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Autore: Rowena Ollivander    11/07/2023    0 recensioni
Nel frattempo i colpi che annunciavano che qualcuno effettivamente là fuori c’era non avevano smesso.
Per scrupolo, Violet guardò prima dallo spioncino.
- Ma che cazzo..? - fu la sua prima reazione.
Ma non è vero.
Aprì la porta di scatto il minimo indispensabile, per impedire che si vedesse il resto dell’appartamento.

La mattina dopo il matrimonio di Kidd e Severide qualcuno bussa alla porta dell'appartamento di Violet.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Blake Gallo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Morning Guardate un po’, un’altra versione della fine della decima stagione. Strano, vero? E pensate che ne ho altre in serbo. Si vede che nei due mesi in cui ho atteso io la stagione undici (perché l’ho vista a ottobre) non pensavo ad altro?

Allora, canzoni... Anche qui devo ammettere che è passato un po’ di tempo, però sicuramente “Get it on (Bang a gong)” di T-Rex, “To get down” di Timo Maas e “Dyna-Mite” Mud



‘Morning...



Oh, you look good in the morning
And you don't even know it
I knew that
I got this feeling on a summer day
Knew it when I saw her face
I just thought that she could be the one
Summer days - Martin Garrix


Doveva essere ancora mattina perché la luce che filtrava dalle tende tirate non era molto forte.
Violet, girata sul fianco destro, rimase con gli occhi chiusi, il peso del braccio di lui che le cingeva la vita e sulla spalla il suo respiro caldo e regolare, segno che dormiva ancora.
Del resto la notte era stata lunga per entrambi.
I festeggiamenti per il matrimonio di Stella e Kelly si erano protratti ben oltre l’attracco al molo della barca e dei saluti dei novelli sposi. Lei, che alla fine era riuscita a distrarsi un po’ dalla pressione di quelle ultime settimane, nonostante tutto, era andata via appena dopo le due del mattino.
Quando era arrivata davanti alla porta di casa, stanca e con una grandissima voglia di togliersi le scarpe e buttarsi sul letto per restarci fino al giorno successivo, aveva trovato lui lì, seduto a terra, a lottare con il sonno e probabilmente la noia. Aspettando lei, ovviamente.
E no, non aveva idea di quanto tempo avesse passato lì fuori.
Anche se in realtà lo sapeva benissimo.
Ma voleva, doveva parlarle. E lei non rispondeva alle sue telefonate, perciò...
Forse era stata proprio la serotonina che aveva messo in circolo alla festa a renderla dell’umore giusto per farlo entrare. O forse perché in fondo sapeva che non era solo colpa di lui se lei lo evitava da giorni. Forse voleva dare un’altra chance anche a sé stessa. Forse.
Sta di fatto che lo aveva fatto entrare.
Fu così che Evan Hawkins le spiegò per filo e per segno quello che aveva detto e fatto nei giorni precedenti a proposito di Emma Jacobs e quali sarebbero state le conseguenze. Non che gli importasse altro se non il fatto che lei avesse ancora il suo posto alla 51 e la carriera immacolata.
Quando lei lo aveva baciato e lui l’aveva finalmente stretta di nuovo fra le proprie braccia, entrambi si erano liberati di un peso sul petto che li accompagnava ormai da tempo.
E poi...
E poi un bacio dopo l’altro, un indumento dopo l’altro, si erano fatte le quattro e mezza ed entrambi erano crollati dal sonno.
Sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi contro la propria schiena rilassava i suoi muscoli e Violet sentiva di potersi abbandonare in tutta sicurezza. Anche lei avrebbe dormito ancora volentieri, ma qualcosa l’aveva svegliata. Cominciava a pensare di averlo sognato, ma proprio nel momento in cui stava per abbandonarsi di nuovo al sonno, lo sentì di nuovo.
TOC. TOC. TOC.
Aprì gli occhi e, come se lo avesse percepito, nello stesso momento sentì Evan emettere un grugnito contrariato.
Stavano davvero bussando alla porta?
Un’altra serie di colpi glielo confermò.
Violet fece per alzarsi, ma lui la trattenne leggermente con il braccio.
- Dove vai? - le chiese senza aprire gli occhi, le labbra sulla sua pelle.
- A vedere chi è, prima che mi buttino giù la porta, - gli sussurrò baciandogli la mano e spostandola per scivolare fuori dal letto.
Evan emise un altro lamento, muovendosi solo quel tanto che bastava per mettersi prono.
