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Autore: Laurie_    11/07/2023    0 recensioni
[AU|Genshin Impact] [What If?]
Il potere Draconyx, l'ottavo elemento. Un enigma indecifrabile persino per gli studenti più eruditi dell'Akademiya di Sumeru. Nel vasto mondo di Teyvat, Sterlizia si erge come l'ultima custode di una Visione Draconyx: un dono misterioso e potente. Mentre si addentra in un'odissea alla ricerca della verità sul potere perduto, Sterlizia si troverà faccia a faccia con le forze oscure che minacciano di distruggere l'equilibrio di Teyvat e con il suo passato, avvolto nelle nebbie dell'oblio. Il futuro del mondo è in bilico, riuscirà a preservare l'armonia?
 
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Echi d’Arcadia

L’eredità di Ophion

 

Atto I, Cronache della terra della libertà

Capitolo I: Incursione al Goth Hotel


«Bzzt- Windspeare! Bzzt- Hart! Mi ricevete?»

«Bzzt- Bzzt- Amelia, Sterlizia. Mi ricevete, ho detto?»

«Ti riceviamo Jean.» 

Sterlizia Hart e Amelia Windspeare quella notte erano nel bel mezzo di un’incurisione dei cavalieri Favonius al Goth Hotel di Mondstadt: a quanto pare il Capitano Kaeya era riuscito ad ottenere una soffiata riguardo eventuali piani dei Fatui che rappresentavano un pericolo per l’intera città.

«Come procede? Avete novità?» chiese la donna al capo opposto della ricetrasmittente, ultimo strumento all’avanguardia sviluppato dal Corpo di Ricerca Favonius.

«Beh…» In quel momento gli occhi nocciola di Sterlizia si posarono su due agenti Fatui stesi al suolo privi di sensi, legati e imbavagliati.

«Da’ qua!» sbottò Amelia strappando con forza la ricetrasmittente dalle mani della compagna: «Gran Capitano Jean, è Amelia Windspeare che parla, signora. La Hart ed io siamo riuscite a neutralizzare due agenti Fatui.»

«Ottimo lavoro. Siete riuscite a ricavare qualche informazione sui loro piani? Bzzt-»

«No signora. Purtroppo i due agenti al momento sono privi di sensi per… beh, per un inconveniente…» Amelia spostò lo sguardo su Sterlizia, fulminandola.

«Sì, un inconveniente molto spiacevole!» annuì la giovane Hart in risposta.

«Capisco, capisco. Vi lascio libere di decidere come procedere con la missione. Passo e chiudo. Bzzt-»

Amelia tirò un sospirò di sollievo. Provava una grande stima per Jean Gunnhildr, Gran Capitano attualmente in carica alla guida del corpo dei Cavalieri Favonius, difensori dei cittadini di Mondstadt. Tuttavia, nonostante la donna fosse una leader carismatica e compassionevole, la Windspeare non poteva far altro che sentirsi piuttosto pressata dal suo ruolo di capitano delle Avanguardie Favonius: aveva paura di deludere in qualche modo le aspettative del suo superiore e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitarlo.

«Bene… E ora che si fa?» All’improvviso una voce acuta ruppe il silenzio che si era creato. Un piccolo omino sbucò dallo zaino di Sterlizia: si trattava di un essere che somigliava a uno gnomo. Aveva i capelli bianchi e gli occhi azzurri, inoltre indossava dei buffi vestiti neri e argentati. A pochi centimetri dal suo capo fluttuava una piccola coroncina rosea che riusciva a illuminare debolmente il ripostiglio dove le due ragazze si erano rifugiate.

«Daimon, mi hai spaventata!» rimproverò Sterlizia.

«Scusa, scusa, scusa! Daimon non ne aveva intenzione!» rispose l’esserino fluttuando verso il viso della giovane Hart: «Daimon è davvero curioso però: come abbiamo intenzione di procedere?»

«Hmpf! Se la signorina ‘lasciate-fare-a-me’ qui presente non avesse colpito troppo forte quei due Fatui a quest’ora staremmo già sorseggiando un drink all’Angel’s Share, non trovi?» sbuffò Amelia. Delle volte non riusciva proprio a sopportare l’impulsività della compagna combinaguai.

