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Autore: Lartisteconfuse    29/07/2023    1 recensioni
Quando aveva sette anni Izuku ha perso il suo amico d'infanzia, Katsuki gli è sparito davanti agli occhi, senza che lui potesse fare niente. Non fu mai ritrovato.
Dopo dieci anni, Izuku ancora non ha abbandonato l'idea di ritrovare il suo amico perduto, la sperenza che prima o poi possa riabbracciare il suo Kacchan è rimasta viva dentro di lui. Un giorno, un suo amico che lavora in polizia, lo chiamerà per partecipare a un caso di omicidio molto particolare e le speranze di Izuku inizieranno a diventare più concrete.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight'
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Note: Salveee!!
Ritorno con una nuova fic, molto ostica che ancora non è compiuta :)
Mi trascino questa idea da mesi, la stavo scrivendo su Twitter ma non mi funzionava la storia che avevo scritto fino a quel momento, mi sono incagliata, ma le idee ci stanno, persino il finale ce l'ho tutto in testa! Quindi, mi butto nuovamente, l'ho ricominciata a scrivere e voglio pubblicarla qui. (Per trasparenza: è presente anche su ao3 sempre in italiano)

Piccola info: io non ho mai scritto gialli, dubito anche che io li sappia scrivere, ma avevo questa idea, ci sto provando, ma tanto se siete incappati nelle mie storie precedenti penso che sappiate che io amo focalizzarmi molto sui sentimenti e il dramma, quindi in realtà tutto questo è un pretesto per far soffrire Katsuki prima di dargli un happy ending. Questo non significa che non mi impegnerò T-T Ma non aspettatevi chissà che fedeltà a livello di linguaggio investigativo e simili perché è proprio zero, ci provo eh, ma metto le mani avanti

Inoltre siamo in un periodo storico del passato: nella mia testa sto nella prima metà del 900, punto sugli anni'30, ma non specifico nulla proprio per avere la libertà di invetarmi le cose di sana pianta e non avere il vincolo della fedeltà. Diciamo che potrebbe essere un universo alternativo del nostro universo.
Quindi se le cose vi sembrano confuse scrivetemi senza problemi, potrei benissimo fare io stessa confusione e un occhio esterno mi riporta sulla direzione giusta haha

Poi, allora c'è un avvertenza che non ho messo perchè sarebbe uno spoiler grande come una casa, quindi sinceramente mi disturba molto metterlo. Ma se avete necessità di saperlo (cosa comprensibile) scrivetemi nei messaggi privati per favore così che chi non vuole sapere nulla non rischia di leggere spoiler
Infine, io nonostante abbia la trama in testa non so come la scriverò, per ora ho messo arancione perchè non voglio descrivere scene di sesso, le accennerei nel caso, e scene di altre tematiche più delicate non verranno comunque mai descritte davvero (credo) ma solo menzionate. Se nel caso succede che l'arancione non è più adatto cambierò colore. Se qualcuno di voi poi vuole suggerirmi come aggiustare la parte dei tag e colore e come è più accettato il tutto qui sopra si faccia avanti senza problemi, sono cosciente di prendere queste cose molto alla leggera. 

 

Penso di aver detto tutto, buona lettura!



 

“Kacchan sei sicuro che questa sia la strada giusta?” Izuku si guardò intorno con timore nel vicolo vuoto. Erano gli unici a camminare in quella stretta stradina, ma non potevano fare altrimenti.

Si erano allontanati dai loro genitori, coinvolti in un gioco che una banda di ragazzini della cittadina aveva iniziato. Era normale che ci si unisse all’improvviso e così Izuku aveva seguito Katsuki che correva dietro al gruppo. Erano finiti a giocare in un parco, ma aveva piovuto da poco e il terreno era ancora bagnato e fangoso e non ci era voluto molto che si facessero qualche scivolone e si sporcassero. 

Ad un certo punto Izuku aveva suggerito di tornare indietro. “Mamma e tuo papà si staranno preoccupando” aveva detto con una punta di timore nel tono di voce. Katsuki aveva fatto un’espressione indifferente. “Nah, staranno ancora nel negozio a chiacchierare, lo sai come sono fatti.” Ma Katsuki aveva fatto come Izuku aveva chiesto. Era sempre così, Kacchan era spavaldo, intraprendente e trascinava Izuku nelle idee più spericolate per due bambini di sette anni, ma quando Izuku mostrava vero e proprio timore per qualcosa o faceva una richiesta, Katsuki non gli negava mai niente. 

