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Autore: __aris__    03/08/2023    0 recensioni
Durante il regno si Sethi I il gran sacerdote Ra-to-ker e la principessa Nebet, figlia di Seti e promessa sposa del suo successore Ramsess, si innamorarono. I due innamorati riuscirono a tenere la loro relazione segreta, ma quando Ramses, ormai diventato Faraone ed in procedinto di sposare la sorella, li scoprì Nemet morì e su Ra-to-ker fu scagliata una terribile maledizione che lo avrebbe temuto per sempre lontano dalla sua innamorata. Ma il Faraone non sapeva che la pricnpessa faceva dei sogni che nessuno sapeva spiegare; sogni su un luogo lontano dall'Egitto e da Ramses dove Ra-to-ker sperava di poter ritrovare Nebet.
Spero che la storia vi piaccia e che mi lasciate un commento.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Londra, giorni nostri
 
 
Bzzzzzzzzzzzzz
Bzzzzzzzzzzzzz
Bzzzzzzzzzzzzz
“È il tuo telefono” William la scosse per svegliarla, la sua voce assonnata e ovattata dal cuscino.
La ragazza mugolò cercando il cellulare sul comodino con la mano. “Helen Grosvenor” disse senza controllare chi la stesse cercando.
“Buon giorno signorina Grosvenor, sono Alexa Hall la chiamo dal British Musium.”
Improvvisamente tutte le sinapsi di Helen si riattivarono. “C’è stato qualche problema con il servizio di ieri sera?”
“No, no. Ma il signor Bey vorrebbe invitarla al party d’apertura della mostra sulla principessa Nebet di stasera.”
“Oh …”
“Se ha impegni precedenti …”
“Oh no, sono solo sorpresa. Ci saranno altri giornalisti?”
“No.”
“Capisco.” In realtà non capiva proprio nulla. Lei era stata l’unica giornalista a cui era stata concessa un’intervista da Ardeth Bey, tutti gli altri avevano avuto il permesso di filmare i reperti e un dettagliato comunicato stampa.
“Posso inserirla nell’elenco degli invitati?”
“Certamente.”
“Da sola o accompagnata?”
“Con un più uno.”
“Perfetto. Le comunico che è richiesto lo smoking per gli uomini e l’abito da sera per le donne. Grazie mille signorina Grosvenor. Le auguro una buona giornata.”
“Buon giorno a lei.”
William si mise a sedere mentre Helen guardava il telefono con aria perplessa. “Che succede?”
“Siamo stati invitati al party per l’apertura della mostra al British Musium. Smoking per te e abito da sera per me.”
“Vuoi che passi la mia sera di riposo in smoking?”
Helen si accoccolò tra le braccia di William “Mi sentirei più tranquilla se venissi anche tu. Sono l’unica giornalista a cui è stata concessa un intervista di persona e l’unica che è stata invitata al gala.”
Le dita di William iniziarono a creare piccoli cerchi sulla spalla nuda di Helen “Magari il signor ...”
“Ardeth Bey.”
“Ardeth Bey è rimasto folgorato dalla tua strabiliante bellezza.”
Helen scoppiò a ridere. La prima volta che si erano incontrati fu quando lei si ruppe un polso cadendo da cavallo. Qualcuno urlò chiedendo se c’era un medico e William apparve pochi istanti dopo sul dorso di uno shire. Helen non aveva mai creduto ai colpi di fulmine ma appena i loro occhi si incontrarono per la prima volta qualcosa scattò in entrambi. “In cinque minuti di intervista non credo proprio.”
“A me sono bastati pochi secondi.”
La ragazza alzò gli occhi per incontrare quelli azzurri del suo fidanzato. “Verrai?”
William le prese una mano e ne baciò il palmo, e come ogni volta che ripeteva quel gesto a Helen mancò il fiato “Sarò con te.”
 
 
 
