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Autore: Keeper of Memories    24/07/2023    1 recensioni
Dal testo:
"Soppesò la situazione per alcuni istanti.
«In cosa consisterebbe questo lavoro, dunque?» chiese, riportando lo sguardo sulla giovane.
«Alla fine di quest’anno, si terrà un evento nella città di Philadelphia. Un prezioso opale verrà esposto per un breve periodo durante una festa, prima di essere donato a un membro di una famiglia di reali europei. Il committente vuole quell’opale.»
«Mi state chiedendo di rubare!»
Natalia distese la sua espressione, dipingendo un dolce sorriso innocente sul suo volto fanciullesco.
«Mi è stato detto che le vostre mani sono molto abili. È corretto?»
Francis sorrise serafico. «Lo sono, in più modi di quanti possiate immaginare.»"
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Quattro persone assoldate da quattro misteriosi committenti; quattro incarichi che li vedranno nemici, poiché la posta in gioco è troppo alta per lasciar correre. Chi ne uscirà vincitore? Ma soprattutto, chi sono questi misteriosi committenti?
[Human!AU]
[FrUk] [Ameripan]
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo sguardo stupito di Arthur passò dall’americano folle che gli stava puntando una pistola alla tempia, al giapponese che stava rovistando tra i suoi vestiti.
«Che storia è mai questa? Siete pazzi? Chiamo le guardie» urlò all’americano, imitando come meglio poteva il suo accento.
Posò la mano sul braccio ferito, tamponando il rivolo di sangue con i lembi di stoffa squarciata. Faceva male ma non era un taglio profondo; era certo che, se avesse voluto, il giapponese gli avrebbe tranquillamente tagliato il braccio. Il suo cuore fece un balzo in gola al solo pensiero.
«Calma amico, stiamo aiutando le guardie a cercare un ladro» ribadì questo.
«Senti, stavo andando a restituire delle cose a un ospite, non so di cosa stai parlando.»
L’americano e il giapponese si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi il primo abbassò la pistola.
«Fai attenzione, il ladro è ancora in circolazione.»
«Lo farò. Dannazione, dovrei denunciarvi» mormorò a denti stretti, fingendosi seccato mentre recuperava rapidamente le sue cose.
Arthur quasi corse via da quel parco, deciso a non incrociare mai più la strada di quei due pazzi. Svoltò alcuni vicoli, quindi si prese alcuni istanti per calmarsi. Doveva trovare un posto per cambiarsi d’abito il più in fretta possibile, aveva un maledetto francese a cui dare la caccia.
 
 
Francis stava passeggiando tranquillamente per le strade di Philadelphia. L’hotel era lontano, ma non aveva alcuna intenzione di chiamare una carrozza. A che pro, dopotutto? Aveva ottenuto quello che desiderava, poteva prendersela comoda.
Nello stesso istante in cui formulò quel pensiero, sentì un tonfo alla sua destra. Non fece in tempo a voltare la testa che il suo intero corpo venne sbattuto contro il muro dell’edificio più vicino.
«Dove pensate di andare, Bonnefoy?»
Arthur Kirkland sorrideva, il volto vicino al suo, separati soltanto dal coltello che gli stava premendo sulla gola.
«Chi si rivede… a cosa devo questo piacevole incontro a così poca distanza dal precedente?»
L’espressione di Arthur si deformò in un ghigno inquietante.
«Non prendetemi in giro, schifoso francese. Sapete benissimo perché sono qui» disse, esercitando ulteriore pressione sulla sua gola.
«Forse… ma ditemi, non dovevamo stare a dieci piedi di distanza? Sembra che non vi dispiaccia essermi così vicino, in fondo.»
«Tacete e consegnatemi l’opale, o vi farò stare zitto in altro modo.»
Francis sogghignò. «Non siete un assassino, Arthur Kirkland. Non lo fareste mai.»
 
Arthur guardò il volto del francese continuare a sorridergli in maniera fastidiosa. Si stava innervosendo, la posta in gioco era troppo alta e non aveva tempo da perdere con questi stupidi giochetti. Premette ancora il coltello sul suo collo, permettendo a una goccia di sangue di rigare la pelle candida.
«Forse non lo sono… ma un uomo sufficientemente disperato può diventarlo, non credete?»
Francis iniziò a ridere, scoprendo ancora di più il collo. Nello stesso istante, Arthur sentì qualcosa premere sul suo ventre, qualcosa di freddo e metallico del tutto simile alla canna di una pistola. Eppure, era certo che il francese fosse disarmato.
«Esattamente, dove tenevate quella?»
«Ah! Potrei dirvelo in effetti, ma sono un signore per cui terrò la bocca chiusa.»
«Bloody bastard» ghignò a denti stretti.
«Quindi Arthur! Quanto siete disperato? Abbastanza dal voler vedere se siete più veloce voi a squarciarmi la gola o io a piantarvi una pallottola in pancia?»
 
