì in mezzo? Spostò la sua attenzione su Dolohov che, chiaramente, era il più anziano. Tuttavia, non sembrava essere in una posizione superiore rispetto a Bellatrix o Rabastan. Il suo viso storto e poco armonioso era distorto in una risata divertita per i battibecchi tra i due Lestrange.
“Be’, Scabior, grazie per averci portato questi ribelli ma non sono di nostro interesse” fece Dolohov accennando con una mano alla porta in un chiaro invito a farli andare via.
“Oh no!” esclamò Bellatrix “Tony ma che fai?”
“Che faccio, Bella?” Antonin alzò le spalle “Glieli faccio portare ad Azkaban, cosa vuoi che faccia”
Scabior rimase pietrificato, voleva andarsene di lì il prima possibile perché quei tre sembravano essere senza giudizio e come in preda ai loro capricci del momento; non osava però muovere un muscolo senza il loro consenso. Erano più potenti di lui e degli altri Ghermidori messi assieme, lo percepiva chiaramente.
“Voglio divertirmi un po’” disse Bellatrix con voce piagnucolosa.
Estrasse la bacchetta dalla veste “È da così tanto che non torturo qualcuno…”
“Povera, piccola Madame Lestrange… ti annoi?”
“Se non la smetti, Rabastan, sarai tu quello a essere torturato, ti avverto”
Rabastan scoppiò a ridere e alzò le mani “Va bene, va bene. Mi vado a sedere lì, tra gi spettatori. Est-ce que ça va?
“Non usare quella lingua con me!” sbottò Bellatrix oltraggiata “Lo sai che non ho mai imparato”
“Infatti mamma Druella non è mai stata contenta di questo fatto”
Bellatrix gli fece una linguaccia “Non ti unisci quindi?”
Nah
“E tu, Tony?”
Dolohov esitò, gettò un’occhiata ai tre prigionieri – tutti più morti che vivi, a giudicare dall’aspetto – e poi scosse la testa “Che divertimento ci sarebbe?”
“Così, per tenersi in esercizio” ribatté Bellatrix indifferente mentre con un pugnale andava a tagliare le corde che tenevano insieme i tre prigionieri “Per ingannare il tempo”
Scabior sentì i brividi scendergli lungo la schiena. Non si riteneva una persona dal cuore gentile e neanche debole ma non aveva mai pensato di torturare o uccidere gente per ingannare il tempo.
“Forse dovremmo andare ad Azkaban” gracchiò Scabior. Voleva andarsene da Malfoy Manor il prima possibile prima che quei tre iniziassero a pensare che, tutto sommato, sarebbe stato meglio torturare lui dato che era vigile e attento e avrebbe potuto farli divertire di più.
“No, no” rispose Bella distratta “Com’è che si chiama?”
“Scabior” rispose Rabastan svogliato “Ha detto di chiamarsi Scabior”
“Vai a sederti in un angolo e chiudi la bocca, Scabior” gli occhi di Bellatrix scintillarono in modo sinistro “Guarda come si fa, impara, invece di tremare come una foglia”
“Io non tremo come una foglia” sbottò Scabior in un moto di orgoglio aggiunse “E non prendo ordini da una donna” come le parole uscirono dalla sua bocca se ne pentì immediatamente. Bellatrix, che fino a quel momento gli aveva rivolto a malapena mezzo sguardo, si volse verso di lui come una iena.
“Oh-oh” fece Rabastan “Pessima, pessima scelta di parole, caro Scabior”
Scabior indietreggiò e si aggrappò alla propria bacchetta. Il terrore gli aveva annebbiato il cervello e lo aveva fatto agire senza pensare, senza capire… senza… era troppo tardi per tornare indietro, ormai.
È solo una donna, si disse nel tentativo di rimanere calmo e tranquillizzarsi. Sì, ok dai Paciock c’era anche lei ma sarà stata solo una comparsa, lì per fare il palo… cosa vuoi che ti faccia?
Bellatrix lo fissò ancora per qualche istante in silenzio, come se stesse valutando se era una preda degna di lei poi si lasciò andare a una risatina: sembrava una bambina che ha ricevuto in anticipo il suo regalo di Natale.
“Tony, occupati di tenere sotto controllo i prigionieri” ordinò Bella a Dolohov che, prontamente, eseguì. Ancora una volta, Scabior rimase sorpreso di come sia Rabastan Lestrange che Antonin Dolohov fossero celeri a eseguire gli ordini di Bellatrix. Erano quindi davvero sotto di lei?