Uno pensava al divertimento, l’altro a non esagerare.

In quel momento, sporchi di fango, avevano deciso di passare per strade più isolate, anche se meno sicure. Non avevano voglia di camminare per il corso principale in quello stato, anche se prima o poi sarebbero dovuti uscire allo scoperto per tornare al negozio in cui avevano lasciato Inko e Masaru. 

Ad un certo punto Katsuki si fermò di colpo e si girò con espressione vigile. Izuku, dietro di lui, lo guardò confuso. “Che c’è?”

Katsuki sondò con lo sguardo il vicolo. Era tutto vuoto. Scosse la testa. “Mi era sembrato di sentire dei rumori di passi.”

Izuku si voltò a sua volta per guardare dietro di sé. Il vicolo era vuoto. “N-non c’è nessuno Kacchan.”

“Mh.”

Katsuki riprese a camminare ma poco dopo si fermò di nuovo e Izuku gli andò addosso. “Guarda, Deku, c’è una fontana!” Erano arrivati in fondo al vicolo, ritrovandosi in una piccola piazza deserta. Al centro c’era una fontana da cui zampillava l’acqua. Katsuki corse in quella direzione e Izuku lo vide sfilarsi la maglietta. “Kacchan!”
“Che c’è? Non ci sta nessuno Deku!” Katsuki ormai già si trovava dentro la fontana, nel tragitto si era tolto anche le scarpe, che aveva abbandonato insieme alla maglietta.
“Ma poi saremo bagnati!”

“Bé, almeno così ti sarai fatto una bella doccia no?”
“Non era il momento questo!”
“Perché? Chissà tra quanto ce ne faremo una, almeno avremo meno fango addosso! E poi fa caldo, saremo asciutti in un attimo!”
Izuku osservò incantato come Katsuki si lavava via lo sporco. Il volto bianco e dai tratti delicati tornò a farsi vedere nel suo insieme e per una volta Kacchan non mostrava quel suo perenne broncio che gli faceva apparire sempre le rughette sulla fronte. Anche i capelli biondi riaffiorano da sotto lo sporco del fango, con quel loro colore particolare che Kacchan aveva ereditato da sua madre e che Izuku non aveva mai visto su nessun altro.

Kacchan non sapeva di quanto Izuku lo trovasse bello quando non aveva il suo classico cipiglio. In realtà Izuku lo trovava bello anche con quelle espressioni sempre imbronciate. Adorava Kacchan in tutto. 

Il problema fu che in quel momento Izuku non fu l’unico a osservare la scena. Qualcun altro era rimasto incantato dal bambino biondo sotto la fontana.
 

Izuku aprì gli occhi. 

Sbatté le palpebre un paio di volte, infastidito dalla luce del sole che passava dalla finestra. Si girò su un fianco e il suo sguardo cadde sul letto dalla parte opposta alla sua. Vuoto, con solo qualche pupazzo come ospite. 

Izuku si mise a sedere con un sospiro. 

Dieci anni.

Erano passati dieci anni e quel sogno ancora lo tormentava. Ma come poteva essere altrimenti. Quei momenti erano gli ultimi ricordi che aveva di Kacchan prima che venisse rapito e Izuku nemmeno se ne ricordava bene. Ormai, si era fatto un’idea del perchè Kacchan era stato preso, aveva sentito la polizia dirlo ai Bakugou quando tutti pensavano che si fosse addormentato e sul momento non aveva capito bene. Ora che era più grande lo aveva capito. La loro fuga per giocare che li aveva portati a sporcarsi di fango e forse anche qualcosa che avevano detto, aveva attirato l'attenzione di qualcuno, che li aveva seguiti e aveva deciso di prendere Kacchan. Si ricordava ancora la voce del giovane poliziotto che, con una vecchia foto di Kacchan in mano, commentava al collega con voce afflitta: "Un biondo così, con questo volto…avranno pensato fossero orfani e non ci sarebbe stato nessuno a cercarlo."

Quel giorno, dopo aver trascorso un pomeriggio pieno di divertimento, Izuku aveva detto addio a Kacchan, il suo migliore amico, suo fratello, la persona che più amava in assoluto. Gli era stato strappato via senza che lui avesse potuto impedirlo o addirittura comprendere appieno cosa stava succedendo. 

E lentamente, quei pochi ricordi che aveva e il suono della voce di Katsuki si erano fatti sempre più flebili nella sua mente.

