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Autore: Evola Who    15/07/2023    1 recensioni
I cittadini di Hawkins, ritornarono ad acquistare dei loro vecchi negozi di fiducia. Facendo rintonare gli affari di Donald a girare, come il resto dei negozianti. Anche se erano rimasti sconvolti dall’arresto dell’ex sindaco Kline.
E Joyce e Hopper ebbero finalmente il loro appuntamento da Enzo il venerdì sera alle diciannove...
Finalmente, potevano vivere la loro relazione e assicurando, recuperando il tempo perduto, per una vita normale.
Con pregi e difetti…
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonathan Byers, Joyce Byers, Murray Bauman, Will Byers
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giovedì 9:30 del mattino, capanna di Hopper.

Murray parcheggiò il suo pulmino Volkswagen T2 color rosso ciliegia con il tettuccio bianco la vernice usurata e qualche ammaccatura, nel vialetto della capanna di Hop.

Con già a bordo Mike, Lucas, Dustin e Max in attesa di Will e Undi e pronti per partire.

I due ragazzini stavano uscendo insieme a Joyce e Hop, già in divisa da sceriffo, che tenevano in mano le valigie dei propri figli.

“Forza Gente! Non abbiamo tutto il giorno! Ci sono ben tre ore di guida da fare!” disse Murray con la testa fuori dal finestrino e suonando il clacson, cosa che mise a dura prova la già poca pazienza di Hop.

“Wow Murray! Questo furgone è davvero fantastico!” commentò Will stupito.

“Grazie ragazzo! L’ho affittato da due conoscenti che gestiscono un’officina vicino a casa mia.”

“Lo hai affittato?” chiese Hop perplesso.

“Ovvio Jim! Secondo te avrei una macchina abbastanza grande da far salire sei ragazzini in una volta sola?” rispose sarcastico.

“Beh, l’importante è che sia ancora in grado di muoversi…” disse Joyce cercando di sdrammatizzare la situazione.

“Oh, lo so che è un po' vissuto. In fondo i due tizi che me lo hanno affittato sono due fratelli gemelli che hanno vissuto a pieno la summer of love” e ridacchiò divertito.

Joyce e Hop si scambiarono uno sguardo allarmato da quella notizia. Sperando vivamente che quel pullmino non si trasformasse in una macchina mortale.

“Ma tranquilli! L’hanno ripulita, restaurata e sistemata. E questo bel gioiellino farà ancora un sacco di chilometri!”

“E allora che cos’è questa puzza?” urlò Max dal lontano con tono irritato.

“È l’erba che si fumavano a quei tempi?” aggiunse Dustin: “Le famosissime ‘canne’?”

“Ehi laggiù!” rispose Murray girandosi verso di loro: “Non osate dire più queste cose! Soprattutto davanti alla polizia!”

“Sei ancora convinto di questa idea?” domandò Joyce a bassa voce.

“Orami Murray ha accettato ed è troppo tardi per tirarsi indietro.” Rispose Hop paziente.

“Che cos’è una canna?” domandò ingenuamente Undi a Will.

“Già orami è troppo tardi…” aggiunse Joyce mormorando tra sé e sé, incamminandosi verso lo sportello del furgone.

Lo aprì per sistemare i bagagli dei ragazzi, composti da due zaini pieni in stile campeggio e una piccola valigia da viaggio che Will teneva tra le mani.

“Perché il tuo futuro figliastro tiene quella valigia stretta, come se dentro ci fossero i codici dei missili nucleali?” domandò Murray dal finestrino verso Hop.

“Lì dentro c’è il suo nuovo costume da mago e quello da stregone di Undi” rispose “Ci hanno lavorato per una settimana intera giorno e notte, e non volevano essere disturbati.”

“Ah giusto, il gioco di ruolo dal vivo o roba dal genere” disse Murray. “Sì, la solita roba per nerd.”

“Comunque, perché portare i ragazzi a Chicago oggi, se la fiera inizia domani?”

“Beh, quando ho chiamato mia madre e le ho detto che sarei andato a Chicago in veste da Babysitter, ecco…sono successe un po' di cose.”

Raccontò che sua madre voleva conoscere i nuovi amici di Murray, ospitarli in casa loro per tutto il weekend e farli dormire nelle due camere degli ospiti (una di quelle camere era l’ex camera da letto di Murray) lasciando il figlio dormire sul divano.

