Crossover
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Autore: Registe    11/08/2023    2 recensioni
Quarta storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
La guerra tra l'Impero Galattico e la famiglia demoniaca si è conclusa, ma non senza un costo. Vi è una cicatrice profonda che attraversa mondi e persone, le cambia, rimane indelebile a marchiare i frammenti di tutti coloro che hanno la fortuna di essere ancora vivi. Qualcuno decide che è il momento giusto per partire, cercare di recuperare qualcuno che si è perso. Qualcuno decide di dimenticare tutto e lasciarsi il passato alle spalle.
Qualcun altro decide invece di raccogliere i frammenti di una vita intera e metterli di nuovo insieme, forse nella speranza che lo specchio rifletta qualcosa di diverso.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Film, Libri, Videogiochi
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 27 - Dimostrazione, ma di cosa?







Sephiroth






“Come … come ti senti?”
La voce di Zam gli arrivò come un rimbombo. Scosse la testa, distogliendo lo sguardo dalla propria immagine riflessa nel vetro di trasparacciaio dell’Hunting Dog; l’incrociatore stava completando le manovre di imbarco e non sarebbe ripartito prima di un paio d’ore, ma non era né il panorama di Coruscant all’imbrunire, né il leggero rollio dello Star Destroyer a catturare l’attenzione del cacciatore di taglie.
Guardò verso il basso, cogliendo i dettagli delle sue nuove mani. Belle, perfette, con delle dita più lunghe almeno di una falange; erano sue, s’intende, si muovevano al suo comando fino a picchiettare leggermente sul vetro, eppure il leggero formicolio all’altezza delle giunture non gli conferiva alcuna sicurezza.
Con la coda dell’occhio notò che il suo gesto aveva allarmato una coppia di assaltatori alle sue spalle. Riflesse nel trasparacciaio vide le loro figure muoversi di scatto e volgere gli sguardi coperti dagli elmi nella sua direzione senza rendersi conto di essere osservati a loro volta. Si accorse che si stavano scambiando alcuni commenti nei comlink interni, ma non si mosse finché entrambi non improvvisarono un saluto e lasciarono la stanza privi della normale efficienza e coordinazione dei soldati dell’Impero. Anche Zam doveva essersi accorta della cosa, perché con uno strano sorriso gli venne accanto “Credo che darai all’intero battaglione qualcosa di cui parlare per i prossimi tre anni”
“Tarkin li farebbe degradare. Dovrebbero essere addestrati a non stupirsi di nulla”.
“Beh, non sei esattamente … nulla
L’essere riflesso nello specchio gli restituì lo sguardo.
Erano passate forse due settimane da quando aveva completato il Puzzle del Millennio, ma all’Imperatore erano bastati pochi giorni per rendersi conto delle potenzialità dell’artefatto.
Il corpo di Boba era cambiato.
La prima sensazione che aveva avvertito era stata una leggerezza incredibile. I kaminoani lo avevano immediatamente sottoposto a qualunque analisi medica immaginabile, e gli avevano confermato che le sue ossa avevano subito una metamorfosi al limite del patologico; se lo strato esterno si era addirittura inspessito, l’interno aveva perso la propria componente midollare strutturandosi in compartimenti cavi. Era stata Zam a suggerire la somiglianza con l’ossatura dei volatili, e l’enorme, unica ala nera che gli era spuntata dal nulla al di sotto della scapola destra non aveva fatto altro che aumentare i suoi sospetti. Di riflesso provò ad estenderla guardandosi nel trasparacciaio, ma ancora il controllo di quell’escrescenza inguardabile era labile e se Zam non si fosse scansata in tempo la avrebbe colpita con una delle spesse piume scure. Le avevano ovviamente fatte scansionare e analizzare dal dipartimento di Biologia Galattica della capitale, ma dopo due settimane nessuno dei ricercatori aveva trovato alcuna somiglianza con le diverse migliaia di sequenze genetiche catalogate nei loro archivi. Il fatto che il Puzzle gli avesse impiantato soltanto un’ala aveva reso sia Zam che Boba piuttosto scettici, perché qualunque tentativo di sollevarsi da terra si era rivelato fallimentare.
