Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Kikiletoway    30/07/2023    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Questo esperimento dovrebbe, si spera, provare la teoria del multiverso e io mi stavo chiedendo...Pensi che ci siano delle persone che sono destinate a stare insieme indipendentemente dall’universo in cui si trovano? Indipendentemente da quali percorsi le loro strade possano prendere?”
Coppie: Jaime/Brienne
Diverse storyline al prezzo di una! AU.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso dell’autrice: Probabilmente ormai già sapete che non scrivo cose troppo grafiche, ma questo è solo un promemoria che qui ci troviamo in un universo dark; accadono cose macabre o si discute di cose macabre. Per favore, leggete responsabilmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
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Il più alto complesso di uffici di Approdo del Re, la Torre Baratheron, è stata esposta a due anni di accumulo di polvere nel proprio atrio. Anche i ribelli erano stati qui, ad un certo punto, durante la caduta di Approdo del Re. Brienne riesce a vedere dove le mura sono sfregiate da segni di bruciature di fuochi spenti da tempo. Lei si domanda cosa sia successo qui, come si siano spenti i fuochi. Per un attimo, riesce a vedere le urlanti folle inferocite, e si chiede se qui ci fosse stato qualcuno a cercare di fermarle. Si chiede se sotto le macerie risiedano le ossa di qualcuno che aveva semplicemente provato a frenare la follia.
 
Lei si domanda come sia stato trovarsi in quegli uffici costosi immediatamente dopo l’Evento. Dovrà essere stato irritante all’inizio...tutt’al più...dopo che la corrente se n’era andata. Forse sarà stato un po’ allarmante una volta che si erano resi conto che dovevano far evacuare l’edificio camminando per una tromba di scale nera come la pece. Forse un paio di loro avevano delle torce che funzionavano ancora...forse.
 
Si domanda per quanto a lungo le persone avevano aspettato prima di decidere di andarsene. Si domanda come si erano sentiti nel fare quella lenta e lunga discesa lungo quella tromba di scale buia, il sollievo quando avevano raggiunto la strada...per poi accorgersi che nemmeno i veicoli funzionavano. Si domanda—
 
“Smettila,” Jaime mormora, e lei si volta, sbattendo le palpebre.
 
“Non pensarci,” lui aggiunge, con della gentilezza che si cela dietro la cruda sofferenza nel suo sguardo. “Non immaginarlo.”
 
“Come...?”
 
Il mezzo sorriso di Jaime è triste. “Cersei era internata nell’istituto psichiatrico di Maegor. Certe volte è come un incubo ad occhi aperti quando ci penso troppo.”
 
“Mi dispiace.”
 
“Già. Anche a me.” Lui distoglie lo sguardo. “Troviamo delle scale.”
 
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Accendono le loro lanterne e salgono, attentamente e lentamente, verso il piano più alto, e da lì trovano l’accesso per uscire fuori sul tetto, trovandosi nel calore e sotto il sole.
 
“Grazie agli dèi sono solo venti piani,” Jaime si lamenta.
 
“E’ comunque dannatamente alto,” Brienne borbotta.
 
“Scendere sarà più facile.”
 
Camminano fino al bordo e Brienne scansiona ciò che può vedere della città, mentre Jaime scruta col binocolo la Collina di Visenya.
 
Lei si volta lentamente, camminando verso il margine nord dell’edificio. C’è la Collina di Rhaenys, dove i resti del Palazzo di Rhaegar sono ancora in piedi. Ai piedi della Collina c’è Fondo delle Pulci—rinnovato in un quartiere di shopping alla moda—ora nient’altro che rovine bruciate.
 
“Ci sono persone che vivono nelle rovine del Gran Tempio,” Jaime le grida.
 
Brienne si acciglia. “E’ su una collina, facilmente rinforzabile. Ha senso.”
 
“E c’è della terra disponibile per delle coltivazioni, e vedo che le coltivazioni stanno crescendo. Sembra che abbiano anche degli animali. Vedo dei recinti.”
 
A Brienne viene improvvisamente l’acquolina in bocca. “Bestiame?” lei chiede in modo speranzoso. Le piacerebbe tanto assaporare di nuovo della carne di manzo.
 
Il sorriso di Jaime è fugace. “Forse. Non vedo niente nelle aree recintate. Forse gli animali che avevano sono morti.”
 
Brienne si sgonfia. “Forse.”
 
Lui si unisce a lei sul lato nord del tetto, alzando i binocoli per scrutare la Collina di Rhaenys e le macerie del palazzo argentato di Re Rhaegar, che lui aveva costruito dopo la morte del Re Folle. Anche adesso, le parti del palazzo che non erano state annerite dal fuoco risplendono ancora sotto i raggi del sole.
 
Jaime dice, “Non stavi per niente esagerando quando mi hai detto che Approdo del Re era stata bruciata.”
 
“No,” lei replica, con voce morbida. “Mi stupisce che così tanto della città sia rimasto intatto.” Lei sospira. “Ovviamente, i danni peggiori sono stati intorno al Palazzo. Quando le persone vogliono risposte, si rivolgono al Re.”
 
Jaime abbassa i binocoli e la guarda. “Hai mai parlato ad altri sopravvissuti?”
 
“Oh, sì,” lei risponde, “avevamo visto molti sfollati nel tragitto verso Approdo del Re, anche se cercavamo di tenere i bambini al sicuro, lontani da occhi esterni. C’erano quasi un milione di persone in città, dopo tutto, e la maggior parte di loro stava cercando di capire dove andare e cosa fare.” Lei fa una smorfia. “Non so cosa accadde al Re. Per quanto ne so, lui potrebbe essere ancora lì, vivendo nel suo Palazzo distrutto e cercando di ricostruire il mondo.”
 
Jaime sbuffa col naso. “Forse Re Rhaegar potrebbe sorprendermi per una volta,” lui borbotta mentre riporta ancora una volta i binocoli ai propri occhi. “Ma tutte quelle persone…dèi…”
 
“Non immaginarlo,” Brienne dice quietamente. “Sono certa che era stato lo stesso a Meereen, o in qualsiasi altra città.”
 
“Forse,” lui replica, con un viso cupo. “Non è una consolazione.”
 
“No.”
 
