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Autore: Justice Gundam    02/08/2023    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 13 - Pericoli e momenti di quiete 

 

Varshod strinse i suoi occhi compositi mentre sollevava lentamente una piccola fiala contenente un denso liquido verde-giallino, e la inclinava lentamente per farne cadere alcune gocce in un piattino di ceramica che aveva piazzato davanti a sè, e sul quale aveva già posto un miscuglio di erbe tritate. L'effetto fu immediato, e la miscela di ingredienti cominciò quasi subito ad amalgamarsi in un denso fluido verdastro, che l'insettoide non perse tempo a riversare in un contenitore di vetro colorato. Agitò lievemente l'alambicco, in modo da essere sicuro che la miscela fosse stabile... e nel momento in cui il miscuglio avesse finì di gorgogliare e ribollire, mise giù il contenitore e tirò un sospiro di sollievo.

"Bene. Cessato pericolo." disse il tosculi, per poi cominciare a radunare tutti gli strumenti del suo piccolo laboratorio alchemico. Ora che la situazione era sotto controllo, Varshod alzò lo sguardo e fece un cenno di assenso ad Ikkotha, il thri-kreen che lo aveva accompagnato in quel suo incredibile colpo di testa. "Tutto a posto, Ikkotha. E' stato un po' rischioso, ma sono riuscito a miscelare un estratto. Spero che ci sarà utile."

"Ottimo lavoro, amico mio." disse Ikkotha. Era difficile vedere un qualche tipo di emozione sul suo volto da mantide religiosa, ma chiunque avesse potuto vederlo in quel momento, avrebbe potuto giurare che stava sorridendo. "Una volta che avremo finito di riposarci, credo proprio che potremo proseguire il nostro viaggio. Ovviamente... tu sai quale sarà la nostra prossima destinazione, vero?"

Nonostante tutto, il tosculi non potè trattenere una gioviale risata. La domanda non aveva nessuna connotazione negativa, o almeno, nulla che Ikkotha intendesse. I thri-kreen come lui avevano la fama di vivere alla giornata e decidere sul momento... mentre i tosculi erano invece conosciuti per la loro tendenza a pianificare ogni cosa con attenzione e avere sempre qualche alternativa sulla quale ricadere nel caso la situazione degenerasse.

"Certamente... il tempio di Brelm, non molto lontano da qui." disse l'uomo-vespa, mentre cominciava ad ordinare le fiale piene di liquidi colorati e le assicurava alla cintola che gli circondava il torace. "Sono sicuro che i nostri... simili... non sono ancora arrivati fin lì. Forse lì potremo trovare qualcosa di utile... qualcosa che ci permetta di mettere un po' di ordine in questo casino."

Ikkotha sospirò e guardò in lontananza, oltre le folte cime degli alberi e verso il cielo terso nel quale il sole dardeggiava implacabile. "Mi chiedo se non stiamo facendo una pazzia, Varshod. In fondo... noi non dobbiamo nulla agli umani... agli invasori di Pasiega, come li chiamano." affermò. "E adesso... siamo qui, dopo aver disertato l'esercito dei nostri compagni di sciame, e stiamo cercando... noi, delle semplici reclute... di trovare un modo per mettere fine ad una guerra... un modo che potrebbe non esistere nemmeno. Non so te, ma io solo adesso mi rendo conto dell'enormità di quella situazione in cui siamo finiti..."

"Mi rendo conto che non è facile, Ikkotha." rispose Varshod con un sospiro preoccupato, per poi gettare un'occhiata al terzo membro del loro gruppetto di ribelli. la guerriera-scarabeo di nome Qerus, che in quel momento si stava aggirando con circospezione attorno ai suoi due compagni più piccoli, tenendo il suo enorme maglio appoggiato sulla schiena. "Io... ho preso una decisione improvvisa. So che non è da me, ma... se devo essere sincero, non sono mai stato troppo convinto di quello che il comandante Kadox sta facendo. Dice che corrisponde alla volontà del potente Echthrois, ma... se è davvero così, allora che ne è stato del dominio di Isthmos? Ci siamo ridotti a questo?"

Ikkotha fece un cenno di assenso e attese che Varshod raccogliesse i suoi pensieri e si organizzasse la parte successiva del discorso. Non ci volle molto tempo - il tosculi alchimista sospirò e grattò con un dito sul terreno. "In ogni caso, seguendomi state compromettendo la vostra posizione agli occhi del comandante Kadox e del comandante Zak-Nakim. Forse ho fatto male a coinvolgervi in tutto questo. Se volete andarvene, siete liberi di farlo. Forse... siete ancora in tempo per evitarvi una severa punizione. Basta che vi inventiate una scusa per cui non vi siete riuniti all'armata principale."

"Hm? Che cosa dice amico Varshod?" chiese Qerus con quella sua voce dolce e melodica, che sembrava così fuori posto proveniente da una creatura così possente. "Noi... qui perchè amici, no? Capo Zak-Nakim... non arrabbiare con noi, vero?"

Ikkotha annuì lentamente. Qerus non era mai stata una grande pensatrice, e semplificare la situazione fino a questo punto era probabilmente il modo migliore di chiarirle le cose senza confonderla. "In realtà, Qerus... ho l'impressione che il comandante Zak-Nakim non la prenderebbe troppo bene se venisse a sapere quello che abbiamo fatto. Non so neanche se lui sia d'accordo o meno con quello che il comandante Kadox sta facendo..." affermò. "Ma... non divaghiamo. Il punto, Varshod... è che io e Qerus ti stiamo seguendo di nostra volontà, non perchè tu ci hai costretto. Io... sono pienamente consapevole che quello che stiamo facendo avrà delle conseguenze per noi. Ma non ce la facevo più, in tutta coscienza, a fare quello che il comandante Kadox voleva."

"Qerus vuole stare con suoi amici." affermò la guerriera trox, puntando fieramente per terra il suo enorme martello.

