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Autore: ellephedre    03/08/2023    7 recensioni
Usagi e Mamoru un anno prima che nasca sulla Terra il loro nuovo regno, mentre lui lavora per il ministro della Difesa Masaki Hino, un uomo che sa molto più di quello che crede sua figlia Rei, che nel mentre sta per sposarsi con Yuichiro.
Seguito di Plenilunio e Di fiamme e quiete, storie della mia saga 'Oltre le stelle'
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Di fiamme e quiete

Luna calante/Marte crescente

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

   


 

I pezzi sulla scacchiera (fine maggio 1998)

   

Dopo un anno di matrimonio, la vita di Usagi si era stabilizzata.

Si svegliava la mattina di buon'ora con la voglia di dormire fino alle dieci. Per amore, sbadigliando, preparava la colazione al suo maritino, che dopo aver mangiato a sazietà la salutava con un bacio sulla porta. A quel punto lei andava all'università per frequentare le lezioni o prepararsi agli esami in bibilioteca.

Sì, in biblioteca.

Se c'era bel tempo entrava nell'edificio solo per prendere i libri necessari e poi consultarli in una delle panchine all'aria aperta, altrimenti si sistemava in una delle postazioni interne all'edificio e, con una bella canzone pop nelle orecchie, si metteva di buona lena a studiare.

La sua molla era la volontà di essere utile alle persone su cui avrebbe regnato - anche se più che regnare nei primi tempi aveva semplicemente il desiderio di proteggere gli oppressi. C'erano talmente tante ingiustizie al mondo... Studiare Storia le stava facendo comprendere gli avvenimenti, le dinamiche, i problemi. Non le pareva più di concentrarsi su cose inutili come i numeri - okay, se Ami l'avesse sentita parlare in quel modo forse avrebbe urlato - ma che ci poteva fare se per lei erano più interessanti le persone della matematica?

Avrebbe comunque perso da tempo la volontà di impegnarsi così tanto sui libri se non fosse stato per la sofferenza che trasudava dalle pagine che memorizzava. Quanto dolore, quante grida inascoltate...

A volte gli umani si aiutavano da soli, ma prima che accadesse c'erano talmente tante vittime...

Era questa strage che lei sperava di fermare.

Doveva studiare per farsi rispettare dalle persone da cui voleva farsi ascoltare. Non avrebbero dato peso alle parole di una ragazza ignorante, a prescindere da quanto fosse potente. Lei non voleva imporsi su di loro con la paura.

Ogni tanto si chiedeva se avrebbe mai smesso di sentirsi una studentessa scioccherella che era arrivata all'università per puro caso. Quanto interagiva coi suoi compagni di classe si sentiva sempre meno intelligente rispetto a loro. Ogni volta che doveva esporre in aula si esortava ad andare avanti dicendosi 'una regina non può sbagliare, una regina non può tentennare'... Era quasi come se non fosse Usagi a parlare, bensì Serenity. Ovvero, la Usagi che doveva farsi conoscere come la prossima regina Serenity.

Mamo-chan a casa la aiutava moltissimo. Non tanto a studiare - non come un tempo almeno - ma a credere in se stessa. 

La prendeva sul serio, lui che incontrava tante persone preparate al lavoro e collaborava con il ministro della Difesa.

Su questo lei stessa gli era d'aiuto. 

Mamoru le confidava i suoi pensieri e le sue frustrazioni. Al lavoro il ministro lo teneva sotto la sua ala, ma lo sfidava di continuo, servendosi di lui quando gli era utile ed escludendolo in altri frangenti, sempre più spesso.

Mamoru, la cui autostima certo non derivava dal lavoro, aveva iniziato a mettersi in dubbio. Usagi non lo permetteva, gli ricordava che il modo in cui il ministro lo giudicava non aveva sempre a che fare con la sua competenza, bensì con frustrazioni a cui dava sfogo prendendosela con chi gli stava attorno quando era nervoso. Era stato Mamoru stesso a raccontarle dell'atmosfera tesa che a volte si respirava in ufficio, quando Masaki Hino era di cattivo umore.

Un giorno di fine maggio Mamoru giunse da lei con una novità.

«Ho scoperto il nome del medico militare che si è occupato dell'interrogatorio di Sailor Mars.»

Usagi saltò sulla sedia. «Come hai fatto?»

Era da più di un anno che Mamoru cercava di raccogliere elementi su quell'evento, senza trovare un solo documento che fornisse qualche dettaglio rivelatore. Non aveva il livello di accesso necessario per accedervi, ma all'interno del suo ufficio di solito non c'era un grado di riservatezza tale per altre carte che trattavano questioni ugualmente importanti.

Mamoru si mise comodo sul divano, stirando i piedi costretti nelle scarpe da tutta una giornata.

«Ne ha parlato Ito. Si è lasciato sfuggire il nome.»

Usagi era strisciata verso di lui sopra i cuscini. «Ha detto qualcos'altro?»

«No. Era incredulo di fronte all'incompetenza dimostrata da quell'uomo all'epoca. Se solo fossero stati più bravi a estrarre informazioni dalla Sailor, forse ora il governo avrebbe potuto identificarla. Masanori e Kato erano lì ad ascoltare e annuivano. Non ho osato chiedere cos'altro sapessero, o se avessero visto una copia dell'interrogatorio. Avrebbero capito che io invece non ne sapevo nulla. Si sarebbero chiusi a riccio.»

Usagi stava mettendo al lavoro le meningi. «Come riuscirai a farli parlare?»

«Dovrò procedere con calma.» Mamoru sembrava aver già elaborato un piano. «Tornerò sull'argomento casualmente, senza entrare nello specifico. Non ora, tra qualche tempo. Dovrà sembrare un discorso naturale. Non devo far capire che sono interessato. Nel mentre, con un nome in mano, posso iniziare a fare delle ricerche. Tipo questa.»

Si era sporto per aprire la valigetta che aveva lasciato sul tavolo. Le offrì un foglio.

Usagi si accorse che era la documentazione sulla carriera di Benjiro Miyake, medico delle JSDF in servizio dal 1968. Notò che l'uomo si era dimesso dal suo ruolo nei primissimi mesi del 1997. 

«Forse è stato licenziato perché non ha ottenuto il successo sperato nell'estrarre informazioni a Rei.»

«Ti pare un fallimento riuscire praticamente a ottenere il nome e il cognome di due guerriere Sailor?»

Toccavano a lei le considerazioni ottimiste e a Mamoru quelle pessimiste. Ne avevano parlato insieme tante volte: con quello che il governo sapeva su Sailor Mars - il fatto che usasse talismani shintoisti, il quartiere della città in cui aveva operato agli inizi, il nome del suo ragazzo, la sua età - sarebbero dovuti arrivare a Rei più di un anno addietro.