Con il passare degli anni Izuku era quasi arrivato a credere che Katsuki non fosse mai esistito, che era stato frutto della sua mente di bambino solo e che aveva deciso di far sparire proprio quando si era deciso ad andare a scuola con i bambini del paesino. 

Ma quella piccola consolazione che si era creato era durata ben poco. Dopo quella notte Mitsuki e Masaru erano cambiati, come anche sua madre. C'era un letto vuoto nella sua stanza, che lo spaventava ogni volta che i suoi occhi ci si posavano.

Izuku aveva preso tutti i pupazzi di Katsuki e li aveva messi sul suo letto. "Ci penso io a voi" aveva mormorato, mentre li riponeva in ordine insieme ai suoi. "Non siete soli e un giorno Kacchan tornerà da voi. Lo troverò e lo riporterò a casa, ve lo prometto." Izuku si era sentito uno stupido ad aver pensato che Kacchan fosse stato frutto della sua immaginazione, se ne vergognò profondamente, così tanto che per qualche giorno non era riuscito a giardare negli occhi i Bakugou. Temeva che loro avrebbero capito che Izuku aveva avuto quel pensiero, che aveva deciso per un attimo di cancellare loro figlio dalla sua vita. 

Izuku aveva undici anni quando aveva fatto quella promessa ai pupazzi del suo amico. Una promessa che ancora dopo dieci anni sentiva viva dentro di lui, ovviamente ora che aveva diciassette anni non necessitava di mantenere la promessa a dei pupazzi, che con il passare degli anni aveva anche iniziato ad odiare, perché lo fissavano da quel letto vuoto con quegli occhi vacui, i sorrisi statici. 

Sospirò di nuovo e distolse lo sguardo. Si alzò e si stiracchiò. In quel momento ci fu un bussare alla porta. "Izuku? Sei sveglio?" 

"Sì!" Izuku aprí la porta e dall'altra parte trovò Inko. "Buongiorno mamma."

Inko sorrise dolcemente al figlio. "Buongiorno, tesoro. Sotto la colazione è già pronta. Tra poco dovrebbe passare Eijirou, quindi fai in fretta." 

"Sì, vado!"

Izuku corse al piano di sotto, trovando il tavolo della cucina pieno di cibo come al solito. "Mitsuki?" domandò alla madre, che lo aveva seguito. 

"Nella stalla, mentre Masaru è già uscito con il signor Kirishima."

Izuku annuì. 

I Kirishima, la famiglia del suo amico più stretto Eijirou, collaboravano con la fattoria Bakugou-Midoriya ormai da un bel po' di anni, per la precisione da quando Izuku aveva quattro anni e suo padre era morto per una malattia. Essendo una grande fattoria, l'assenza della manodopera dell'uomo aveva gravato sulle loro famiglie e soprattutto su Masaru, ma fortunatamente i loro vicini, i Kirishima, avevano deciso di aiutarli e di unirsi all'azienda. In quel posto c'era sempre un via vai di gente e Izuku non aveva mai davvero sofferto la solitudine, nemmeno dopo che Katsuki non c'era più, anzi, in quel periodo il continuo girare di gente dentro e fuori casa sua lo aveva infastidito e aveva passato molti giorni chiuso nella camera di sua madre. Nella sua ci era tornato solo dopo qualche mese per il troppo dolore di vedere il passaggio di Kacchan in quella stanza. 

Era successa una cosa simile anche quando suo padre era morto, ogni punto della casa gli ricordava il suo papà che non sarebbe più tornato. Alla fine, la sparizione di Kacchan e la decisione della polizia di lasciar perdere dopo averlo cercato per qualche giorno avevano quasi sancito che Katsuki fosse morto. 

Morto o no, Kacchan non c'era più e la vita non era più stata la stessa, loro non erano più stati gli stessi. Ma ciò che da piccolo impressionò Izuku fu il cambiamento di Mitsuki. 