“All’inizio non volevo accette minimamente la sua proposta. Ma poi mi sono ricordato che avrei dovuto trovare un motel e pagare tre stanze, per non parlare del cibo e spese simili… Allora ho capito che ritornare nella mia vecchia casa di infanzia era decisamente meglio, e soprattutto gratis, che andare in un motel di terz’ordine.”

“E per tua madre non sarà un problema?” domandò Hop

“Naaah, sarà uno spasso! È da tutta la vita che voleva dei nipotini. Ma visto che mi conosce fin troppo bene, ha capito che quel sogno non si realizzerà mai. Così è ben contenta di ospitare sette ragazzini come surrogati di nipotini e a giocare a fare la nonna.” Assicurò il giornalista “Credetemi li vizierà, prenderà sempre le loro difese, gli cucinerà biscotti, panini imbottiti di carne e gli racconterà di quando era una giovane ragazza di New York che viveva nel quartiere ebraico di Brooklyn e dei suoi vicini di casa, ovvero la famiglia Straisand.”

Hop era ancora perplesso da quelle parole. Ma in fondo era meglio che i ragazzi fossero accolti in una tranquilla casa di periferia, che in un motel.

“Hop!” chiamò Joyce, capendo che era ora di salutare i ragazzi. Così lo sceriffo andò da loro davanti allo sportellone ancora aperto per abbracciare Undi e dare gli ultimi avvertimenti alla squadra. Ovvero: stare insieme alla squadra, mai divedersi, comportarsi bene e rispettare le regole della signora Bauman e soprattutto di non stare troppo tempo da sola con Mike, lanciando un’occhiata severa a quest’ultimo, facendolo spaventare.

“Mi raccomando Will, stai attento, non girare da solo in fiera, non dividetevi e se c’è qualche problema, chiamami immediatamente. D’accordo?” aggiunse Joyce.

“Certo mamma, non ci divideremo e saremo educati con la signora Bauman. Promesso” rispose Will.

Joyce sorrise e lo abbracciò e finalmente i due ragazzi salirono sul fugone.

“Bene ragazzi! Allacciatevi le cinture che dobbiamo essere a Chicago in tempo per la deep dish pizza fatta in casa!” disse Murray accendendo il motore.

Salutò i suoi amici con sorriso sornione e parole a doppi sensi con tanto di occhiolino, facendoli imbarazzare. E finalmente chiuse il finestrino, fece manovra e partirono verso alla grande città, sotto gli sguardi di Joyce e Hop.

“Non ci credo che l’abbiamo fatto davvero.” Disse Hop: “E non ci credo che Undi ora sarà così lontano da Hawkins e da me per tutto questo tempo.”

“Stessa cosa con Will dopo il rapimento del sottosopra….” aggiunse Joyce: “Dio, so che abbiamo parlato di dargli più spazio, ma… pensi che abbiamo fatto la scelta giusta?”

“Orami il danno è fatto, e ora dobbiamo solo sperare che vada tutto bene per una volta” assicurò Hop.

Joyce appoggiò la testa alla sua spalla, mentre Hop mise le un braccio introno alla vita per stingerla a sé, mentre vedevano il pulmino allontanarsi sempre di più fino a scomparire.

 

***

 
Joyce e Hop entrarono nella capanna (ancora in fase di riparazione sul tetto per via dello scontro con il Mind Flayer) dove lei si sedette sul divano sospirando.

“Ti va un po' di caffè?” domandò Hop

“Sì, grazie”

Hop preparò il caffè nella sua piccola cucina, prese due tazze e lo portò in soggiorno.

“Grazie” disse lei prendendo la tazza e iniziando a bere.

“Oggi che turno hai al lavoro?” domandò Hop sedendosi sulla sua poltrona con la tazza in mano.

“Donald vuole tenere il negozio ad orario continuato. Perciò devo attaccare a mezzogiorno fino alla chiusura.” Rispose bevendo un sorso di caffè.

“Perciò, niente pranzo insieme?”

“Purtroppo no. Dovrò mangiare un panino nei momenti morti”

“Peccato”

“Però ora abbiamo la serata libera” disse Joyce posando la tazza semi vuota sul tavolino e sorridendo.

“Hai ragione” rispose Hop ricambiando il sorriso e posando la tazza accanto alla sua: “E che cosa pensavi di fare?” chiese con un po' di malizia.

“Che ne dici di andare al cinema stasera?”