Varshod sollevò le mandibole, un gesto che poteva essere interpretato come un sorriso. "Grazie, amici. Non riesco neanche ad immaginare quanto debba costarvi tutto questo... ma non ce la faccio proprio a vedere il nostro popolo che si macchia di simili atrocità." affermò. "E spero... spero che potremo fare qualcosa per fermare questa pazzia."

"E... speri di trovare qualcosa nel santuario di Brelm?" chiese il thri-kreen.

Varshod si sfregò la fronte con una mano. "E' un po' una scommessa, questa che sto facendo." rispose. "Ma... sapendo che i chierici di Brelm una volta si occupavano anche dell'archiviazione di importanti documenti storici, penso che almeno lì avremo la possibilità di capire qualcosa di più di cosa sta accadendo... e del perchè siamo arrivati a questo."

"CApisco, capisco..." disse Ikkotha. "In effetti avrebbe senso... ma non ho idea di cosa potremmo fare, anche se riuscissimo a trovare qualche informazione utile."

"Una cosa alla volta..." affermò Qerus con un cenno della testa.

Varshod annuì in tono di approvazione. "Sì, Qerus ha ragione. Ci sono parecchie cose che non sappiamo... e anche se mi rifiuto di credere che tutti i nostri compaesani siano convinti di ciò che stiamo facendo... resta il fatto che non possiamo rivelare i nostri sospetti in questo momento. Per adesso, concentriamoci su un obiettivo a breve termine."

Ikkotha fece un cenno di approvazione e raccolse la sua strana lancia, per poi indicare con lo sguardo la fitta foresta che si estendeva davanti a loro. I pendii si stavano facendo più scoscesi, e il paesaggio più aspro man mano che si addentravano nella parte più interna dell'isola. "Molto bene. Se voi due mi aspettate qui per un po', proverò a fare un giro di esplorazione, e se riuscirò a trovare qualche indizio su dove si trova il santuario di Brelm, tornerò e ve lo farò sapere il prima possibile." affermò.

Varshod fece un cenno con la testa... ma prima che potesse dire altro, si sentì un brusio assordante, e il tosculi drizzò le sue corte antenne in segno di allarme. Qualcosa si stava avvicinando ad alta velocità...

"Presto! Noi tutti giù!" sussurrò Qerus. La trox prese i suoi due compagni per le spalle e li fece stendere a terra, trascinandoli giù con la sua forza taurina. L'esoscheletro di Ikkotha cambiò rapidamente di colore, assumendo un tono verde acceso come l'erba nella quale erano sdraiati... e dopo alcuni secondi, la fonte di quel suono assordante ed inquietante apparve nei cieli sopra di loro. Due vespe gigantesche e dall'aria feroce, il corpo a strisce gialle e rosse, l'addome armato di un affilatissimo pungiglione velenoso grande come un pugnale, stavano pattugliando i cieli sopra di loro, forse alla ricerca di qualche superstite del villaggio di Pasiega.

Varshod deglutì nervosamente e afferrò con una mano una della provette di vetro riempite di reagenti chimici che portava inserite nella sua bandoliera. Per diversi secondi pieni di tensione, i due giganteschi calabroni continuarono a volare in cerchio sopra il punto in cui l'uomo-vespa e i suoi due compagni si erano nascosti, e Varshod pregò con tutte le sue forze che le fronde e gli arbusti tra i quali si trovavano li tenessero nascosti agli occhi di quei due bestioni...

Finalmente, dopo diversi secondi, i calabroni giganti persero interesse e volarono via, il ronzio infernale che si smorzava man mano, finchè non furono scomparsi all'orizzonte. Ikkotha tirò un sospiro di sollievo e il suo esoscheletro tornò del suo solito colore marroncino, mentre Qerus si alzava lentamente e stringeva tra le robuste mani il suo enorme maglio, pronta a combattere nel caso i calabroni fossero tornati indietro.

"Cessato pericolo. Siamo salvi, per adesso." sospirò Varshod.

Ikkotha annuì con aria preoccupata. "Già. Per adesso. Il comandante Kadox avrà già sguinzagliato i suoi occhi e le sue orecchie per tutta Abundancia. Dobbiamo raggiungere il santuario, e sperare in bene." affermò. "Qerus, vieni con noi. Non siamo in condizioni di combattere se dovessero scoprire che siamo qui."

La guerriera-scarabeo, obbediente come sempre, ripose immediatamente il suo martello da guerra sulla schiena e aiutò Varshod a rialzarsi. "Noi... facciamo presto." affermò. "Veloce, piccolo amico. Noi andiamo."

"Grazie, Qerus. Siamo già in una posizione molto difficile... e dobbiamo allontanarci quanto prima." affermò. "Spero solo che in quel santuario ci sia qualcosa che possa esserci utile."

I tre insettoidi controllarono che il loro equipaggiamento fosse a posto, e Qerus, sentendosi un po' affamata, si chinò di colpo e afferrò un topo che stava cercando di sgattaiolare tra le sue robuste gambe. Spezzò il collo al roditore con un gesto deciso della mano e cominciò a mangiarlo, lasciandone solo le ossa nel giro di appena un minuto. I due insettoidi più piccoli attesero che finisse e sparpagliasse le ossa spolpate sul terreno vicino a lei, poi il terzetto di insettoidi riprese ad addentrarsi nella foresta, stando bene attenti a restare nascosti sotto le fronde degli alberi...

Se il presentimento di Varshod era giusto, non potevano permettersi alcuna distrazione, e soprattutto non potevano permettersi di fallire. Il futuro della razza degli insettoidi, la sopravvivenza del Dominio di Isthmos... e forse il destino di tutto Nexos dipendevano dalla riuscita o dal fallimento della missione in cui erano impegnati...         