Mitsuki era sempre stata una donna forte e decisa, nei suoi sette anni di vita Izuku non l'aveva mai vista turbata, triste o spaventata, come invece spesso erano sua madre e Masaru. Nemmeno quando era morto il padre di Izuku Mitsuki aveva pianto, si era sempre mostrata forte e si era occupata di Izuku e Katsuki per tutto il tempo che Inko aveva necessitato. Quando si vede una persona, che hai sempre ritenuto forte e indistruttibile, mostrarsi fragile non si può fare a meno di avere paura. Vedere Mitsuki piangere disperata tra le braccia del marito, anche lui con le lacrime agli occhi, aveva fatto sorgere dentro di Izuku un terrore enorme. Quella paura non l'aveva provata nemmeno nel vedere sua madre distrutta dal dolore per la morte di suo padre. Inko era sempre stata una donna sensibile e facile alle lacrime e lui aveva ripreso da lei, vedere la figura di sua madre piangere non era stato così scioccante per Izuku, inoltre aveva quattro anni, non aveva capito bene cosa era successo e accanto a lui aveva la forza d'animo dei Bakugou e di Kacchan, che piccolo e confuso come lui, lo distraeva con la sua ingenuità. Ma senza Kacchan, le certezze di Izuku erano crollate di colpo. Nella sua vita si era creato un vuoto enorme che mai avrebbe potuto ricolmare. 

Izuku, e del resto la sua famiglia, era semplicemente andato avanti. 

La porta d'ingresso si spalancò di colpo. Izuku e Inko sobbalzarono e guardarono il ragazzo sulla porta che li osservava con un sorriso a trentadue denti. 

"Buongiorno! Izuku! Ma ancora stai facendo colazione!" 

"Sei tu che sei in anticipo Eijirou" disse Izuku riprendendo a mangiare tranquillamente. "Non sono nemmeno le sette."

"Lo so! Ma io voglio andare! Non vedo l'ora!" 

"Il treno continuerà a partire sempre allo stesso orario, quindi siediti e prendi un po' di pane e marmellata."

Eijirou sbuffò, ma si sedette e fece come gli aveva suggerito Izuku. "Ti vedrai con Shoto?" domandò.

Izuku scrollò le spalle. "Non lo so, ora che è entrato in polizia è molto impegnato. Il commissario Aizawa lo trascina ovunque, vuole insegnargli tutto e subito." 

"Che culo!" 

Izuku annuì sospirando. "È la vita, ma sono contento per lui, almeno si allontana dal padre ancora di più."

"Sì, ovviamente. Penso sia quello l'obbiettivo di Aizawa, vero?" 

Izuku annuì di nuovo. 

Izuku aveva conosciuto Aizawa Shouta, attualmente commissario nella grande città vicina, quando Kacchan era stato rapito. All'epoca l'uomo aveva ventidue anni ed era solo un poliziotto sotto gli ordini di un capitano incompetente, che non si era sforzato più di tanto a permettere le indagini su un semplice bambino scomparso. Katsuki non era nessuno, i suoi genitori nemmeno, non potevano sprecare tempo in quel modo. 

Izuku li aveva sentiti quando si era attardato vicino alla centrale, aveva avuto modo di vedere l'espressione livida di Aizawa, che però aveva taciuto. Quel poliziotto gli era simpatico, quando avevano dovuto interrogarlo si era proposto di occuparsene lui. Sulle prime Izuku ne era stato spaventato, perché l'uomo era serio e il suo volto gli aveva fatto paura, inoltre era ancora scosso per quello che stava succedendo e gli era scoppiato a piangere in faccia. Ma alla fine Aizawa Shota si era rivelato gentile e paziente e Izuku gli si era affezionato. Aveva sperato spesso che Aizawa facesse qualcosa per trovare Kacchan e andasse contro agli ordini. Nella sua mente di bambino Aizawa era come un eroe che avrebbe fatto di tutto per salvare gli altri e rimase deluso quando lo vide restare in silenzio. In seguito non lo aveva più visto. Ma il destino aveva voluto che le loro strade si incrociassero di nuovo. Izuku aveva quindici anni e come stava facendo quel giorno, era partito con Eijirou per la città per una vacanza dal lavoro alla fattoria. Uscendo dalla casetta in affitto che prendevano sempre era inciampato su un ragazzo che se ne stava seduto sulla soglia. Quel ragazzo era Todoroki Shoto, figlio di Todoroki Enji, uno degli uomini più importanti della città e dei centri più piccoli nei dintorni. Era conosciuto persino nel paesino da cui veniva Izuku. 

Izuku e Shoto strinsero amicizia praticamente subito. Shoto gli disse che era scappato di casa perché aveva litigato con suo padre dato che gli aveva espressamente detto che non voleva partecipare negli affari della famiglia, ma entrare in polizia. E così Izuku, grazie alla sua conoscenza con Shoto, aveva rivisto Aizawa Shota, diventato commissario, che aveva preso sotto la sua ala il suo amico. 