 
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Tebe, 1275 a. C. circa
 

 
Ra-to-ker si inchinò appena fu al cospetto di Seti.                                     
Il Faraone era seduto su una sedia di ebano dallo schienale basso ed indossava una semplice tunica di sottile lino plissettato, la corona azzurra e gli altri paramenti regali erano adagiati su un tavolino poco distante. Ai suoi piedi un cesto di vimini che Seti continuava a osservare pensieroso. Gli occhi neri del sovrano incontrarono quelli di Ra-to-ker ed il sacerdote comprese subito che si trattava di qualcosa di molto importante. “Le ancelle di Nebet me l’hanno portata poco fa.”
Ra-to-ker si avvicinò alla cesta, al suo interno c’era solo un telo di liscio lino ben piagato. Ne prese un lembo tra due dita e lo sollevò leggermente per scoprire una macchia di sangue: Nebet era diventata una donna.
Oppure era stato Ramses?
No. Se il Principe l’avesse toccata l’intero palazzo non avrebbe parlato d’altro.
Il cuore del sacerdote si sentì immediatamente più leggero a quel pensiero. “Devo cercare una data propizia per le nozze?” domandò rimettendo a posto il lembo di stoffa.
“Non ancora.” Disse Seti alzandosi ed iniziando a camminare per la terrazza. “Ramses mi ha chiesto di poter scegliere la sua prima moglie fin tanto che sono ancora in vita ed io ho acconsentito.” La sua voce era pensierosa e lo sguardo lontano. “Dopo tutto anche io ho scelto la mia prima moglie.”
“Con il dovuto rispetto, Maestà, ma vostro padre non era ancora Faraone all’epoca.”
“È vero, le circostanze erano molto diverse, ma ringrazio di aver avuto qualche anno con Tuia prima di diventare Faraone. Quando Ramses reggerà le due corone nulla sarà come prima: il bene dell’Egitto sarà il suo unico pensiero; non sarà più un semplice uomo e nemmeno la sua vita gli apparterrà più.”
Ra-to-ker avrebbe voluto domandare se davvero si fidava così tanto del Principe, ma in realtà anche lui era certo che un giorno avrebbe sposato Nebet: l’affetto e la complicità che li legavano erano troppo evidenti per far dubitare che, prima o poi, Ramses proclamasse Nebet sua sposa. “Allora, perdonatemi Maestà, ma non capisco per quale motivo mi avete convocato.”
Seti si girò verso il sommo sacerdote, lasciando i ricordo di giovinezza alle spalle. Adesso il suo sguardo era vigile e volitivo, la voce con cui parlò regale e autoritaria. “Voglio che Nebet inizi ad assistere alle riunioni con i dignitari di palazzo e quando gli ambasciatori ittiti verranno per continuare i negoziati voglio che sieda al tuo fianco, per ascoltare e osservare ogni cosa.”
“Le porterò i documenti sulla trattativa oggi stesso.”
“Tu sei un abile politico ed un uomo leale, qualità che difficilmente si trovano in una persona sola. Insegna a mia figlia ciò che sai, ogni cosa.”
Il sacerdote azzardò una battuta. “Temo che non durerei molto come precettore della Principessa.”
Seti si concesse un leggero sorriso ma non rispose. Ricordava ancora il giorno in cui Sary gli aveva detto che non aveva più nulla da insegnare a Nebet, o la volta in cui i medici del palazzo si erano stupiti quando la principessa aveva letto, ed imparato, tutti i loro papiri in meno di un mese e continuava a porre domande a cui nessuno sapeva rispondere. “Tu sei l’unico di cui mi fidi per questo compito.”
“Vi ringrazio, Maestà.” Disse l’uomo con un profondo inchino “C’è altro?”
“No, puoi andare.”
Ra-to-ker si inchinò profondamente e poi rientrò nei corridoi del palazzo senza dare le spalle al Sovrano. Senza indugio si diresse verso le stanze degli scribi per prendere i rotoli da portare a Nebet. Dal giorno in cui la Principessa era arrivata da Menfi si era chiesto come Seti l’avrebbe impiegata quando sarebbe giunto il momento. Da anni Ramses si occupava di un numero crescete di questioni di Stato, sostituendo il padre perfino in alcuni riti propiziatori se lo circostanze lo chiedevano, mentre Nebet era stata lasciata libera di leggere tutti i papiri su cui metteva le mani, qualunque fosse il loro contenuto. D’altronde, fino a poche ore prima, la Principessa era ancora una bambina per cui in molti avrebbero storto il naso vedendola dietro al seggio del padre in una riunione di governo, solo per questo Seti aveva aspettato. 
 






