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Autore: Bruhduck    30/07/2023    1 recensioni
Inghilterra si rende conto che un gran numero di persone, tra nazioni ed esseri umani, shippano lui e Francia. Questa consapevolezza lo porta a riflettere sul loro primo incontro, sull'evoluzione del loro rapporto e sui suoi sentimenti per l'insopportabile rospo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Solo una vecchia storia che ho trovato tra i miei vari file, e ho pensato di risistemarla un pochino come prova per cominciare a scrivere su questa piattaforma. Spero che possa essere carina!
 
 
Inghilterra aveva spesso notato, nel corso degli anni, i sorrisi ambigui e le risatine che coglieva nei volti, non solo dei semplici umani, ma anche in quelli dei suoi colleghi, quando era in compagnia di Francia.
Lui e Francia potevano abbracciarsi, sorridersi, litigare, parlare, oppure anche solo essere uno di fianco all’altro, ma quegli strani sguardi li ricevevano sempre. Più o meno erano gli stessi sguardi che si posavano su Italia e Germania, su Svezia e Finlandia, Austria e Ungheria, o anche su Bulgaria e Romania, Ceca e Slovacchia; ma a questi citati la cosa non sembrava infastidire e, a quanto pare, nemmeno a Francia. Ma ad Inghilterra sì, e anche parecchio.
Inizialmente era confuso, poi, una volta essere venuto a conoscenza di certe fantasie perverse che si facevano i suoi cosiddetti “amici”, la perplessità si era trasformata in ira.
Maledetti…
Ma le battute di, appunto, questi suoi cari amici non bastavano mica. No, adesso doveva persino trovare su Internet certe oscenità create da ragazzine in età puberale, le quali, da quel che poteva vedere, non avevano nulla di meglio da fare se non immaginarsi lui, Inghilterra, e quella sottospecie di rana insieme, come una felice coppia di sposini.
Persino le sue giovani inglesi l’avevo tradito!
Certe di quelle pazzoidi si erano pure infuriate una volta scoperta quella storia del ’56, e il suo rifiuto all’assurda proposta di matrimonio del fastidioso vicino. 1
Provassero loro a convivere con quel sociopatico, vorrei proprio vedere quanto resistono, pensava tra sé Inghilterra.

D’accordo, il britannico, in cuor suo, doveva per forza ammettere che, nonostante tutto ciò che era accaduto tra loro, provava ancora un grande affetto per Francia.
Per molto tempo, ancor prima di essere un nemico ed un rivale, era stato un amico, un confidente, un compagno di viaggio, un mentore, un fratello maggiore.
Ricordava ancora quel lontano giorno d’autunno, quando ancora era un tappetto spaventato che non sapeva nulla sul mondo e si era intestardito, nonostante la disapprovazione dei suoi fratelli, ad abbandonare la sua amata isola, l’unico pezzo di terra che avesse mai conosciuto, per esplorare un immenso ed oscuro continente.
Era la prima volta che abbandonava la sua terra, e mai si era sentito tanto sperduto: vagava da solo, i capelli e la pelle sudici, coperto di vecchi stracci, armato unicamente del suo sempre fedele arco, regalatogli dalla sua burbera, ma premurosa, madre Britannia, poco prima che perisse sotto i colpi degli invasori germani. 2
L’aveva incontrato proprio a Parigi, capitale dell’allora Regno dei Franchi. 3