Aizawa lo aveva riconosciuto subito. "Hai ancora la stessa faccetta di quando eri piccolo sai?" gli aveva detto. La frase era stata detta con l'intento di risultare affettuosa forse, ma era stata detta con espressione severa, che aveva fatto ridere Izuku. 

"Bé lo sappiamo no? Gli Aizawa sono importanti quanto i Todoroki, Enji ha potuto fare ben poco se non voleva mettersi contro quella famiglia. Alla fine, che figura ci faceva se negava al suo figlio più piccolo di stare dalla parte della legge?" proseguì Izuku, regalando all'amico uno sguardo furbo. Eijirou ridacchiò. "Già, avrebbe fatto venire qualche dubbio." 

Izuku si alzò e cercò di riordinare la tavola prima di andare a prepararsi. "Che poi, nemmeno la polizia si salva granché. Aizawa è uno a posto, il problema è sempre chi sta sopra di lui." Aggiunse quella frase con voce bassa, quasi più come se stesse parlando a se stesso. 

Eijirou gli rivolse un'occhiata dispiaciuta. Sospirò e mormorò un piccolo "già". Eijirou sapeva che Izuku si stava ovviamente riferendo al menefreghismo che c'era stato durante le ricerche di Katsuki. Lui non lo aveva conosciuto davvero, prima che Izuku arrivasse a scuola, non aveva mai interagito con nessuno dei due nonostante la fattoria Bakugou-Midoriya fosse l'abitato più vicino a casa sua. Ma sapeva la storia e sapeva del rapporto che Izuku aveva avuto con Katsuki. Eijirou non riusciva nemmeno a immaginare quanto dolore avesse dovuto provare Izuku e quanto ancora ne stava provando. 

Izuku gli rivolse un piccolo sorriso, provando a cancellare la tristezza. "Scendo tra poco." 

"Sì! Non fare tardi!" 

 

***

 

Scesi dal treno Izuku e Eijirou respirarono a pieni polmoni l'aria di mare. 

"Aaaah finalmente la vita!" 

Izuku ridacchiò nel vedere l'amico guardarsi intorno come incantato, osservando le persone che andavano e venivano di continuo sulla banchina. 

"Andiamo, ti conviene osservare la vita in un posto più tranquillo" disse Izuku. Prese il suo borsone e si avviò verso l'uscita. Per andare all'appartamentino in affitto dovettero prendere un tram che scendeva verso la zona del porto, e quindi della città bassa, per una quindicina di minuti. Ad aspettarli, fuori da un bar, c'era Tenya Iida, la cui famiglia da anni affittava ai due ragazzi l'appartamento che avevano proprio sopra il bar di famiglia. 

Parlarono un po' con il ragazzo, che dopo avergli dato le chiavi dovette congedarsi quasi subito per tornare a lavorare. "Vi aspetto per pranzo!" 

I due ragazzi lo salutarono, promettendo che sarebbero scesi al bar per pranzare con lui come da tradizione. In realtà trascorrevano più il tempo di sotto nel locale che dentro casa. 

Mentre Izuku infilava la chiave nella toppa del portone d'ingresso, sia lui che Eijirou vennero distratti da un parlare concitato. "Io la gente proprio non la sopporto più Tenko! Si può essere così cafoni solo perché una persona non parla? Ah ma cosa sto dicendo, mi lamento io quando sicuramente tu sei più incazzato di me!" 

Izuku si girò e poco distante da loro vide un ragazzo biondo che camminava a passo di marcia, l'espressione arrabbiata, seguito da un ragazzo più alto, dai capelli scuri fino alle spalle, che però non sembrava essere molto arrabbiato, ma più triste. 

I due si fermarono davanti al bar di Iida. Il biondo si aggiustò i capelli, sbuffò, e raddrizzò la giacca del ragazzo. "Qua cercano personale, se anche questi si comportano come dei bifolchi non rispondo di me!" 

Il moro scosse la testa e gli picchiettò la testa un paio di volte per poi accarezzargli una guancia. Il biondo, capendo il significato di quei gesti scrollò le spalle. "Che mi frega, sarei in tono con il resto del corpo." 

Eijirou, da impiccione che era, non riuscì più a trattenersi, e mentre Izuku tentava di fermarlo afferandolo per un braccio, sgusciò dalla presa e si avvicinò ai due. 