Restano in silenzio fino a quando Jaime non dice, infine, “Credo che ci siano delle persone anche nel Palazzo. O almeno c’erano. Riesco a vedere quelli che sembrano dei fuochi da campo.”
 
Brienne annuisce, mentre si incamminano verso il bordo est del tetto, fissando la Fortezza Rossa.
 
“Che buffo,” lei mormora. Jaime inarca un sopracciglio e lei scrolla le spalle. “Il Palazzo di Rhaegar è distrutto ma la Fortezza Rossa è ancora in piedi.”
 
Il sorriso di Jaime è amaro, scrutando ancora una volta coi binocoli. “Da qualche parte, riesco a sentire la risata del Re Folle.”
 
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Passano la notte sul tetto. L’aria è calda anche dopo che il sole è tramontato, cercando segni di vita nei resti della città mentre i fulmini illuminano l’orizzonte.
 
Anche adesso, Brienne pensa, c’è un qualche tipo di aspra bellezza in tutto ciò mentre vedono, qua e là, uno sprazzo di luce che prova che ci sono ancora dei sopravvissuti tra le rovine.
 
“Dormi un po’,” Jaime dice infine. “Farò io il primo turno di guardia.”
 
Brienne annuisce, dandogli il bacio della buonanotte.
 
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“Potremmo difendere questo posto?” Brienne chiede la mattina dopo mentre mangiano la loro colazione di maiale affumicato, focaccia e acqua.
 
Jaime scrolla le spalle. “Potremmo difendere qualsiasi posto,” lui risponde. “La domanda più importante è per quanto a lungo l’edificio resterà in piedi.”
 
Brienne si acciglia. “Centinaia di anni,” lei replica.
 
“Davvero?” Jaime scuote la testa con un sospiro frustrato. “Volevo usare questo posto come nostro castello, ma senza un sistema di climatizzazione per far circolare l’aria, avremo bisogno di rimuovere almeno un pannello di vetro da qualunque piano occuperemo.”
 
Brienne aggrotta la fronte. “E’ un sistema chiuso, sì, ma passerebbero anni prima di soffocare in quell’edificio!”
 
Jaime grugnisce dalla frustrazione. “Non ne so abbastanza di come sono stati costruiti i grattacieli per sapere se ci sarebbe o no abbastanza aria fresca ad infiltrarsi nell’edificio, anche senza un sistema di climatizzazione—ma poi non abbiamo nemmeno un modo di preservare la struttura. Se le finestre dovessero indebolirsi e cadere, non c’è nulla che potremmo fare a riguardo, eccetto sigillare gli spazi vuoti. E anche se potremmo usare il tetto come giardino, non è abbastanza spazio per far crescere abbastanza cibo da sostenere una popolazione in crescita, su qualsiasi lasso di tempo.”
 
Brienne alza le mani in segno di resa. “Questo posto è stata una tua idea!”
 
Jaime sospira. “Lo so.” Lui si alza in piedi, vagando verso il bordo est, accigliandosi verso la Fortezza Rossa. “Dèi. L’ultimo posto che vorrei chiamare casa nostra è la Fortezza Rossa,” lui mormora.
 
Brienne si acciglia. “Lo so che ha un sacco di brutti ricordi per te—”
 
“Lo sai?” Lui si volta e la guarda male, con occhi freddi e arrabbiati. “Non hai una cazzo di idea di tutti i ricordi che quell’ammasso di pietre rappresenta per me!”
 
Brienne sbatte le palpebre, presa alla sprovvista, per poi dire quietamente, “No. Non ce l’ho. Ma so che non possiamo permettere che quei ricordi ci tengano in ostaggio.” Lei si tocca la propria guancia sfregiata. “Dobbiamo andare avanti.”
 
Jaime sembra ricoprirsi immediatamente di vergogna. “Brienne—”
 
“Va tutto bene,” lei dice, rivolgendogli un mezzo sorriso. “Davvero. Ma tu volevi un castello e quello—” lei fa cenno verso la Fortezza Rossa— “è l’unico che vedo.”
 
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Si incamminano verso la Fortezza Rossa dove loro passano un paio di giorni a ispezionare vari edifici del castello e a dormire in cima alla spessa muraglia che protegge il castello. Fanno a turno nel fare la guardia e osservare, aspettando di vedere se qualcuno sbuchi fuori da un qualche angolo segreto della Fortezza Rossa. Verso la fine del terzo giorno, determinano che oltre a loro due non c’è nessun’altra persona lì...tranne che per le ossa degli uomini che avevano attaccato Brienne il giorno in cui aveva conosciuto Jaime, i cui resti possono ancora essere visti ai piedi dell’uccelleria del maestro.
 
Prendono le ossa e le gettano giù dalle mura est, per poi esplorare cautamente la Fortezza Rossa con un occhio di valutazione. Ci sono dei giardini spaziosi, anche se incolti, dentro le mura del castello, e scoprono che l’antico e pesante ponte levatoio può ancora essere alzato e abbassato usando delle catene e delle pulegge.
 
“Mi meraviglio che funzioni ancora,” Jaime borbotta mentre lo rialza, e lei annuisce. “E’ passato quanto? Dieci anni da quando Re Rhaegar ha abbandonato questo posto?”
 
“Più o meno, sì,” lei risponde, rabbrividendo. Nonostante le proprie parole coraggiose sul tetto della Torre Baratheon, la Fortezza Rossa simboleggia la follia sanguinaria di Re Aerys II. Fin troppe persone erano passate attraverso questo ingresso solo per poi svanire dietro queste imponenti mura rossa; c’erano fin troppe storie sussurrate sulle atrocità commesse nel nome del Re Folle.
 
Lei rabbrividisce di nuovo.
 
Re Rhaegar aveva provato a ripartire da zero costruendo un palazzo, non un castello, sulla Collina di Rhaenys, e la maggior parte delle persone faceva del suo meglio per far finta che la Fortezza Rossa non esistesse, specialmente dopo che il Fortino di Maegor era stato convertito nell’istituto psichiatrico di Maegor. Brienne suppone che non dovrebbe essere sorpresa dal fatto che nessuno dei sopravvissuti di Approdo del Re abbia scelto di vivere qui.
 
Lei lancia un’occhiata a Jaime. “Pensi davvero che saremmo più al sicuro qui?”
 