 
«Avete finito con questa scenata? Posso tagliargli le dita, signor Arthur?»
Un ragazzino cencioso si avvicinò a loro. Aveva i capelli disordinari malamente pettinati all’indietro e un coltello a serramanico in una mano, parzialmente nascosta da un cappotto sgualcito troppo lungo per qualcuno della sua età. Francis non capì una parola di quello che aveva detto, ma dal modo in cui Arthur sorrise intuì non essere una faccia nuova.
«Capitano Bonnefoy, ti presento il mio carissimo amico Michael» gli disse infatti l’inglese, mentre un sorriso trionfante prendeva forma sul suo viso «In questo momento trova le tue dita estremamente superflue.»
Il ragazzino avvicinò pericolosamente il coltellino alla sua mano, costringendo Francis ad abbandonare la pistola, che cadde a terra con un tonfo. Arthur fece mezzo passo indietro, il coltello ancora puntato alla sua gola, solo per frugare più agevolmente le tasche del suo cappotto.
«Frugate così attentamente tutti quelli che vi derubano, Arthur?» sussurrò Francis divertito, mentre l’inglese tastava con attenzione i suoi fianchi.
«Di solito sono io ad essere perquisito… e comunque, state zitto! La vostra voce mi fa venire il mal di testa.»
Il francese ridacchiò. «Aggiungerò “rubare a un ladro” alla lista delle mie imprese.»
 
 
Dopo un’attenta perquisizione, Arthur trovò ciò che stava cercando; l’opale era avvolto in un fazzoletto in una tasca interna del cappotto dell’ ex-capitano, assieme a un paio di altri oggetti. Uno di questo attirò la sua attenzione: si trattava di una busta aperta, dal sigillo in ceralacca familiare.
«Ehi, quella è personale» provò a protestare Francis, ma un’occhiataccia e un paio di coltelli troppo vicini lo fecero desistere. Gli occhi dell’inglese scorsero rapidi lungo il foglio stropicciato.
«Vi hanno assoldato per rubare quell’opale.»
Non era una domanda. Quella lettera era identica alla sua, stessa calligrafia, stesse indicazioni. L’unica differenza era nella firma, composta dalle lettere “A.N.”, che Arthur non riusciva ad associare a nessuno.
«Si. E allora?»
«“E allora”?»
Sollevò lo sguardo furente su Francis. Lasciò cadere la lettera a terra e con la mano ora libera frugò le sue tasche per qualche istante, finché non trovò il pezzo di carta incriminato.
«Io sono stato assoldato per rubare quell’opale,» sbraitò Arthur, sventolando la sua lettera davanti alla faccia del francese «quindi ora o mi spiegate tutto per filo e per segno o giuro che vi sgozzo come un fottutissimo maiale.»
Non era qualcosa che l’inglese era disposto ad accettare. Si sentiva preso in giro, raggirato. Il suo orgoglio da ladro non poteva sopportare un affronto del genere. Solo l’idea che le sue abilità venissero messe sullo stesso piano di quelle di quello stupido dilettante francese gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
 
Francis sospirò, realizzando solo allora di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Era abituato a trovarsi in situazioni pericolose, la sua intera vita fino ad allora ne era stata costellata, per cui era riuscito a mantenere la calma fino a quel momento nonostante il coltello puntato alla gola. Quando Arthur però minacciò di sgozzarlo, ebbe paura. Ogni cosa di lui, dal tremore della mano che reggeva il coltello all’espressione infuriata, gli suggeriva che non era per nulla incline agli scherzi. Se era bravo anche solo la metà di quello che aveva intuito, non era il caso di farlo arrabbiare ulteriormente.
«Vi dirò ogni cosa, lo giuro. Abbasserete quel coltello, dopo?»
Arthur sembrò recuperare in parte la sua compostezza. «Iniziate a parlare, tutto dipenderà da cosa mi direte.»
Francis parlò, raccontando per filo e per segno il suo incontro con Mademoiselle Alovskaya. Non andò troppo nei dettagli sulla sua ricompensa, né accennò al suo passato, ma ritenne di aver fornito un resoconto sufficiente all’inglese, che, a racconto terminato, fece un passo indietro.
«Andatevene. Non ho altro da dirvi.»
 