«Aspettate… Ho un’idea!» esclamò Sterlizia. Non era raro infatti che quest’ultima si facesse cogliere da presunti colpi di genio improvvisi. Amelia e Daimon la squadrarono con aria interrogativa, lasciandola armeggiare con i due Fatui privi di sensi. Questi presto si ritrovarono completamente nudi.

«Ma dico, sei impazzita?!»

«Dai Amelia, è geniale!» rispose Sterlizia euforica.

«Ma sì, vestiamoci da Fatui e andiamo in giro per l’hotel completamente indisturbate. Che sarà mai in fin dei conti riuscire a estrapolare qualche informazione girando da sole tra quanti? Cinquanta Fatui?»

«Esatto!»

«Esatto un corno!» ribatté la Windspeare: «E se ci scoprissero? Quelli ci tagliano la testa sul posto, te lo dico io! E poi la spediscono direttamente alla Tsaritsa, su un piatto d’argento!»

«Come la fai tragica.»

«Su, su, calmatevi!» intervenì Daimon: «A Daimon non sembra male come piano. Cerchiamo di non dare nell’occhio, giriamo un po’ per l’hotel e poi ce la squagliamo!»

Dopo qualche minuto, le due ragazze uscirono dallo sgabuzzino indossando gli abiti dei Fatui precedentemente neutralizzati: si trattava di due completi neri, piumati, e di una maschera grigia che nascondeva gli occhi dell’indossatore.

«Che pessima idea.» sbuffò Amelia: «E poi puzzano questi vestiti, da quanto non vengono lavati?!»

«Suvvia, smettila di fare la schizzinosa. E soprattutto fa’ silenzio!» 

Amelia in quel momento non sopportava il fatto di essere stata messa in coppia proprio con una testa calda come Sterlizia, che come se non bastasse era stata anche messa a capo della missione. Odiava prendere ordini da lei. Tuttavia si costrinse a mantenere il silenzio e a seguirla per i corridoi dell’hotel.

 

Ben presto, le due ragazze giunsero in un’ampia sala con al centro un palco: sembrava quasi un teatro. La stanza era gremita di Fatui che parlicchiavano tra di loro, tuttavia non si riusciva a capire molto dalle loro discussioni.

Improvvisamente vennero spente tutte le luci. Il palco venne illuminato solo da un piccolo faretto.

Su di esso si fece strada una donna dall’aria piuttosto elegante: indossava un vestito completamente verde, adornato da alcuni elementi decorativi cremisi. I suoi capelli rossicci erano raccolti in una bizzarra acconciatura ed erano sormontati da un enorme cappello nero ricoperto di piume.

«Soldati. Compagni. Fratelli. Tutti voi Fatui all’ascolto.» pronunciò decisa e solenne. 

Amelia e Sterlizia si guardarono cercando sintonia l’una nell’altra. Sapevano benissimo chi fosse quella donna: la Gran Maestra Jean e il Capitano Kaeya avevano avuto premura di metterle in guardia da lei. Si trattava niente di meno che di Flaminia, la dodicesima Messaggera di Snezhnaya, l’ultima arrivata tra le fila dei più potenti Fatui.

Nella stanza che fino a poco tempo prima era animata da diversi mormorii calò immediatamente il silenzio. Si poteva percepire un certo gelo nel suo modo di parlare che faceva accapponare la pelle di Sterlizia: «Il giorno è quasi giunto, le nostre fatiche saranno presto ricompensate: a breve potremo finalmente rendere onore a Sua Maestà assoggettando Mondstadt al suo amore sconfinato.»

La donna sul palco proseguì:

«Ancora una volta Celestia si è mostrata ostile nei nostri confronti, uniti vendicheremo finalmente il decesso della nostra amata Signora. Quando nella notte del Giudizio i corpi celesti in ciel smetteranno di brillare… Quando l’abbraccio dell’oscurità si farà soffocante… È allora che noi Fatui dovremo lasciare il nostro cuore ardere nelle fiamme ardenti dei sentimenti che proviamo per la nostra Tsaritsa. Lasciate da parte le paure, miei cari compagni, e accogliete in voi l’amore! È  giunto il momento di banchettare, fedeli amici! Unitevi a me e celebriamo insieme Sua Maestà la Regina!»

Al termine del discorso si levarono nell’aria numerose grida d’incitamento verso la donna che aveva appena parlato, Flaminia. Subito dopo la massa di Fatui si mosse compatta verso il secondo piano dell’hotel. Sterlizia e Amelia decisero quindi di seguirli.