La pelle stessa si era fatta diafana, stranamente fresca al tocco. Una peluria quasi impalpabile lo ricopriva ovunque, ed a tratti Boba aveva avuto l’impressione che su di essa scorresse qualche leggera forma di energia, energia che ricordava moltissimo le cariche di magia che talvolta aveva percepito in presenza di alcuni incantatori. E se i lineamenti del suo viso sembravano trasfigurati, i lunghi capelli tra il bianco e l’argento che avevano preso il posto della sua semplice chioma scura avevano qualcosa di effimero e contemporaneamente fuori posto su quello strano corpo. L’Imperatore gli aveva conferito l’ordine perentorio di non rimuovere il Puzzle dalla catena che portava intorno al collo, e nonostante fossero passati diversi giorni ancora non riusciva a capacitarsi che quella creatura fosse proprio lui.
“Quanto tempo credi che ti farà rimanere in questo stato?”
Zam gli tornò vicino, fissandolo con espressione critica. Era stata al suo fianco durante la sua primissima trasformazione quella sera a Kamino ed era stata la prima a chiamare i soccorsi, ma da quel momento in poi aveva continuato stare al suo fianco come se ci fosse ancora il vecchio Boba. “Ti preferivo come eri prima”.
“Suppongo che a fine missione potrò levarmi questo Puzzle dal collo”
“Chi lo sa …”
La voce di lei si fece seria. Boba si chiese se i suoi occhi fossero fissi sul riflesso della strana creatura, oppure se fossero persi da qualche altra parte. “Non ho idea in cosa tu ti sia trasformato, ma sei un’arma. E le armi esistono per essere usate”.
Un fischio lungo, ripetuto, troncò la conversazione. Le manovre di imbarco erano terminate, e la Hunting Dog si preparava a sganciarsi dal molo di atterraggio. Alle loro spalle comparvero di nuovo degli assaltatori, ma attraversarono il comparto stavolta senza degnarli di alcuna attenzione; alcuni droidi fluttuarono alle loro spalle, ed una decina di astromeccanici sfrecciò accanto a loro per attivare le manovre di volo.
Un droide protocollare -chiaramente non curante del suo nuovo aspetto- si avvicinò a loro e gli porse l’olomappa. “Il piano di volo fino a Onderon, governatore Fett” disse “Con le modifiche apportate dal professor Lemelisk al sistema di iperguida, il tempo stimato di viaggio è di due ore e quattordici minuti”.
Boba osservò la mappa distrattamente, lasciandola subito nelle mani di Zam mentre il droide si allontanava. La donna scrutò l’ologramma, ingrandendo l’immagine del pianeta finché l’immagine non divenne grande come la sua stessa testa. Duxun, la luna primaria di Onderon, orbitò nella ricostruzione: il cacciatore di taglie vi si era recato un paio di volte nella sua vita e si era trattenuto al massimo per pochi giorni, e non era mai riuscito ad apprezzare il Bacio, l’evento annuale in cui l’orbita di Duxun portava il satellite così vicino al pianeta madre da consentire uno scambio di atmosfere. Sapeva dai dati che probabilmente in quel periodo i volatili più robusti di Onderon compissero perfino una migrazione tra il pianeta e la sua luna, ma non erano chiaramente in viaggio per apprezzare la fauna locale. Anche dall’olografia, immerse nel verde delle foreste e nel bruno delle distese rocciose, le enormi mura di Iziz, la capitale-fortezza di Onderon, erano ben visibili. “Boba …” la voce di Zam si fece ancora più bassa. “… cosa esattamente l’Imperatore vuole che tu faccia?”
“Una dimostrazione. Testeremo le potenzialità di questo nuovo corpo e …”
“Una dimostrazione su cosa?”
“Suppongo …”
Lei gli venne davanti, frapponendosi tra lui ed il riflesso. Con questo nuovo corpo Boba si ritrovava a sovrastarla di oltre una testa e si ritrovò costretto ad abbassare il capo per incontrare i suoi occhi. Nascondere le proprie emozioni era mal visto nella tradizione Mabari, e non serviva la sua esperienza da combattente nel rendersi conto che la donna minuta stava facendo un grosso sforzo per non afferrargli l’abito con le mani ed attaccarlo. “Non supporre”
La sua voce si era trasformata in un sibilo.
“Dimmi che ordini hai ricevuto, Boba”.
Un portellone si aprì alla loro destra.
Un rumore forte, temibile, attirò l’attenzione del Governatore Fett anche più dello sguardo omicida che la donna gli stava lanciando e costrinse entrambi a voltarsi.