Era stato trascinato fin lì di peso, incatenato, da un gruppo di soldati che lo avevano sorpreso attraversare il confine, poco dopo aver abbandonato la penisola danese e, riconoscendo subito che in lui c’era qualcosa di non umano, erano riusciti, seppur con una certa fatica, a catturarlo.
Ed ecco che ora si trovava in mezzo ad una trentina di soldati, con le spade sguainate, la testa premuta sulla strada polverosa di quell’orrenda città, mentre scalciava e si dimenava come un selvaggio, nel tentativo di liberarsi.
“Signor Francia, finalmente! Venga a vedere!” Il soldato che gli premeva il capo a terra aveva parlato in lingua franca, ma Inghilterra aveva colto una parola: Francia.
Aveva sentito parlare di quel Francia: figlio di Gallia, il formidabile guerriero che terrorizzò prima i romani e i germani; uno degli eredi del grande Impero romano; il ricco e potente regno da sempre, difensore della fede cristiana, dato che di recente aveva sgominato l’esercito dei mori, ottenendo una vittoria schiacciante e proteggendo l’Europa.
Se lo immaginava in armatura, il volto severo e determinato, segnato dalla polvere e dalle cicatrici riportate in guerra, la barba folta e i muscoli di chi si allena dalla mattina alla sera, in vista di una nuova gloriosa battaglia.
Sollevò di poco lo sguardo ancora schiacciato a terra dalla grande mano del soldato, in attesa di vederlo. Ecco, dei passi si avvicinavano alla svelta, un’ombra veniva proiettata sulla strada! Doveva essere lui!
“Sì, arrivo!” Una vocetta stridula giunse dal cortile della villa davanti a cui si trovavano e una minuta figura si stagliò sul portone principale. “Ehi, occhio con quella roba, guarda che è fragile! E prendi anche quell’altro bagaglio, non ho intenzione di viaggiare senza almeno un cambio!” Il ragazzetto, poco più grande di Inghilterra, non si stava minimamente curando di loro, troppo intento a sgridare una bambina dai capelli rossi, che trasportava tra le manine un carico grande il triplo di lei.
“Signor Francia!” Esclamò un soldato.
Cosa?! Inghilterra sgranò gli occhi, incredulo. Quel… Quel… Sì, insomma, quello doveva essere il grande Francia, figlio del leggendario guerriero Gallia, erede di Roma, potenza militare e protettore della fede?
Al richiamo, finalmente colui che avrebbe dovuto essere il potente Regno dei Franchi, si degnò di dar loro uno sguardo. “Oh, Clodomir, ben tornato! Abbiamo un ospite?”
Camminava dandosi arie da re, i capelli perfettamente pettinati, agitando quell’orribile ventaglio fatto con piume di pavone e ricoperto da pietre lucenti, facendo ondeggiare quei vestiti appariscenti e che da maschio avevano ben poco.
No, doveva essere uno scherzo. Dov’era finito il soldato forte, temibile, muscoloso, dalla voce potente e sicura che si era immaginato quando aveva sentito parlare di lui? Chi diavolo era quella specie di specie di primadonna isterica?
“E’ un invasore, signore. L’abbiamo catturato nei pressi del confine. Siamo certi che non sia umano. Deve essere come lei, signore.” Disse il soldato che ancora lo teneva spiaccicato a terra.
“Oh, capisco, quindi-” Quel che si supponeva essere Francia fece per parlare, per nulla interessato alla questione, ma venne interrotto proprio da Inghilterra.
“Io non sono un invasore.” Il tono forte e deciso del britannico aveva zittito tutti. Inghilterra alzò ancora un poco lo sguardo, puntando gli occhi verdi in quelli di Francia. Per la prima volta, i due si trovarono faccia a faccia.
“Sono venuto dalla mia isola, la Britannia, per conoscere il continente e imparare a diventare più forte. Così da non essere inferiore a nessuno di voi.” Disse in un latino stentato.
“Oh.” Gli occhi di Francia si assottigliarono, le labbra si schiusero e vennero sfiorate dalle piume del ventaglio che stringeva tra le mani. “Quindi, tu devi essere il figlio di Britannia. Clodomir, basta così, liberalo!”
Quel dannato Clodomir finalmente si decise mollare la presa dai suoi capelli ed Inghilterra potè rialzarsi.
“Come ti chiami?”
“Mi chiamano in vari modi. Molti ultimamente si riferiscono a me come Englaland.4” Rispose il britannico.
“Uhm, capisco. Quindi, cos’è che cerchi, qui nel nostro regno, ragazzo?” Disse Francia con un ghigno che piacque poco all’inglese, passando dalla lingua franca al latino.
“Cerco il rappresentate del Regno dei Franchi, affinché mi possa istruire al meglio sull’arte della guerra.”
“Oh, beh, sei fortunato” Francia ridacchiò, e dal latino passò ad un’altra lingua, quella che solo le nazioni conoscevano. “Ce l’hai qui di fronte?”
Inghilterra strinse i pugni, conficcando le unghie nella carne. No, Dio, ti prego, no.
“Come sarebbe a dire?” Disse con voce tremante.
“Eh? La capisci la nostra lingua o no? Sei al cospetto del grande Regno dei Franchi! E’ un piacere fare la tua conoscenza! Sapevo che Britannia aveva dei figli, ma non pensavo che li avrei mai incontrati. Lo sai che le assomigli davvero? In particolare quelle sopracciglia orribili…”
 E così continuò a chiacchierare a vanvera, con quella sua dannata voce stridula e le movenze femminee, mentre Inghilterra si sentiva morire dentro.
Quel giorno aveva deciso che quel tizio non gli sarebbe mai piaciuto. Beh, in parte si sbagliava.