 

Raggiunsero un’altra grande stanza, forse anche più grande della precedente. Questa volta si trattava evidentemente di un ristorante: la sala infatti era colma di tavoli apparecchiati, caratterizzata da grandi lampadari che pendevano dall’alto soffitto.

I Fatui si dispersero, cimentandosi nel chiacchierare fra di loro in maniera anche piuttosto euforica. Il discorso di quella Flaminia doveva averli animati parecchio, pensò Sterlizia. Tuttavia la donna dai capelli rossi sembrava essersi dileguata, il che insospettí parecchio Amelia.

«Dobbiamo aggiornare il Capitano.» sussurrò la Windspeare.

«Non possiamo, se ci allontanassimo ora daremmo troppo nell’occhio…» rispose Sterlizia.

«E quindi cosa vuoi fare?»

«Beh… ka-boom!» 

«Tu sei completamente andata! Ti pare una buona idea questa?!» Amelia non poteva credere alle proprie orecchie, Sterlizia aveva davvero appena suggerito di attaccare i Fatui in quel preciso istante: «Ci ammazzeranno di sicuro.»

«Suvvia, non avere paura! Li hai sentiti giù in quella sala, no? Mondstadt è in pericolo e noi abbiamo il compito di salvarla: per quel che sappiamo potrebbero anche agire subito dopo questo banchetto… Non abbiamo tempo di avvisare il capitano Jean!»

«In quale mondo sgattaiolare via sarebbe meno pericoloso di lanciarci all’attacco? E poi io non ho alcuna paura. Ti devo ricordare chi io sia, Sterlizia Hart?! Sono la Capitana delle Avanguardie Favonius. Non posso permettermi di avere paura. Sono solo cauta, tutto qui.» Amelia si prese qualche attimo per ricomporsi: «E se le cose dovessero prendere una brutta piega?»

«Beh qui ci sono delle finestre, ci basterà gettarci da lì no? E poi ci sono i Favonius appostati nelle vicinanze: sono pronti a intervenire in ogni caso! Tanto vale divertirci un po’!»

«Tu non sai proprio cosa voglia dire seguire un protocollo, vero?»

Sterlizia ghignò: «Dai, lo so che anche tu vuoi divertirti!»

«Hmpf! Per la cronaca, ti assecondo solo perché il capo in carica per questa volta sei tu e sono obbligata a seguire i tuoi ordini.»

«Lo sapevo!» esultò Sterlizia per la vittoria.

«Continuo a pensare che sia una pessima idea.» sbuffò nuovamente Amelia. A volte non riusciva davvero a capire cosa passasse per la mente di Sterlizia.

«Abbassa la voce! Se continui a parlare, ci scoprono di sicuro, non riusciremo a coglierli di sorpresa e la colpa sarà solo tua, non di certo del mio piano geniale.» ribatté quasi offesa la giovane Hart.

«Geniale? Sei troppo spavalda. Non riesco ancora a concepire come Jean abbia potuto affidare una missione del genere a una come te…»

«È per caso invidia quella che trapela dalle tue parole?» Sterlizia amava davvero stuzzicare Amelia.

«Invidiosa di te? Io? Ragazzina, ricorda che la sottoscritta rimane pur sempre la leader delle Avanguardie Favonius.» rispose l’altra rimarcando le parole dette in precedenza.

«Egocentrica.»

«Avventata.»

«Saccente.»

«Testa vuota.»

«Hey, voi due: finitela!» sbottò il piccolo Daimon sbucando all’improvviso dalle folte piume nere del cappuccio di Sterlizia: «Concentratevi, altrimenti finiremo per diventare cibo per i cani dei Fatui. E Daimon non ha nessuna intenzione di essere mangiato da un cane!»

«Hai ragione, sarà meglio aprire le danze.» rispose la Hart stiracchiandosi.

 

Al movimento delle dita di Amelia, una serie di particelle di energia Anemo iniziò a librarsi e a vorticare nell’aria, incominciando il loro intimo valzer e, giocherellando, circondarono in breve tempo i piedi di Sterlizia. Quest’ultima accennò un sorriso beffardo e ricercò lo sguardo della sua compagna: non proferirono alcuna parola, ma quella semplice occhiata bastò a entrambe per capirsi al volo.