 

oooooooooo

 

Per i rifugiati di Pasiega, dopo l'inaspettato e micidiale attacco degli uomini-coniglio di pochi giorni prima, il viaggio si era fatto più arduo e snervante. Albion e Draig si erano fatti ancora più attenti e si permettevano di dormire ancora meno, con grande preoccupazione dei loro compagni. Serena sembrava in grado di mantenere un invidiabile sangue freddo nonostante la delicata situazione, ma di tanto in tanto, Pepa la vedeva guardare in lontananza, in preda a chissà quali pensieri.

Anche Hipolito, il vivace halfling druido, si era fatto più introverso e concentrato, e passava quei pochi momenti di tempo libero che si voleva concedere immerso nella tessitura di un leshy, senza voler chiarire di cosa esattamente si trattasse. In quel momento, Hipolito aveva raccolto un pugno di foglie di ortica, e le stava cucendo tra loro come se volesse intessere un abito in miniatura. Toccava le foglie a mani nude, apparentemente insensibile al bruciore che provocavano.

Damiàn, da parte sua, si prendeva un po' di tempo tra una tappa e l'altra per fare qualche annotazione su un libriccino da viaggio, e di tanto in tanto, i suoi compagni lo vedevano fare dei disegni che rappresentavano gli insetti giganti che avevano incontrato nel corso di quel pericoloso viaggio.

Dopo qualche giorno di marce forzate, in cui il gruppetto aveva dovuto ancora difendersi da attacchi di insetti giganti e uomini-coniglio, avevano finalmente ricevuto delle notizie promettenti quando Pepa era tornata da una spedizione, leggermente ferita a causa di un incontro un po' troppo ravvicinato con quello che la ranger dai capelli rossi aveva descritto come "un bombo delle dimensioni di un cavallo da tiro". Seduta su una roccia mentre Serena le lanciava un incantesimo curativo, Pepa aveva bevuto una fialetta di antitossina, mitigando gli effetti del veleno paralizzante che le scorreva nelle vene... e una volta che si era sentita meglio, aveva raccontato quello che aveva visto.

"Ascoltate... c'è un accampamento non troppo lontano da qui." disse la ranger dai capelli rossi. Serena sbattè gli occhi senza cambiare espressione, e incanalò un flusso di energia curativa nella ferita sulla spalla sinistra di Pepa, facendola rimarginare parzialmente e diminuendo il gonfiore. "A quanto ho potuto vedere... si tratta di estaniani come noi!"

"Cosa? Ne siete sicura, signorina Pepa?" chiese Damiàn, la cui espressione speranzosa era specchiata in quella dei suoi compagni e dei profughi più vicini.

Pepa annuì con decisione. "Assolutamente. Sono sicura di non sbagliarmi. Ho visto alcune uniformi... sono quelle del nostro esercito. Ho l'impressione che fossero alcuni soldati superstiti della divisione del comandante Verdugo." affermò.

Albion sgranò gli occhi e provò una sensazione di sollievo e al tempo stesso di ansia. Gli uomini del comandante Verdugo... allora qualcuno di loro era sopravvissuto alla strage di Pasiega! Forse tra loro c'era anche la vice-comandante Torreblanca! E al tempo stesso... si sentiva quasi in colpa nei confronti di quegli uomini. La sensazione di essere sopravvissuto a discapito del comandante Verdugo non era ancora scomparsa...

"Allora credo... che sarebbe una buona idea raggiungere l'accampamento." affermò Serena, con un sorriso speranzoso.

Draig annuì con decisione. "Bene! Dopo tutte le traversie che abbiamo passato... era finalmente ora di ricevere delle buone notizie!" affermò.

"Già, ma non abbassiamo la guardia." continuò Pepa, ora sentendosi un po' meglio. Serena le fece cenno di restare seduta finchè l'effetto del veleno non si fosse smorzato, ma in quel momento Pepa sentiva di essere di nuovo in grado di affrontare un intero sciame di quelle bestiacce ronzanti. "Gli imprevisti possono capire in qualunque momento, anche quando siamo ormai a due passi dalla meta."

"Allora affrettiamoci..." continuò Hipolito. Il vivace druido ripose attentamente il leshy a cui stava lavorando in un contenitore di legno e lo chiuse, facendo in modo che rimanesse al sicuro. Tra i rifugiati cominciò a diffondersi una prudente speranza. Forse la loro situazione non era più così disastrosa...

 

oooooooooo

 

Alcune barriere improvvisate, dei recinti fatti di catene e alcune scatole di legno erano le uniche fortificazioni di cui il campo nel bel mezzo della prateria poteva disporre. Mentre Albion, il suo gruppo e i sopravvissuti di Pasiega si avvicinavano, videro che un discreto numero di civili e un numero decisamente più contenuto di soldati, tutti di varie razze, si avvicendavano attorno a delle tende e dei ripari messi su alla meno peggio. L'arrivo del gruppo era stato accolto con sorpresa e speranza, nella consapevolezza che almeno qualcuno di Pasiega oltre a loro si era salvato... e che la speranza di sopravvivere in un mondo che sembrava impazzito si era fatta più concreta.

"Guardate! Quelli non sono... il paladino Albion! La signorina Serena!" esclamò un ragazzino elfo, i cui grandi occhi neri scintillavano gioiosi alla vista degli eroi di Pasiega.

"Sì, sono loro!" esclamò una giovane donna in uniforme militare estaniana, i lunghi capelli neri legati in una treccia, tenendo tra le mani una lancia. "Sono coloro che hanno affrontato il culto di Deskari!"

"Che Heironeous sia lodato! Allora la speranza non ci ha lasciato del tutto!" esclamò un minotauro vestito di un paio di pantaloni e una camicia bianca macchiata di carbone.

"Siamo noi!" esclamò Draig, sentendosi finalmente un po' meglio e recuperando il suo spirito. "Siamo riusciti a sopravvivere... quasi tutti... e siamo qui per darvi una mano!"