Arthur fece cenno a Michael di farsi da parte. Non aveva motivo di accanirsi sul capitano francese, era una vittima tanto quanto lui.
Il ragazzino, invece, si avvicinò a lui.
«Mi dovete qualcosa, Mr. Kirkland» gli disse, porgendogli la mano con il palmo aperto verso l’alto.
L’inglese si frugò le tasche ancora una volta, quindi lasciò una generosa quantità di dollari americani nella mano del ragazzino. Se non altro, quella vincita a whist si era dimostrata utile a qualcosa.
«Erano cinquanta, giusto? Te ne lascio altri venti se mi trovi un posto sicuro per passare la notte. Tornare all’albergo non è sicuro.»
«Datemi un attimo, signore.»
Il volto di Michael si illuminò. Si voltò verso l’interno della stradina in cui si trovavano e, portate due dita alla bocca, fischiò. Dei bambini comparvero da dietro l’angolo, che il ragazzino raggiunse correndo.
«Avete pagato dei bambini per il furto.»
Con grande sorpresa di Arthur, il francese non se n’era ancora andato. Invece, era rimasto lì, poggiato contro il muro di mattoni.
«È così. La banda di Michael è stata più abile e precisa di quanto mi aspettassi, si sono meritati l’extra che gli ho lasciato.»
«Mon Dieu, sono bambini! Li avete messi in pericolo.»
«Avevo bisogno di un diversivo e loro erano l’opzione migliore. Nessun’altro avrebbe potuto rompere così tante finestre e scappare con successo dalle guardie.»
«Ma è pericoloso per-»
«Fatemi indovinare» lo interruppe Arthur, incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio «siete cresciuto in un’amorevole famiglia, con un tetto sopra la testa e cibo nel piatto, dico bene?»
«Si, ma non vedo come questo vi giustifichi.»
Arthur sorrise, un sorriso disilluso e privo di gioia.
«Semplicemente, non potete capire.»
Il francese sospirò, desistendo da qualsiasi tipo di discussione. «Intendete porre qualche domanda al nostro committente comune? L’incontro è previsto per domani mattina.»
«Di sicuro voglio incontrarlo.»
«Vorrei esserci anch’io, se siete d’accordo.»
Arthur fece spallucce. «Fate quello che volete. Non m’interessa.»
Per l’ennesima volta quella sera, Francis sospirò.
 
 


«Questo è interessante.»
Lo sguardo di Ivan si spostò lentamente dall’ex capitano francese al ladruncolo inglese. Secondo le regole del gioco che i suoi sottoposti avevano messo in piedi, una sola persona avrebbe dovuto essere al suo cospetto quel giorno, eppure eccoli lì entrambi.
«Se mi è concesso, signore, avremmo delle domande» disse l’ex capitano.
«Prego, chiedete pure.»
«Questo opale è di vostra proprietà, corretto? Per quale ragione ci avete chiesto di rubarlo?»
Ivan sorrise serafico. «Beh, non posso prendermi il merito di tutto questo, ma… diciamo che volevo vedere cosa sapevate fare.»
La mano del capitano si mosse rapida verso quella dell’inglese, ma ad Ivan non sfuggì il tremore di quest’ultima. Qualcuno si era certamente svegliato con il piede sbagliato.
«Veniamo alle ricompense. Vi darò ciò che vi avevo promesso, anche se i miei sottoposti sono stati molto… imprecisi.»
Il ladro aggrottò la fronte. «Cosa intendete?»
«Innanzitutto, pagherò uno solo di voi. Non m’interessa chi, lascio a voi decidere. A voi, Signor Kirkland, non posso fornire direttamente le cure mediche che avete richiesto, ma posso pagare la parcella di un qualunque medico mi indicherete. Per quanto vi riguarda, Capitano Bonnefoy, posso farvi diventare uno dei capitani della Flotta Imperiale Russa.»
L’inglese stava per dire qualcosa, quando il capitano si alzò di scatto.
«Ci è concesso del tempo per discuterne, signore?»
Lo sguardo di Ivan si assottigliò. «Avete un’ora. Non un minuto di più.»



Note:
Rieccomi finalmente, dopo tanto tempo, con questo nuovo capitolo! Finalmente il piano orchestrato da Arthur è divenuto più chiaro (almeno spero). Alla fine, tutti i nodi sono venuti al pettine, ma Ivan non è particolarmente interessato a rispettare i patti (onestamente, non li ha nemmeno fatti lui). Presto scoprirete cosa i nostri due ladruncoli avranno deciso, dopotutto mancano appena due capitoli alla fine!
Piccolo trivia: Michael voleva essere una versione molto giovane di Molossia. Almeno, ci ho provato.
   
 
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