«Ora!» 

Amelia  eseguì un gesto fulmineo con le dita. Le particelle Anemo penetrarono il corpo di Sterlizia, permettendole di compiere un gran balzo e di evocare una falce con una possente lama vermiglia.

I Fatui nelle vicinanze furono colti di sorpresa, molti di loro non riuscirono ad armarsi in tempo per contrattaccare.
Con i suoi poteri, la Windspeare generò una ragnatela magica, che Sterlizia prontamente utilizzò come trampolino per scagliarsi a tutta forza contro gli agenti snezhayani e colpirli con un potente sgualembro.

Sterlizia sembrava una ballerina di danza classica: la sua lama veniva agitata con sicurezza nell’aria, mentre schivava con agilità gli attacchi dei Fatui compiendo delle piccole piroette. 

Troppo concentrata sulle sue mosse,  la Hart non si accorse di un agente che improvvisamente si gettò alla carica pronto a colpirla con una lancia. Dalle retrovie però venne scoccata una freccia pregna di particelle elementali Anemo che, alla velocità della luce, colpì il Fatui in pieno petto, interrompendo il suo attacco.

«Phew, c’è mancato davvero poco questa volta!» sospirò Sterlizia.

«Sfacciata e avventata, ti dico! Tu non hai proprio misura del pericolo, eh? Cerca di stare un po’ più attenta!» ribatté Amelia continuando a scoccare frecce fulminee contro i nemici e aprendo un varco che permise a Sterlizia di balzare rapidamente in ritirata verso di lei. 

Le due si ritrovarono schiena contro schiena, l’una tentando di difendere l’altra dagli attacchi dei nemici. La situazione sembrava star prendendo una piega critica: i Fatui continuavano a resistere ai pesanti colpi dei due cavalieri Favonius e non accennavano alcun segno di stanchezza o volontà di ritirarsi. Certo erano determinati, ma la Hart e la Windspeare lo erano ancora di più.

«Allora, cosa vogliamo fare?» domandò Amelia: «Questi qui non sembrano proprio volerci lasciare via di fuga.»

«Beh, mi sembra ovvio!»

«No, sei impazzita?! Siamo al chiuso!» protestò la Windspeare capendo immediatamente le intenzioni della compagna.

Sterlizia scoppiò in una fragorosa risata. Era carica di adrenalina: «Facciamo saltare in aria questo posto Amelia!»

Questa volta fu Daimon a protestare spuntando nuovamente dal cappuccio della giovane Hart: «Sterlizia, ricorda che i tuoi poteri Draconyx non sono ancora maturi, l’allenamento con la capitana Jean non è ancora terminato. Rischi davvero di farti male!»

«Non m’importa, me la caverò.» rispose sicura di sé la ragazza.

«Suppongo non ci siano alternative.» concluse Amelia accennando un sorriso contenuto e scoccando un’ultima freccia contro l’ennesimo agente Fatui lanciatosi all’attacco.

«Ecco, sapevo che avresti accettato!» Sterlizia ormai conosceva bene la sua compagna d’avventure. Poteva sembrare piuttosto rigida e ligia alle regole ai più e la maggior parte delle volte era davvero così. Però se c’era una cosa che le accomunava, pur essendo due poli opposti, era l’adrenalina che generava un forte brivido che percorreva la schiena di entrambe in ogni combattimento che necessitava azioni estremamente pericolose. Il brivido del rischio.

 

Lanciandosi una nuova occhiata, le due ragazze si accordarono sul da farsi: ancora una volta non ebbero alcun bisogno di parlarsi per trovare un’intesa. Sterlizia si scagliò all’attacco contro i Fatui ed effettuò una serie di piroette agitando impetuosamente la sua falce, costringendo i nemici a battere in una piccola ritirata. La Windspeare nel frattempo approfittò della situazione per scagliare quello che nel gergo cavalleresco veniva chiamato Tripudio, l’incantesimo elementale più potente che ogni custode di una Visione era capace di scagliare. Chiuse gli occhi e si mise in posizione eretta. Iniziò a inspirare ed espirare molto lentamente: stava cercando di prendere il controllo totale del suo corpo e della sua mente. Diverse particelle Anemo iniziarono a illuminarsi e a librarsi, raccogliendosi tutte intorno ad Amelia. 