“Se mi tocchi, i miei uomini staranno dalla mia parte” l’ammonì Scabior raddrizzando le spalle e accennando ai cinque Ghermidori che erano con lui. Per una frazione di secondo quelli rimasero in silenzio ma poi annuirono, spalleggiando quello che era il loro capo.
Bellatrix fece un saltello “Non chiedevo altro, carino!” poi con una mossa repentina delle corde fuoriuscirono dalla punta della bacchetta della strega e andarono ad attorcigliarsi sul corpo di Scabior che cadde a terra come un salame battendo forte la testa.
Stupeficium! Stupeficium!” a uno a uno, tutti gli altri Ghermidori vennero schiantati. Scabior strabuzzò gli occhi orripilato.
Sei contro una.
Sei.
Contro.
Una.
E nessuno di loro aveva neanche fatto in tempo a sguainare la bacchetta.
Com’era possibile?
“Il Signore Oscuro… è stato il mio Maestro” disse Bellatrix avvicinandosi al corpo riverso a terra di Scabior “Capisci, pulcino? Il Signore Oscuro mi ha insegnato la magia… a me… una donna” la sua voce s’incrinò. Se per tutto quel tempo aveva utilizzato un tono lezioso da bambina, in quel momento si fece bassa e sinistra.
“Mi dispiace” disse Scabior provando a strattonare le corde “Non volevo” più si muoveva, più le corde si stringevano intorno al suo corpo “Non avevo capito”
“Io credo tu avessi capito benissimo…” Bellatrix raddrizzò la schiena “E comunque ora è troppo tardi. Giochiamo un po’, poi ti lascio andare ad Azkaban a portare i traditori, non preoccuparti. È una lezione. Per il tuo bene di Ghermidore” rise e iniziò a passeggiare di fronte a Scabior.
“Poi potrai andarlo a dire a tutti gli altri Ghermidori che ti sei lasciato sconfiggere da una donna… vallo a dire che Bellatrix Lestrange è la Mangiamorte più potente, la luogotenente fidata del Signore Oscuro!” il suo petto si alzò e abbassò velocemente.
Crucio!
La maledizione colpì Scabior in pieno petto. Non se l’aspettava, non così all’improvviso. Non era preparato. Il suo corpo venne come pervaso da una scossa elettrica mentre le sue viscere sembrava andassero a liquefarsi. Digrignò i denti, voleva trattenere le urla, ma che senso aveva? Che senso aveva quando ormai lui non era più niente? Non era più nessuno? Solo dolore. Esisteva solo il dolore, nient’altro. Emise un basso gemito che, ben presto, si trasformò in un urlo disperato e incoerente.
“Sì” annuì Bella con fare solenne “Mi rendo conto sia una partenza un po’… Banale ma fa sempre bene iniziare dall’ABC” rise gioiosa. Poche cose la rendevano viva come il torturare le persone, sottometterle a lei e al suo volere. Vedere le sue vittime lì, riverse al suolo, pregarla di smettere… proprio quelli che prima la deridevano, la ritenevano inferiore, appena testavano la sua magia rimanevano sconvolti e inermi come dei lombrichi… luridi esseri da calpestare, sventrare, trucidare…
Era pronta a rialzare la bacchetta su Scabior quando un movimento sulla sua destra la allarmò; senza neanche pensare, si volse con un ringhio brandendo il pugnale con la sinistra e la bacchetta con la destra.
Rimase pietrificata.
Di fronte a lei c’era il Signore Oscuro.
Stava puntando pugnale e bacchetta contro il suo Signore e Padrone.
Voldemort le aveva bloccato il braccio che stringeva il pugnale stringendole forte il polso ma, tuttavia, la lama grattava sulla sua gola. La bacchetta era puntata proprio sotto la sua mandibola.
Bella sgranò gli occhi e il suo respiro si fece più pesante. Gli occhi sgranati, terrorizzata. Mai si sarebbe aspettata di trovare di fronte a sé il Signore Oscuro, pensava fosse uno di quei pezzenti che si era ripreso dal suo schiantesimo, non il suo Signore…
“Io… Padrone!” esclamò Bella. Provò ad abbassare la mano che reggeva il pugnale ma la presa di Voldemort era salda, anzi, le sue dita si strinsero con ancora più forza intorno al polso ossuto di Bella. Il Signore Oscuro continuava a fissarla con i suoi spietati occhi rossi da sotto il cappuccio e Bella sentì lo stomaco ribaltarsi, scombussolarsi. Possibile lui le facesse sempre quell’effetto? Non riusciva a farne a meno, lo adorava.