Immediatamente, i rifugiati si prodigarono per assistere i nuovi arrivati. Alcuni corsero a preparare un po' di cibo, mentre altri mettevano a disposizione le loro conoscenze di medicina per curare le loro ferite. Albion alzò una mano per salutare gli occupanti dell'accampamento, e vide avvicinarsi uno dei soldati - una mezzorca dalla tipica pelle verde e con i capelli blu notte legati in una lunga treccia. Era alta e robusta, e indossava un'uniforme ormai consunta, con una spada appesa al fianco e uno scudo di metallo rotondo legato ad un braccio. La soldatessa mezzorca fece un saluto agli avventurieri, che ricambiarono con evidente sollievo.

"Caporale Leriana Guardarez, dell'esercito di Estania. Al servizio di Sua Maestà Salvador II, almeno per quello che può valere in un caso simile..." disse la mezzorca, scambiandosi un saluto militare con Albion.

Draig sfoderò uno dei suoi sorrisi arguti. "Caporale Guardarez, avete fatto uno splendido lavoro, date le circostanze! Siete... siete voi la comandante di questo accampamento, vero?" chiese il dragonide rosso.

Leriana scosse gentilmente la testa mentre il gruppo si avvicinava ad una delle tende più grandi. "No, non sono io la comandante... o meglio, lo sono in via provvisoria." affermò. "E' impressionante che siate riusciti ad attraversare quelle terre selvagge e ne siate usciti vivi. Non molti dei nostri compaesani hanno avuto la stessa fortuna. Noi... abbiamo dovuto difenderci da quei dannati insetti giganti e da dei mostri sanguinari che ricrdavano parecchio uomini con la testa di coniglio... non chiedetemi da dove diavolo sono saltati fuori, perchè non ne ho la più pallida idea."

"Non facciamo fatica a crederci, visto che ci siamo imbattuti in simili pericoli anche noi." rispose tranquillamente Damiàn, aggiustandosi gli occhiali. "Ma, scusate se insisto, caporale, ma avremmo bisogno di parlare con il vostro ufficiale superiore. E' disponibile in questo momento?"

"Se è proprio necessario... va bene, seguitemi. Vi farò parlare con la comandante Torreblanca." rispose Leriana. Appoggiò la sua lancia vicino all'entrata della grande tenda e guardò all'interno, per poi fare un cenno di assenso e guardare verso il gruppo. "Sì... va bene, la comandante Torreblanca ha detto di voler parlare con voi. Potete entrare."

"Allora anche la comandante Torreblanca si è salvata!" affermò con evidente gioia Hipolito. "Meno male... sembra che almeno adesso non saremo più soli ad affrontare le insidie di quest'isola!"                 

"Sono curiosa di sentire cos'ha da dirci." rispose Serena con un sorriso appena visibile. Ma il cauto entusiasmo che si stava diffondendo nel gruppo di avventurieri si smorzò sensibilmente quando Albion per primo entrò nella tenda e si rese conto che si trattava di un'infermeria, e per giunta ridotta in uno stato pietoso. Diversi uomini e donne gravemente feriti erano riversi su dei materassi improvvisati, le ferite coperte con bende macchiate di sangue. I loro gemiti di dolore risuonavano sinistramente tutt'attorno, accompagnati da un penetrante odore ferroso che rendeva la scena ancora più cupa.

Anche il resto della tenda era immerso nel caos. Era più che evidente che la tenda era stata messa su alla meno peggio, dando priorità alla praticità piuttosto che all'efficienza. Una scrivania improvvisata era stata piazzata al lato opposto della tenda, con uno sgabello posto lì accanto, e su di esso era seduta una figura che Albion riconobbe subito - Orsola Torreblanca, la vice-comandante della milizia di Pasiega.

O meglio, lì si trovava la maggior parte di lei, dal momento che la gamba destra della giovane donna terminava appena sotto il ginocchio in un moncherino coperto di bende insanguinate. La spadaccina cercava di mantenere il suo contegno e la sua espressione seria ed attenta, anche se il suo volto era pallido e i suoi occhi tradivano la sua esaustione. Era evidente che la vice-comandante aveva perso molto sangue per quella tremenda menomazione...

"Ah, chi si rivede." affermò Torreblanca, forzando un sorriso e appoggiandosi alla scrivania improvvisata. "Siete... siete tutti qui, vedo. Mi fa molto piacere."

"Vice-comandante Torreblanca." disse Albion, tenendo a freno le sue emozioni. "Sono... sono anch'io contento di vederla. Anche seavrei preferito che accadesse in circostanze più favorevoli."

"Vice-comandante, cos'è successo?" chiese Serena, sgranando leggermente gli occhi in un'espressione apprensiva. "Come... come mai quella gamba...?"

Torreblanca cercò di rimettersi in piedi, ma era ancora esausta per il trauma e l'emorragia, e fu costretta a sedersi di nuovo. Immediatamente, Hipolito fu al fianco della donna e usò un incantesimo curativo per farle riprendere un po' di forze. "Grazie... messer Hipolito." sospirò la soldatessa . "Va... va tutto bene. Mi scuso per lo stato in cui mi vedete. Soltanto qualche ora fa siamo stati attaccati da alcuni di  quegli insetti giganti a nord di qui. E uno scarabeo grande come una carriola si è fatto la mia gamba destra per colazione. Il nostro medico da campo non è sopravvissuto all'agguato... e quindi abbiamo dovuto fare quello che potevamo per medicare i feriti. Ma... non preoccupatevi per me... ormai l'emorragia è stata arrestata, e tutto quello che devo fare è aspettare di riprendere le forze... e farmi mettere una gamba di legno o cose del genere."

"Allora, con il vostro permesso..." disse Hipolito. "Io mi occuperei di usare i miei incantesimi curativi sui feriti qui presenti."

"Ti do una mano io." disse Serena.

Torreblanca annuì gentilmente, mentre l'halfling druido e la warlock si piazzavano accanto ai feriti più gravi e lanciavano tutti gli incantesimi curativi che avevano a disposizione in modo da stabilizzarli. Draig annuì in segno di approvazione e tirò un piccolo sospiro, sentendosi un po' inutile in una situazione simile.