Le stanze della principessa erano tra le più belle del palazzo; era stato Ramses a ordinarle per il quattordicesimo compleanno della sorella. Le pareti raffiguravano a colori vivaci animali ed uccelli sulle rive del Nilo, eleganti colonne lotiformi introducevano su un’ampia terrazza che permetteva alla brezza del fiume di rinfrescare la stanza anche nella stagione calda, mentre tende sottili riparavano dal sole. I mobili erano d’ebano rivestiti d’oro, gli scrigni sul tavolo da toiletta erano tutti finemente cesellati e smaltati. Un piccolo tavolino posto tra due sedie era realtà una scacchiera con le pedine già posizionate giocare a senet, il passatempo preferito della principessa. Su un tavolo, messi in un piccolo piatto d’oro pieno d’acqua erano adagiati i boccioli di loto blu che Ramses le mandava ogni giorno.
Nebet sospirò annoiata. I medici di palazzo le avevano imposto riposo assoluto e isolamento, dato che per la durata del suo flusso sarebbe stata considerata impura. Così non poteva uscire dalle sue stanze, nelle quali erano ammesse solo le sue ancelle.
Il dolore lo poteva sopportare, restare chiusa nelle sue camere in balia dei suoi pensieri, anche solo per pochi giorni, era la vera tortura.
L’unica volta in cui si era ritrovata nella stessa situazione fu dopo la piccola fuga con Ramses sulle rive del Nilo quando suo padre le impose un mese nelle sue camere senza papiri, inchiostro o ancelle che le parlassero. Le uniche distrazioni che le erano concesse furono il telaio e il flauto, di tanto in tanto poteva affacciarsi sulla terrazza ma solo per pochi minuti. Forse in pochi lo avrebbero capito, ma per lei era stato come impazzire lentamente, quando poté tornare a fare lezione con Ramses e suo zio le sembrò di tornare a respirare. Se non fosse stato per i fiori di loro che Ramses le faceva arrivare ogni mattina, probabilmente sarebbe impazzita davvero, per la noia e la solitudine.
Adesso era diverso, non era in punizione e c’era sempre un’ancella con lei, le sacerdotesse di Iside avevano fatto dei riti per assicurarsi che il suo flusso non diventasse troppo doloroso e qualsiasi cosa avesse chiesto le sarebbe stata consegnata su un piatto d’oro. Ma quei papiri appoggiati su uno dei tavolini d’ebano le mettevano una paura che fino a quel momento si era rifiutata di affrontare.
Quando era giunta al palazzo di suo padre era stata felice perché non sarebbe stata una delle tante figlie condannate alla vita dell’harem e poi a un matrimonio politico con uno sconosciuto. Ma presto aveva capito perché Seti avesse scelto lei e, osservando come stava preparando Ramses al momento in cui sarebbe stato Faraone capì che solo la perfezione era accettabile per suo padre e piano, piano la paura di non essere giudicata adatta si era fatta strada nella sua mente.
Era stata abilissima nell’ignorarla fin tanto che le sue uniche occupazioni erano giocare a senet, leggere tutti i papiri che arrivavano a palazzo e costringersi a dedicare due ore al giorno al telaio. Ma adesso Seti voleva che assistesse agli incontri con la delegazione ittita e Nebet voleva solo sprofondare.
Il biglietto che accompagnava i papiri era stato scritto da Ra-to-ker diceva che il Faraone voleva che lui le facesse da mentore e che per ora doveva solo assistere alle riunioni di gabinetto, oltre che a quei maledetti incontri con la delegazione ittita. Solo osservare. Ma un giorno suo padre le avrebbe chiesto ben altro, avrebbe voluto la sua opinione sulle faccende più disparate e il solo pensiero le faceva sudare le mani.
Aveva avuto anni per leggere papiri sull’agricoltura, la medicina, la matematica, l’architettura, l’astronomia e ogni altra materia che stuzzicasse il suo interesse. Ogni papiro era conservato nella sua mente, anche dopo essere stato letto una volta sola. Ma un conto era leggere migliaia di informazioni e un altro era saperle usare nel modo giusto, ed era abbastanza sicura che le questioni di stato fossero più complicate dei calcoli che Sari le affidava da bambina.
Svogliatamente si alzò da letto e si affacciò alla terrazza. Nel giardino Ramses si allenava con la spada assieme alle sue guardie personali. Seti lo aveva addestrato alla guerra appena era stato abbastanza grande da poter tendere un arco. Nebet aveva sempre preferito i suoi papiri, perfino il telaio, alle infinità di ore che suo fratello aveva dedicato all’arco, alla spada e alla guida del carro da guerra. Con un sorriso malinconico ricordò che dopo la loro piccola fuga sulle sponde del Nilo Ramses era stato punito con il raddoppio delle ore di esercizio militare, in caserma dove lei non lo poteva vedere o sentire, ma in qualche modo riusciva a farle avere un bocciolo di loto ogni mattina. Poi, appena Seti lo aveva giudicato abbastanza maturo, Ramses aveva iniziato ad assistere alle riunioni di governo e lentamente le sue responsabilità politiche erano aumentate.
Ramses era stato scelto dagli dei per essere Faraone. Era diventato un abile spadaccino e non lo aveva mai visto mancare un bersaglio con l’arco e portava a termine tutti gli incarichi che Seti gli affidava con la massima diligenza, pretendendo la stessa perfezione che il padre gli chiedeva.
Ma se lei non ne fosse stata capace? Se il suo unico dono fosse la memoria e non la perspicacia che il consigliere di un Faraone doveva avere? Cosa sarebbe stato di lei? Sarebbe tornata nell’harem, e nemmeno Ramses l’avrebbe potuta salvare dal diventare una pedina senza nome.
 