Jaime sospira. “Non lo so,” lui risponde, “ma qui avremmo mura e un ponte levatoio, e potremmo vedere cosa viene verso di noi…fino ad un certo punto, comunque. Nella foresta, siamo nascosti, ma lo è anche chiunque altro, e siamo fin troppo vulnerabili agli animali e alla natura.”
 
“Abbiamo diciannove ragazzini. Sarebbe praticamente impossibile difendere questo posto.”
 
Jaime le rivolge un cupo cenno col capo.
 
“Vero. Ma non possiamo rimanere nella foresta. E c’è dell’altro, a seconda di quanto a lungo termine vogliamo pianificare.”
 
Brienne gli rivolge un cipiglio perplesso.
 
“L’accampamento è sul fiume, leggermente a valle da dove il fiume dell’Occhio degli Dèi incontra il fiume delle Rapide Nere. Entrambi sono stati arginati quasi cent’anni fa. Adesso nessuno sta curando quelle dighe.”
 
Lei prende un brusco respiro sibilante. “Quant’acqua c’è ancora nelle riserve?”
 
“Abbastanza da spazzare via qualsiasi cosa sul proprio cammino fino alla Baia delle Acque Nere, non importa quale diga si rompa.”
 
“Ma ci vorrebbero almeno un centinaio di anni prima che una delle dighe si guasti. Vero?”
 
Jaime le rivolge un sorriso sardonico. “Vero. O potrebbe accadere domani.”
 
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Si fanno strada sulle mura della Fortezza Rossa, camminando per osservare a sud e attraverso la foce della Baia delle Acque Nere.
 
“L’insediamento Martell dista un giorno a piedi in quella direzione,” Jaime dice, indicando.
 
Brienne strizza gli occhi, e immagina di poter vedere, molto debolmente, delle piccole colonne di fumo che serpeggiano verso il cielo, anche se forse è soltanto un’illusione. Almeno sa che loro sono un qualche tipo di alleato, a differenza dei sopravvissuti sconosciuti che vivono qui ad Approdo del Re.
 
Passeggiano sulle mura per guardare verso ovest, verso il loro stesso insediamento. Jaime si porta i binocoli agli occhi, per poi ringhiare un’imprecazione. Lui li spinge verso Brienne, e lei osserva attraverso quei binocoli con un cipiglio perplesso.
 
Ma poi, lei lo vede e si congela con orrore, con la sua mano che stringe con forza il braccio di Jaime.
 
Lì, all’orizzonte, nelle profondità della foresta—
 
Fuoco,” lei sussurra.
 
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Loro due ci impiegano solamente un giorno e mezzo a tornare all’insediamento, alternando tra il correre e il camminare, e dormendo solo per un paio di ore prima di riprendere a muoversi. Mescolato all’odore dell’estate che avvizzisce sotto al calore del sole c’è il fumo, e Jaime si chiede quanta strada abbia fatto il fuoco se riescono già a sentirne l’odore. Il vento si è spostato nella notte, e lui crede che ormai sia dietro le fiamme. La paura lo attanaglia in un modo in cui non credeva fosse ancora possibile dopo l’Evento e dopo tutto quello che era accaduto da allora.
 
Quando raggiungono l’insediamento, il fumo sta diventando più denso in maniera costante, e Jaime immagina di riuscire a sentire il fuoco mentre consuma tutto nel proprio tragitto verso di loro.
 
Trovano la maggior parte dei ragazzini più piccoli accalcati nell’insediamento, ma i cinque più grandi e Bran non ci sono.
 
“Stanno provando a vedere da dove sta arrivando il fumo,” Sansa spiega. “Si sono portati Bran perché è il migliore ad arrampicarsi sugli alberi.”
 
Jaime lancia un’occhiata a Brienne.
 
“Dovremmo prepararci ad evacuare da un momento all’altro,” lui dice.
 
Lei annuisce, con un’espressione cupa ma determinata.
 
Sanno cosa può succedere con gli incendi forestali. Nelle giornate Prima, lui aveva visto i video delle evacuazioni delle terre dei fiumi, con le persone che riuscivano a malapena a scappare in vita attraverso mura di fiamme. Se il vento dovesse continuare in questa direzione, o dovesse diventare più forte, spingendo le fiamme in avanti ancora più velocemente e mandando delle scintille a volare ancora più lontano...
 
Brienne sbatte le mani. “Va bene. Ci siamo già esercitati. Sansa, Joffrey—prendete due bambini a testa e iniziate a caricare più cibo che potete sulle zattere. Mya, Edric—prendete il resto dei ragazzini e iniziate ad impacchettare il necessario via dalle baracche.” Lei si volta verso Jaime. “Vai con Sansa e Joffrey. Io andrò con gli altri.”
 
Jaime annuisce. “Quello che non potremo portare con noi lo metteremo nel deposito sotterraneo e nella cisterna.”
 
Mentre spinge i ragazzini ad affrettarsi, lui ascolta Brienne dire al proprio gruppo di bambini, “Useremo delle coperte per impacchettare tutto. Avanti su, rendiamolo un gioco.”
 
A quello, Jaime si volta verso di lei e grida, “Cazzo, ti amo Brienne Tarth!”
 
Lei si gira di scatto, guardandolo a bocca aperta. Lui sorride in modo ampio e la saluta, per poi rivoltarsi e sbrigarsi a seguire il proprio mucchio di ragazzini.
 
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Quando il resto dei ragazzi torna, il fumo si è addensato in modo piuttosto ovvio, e Brienne immagina di riuscire a sentire lo scoppiettio delle fiamme anche se gli altri le assicurano che il fuoco è ancora molto distante.
 
“Ma si sta dirigendo in questa direzione,” Jon dice con un’espressione cupa, “e si muove in fretta.”
 
Brienne alza lo sguardo verso il cielo. Sta scendendo la notte, e il fuoco non dorme mai. Lei guarda Jaime, che le rivolge un cupo cenno col capo.
 
“Ce ne andremo stasera,” lei afferma. “Gettate qualunque altra cosa speriate di salvare nel deposito sotterraneo, poi lanceremo le zattere e ce ne andremo.”
 