"Vice-comandante Torreblanca..." iniziò Pepa, ma la sua superiore la fermò con un cenno della man, correggendola gentilmente.

"Adesso non sono più la vice-comandante, signorina Pepa." disse. "Anche se non sono sicura di esserne all'altezza, adesso sono la comandante di questo gruppo di superstiti."

"Giusto." si corresse rapidamente Pepa. Si schiarì la voce e riformulò la domanda. "Comandante Torreblanca, qual è la situazione su Abundancia? Questi insetti giganti... stanno attaccando i coloni ovunque su quest'isola?"

"E... per caso sapete anche di certi uomini-coniglio che attaccano i coloni?" chiese Damiàn. "Siamo stati attaccati da quelle creature solo pochi giorni fa. Abbiamo perso alcuni dei nostri compagni a causa di quell'attacco."

"E' difficile avere un quadro completo di quanto sta accadendo su quest'isola." rispose Torreblanca, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Nonostante la sua fragilità fisica, la comandante cercò di mettersi in una posizione abbastanza elegante e dignitosa, distraendo l'attenzione degli altri dalle sue lesioni. "Stiamo ancora cercando di farci un'idea delle perdite e dei danni che le colonie hanno subito... ma per quanto siamo riusciti a sapere, pare proprio che si tratti di un incubo diventato realtà. Tutte le colonie sono sotto attacco. Centinaia di vittime, sia civili che militari. Gli insetti giganti sembrano agire guidati da una sorta di intelligenza esterna, e gli insettoidi, pur non essendo controllati, obbediscono a tale intelligenza. Purtroppo non so dirvi di più... a parte il fatto che abbiamo avuto la possibilità di dare un nome a diversi tipi di insettoidi."

"Davvero?" chiese Draig. "Come quei nanerottoli che sembrano vespe che stanno in piedi su due zampe?"

"Sì... quelle creature si chiamano tosculi, o almeno, questo è il nome che abbiamo sentito usare." rispose Torreblanca. "Quegli uomini-mantide più grandi vengono chiamati thri-kreen, mentre gli uomini-scarabeo, che per quanto ne sappiamo sono i membri di maggiori dimensioni delle forze nemiche, vengono chiamati trox. In questo momento, stiamo cercando di studiarli quanto più possibile per farci un'idea di cosa è capace il nostro nemico."

"Certo... certo, capisco." affermò Pepa. "E... per quanto riguarda gli uomini-coniglio? Si sa qualcosa di loro?"

"Siamo riusciti a sapere qualcosa in più di loro." disse Torreblanca, annuendo senza cambiare espressione. "Intanto, anche per loro siamo riusciti a scoprire il nome della specie. Si fanno chiamare... achaan-waapush. O semplicemente achaan. Di solito usiamo questo nome, è un po' più semplice da ricordare."

"Certo... posso capirlo." rispose Albion con un cenno della testa. "C'è altro che dovremmo sapere su di loro? E magari... avete scoperto cosa c'entrano loro con gli insettoidi?"

Torreblanca proseguì il discorso. "Abbiamo scoperto che queste creature vivono in tane sotterranee, ma fanno incursioni nel mondo di superficie per fare razzie. Sembrano essere un popolo che pone enfasi sull'abilità in combattimento, un po' come gli orchi... ma non sembrano essere organizzati come gli hobgoblin. Hanno un udito molto fine, riescono a vedere anche in condizioni di luce ridotte... ma non hanno problemi ad uscire alla luce del sole, al contrario degli orchi... e come potete immaginare, sono in grado di eseguire dei salti in alto e in lungo stupefacenti. E usano questa loro capacità per avvicinarsi rapidamente alla preda e farla a pezzi con le loro asce."

"Asce?" chiese Damiàn, sempre curioso di sapere qualcosa in più. "Sono le armi che usano di solito, mi pare di capire. In effetti, anche quelli che abbiamo inc ontrato noi facevano uso di tali armi. Beh... detto questo, mi resta ancora una domanda. Sapete per caso da dove vengono questi achaan? Nel senso, quali siano le loro origini?"

"Magari lo sapessimo... una cosa però è sicura, non sono dalla parte degli insettoidi." continuò Torreblanca. La donna si mise una mano sulla fronte e si terse un po' di sudore, sentendosi improvvisamente debole e confusa. La perdita di sangue doveva averla indebolita più di quanto non immaginasse...

"Comandante Torreblanca, non si sforzi." affermò Albion. Il dragonide paladino e il suo migliore amico si prodigarono per sostenere la donna, che si afferrò al bordo della sua scrivania improvvisata e riprese fiato.

"Ce la faccio... adesso... mi prenderò un po' di riposo..." disse infine, sentendosi già un po' più salda sulla gamba rimanente. "E dovreste prendervi un po' di riposo anche voi. Avete combattuto bene... e avete salvato le vite di molte persone."

Draig sospirò. "Avremmo potuto salvarne molte di più. Se solo fossimo stati più attenti, o più preparati..."

"Non essere troppo presuntuoso, soldato." lo riprese Torreblanca, recuperando un po' della sua energia. Sorpreso, il dragonide rosso alzò lo sguardo e sbattè gli occhi, mentre la comandante riprendeva il suo discorso. "Siamo in guerra, in questo momento. So che non fa piacere ammetterlo, ma è così. Gli insettoidi, o almeno coloro che li manovrano, stanno cercando di spazzarci via dal Confine dell'Oceano... e quello che noi dobbiamo fare è difenderci e cercare di sopravvivere. Quindi sì, direi proprio che siamo in guerra. E in una guerra ci saranno sempre delle perdite. Ci sono morti innocenti, distruzione e sofferenza. E non c'è nulla che possiamo fare per evitarlo. Possiamo soltanto fare il possibile per ridurre le perdite quanto più possibile."

"Comandante..." mormorò Albion.