“Mio Signore” mormorarono tutti gli altri presenti alzandosi in piedi e poi buttandosi in ginocchio in segno di devozione. Voldemort non diede loro nessuna attenzione, sembrava come ipnotizzato da Bellatrix. Lasciava scivolare lo sguardo sul viso della sua Mangiamorte prediletta, le sue labbra incurvate in un sorrisetto di sufficienza come se le stesse leggendo dentro e sapesse che la sua vicinanza le faceva perdere la testa.
“Non… non avevo capito foste voi, mio Signore” provò a giustificarsi Bellatrix allontanando la bacchetta dal suo collo e facendo ricadere il braccio lungo il fianco inerte “Mi dispiace, perdonatemi” provò di nuovo ad abbassare la mano con il pugnale ma la presa di Voldemort era ferrea: non sembrava intenzionato a mollare la presa.
Voldemort sogghignò, sembrava divertito ma Bellatrix non riusciva a intuirne il motivo. Non lo vedeva da mesi e ora era lì, di fronte a lei, e lei gli stava puntando un pugnale alla gola. La presa di Voldemort sul suo polso era forte, sembrava quasi avesse una tenaglia al posto della mano. Più Bella provava a liberarsi, più la presa di Voldemort si faceva salda. Non degnava di uno sguardo gli altri presenti nella sala, aveva occhi solo per lei. Bellatrix smise di muoversi ma sentiva il suo cuore battere nel petto come un tamburo; era sicura che presto le sarebbe uscito fuori se continuava a quel modo, anzi quasi avrebbe voluto glielo avrebbe consegnato volentieri al suo Padrone. Gli avrebbe dato qualsiasi cosa, qualunque cosa.
Il suo corpo, il suo cuore, la sua mente, la sua anima.
Non aveva importanza.
Tutto di lei apparteneva a lui.
Lo sguardo di Voldemort si abbassò verso le sue labbra e Bella le dischiuse quasi inconsapevolmente, come se stesse reagendo a una muta richiesta di lui. Prima ancora che potesse davvero capire cosa sarebbe successo, sentì la bocca di Voldemort sulla propria. La stava baciando con una passione e un’urgenza inaudita, come se da quel bacio ne dipendesse la propria vita. Non era solito baciarla, non era solito baciarla con tanta passione… non l’aveva mai baciata di fronte ad altre persone.
Bellatrix non riuscì a reprimere un gemito che però venne soffocato dalla bocca di Voldemort e dalla sua lingua. L’eccitazione crebbe in Bella con prepotenza, sentì i suoi capezzoli inturgidirsi sotto la veste mentre qualcosa si scioglieva nel suo addome e poi più in basso. Senza più contegno alcuno, insensibile al fatto che ci fossero altre persone in quella sala, otto delle quali non parte della Cerchia ristretta, fece scattare la mano destra che ancora reggeva la bacchetta sulla nuca di Voldemort per poter approfondire quel bacio. Quella spinta, mise più pressione tra la lama del pugnale e la gola di Voldemort e Bella intuì che, lì dove il pugnale andava a grattare sulla pelle alabastrina del suo Padrone, si stava aprendo una ferita. Per un attimo esitò, quasi aspettandosi una sua reazione risentita ma il Signore Oscuro ancora una volta la sorprese: non ne sembrava affatto impermalito, anzi, le morse le labbra cercando a sua volta di soffocare dei gemiti. Bellatrix sarebbe voluta rimanere in quel modo per sempre, mai avrebbe voluto staccarsi dal Signore Oscuro che era la sua fonte di vita e di gioia. Il pensiero non fece in tempo a formarsi nella sua testa che sentì le labbra di Voldemort incurvarsi sulle proprie in un ghigno e poi si scostò da lei.
Bellatrix rimase con le labbra socchiuse a guardarlo abbacinata, ammaliata.
“Questo era un premio, Bella” sibilò Voldemort facendo un passo indietro e lasciandole andare, infine, il polso. La pelle di Bellatrix era già viola e, al solo vedere quei segni, la donna si eccitò ancora di più. Si passò la lingua sulle labbra su di giri, poteva osare riavvicinarsi a lui? Sembrava così di buon umore…
“Un premio per i tuoi pronti riflessi” aggiunse Voldemort sempre con le labbra incurvate all’insù “Mi rende un Maestro orgoglioso constatare come la mia allieva prediletta sia… brillante
Bellatrix arrossì in visibilio. Era sempre così avaro di complimenti che riceverne uno da lui era un regalo magnifico. Quasi meglio del bacio. Quasi.
“Mio Signore, voi mi onorate!”