Una volta raccolta abbastanza energia riaprì di scatto gli occhi. Le particelle accumulate si mossero velocemente e penetrarono l’arco della ragazza, caricandolo della potenza dei venti più puri.

Amelia scoccò quindi una freccia verso il basso e improvvisamente si generò un potente campo di forza che, esplodendo, colpì in pieno tutti i nemici nelle vicinanze. Sul pavimento invece si era generato quello che pareva essere uno stemma raffigurante una grande rosa verde-azzurra, colore tipico delle particelle Anemo. Quella che aveva appena scagliato Amelia era il Windspeare Finale, tecnica tramandata di generazione in generazione all’interno della facoltosa famiglia Windspeare. 
Ogni Tripudio elementale a modo suo rappresentava appieno il suo maestro e Amelia Windspeare non faceva certo eccezione: lo stemma sul pavimento quasi sembrava ardere, così come in quel momento l’animo dell’arciera stava ardendo di determinazione.

«Bene, ora tocca a me!» Sterlizia non aspettava altro, non vedeva l’ora di poter usare nuovamente i suoi poteri.

«Ne sei proprio sicura Sterlizia?» domandò Amelia.

«Che fai, ora ti preoccupi? Stai tranquilla, me la caverò. Davvero!»

«L’ultimo allenamento non è andato bene, sei quasi morta idiota.»

«Questa volta sarà diverso, lo prometto.»

La Hart balzò al centro dello stemma generato dalla sua compagna. Presto le particelle elementali che componevano quest’ultimo iniziarono a muoversi verso di lei. Sterlizia le sentiva penetrare nel suo corpo, sentiva ogni singola fibra rinvigorirsi al vaglio di una forza esterna che sembrava donarle una potenza devastante. Anche lei, come aveva precedemente fatto Amelia, chiuse gli occhi e iniziò a prendere il controllo sul suo corpo e sulla sua anima. Sapeva benissimo di non essere ancora pronta ad utilizzare i suoi poteri draconici troppo immaturi. Alcune preoccupazioni serpeggiarono nella sua mente, distogliendo la sua attenzione dall’obiettivo: e se perdesse di nuovo il controllo? E se i suoi poteri distruggessero l’intera Mondstadt? E se ferisse Amelia? Quello non se lo sarebbe mai perdonato. Non le importava molto di lasciarci la pelle, più che altro aveva paura di ferire qualche innocente. 

Ben presto però Sterlizia ritornò in sé, capì che non c’era tempo per lasciarsi bloccare dalla paura. Ormai la missione era arrivata a un punto di non ritorno, c’era dentro fino al collo. 

Delle particelle borgogna iniziarono lentamente a levarsi dal suolo e a vorticare intorno alla ragazza.

Era davvero un potere misterioso il Draconyx. Riservato a lei, unica custode di quella visione vista in secoli, sembrava avere effetti distruttivi dalla portata catastrofica, questo Sterlizia lo sapeva bene. Ma allo stesso tempo sapeva che l’unico modo per uscire vive da lì era rilasciare quella che lei chiamava ‘la bestia’. Iniziò a librarsi di diversi centimetri dal suolo. Le particelle draconiche penetrarono nel suo corpo. Era giunto il momento: non si poteva tornare indietro.

All’improvviso la sua Visione iniziò a emanare una luce fortissima. Un ruggito squarciò il silenzio che era venuto a crearsi per quei brevi istanti. Le particelle Draconyx si raccolsero velocemente attorno alla Visione, permettendo a un’imponente creatura di materializzarsi.
Era la seconda volta che Amelia assisteva a questo evento e ancora rimase senza parole davanti alla scena, proprio come era accaduto in precedenza: si trattava di un vero e proprio drago composto solo da energia draconica che iniziò a sfrecciare impazzito per l’intera stanza, assorbendo le particelle Anemo generate in precedenza da Amelia e colpendo ogni singolo Fatui presente , finendo infine per esplodere.

Sterlizia perse i sensi. Amelia, pronta, si gettò verso la compagna tentando di proteggerla. Proprio prima che le macerie le colpissero, un incantesimo generò inaspettatamente uno scudo di particelle Anemo che le salvò. L’impatto fu violento: l’intero soffitto della stanza era saltato in aria, le finestre del salone si erano frantumate. I Fatui sopravvissuti all’impatto si erano dileguati.

Poi cadde il silenzio.





 
   
 
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