Immaginando quello che passava per la mente del dragonide argentato, Torreblanca voltò lo sguardo verso di lui e fece un mesto sorriso. "Anche il comandante Verdugo si rendeva conto di questa verità. Lui ha scelto di restare indietro per dare a noi una possibilità. Lui... sapeva quali fossero i rischi. Sapeva che un giorno avrebbe potuto essere chiamato a dare la vita per la sua patria... e quel giorno è arrivato."

La donna non riuscì a tenere a freno del tutto le sue emozioni e lasciò scorrere alcune lacrime lungo le guance, che si asciugò con un gesto sicuro della mano. "Quindi non datevi la colpa per quanto è accaduto." concluse. "Il nostro dovere è proteggere queste persone e fare in modo che questa tragedia non si ripeta. Ma per farlo... abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti."

Draig tirò un sospiro e guardò pensieroso verso il pavimento. Se non altro, quello che la Torreblanca stava dicendo aveva senso...

"E non sareste d'aiuto a questa gente esausti come siete." continuò Torreblanca. "Abbiamo... tutti quanti bisogno di un po' di riposo. Non vi preoccupate, i miei uomini di fiducia stanno facendo buona guardia. Finchè non saremo pronti a muoverci di nuovo, potete prendervela comoda."

"La ringraziamo, comandante." rispose Pepa dopo un attimo di esitazione, facendo un saluto militare. "Faremo come lei ci suggerisce. Le auguriamo buon riposo... e di riprendersi rapidamente."

"Ringrazio per il pensiero. Altrettanto a voi." rispose la comandante con un lieve sorriso di incoraggiamento. Hipolito e Serena avevano fatto quello che potevano per i feriti, ma ormai avevano esaurito le magie curative, e non c'era molto altro che potessero fare. In ordine, il gruppo uscì dalla tenda dopo aver fatto un ultimo saluto alla comandante ferita, e Albion sospirò e si sgranchì una spalla guardandosi attorno.

L'atmosfera era quanto meno agrodolce. Da un lato, c'era la consapevolezza di quello che era andato perduto, e di tutte le vite che erano state perse nell'attacco a Pasiega e nella disperata fuga attraverso le terre selvaggie, unita all'evidenza che non erano ancora al sicuro e avrebbero dovuto fare ancora molta strada per arrivare a Tarago, esposti agli attacchi degli insettoidi e dei misteriosi achaan. Dall'altro, era innegabile che almeno adesso ci fosse qualche speranza in più, e che avrebbero potuto contare su un appoggio un po' più concreto.

"Credo... che avevo davvero bisogno delle parole che la comandante mi ha rivolto." affermò Draig, con una serietà che raramente Albion aveva visto nel suo esuberante amico e commilitone. "Io... forse mi sono montato un po' troppo la testa, e mi sono assunto delle colpe che non avevo. Credevo davvero che se mi fossi impegnato di più, se fossi stato più forte... non dico che avrei potuto fermare quei dannati insetti, ma almeno avrei potuto salvare molta più gente."

"Forse avremmo potuto salvare qualcuno in più... ma nella confusione e nell'angoscia di quei momenti, tutti quello che si può fare è tentare di sopravvivere, e se possibile aiutare gli altri a fare lo stesso. So che sembrerà cinico, ma non si può aiutare nessuno quando si è morti." rispose Damiàn con solennità. "Noi... abbiamo cercato di fare quello che potevamo, e siamo riusciti a salvare delle persone, questo non lo si può negare. Avremmo potuto fare di meglio? Forse. Servirà a qualcosa darci la colpa e perderci nei rimpianti? Solo ad occupare i nostri pensieeri... e a renderci meno efficaci nel proteggere chi è rimasto in vita. Adesso è verso di loro che abbiamo la nostra principale responsabilità."

"Mi sembra giusto." ammise Hipolito con un sospiro. Pepa guardò il piccolo druido halfling con espressione indecifrabile, forse non sapendo nemmeno lei come la pensava. In quel momento, tutte le sue preoccupazioni e i suoi pregiudizi le sembravano meschini e futili, rispetto alle difficoltà che avevano di fronte... ma non poteva neanche fare finta che non esistessero.

Alla fine, si disse la ranger dai capelli rossi, era meglio mettere da parte simili considerazioni, e pensare a come risolvere i problemi che ancora si trovavano ad affrontare. In seguito, ci avrebbe pensato...

 

oooooooooo

 

La strada si era fatta tortuosa e difficile da seguire, mentre Varshod e i suoi due compagni si addentravano sempre di più all'interno della foresta nel tentativo di raggiungere il loro prossimo obiettivo e mettere quanta più distanza possibile tra loro e il resto degli insettoidi. Qerus faceva strada ai suoi due compagni più piccoli, usando le sue possenti braccia per spostare e rompere i rami che ostacolavano il passaggio, mentre Ikkotha si guardava attorno con i suoi occhi compositi, attento a qualsiasi movimento. Varshod, da parte sua, sfruttava la sua taglia più piccola per infiltrarsi tra i rami e le fronde.

"E' un bel po' che stiamo facendoci strada in questo posto, Varshod. Sei sicuro che il santuario della divina Brelm sia da queste parti?" chiese l'uomo-mantide, dopo un falso allarme dovuto ad un grosso pipistrello che aveva preso il volo da un albero vicino, e che per un attimo Ikkotha aveva scambiato per un predatore.

Varshod annuì e si prese un attimo di tempo per sedersi su un tronco d'albero caduto, in modo da riprendere fiato. Immediatamente, la possente Qerus fu al suo fianco per assicurarsi che stesse bene. "Sì, Ikkotha... ne sono sicuro. Mi rendo conto che... non è un luogo molto accessibile. Immagino che una volta... quando Isthmos esisteva ancora... fosse molto più facile raggiungerlo. Molte cose sono cambiate... sono passati più di ottomila anni da allora."

"Ottomila anni..." mormorò il thri-kreen. Anche se da un punto di vista puramente intellettuale comprendeva l'enormità di quel lasso di tempo, dal punto di vista emotivo si sentiva ancora spiazzato. "Non riesco a credere che abbiamo dormito per quasi ottomila anni... e ora ci troviamo in questo casino."