Hop rimase sorpreso da quella richiesta ripetendo: “Cinema?”

“Sì, in fondo è da tempo che non vado a vedermi un film al cinema. E sarebbe bello andarci insieme” rispose sorridendo: “Così, domani potremo andare da Enzo.”

Hop sorrise a quella proposta “Sì, sarebbe fantastico” rispose.

“E magari, dopo il cinema possiamo mangiare in qualche tavola calda” continuò: “Sarebbe divertente!”

“E che film vorresti vedere?”

“Non lo so…” rispose “Jonathan e Nancy sono andanti a vedere un film fantasy medievale che parla di maledizioni e magie.”

“E tu vorresti vedere un film fantasy?” chiese Hop perplesso.

“Che c’è? sarebbe bello cambiare genere ogni tanto” continuò “E poi mi ha detto che è anche romantico, e che il protagonista è il droide di ‘Blade Runner’.”

“Harrison Ford?”

“No quello biondo che alla fine del film muore.”

“Ho, Rutger Hauer!”

“Ecco lui! Nancy mi ha detto che è un bel film. Con una donna che si trasforma in un’aquila o roba del genere.”

Hop sorriso rispondendo: “D’accordo! Per me va bene.”

“Fantastico!”

“Allora ti prendo dopo il lavoro?”

“Sì, chiuderò per le sette.”

“Allora ti prenderò per le sette in punto, signora Byers”

“Grazie, sceriffo Hopper!” E iniziò a ridere.

Pian piano calò il silenzio.

Joyce si alzò, prendendo le tazze dal tavolino per portarle in cucina, mentre Hop rimase seduto sulla sua poltrona seguendola solo con lo sguardo.

“Però ora sono soltanto le 10:15” fece notare Hop guardando l’orologio

“È vero, sono già le 10:15” rispose mettendo le tazze sopra il lavandino.

“Perciò, abbiamo ancora un po' di tempo libero…” fece notare Hop con finto disinteresse.

Joyce capì dove voleva andare a parare, restò al gioco rispondendo allo stesso tono: “È vero, ho ancora un po' di tempo prima del turno” e si camminò verso al soggiorno, fermandosi accanto alla poltrona di Hop e appoggiando le mani sul bracciolo piegandosi verso di lui dicendo: “Potrei tornare a casa e riposarmi un po'.”

“Oppure potresti restare un po' qui con me…” rispose Hop sempre con più malizia.

“Davvero?”

“Davvero.”

“E che cosa potremmo fare?” chiese con tono allusivo.

“Beh… potremmo riposarci insieme.” Disse Hop prendendo la mano di Joyce e tirandola a sé, facendola sedere sopra alle sue ginocchia con una mano sulla spalla e l’altra sul ginocchio.

Joyce ridacchiò, mettendo le braccia introno alle sue spalle.

“Che ne dici?” propose con tono profondo, avvicinandosi al suo volto e iniziando ad accarezzare lentamente una coscia “Per dare inizio a questo meraviglioso weekend?”

Joyce ricambiò lo sguardo rispondendo con lo stesso sguardo provocante.

“Allora a noi…” disse Hop avvincendosi al suo volto.

“A noi…” ripeté Joyce

Stavano per bacarsi, quando la grossa radio della polizia non iniziò a suonare.

“Sceriffo Jim Hopper mi ricevi? Sceriffo Hopper è in casa ed è sveglio o sta cercando di ignorami? Passo.”

Hop frustato imprecò: “Ma porca miseria!” per poi guardare Joyce cambiando tono: “Scusami…”

“Non preoccuparti” assicurò lei accarezzando il volto con la mano: “Tanto io sono ancora qui” e gli diede un bacio sulla guancia.

Hop era grato della sua pazienza, accarezzando dolcemente la gamba con la voglia di non smettere e tenerla ancora sulle sue ginocchia per sempre.

Ma la radio continuò a suonare e Joyce si alzò dalla poltrona per lasciare che Hop andasse a rispondere.
“Qui è Hop, passo”

Hallejua Jim! Dimmi un po' hai dormito fino a tardi o hai iniziato a riprendere le tue vecchie abitudini?

“Ho avuto da fare Florence” rispose paziente: “E te l’avevo detto giusto ieri che sarei arrivato tardi questa mattina”

“Hu-muh, però non avevi detto che saresti arrivato così tardi, visto che sono quasi le 10:30. E poi, quand’è che ti comprerai un telefono nuovo?”

