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Autore: Ladyhawke83    13/07/2023    0 recensioni
Avevo tanta voglia di tornare a scrivere e questa raccolta di One shot è stata scritta proprio grazie alla “challenge senza scadenza”del gruppo Facebook “Prompts are The Way ~” che mi ha un po’ sbloccato.
I prompts scelti li ho trovati perfetti per ritornare a scrivere dei miei due ragazzacci “mai una gioia” preferiti: Vargas e Callisto.
Vargas riflette sul “dopo” Callisto…
Chi mi legge e mi conosce già, non faticherà a capire da dove riprendo le fila, anzi sono andata un po’ a ritroso in verità, nella loro storia.
Per tutti gli altri: se non vi è chiaro qualcosa, sappiate che ho scritto del loro primo incontro/scontro nella storia “Il bianco e il nero. Il Re e il Mago.”
Questa sarà una nuova raccolta di One shot varie sul rapporto Vargas e Callisto.
Sono passati 5 anni da quella prima storia erotica e slash che ho scritto, e dopo ne sono venute molte altre di di loro, ma a quella resto particolarmente affezionata.
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa storia partecipa alla challenge “Una parola al giorno toglie il blocco di scrittura di torno!” del gruppo Facebook @~Prompts are the way 

 

PROMPT 29/06/23

 

Pochi secondi dopo essere venutx (durante un rapporto sessuale), B si fa scappare un 'Ti amo' nei confronti di A.

 

 

Dimmi che mi odi

 

 

Gli aveva detto che lo amava, gli era venuto dentro e gli aveva detto: “Ti amo Simenon”. 

Aveva usato il suo nome di battesimo, non il nome della sua famiglia, non “Vargas”, non “mago”, non “mezzorecchie”: lo aveva guardato negli occhi, con quelle sue iridi nocciola, le sfumature dorate dei draghi che gli illuminavano lo sguardo e che Vargas poteva vedergli solo nei momenti di liquido e vero piacere, e glielo aveva detto. 

Era vero. Dolorosamente vero. Non lo stava prendendo in giro, no, non c’era stata una sola esitazione, anzi, il suo cuore aveva palpitato più forte nel dirlo e Vargas lo aveva sentito.

Lo aveva chiamato per nome, non lo faceva mai, era il modo di Callisto di fargli capire quanto si sentisse legato a lui. Quanto lui gli appartenesse, volente o nolente.

Quante volte avevano fatto sesso? Una decina forse, e in nessuna delle altre volte, lo stregone si era mai spinto molto in là con le parole e i sentimenti, a differenza delle battute, che non mancavano mai. Nel sesso e nell’amplesso, spesso si punzecchiavano entrambi, si prendevano in giro per stemperare la tensione e l’imbarazzo che vivevano in quegli attimi di desiderio e carnalità. 

Erano pur sempre un mago e uno stregone, due uomini, eterni rivali in amore da sempre, che ora si scambiavano baci di fuoco, graffi e amplessi e si dicevano e si facevano cose come mai prima.

Vargas ci aveva messo un po’ ad accettare tutta quella storia. 

In fondo la loro “prima volta” era stata quasi una violenza che lui, ubriaco, e affranto per la morte di Isabeau, la loro amata Isabeau, aveva subìto da Callisto, che era stato altrettanto ubriaco e forse più disperato di lui.

Non gliene faceva una colpa, ma ne era rimasto per molto tempo sconvolto, Callisto si era scusato, ma Vargas non era riuscito per molto a togliersi da dosso la sensazione di lui che “andava oltre” e non avrebbe dovuto passare il confine.

Però aveva lasciato fare, Vargas, quella volta avrebbe potuto scagliarlo lontano, con un incantesimo, difendersi, ma non lo aveva fatto, lo sapeva Vargas e lo sapeva Callisto. 

Come era riuscito a leggergli dentro? Come era riuscito a fargli così male solo guardandolo? 

Lo aveva baciato, toccato, penetrato, era stato piuttosto violento e fisico, ma mai Vargas aveva visto scherno nei suoi occhi, solo dolore, il suo stesso probabilmente.

Quello sguardo, quello sguardo che aveva Callisto ogni volta che facevano sesso: c’era qualcosa di profondo, luminoso, bellissimo in quel suo sguardo.

Portava dietro le ciglia una dolcezza, una timidezza, un’incertezza che sembrava non appartenergli, pur essendo la sua scheggia più vera. Callisto aveva, un istante prima di possederlo, prima del sesso, prima che tutto tra loro fosse solo istinto e possesso, un istante in cui lo guardava in quel modo, come a voler dire: “Sei tutto per me. Non mandarmi via. Non rifiutarmi”.