"Non avevamo... molta scelta..." disse Qerus lentamente. "Il nostro popolo..."

"Sì, lo so... me ne rendo conto... ma questo non rende la cosa molto più facile da mandare giù." rispose prontamente Ikkotha, speerando di non offendere la trox. "Siamo ricorsi a simili metodi per salvarci... e adesso, siamo in guerra con coloro che hanno invaso il nostro territorio. Senza neanche volerlo, ne sono sicuro. I nostri capi ci dicono che gli esseri umani ci stanno minacciando, ma... io ho l'impressione che ci stiano mentendo, a questo punto. Ci hanno mentito sulla spedizione a quel villaggio, perchè non dovrebbero farlo anche per altre cose?"

"Io credo... che almeno alcuni dei nostri capi siano stati ingannati. Magari il comandante Kadox non ha idea di cosa stia veramente accadendo." affermò Varshod con evidente scetticismo. "E' anche per questo che vorrei trovare il santuario della divina Brelm. Sperabilmente lì ci saranno degli archivi che ci aiuteranno a dare un senso a questa pazzia."

Qerus, che aveva cercato di seguire il discorso, sospirò stancamente. Non era sicura di aver capito tutto, e sarebbe stata la prima ad ammettere la sua limitatezza di intelletto... ma che i suoi amici fossero decisi a proseguire con le loro scelte, e che non si sarebbero fatti convincere altrimenti... questo almeno le era chiaro. Come le era chiaro cosa avrebbe fatto lei.

"Qerus... aiuterà i suoi amici." affermò, una mano artigliata solennemente stretta sul petto in segno di giuramento. I suoi due compagni più piccoli la guardarono in segno di gratitudine...

...ma prima che potessero dire qualcosa, Qerus colse un movimento alla propria destra e si voltò di scatto, tenendo stretto tra le mani il suo martello da guerra. Si sentì un clangore metallico quando l'arma di Qerus si scontrò contro qualcosa che era stato lanciato contro di loro... e la trox si accorse che si trattava di un'accetta, che volteggiò in aria per un secondo per poi cadere a terra inerte. Una serie di urla bellicose risuonarono attorno ai tre insettoidi, che imbracciarono rapidamente le loro armi e si misero in guardia. La foresta che fino ad un attimo prima era stata calma e silenziosa sembrò quasi sollevarsi in un'ondata di caos e terrore... e un gruppetto di achaan armati di asce e lance si lanciò all'attacco contro di loro!

"Attenti!" esclamò Ikkotha, brandendo la sua lancia ed intercettando il colpo del primo degli uomini-coniglio, che aveva già coperto la distanza che lo separava dal thri-kreen e stava cercando di trafiggerlo. Ikkotha puntò i piedi a terra e spinse a sua volta, incrociando gli occhi rossi e assetati di sangue del suo aggressore!

"E questi cosa sono?" esclamò Varshod. Con prontezza di riflessi, il tosculi afferrò un'ampolla di vetro dalla sua bandoliera e la lanciò contro un altro achaan - un terrificante colosso dalla pelliccia irsuta e con diversi piercing su un orecchio. L'ampolla si infranse sul corpo dell'assalitore e riversò su di lui un liquido chiaro... e lo achaan indietreggiò con un acuto strillo di dolore, una nuvoletta di vapore bianco che si levava dal punto colpito. Qerus non si fermò neanche a pensare ad una risposta - si stava già lanciando alla carica contro i due uomini-coniglio più vicini, agitando furiosamente il suo maglio.

"Nemici!" esclamò la possente trox. "Ma con me non si passa!"

Da dietro gli achaan, nel fragore della battaglia, apparvero altri tre aggressori, che si scagliarono contro i tre insettoidi come belve feroci . Cosa che in effetti erano, per certi versi. Si trattava di tre conigli dall'ispida pelliccia bruna, che non avevano nulla di diverso da un coniglio normale se non le dimensioni - erano grandi più o meno come lupi - e le loro espressioni di ferocia, con gli occhi dardeggianti di furia e le macchie di sangue rappreso sulle zampe e sul muso! Era una visione terrificante, resa ancora più terribile dal fatto che Varshod e i suoi compagni vedevano queste perversioni della natura che si stavano lanciando su di loro a testa bassa!

Varshod, Ikkotha e Qerus furono costretti ad indietreggiare, e la trox emise un grugnito di dolore quando la lama di un'ascia la colpì di striscio ad un fianco. Uno dei conigli mutati balzò verso di lei, mirando alla gola... ma Qerus riuscì a deviarlo con un potente colpo del suo maglio. Il coniglio mostruoso emise uno stridio acuto e venne scaraventato di lato, ma riuscì a rialzarsi, un po' stordito.

Con un'esclamazione soffocata in una strana lingua fatta di ronzii e cinguettii, Varshod estrasse altre due fialette di vetro, e le scagliò davanti ai loro assalitori. Le ampolle esplosero, e da esse scaturì una nube di fumo grigiastro che offuscò la vista a diversi dei nemici, che arretrarono disorientati... ma altri aggirarono l'ostacolo e cercarono di prendere i tre insettoidi ai lati!

"Stai indietro, Varshod!" esclamò Ikkotha. Con un abile gesto, il thri-kreen estrasse dalla sua bandoliera due strane armi che assomigliavano a lame di cristallo, e le lanciò con precisione contro gli assalitori. Una di esse colpì un achaan al torace, strappandogli uno stridio di dolore... mentre un altro si piantò nella gola di uno dei conigli carnivori, che venne scagliato all'indietro per un breve tratto e si contorse a terra per qualche secondo prima di esalare l'ultimo respiro. Un istante dopo, il guerriero-mantide imbracciò la sua lancia e si preparò a combattere.

