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Autore: Sia_    07/08/2023    3 recensioni
“Mi hanno preso per andare a lavorare in Romania.” Charlie è in piedi davanti alla panchina dove è seduta lei.
Ha un sorriso talmente luminoso che la sta accecando. “Sì? Congratulazioni!”
Dev’essere lì che Tonks si convince di non poter più competere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Nimphadora Tonks | Coppie: Charlie/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Cromatiche atmosfere'
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“I love you” 

“It will pass” (“I love you too”)
[Fleabag]

 

Tonks ha infinite sfumature. Charlie ne ha viste – e studiate – cinquecentosette: ha sempre avuto una buona memoria per le cose più illogiche e strane. A quattro anni, d’altronde, sapeva già recitare ogni razza di drago mai avvistata in Inghilterra. 

La sua Tonks preferita, per quanto continui a ripetersi che non ce ne sia una migliore dell’altra, è la prima Tonks che ha conosciuto a scuola. Quella con le dita ricoperte di cerotti – “Sono caduta dentro un cespuglio di more ieri.” –, con il ciuffo di capelli rosa cicca senza un posto fisso sul capo.

Un brivido gli percorre la schiena e Charlie, di risposta, si stringe nella mantella. L’autunno sta per lasciare posto all’inverno, i rami degli alberi sono ormai spogli da settimane e il grigiore del cielo di Londra si è fatto di giorno in giorno più cupo. A casa, alla Tana, Charlie ha già i bagagli pronti per la Romania. 

Scansa un paio di persone lungo il marciapiede e prende la seconda strada a sinistra. Le vetrine di Diagon Alley, da poco addobbate per la festa dei morti, se ne stanno in un limbo, indecise se cedere o meno all’arrivo del Natale. Charlie si ferma davanti al negozio di dischi – l’unico negozio di musica magica che abbia mai aperto a Londra –, il nuovo vinile delle Sorelle Stravagarie chiama il suo nome. Tira su con il naso e si arrende al fatto che arriverà tardi all’appuntamento. Spinge la porta di legno del negozio e lascia che il silenzio venga rotto dal rumore della campanella. 

“Buongiorno, posso esserle utile?” 

 

“Ti piacciono le Sorelle Stravagarie?” Charlie scoppia a ridere. 

Tonks arriccia il naso, il pennino della sua piuma si piega contro il foglio di pergamena che è anche il suo compito di Trasfigurazione. “Fanno ottima musica.” 

L’altro sorride di sbieco, appoggia il mento alla mano sinistra. Guarda Ninfadora, che sta cambiando continuamente colore ai capelli – è imbarazzata, perché lui non distoglie lo sguardo? –, e pensa che sia tenera. 

 

Charlie stringe il manico della borsa di carta e chiude il colletto con la mano che è rimasta libera. È ufficialmente in ritardo. Il vinile delle Sorelle Stravagarie sbatte da una parte all’altra, a ogni passo il sacchetto fa un rumore sordo: quante sono le persone che si sono girate a guardarlo camminare? Ne conta almeno dieci, mentre fa di tutto per nascondere come meglio può il viso dietro la stoffa del mantello. Non sa perché gli pesi tanto essere al centro dell’attenzione, è solo che quando ha troppi occhi addosso finisce per non sentirsi più a suo agio. A Charlie piace stare nelle retrovi; è anche per quello che si è ritrovato a rifiutare il contratto di lavoro di una squadra di Quidditch a livello professionale; essere cacciatore a Hogwarts era tutta un’altra storia – meno gente, meno responsabilità. 

Tira un occhio dentro la vetrina del bar e scorge un ammasso di capelli rosa cicca. Tonks è seduta al loro tavolo, con il menù tra le mani, ha ancora al collo la sciarpa dei Grifondoro e indossa un grande maglione color senape. Si concede venti secondi di tempo per restare a guardarla da lì. Sorride. 

