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Autore: elenabastet    13/07/2023    3 recensioni
Il momento più bello tra Oscar e André, in un luogo magico che non dimenticheranno mai.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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IL GIORNO DELLE LUCCIOLE

 

Rating: adulti, ovviamente

Fandom: Lady Oscar.

Note: Oscar e André insieme nella radura delle lucciole

 

Qualche tempo prima, Oscar aveva letto, su un almanacco di curiosità scientifiche, un articolo del signor Lamark, scienziato che studiava la natura e gli insetti alla Sorbona di Parigi, in cui parlava delle lucciole, quelle creature magiche, che tante volte aveva visto da bambina durante le sue scorribande con André, e che ora erano per sempre legate a lei, a loro.

Il signor Lamark raccontava qualcosa sulla loro luce e sui loro incontri, era un po’ confuso tutto ma le sembrava di ricordare cosa dicesse al riguardo, e per un attimo sorrise a quel pensiero che la distraeva da quel momento. Una lucciola era proprio a pochi passi dal suo volto, e si fermò a guardarla, distinguendo la sua sagoma. Poi si girò verso André e lo accarezzò.

“A cosa pensi?”, disse lui, ravviandole i capelli dalla fronte sudata, e Oscar sperò che non fosse per la febbre, quella notte la sua dannata malattia non doveva manifestarsi.

“Ad un articolo scientifico del signor Lamark della Sorbona sulle lucciole!”, rispose lei, sorridendo.

“Ah davvero?”, disse André baciandola lievemente sul collo. Non era ancora sazio di lei, del resto per Oscar era lo stesso.

“E cosa diceva questo articolo?”, chiese André scendendo con la bocca verso l’incavo dei suoi seni.

“Tante cose interessanti...”, rispose Oscar, gemendo, “ma dovrei recuperarlo e rileggerlo… magari con te!”

Poi buttò le braccia al collo ad André.

“Quando siamo insieme sento di vivere… mi sento viva e con te voglio vivere, per te voglio vivere...”, gli ripeté.

Era successo tutto poco tempo prima, ma era come se fosse successo da sempre, come anche quello fosse parte di loro da sempre. Il loro abbraccio, la dichiarazione d’amore reciproca, il bacio, anzi i mille e più baci, e poi come si era stretta a lui dicendogli con un filo di voce:

“Voglio essere la tua sposa...”

André le aveva risposto:

“Anch’io voglio essere tuo marito, qui e per sempre.”

Ma aveva esitato, e Oscar aveva capito perché.

“Ti sollevo dal tuo giuramento, ora puoi farmi ciò che vuoi, ciò che anch’io voglio...”

Del resto, non ci poteva essere niente di male e di sbagliato tra lei ed André, era solo stata troppo lunga l’attesa, anni preziosi che erano volati in sua compagnia, durante i quali erano stati tutto fuorché amanti.

Come giocando, lui l’aveva liberata dai suoi vestiti, ridendo tra un bottone e l’altro che veniva slacciato, per nascondere la sua emozione e eccitazione.

“Lascia che ti faccia lo stesso...”, aveva chiesto Oscar e André l’aveva lasciata fare con la giubba e la camicia, ma non aveva voluto che gli abbassasse i pantaloni. Oscar aveva capito che voleva ancora proteggerla dall’impeto della sua passione, e l’aveva abbracciato sussurrandogli:

“Hai aspettato troppo, è giusto che tu abbia la tua parte di soddisfazione...”

“Prima c’è altro che devo fare per soddisfare me stesso e te.”

L’aveva baciata ovunque, e Oscar si era abbandonata a lui, al suo André compagno di una vita, che conosceva meglio di chiunque altro, e con cui non c’era né imbarazzo, né vergogna, ma solo voglia di appartenersi. Poi, finalmente, si erano uniti, e tutto era stato perfetto. E ora le erano venute in mente le lucciole.

“Va tutto bene, Oscar?”, le chiese André avvolgendola nel suo abbraccio e cullandola.

“Ma certo André, è come la prima volta a cavallo, un po’ di fastidio all’inizio e poi è meraviglioso… anzi è meglio che la prima volta a cavallo!”, aggiunse ridendo e strusciandosi contro in un gesto di intimità e complicità, per fargli sentire dove si erano uniti.

“E per te è tutto bene?”

“Sognavo questo momento da una vita… ah, anche per me, un po’ di fatica all’inizio ma poi è andato tutto bene”, disse André, accarezzando i capelli e la schiena di Oscar. Aveva avuto paura di farle male, di umiliarla, di farla sentire sporca, ma così non era stato. Erano ancora i due bambini che giocavano insieme, i due ragazzi cresciuti l’uno accanto all’altra fino a trasformarsi in un uomo e una donna adulta, e ora si amavano reciprocamente.

“Sono felice per te...”, disse Oscar, prendendogli la mano e portandosela alle labbra per baciarla, indugiando sulle dita, pensando senza imbarazzo a cosa le avevano fatto provare poco prima.

Poi guardò le altre loro mani unite, come dopo le loro scazzottate, era stanca ma eccitata, appagata ma desiderosa di quel contatto.

“Ho sentito tanto caldo, André, ad un certo punto...”, gli mormorò.

“Pure io… Ma cosa diceva di così interessante l’articolo del signor Lamark?”

“Ricordo poco, ma qualcosa del tipo che le lucciole brillano quando si incontrano… come noi stanotte!”

“Ah, interessante”, disse André ridendo.

Le lucciole continuavano a splendere intorno a loro, e Oscar e André si assopirono e risvegliarono, si confusero di nuovo l’uno nell’altra, rifecero di nuovo gli stessi gesti di prima, mescolandoli a quelli della loro giovinezza da amici. In fondo, era sempre stato così per loro. Persero il conto dei baci che si scambiarono, del tempo mentre si abbracciavano, delle carezze che si diedero, delle volte che si sentirono una cosa sola.

Videro poi le lucciole svanire insieme alle stelle, e sentirono la rugiada che riempiva l’erba.

“Anche qui c’è rugiada”, mormorò André tenendo stretta Oscar e sentendola contro di lui, mentre lei rise per il paragone e la sua adorabile sfacciataggine.

Avrebbero dovuto alzarsi e andare verso Parigi, dovevano farlo per la libertà, la giustizia e il loro amore. Ma attesero finché l’ultima lucciola svanisse insieme all’ultima stella, e finché il sole non cominciò a sorgere. Sarebbero tornati lì e avrebbero rivisto altre albe, per ogni loro giorno futuro. Ma c’era ancora una cosa che dovevano fare prima, poi sarebbero stati liberi.

 

  
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