Lei si infilò una maglietta per coprirsi e un paio di pantaloncini della tuta che erano su una sedia, per essere quanto meno presentabile, e andò alla porta.
Nel frattempo i colpi che annunciavano che qualcuno effettivamente là fuori c’era non avevano smesso.
Per scrupolo, Violet guardò prima dallo spioncino.
- Ma che cazzo..? - fu la sua prima reazione.
Ma non è vero.
Aprì la porta di scatto il minimo indispensabile, per impedire che si vedesse il resto dell’appartamento.
Non sapeva se essere più incredula o arrabbiata.
- Gallo, si può sapere che diavolo ci fai qui? -
Il vigile del fuoco le fece un timido sorriso. - Ciao, ehm. Scusa se sono venuto qui così presto, ma avevo davvero bisogno di parlarti. Posso entrare? -
- No, - rispose Violet decisa, shockata da quella richiesta. - Tanto per cominciare perché è ancora mattina presto e se te lo sei dimenticato entrambi abbiamo fatto piuttosto tardi ieri sera. E secondo, perché questa conversazione non durerà a lungo, - disse seccata, evitando la reazione istintiva di voltare lo sguardo in direzione di Evan, che nel frattempo aveva drizzato le orecchie, incuriosito.
- Oh, ok, - Gallo sembrò perdere per un momento la propria sicurezza; forse non si aspettava una reazione tanto diretta di Violet. Ma non ci mise molto a riprendersi.
- Ascolta, si tratta di ieri sera. Tutte le cose che hai detto a proposito di Hawkins... -
- Blake, ero arrabbiata e non avrei dovuto... - Violet sospirò.
Aveva pensato davvero tutte quelle cose, lo aveva confessato anche a Evan qualche ora prima. Non poteva subire un’altra delusione, non da una persona a cui teneva per la prima volta in un modo così completo. Aveva paura di sentirsi rifiutata, allora aveva eretto le sue barriere e aveva rifiutato per prima. In passato aveva funzionato. Evan però non aveva mollato e quando le aveva raccontato tutto la sera precedente, lei si era finalmente sentita libera di poter provare tutto ciò che sentiva davvero. E confessare tutte quelle paure che lui aveva poi spazzato via in un momento.
- Senti, ero sconvolta. È stato un mese piuttosto stressante, se non te ne fossi accorto, - gli disse, cercando di troncare il discorso.
- Ma è proprio quello il punto. Insomma, tutta questa faccenda di Emma non sarebbe mai successa se Hawkins si fosse comportato come un vero capo fin dall’inizio, se avesse rispettato i ruoli invece che starti sempre intorno. Quante volte hai incontrato il tuo vecchio comandante? -
Lei ci pensò per un attimo, ben consapevole della risposta. Mai.
Ma Gallo la anticipò. - Mi pare che Hawkins invece avesse sempre una buona ragione per venire alla 51. -
Sul letto, intanto, Evan si era tirato su appoggiandosi sui gomiti, per ascoltare meglio.
- Se non lo avessi notato, veniva per parlare con Brett. O forse non ti sei accorto della strigliata che le ha fatto la prima volta che è venuto? E poi c’era la faccenda del programma di paramedicina che doveva essere approvato, - rispose Violet.
- Sì, ma quante volte è venuto a fare il sostituto durante i turni in cui mancava Sylvie? Vuoi dirmi che non c’era proprio nessun altro disponibile?- le chiese Blake, ben convinto di ciò che stava dicendo.
- Io non ho accesso agli orari, Gallo, ma di sicuro non mi posso lamentare di quello. È molto più professionale di qualsiasi altro sostituto. Hai mai lavorato con un sostituto in turno? Scommetto che anche tu avresti preferito ci fosse Boden al loro posto ogni tanto. Ma poi cosa centra questo? - gli chiese, confusa dalla piega che stava prendendo il discorso.
- Tutte quelle sue attenzioni speciali e poi il premio. Insomma, l’hai detto anche tu che le emozioni forti ti fanno sragionare. Ed è quello che è successo, - le rispose lui convinto.
Nel frattempo Evan continuava ad ascoltare, girato sulla schiena, a fissare il soffitto, sempre più incuriosito di quale fosse il punto di tutto quel discorso. E un’idea iniziò a balenargli nella testa.
Violet fece un respiro profondo. Non aveva nessuna intenzione di arrabbiarsi e allungare quella conversazione più del necessario, ma accidenti Gallo sapeva davvero darle suoi nervi quando voleva. In teoria stava solo cercando di spalleggiarla, certo, forse con qualche secondo fine, ma adesso le sue parole stavano pericolosamente virando verso il rimprovero e questo davvero faticava a sopportarlo. Chiuse gli occhi un istante e sorrise tra sé, pensando che Blake non aveva la più pallida idea di quello che stava dicendo. Del resto non l’aveva avuta neanche lei fino a cinque ore prima.