 

“Mi avevi giurato che…” 

Charlie appoggia il sacchetto di carta sul tavolo e costringe Tonks ad alzare lo sguardo verso di lui. Non si è ancora seduto, si è limitato a spostare la sedia di qualche centimetro. Una ciocca di capelli gli è scappata dal fermaglio, gli taglia il viso giusto a metà. Lei lo trova bello e il cuore perde un battito, ma non intende dargliela vinta subito. “Lo so, ma ho trovato questo venendo.” 

Ha riconosciuto il logo e si illumina a vedere il vinile delle Sorelle Stravagarie, i capelli rosa cicca si fanno più accesi. “Perché?” 

Charlie si è liberato del mantello, l’ha ripiegato sulla sedia e le si è seduto davanti. Indossa un maglione verde scuro, Tonks trova che gli stia molto bene. “Un regalo di Natale in anticipo.” Visto che poi non sarò più qui

“Io non ho preparato niente.” 

Lui scrolla il capo. “Non ti preoccupare, non ce lo eravamo promessi,” cerca di incastrare la ciocca nel fermaglio, “e poi non è niente di speciale.” Potrebbe essere vero, se non fosse il nuovo vinile del gruppo preferito di Tonks. Potrebbe essere vero se Charlie non fosse rimasto ad ascoltare con lei tutte le loro canzoni nelle aule vuote a Hogwarts. 

Tonks abbassa gli occhi, decide di appoggiare il sacchetto a terra. “Grazie.” Non è la prima volta che si incontrano in quel bar a Diagon Alley, a Tonks è piaciuto immediatamente per i poster babbani appesi alla parete e per lo stile retrò che aleggia tutto intorno. E a Charlie è piaciuto perché lei è diventata di otto sfumature diverse. 

“Scusa per il ritardo” le dice, abbassando il capo a cercare il suo sguardo. 

Lei sbuffa, ma non riesce a nascondere il sorriso che le inonda le labbra. “Sei perdonato.” 

 

Chiedono entrambi una Burrobirra – dopo aver contemplato l’idea di ordinare qualsiasi altra cosa sulla carta, come fanno ogni volta. 

“Mi hanno presa al corso per diventare Auror.” Le dita di Tonks sono impegnate a fare disegni sul vetro del bicchiere, mentre osserva la schiuma bianca che si scioglie piano piano. “Inizio tra qualche settimana.” L’unico davvero convinto che ce l’avrebbe fatta era Charlie, l’unico a dirle quanto fosse scontato che non le avrebbero detto di no. 

Lui sorride – ed è un sorriso così bello da farle male alle costole. “Quindi avevo ragione.” Appoggia il viso al palmo della mano, "Congratulazioni, Dora.” 

Dora. Lei arrossisce, è incredibile come non sia in grado di controllare l’imbarazzo: può cambiare volto, voce, colore dei capelli, essere qualsiasi cosa che non sia lei, a meno che Charlie non decida di mandare in corto circuito tutta la sua magia. “Grazie, Charls.” 

Le fa un cenno d’assenso col capo e avvicina il bicchiere alle labbra. Sta bevendo l’ultima Burrobirra che prenderà lì con lei, prima di partire per la Romania: è per quello che sembra essere più amara del solito? “Sei in ansia?” 

Lei tamburella le dita contro il tavolo di legno, il rumore viene attutito dalla porta del retrobottega che continua ad aprirsi e a chiudersi e dal vociare degli altri clienti intorno a loro. “Non proprio.” È la prima volta nella sua vita che riesce a conquistare una cosa tutta sua. “È un'ansia felice.” 

Tonks teme che lui non possa capire, ma Charlie tra qualche giorno si carica in spalla una valigia con qualche vestito, i suoi libri preferiti e va in Romania. In mezzo a quell’ansia piacevole, lui ci ha nascosto anche un miscuglio di mille emozioni. “Andrai benissimo, eri la più brava a Difesa contro le Arti Oscure.” 