"Sono troppi!" esclamò Qerus. Il suo maglio si abbattè su uno dei suoi assalitori, che crollò al suolo con il collo spezzato... ma un altro le fu addosso e la morse ad un braccio con degli incisivi affilati come lame. Qerus ringhiò e venne colta da un accesso di collera, allungò il braccio verso il suo assalitore e lo afferrò saldamente al collo, per poi sollevarlo di peso! Lo achaan stridette incredulo prima che Qerus lo scaraventasse verso i suoi compagni, mandandolo a terra assieme a due dei suoi simili.

"Cerchiamo di resistere!" esclamò Varshod. Il tosculi afferrò una piccola balestra e caricò un quadrello, per poi spararlo con precisione verso un achaan... ma il mostruoso uomo-coniglio si scansò all'ultimo momento, e il quadrello gli si piantò nel bicipite destro - una ferita seria ma tutt'altro che mortale. Il tosculi era comunque riuscito a guadagnare un po' di tempo, e frugò nella sua bisaccia per tirare fuori una piccola ampolla piena di un fluido dal vivace colore rosso. La stappò con le mandibole e la vuotò d'un fiato, e il suo corpo cominciò a sbiadire e ad apparire sfocato agli occhi degli avversari, che indietreggiarono sorpresi. Uno di loro cercò di prendere la mira e lanciare un'accetta contro Varshod, ma non riuscì ad inquadrarlo, e il colpo andò a vuoto.

Ikkotha aveva appena ricevuto un fendente ad un fianco da un achaan, oltre che un morso alla gamba destr da parte di uno dei conigli mutanti, e cercava in qualche modo di districarsi, usando la sua lancia per parare i colpi degli avversari che gli stavano addosso. Riuscì a superare la guardia di un achaan e ferirlo ad una spalla, ma l'altro abbattè rabbiosamente la sua ascia bipenne su di lui, e solo per un pelo Ikkotha alzò la sua lancia in tempo per parare il colpo. Conuno stridio rabbioso, il thri-kreen sferrò un calcio all'addome del mostruoso uomo-coniglio, mandandolo a terra... ma fu costretto a ritirarsi quando l'altro achaan sferrò un colpo d'ascia che minacciava di tagliarlo in due metà! La terribile lama fischiò a pochi centimetri dall'addome del thri-kreen, ma lo achaan si riprese in fretta e cercò di attaccare di nuovo...

Ma l'imprevisto venne in aiuto dei tre insettoidi.

Un'ombra enorme e minacciosa passò improvvisamente sul campo di battaglia... e con un ronzio assordante, una libellula gigantesca, lunga almeno tre metri e con un corpo esile ma robusto dagli sgargianti colori verdi, scese in picchiata e afferrò lo achaan che stava attaccando Ikkotha in quel momento. L'uomo-coniglio lanciò uno stridio incredulo e cominciò a dibattersi tra le zampe del micidiale predatore, che riprese quota e lo trascinò con sè... per poi scaraventarlo via con violenza e mandarlo a schiantarsi in lontananza.

Gli altri achaan stridettero per la rabbia e la sorpresa, e due di loro presero le loro accette e le lanciarono contro la libellula gigante. Una di esse andò a vuoto, ma l'altra colpì il gigantesco insetto al torace...

...e rimbalzò su di esso senza fare alcun danno.

Stupefatti, Varshod e i suoi compagni restarono come ipnotizzati a guardare mentre la libellula gigante, dimostrando un sorprendente livello di intelligenza, scattava da una parte all'altra, rendendosi un bersaglio difficile per i feroci uomini-coniglio. Non appena vide un'apertura, l'insetto predatore scese di nuovo giù in picchiata e afferrò uno dei conigli carnivori rimasti tra le sue mandibole. Si sentì un orribile suono di ossa frantumate... e il coniglio mostruoso stridette e sussultò per un istante prima di giacere immobile. Un achaan tentò di approfittare di quel momento per colpire al fianco la libellula gigante con la sua ascia bipenne... e questa volta l'attacco andò a segno, ferendo l'enorme insetto, che emise un ronzio acuto e si contorse per un attimo.

Varshod si riscosse dalla sorpresa e scagliò un'altra fiala di liquido corrosivo contro l'achaan che aveva appena colpito la libellula gigante. Il terrificante uomo-coniglio stridette, la schiena irritata dal liquido caustico, e corse via freneticamente, abbandonando sul posto la sua ascia. A quel punto, i pochi assalitori superstiti decisero che non era il caso di insistere e si ritirarono in disordine, zigzagando tra gli alberi in modo che la libellula gigante non riuscisse ad inseguirli.

"Ikkotha! Qerus! Tutto bene?" esclamò l'uomo-vespa, raggiungendo i suoi compagni ancora doloranti per la battaglia. Ikkotha annuì, un po' incerto... ma Qerus si era già rimessa in guardia, ringhiando un'esclamazione di sfida verso la libellula gigante. Chiaramente, la trox era convinta che sarebbero stati loro i nuovi bersagli del famelico insetto...

Invece, la libellula gigante, anch'essa ferita e dolorante, si limitò a prendere con sè il corpo di uno di quegli enormi conigli mutanti, e riprese quota trasportandolo con sè, probabilmente per andare a mangiarselo da qualche parte al sicuro. I tre insettoidi restarono fermi dov'erano, osservando l'insetto predatore dapprima con trepidazione... e infine con sorpresa e dubbio, mentre la libellula si dileguava con la sua preda, e ben presto scompariva in direzione della grande montagna che dominava l'isola di Abundancia.

"E questo... che significa?" si chiese stupefatto Varshod. "Questa... questa proprio non me l'aspettavo..."

Ikkotha strinse i suoi occhi compositi mentre le sue mani strofinavano l'asta della sua lancia, e Qerus inclinò la testa da un lato con aria confusa. C'erano molte cose che non sapevano... e non avevano la situazione sotto controllo come credevano.

 

oooooooooo         

 

 

CONTINUA...        

                  

 

 

  
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