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Autore: Milly_Sunshine    12/07/2023    5 recensioni
PARODIA DELLE FIABE TRADIZIONALI - Spesso si dice che le fiabe siano un male per l'indipendenza femminile, perché "insegnano alle bambine a sposare il principe azzurro". Mentre c'è chi si scandalizza per i matrimoni, tuttavia, c'è molto silenzio sull'assolutismo, su sistemi di giustizia molto sommari, sulla gente che viene uccisa molto facilmente, addirittura sul cannibalismo, per non parlare dei tanti bambini che vengono prima adottati poi seviziati dalle madri adottive. Questa è una raccolta di fiabe che stravolgono gli stereotipi da fiaba, in modo volutamente nonsense. Il rating è giallo, nonostante i bambini siano abituati a sentirsi narrare di gente decapitata a caso o divorata da creature malefiche. Forse i bambini sono più svegli di quanto pensiamo, ma è meglio non rischiare.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI UN ORCO E DI UN CETRIOLO

C'era una volta un giovane orco, anzi no, siccome era un personaggio di fiaba senza nome era un giovane Orco(C), che amava passeggiare lungo le strade del villaggio. Siccome il villaggio era una località e non un essere animato, rimaneva villaggio e non diventava Villaggio(C). Sul perché nessuno avesse mai pensato di dare a quel paesello un nome permane un mistero. Dopotutto se erano senza nome anche gli orchi, i passanti e gli allevatori di pecore che conducevano i loro animali al pascolo, allora poteva esserlo anche il villaggio.
Un giorno passava di lì per caso una graziosa pastorella, una di quelle che l'Orco guardava sempre mentre si facevano il bagno nel fiume, osservando: «Non pensate male, sono solo colpito dal modo in cui nuota. Dopotutto è solo una povera pastorella del villaggio, eppure sembra una nuotatrice olimpica.»
Quel giorno, tuttavia, la giovane pastorella non stava pensando a nuotare nel fiume, innanzi tutto perché il fiume era fuori paese, ma soprattutto perché doveva occuparsi delle pecore. L'Orco la incontrò per caso, mentre passava nella piazza del mercato, con il mercato in corso e con tutte le pecore al seguito. Nonostante la sua enorme stazza, nessuno si accorse della sua presenza, non perché fossero particolarmente rintronati - non più della media del personaggio fiabesco, quantomeno - quanto piuttosto perché le esigenze di trama non lo prevedevano.
Così, del tutto indisturbato, la seguì di soppiatto mentre si recava a casa. La pastorella viveva in una piccola capanna e, lasciate le pecore intorno alla capanna stessa, si diresse all'interno e si mise ad affettare per pranzo alcuni cetrioli barattati al mercato con il latte delle sue pecore. L'Orco, che per esigenze di copione aveva sviluppato una vista a raggi X vedendo all'interno della capanna pur essendone fuori, andò in visibilio, vedendo che i cetrioli erano verdi esattamente come la sua pelle.
Per l'eccitazione, dimenticò che era poco elegante entrare in casa altrui a random, così si infilò nella modesta dimora della pastorella che, spalancando gli occhi, mormorò: «Stai lontano da me, altrimenti urlo e, se le pecore vengono a salvarmi, per te sono dolori!»
L'Orco rimase interdetto.
«Pensavo che le pecore avessero paura di me.»
«Sbagliato» ribatté la pastorella. «Le pecore sanno che ti nutri di carne umana, quindi non hanno alcun timore.»
«Le pecore si sbagliano: non hai idea di quanto sia difficile procurarsi della carne umana. È molto più facile rubare le uova nei pollai o raccogliere mele nei frutteti.»
«Quindi tu mangi alimenti come i nostri?»
«Più o meno.» L'Orco le fece gli occhi dolci. «Ho anche molte pulsioni umane. Ogni volta in cui ti vedo vorrei chiederti se vuoi venire a lett-...» Si interruppe, ricordandosi il contesto. «Se vuoi venire davanti al parroco del villaggio e unirti a me in matrimonio, vivendo felici e contenti per ogni giorno della nostra vita e avendo tanti figli mezzosangue che un giorno diventeranno i pastori più altolocati del villaggio. È sottinteso che faranno il tuo mestiere e non il mio, perché tu lavori e io non faccio un cazzo.»
La Voce fuori campo(C) intervenne come una furia: «Pervertito! La pastorella è minorenne!»
«Veramente no» obiettò la pastorella, «E se ti capita spesso di scambiare le persone per più giovani di quanto siano in realtà, ti posso dare l'indirizzo di mia nonna, sarebbe senza dubbio molto lieta di conoscerti.»
La Voce fuori campo(C) se ne andò con la coda tra le gambe, lamentandosi con l'Autrice(C) perché cambiava le carte in tavola senza un motivo ben preciso che non fosse quello di ingarbugliare la trama. L'Autrice(C) per vendetta fece rinsavire l'Orco.
«Devo tuttavia rendermi conto» proseguì, «Che vedere la vita solo come una continua ricerca della persona da sposare è limitativo. Inoltre una vita familiare comporterebbe obblighi che non posso sostenere, come quello di imparare un mestiere. Chi mai darebbe un lavoro a un Orco? In più gli orchi neonati pesano almeno dieci chili e una persona del tuo peso non sarebbe in grado di portare nel ventre una creatura così enorme. Probabilmente finiresti per morire di parto. Ritengo quindi migliore pensare a te come a una breve parentesi della mia vita. Credo che lascerò il villaggio oggi stesso per iniziare una nuova vita di eremita nei boschi. Vorrei tuttavia che mi concedessi la grazia di farmi assaggiare uno dei tuoi cetrioli, affinché possa scoprire un nuovo alimento.»
La pastorella lo ascoltò con le lacrime agli occhi. Gli offrì un cetriolo e lo salutò cordialmente quando andò via. Da quel giorno, anche se non si videro mai più, l'Orco ricordò sembre la bontà d'animo della graziosa pastorella, la quale finì qualche tempo più tardi per sposare un allevatore di anatre del posto, ma in fondo al cuore ebbe sembre un debole per quell'Orco gentile.
   
 
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