Il nuovo arrivato era scortato da una coppia di assaltatori che furono rapidi a fargli ala, lasciando che i passi forti, marcati e metallici rimbombassero lungo il duracciaio del ponte dello Star Destroyer. Il rumore proveniva dal respiratore artificiale di metallo nero che la figura indossava, avvolta da una tetra armatura dello stesso colore. Avvolto da un fluttuante mantello nero, Darth Vader, Signore Oscuro dei Sith e braccio operativo dell’Imperatore Palpatine, fece il suo ingresso con lo stesso passo di marcia con cui la sua semplice presenza poneva fine a molte battaglie.
L’Imperatore lo aveva avvisato che il comando operativo della missione su Onderon sarebbe stato affidato a qualcuno di sua espressa fiducia, ma delle tante persone che Boba avrebbe potuto elencare … “Lord Vader. Credevo si trovasse su Ord Mantell per la questione del …”
“L’opposizione è stata stroncata con successo, Governatore Fett. L’Imperatore mi ha affidato il comando della Hunting Dog e del suo nuovo corpo”.
Boba resistette al mordersi il labbro.
Non tutti i Sith erano disponibili come Darth Maul o flessibili come Dooku.
“Mi sono stati comunicati i risultati dei suoi test. Le proprietà che il Puzzle del Millennio le ha conferito hanno superato le migliori aspettative. Useremo questa sua evoluzione per gestire le trattative con la Regina Talia di Onderon nell’arco di massimo due giorni” disse Vader, avvicinandosi a lui. La sua maschera spaventosa era incredibilmente lucida, e per un attimo Boba vide i suoi nuovi occhi, verdi e lucenti, specchiarsi lungo la superficie del cranio del suo diretto superiore. “L’Imperatore si aspetta un successo senza precedenti”.
Boba non rispose, trattenendo il respiro.
Fu un movimento a malapena percettibile, ma nell’esatto istante in cui Lord Vader si era avvicinato a lui, chiaramente entrando nel suo spazio personale, Zam si era curvata in avanti. Non aveva sentito la necessità di comunicarle che sarebbero stati sottoposti all’autorità di qualcun altro -cosa che aveva dato per scontata- ma di certo non aveva avuto opportunità di avvisare la donna del ruolo rivestito dal Signore dei Sith, né quanto fosse inopportuno contrariarlo.
Anche Vader dovette accorgersi del movimento, perché la maschera nera ed il respiratore si spostarono verso di lei, ma la donna non fece alcun inchino né chinò il capo e al cuore di Boba mancarono almeno tre battiti.
Aveva visto ufficiali soffocati per molto meno.
E se Zam avesse anche solo per errore mostrato i propri poteri …
“Il decollo è previsto tra tre minuti” disse Vader, sollevando l’indice della mano destra “Porti all’Impero la gloria ed il rispetto, Governatore Fett. Potremmo considerare maggiormente la sua utilità tra i Signori Oscuri, dopotutto”.
Si voltò con fare imperioso, e i soldati deputati alla sua scorta si affrettarono a precederlo all’uscita, tesi come corde di uno strumento; il rumore del respiratore artificiale echeggiò sul ponte per qualche altro minuto, coperto solo dai motori accesi dello Star Destroyer, e solo quando l’incrociatore si sollevò dalla piattaforma Boba si sentì abbastanza libero da tirare un sospiro di sollievo.
Sospiro di sollievo che fu costretto a riacciuffare nel momento in cui tornò di nuovo ad osservare Zam, ancora ignara del rischio che aveva appena fronteggiato. “Cos’è quella creatura, Boba?”
 
 
 
“Signorina Shandra, signorino Neos, siete pregati di accelerare il passo e seguirmi” fece la voce di AL-4YS, alzandosi di tono fino a superare il rumore che invadeva tutto il livello superiore “Comportatevi come da protocollo e non portate cose inutili”
“Ma il mio incrociatore …”
“Niente giocattoli, signorino Neos. Adesso seguitemi”
Boba e Tarkin avanzavano a passo svelto dietro il droide ed i bambini. Il governatore parlava nel comlink mentre con la mano destra inviava ordini su un pad, ma aveva insistito per andare con Boba fino alla piattaforma dove la Guivre attendeva l’imbarco dei piccoli passeggeri. Il piccolo incrociatore era stato disegnato sin dall’origine per dare meno nell’occhio degli Star Destroyer che puntualmente atterravano e decollavano dagli hangar militari del palazzo personale di Tarkin, ma allo stesso tempo godeva dei migliori armamenti disponibili ed i sistemi di deflettori potevano assorbire i danni anche di corvette due volte la sua taglia. Boba si era proposto di imbarcare i bambini sulla Slave I in caso di emergenza, ma Tarkin aveva ribattuto più volte che la sua nave personale era troppo riconoscibile per essere ignorata.