- Magari il premio potrei essermelo meritata, ti pare? - gli disse scettica, incrociando le braccia al petto.
Blake sembrò soppesare le parole con un po’ di cura. - Certo che te lo meritavi, ma non è questo il punto. -
- E quale sarebbe il punto, Blake? Perché sono davvero stanca e vorrei tornarmene a dormire, - sospirò Violet.
- Ecco, - rispose lui in tono ovvio. - Insomma, guarda come sei ridotta. -
Violet lo incenerì con lo sguardo. Insultarla non era decisamente la strada migliore per convincerla.
Gallo cercò di spiegarsi. - Non si merita che tu perda il sonno per lui... -
- Io sto perdendo il sonno perché sono arrivata a casa che erano quasi le tre del mattino e tu mi sei venuto a svegliare meno di sei ore più tardi, - rispose scocciata.
Lui roteò gli occhi. - Sai cosa voglio dire. -
- Oh, so perfettamente cosa vuoi dire. Ma dire che non dormo per colpa sua è... - si bloccò mentre stava per dire “una bugia”. Tecnicamente non era una bugia, solo che Gallo non aveva idea di come lui la tenesse sveglia la notte.
Blake, ovviamente, fraintese la sua esitazione. - Vedi? Lo sai anche tu. Questa sorta di relazione che avete non è sana per te, guarda quello che è successo con Emma, lo stress che ti ha procurato. E prima ancora quando vi hanno denunciato al dipartimento per comportamento inappropriato? Non ti era mai successo prima, Vi. Da quando è arrivato, Hawkins non ha fatto altro che causare guai. -
Violet si sforzò di non sorridere.
Ci sono guai belli e guai brutti. Questo è uno di quelli belli, le aveva scritto lui la mattina dopo il gala.
Vedendo che non rispondeva, Gallo proseguì, facendosi più vicino.
- Senti, so che Brett ha detto che lui farebbe qualsiasi cosa per te, ma penso che tu avessi ragione ieri sera. Non credo che sarebbe stato pronto a rinunciare alla sua carriera. Insomma, tu non rispondi al telefono e lui cosa fa? Molla? Non viene nemmeno a cercarti? Per non parlare del fatto che non ha nemmeno mai pensato di andare a parlare con il commissario Hill. Lo hai detto tu stessa che ti sembrava troppo sicuro di sé, anche se non avevate idea di come poter risolvere le cose con Emma. Non si è voluto prendere le sue responsabilità e se ti amasse davvero si sarebbe comportato diversamente. Un uomo lo avrebbe fatto, - le disse mettendole una mano sulla spalla.
- Sono d’accordo. Un uomo lo avrebbe fatto. - Evan aprì la porta quel tanto che bastava perché Gallo lo vedesse, in boxer e t-shirt.
Blake rimase così spiazzato dal vedere il capo dei paramedici spuntare dall’appartamento di Violet che istintivamente fece un passo indietro, passando lo sguardo da lui a lei e viceversa.
Hawkins bevve un sorso da una bottiglietta d’acqua prima di parlare di nuovo.
- Sai cos’altro avrebbe fatto un uomo? - Fece quella domanda retorica guardando Gallo direttamente negli occhi e poi proseguì, il tono serio, ma con la punta di ironia di chi sa di essere dalla parte giusta. - Tanto per cominciare avrebbe fatto le proprie scelte da solo, senza parlarne con nessuno. A volte prendere una decisione può essere molto più complicato quando si ha qualcuno al proprio fianco. Poi, sarebbe andato dal commissario Hill e le avrebbe detto che la tresca, come la chiamano tutti, con un sottoposto, era una relazione seria. E a quel punto avrebbe confessato tutto, i ricatti e le minacce, e avrebbe pregato, sì pregato, perché un vero uomo sa fare anche quello, per essere l’unico a prendersi la colpa di tutto perché non sarebbe stato giusto far pagare a lei i guai che lui aveva creato. Buoni o cattivi che fossero, - disse lanciando una lunga occhiata a Violet, che ricambiò con un sorriso d’intesa.
Poi Evan alzò lo sguardo al cielo come se gli fosse appena venuto in mente una cosa importante.
- Oh, e un uomo sicuramente avrebbe accettato l’aiuto dell’ex fidanzato, palesemente geloso, che aveva già provato a provocarlo in passato, nel momento in cui ne avesse avuto bisogno per aiutare lei. Conoscendo bene il rischio che stava correndo coinvolgendo una persona che avrebbe potuto pugnalarlo alle spalle in qualsiasi momento. -
Questa volta fu il turno di Violet di non capire. Spostò lo sguardo da Evan a Blake, che in quel momento avrebbe volentieri fatto a meno di metterla a conoscenza di certe conversazioni che aveva avuto con il comandante dei paramedici.