Coi suoi poteri di previsione era stata proprio Rei a tranquillizzarli sul fatto che, chissà come, la loro identità sarebbe rimasta protetta almeno fino all'inizio della prossima guerra. Non era bastato a tranquillizzare Mamoru.

«Rei ha solo previsto che le nostre identità non saranno rese pubbliche. Non che nessuno le conosca.»

Già, era necessario stare attenti e saperne di più. Quel giorno Mamo-chan aveva scoperto qualcosa di molto importante.

«Do questo nome a Luna e Artemis?» propose Usagi. «Così iniziano a fare anche loro delle ricerche.»

Suo marito fu d'accordo. «Bisogna capire dov'è finito quest'uomo.»

Lei provò a buttarla sul ridere, perché era quello che le riusciva meglio. «E quando lo troviamo che facciamo? Lo interroghiamo?»

A Mamoru uscì prima una risata poi un breve sospiro. «Non è da escludere.»

Usagi capì che era meglio non fare domande di cui non voleva la risposta.

 


 

La sera stessa del suo inatteso fidanzamento, Rei indisse una festa di emergenza a casa sua, riunendo le sue quattro migliori amiche per il grande annuncio. Disposte intorno al tavolino che negli anni le aveva viste studiare e spettegolare, le ragazze si attendevano di vedere le prime immagini della sua bambina da un'ecografia, o magari di sentire che lei e Yuichiro avevano scelto l'agonato nome.

Lei le spiazzò tutte con la sua novità. «Stamattina ho chiesto a Yuichiro di sposarmi» dichiarò serafica, quasi con una punta di orgoglio.

Si era aspettata un attimo di silenzio in reazione, ma lo sbigottimento generale si trascinò per qualche secondo di troppo.

Usagi si era schiaffata un palmo sulla bocca e tremava. Makoto invece aveva unito le mani sul petto, per reggere alla commozione. Minako si era sporta in avanti a bocca spalancata; aveva l'aria di una che stava per correre dall'otorino per controllare il funzionamento delle orecchie. Per finire, Ami la guardava attonita, ma qualcosa in lei si stava sciogliendo in un sorriso.

Tutte insieme le ragazze la sommersero di urla.

«Gliel'hai chiesto TU?!»

«Oh, Rei, ti sposi!!»

«La ragazza indipendente è capitolata!»

Rei rispose a ogni richiesta di particolari sulla proposta che le era sfuggita di bocca dal nulla, dal cuore, poi approfittò della presenza delle sue più care amiche per informare seduta stante del lieto evento anche le signorine criticone Tenou e Kaiou, che avrebbero avuto sicuramente da ridire. Sul piccolo schermo del comunicatore fu comico osservare la loro reazione - il sorriso tirato di Michiru e la rassegnazione di Haruka.

Proprio Sailor Uranus non si censurò. «Se solo non ti avesse messa incinta...» Tentava di trovare un motivo per una scelta che le risultava incomprensibile.

«'Se solo' niente» fu costretta a precisare Rei. «Avrei sposato Yuichiro comunque, magari tra un paio d'anni. Non ho capito chi avrei dovuto aspettare secondo voi. Lui ha potere: è perfetto per me, persino secondo i vostri criteri.»

Il sorriso brillante di Haruka non la ingannò neppure per un secondo. «Mi dispiacerà solamente se tra qualche secolo tu avrai voglia di tradirlo con un pianeta che apparirà più in là nella tua vita. Ma immagino che Kumada-san saprà condividere.»

Dal profondo del proprio cuore Rei le mostrò il dito medio. Haruka scoppiò a ridere e Michiru roteò gli occhi al cielo.

«Hai deciso quando celebrare il matrimonio?» 

Rei lanciò un'occhiata rapida ad Ami, che si era commossa di fronte al suo annuncio e non si era minimamente sentita scavalcata, anche se mancava poco al suo addio al nubilato. «Non voglio pensarci prima che terminino le nozze di Ami-chan. E non ho ancora deciso nulla, sono in alto mare. Non so se fare la cerimonia prima o dopo che nasca la bambina, per esempio.» Ci pensò su ad alta voce, aperta ai suggerimenti. «Potrei sposarmi con una cerimonia tradizionale tenuta dal nonno prima della nascita. E magari fare una cerimonia in stile occidentale tra un anno.»

Minako sovrastò la voce delle altre. «Non fasciarti la testa coi dettagli! Stattene buona per un paio di settimane, capirai cosa fare senza pensarci troppo.»

Rei si stupì di tanta saggezza. «Hai ragione.»

«Non so perché per faccende di cuore non vi rivolgiate sempre a me, dea dell'amore!»

La sua esagitazione sull'argomento la divertiva e Rei era felice che fosse riuscita a venire per il grande annuncio.

 Si sentì tirare di lato: le braccia di Usagi non avevano mai lasciato il suo collo. 

«Non riesco ancora a credere che gli abbia fatto tu la proposta!»

«Gli hai fatto tu la proposta?!» 

Rei agitò le dita in saluto di fronte al coro composto da Michiru e Haruka e chiuse la chiamata.

Makoto ridacchiò di fronte allo schermo nero del comunicatore. «Io la trovo una cosa romanticissima. Così da te, Rei. Come sempre, prendi in mano le redini della tua vita.»

Sì, ma se le chiedevano di raccontare di nuovo cos'aveva detto a Yu per filo e per segno, sarebbe morta di imbarazzo. 

Usagi era come una scimmia che la tirava da ogni parte. «A matrimonio di Ami finito, io e te andremo a guardare abiti da sposa!»

«Voglio venire anch'io!» protestò Makoto.

«Sta' tranquilla, Mako-chan! Conoscendo Rei, vorrà visitare venti negozi di abiti prima di cominciare ad avere una vaga idea di cosa scegliere per il suo giorno speciale. Sentirò quando ci sarà vicina e ti chiamerò!»

A Rei sembrava quasi irreale trovarsi protagonista di simili discorsi.

Si sposava davvero.

Una settimana prima l'idea le aveva fatto venire ansia. Anzi: si era sentita travolgere dall'ansia sentendo venir meno le scuse che la tenevano lontana da quel giorno.

Mentre Usagi, Makoto e Minako complottavano sul metodo migliore per trovarle un abito da sposa perfetto, Ami le si accostò di soppiatto. Lei più di tutte aveva assistito al suo sgomento nel sapere della bambina. Aveva visto la sua riluttanza nell'immaginarsi moglie e madre e ora sondava i suoi occhi senza giudicare.

«È passata qualche ora» le sussurrò. «Continua a non sembrarti una decisione presa d'impulso?»

Rei la adorò. Ami voleva saperlo per darle la possibilità di sfogarsi e non sentirsi in colpa se fosse stato così.

«Quante storie ho fatto in questi mesi, hm?»

«Non erano storie.»

«No, erano paure legittime. Se non sentissi di averle vinte con questa scelta, non avrei detto nulla a Yu.»