Voldemort sogghignò “Non ti sei accorta però che ero io” e il suo viso si adombrò “E guarda cosa hai fatto” proseguì indicandosi il collo martoriato. Non era un taglio profondo ma abbastanza da sanguinare un poco. Bellatrix avrebbe voluto replicare che aveva fatto tutto da solo perché, se non avesse insistito a trattenerle il polso anche mentre si baciavano, non si sarebbe sfregiato “E per questo ti dovrò punire Bella” i suoi occhi si fecero più rossi “Ma dopo… quando saremo soli…” le ammiccò e Bellatrix gli sorrise lasciva, avrebbe voluto toccarsi lì, davanti a tutti, da quanto era eccitata. L’idea che dopo sarebbero stati insieme in quel senso, dopo tutti quei mesi l’accendeva di una passione indissolubile e inestinguibile. Non vedeva l’ora, desiderava solo quello.
“Ti hanno fatto arrabbiare?” chiese Voldemort inclinando il capo di lato e accennando ai Ghermidori schiantati e a Scabior che, ancora legato, ansimava da terra guardando allibito la scena.
Sono amanti, pensò agghiacciato. Ho insultato la donna del Signore Oscuro. Li osservò con occhi sgranati, incredulo. Come poteva quella donna… come poteva… il Signore Oscuro era spaventoso, ancora più orribile di quello che la gente raccontava. Il naso schiacciato, il viso simile a un teschio… e quegli spietati occhi rossi che sembravano in grado di uccidere solo con uno sguardo. E lei si era avvinghiata a lui come un polpo, lo guardava con sguardo tanto perso e innamorato che Scabior si sentiva in imbarazzo. Era senza senso. Non avrebbe mai pensato che Bellatrix Lestrange potesse essere… essere l’amante… ma non solo… l’allieva prediletta…
“Mi hanno insultata, Padrone” rispose Bellatrix alzando le spalle e rivolgendo un’occhiata astiosa a Scabior “Come al solito, pensano di poter fare gli arroganti con me perché sono donna”
Voldemort fece un sorriso affettato “Perché sei donna” ripeté inclinando il capo di lato “Mai capirò questi pensieri privi di lungimiranza: una persona va valutata per il potere magico, non per ciò che ha tra le gambe” commentò “Chiunque non capisca il tuo potere, Bella, è un mago da quattro soldi. Perché solo un mago da quattro soldi non percepisce la tua magia… così oscura, vibrante, sensuale ed eccitante. Spietata” Voldemort fece qualche passo in direzione del Ghermidore poi i suoi occhi si strinsero e Scabior sentì la presenza del mago nella propria testa. Aveva provato a studiare Occlumanzia e, per quanto avesse ottenuto risultati discreti, non si era mai ritrovato a dover fronteggiare un Legilimens di quella portata: era come voler arginare uno tsunami con un muretto fatto di sabbia. La sua mente venne invasa da Voldemort, Scabior lo sentiva ovunque. Per quanto avesse provato a combatterlo, ben presto si arrese: tutto di lui era ormai alla mercè di Lord Voldemort. Era una sensazione strana, perché da una parte era ancora lui ma dall’altra sentiva di non avere più potere sul suo corpo, sulla sua testa… sui suoi pensieri. Li sentiva affollarsi, i suoi ricordi sbiadirsi, la sua coscienza venire trasformata. Sarebbe presto impazzito, stava perdendo il senno, stava… Non era più lui… no, non era Scabior il Ghermidore… era… era un verme… un verme… e i vermi non pensano…
“Padrone” lo chiamò Bellatrix “Non c’è bisogno”
La pressione nella testa di Scabior diminuì ma non scomparve. Scabior annaspò cercando di aggrapparsi all’umanità che era rimasta in lui, ai suoi pensieri. Non gli aveva ancora portato via tutto, aveva una speranza di riacquistare il proprio sé…
“Non mi piacciono gli inetti che si permettono di insultare ciò che appartiene a me. Sei la mia luogotenente, Bella. Un insulto a te è un insulto alla mia capacità di giudizio”
“È solo un insetto che non ha capito chi aveva di fronte, credo ora abbia imparato” Bellatrix fece una pausa “È un nostro alleato, Padrone, un Ghermidore”
Ghermidore?
La pressione nella testa di Scabior scomparve.