Fanno tutto in breve tempo, e lei li guida al fiume dove lei e Jaime fanno salire i ragazzini sulle zattere, lanciando una zattera dopo un’altra prima che giunga infine il momento per loro due di salire sulla loro zattera.
 
Lei vorrebbe guardare indietro, per ricordare questo posto sicuro che si erano ritagliati per loro stessi: le baracche, la cisterna, il deposito sotterraneo, il mulino ad acqua. Lei vorrebbe piangere nel lasciare tutto, nel portare via ai bambini, per l’ennesima volta, l’illusione di stabilità e sicurezza.
 
Ma non c’è tempo per un tale lusso. Il fumo sempre più denso fa in modo che l’oscurità scenda ancora più velocemente. Lei lancia uno sguardo a Jaime e sale sulla zattera, e lui li spinge via dalla riva e nel mezzo del fiume, e dopo vengono presi dalla corrente e tutto ciò che possono fare è aggrapparsi forte e lasciare che il fiume li porti dove può.
 
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La notte è scesa già da un pezzo quando fuoriescono dalla foresta, e Brienne è inondata dal sollievo quando finalmente fanno arenare le loro zattere, tirando a terra sia le zattere e sia i ragazzini. Non sono ancora al sicuro, ma Approdo del Re adesso dista meno di una giornata a piedi, e almeno lì c’è la promessa di un riparo.
 
Jaime cammina fino al punto dove lei è occupata ad accendere un piccolo falò, mentre i ragazzi preparano i loro giacigli per la notte.
 
“Lo sai che non abbiamo altra scelta, vero?” lei chiede, alzando lo sguardo su di lui. “Abbiamo bisogno della Fortezza Rossa.”
 
Lui annuisce. “Lo so. Non c’è alcuna garanzia che quest’incendio non arrivi a raggiungere anche Approdo del Re. La Fortezza Rossa è fatta di pietra, è sopra un’alta collina, ed è effettivamente un castello funzionante. Potrebbe essere il posto più sicuro in città.” Lui si acciglia. “Ma noi non saremo i soli a saperlo. Se l’incendio raggiungerà Approdo del Re, non saremo gli unici a cercare un posto sicuro.”
 
Brienne si siede sui propri talloni, rivolgendogli uno sguardo fermo. “Lo so,” lei replica, “ma non abbiamo altra scelta.”
 
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Smontano le zattere e utilizzano quei materiali per costruire delle slitte, facendo poi a turni nel trascinarle verso la città. Raggiungono le Arene da Torneo e si fermano per la notte. Quando la notte scende ancora una volta, riescono a vedere nel cielo il bagliore del fuoco dietro di loro, mentre consuma in maniera costante ciò che si trova davanti, avvicinandosi sempre di più.
 
Una volta che la maggior parte dei ragazzini si è addormentata e Robb e Gendry sono a fare la guardia, Brienne si incammina lungo il tragitto da cui sono arrivati, fissando quel bagliore rosso-arancio. Il vento è aumentato, e anche se sta alimentando e guidando il fuoco, almeno aiuta a fare in modo che qui il fumo rimanga una sottile nebbia.
 
Jaime arriva quietamente al suo fianco, avvolgendole un braccio intorno alla vita.
 
“Ci stavamo costruendo una casa,” lei sussurra.
 
“Lo so,” lui le sussurra nell’orecchio, attirandola più vicino a sé. “Dovremo semplicemente costruircene una nuova.”
 
Brienne si volta verso di lui, avvolgendogli le proprie braccia intorno e affondando il viso nel collo di Jaime.
 
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Più tardi, dopo che hanno terminato il proprio turno di guardia, potendo finalmente stendersi sul loro giaciglio improvvisato, Brienne si accoccola più vicina a Jaime, sussurrando, “Hai detto che mi ami.”
 
“L’ho fatto.”
 
“Perché l’hai detto?”
 
“Perché è vero.”
 
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Brienne sbatte le palpebre mentre la sala di controllo torna nel suo campo visivo.
 
“Bè,” Jaime inizia, e lei volta il proprio sguardo frastornato verso di lui, “non puoi dire che questi universi sono noiosi.”
 
Brienne gli rivolge un lieve sorriso mentre si toglie il proprio casco, “Riesco ancora a sentire l’odore e il sapore di quel fumo,” lei dice con una smorfia. Si alza in piedi. “So che non è reale nel nostro universo, ma ho bisogno di andare a farmi una doccia.”
 
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Brienne è in piedi sotto l’acqua che scorre, e sospira. L'ennesimo Jaime che dice all'ennesima Brienne che la ama. Lei non sa cosa significhi. Non vuole pensarci. Non ancora, comunque. Non adesso.
 
Lei alza la testa e lascia che l’acqua le scorra addosso, sciacquando via il ricordo dell’acre fumo che le riveste pelle e vestiti.
 
Un’altra visita all’universo Mad Jon, lei pensa, e dopo sarà la volta dell’universo del Principe e della Principessa, e dopo...
 
Lei chiude il rubinetto, asciugando l’acqua dal proprio viso.
 
E dopo tornerà alla sua vita.
 
Non è sicura di se sentirsi sollevata o delusa a quel pensiero.
 
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Jaime le lancia un’occhiata e inarca un sopracciglio mentre lei finisce di rimettersi il casco, assicurandosi che l’attrezzatura per le scansioni celebrali sia accesa e stia registrando.
 
“Pronta?” lui domanda.
 
Lei prende un profondo respiro e annuisce. “Pronta,” risponde, e preme invio.
 
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È Brienne quella a guidarli mentre girovagano per le strade di Approdo del Re, e il retro del collo di Jaime gli si drizza ad ogni passo del tragitto.
 
Loro passano quasi quattro giorni e quattro notti nella Fortezza Rossa senza vedere alcun segno di sopravvissuti dentro le sue mura, ma il castello è enorme. Comunque, lui suppone che se ci sono davvero delle persone che si nascondono in profondità in quelle mura, molto presto si faranno vedere. Spera solo che saranno in grado di sopravvivere se sarà così.
 
Jaime richiude il ponte levatoio dietro di loro con del sollievo, e segue gli altri verso il cuore del castello. Trova i ragazzini rannicchiati in un gruppetto accanto al tempio.
 