«Ti avrebbe aspettato per anni.»

Era vero. «Ora che non mi aspetta più, è come se avessi smesso di correre. Mi sento tremendamente bene.»

Profondamente felice per lei, Ami le accarezzò una spalla e non fece altre domande.

     


         

Prima di comunicare la nuova grande notizia ai suoi genitori, Yuichiro sentì di doversi prendere un momento per dirlo con calma a ciascuna delle sue sorelle. Aiko e Meiko non sapevano neppure della bambina. Avrebbero avuto mille dubbi che lui non voleva che riversassero su Rei.

Quel lunedì, uscendo dal lavoro, si diresse a casa di Aiko.

La maggiore delle sue sorelle aveva ricominciato a lavorare part-time, ma dedicava quattro giorni a settimana a suo figlio Kazuo.

Rivedendolo, Yuichiro si illuminò: da piccolo lottatore di sumo suo nipote si era trasformato in un neonato paffuto dal sorriso facile.

«Ehi, tu!» Lo tirò su con due mani, facendo attenzione alla testa. Agitando deliziato le gambine, Kazuo-chan gli regalò dei vocalizzi entusiasti a cui fu impossibile resistere. «Vieni con lo zio!» Gli piazzò due baci sulle guance e se lo strinse al petto, adorando il calore del suo piccolo corpo e il modo in cui muoveva le braccia alla ricerca di un appiglio. Una delle sue mani gli afferrò lo scollo aperto della camicia con forza incredibile.

Sedendosi con lui sul divano, Yuichiro inspirò il suo profumo e lo osservò in ogni dettaglio del volto.

La sua bambina avrebbe avuto gli stessi capelli neri? E quella boccuccia rosa mobile?

«Ormai va così» commentò laconica Aiko, col viso marchiato da occhiaie leggere nonostante il trucco e abiti un po' troppo larghi rispetto al suo solito stile. Appariva esausta. «Quando venite a trovarmi io smetto di esistere. Vi concentrate tutti su Kazuo-chan.»

Divertito, Yuichiro si scusò e le chiese della sua giornata. Ascoltò con attenzione, percependo la gioia di sua sorella senza mancare di notare i segnali che lasciavano trasparire la sua preoccupazione e un pizzico di inquietudine.

«Cosa c'è che non va?» volle sapere.

«Ma niente.» Il modo in cui Aiko agitò il braccio in aria fece intendere quanto fosse nervosa. «Può darsi che sia perché ho ricominciato a lavorare da un paio di settimane, ma mi sembra di non riuscire a far bene niente. Quando sono in ufficio chiamo casa ogni ora per chiedere come sta il piccolo. E quando sono qui, chiamo l'ufficio per gestire ciò che farei meglio da lì. Sono tranquilla solo quando Kazuo dorme. Peccato che a quell'ora vorrei dormire io.»

Yuichiro sapeva che offrendole suggerimenti specifici l'avrebbe solo infastidita. «Riuscirai a trovare un equilibrio» si limitò a dire. 

«Speriamo. Allora, a te come stanno andando le cose alla Kazushi?»

«Tutto a posto. Oono è un'ottima vice.» Sentendo crescere l'agitazione al pensiero di sottoporsi al giudizio di sua sorella, le fece comunque il punto della situazione aggiungendo aneddoti e idee per il futuro. «Sto pensando di prendermi una settimana per visitare la fabbrica di Osaka. Voglio vedere come se la cavano, magari indicare un referente che possa tenermi aggiornato sulla situazione dei lavoratori.»

«Ah-ha.» Aiko lo conosceva bene. «Senti, per caso sei venuto a parlarmi di qualcosa in particolare?»

Era giunto il momento della verità. «Ecco...» Era inutile tergiversare oltre. «Volevo farti sapere che io e Rei ci sposeremo.»

Aiko non ebbe il tempo di uscire dal suo stato di immobilità.

«Inoltre a dicembre avremo un bambino» aggiunse Yuichiro.

Si era atteso una risata sarcastica, uno sbuffo, congratulazioni ironiche, una sfilza di rimproveri benevoli... Invece la prima cosa che sua sorella fece fu alzarsi per chiedere indietro suo figlio. Se lo strinse forte al petto, tornando a sedersi mentre Kazuo iniziava a piagnucolare.

«Shh, shhh. Oh, Yucchan.»

L'aveva turbata.

«Sei troppo giovane.»

Gli sarebbe piaciuto esserlo quanto credeva lei, ma l'esperienza degli ultimi due anni lo aveva plasmato. «Mi sento pronto.»

«Rei no. Non vuole sposarsi.»

«Non voleva» la corresse Yuichiro. Raccontò dei dubbi che Rei aveva avuto all'inizio della gravidanza e di come fosse arrivata, da sola, a cambiare idea. 

Sua sorella era ancora dubbiosa. «Come fai a essere sicuro che non ti sposi solo perché non vuole deluderti?»

«Eravamo d'accordo, a me andava bene aspettare. Lei si è permessa di crederlo e, quando non l'ha sentita più come una costrizione, ha scoperto che era davvero libera di scegliere. Per questo ieri non ha voluto più rimandare. Rei non fa niente se non ne è profondamente convinta. Nulla si impone a lei, neppure la vita. Il bambino sarebbe arrivato comunque, ma alle sue condizioni.»

Sua sorella non si era tranquillizzata. Guardava il volto del suo bambino senza vederlo, pensando. «Diventare madre per lei non sarà facile.»

«La aiuterò.»

Aiko evitò un secondo commento, forse rendendosi conto di quanto fosse inutile avvertirlo di una prova che avrebbe dovuto affrontare ugualmente. La sua attenzione venna catturata dal luccicchio che proveniva dalla sua mano sinistra.

«Ti ha regalato lei quell'anello?»

Yuichiro allargò le dita per farle vedere meglio. «Per il mio compleanno.»

Prima della gravidanza, comprese Aiko. Vedendo la contentezza con cui suo fratello osservava il dono della fidanzata, capì di dover accettare la situazione. Anche se un giorno lontano quell'unione si fosse rivelata un errore dettato dalla fretta, per ora Yuichiro stava costruendo una famiglia. Era possibile che sapesse cosa stava facendo molto più di lei e Meiko quando si trattava di sentimenti.

Si permise di provare un briciolo di felicità per lui e per tutti loro. Sarebbe arrivato un altro bambino in famiglia. Suo figlio avrebbe avuto un cugino - o una cugina.

«Quale anello di fidanzamento le hai regalato tu?» gli chiese.

Yuichiron parve vergognarsi per un attimo. «Nessuno, non ero preparato. Però le avevo già regalato un bell'anello d'oro rosa qualche tempo fa.»

«Quando?»

«A San Valentino dello scorso anno.»