Vargas scosse la testa, no, lo stregone non poteva amarlo davvero, doveva essere un brutto scherzo del destino, il mago si chiese da quando il Re Drago aveva iniziato a guardarlo così?

Non lo sapeva Vargas. Non lo sapeva e ora aveva paura.

Paura, perché forse il sesso con lui lo poteva pure sopportare, accettare, ma che Callisto fosse innamorato proprio di lui, quello no, quello cambiava tutto.

Amare era una cosa grande. 

L’amore andava meritato. 

L’amore richiedeva presenza, fiducia, devozione, anche sacrificio.

Vargas aveva amato profondamente, totalmente, Isabeau. 

L’aveva amata a tal punto da sacrificare ogni cosa per lei, persino se stesso.

E Callisto? Anche lui aveva amato Isabeau nello stesso modo, Vargas ne era certo, glielo avevo letto più volte nell’anima, prima che nello sguardo e nel cuore.

Entrambi avevano avuto un figlio da lei. 

Nak’ell per Vargas e Airis per Callisto.

Ma lo stregone poteva arrivare ad amare in modo così profondo, e pieno, anche lui? 

Potevano loro due amarsi così, senza che sembrasse una pallida imitazione dell’amore vero, una parodia di sentimento?

Vargas non lo sapeva. 

Non era più certo di nulla. 

Sapeva solo che Callisto aveva continuato a cercarlo, a volerlo nudo, caldo e arrendevole tra le lenzuola, nonostante Isabeau fosse ritornata da loro. La druida erano stata riportata in vita da coloro che loro due avrebbero dovuto sconfiggere.

Perché se Isabeau era ancora viva e Callisto la amava, allora lo stregone non era con lei, perché era da lui che andava la notte? 

Perché erano le sue braccia quelle che cercava, quelle tra cui si accucciava Callisto per scacciare gli incubi, di notte, quando erano soli, intrecciava le sue dita con le sue e gli respirava contro, e dentro, tutta la sua forza.

E Vargas aveva imparato ad accogliere. 

Ad accoglierlo. 

Non era stato semplice. 

Il Re drago lo possedeva non sempre con delicatezza, ma poi si scusava per essere andato troppo oltre, per avergli lasciato certi segni... Vargas avrebbe voluto non lo facesse, che non lo facesse affatto, lui non era fragile, non aveva bisogno di scuse. 

Facevano sesso in maniera molto fisica e diretta, senza fronzoli e andava bene così, a entrambi. Almeno fino a quell’amplesso, a quel “ti amo Simenon”, sfuggito dalla bocca di Callisto, come il più grande dei segreti, il suo peccato inconfessabile. La sua verità nascosta dietro i morsi, i baci e le spinte.

 

***

 

Vargas si sollevò a sedere, era di nuovo solo in quel grande giaciglio che era destinato solo al Re Drago, e che ora era testimone silenzioso dei loro sogni, dei loro incubi, del loro odore, dei loro gemiti soffocati contro le lenzuola.

Si toccò il collo, vicino alla spalla, dove lo aveva baciato, quasi morso, Callisto. 

Ebbe un brivido, di piacere, al ricordo.

Incredibile come il suo corpo avesse imparato, in poco tempo, a riconoscere il tocco di Callisto, trarne piacere, oltre il dolore, a desiderarne ancora e a ricordare ogni carezza con eccitazione.

Ma quello era sesso, piacevole, strano, inconsueto, ma pur sempre solo sesso.

L’amore era un’altra cosa.

L’amore era quel legame che ti faceva sentire l’assenza della persona amata come dolorosa e la presenza come l’unica che che conta.

Amore voleva dire essere felice se l’altro lo era, voleva dire proteggere, pensare al benessere dell’altra persona,  voleva dire mettere l’altro prima di se stessi. Dare, senza per forza ricevere…

“Oh merda!” Imprecò tra sé Vargas, rendendosi conto all’improvviso che tutte quelle cose Callisto le aveva già fatte per lui, nei mesi passati, per lui, non per Isabeau, non per qualcun altro, per lui.

E lui? Cosa diavolo aveva fatto? Come aveva reagito a quelle tre parole dette pochi giorni prima?