Jaime appoggia per terra le redini della propria slitta e va a stare di fianco a Brienne. Insieme, si voltano lentamente e si guardano intorno. Lo sguardo di Jaime scivola verso i resti dell’istituto psichiatrico di Maegor—un tempo conosciuto come il Fortino di Maegor. Le sue mura sono cadute in macerie, annerite da segni di bruciatura. Da quel che sembra, è stato usato un qualche tipo di bomba per distruggerlo. La prima volta che l’aveva visto—il giorno in cui aveva salvato Brienne da quelli che sarebbero diventati i suoi stupratori—lui si era domandato se quell’edificio fosse stato distrutto dai suoi ex residenti.
 
Ad esempio Cersei.
 
Lui allontana quel pensiero, voltandosi a guardare le mura ancora in piedi della sala del trono. Per un attimo riesce a sentire la voce del Re Folle riecheggiare da quelle mure.
 
Ci sono troppi cazzo di fantasmi in questo posto, lui pensa, rivoltandosi.
 
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Allestiscono i loro spazi abitativi nella torre delle Spade Bianche, per lo più perché la sua singola entrata è facilmente barricabile, non ci sono finestre vicino al suolo, e la scala a chiocciola implica che se degli eventuali aggressori dovessero riuscire ad irrompere dalla porta, dovrebbero salire le scale uno alla volta.
 
“Ovviamente, ciò significa che anche noi dovremo scendere uno per volta,” Jaime mormora, e Brienne lo zittisce.
 
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Non impiegano molto tempo nel sistemarsi e, quella notte, dopo essere tornati dal loro turno di guardia, Brienne ammette a Jaime che le sembra quasi decadente dormire di nuovo in un vero letto, anche se è un po' polveroso.
 
Il sorriso di Jaime è peccaminoso quando rotola sopra di lei. “Bè, io, per una volta tanto, ho intenzione di godermi il fatto di avere una camera da letto completamente privata,” lui dice con voce sensuale, e la bacia.
 
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Con cautela, esplorano gli edifici ancora intatti del castello, e Brienne e Jaime salgono sopra le mura diverse volte al giorno per controllare il fuoco. L’aria si sta riempiendo un’altra volta di denso fumo che si aggrappa ai loro vestiti e ostruisce i loro polmoni, e Brienne è preoccupata dal respiro sempre più affannoso e dalla tosse secca di Dickon Tarly. Lei gli ha detto di rimanere all’interno il più possibile, con le finestre chiuse, e spera che sia abbastanza.
 
Ogni sera il fuoco si avvicina, e lei pensa che possa essere avanzato a sufficienza da aver distrutto il loro piccolo insediamento, il loro mulino ad acqua, la loro fossa per il focolare e le loro case. Brienne sospira.
 
“Siamo vivi,” Jaime dice, avvolgendole un braccio intorno. “I ragazzi sono vivi. Abbiamo cibo, riparo e una qualche piccola misura di sicurezza. Se siamo fortunati, tutto quello che abbiamo messo nel deposito sotterraneo sarà ancora lì quando il fuoco si sarà spento e le ceneri si saranno raffreddate abbastanza da permetterci di tornare.”
 
Lei sospira. “Lo so. È solo che...sono stanca dell’incertezza.”
 
“Bè, adesso siamo in un castello, mia lady.” Jaime replica, portandosi la mano di Brienne alla bocca e posando un bacio sulle sue nocche. Le rivolge un sogghigno. “Non c’è niente di più sicuro.”
 
Lei alza gli occhi al cielo, ma non riesce ad evitare di sorridergli di rimando. “Ricordati solo che i castelli crollano, mio lord, se non si sta attenti.”
 
Jaime la bacia. “Allora staremo attenti.”
 
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Quella notte, il vento aumenta, ululando a raffiche intorno alla torre delle Spade Bianche e, di mattina, le pianure tra la foresta e Approdo del Re stanno bruciando.
 
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Escono in gruppi di quattro per andare a frugare nel più alto numero possibile di case, il più velocemente possibile.
 
Ed è così che trovano i loro primi sopravvissuti.
 
Tre bambini sporchi e dall’aspetto vagamente selvatico, il più grande non avrà più di tredici o quattordici anni. Lommy, questo è il nome con cui si fa chiamare, mentre il bambino insieme a lui è Frittella, e la bambina silenziosa che si sta aggrappando alla mano di Frittella si chiama Donnola. Sembra che la piccola non abbia più di cinque anni, e Brienne pensa che sia un miracolo che sia ancora viva.
 
Brienne sposta il suo sguardo dai tre ragazzini a Jaime, che ha l’aspetto di un bambino che sta presentando tre gattini affamati alla propria madre, implorandola di permettergli di tenerli.
 
Qualcosa dentro di lei cede.
 
“Cazzo, ti amo Jaime Lannister,” lei dice con un sospiro rassegnato, e viene ripagata dagli occhi di Jaime che si illuminano mentre un sorriso gli si allarga sul volto.
 
Brienne si volta verso i nuovi bambini. “Va bene. Adesso vi aiuteremo a sistemarvi.”
 
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“La prossima volta, potresti trovare degli adulti?” lei dice quella notte nella loro camera da letto, con la testa appoggiata sopra il petto di Jaime.
 
La risatina di Jaime le rimbomba sotto l’orecchio.
 
“Vedrò cosa posso fare.”
 
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Sono degli adulti a trovare loro invece.
 
Quattro di loro. Due coppie: tre uomini e una donna, e dopo delle negoziazioni mutualmente caute, con delle pistole a portata di mano da entrambi i lati, raggiungono un accordo ancora più cauto. I nuovi arrivati si sistemano nella torre del Primo Cavaliere, le loro scarne scorte di cibo vengono aggiunte a ciò che era stato portato dalla foresta, e i loro corpi, di cui avevano disperatamente bisogno, vengono messi a lavoro a fare la guardia al castello.
 
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Il fuoco si avvicina ancora di più fino a quando non raggiunge infine la periferia della città in rovine. Mentre un edificio dopo l’altro inizia ad ardere e bruciare, un numero sempre più alto di persone che si erano aggrappate alla sopravvivenza nelle case e negli scantinati oscuri, avanzano furtivamente verso la Fortezza Rossa, supplicando di ottenere salvezza dalle fiamme. Un giorno, un gruppo composto da quattordici persone—a cavallo—si avvicina all’entrata del castello.
 