Le era proprio sfuggito da quanto tempo fossero serie le intenzioni di suo fratello.

«Rei ha detto che le basta quello. È abbastanza prezioso, però io vorrei comunque prendergliene un altro. Lei ha insistito perché sia economico-»

«Le avrai riempito la testa con le tue fisime di risparmio.»

Yucchan cercò di portare pazienza. «Ha detto che per lei conterà il gesto più che l'oggetto. Quindi seguirò questa logica.»

Che mentalità da poveracci, pensò Aiko. La sua futura cognata rischiava di ritrovarsi con un anellino microscopico o finto.

Vennero interrotti dall'arrivo di suo marito in casa. Giungendo in salotto Akio sfoderò un sorriso sorpreso. «Ehi, cognato!!»

Aiko scattò in piedi prima che i due potessero mettersi troppo comodi. «Sei capitato a proposito!»

«Sì?» Akio non si sorprese dalla sua irruenza, ci era abituato.

«Tieni tuo figlio» le disse lei, passandoglielo. Non si sentì in colpa, da ore aveva voglia di convidere la responsabilità. «Porto fuori Yucchan, torno verso le otto.»

Suo marito si finse molto dispiaciuto mentre cercava di gestire Kazuo, che agitava la testolina nel tentativo di chiedere attenzioni. Non gli piaceva essere trattato come un pacco, ma suo padre sapeva come calmarlo.

«Non mi hai dato nemmeno il tempo di parlare con Yuichiro» si lamentò Akio. «Dove andate?» domandò al diretto interessato.

«Non lo so.» Yuichiro la stava già seguendo verso l'ingresso senza domandare. «Ci sarà l'occasione per parlare meglio tra qualche tempo. Ieri mi sono fidanzato.»

«O-la-là! Hai impalmato Rei! Congratulazioni, è un gran bel pezzo di ragazza!»

Aiko lo guardò a occhi stretti mentre già giocava con le chiavi di casa. «Ti racconto tutto più tardi. Vado, prima che Kazuo si metta a piangere.»

«Allora corri.»

Furono fuori dalla porta in meno di cinque secondi, invano.

«Uahhhhhh!»

Prima di sentirsi troppo in colpa per l'urlo disperato che stava udendo da dietro la porta, Aiko corse nell'ascensore aperto seguita da suo fratello.

Lui era dispiaciuto. «Potevamo portarlo con noi.»

«Stavo per uscire con lui prima che arrivassi tu, per questo era già vestita. Ma con Kazuo si può andare solo a fare una passeggiata. Gli viene voglia di poppare ogni due ore e se mi ha intorno strilla finché non lo attacco al petto.»

«E come farà ora che non sei lì? Piangerà tutto il tempo?»

«Mi sono tolta del latte, glielo darà Akio.» Vide lo sguardo confuso di suo fratello. «Presto familiarizzerai con uno strumento chiamato 'tiralatte'.»

Yuichiro arrossì lievemente. «Dove stiamo andando?»

«In un posto per adulti che desidero visitare da settimane. La mia gioielleria di fiducia.»

«Uhm... per me?»

«No, per me. Per sentirmi più donna e meno latteria vivente ho bisogno di qualcosa di bello e luccicante. Tu mi accompagni per dare un'occhiata, magari ti viene in mente qualche idea per Rei.»

Suo fratello era a disagio. «Veramente le cose che piacciono a te non sono nel range di prezzo che io posso-»

«Sì sì, meno storie! Nessuno ti obbligherà a fare acquisti.»

Yuichiro seguì sua sorella principalmente per starle vicino. Al negozio lei gli presentò il proprietario - un uomo alto e distinto che aveva l'aria di qualcuno che poteva permettersi i gioielli che vendeva. Prima di imboscarsi nel retrobottega con lui, si avvicinò per sussurrargli qualcosa all'orecchio.

«I pezzi più rari si trovano dove sto andando io, non preoccuparti.» Indicò l'assortimento di gioielli che si intravedeva da una porticina socchiusa: file e file di scintillanti orecchini, anelli, collane che riposavano su metri di velluto blu, protetti dalla vista dei comuni mortali.

Yuichiro la lasciò al suo svago e si diresse verso l'ingresso, dove si trovava la merce più economica.

Visionò l'area dedicata agli anelli di fidanzamento senza che nessuno lo conquistasse. Erano principalmente modelli in oro bianco con un singolo diamante. Per quanto il taglio delle pietre fosse diverso e ricercato, a lui parevano tutti anonimi e troppo uguali.

Rei gli aveva detto di puntare sul colore.

Notando una maggiore varietà di tinte alla sua destra, arrivò a tre teche con anelli per ogni occasione. Man mano che si spostava il prezzo cresceva, così come l'elaboratezza del design. C'erano anelli con diamanti a goccia, rotondi, con una corona di diamantini intorno al gioiello principale e... Si focalizzò sulla luce che proveniva da un'altra teca ancora, divisa in scompartimenti dedicati a parure di diversi colori. Quella sul ripiano centrale era gialla e appena sotto un'elaboratissima collana stava... 

L'enorme diamante giallo, quadrato, riposava su una ricca corolla di piccoli diamanti argentati che richiamavano la forma di petali. Sembrava un fiore al suo massimo stadio di rigogliosità e bellezza, pronto ad essere colto. La fascia d'oro bianco semplice che lo sosteneva non faceva nulla per renderlo meno vistoso e sgargiante. Era un anello che non si vergognava di apparire e mostrarsi, conscio delle proprie sfavillanti qualità.

Cercando il cartellino del prezzo, Yuichiro trovò solo l'indicazione dei carati: 8.01.

Capì di desiderare l'anello solo quando si rese conto di non poterselo permettere.

Sua sorella apparve alle sue spalle, causandogli un sussulto. «Hai visto qualcosa?»

Lui si allontanò prontamente dalla teca. «Niente.»

Come un falco lei guardò dove lui si era concentrato e, con incredibile intuito, indovinò quale anello avesse catturato la sua attenzione. «Quello giallo? Appariscente. Grida proprio Rei Hino.»

Vero? «Ha un po' troppa roba sopra» provò a minimizzare. 

«Ma no. Normalmente con tutti quei diamanti ti direi che è pacchiano, ma la fattura è squisita e il design elegante fa da contrasto alla sfacciata opulenza. Mi dà l'idea di un sole in fiore.»

In fiore come lo era Rei, che brillava più che mai dal giorno prima.

Il bottegaio abbandonato nell'altra stanza giunse da loro subodorando l'affare. Fu furbo: non chiese nemmeno se fossero interessati a una visione più approfondita del pezzo. Semplicemente aprì la teca e tirò fuori l'anello, avvicinandolo alla vista di entrambi più di quanto Yuichiro fosse disposto a sopportare. 

«Un pezzo unico» decantò. «Non tutte le donne possono permetterselo. Un anello con carattere.»