“Che cosa è successo Florence?” chiese paziente.

“C’è la preside Murphy del suo ufficio da più di mezzora.”

“La preside Murphy?”

“L’hai chiamata per discutere della situazione a scuola, o te lo sei dimenticato?”

E Hop a quel punto si ricordò rispondendo: “E’ vero! Avevo chiesto di venire nel mio ufficio. Dille che sto arrivando.”

“Va bene, dirò che arriverai fra dieci minuti”

“Dieci minuti? No, dille che…”

“Dieci minuti Hop!” ripeté Florence con tono diretto.

Lo sceriffo sopirò paziente rispondendo: “D’accordo, dille che sarò lì fra dieci minuti…”

“Ricevuto capo, passo”

“A più tardi Florence” e chiuse la chiamata.

“La preside Murphy?”

Hop si girò, vedendo Joyce in piedi che stava camminando verso di lui in cucina a braccia conserte e aria perplessa: “Perché hai chiamato la preside Murphy nel tuo ufficio?”

“Beh, perché ormai sono troppo vecchio per essere chiamato per andare nell’ufficio del preside” rispose ironicamente, cercando di farla ridere.

Ma Joyce si fermò davanti a lui e con tono serio disse: “Jim?”

“L’ho chiamata per parlare della situazione di Undi e iscriverla a scuola…” ammise

Spiegò che aveva deciso che Undi frequentasse la scuola, grazie al finto certificato di nascita e i documenti lasciati da Sam. Ma doveva spiegare la sua paternità con Jane, che prima aveva vissuto isolata per molto tempo con sua madre a New York fino alla sua morte, che solo dopo quell’evento aveva scoperto l’esistenza di sua figlia dopo tredici anni di silenzio.

“E poi per parlare dalle questioni bullismo”.

“La questione bullismo?” ripeté Joyce perplessa.

“Lo sai, i bulli che hanno sempre tormentato Will e i suoi amici.”

“Ma se la famiglia Walsh ha lasciato la città l’anno scorso.”

“Sì, ma Undi frequenterà il primo anno di liceo!” fece notare Hop leggermente allarmato: “E lo sia come sono fatti i ragazzini quando iniziano il liceo: manipolabili, incerti, insicuri e con la voglia di conformarsi con gli altri a tutti costi!”

Joyce alzò gli occhi al cielo, intuendo il tono allarmistico di Hop e il suo lato da padre iperprotettivo.

“E Undi è una ragazza fragile che conosce ancora molto poco del mondo intorno a lei. È l’ultima cosa che voglio per lei è che sia presa di mira da un gruppo di adolescenti! Perciò voglio assicurami che la preside Murphy prenda in mano questa situazione insieme a tutti i docenti.”

“Lo sai che la scuola ha i suoi limiti, e che il liceo di Hawkins è molto affollato” fece notare Joyce con pazienza.

“Sì, ma se Undi un giorno tonerà a casa presa di mira dai i bulli, la scuola risponderà a me!” e si indicò con il pollice con aria sicura.

“Direttamente a te?” ripeté Joyce perplessa.

“Non ho mai avuto paura del signor Cooper, figurati se ora ho paura di affrontare tutto il liceo.”

Joyce sopirò rassegnata, capendo che farlo ragionare in modo razionale era completamente impossibile.

“D’accordo, fai come voi.” rispose alzando le mani: “Ma non mi mettere in mezzo in questa faccenda! Sappi però che stai un po' esagerando”

“Questione di punti di vista” rispose Hop convinto.

La donna alzò gli occhi iniziando a incamminarsi verso la porta: “Allora io ritorno a casa, così potrai arrivare in tempo per incontrare la preside.”

Hop la raggiunse per aprirle la porta.

“Allora… ti vengo a prendere stasera? Così andiamo direttamente al cinema?”

“Per me va bene”

Joyce si alzò sulla punta dei piedi per un bacio sulle labbra che fu subito ricambiato.

“Ciao” disse Joyce con tono dolce

“Ciao…” rispose Hop con lo stesso tono.

Joyce uscì dalla capanna per raggiungere la sua macchina mentre Hop la guardava davanti alla porta con lo sguardo sereno finché non la vide andare via.

E da quel momento in poi, iniziò ufficialmente i loro lungo e romantico weekend.




 
   
 
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