“Vero?” Tonks alza un sopracciglio, un’espressione di sfida le si dipinge sul volto. Charlie era sempre stato bravo in tutto il resto: dove lei faceva esplodere calderoni, lui era in grado di distillare i veleni più mortali. Era lui a mostrarle come muoversi davanti a un Ippogrifo, quali cibi preferissero i Kneazle, quali musiche fossero le migliori per calmare gli Avvicini.  

Il mago si lecca il labbro superiore. “A chi ti affiancano?” 

“Alastor Moody, mi è sembrato meravigliosamente scorbutico.” Lei ride. “Credo che gli facciano schifo i miei capelli rosa cicca, continuava a guardarli male con l’unico occhio sano che gli è rimasto.” 

“Unico occhio sano?” Lo preoccupa l’idea che a coprire le spalle a Tonks sia qualcuno che ci vede solo per metà, deve fermarsi per non dirle che è una pessima idea. Non ha diritto di farle sapere cosa crede sia meglio per lei. 

“Guarda che a chiedere poi te ne penti.” Lo mette in guardia, prendendo un sorso di Burrobirra. “E tu?” 

E io? Vorrebbe dirle la stessa cosa, che a chiedere se ne pente. “Tutto bene, direi.” 

 

“Mi hanno preso per andare a lavorare in Romania.” Charlie è in piedi davanti alla panchina dove è seduta lei. 

Ha un sorriso talmente luminoso che la sta accecando. “Sì? Congratulazioni!”

Dev’essere lì che Tonks si convince di non poter più competere. 

 

Charlie si innamora di Ninfadora quando sono entrambi al sesto anno. Tra tutte le ragazze che gli girano attorno, è l’unica che sia in grado di farlo ridere. L’unica che non storce il naso quando lui non la smette di parlare di draghi e di draghi e ancora di draghi. Tonks nel frattempo gli cambia forma a fianco in continuazione, all’inizio lui pensa che sia per gioco, poi pensa che sia semplicemente fatta così e che è bello studiare le sue mille sfumature. 

Ninfadora si innamora di lui l’anno dopo, quando si rende conto che cambia forma per trovare il modo di incastrarsi a lui alla perfezione. Glielo dice una volta che sono da soli in un'aula del terzo piano, il grammofono appena trasfigurato sta suonando una canzone delle Sorelle Stravagarie. 

Mi piaci. Anche tu. 

“Sono pronti i bagagli? L’ultima volta che sono passata alla Tana sembrava essere scoppiata una bomba in camera tua.” 

“Mamma mi ha aiutato a finirli.”

“Deduco dal tono che sia stata una cosa piacevole.” Tonks si mette a ridere e Charlie alza gli occhi al cielo. Ninfadora sa ancora tremendamente poco di Molly, l’ha vista appena cinque volte e ha letto di lei nelle lettere che Charlie le ha spedito durante gli ultimi anni. “Sono contenta.” 

Un silenzio prevedibile cade sul tavolo. Lui prende un sospiro e si decide a fare l’unica cosa che stava calcolando da un po’: allunga una mano, aspetta che le dita di Dora si incastrino alle sue. Fa male a entrambi stare così. A Charlie scoppia il cuore e i capelli di lei diventano di un colore più acceso. 

“Senti, c’è una cosa che ti devo dire.” Ha fatto i salti mortali per convincerlo a venire un’ultima volta in quel bar. Non è che la potevano chiudere in camera di lui, con lei seduta sul letto e la schiena appoggiata al muro a nascondere per metà il disegno di un drago stilizzato. Non è che potevano fare finta che non stesse succedendo, mentre ridevano dei cimeli trovati nei cassetti della scrivania di Charlie. Non è che lui potesse partire senza avergli detto cosa le aveva scavato dentro. “Ti amo.” Sa che nessuna parola potrà fermare i piani di Charlie. E Charlie sa che non c’è modo di farla funzionare. “Non serve che tu mi dica niente.”

 

Le labbra di Tonks sono morbide – quelle non cambiano mai.