Mentre lo rigirava tra le dita il diamante catturava gli sprazzi di luce della stanza, ingigantendoli. Rei non lo avrebbe solo amato, lo avrebbe venerato.

«Il dono ideale per una donna poco convenzionale» continuò l'uomo, trattando l'anello con la cura di un pezzo da museo. «Sarà un regalo che le ricorderà per sempre il momento speciale in cui lo ha visto per la prima volta. Un ricordo che sopravviverà in eterno.»

La menzione dell'eternità gli risvegliò in testa una domanda. «Quanto dura un gioiello come questo?» Capendo di aver confuso il negoziante, cercò di non sembrare troppo strano. «Intendo... Si tratta di una pietra che resterà com'è ora... fino alla prossima generazione?»

«Oh, vorrebbe farne un cimelio di famiglia?» Il negoziante capì e approvò. «Non si preoccupi, questo diamante è fatto per durare migliaia di anni.»

Senza saperlo l'uomo aveva appena usato l'unica argomentazione che potesse convincerlo a non regalare a Rei un gioiello qualunque. Per quanto ne sapeva, persino la plastica durava per secoli, ma dubitava valesse lo stesso per la brillantezza di un gioiello finto, prodotto in laboratorio. 

Domandò il prezzo. Invece di rispondere l'uomo recuperò la scatola dell'anello e, dopo averla aperta, gli porse un librettino con le caratteristiche del pezzo, corredate del valore in yen.

Visionando l'importo Yuichiro evitò con successo di digrignare i denti. Intuendo il suo disagio il negoziante si defilò con grande aplomb. «Vi lascio il tempo di pensarci.»

Quando lui e sua sorella furono rimasti soli, Yuichiro rilasciò un breve lamento di dolore.

Aiko sollevò un sopracciglio. «Davvero ti sorprende?»

Sì. Dal tempo in cui aveva udito le sue sorelle parlare del valore dei diamanti, i prezzi si erano alzati. «Non posso proprio permettermelo.»

«Diciamo le cose come stanno. Non vuoi permettertelo. Volendo sapresti da dove tirare fuori i soldi.»

Sua sorella non sapeva che ora tutto il denaro che possedeva era destinato a finanziare il loro complicato futuro. «Sto per sposarmi» buttò lì come scusa. «Io e Rei dobbiamo cercare una casa.»

«Non essere ridicolo.» Aiko si sentiva personalmente offesa. «Ve ne regaleranno una papà e mamma.»

«Non è necessario. E non penso che Rei accetterebbe.»

«Tu non accetteresti.» 

Il punto era un altro. «Questo anello costa quanto il mio stipendio annuale alla Kazushi, Aiko.»

«Solo perché ti sei ostinato a non assegnarti i bonus di Nakagawa.»

Possibile che lei avesse un obiezione per tutto? «Non meritavo quei bonus. E sai cos'ho scoperto qualche giorno fa? Avrò una grossa decurtazione fiscale a causa del fondo fiduciario che papà si è ostinato ad assegnarmi.»

«Lo scopri ora? Sei senza speranza.»

Yuichiro non voleva più discutere. «Non posso prenderlo» fece per rimetterlo nella teca, ma Aiko lon fermò.

«Che ne è stato dei gettoni presenza che ricevi come membro del consiglio di amministrazione?»

Yuichiro non comprese. «Sono lì, non li ho spesi.»

«Usa quelli.»

«Ci sono state due riunioni. Non coprono neanche il trenta per cento della cifra.»

«Ma ci saranno altre riunioni quest'anno, no? Almeno quattro. Posso anticiparti quello che ti manca.»

«Aiko...»

«Yucchan» fu lapidaria lei. «Sai quanto avevo intenzione di spendere oggi per farmi un regalo occasionale? In realtà è più il mio autoregalo da neomamma, per dire a me stessa che sto facendo un buon lavoro e che mi merito di viziarmi. Ebbene, spenderò almeno dieci volte quello che spenderesti tu per questo anello.»

Yuichiro non disse nulla.

«Non mi costa niente farti questo piccolo prestito. Non lo dire mai ad Akio, ma avrei tanto voluto che fosse lui a farmi un regalo simile. Ma lo conosci, oltre ad essere parco, è testardo come te. Non vuole mischiare i suoi soldi coi miei. E ovviamente non si può permettere queste cifre.»

Così lo faceva preoccupare. «Stai dicendo che tuo marito non ti fa sentire apprezzata?»

«Ma no! È un papà fantastico e il compagno che ho sempre cercato... Ma io che non mi accontento mai, avrei voluto anche un gioiellino come questo incluso nel pacchetto. Quindi me lo regalo da sola. A Rei farebbe molto piacere sentirsi valorizzata nello stesso modo, soprattutto ora che sta per avere il tuo bambino.»

Yuichiro si zittì una seconda volta.

«Lei che non pensava minimamente ad avere figli. Lei che sacrificherà i migliori anni della sua istruzione universitaria per la vostra famiglia. E non dimentichiamoci che ora ti tocca ribadire che la consideri la donna della tua vita. Vuoi farlo presentandole un simbolo che non sia degno della sua persona?» Aiko era lanciata. «Non si merita forse qualcosa di inestimabile valore, che rifletta tutto ciò che significa per te? È in questo momento della vita che una ragazza ha diritto di ricevere il regalo più bello che un uomo potrà mai donarle. Ti pare il caso di metterti a fare economia proprio ora? È questo il valore che Rei Hino ha per te?»

L'arringa accorata suonava esattamente come qualcosa che avrebbe detto Rei se avesse parlato di una ragazza che non era lei.

Si arrese. «Va bene, compriamolo.»

Aiko batté le mani come una bambina felice. «Mi ringrazierai!»

«Ti ringrazio già ora. Ti restituirò tutto.»

«Massì, non pensiamo ora ai dettagli. Mimasaka-san!»

Mentre sua sorella correva a concludere l'acquisto, Yuichiro si permise un sospiro che fu soprattutto di sollievo.

Da solo non si sarebbe mai permesso di prendere quell'anello e in fondo... non se ne pentiva.

Era davvero un regalo che Rei avrebbe ricordato per una vita intera. Mille lunghissimi anni. 

Voleva che lei sapesse che lui la vedeva e l'avrebbe sempre vista come quel diamante giallo: splendente come il sole, fastosa.

La sua Rei dallo spirito accecante. 

     


    

 Kazushige Hino non aveva dovuto dibattere con se stesso sulla prossima mossa da fare.

 Attese un momento in cui Rei non fosse in casa, durante le lezioni universitarie, e si sistemò davanti al telefono piazzato in corridoio. Compose il numero necessario e attese. Non gli rispose il diretto interessato, bensì una segretaria. Con pazienza Kazushige si fece reindirizzare a suo nipote Masaki.

«Pronto?»