 




Ranses aveva saputo del flusso di Nebet da Seti in persona. Era stata una conversazione di poche parole, solo per informarlo che appena possibile le responsabilità di Nebet a corte sarebbero aumentate e che Ra-to-ker era stato incaricato di istruire sua sorella sugli affari di stato. Nessun accenno al loro futuro matrimonio.
Se Ramses fosse stato più giovane sarebbe morto dalla voglia di chiedere a suo padre se era soddisfatto di Nebet, ma aveva imparato che Seti dimostrava la propria fiducia preparando i figli a ciò che sarebbero dovuti diventare. Stava a loro percorrere il cammino che lui aveva predisposto nel modo meno accidentato possibile.
La libertà di cui Nebet aveva goduto fino a quella mattina era stata solo apparente: Seti aveva voluto che allenasse la mente con la stessa intensità con cui aveva voluto che Ramses addestrasse il corpo. Per fortuna di sua sorella, la sua naturale curiosità faceva sì che spesso perdesse la cognizione del tempo all’interno delle biblioteche reali e la memoria che Tot le aveva donato l’aveva resa erudita quanto lo erano gli scribi o i medici. Ra-to-ker doveva solo insegnarle a sfruttare i suoi doni per il bene dell’Egitto e Nebet era sempre stata molto veloce nell’apprendimento.
Ma il flusso di Nebet voleva dire che era una donna e quindi poteva farla sua.
Ramses avrebbe mentito se avesse negato di averla immaginata più e più volte travolta dal piacere, con le testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi intenta a mormorare il suo nome mentre era sotto di lui. Voleva che gli si concedesse, che sentisse di essere sua, che loro erano una cosa sola. E quando l’aveva vista sulla balconata delle sue stanze aveva faticato a rimanere concentrato sui suoi avversari. Finito l’allenamento si diresse verso le sue stanze. Ahit gli aprì la porta ma rimase immobile con la bocca aperta, qualcosa come “non potete entrare” era sulla punta della sua lingua ma non aveva il coraggio di uscire.
“Principessa, il Principe Ramsess…”
“Fallo entrare.”
“Ma il rituale di purificazione…”
Un rantolo disperato uscì dalle labbra di Nebet. “Non è impura per me.” Disse Ramses “E parlerò personalmente con le sacerdotesse di Iside.” Aggiunse per convincere l’ancella a lasciarlo entrare.
“Lasciaci” comandò Nebet appena Ramses le fu accanto e l’ancella uscì dopo un profondo inchino.
“Come stai?”
“Bene.”
“E quell’espressione preoccupata di prima?”
Nebet abbassò gli occhi, anche se lo sguardo del fratello era colmo d’affetto. “Cosa mi succederebbe se lo deludessi?”
Ramses l’abbracciò stretto immergendo il naso tra i capelli profumati di henné. “Non succederà.”
Lentamente le braccia di Nebet strinsero il torace del fratello “Vorrei un po’ della tua sicurezza.”
Ramses sollevò il mento di Nebet con la nocca dell’indice fino a quando i loro occhi non si incontrarono “Non ti chiederà mai nulla per cui non sei pronta.” Se c’era qualcuno che poteva capire la paura di Nebet era lui. Quando aveva compiuto quindici anni il Faraone aveva voluto che iniziasse ad assistere alle riunioni con i ministri, a diciassette che iniziasse a partecipare ad alcuni riti minori perché capisse la natura divina del Faraone, a diciotto aveva iniziato a delegargli responsabilità governative sempre maggiori e tutto senza che potesse mai saltare le sessioni di addestramento con l’arco, la spada o il carro da guerra. Non c’era mai stato un confronto, nessun elogio paterno, Seti non gli aveva mai spiegato niente in modo diretto ma aveva lasciato che Ramses riflettesse e capisse da solo, e per molti anni anche lui aveva avuto la stessa paura che divorava il cuore di Nebet in quel momento. Il Faraone si era limitato a indicargli la via, come un nocchiero esperto, ma era Ramses che l’aveva dovuta seguire con le sue sole forze. Lentamente aveva capito che quella maschera di impassibile severità che aveva sempre visto sul volto del padre gli era imposta dal suo ruolo, perché lui aveva smesso di essere un uomo il giorno in cui le due corone erano state posate sulla sua testa. “E se dovessi avere qualche dubbio vieni da me.”
“Grazie.”
Ramses sorrise dolcemente, poi prese la mano di Nebet e ne baciò il palmo. Un gesto così intimo che alla ragazza mancò il fiato. “Sarò sempre con te.”
 
   
 
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