Il cacciatore di taglie superò il gruppetto per ispezionare rapidamente le truppe di scorta e controllare il raggio traente che avrebbe imbarcato i bambini e la loro balia, ma non poté lanciare uno sguardo indietro quando la piccola Shandra deviò dal percorso impostole da AL per piantarsi davanti a suo padre.
“Io voglio stare con te!”
Tarkin con un gesto netto spense il pad e si fermò a sua volta.
“Da quando in qua si discutono gli ordini di un superiore, Shandra?”
“Se davvero ci sono delle persone cattive che attaccano la nostra casa, io non voglio scappare. Voglio stare con te e aiutarti!”
“Il tuo zelo è ammirevole, ma talvolta la sola buona volontà e l’impegno possono non essere tutto, Shandra”.
L’uomo scoccò uno sguardo imperioso alle proprie spalle, e la bambina seguì gli occhi del genitore. “Se l’Imperatore fosse qui, adesso, la maggior parte delle nostre forze operative sarebbe deputata a difendere la sua persona. Le truppe del settore sono abili e preparate, ma non conosciamo né la tipologia di attacco né come o quando i nostri avversari verranno ad attentare al nostro palazzo. In una situazione di incertezza o svantaggio, il proteggere l’Imperatore porterebbe via uomini e mezzi che potrebbero risultare vitali alla vittoria. Capisci?”
La bambina dai capelli rossi portò una mano sotto il mento, prendendosi qualche secondo. Boba vide AL puntare i propri sensori ottici nella sua direzione -per essere un droide, l’aggettivo che al cacciatore di taglie venne in mente sarebbe stato apprensiva – ma anche la balia metallica sapeva bene che le continue scariche agitate dei propri circuiti non avevano il permesso di frapporsi tra il governatore e sua figlia. Shandra dopo diversi secondi guardò il padre, e annuì. “Ho capito. Non sappiamo che cosa aspettarci dai nemici, e se mi proteggessi qui consumeresti troppe truppe. E lo zio Boba e lo zio Maul devono proteggere te, perché i cattivi vogliono attaccare te”.
“Esatto. Conto su di te per allontanarti da qui, e mi aspetto che tu segua il protocollo. Ne va sia di te, che di Neos e di AL. Occupati di supervisionare loro due e che l’equipaggio svolga le manovre alla perfezione”.
“Ho capito”.
La bambina si staccò dal genitore e fece per ritornare dal suo droide, ma all’improvviso si girò.
“Papà?”
“Sì?”
“Quando sarò un po’ più grande smetterai di proteggermi? Non posso diventare un vero grand’ammiraglio se mi proteggi”.
“Prima diventa un grand’ammiraglio. Poi ritratteremo i termini della questione”.
Col segno che la conversazione era terminata, Tarkin puntò il dito verso AL ed il droide e si sentì pienamente autorizzata a prendere la bambina per mano ed indirizzarla verso il raggio traente. Boba congedò la squadra di sicurezza -aveva supervisionato i loro profili talmente tante volte da poter riconoscere gli assaltatori nonostante la divisa bianca e gli elmi- e rimase ad osservare il droide ripetere alla bambina un numero indefinito di istruzioni.
Poi guardò Neos, e si accorse che il piccolo guardava proprio nella sua direzione.
Scrollò le spalle, come se qualcosa lo avesse punto, e si portò al fianco di Tarkin.
“Ci vorranno almeno vent’anni prima che diventi grand’ammiraglio” fece il suo amico. Nonostante fosse tornato ad occuparsi del pad e avesse acceso di nuovo il comunicatore acustico, gli era rimasta un’ombra di sorriso in volto “Per quel momento avrò trovato una nuova scusa”.
“Non saprei dire se assomigli più a te o a Daala”.
“Non so quale delle due ipotesi sia la peggiore” fece. Spense di nuovo il comlink con un gesto del pollice. “Ma sono contento che Neos non abbia nulla di sua madre”.
Boba tacque, senza aggiungere altro.
Di Zam, Neos sembrava non aver preso molto, a parte il colore chiaro degli occhi. Non si era ancora mai trasformato, e forse quel tratto del suo materiale genetico era andato perduto, cosa di cui l’intero Trio Destroyer era stato ben contento. Finora il bambino non si era posto domande, ma un domani sarebbero arrivate delle richieste che nessuno di loro tre sarebbe mai stato in grado di risolvere appieno.