Jaime e Brienne corrono per andar loro incontro, con le pistole a portata di mano.
 
“Per gli dèi,” il capogruppo dice, un uomo alto, dai capelli rossi e magro, “Jaime fottuto Lannister.”
 
Jaime spalanca gli occhi. “Addam? Addam Marbrand?”
 
Lo sconosciuto ride. “Ciò che resta di lui, già.” Il suo sorriso è sincero, anche se i suoi occhi sono guardinghi. “Come ci sei finito qui?”
 
“Nello stesso modo in cui ci sei finito tu: per caso.” Jaime passa lo sguardo sull’accozzaglia di persone dietro Addam. “Cavalli?
 
Addam annuisce quasi con orgoglio. “Siano ringraziati gli dèi per gli allevatori amatoriali, Jaime. Ci sono un paio di mandrie di cavalli che al momento corrono selvaggi nelle terre dei fiumi...se quegli stronzi la smettessero mai di ammazzarli.”
 
“Quali stronzi?” Brienne chiede bruscamente.
 
Addam le rivolge uno sguardo di valutazione. “Scegli un gruppo. Gli uomini della Montagna; la Fratellanza senza Vessilli; i Guitti Sanguinari. Stanno facendo tutti del loro meglio per distruggere le terre dei fiumi e tutto ciò che c’è dentro.” Lui allunga il collo per alzare lo sguardo sulle imponenti mura della Fortezza Rossa. “Arriveranno qui, eventualmente, quando avranno finito di dilettarsi altrove.”
 
“Lo sappiamo,” Jaime ribatte, ordinando che il ponte levatoio venga alzato.
 
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“Come faremo a sfamare tutti?” Brienne domanda mentre camminano lungo le mura. Ha finalmente iniziato a piovere, smorzando le ceneri della foresta bruciata, e rallentando la diffusione del fuoco all’interno delle mura della città.
 
Jaime fa un gesto verso la Baia delle Acque Nere e verso l’oceano più in là. “Credi che riusciremo a trovare qualche barca?”
 
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Imparano a cavalcare, costringendosi a continuare anche qualche i loro corpi sono doloranti, e certi giorni riescono a malapena a risalire per le scale della torre delle Spade Bianche fino al loro letto.
 
Jaime guida Addam e diverse altre persone di nuovo al loro insediamento per recuperare qualsiasi cosa sia sopravvissuta nel loro deposito sotterraneo e nella loro cisterna, e Addam gli dice che hanno trovato del bestiame che vaga libero accanto a ciò che rimane di Rosby.
 
“E chi lo sa cosa potremmo trovare nell’Altopiano,” Jaime dice a Brienne nella privacy del loro letto, la notte che tornano dall’aver radunato una mezza dozzina di bestiame, portandolo alla Fortezza Rossa. “Stiamo discutendo sull’andare in una missione di ricognizione in primavera.”
 
Lei rotola sdraiandosi sul proprio fianco, guardandolo, gli occhi di Brienne sono luminosi nella luce della luna che splende attraverso la finestra. “Verrò con te,” lei replica.
 
Jaime allunga una mano e le accarezza una guancia gentilmente. “Hanno bisogno di te qui,” lui ribatte con dolcezza. “Sei tu quella a tenere in piedi tutto questo.”
 
Anche nel buio, Jaime riesce a vedere che lei arrossisce. “No, non sono io. Sei tu.”
 
“Io sono lo Sterminatore di Re. Le persone hanno paura di me e ciò fa in modo che mi obbediscano—ma loro si fidano di te.”
 
“Allora hanno bisogno di entrambi.”
 
Jaime se la porta vicino, affondando il viso nel collo di lei. “Ti prego non chiedermi di governare,” lui le sussurra sulla sua pelle calda.
 
Le braccia di Brienne sono forti e sicure mentre lei lo stringe. “Stai già governando, Jaime,” lei gli sussurra nell’orecchio, “e se tu puoi rischiare la tua vita cavalcando per chissà quanto tempo, finendo in chissà che tipo di pericolo, allora io posso venire con te per assicurarmi che tu torni qui tutto intero.”
 
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La cosa peggiore, Jaime pensa, è che lei ha ragione. Mentre la loro popolazione continua a crescere lentamente, lui e Brienne passano sempre più tempo a fare da giudici in dispute minori, a dare ordini alla gente, a lavorare con tutti per assicurarsi che ci sia abbastanza cibo per l’inverno e assicurandosi che nessuno dentro la Fortezza Rossa sia un pericolo per qualcun altro. Sono addirittura diventati diplomatici, stabilendo dei contatti con altri due insediamenti sulla Collina di Rhaenys e sulla Collina di Visenya, prima della loro missione a Rosby.
 
I sopravvissuti che arrivano alla Fortezza Rossa variano da persone disperate e mezze morte di fame che si avvicinano all’entrata senza troppa speranza, e a cui ormai non importa letteralmente più se vivono o muoiono, fino a persone che hanno iniziato a sentire delle voci che dicevano che si può trovare un posto sicuro dietro quelle spesse mura rosse.
 
Il loro insediamento è composto da quasi cento persone ora, anche se più della metà di loro ha meno di vent’anni. Con gli altri due insediamenti, ci sono meno di trecento persone in una città che un tempo era la casa di un milione di anime.
 
Certi giorni, quando pensa a dove si trova e a cosa sta facendo, Jaime non sa davvero se dovrebbe ridere o piangere.
 
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“Devi richiedere un Grande Concilio,” Addam gli dice. L’aria è diventata fredda, portando con sé il fresco dell’inverno.
 
“Lo sai che non è il caso,” Jaime replica con un cipiglio.
 
“Abbiamo ottantatré persone adesso qui, Jaime, e tutti loro si affidano a te e Brienne per il comando. Al momento, sono ancora disposti a seguirvi, ma dobbiamo renderlo ufficiale. Dobbiamo dichiarare qualcuno come Re prima che qualcun altro decida semplicemente di prendersi il Trono con la forza.”
 
Jaime scuote la testa. “Sono lo Sterminatore di Re, ricordi? Non un Re...ma supporterò Brienne come Regina.” Scuote di nuovo la testa. “Non che le piacerebbe.”
 