«Buongiorno, Masaki-san.»

«Zio. Buongiorno.»

Per un lungo attimo nessuno dei due parlò.

«Vuoi dirmi qualcosa?» inquisì suo nipote.

«Ti chiamo solo quando si tratta di Rei.»

«Ne sono consapevole. Cos'hai da riferirmi?»

Il tono distaccato gli provocò più pena che rabbia. 

«Tua figlia ha deciso di sposarsi.»

Masaki non commentò, ma il suo respiro cambiò impercettibilmente.

«So che è successo qualcosa tra voi» precisò Kazushige. «Non ti fai più sentire da tempo.»

Non si era aspettato che il figlio di suo fratello offrisse spiegazioni e così fu.

«Ti sei opposto al ragazzo perché era il mio apprendista?» volle sapere Kazushige.

Udì una mezza risata. «Perché avrei dovuto oppormi al figlio dei Kumada? Nell'ultimo anno è tornato all'ovile proprio come avevo previsto.»

Lo tranquillizzò che come padre si fosse tenuto informato sulle frequentazioni della figlia.

«Per quanto la frattura tra voi possa essere profonda» lo avvertì, «non avrai alcuna possibilità di rimarginarla se non sarai presente il giorno del suo matrimonio. Ti sto chiamando per darti il tempo di prepararti.»

«Capisco. Lo terrò a mente.»

Kazushige sbuffò. «Buona giornata, Masaki-san.»

Suo nipote mise giù il telefono senza ricambiare il saluto.

        


           

Nel riso c'era poco sale. Rei continuò a masticare, concentrandosi sul sapore della foglia d'alga con cui aveva decorato i suoi onigiri improvvisati. Provò ad assaggiare il contorno di tempura. Il gamberetto sotto l'impanatura era croccante, ma sulla lingua sentiva una spessa patina d'olio che non era riuscita a eliminare. 

Afferrò tra le bacchette una rotellina di cetriolo, infilandosela in bocca.

Almeno era brava a preparare l'insalata.

Bah, esperimento di cucina fallito, era negata.

Non che avesse passato un'ora e mezza a cucinare per dimostrare a se stessa di poter essere una brava moglie. Yuichiro aveva due mani ed era più bravo di lei ai fornelli. La preoccupava di più il fatto che, in sua assenza, lei avrebbe nutrito sua figlia solo con preparati in busta.

La povertà della sua cucina continuava a deludere il suo palato, perciò era deciso: doveva guadagnare abbastanza da assumere una cuoca.

Canticchiò tra sé un motivetto che aveva inventato quella mattina, lasciando che il soffio d'aria prodotto dalle sue labbra si infrangesse contro la brezza di fine primavera che scorazzava libera nei viali dell'università.

Col ritorno stabile del bel tempo aveva scelto una panchina vuota per pranzare e godersi la vista dei prati in fiore.

Na-na na-na nana

Giocò con le note del ritornello, provando a cambiare il ritmo nella sua testa.  Più tardi, a casa, avrebbe buttato giù qualcosa su uno spartito.

«Ciao, Hino-san!»

Alzò la testa e sorrise a Kiyoshi, facendole segno di accomodarsi al suo fianco.

«Hai passato la mattinata in biblioteca?»

«Per il bento, dici? No, ho terminato di cucinarlo a casa un'ora fa. Volevo sedermi a mangiarlo qui fuori. Mi sono persa parecchie belle giornate e tra poco farà troppo caldo.»

«È vero.» La sua compagna di corso si sedette con un sospiro. «A breve saremo in estate.»

«Qualche rimpianto?» indagò Rei.

«Nahh, è solo che non mi va di tornare a casa in agosto. Dovrò trovare il modo di dirlo ai miei genitori.»

«Vuoi restare a lavorare a Tokyo?»

«Sì, per mettere da parte qualche risparmio. E tu, che farai durante le vacanze?»

Non ci aveva ancora pensato. Però sarebbero state le sue ultime vacanze da non-madre e voleva sfruttarle al massimo - magari fare qualcosa di pazzo. Una settimana di shopping a New York City? Dieci giorni in un resort di pace e tranquillità alle Maldive? Un mega tour di un mese in giro per le capitali d'Europa?

Yuichiro avrebbe fatto resistenza ad allontanarsi per tanto tempo dal lavoro, ma insistendo lei sarebbe riuscita a farlo capitolare.

«Guarda che sorriso.»

Non riuscì a nasconderlo in tempo. «Di che parli?»

«O hai in testa bei progetti o... non so, non mi viene in mente altro. Però ti vedo felice.»

Rei capì perché le sembrasse strano. «Mi hai visto spesso imbronciata, hm?»

«In generale. Come se avessi un peso sulle spalle.»

«Negli ultimi mesi?»

«In realtà più o meno da quanto ti conosco. All'inizio credo che fosse un mix tra il tuo bisogno di dimostrare di non essere entrata per caso alla Todai e i problemi col tuo ragazzo.»

«Non ti sbagli» si limitò a dire Rei.

«Negli ultimi tempi mi sembra che tu abbia risolto con lui, quindi ti preoccupava qualcos'altro. Ma devi aver sistemato anche questo. Sono contenta e un po' spaventata.»

«Perché?» le domandò divertita.

«Da persona stressata sei stata una rivale micidiale qui all'università. Ora che hai la testa sgombra mi chiedo se devo correre a nascondermi.»

Rei scoppiò in una piccola risata. «Che dici? Sei bravissima.»

«Sì, ma chissà se combattevamo ad armi pari.»

«Lo studio serviva a distrarmi, ma facevo comunque del mio meglio. Poi tu ami la legge.» Sicuramente più di lei, che la riteneva un mezzo per un fine e adorava in primis essere dotata degli strumenti dialettici per vincere le discussioni. Posò le bacchette all'interno del bento. «In ogni caso presto avrai un vantaggio su di me.»

«Ah, sì?»

«Avrai più tempo per studiare. Io... sto aspettando un bambino.»

Il divertimento evaporò dal volto di Kiyoshi. Mentre la guardava smise di sbattere le palpebre e un'espressione d'orrore crescente le marchiò il volto. Era in attesa di sentirla ridere e dichiarare che era tutto uno scherzo.

«Non sto mentendo» ribadì Rei. «Sarò fuori gioco da dicembre.»

«Oh.» Kiyoshi provò a dire qualcosa, ma le uscì solo un altro «Oh.»

Sembrava che avesse voglia di porgerle le sue condoglianze.

Comprendendo la reazione, Rei provò a tranquillizzarla. «Non preoccuparti, mi sposo.»

Per la sua amica fu come sentirle dire che si stava gettando volontariamente in una fossa di serpenti.

Rei scoppiò a ridere.

«Mi spiace. Non ti sto facendo le congratulazioni perché... cioè, se sei felice va bene, solo che...»