Approfittando del mutismo del vigile del fuoco, che stava assimilando lentamente tutte le informazioni che gli venivano date, Evan bevve ancora un sorso. Si mordicchiò il labbro inferiore, riflettendo, prima di aggiungere un’ultima cosa.
- Ovviamente, un uomo certe cose le avrebbe dette in faccia a chi di dovere. Ma soprattutto, io non avrei sottovalutato l’intelligenza femminile, nemmeno quella emotiva. Sono decisamente più capaci a valutare chi gli sta di fronte di noi uomini, non credi? - gli chiese, cogliendolo ulteriormente di sorpresa.
Se fosse stato infantile quanto Blake, a questo punto avrebbe probabilmente aggiunto un “fottiti!” Ma lui era un uomo, perciò se lo tenne per sé.
A Gallo ci volle un attimo per reagire. - Io... sì. Scusate, io non sapevo che fosse qui, - rispose dandogli automaticamente del lei.
Evan fece una leggera smorfia. - No, era evidente che non lo sapessi. Ma visto che sei qui adesso, vuoi fare colazione con noi? Se per te va bene, ovviamente, - aggiunse rivolgendosi a Violet.
Lei gli sorrise divertita. - Perché no? In effetti, potremmo uscire. Visto che ora possiamo far sapere a tutti che siamo una coppia, - disse, dando un leggero bacio sulle labbra a Evan prima di voltarsi verso Blake.
Tremendamente imbarazzato da una situazione in cui era consapevole di essersi cacciato da solo, Gallo cercò solo la via di fuga più rapida. - Ah, n-no grazie ma... devo proprio andare. Ci becchiamo in turno, - disse indietreggiando e alzando una mano in direzione di Violet, la quale ricambiò sorridendo.
- Comandante, - disse prima di allontanarsi verso l’ascensore.
- Gallo, - fu la risposta secca di Hawkins, una smorfia divertita sulle labbra.
Quando furono rientrati in casa, Evan appoggiò la bottiglietta sul tavolino davanti al divano e si stirò.
- A parte gli scherzi, ora che sono in piedi, sto davvero iniziando ad avere fame. Cosa? - chiese bloccandosi.
Violet infatti si era attardata nell’ingresso e lo fissava a distanza, le braccia incrociate e un sorriso sornione sulle labbra.
- Beh, quello è stato davvero... - iniziò indicando la porta chiusa.
- Scusami, - la interruppe subito lui, - ma avevo davvero bisogno di dire quelle cose. Sai che non mi piace litigare, ma dico sempre quello che penso. E davvero non sopporto le persone che parlano alle spalle degli altri. In più è venuto a parlare di certe cose con te, invece che venire da me. E quello non mi è piaciuto per niente. Pensi che abbia esagerato? - le chiese preoccupato.
Violet ci mise qualche istante a trovare le parole giuste.
- Quello è stato il discorso più sexy che io abbia mai sentito in vita mia, - gli disse avvicinandosi lentamente. - E con l’abbigliamento più sexy. -
Lui si rilassò, sorridendole compiaciuto. - Davvero? Quindi... non sei arrabbiata con me? - aggiunse, appoggiandole le mani sui fianchi.
- No, - rispose lei scuotendo la testa, una mano ad accarezzargli il petto.
- E vuoi ancora uscire a fare colazione? - le chiese lui, chinandosi sempre più su di lei.
Violet finse di pensarci su. - Forse. Dopo. -
- Dopo, eh? - Le voci di entrambi ormai dei sussurri. - E adesso? - Le loro labbra sempre più vicine.
- Beh, io avrei un paio di idee, - iniziò lei, accarezzandogli il collo.
Evan sospirò, sorridendo imbarazzato. La proposta di lei lo allettava parecchio. - Vi, per quanto mi piacerebbe, e sai che mi piacerebbe, non sono del tutto... pronto. Ho bisogno di ancora un po’ di tempo. Sono esausto. -
Lei fece per baciarlo ma si tirò appena indietro all’ultimo. Adorava stuzzicarlo.
- Lo so, ma sai fare cose straordinarie anche quando sei esausto, - gli disse prima di sfilargli la maglietta.
- Questo è vero, - le rispose lui con un filo di voce, prima di prenderla in braccio.
- Lo so, - gli sussurrò prima di baciarlo, mentre lui la riportava sul letto.


The end



Vendetta, dolce vendetta...
Si vede mica che Gallo non è proprio nelle mie grazie? Nooo.

Ci tengo a dire che ho sfruttato a mio vantaggio la frase che in realtà Brett usa solo nella puntata 11x01, quando al bar Violet dice che Evan deve averla dimenticata e lei, brilla, le risponde che “Figurati. Quell’uomo farebbe di tutto per te!”
Quant’è vero!!!!

  
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