“Entrambi state già svolgendo quel lavoro,” Addam dice. “Dobbiamo soltanto renderlo reale.”
 
Jaime aggrotta la fronte. “Le parlerò io.”
 
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La notte prima del Grande Concilio, lui porta Brienne nella sala del trono, più per del proprio supporto morale che perché voglia davvero vedere quel trono.
 
Camminano a passo svelto per tutta la sala, con le loro lanterne ben alzate, e sono quasi ai piedi della pedana quando Jaime vede che quell’orribile cazzo di sedia è ancora lì. Re Rhaegar aveva davvero deciso di distanziarsi da qualunque cosa avesse a che fare col proprio padre.
 
Si fermano ai piedi degli scalini, fissando quella mostruosità. Un tempo era intimidatorio, Jaime pensa, ma adesso è soltanto...niente di più se non uno spreco di buone spade.
 
“L’ho ucciso qui, sai,” lui parla, e la sua voce sembra smorzata dal silenzio, dalla penombra e dalla polvere.
 
“Lo so,” lei replica.
 
“La versione ufficiale è che l’avevo ucciso per legittima difesa dopo che mi aveva attaccato.”
 
“Lo so. C’erano delle teorie del complotto che dicevano che avevi cercato di usurpare il trono per te stesso. Ma il vero motivo per cui eri stato condannato dall’opinione pubblica era perché facevi parte della sua Guardia Reale. Il tuo lavoro era di morire per il re, se ce ne fosse stato bisogno. La maggior parte delle persone credeva che avresti dovuto permettergli di ucciderti.”
 
Il sorriso di Jaime è dolceamaro.
 
“Le persone hanno sempre avuto una visione romanticizzata della Guardia Reale, me incluso. Delle donne e degli uomini altamente qualificati con addosso dei completi scuri e degli occhiali da sole, disposti a prendere una pallottola in petto per difendere la famiglia reale.” Lui fissa il trono di spade con un sorriso storto. “Ero molto orgoglioso, sai. Ero la persona più giovane che fosse mai stata accettata nella Guardia Reale, ed era entusiasmante e preoccupante ricevere un così grande onore, essere al fianco del Re ovunque lui andasse. Sarei morto con gioia per lui. All’inizio.
 
“Nessuno mi aveva avvertito di quanto pazzo fosse davvero Re Aerys. Nessuno mi aveva avvertito di ciò che faceva a sua moglie, o ai suoi nemici, o di quanto fosse paranoico.” Si volta, guardando deliberatamente dritto negli occhi di Brienne. “Non è stata legittima difesa.”
 
Brienne non dice niente, si limita solo a fissarlo.
 
“Lui stava diventando sempre più paranoico. I suoi nemici politici stavano quietamente...scomparendo. Per fortuna, non mi ha mai chiesto di far qualcosa in tal senso, ma non si fidava di me. Vedi, io ero stato ad Essos, e lui era sempre più convinto che Essos stesse tramando di attaccarlo. Non Westeros—ma lui. Personalmente.” Jaime scrolla le spalle. “Potrebbe non aver avuto del tutto torto a riguardo, almeno. Se lui si fosse fidato della sua Guardia Reale, o se la Guardia Reale non avesse guardato altrove mentre lui commetteva i suoi crimini peggiori, o se il suo inutile figlio si fosse fatto crescere un paio di palle e avesse preso dei provvedimenti per deporre suo padre prima che le cose sfuggissero così tanto di mano...” Lui scuote la testa. “Adesso non importa. Aerys aveva deciso che Essos stesse tramando contro di lui, e peggio: Essos aveva piazzato dei traditori per tutta Westeros—ma soprattutto nella stessa Approdo del Re. Lui stava venendo attaccato…ma lui aveva i codici di lancio dell’arsenale nucleare di Westeros.”
 
Brienne prende un brusco respiro.
 
“Bruciateli tutti, aveva detto. Penso che lui credesse nella mitologia della famiglia Targaryen, credeva che sarebbe risorto dalle ceneri come un vero drago.”
 
“Stava per bombardare il suo stesso regno?”
 
Le labbra di Jaime si piegano in un sorriso amaro. “Ho provato ad arrestarlo. Non è andata bene.”
 
“Quindi, in un certo senso è stata legittima difesa.”
 
Jaime sbuffa qualcosa che avrebbe potuto essere una risata. “Non provare a trovare delle scuse,” lui dice, scuotendo la testa. “Lui non mi aveva attaccato. Gli avevo sparato piuttosto...deliberatamente. Era...più facile.”
 
Lui si volta e la guarda.
 
“Ti meriti un uomo migliore ad amarti, Brienne.”
 
Brienne lo guarda nella luce fioca delle loro lanterne, gli occhi di lei sono enormi e luminosi, calmi, e quasi belli quanto lei. Le labbra di Brienne si piegano in un lieve sorriso, prima di sporgersi in avanti e baciarlo con gentilezza.
 
“Tu sei un brav’uomo, Jaime Lannister, e sei l’unico uomo che voglio che mi ami,” lei sussurra, per poi spingersi tra le braccia di lui e baciarlo un’altra volta.
 
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Per la sorpresa di nessuno—tranne forse che per la loro—il Grande Concilio nomina ufficialmente Jaime e Brienne il Re e la Regina della Fortezza Rossa. Loro accettano quell’onore con riluttanza, e dopo celebrano con un piccolo banchetto, nominano ufficialmente il loro concilio ristretto, e la vita torna immediatamente alla loro nuova normalità.
 
Quella notte, Jaime sghignazza mentre aiuta con entusiasmo Brienne a togliersi i vestiti.
 
“Che c’è di così divertente?” lei chiede.
 
“Speravo di essere conosciuto come il Consorte della Regina invece che come Re,” Jaime risponde.
 
Lei si acciglia. “Perchè?”
 
Il sorriso di Jaime è peccaminoso mentre la fa stendere sul letto. “Perché essere un Consorte sembra davvero sexy,” lui replica, e la bacia.
 