Con il tempo, Inghilterra imparò a capire le sue stranezze, ad accettare i suoi difetti, ad amare la sua compagnia.
Gli aveva insegnato a leggere e a scrivere, gli aveva insegnato molte delle sue tecniche di combattimento, tecniche che spesso aveva Inghilterra aveva finito per utilizzare contro di lui, negli innumerevoli scontri che seguirono, nei secoli successivi.
In effetti, per tutti Inghilterra e Francia erano come cane e gatto. Ma in realtà non è sempre stato così: c’era un passato lontano, talmente lontano che ormai persino lui adesso ricorda a stento, in cui amava farsi leggere le fiabe da Francia, prima di andare a dormire, stretti l’uno all’atro, sotto le coperte, per scaldarsi. Ma questo non lo avrebbe mai confessato ad anima viva.
Con il tempo, più che un amico, Francia era diventato un fratello. E Inghilterra gli voleva bene più che a chiunque altro.
Se solo la smania di potere, l’egoismo, l’arroganza e la testardaggine di entrambi non avessero rovinato tutto…
Il loro rapporto si era spezzato: per secoli avevano combattuto, si erano lanciati sguardi di disprezzo, potevano saltarsi al collo e azzannarsi anche per il più futile motivo. Inghilterra l’aveva odiato per tanto tempo, o meglio, aveva creduto di odiarlo. In un angolo del suo cuore, aveva sempre voluto bene a Francia, anche quando gli puntava la spada al petto, e sperava che anche per lui fosse lo stesso.

“Ehi, chenille! Cos’è quel muso lungo? Sei stanco?” A interromperlo dai suoi pensieri, tirandogli una guancia con l’indice e il pollice, fu proprio Francia. Inghilterra gli tirò un’occhiataccia, che fece sogghignare il francese.
“Vieni a dormire?” Chiese questi, dirigendosi verso il letto. Inghilterra alzò un sopracciglio e rispose: “Resto qui?”
L’altro si buttò tra le coperte e disse: “E’ tardi, ormai. E poi hai qui il cambio, no? Su, non ho voglia di dormire da solo.”
“Tsk, va bene.” Sbuffò l’inglese, in realtà per nulla scocciato. Si cambiò in fretta e si fece spazio nel letto, accoccolandosi al fianco di Francia. In tutta risposta, quest’ultimo gli tirò nuovamente la guancia. “Sembri proprio un bambino!”
“Sta zitto!”
“Ehi, guarda qui!” L’inglese diede un’occhiata al cellulare che l’altro teneva in mano. Uno sguardo veloce e subito distolse disgustato gli occhi dallo spettacolo che gli offriva quello schermo.
“Che schifo, Francia! Ma seriamente ti piace guardare quella roba?” Sentì l’altro ridere di gusto, mentre si sdraiava cingendogli il fianco con un braccio.
“Beh, però quei disegni non sono così male.”
“Il solito rospo pervertito.”
Certo, non si sarebbe mai aspettato che la cosa tra lui e Francia finisse per diventare ciò che i giovani d’oggi chiamano “ship”. Ma avrebbe dovuto conviverci d’ora in poi, giusto?
 
 
 
Note:
1 Questa frase si riferisce ad una vicenda accaduta nel 1956, citata anche nell’anime, quando, durante la Crisi di Suez, il primo ministro francese Guy Mollet propose l'unione fra i due paesi, con cittadinanza comune e la regina d'Inghilterra per capo di stato. In alternativa, propose l'adesione della Francia al Commonwealth delle nazioni. Tuttavia, il primo ministro britannico Anthony Eden rifiutò tali proposte.
2 Il personaggio di Britannia, madre di Inghilterra, fa riferimento al personaggio OC popolare nel fandom, che appunto rappresenta la Britannia celtica ed in seguito romana. Con le invasioni da parte dei popoli germanici, in particolare da angli e sassoni, nel corso del V e VI secolo, la vecchia cultura britannica andò presto a morire, e cominciò invece a formarsi l’Inghilterra come la conosciamo oggi.
La storia vuole essere ambientata nell’VIII secolo, un secolo caratterizzato da lotte interne al Paese e dalle invasioni vichinghe. Ho quindi immaginato che Inghilterra, in questo periodo, si decidesse a lasciare il proprio isolamento per aprirsi al continente e cercare di diventare più forte per sopravvivere.
3 Nell’XIII secolo la capitale del Regno franco era già Parigi.
4 Englaland era la forma più antica della parola “England”. Tuttavia, in questo periodo, non si può parlare di un vero regno inglese, poiché l’attuale Inghilterra era suddivisa in vari piccoli regni, spesso in lotta tra loro.
   
 
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