Il Ghermidore strizzò gli occhi mentre riprendeva possesso del proprio sé e del proprio corpo. La Cruciatus era stata dolorosa ma quello… quella era stata un’esperienza terrorizzante. Era come se un essere si fosse insinuato e insidiato in lui per poi appropriarsi di ogni parte di sé, mangiarla, vomitarla e poi rimetterla insieme come più preferiva. Represse un brivido. C’era ancora una parte di lui convinta che fosse un verme e non un essere umano. Com’era possibile? Tutto quello solo con la forza del pensiero? Scabior aveva paura di alzare lo sguardo e incontrare gli occhi rossi di Voldemort, paura di avere di nuovo a che fare con lui… paura, paura, solo paura…
“Sì, mio Signore. Ve ne avevamo parlato… sono maghi che vogliono collaborare per la Causa… ci supportano, seguono i ribelli e ce li portano… collaborano con noi Mangiamorte, sono al nostro servizio”
Il Signore Oscuro neanche sa dell’esistenza di noi Ghermidori…
“Ah sì” Voldemort era disinteressato “È stata un’idea di Yaxley, giusto?”
“Sì, Padrone. Yaxley e Greyback”
Greyback” ripeté Voldemort “Come se un lupo mannaro potesse permettersi di dare consigli a un mago”
“Nessun consiglio, Padrone… solo un’idea brillante ogni tanto”
“Ogni tanto” ripeté Voldemort con una risatina.  
Quel suono fece scendere i brividi lungo la schiena di Scabior. C’era complicità tra quei due, lui la trattava quasi come se fosse un suo pari. La ascoltava. A Scabior salì la nausea, vide i piedi del mago allontanarsi da quelli della strega “Miei cari amici, non c’è bisogno di rimanere in ginocchio”
“Padrone, è un onore riavervi qui” lo accolse Lucius Malfoy.
“Vi fermerete molto, mio Signore?” domandò Dolohov.
Scabior non si sorprese nel constatare come le voci di tutti i Mangiamorte fossero mutate. Prima erano arroganti, supponenti, ma ora che si rivolgevano a Lord Voldemort… si distrasse perché fitte lancinanti gli perforavano il cervello. Il loro chiacchiericcio divenne un fastidioso sottofondo.
“Ti ha fatto male, eh?”
Scabior spalancò gli occhi e si ritrovò il viso di Bellatrix Lestrange a un centimetro dal proprio.
“Lo so, lo so… non è piacevole” si chinò un po’ di più su di lui e gli sussurrò all’orecchio “È molto possessivo, sai… non permette che le persone mi manchino di rispetto” lo liberò dalle corde “Io ti avrei solo cruciato un po’, per divertimento, tanto per darti una lezioncina…” s’interruppe mentre Scabior si metteva seduto. Non c’era una parte di sé che non gridasse pietà “Hai imparato la lezione, Scabior?”
“Sì” mormorò il Ghermidore. Si sentiva la bocca impastata e si accorse con sommo disgusto di averla piena di sangue: doveva essersi morso la lingua.
“Bene”
Bellatrix era soddisfatta, continuava a ghignare divertita e Scabior sarebbe voluto scappare da quell’inferno il prima possibile.
“Fila ad Azkaban, allora… e la prossima volta portami chi cerco, altrimenti non ci andrò così leggera”
Scabior annuì.
“E vedi di non insultarmi più… perché ti assicuro che anche le Cruciatus possono fare male. Sai, io non sono una Legilimens abile come lui e quindi devo essere, per forza di cose, un po’ più… come dire… fisica
Scabior rimase a testa bassa. Non avrebbe mai più insinuato nulla, figurarsi. Si sarebbe tenuto ben lontano da Bellatrix, più che poteva. Si mise in piedi tremante, le fece un inchino e poi iniziò a rianimare i suoi compagni. Nessuno lo stava più degnando di mezza attenzione. Sentiva Voldemort continuare a parlottare con i suoi Mangiamorte. Scabior li guardò sottecchi e vide come fossero tutti gobbi, piegati. Narcissa Malfoy sembrava voler scappare da quella stanza almeno quanto lui. Solo Bellatrix era ritta in piedi accanto al Signore Oscuro e lo guardava adorante.
Prima di uscire dal Manor Scabior si lanciò un’occhiata alle spalle.
I Malfoy si erano dileguati, insieme a Dolohov e a Lestrange.
“Pronta per la punizione, Bella?”
Padrone…”
Il diavolo e il suo demone, ecco che cos’erano quei due.

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Solo una piccola nota: ho scelto Scabior solo perché è un Ghermidore conosciuto (a parte lui e Greyback non mi veniva in mente nessun altro) ma lo so che è improbabile che possa essere successa una cosa del genere con lui. Però boh, mi è venuta in mente la scena di Bellatrix che punta un pugnale contro la gola di Voldemort e via a trovarci un contesto XD
Grazie a chi ha letto e se vi va di farmi sapere, vi aspetto nella pagina delle recensioni ;)
Clo
  
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