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Con questo capitolo si chiude l'universo Mad Jon, ecco la nota dell'autrice dove spiega le idee dietro questo universo:

Mad Jon aka Post-apocalisse:
 
 
Theme Song:  Pompeii dei Bastille
 
 
   But if you close your eyes
   Does it almost feel like
   Nothing changed at all?
   And if you close your eyes
   Does it almost feel like
   You’ve been here before?
   How am I gonna be an optimist about this?
   How am I gonna be an optimist about this?
 
 
Le fanfiction post-apocalittiche sono tra le mie preferite, e non ho potuto resistere nel mettere Jaime/Brienne in quel tipo di contesto per vedere dove mi avrebbe condotta. :)
 
Quest’universo doveva concentrarsi di più sul fatto che stanno cercando di capeggiare e proteggere un insediamento pieno di bambini (senza che diventasse un qualcosa di simile a “Il signore delle mosche”). Era previsto che la psicopatia di Joffrey entrasse in gioco, e che morissero più bambini (incluso Joffrey). Senza contare che la Montagna e i suoi uomini sarebbero dovuti riapparire.
 
Voglio dire…è una fanfiction post-apocalittica…le cose brutte succedono…
 
 
 
 
 
- Note varie e random della traduttrice:
 
 
 
--- Una delle cose che più mi fanno incavolare, riguardo GOT, è il fatto che D&D abbiano appioppato a Jaime la frase “Non si può scegliere chi si ama”. Una frase che in realtà le persone che avevano visto solo lo show, senza leggere i libri, adoravano quando veniva associata a Jaime e Brienne…purtroppo…ma quella frase è come ogni altra cosa scritta da D&D, ovvero superficialmente “fica” ma profondamente stupida, soprattutto se si pensa al Jaime dei libri e il vero percorso che GRRM sta facendo con lui. Visto che quella frase è l’esatto opposto del modo di pensare del Jaime dei libri. Mi spiego.
 
Pensiamo a come si chiudono i capitoli di Jaime del terzo libro, proprio il libro dove ha vissuto il suo avvicinamento a Brienne. Lì Jaime aveva appena chiuso la sua relazione malata con Cersei, aveva regalato “Giuramento” a Brienne, e aveva scritto sul Libro Bianco del suo viaggio con la Donzella che tanto lo aveva salvato…E lui in quel momento si ritrova a pensare che, finalmente, a quel punto della sua vita, lui poteva SCEGLIERE di fare quello che voleva. Perché il suo personaggio nei libri è esattamente questo…un qualcuno che SCEGLIE costantemente da che parte stare, che azioni compiere…sia malvagie (Bran) che buone (qualsiasi cosa in relazione a Brienne), ma soprattutto sceglie liberamente chi amare.
 
Non c’è nulla di bello nel pensare che non ci sia scelta nel chi si ama. È una cosa così malata. È descrivere l’amore come una prigione. Jaime ha sempre scelto invece, nei libri. Prima aveva scelto Cersei, poi aveva scelto di bruciare la lettera della sorella e abbandonarla al suo destino, e aveva SCELTO di seguire Brienne nel quinto libro.
 
Si può SCEGLIERE chi amare. E se la persona che amavi ti tratta di merda, ti tradisce e ti usa solo, si può scegliere di troncare. Come Jaime ha fatto nei libri.
 
 
 
--- Altra lamentela riguardo GOT…il fatto che trovo orribile che abbiano mostrato Brienne come una tizia rozza che dice sempre parolacce, quando nei libri non è per niente così! Nei libri la cosa più sboccata che quella ragazza avrà mai detto sarà stato “Sei un mostro” a Jaime. Vi ricordo che caratterialmente lei è sempre ispirata alla Bella della ‘Bella e la Bestia’…vi pare che Belle si alzerebbe mai in piedi a dire “Devo andare a pisciare?”…. Ah giusto, Brienne amava essere un cavaliere, quindi deve per forza essere un rozzo maschiaccio stereotipato, secondo D&D…
 
Altra lamentela…per colpa di GOT questa cosa è stata spesso fraintesa nel fandom, ma Brienne, se potesse, indosserebbe vestiti femminili più spesso, eh! Lei non è che si veste da uomo perché odia gli abiti femminili (come infatti mostrato da GRRM nel terzo libro, con lei che indossava senza problemi il bellissimo abito blu che Jaime le aveva commissionato). Lo sapete perché indossa per lo più abiti maschili? Perché sono gli unici che in genere le entrano!!!
 
Lei è molto ma molto più alta e massiccia delle altre lady di Westeros, ed è davvero difficile che lei possa trovare degli abiti femminili che le stiano comodi, a meno che non le siano fatti su misura come l’abito blu. Il problema è che anche a Tarth lei non è che aveva dalla sua parte una servitù gentile che rimediava a questi suoi “problemi”, ma aveva una Septa psicopatica che l’abusava psicologicamente, facendola costantemente sentire sbagliata in tutto, e un padre che era più occupato con le sue amanti.
 
Brienne è stata presa in giro tutta la vita per il suo aspetto, fin da bambina, cosa che l’ha segnata, anche riguardo i vestiti che non le entravano. Ad un certo punto penso sia crollata, scegliendo semplicemente di evitare di cercare abiti femminili che le entrassero, con la paura di correre sempre il rischio che la reazione nell’indossarli fossero le sempre presenti risate di scherno, come al ballo in cui aveva danzato con Renly.
 
 
--- Nel corso del tempo molte persone mi hanno scritto (anche in privato) di quanto adorassero leggere i miei scleri riguardo i milioni di errori commessi da D&D con l’adattamento di GOT.
Apparentemente le mie critiche viscerali vi divertivano molto, e ne sono tanto felice, quindi…siete pronti/e a vedermi fare la stessa cosa anche con HOTD? Lol.  Dal prossimo capitolo le mie note saranno condite da vari scleri contro gli sceneggiatori di HOTD, e fidatevi che non serve aver visto lo show per comprenderle.
E alcune cose avranno proprio a che fare anche con Jaime e Brienne (E Cersei)…perché non so se vi ricordate, ma molto tempo fa scrissi in una qualche nota (credo di ‘In this Light’) che un personaggio della lore dei libri di GRRM aveva un botto di cose in comune con Jaime…e quel personaggio è proprio un personaggio di HOTD, quindi ora ve ne posso parlare meglio…
Son curiosa però…secondo voi di chi sto parlando?...
 
 
 
 
   
 
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