Vargas non riusciva a ricordare, talmente era rimasto sconvolto da quella affermazione, forse lo aveva solo rimproverato per aver usato il suo nome con tanta confidenza, forse gli aveva detto qualcosa come: “ho bisogno di te”, ma certo non era lo stesso che rispondere “ti amo anche io”.

Vargas non era sicuro di provare un sentimento così per lo stregone.

Un altro brivido di eccitazione lo percorse al ricordo del corpo di Callisto che si muoveva sul suo facendolo gemere ad ogni affondo.

Lo stregone sapeva come dargli piacere, non c’erano dubbi su questo. Se il sesso tra loro era ancora, di tanto in tanto, doloroso, per Vargas, era perché alla fine lo volevano così entrambi; il loro era una sorta di gioco delle parti, in cui si stuzzicavano, si misuravano, si soppesavano.

Erano pur sempre un mago e uno stregone, rivali da sempre, nella magia, come nella vita, e il sesso tra loro assomigliava più ad un’arena che non a un focolare. 

D’Improvviso a Vargas venne in mente una frase di Callisto: “Liberarti da quella zucca è stata la decisione migliore che potessi prendere...” In quel momento, a ripesarci, Vargas provò vergogna di se stesso. 

Lui non si meritava quella possibilità, non si meritava il calore di un nuovo amore, eppure Callisto sembrava aver deciso per entrambi.

Perché lo aveva salvato? Perché dopo che il “sospiro nero” lo aveva pugnalato al cuore, Callisto aveva salvato la sua anima e i suoi ricordi imprigionandoli in una zucca magica, in attesa di poterlo riportare in vita?

Quanto gli era costato? Cosa aveva dato Callisto in cambio della possibilità che lui vivesse di nuovo, un secolo dopo?

Non glielo aveva mai chiesto. Non lo aveva mai ringraziato, si era solo limitato a lamentarsi, ad accusarlo e ad odiarlo.

Lo odiava poi?

Sulle labbra aveva ancora il sapore dei suoi baci, il formicolio della pressione della bocca sulla sua, il ricordo vivido della lingua di Callisto contro i suoi denti… Vargas espirò e gemette, era eccitato.

Iniziò a toccarsi senza quasi rendersene conto, non era la prima volta che si masturbava, era una cosa normale dopotutto. Naturale, come mangiare, respirare, dormire, nient’altro che espressione di un bisogno del corpo.

Era la prima volta però che si toccava pensando ad un uomo, ad uno stregone, a Callisto.

La mano sinistra sfregava sull’asta veloce, i respiri del mezzelfo si fecero rapidi e concitati, il calore aumentava nel corpo, così come la pressione che sapientemente Vargas esercitava con la sua stessa mano, muovendosi si e giù sul suo membro.

Era praticamente nudo, ad eccezione delle braghe, degli anelli e della collana che indossava sempre, senza toglierli mai.

Il metallo freddo che decorava le sue dita faceva un leggero e piacevole attrito sulla pelle tesa e dolente, mentre la mano si muoveva.

“Credimi Vargas, di te si può dire tutto, meno che tu sia una persona fredda e distaccata. Diciamo che sai fingere di esserlo molto bene, ma chi ti conosce, sa che non è così..”

Ecco un’altra incursione delle parole di Callisto nella mente di Vargas, proprio mentre si stava masturbando gli tornò alla mente quella frase dello stregone.

Gemette più forte, l’orgasmo non era lontano.

Vargas era abituato a tenere tutti lontani, aveva dovuto costruirsi una fortezza interiore per non essere ferito, per non soffrire più. Il suo cuore era stato spezzato quando gli avevano trucidato la famiglia, quando aveva perso Agata, quando aveva dovuto mettere fine alla vita di Isabeau… non poteva permettersi di far avvicinare nessuno alla parte più scoperta di sé.

“Ehi mezzorecchie… perché piangi? Ci sono io, ti prenderò sempre lasciati cadere…”.

Vargas era talmente preso dai pensieri e dal piacere meccanico che si stava dando, che non si accorse di stare piangendo e che quella che aveva sentito, non era una frase che ricordava, nella mente, ma l’aveva davvero udita. Callisto l’aveva detta in quel momento. Callisto era lì, nella stanza, con lui. Gli si era avvicinato infilando le braccia da dietro, facendole passare sotto le sue. La sua mano sopra quella del mezzelfo che si stava ancora accarezzando, andò ad intrecciarsi alle dita del mago.

Vargas emise un verso di piacere, liberatorio, ma anche imbarazzato. 