«Non c'è bisogno che spieghi. Ho reagito come te quando l'ho scoperto.»

«Ah.» Per Kiyoshi aveva appena riacquistato un po' di sanità mentale. «Aspetta, quando hai scoperto del bambino o del matrimonio?»

«Del bambino. Anche se il mio primo pensiero è stato proprio 'non voglio sposarmi'.»

«Okay.» 

La sua compagna di università si tranquillizzò, ma non smise di preoccuparsi per lei.

«Ho deciso io per il matrimonio» le spiegò Rei. «Solo nell'ultimo weekend. L'ho sentita come una cosa giusta, forse ero pronta da tempo. Un giorno ti racconterò meglio quanto ho fatto tribolare il mio ragazzo.»

Kiyoshi si limitava ad ascoltare. Era ancora desolata.

«Riuscirò a sopravvivere a questa gravidanza. Non mi sembra più la tragedia degli inizi.»

«Abbandonerai gli studi per un po'?»

Non le piaceva il termine 'abbandonare'. «Vedrò come va a gennaio dell'anno prossimo. Non è detto che non riesca a sostenere comunque gli esami.»

Kiyoshi non ebbe bisogno di parlare per farle capire cosa stava pensando.

«So che sarà dura, ma non voglio darmi per vinta in partenza.»

«Certo, no, però...»

Rei la spinse a continuare non dicendo nulla.

«Sarebbe stato quasi meglio se non ti fossi sposata. In un matrimonio gli uomini sono come figli troppo cresciuti, con aspettative rigide. Devi fare tutto tu per loro, altrimenti non sei una brava moglie.»

«Yu è diverso.»

Kiyoshi era scettica, ma non voleva darle altri dispiaceri coi suoi dubbi.

«Te lo farò conoscere meglio e capirai. Però mi piace questa tua reazione.»

«Ah, sì?»

«Tutte le mie amiche hanno gioito per me, a eccezione di quella a cui ho confidato i miei dubbi all'inizio. Ma anche lei sta per diventare madre e di proposito. È così incredibilmente serena nel suo ruolo di moglie e futura mamma che temo che mi spingerà ad adagiarmi sugli allori. Tu invece mi terrai ancorata alla realtà. Sarai una ragazza single brillante e determinata, una parte di me a cui non voglio rinunciare.»

Kiyoshi lasciò andare un briciolo d'ansia. «Quindi non pensi che arriverà un momento in cui rinuncerai agli studi per sempre?»

«Non smetterò di essere la Rei che hai conosciuto. Se tu sarai la prima giudice donna della Corte Suprema giapponese, io sarò la prima mamma studentessa che avrà successo nella carriera senza rinunciare alla famiglia.»

«Non credo che saresti la prima» sorrise Kiyoshi.

Infatti. «Siamo mosche rare, ma altre donne ce l'hanno fatta. Ce la farò anch'io.»

Kiyoshi approvava. «Riuscirai se sarai abbastanza testarda e costringerai il tuo ragazzo a darti una mano col bambino. Un attimo, ma lui è ricco. Mi ero dimenticata che non avrai i problemi di noi proletari.»

Rei coprì il bento mentre sussultava dalle risate. «Quindi è tutta una questione di soldi?»

«No, ma i soldi danno una grossa mano. Ti permetteranno di prendere una o due babysitter.»

Supponeva di sì, però... «È un'idea che mi fa tristezza. Per un periodo io sono stata cresciuta solo da babysitter.»

«Oh.»

Non si era mai sentita sola come durante la malattia di sua madre e dopo la sua morte, quando era stata lasciata a se stessa da suo padre. «È molto meglio stare con una mamma e un papà che ti vogliono bene. Per mia figlia ci sarà Yu e lui, poco ma sicuro, sarà un genitore fantastico. Mentre io... be', sarò una madre migliore se delegherò la preparazione dei pasti e la pulizia della casa a qualcun altro. Ecco, questa è una cosa che farò di sicuro. Piatti e pavimenti non hanno bisogno della mia esclusiva attenzione.»

Fu Kiyoshi a ridere questa volta. 

«Non pensare che mi appoggerò ai soldi del mio ragazzo.» Rei si caricò di energia. «Farò tutto questo col ricavato delle canzoni che scriverò!»

Kiyoshi era felice. «Temevo di perderti come modello a cui aspirare. Studi, scrivi e canti canzoni - riuscendo a essere la migliore. È anche a causa tua se quest'anno voglio rimanere in città in estate. Ci sono troppe cose che mi dico che non posso tentare perché non sono all'altezza... Come trovarmi un lavoro legale già al secondo anno. Ma vedendo te, che non ti metti limiti, a volte mi chiedo... perché non posso farcela anche io?»

Rei la sentì vicina come non mai. «Infatti. Puoi farcela anche tu.»

Kiyoshi la ammonì. «Stai alzando il metro del paragone un po' troppo in alto, ma non mi fai paura. Non mi lascerò sconfiggere!»

Un'amica come lei le serviva. «E io non rimarrò indietro! Anche grazie a te, se nel periodo in cui mancherò alle lezioni mi presterai i tuoi appunti.»

Kiyoshi ridacchiò davanti al suo sguardo mellifluo. «Sicuro!»

«Non so quando si terrà il matrimonio, ma sei già invitata.»

«Uh, un matrimonio dell'alta società!»

«Ma no, potrebbe essere qualcosa di molto semplice. Le mie amiche, mio nonno, la famiglia di Yuichiro...»

«Da quando i Kumada non sono alta società?»

«Non significa che debba esserlo il matrimonio. Non vorranno certo invitare...» Si bloccò a metà la frase, perdendo le sue certezze.

«Imponiti sulla sua famiglia» le consigliò Kiyoshi. «Il potere della moglie sul marito si decide tutto all'inizio.»

«Non c'è problema per questo. È ovvio che comanderò io.»

Kiyoshi si sciolse in un mare di risatine. 

«Almeno fino a che non nascerà la bambina. Poi dovrò fare a gara con lei per chi influenzerà di più Yu.»

«Allora sai già che è una femmina?» Kiyoshi si fece un paio di calcoli. «Non è troppo presto?»

A costo di fare la figura della sciocca... «Ho la fortissima sensazione che sarà una bambina. E...»

«Cosa?»

«Credo che inizierò a pensare a un nome.»

«Uh. Scelta ardua.»

Già. Ardua e importante.

Avrebbe dato un nome a un essere che, forse, ora era pronta ad accogliere.

     


    

Hino Masaki aveva già abbastanza mal di testa per sobbarcarsi altri compiti sgradevoli, ma sapendo che il problema non sarebbe evaporato  ignorandolo, nel primo momento a disposizione prese il telefono e compose a memoria il numero.

Era meglio che fosse lui a comunicare la notizia di persona, prima che si venisse a sapere dai giornali.

«Pronto.»