Le labbra di Charlie sono quasi sempre screpolate, ma non per questo il loro primo bacio vale meno di altri primi baci. Vale di più, perché le orecchie di lui si fanno tutte rosse.

Vale di più perché Tonks gliele prende tra le mani e si mette a ridere e poi lo bacia di nuovo.

 

L’ha lasciata da tre settimane e in tre settimane si sono visti di meno, ma non hanno mai smesso di cercarsi. Stanno staccando il cerotto piano piano, così da farsi ancora più male. Forse, se avessero semplicemente accettato di strapparlo via tutto d’un colpo, quel dolore sarebbe già finito. Invece così continuano a chiedersi che cosa sarebbe successo se Charlie avesse deciso di rimanere. Probabilmente l’avrebbe accompagnata all’esame da Auror, le avrebbe tenuto la mano fuori dalla stanza dei colloqui e poi l’avrebbe portata a festeggiare. Si è limitato a guardarla da lontano.

Di lei ha visto cinquecentosette sfumature e ha deciso di fermarsi. “Passerà.” Non riesce a guardarla in viso. Cerca di immaginarla nei prossimi giorni, pensa in quale scaffale finirà il disco che le ha regalato oggi. Quante volte lo sentirà? Lo sentirà mai?

Lei annuisce, sta sorridendo. Non le fa nemmeno più così male: sapeva a cosa stava andando incontro. “Dovremmo andare.” 

 

Il pacchetto è stretto tra le mani di Tonks, sono fermi davanti alla vetrina del bar. Charlie ha visto cinquecentosette sfumature e crede di essere stato l’unico fortunato tra i due. In fondo, lui gliene ha sempre offerto una sola: non ha mai cambiato idea, non ha mai cambiato aspetto. Al contrario, Ninfadora pensa che si sia arricchita di così tanti colori a sua volta: non serve essere metamorfomagus per essere straordinari. 

“Allora ci vediamo in stazione.” Charlie si mette a ridere, abbassa lo sguardo ai suoi stivaletti di pelle marrone. “Sto scherzando, non venire, ho bisogno di… non venire.” 

Il vinile dentro la borsa di carta sceglie il momento perfetto per aggiustarsi, così da riempire quel breve secondo di calma con un rumore sordo. “Non  veng…” 

“Ti amo anche io.” Mi sarebbe piaciuto un sacco, sai Tonks, essere portato per un lavoro in prima linea, inseguire un boccino d’oro per poi tornare a casa ad aspettarti. Mi sarebbe piaciuto che mi bastasse stare qui con te. Charlie la guarda, che senso ha nasconderle l'ultima verità? “Ti amo anche io.” 

Uno sbuffo divertito scappa dalle labbra di Tonks, ha il cuore molto più leggero di prima; per quanto fosse impossibile competere con il suo sogno della Romania, ora sente di aver fatto il massimo. 

Charlie le passa un braccio intorno alla vita, la stringe a sé per gli ultimi trenta secondi, poi le lascia un bacio sui capelli. “Stendili tutti, Dora. E al diavolo Alastor Moody e la sua antipatia per il rosa, falli ancora più accesi mentre lavori con lui.” 

Tonks tira su col naso. “Buona fortuna a te, Charls.”  


 




Lascio un piccolo pensiero per una persona che mi sta tanto cara. Con un certo ritardo, me ne rendo conto, ma arrivo anche io. Auguri mery 
Ne approfitto anche per dire che è bello tornare da Charlie e Tonks, perché sono una delle coppie più angst che mi capita di trattare. Sono così  peni di energia e sono seriamente convinta che non smetteranno mai di amarsi e di sostenersi a vicenda. Per questo, dopo l'ennesimo rewatch di Fleabag, non sono riuscita a non vederci loro in un amore che è fortissimo, ma che non può funzionare. Ti amo. Passerà. Però ti amo anche io, lo sai? 
Che bei bimbi. 
Ringrazio chi si è fermato a leggere e mando un abbraccio, 
Sia 
   
 
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