“Mi piace guardarti mentre vieni… ” aveva detto Callisto nel suo orecchio, abbracciandolo da dietro, mentre il seme di Vargas zampillava sporcando le dita di entrambi.

“Sta’ zitto, sono già abbastanza in imbarazzo così”. Disse Vargas mentre si asciugava le lacrime dal viso, con la mano libera, lasciando in bella mostra tutto il resto del suo corpo accaldato e teso.

“Non ho mai visto nessuno masturbarsi e piangere insieme… Stai bene?” Chiese Callisto sciogliendo l’abbraccio, girando attorno al giaciglio per metterglisi di fronte.

Ancora quello sguardo, quel nocciola e oro, quel sentimento così evidente…

Lo stregone gli sfregò il pollice sul viso per asciugare una lacrima, spostandogli una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio appuntito.

“No, non sto bene, stregone! Non sto bene affatto!”. Le parole furono più dure di quel che Vargas avrebbe voluto.

“Mi hai sorpreso mentre mi masturbavo e piangevo, come potrebbe andare bene?” 

“Immagino di aver fatto di nuovo qualcosa di sbagliato… Finisce sempre che ti faccio incazzare, o piangere, beh sì, anche venire, anche se stavolta hai fatto tutto da solo…”. Cercò di sdrammatizzare Callisto. 

Vargas non lo guardava, non poteva, non se lui aveva quegli occhi che gridavano “ti prego amami, non respingermi…”.

“Non hai fatto nulla Callisto! A parte piombare qui e mettermi in imbarazzo. Mi vergogno

come una biscia…”. Si vergognava sì, ma non per l’orgasmo appena avuto davanti alla stregone. Si vergognava di quello che non riusciva a capire. Quello che avrebbe voluto gridargli in realtà era:“perché cazzo hai detto di amarmi?”, invece ripetè solo un: “davvero stregone, va tutto bene… andrà bene”.

“No, Vargas. Non va tutto bene!” Ti conosco abbastanza da sapere che sei sconvolto. Dimmi cosa ho fatto, ti prego…” e su quel “ti prego” il muro di Vargas si sgretolò.

Ma non poteva affrontare quel discorso in quel momento, non voleva.

“Adesso basta,baciami” gli ordinò Vargas e Callisto lo fece, senza scomporsi, senza domandare perché. Lo fece perché glielo aveva chiesto Vargas, lo fece perché lo voleva.

Dio, se lo fece… E fu dolce, intenso, e perfetto, lui sapeva di cuoio, menta e ghiaccio.

“Toccami” disse il mago e lo stregone obbedì. Le mani scesero dal viso al collo, fino si pettorali, ai capezzoli che Callisto pizzicò piano, facendolo ansimare di piacere, vibrante e ormai famigliare tra loro. Fece scorrere le dita sull’addome del mezzelfo, sui muscoli contratti nello sforzo di tenerlo seduto sul giaciglio, fino ai fianchi che strinse in un gesto lieve di possesso.

“Leccami” continuò Vargas e Callisto fece come aveva chiesto senza battere ciglio, senza una parola, una protesta. 

Il Re obbediva al suo mago.

Con la bocca circondò il membro di Vargas, che nel frattempo era ritornato duro e teso, dopo quel primo orgasmo in solitaria.

Lo leccò e succhiò come sapeva sarebbe piaciuto al mezzelfo, mentre Vargas gli teneva le mani sulla testa, le sue dita ingioiellate a stringere le ciocche bianco azzurre del Re.

Vargas chiuse gli occhi e spalancò la bocca in un mezzo grido di piacere, Callisto assaporò il seme e l’odore del mago, poi si tirò su, un mezzo sorriso sulle labbra soddisfatte. Salì sul letto con il ginocchio, facendo scricchiolare tutta la struttura in legno.

“Dimmi che mi odi.” Lo sfidò ancora Vargas.

Stavolta Callisto rispose.

“Non posso dirti che ti odio, quando ho ancora il tuo sapore nella bocca”.

“Dimmi che mi odi…” continuò Vargas, prendendogli la tunica con la mano e strattonandolo.

“Non posso dirti che ti odio se sei nudo, sudato e appagato sul mio letto…” gli fece notare stregone.

“Dimmi che mi odi!” Gridò Vargas, un ordine il suo.

“Non posso dirti che ti odio, se raccolgo le tue lacrime sulle mie dita” e dicendo questo Callisto gli si avvicinò al viso, costringendo Vargas a guardarlo negli occhi.