"Volete chiedere un lavoro qui? Scusate non abbiamo fatto a meno di sentire la conversazione, insomma non volevamo origliare, ma stavi urlando." 

Il biondo lo guardò sospettoso, gli occhi gialli diffidenti. "Che ti importa?" 

Eijirou sorrise a disagio, distolse lo sguardo. "Conosciamo i proprietari. Sono persone per bene."

"Tch, sì certo, dicono tutti così e poi noi ci becchiamo insulti e minacce."

"Ma cosa è successo esattamente con gli altri?" si intromise Izuku, ormai curioso a sua volta. 

"Tenko" rispose il biondo, indicando il ragazzo dietro di lui, "non parla. Non si sa il motivo ma non parla e per i negozianti sembra essere un problema. Capirei se dicessero no, non mi aspetto un'accettazione totale da gente così maleducata, ma almeno che non iniziassero a insultare e a minacciare gratuitamente come se fossimo entrati nei loro negozi per rubare!" Il ragazzo si girò per guardare con astio la strada che avevano percorso. 

Izuku regalò a entrambi un sorriso rassicurante, che voleva far intendere che li appoggiava nel loro disappunto. “La famiglia Iida non vi farà problemi, sono molto gentili.”

Tenko picchiettò sulla spalla dell’amico, che si girò a guardarlo alzando la testa, data la differenza di altezza. “Se vuoi provare va bene per me.”

“Entriamo con voi!” esclamò Eijirou, “così Tenya ci ringrazierà per avergli finalmente trovato il cameriere che cercava!” aggiunse, facendo un occhiolino a Izuku.
“Io comunque sono Eijirou, lui è Izuku.”
Izuku salutò con un cenno della mano, che Tenko ricambiò regalandogli un timido sorriso.
“Lui è Tenko, penso che lo abbiate capito, io sono Denki” rispose l’altro ragazzo. Sembrava essersi calmato, la rabbia e la diffidenza si erano dissolte. Si stropicciò un occhio e sbadigliò. “Cavolo, sbrighiamoci ad entrare, vorrei provare a dormire prima di pranzo.”

Tenya e i suoi genitori furono contentissimi di aver finalmente trovato qualcuno. Tenko non aveva mai lavorato e non sapeva nulla di quello che doveva fare, ma gli Iida non sembrarono darci troppo peso. 

“Ci penso io a spiegarti tutto” esclamò Tenya. “Se vuoi anche ora.”

Tenko annuì con entusiasmo e seguì Tenya dietro il bancone, curioso di sapere quello che avrebbe dovuto fare dalla mattina successiva.

“Non è un problema se la sera non può fare turni?” domandò Denki alla signora Iida. La donna fece un gesto di noncuranza. “No, tranquillo. Normalmente la sera noi chiudiamo presto e non c’è molta affluenza. La mattina e il pomeriggio, avendo anche di mezzo il pranzo, sono i momenti della giornata più impegnativi.”

Denki ringraziò, poi i suoi occhi si posarono sull’orologio che segnava quasi le undici. “Ugh, Tenko, torni da solo va bene? Io vado a casa, si sta facendo tardi.”

Tenko alzò la testa della macchina del caffè e la puntò sull’amico. Salutò con un cenno della mano.
“Andiamo anche noi” disse Izuku, “dobbiamo ancora sistemarci. Ci vediamo a pranzo Tenya, e Tenko, bé, a domani?”

Tenko annuì e salutò anche loro. 

Izuku si girò verso Denki, “ci sarai anche te?” domandò mentre lui e Eijirou seguivano Denki fuori dal bar. Denki inciampò sui suoi stessi piedi. Ridacchiò nervosamente, come se la domanda di Izuku lo avesse messo a disagio. “Dubito” mormorò. “Purtroppo la mattina sono impegnato. Ma forse riusciremo a vederci ogni tanto” aggiunse, regalando un sorriso che a Izuku apparve forzato. Non disse niente e annuì solo. Si salutarono e le loro strade si divisero. 

“Ho detto qualcosa di strano?” domandò Izuku a Eijirou, mentre si dirigevano al portone.

“Mh? No, perché?"

Izuku sospirò. “Non lo so, mi è parso che Denki fosse a disagio.”
Eijirou ridacchiò, “penso fosse perché aveva appena rischiato di cadere senza nemmeno essere inciampato su qualcosa.”
Izuku non ribatté, forse era stata una sua impressione e sperò vivamente fosse stato così. 

 

   
 
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