Non fu una domanda, perché il suo interlocutore sapeva che era lui a chiamare. Si erano riservati quella linea.

«C'è una novità» esordì Masaki. «Mia figlia sta per entrare ufficialmente nella famiglia Kumada.»

Regnò un momento di silenzio. Sapeva di sfiducia e rancore.

«Non mi pare che tu stia riuscendo a controllare la situazione.»

Masaki non aveva intenzione di discuterne al telefono. «Incontriamoci domani.» Riattaccò.

Il giorno successivo, una domenica, all'ora e nel luogo stabiliti a voce molto tempo prima, si ritrovò davanti il capo del team di intelligence Benjiro Miyake. Camminò verso il promontorio su cui lo aspettava, un luogo isolato e privo di ricezione telefonica. Il posto ideale in cui discutere di questioni che riguardavano la stabilità mondiale negli anni a venire.

Miyake lo fissava a braccia incrociate. «In che modo avvicinare un enorme potere economico a tua figlia fa parte del tuo piano?»

Masaki detestava spiegarsi con lui, ma era necessario per tenerlo buono. Inoltre l'ex dottore delle JSDF aveva un lato cinico e pratico che lo rendeva un utile strumento del suo piano.

«È improbabile che i Kumada siano a conoscenza dell'identità di Rei Hino» fece presente.

«Il fidanzato però lo sa.»

Già. Dopo diverse indagini ne avevano le prove e Masaki non poteva negarlo. «I Kumada sono avidi e manipolatori.» Per questo lui li rispettava. «Ma hanno anche origini umili e il patriarca non sembra il tipo d'uomo propenso a tradire la razza umana per allearsi con esseri dall'origine aliena che vogliono sottomettere il mondo.»

«Forse pensano con arroganza di poterli controllare. Fino a che scopriranno di non riuscire a farlo.»

Hino non si preoccupava più di tanto. «Hanno il potere del denaro, ma in caso di emergenza noi abbiamo la capacità di congelare per intero i loro fondi.» Non dubitava di riuscire a convincere il governo, se fosse stato il caso.

Miyake si era a malapena ammansito. «Bisogna controllarli tutti più da vicino.»

Su questo Masaki concordava. «Mi riavvicinerò a mia figlia.»

«Cosa

«Ci saranno occasioni sociali in vista del matrimonio. Devo avere l'opportunità di guardare negli occhi i Kumada e capire se sanno chi stanno accogliendo nella loro famiglia. Nel frattempo tu indaga a fondo sui loro movimenti finanziari. Scopri se stanno ammassando denaro da qualche parte, per scopi che possono ostacolarci in futuro.»

Con riluttanza Miyake accettò la sensatezza del piano. «Mi preoccupa di più il ragazzo. Il futuro marito.»

«Per quale motivo? È chiaro che sta cercando di farsi strada, ma un ruolo nelle risorse umane...»

«Sta accumulando popolarità. Le due persone che ha buttato fuori dall'azienda del padre... La mossa non ha generato risentimento alla Kazushi, soprattutto tra gli impiegati. Lo considerano l'eroe dei deboli, l'unico che comprende le loro esigenze e si mette dalla loro parte. Capisci o no quanto questo sia pericoloso?»

Lo era solo in prospettiva. Bastava analizzare il discorso al mondo di Serenity della Luna per capire che le guerriere Sailor in futuro non avevano intenzione di imporsi sul mondo con la forza. Avrebbero cercato di conquistare le simpatie della gente, la loro benevolenza.

Lo stavano già facendo con Minako Aino, su cui Miyake stava raccogliendo più dati possibile, al fine di mostrare al pianeta, a tempo debito, tutti i difetti e i peccatucci della loro beniamina. Il materiale recuperato ad ora era scarso, ma bisognava solo darle tempo: il mondo dello spettacolo era seducente nel corrompere i migliori. Per quanto riguardava Yuichiro Kumada, stava solo muovendo i suoi primi passi; era possibile che presto si rovinasse con le sue stesse mani. Il ragazzo era troppo idealista.

Le Sailor avevano intenzione di basare la loro presa di potere sul consenso popolare e stava lì il loro più grande errore: non si giocava al gioco della politica mettendosi contro dei professionisti della politica. 

Ovviamente Masaki non si illudeva che la battaglia contro quegli esseri sarebbe rimasta dialettica. Per questo i governi mondiali lavoravano alacramente al fine di sviluppare armamenti e nuove tecnologie che li avrebbero portati in pari con le Sailor, o quantomeno, avrebbero dato agli umani una possibilità di combattere e difendersi.

«Fai tutte le indagini che devi» concesse a Miyake. «Io verrò a informarti periodicamente sugli sviluppi della questione Kumada.»

«È meglio che tu sappia che sarai osservato nelle interazioni con tua figlia» lo avvertì il capo dell'intelligence da lui stesso nominato. «Giusto per capire se sei tu quello che ha intenzione di allearsi con lei e i suoi amici.»

Masaki gli sorrise con condiscendenza. «Osserva quanto vuoi. Se serve spiega ai tuoi uomini che si può fingere di sorridere anche quando si odia.» Per rimarcare il concetto, allargò gli angoli della bocca e si congedò.

    

   

CONTINUA...

   


   

NdA: bentornati su questi lidi! Da dove viene fuori questa storia?

Se ricordate nel gruppo Facebook Sailor Moon, Verso l'alba e oltre... avevo parlato di voler creare una storia un po' più dark dedicata a Usagi e Mamoru in cui menzionassi finalmente che cosa ne era stato di quello che il padre di Rei aveva quasi scoperto su tutti loro.

Possibile che il governo fosse rimasto all'oscuro dell'identità delle Sailor?

Volevo esplorare questo aspetto del periodo pre-Zenit da molto, ma non trovato la raccolta giusta in cui farlo.

D'altronde non avevo nemmeno finito di parlare di Rei e Yuichiro. Volevo raccontare del matrimonio (senza incentrare tutta la storia su questo aspetto), dei colleghi di università di Rei (Kiyoshi e Hasegawa), magari dire qualcosina sulla segretaria Hamada che aveva insidiato Yuichiro...

In tutto questo ben si inseriva il padre di Rei, specie in vista del matrimonio.

Un tempo pensavo di escluderlo del tutto dalla cerimonia, ma adesso, nell'ottica che avete letto, ho cambiato idea.

Insomma, c'è tanta carne al fuoco che questa storia mi permetterà di esplorare, anche per capire come se la sta cavando Mamoru al lavoro e che cosa sta facendo il governo giapponese per fermare le Sailor.

Vi regalo questa nuova storia nel giorno del compleanno di Mamoru. Tanti auguri a lui!

P.S. Usagi non verrà dimenticata in tutto questo... è tempo di parlare un po' di più di Serenity e forse del passato.

 

ellephedre


   
 
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