Quegli occhi. 

Nocciola, oro.

Stanchezza, dolore. 

Fiducia, amicizia. 

Devozione, desiderio.

E qualcos’altro che Vargas non riusciva a vedere, non voleva vedere.

“Ti amo Simenon, non importa se tu non mi ami. Mi sono innamorato di te, hai capito mago? Se non mi vuoi, dillo e non ti assillerò più. Però devi dirmelo, perché io non so leggere dentro di te, come tu sai fare con me… ”.

Vargas taceva, un groppo in gola e l’istinto di fuggire il più lontano possibile da lui.

“Parla Vargas, ti prego…” lo implorò Callisto.

“Rifaresti tutto?” Gli chiese Vargas invece di rispondergli.

Non si riferiva solo al piacere sessuale di poco prima, ma a tutte le scelte dello stregone, le scelte che Callisto aveva compiuto nei secoli e che li avevano portati in quel tempo, in quel letto, con i loro odori e umori mischiati, con i cuori confusi.

“Sì. Tutto, tranne vederti morire, quello no, non lo vorrei rivivere”. Ammise Callisto, riferendosi a quando Vargas era stato pugnalato davanti ai suoi occhi, mentre lo stregone giaceva a pochi passi incatenato e reso innocuo dagli scagnozzi del druido rinnegato Rymsis.

“È stato doloroso vederti morire,  Vargas, più doloroso di qualsiasi altra cosa, al pari solo della morte di mia moglie Nephele prima, e di Isabeau poi. Mi sembrava di avertelo già detto questo…” 

Callisto ora evitava lo sguardo di Vargas, sembrava arrabbiato, deluso persino.

“Ti ho fatto una domanda prima, Simenon, vorrei una risposta adesso…”. Di nuovo lo aveva chiamato per nome, ma stavolta non c’era traccia di incertezza, ma solo di rabbia e indignazione.

“Callisto… io…” tentennò, non sapeva cosa dire.

“Ho capito, non serve che aggiungi altro…” lo interruppe Callisto allontanandosi dal giaciglio.

“Ma non ho ancora risposto…” Vargas spalancò i grandi occhi bruni confuso.

“Lo hai appena fatto, Vargas”. Sottolineò Callisto.

“Sei la persona migliore che potessi decidere di salvare. Lo rifarei ad occhi chiusi, anche se mi è costato tanto riportarti indietro. Mi dispiace per tutto, non avrei dovuto forzarti nel sesso, come in tutto il resto.” Ammise Callisto, in procinto di lasciarlo da solo di nuovo, stavolta definitivamente.

Vargas fu preso dal panico, un autentico terrore di perderlo, di perdere Callisto e il suo sorriso. 

Il cuore accelerò all’impazzata e fu in quell’istante che capì una cosa molto importante.

“Se continuerai, non ti perdonerò mai…”.

“Se mi fermassi ora, non mi perdoneresti comunque, dico bene?”.

Si ricordò quelle frasi scambiate quella loro prima volta, prima che Callisto lo aveva preso con forza, per la prima volta. 

Vargas lo aveva perdonato, e non solo. 

“Resta con me”. Disse il mago. “Lo sai, non sono molto bravo con queste cose. Non so bene cosa provo, ma non voglio che tu te ne vada.” Ammise Vargas.

Callisto tornò sui suoi passi, lo baciò e Vargas sentì il proprio sapore sulle sue labbra.

“È più di quello che speravo...” gli sorrise lo stregone, facendolo sdraiare sotto di lui.

Vargas ricambiò il sorriso e per la prima volta sentì una vibrazione nel cuore, proprio là dove stava la sua fortezza inaccessibile, c’era una piccola crepa, un filo luminoso. E questo raggio luminoso, caldo e confortante aveva i colori nocciola e oro di Callisto.

 

***

 

Note dell’autrice: eccomi con un altro prompt, su questi due. Ho appena finito il primo volume della saga di Green Creek “Wolfsong” di T.J. Klune. Chi lo ha letto non faticherà a trovarne tracce in questa storia…

So che ho già scritto tutto su di loro, di tutto e di più, ma spero che possa comunque emozionarvi un’altra sfumatura del loro complicato rapporto.

Vargas e Callisto non sono una coppia come tutte, hanno un passato burrascoso, molti scheletri nell’armadio e difficoltà a parlare di sentimenti.

Ad ogni modo spero vi piaccia anche questo pezzettino di loro. <3

A presto!

Ladyhawke83 

 

 

   
 
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