Lo sapeva, e così anche i suoi amici.
Ma, come diceva spesso Darth Maul, i problemi si affrontano quando arrivano.
Come per qualche strano scherzo della Forza, Maul apparve dal corridoio. “Vi stavo cercando. Shandra e Neos sono a bordo della Guivre?”
Boba annuì, e il Sith proseguì “I droidi di segnalazione hanno avvistato due nuclei di figure chiaramente sospette. Sono arrivate ai primi livelli con dei sistemi di identificazione falsi. Li abbiamo fatti salire come da protocollo”.
“Abbiamo delle immagini dalle olocamere?”
Prima ancora che Tarkin finisse di parlare, Maul accese il proprio proiettore e espanse la visuale. Due olocamere diverse puntavano due drappelli di uomini apparentemente identici a chiunque, uno di essi vestiti in maniera formale ed altri con delle divise di manutenzione. I sistemi visivi ingrandirono su tutte le loro facce. Tutti umani, tutti uomini, nessuna fisionomia con i principali ricercati. Boba scansionò l’immagine davanti a lui e rapidamente fece un consulto con la banca dati che da anni i cacciatori di taglie usavano per i ricercati più ufficiali, ma non ci fu nessun confronto positivo. “Non mi sembrano membri dell’Alleanza”.
“Quel Tolgerias non lo era. Cosa sappiamo di questa Alba Cremisi?”
“Non sono stati catalogati membri di spicco. È un’organizzazione criminale piuttosto giovane, e a parte qualche scaramuccia confinata al suolo di Coruscant non hanno mai intralciato le nostre attività” rispose Boba “Ho sentito nel giro. L’unica notizia confermata pare che da pochi mesi sia subentrato un nuovo boss. Più giovane, più aggressivo. Non si sa molto di lui, ma pare che la sua intraprendenza gli abbia fatto guadagnare consensi. Si vocifera che ci possa essere la sua mano dietro l’attentato al Vigo Xizor di qualche giorno fa, anche se si tratta solo di supposizioni”.
“Sospetti che questi uomini siano maghi?”
“Verosimile”.
Guardò Maul, e l’altro annuì. La spalla ancora gli doleva da impazzire nonostante gli antidolorifici, lo scontro con Tolgerias ed i suoi sottoposti era fin troppo fresco. La magia era l’unica incognita vera in tutta quella vicenda, perché Coruscant ed in generale i pianeti dell’Orlo Interno non avevano mai riportato da tempo incantatori riconosciuti; alcuni antropologi di Naboo avevano sospettato una naturale perdita delle facoltà magiche della popolazione con l’avanzamento tecnologico con numerose tesi e dimostrazioni che coinvolgevano persino la genesi della Forza, ma il risultato tangibile era che la magia era praticamente inesistente nei principali sistemi imperiali. Le tracce più potenti si trovavano in molti sistemi periferici, come la Terra II o l’Amn, senza citare spazi dimensionali separati come la terra d’origine di Kaspar. Maul tamburellò le dita sul visore “Le scansioni non riportano tracce di esplosivi o armi. Dunque le ipotesi sono due: o possono nasconderle ai nostri rilevatori …”
“… o non ne hanno bisogno” continuò Boba, ricordandosi del giovane mago che si era letteralmente distrutto davanti ai suoi occhi.
Tarkin si portò la mano sotto il mento, mentre tutti e tre entrarono nell’ascensore che li avrebbe condotti ai livelli inferiori. “E nonostante abbiate estorto informazioni a quel Tolgerias, non hanno ritirato l’attacco. O sono stupidi, oppure incredibilmente sicuri di loro. E in questi casi è bene pensare che si tratti della seconda ipotesi”.
“Non so se si aspettano un comitato di ricevimento, ma procediamo da prassi” fece Maul. “Tarkin, tu come al solito supervisionaci a distanza. Senza dubbio puntano a te, quindi isolati nell’area blindata e tieni d’occhio i movimenti di tutti. Se la Guivre è decollata, possiamo anche convogliare uno di quei gruppi agli hangar. Io seguo quelli diretti ai livelli inferiori, Boba è bene che segua questi” fece, indicando il drappello di maghi vestiti con abiti eleganti, chiaramente diretti ai settori dove di norma la gente veniva a supplicare favori ai bureau governativi. “Catturiamone uno di ogni drappello. Gli altri possono essere terminati”.
I tre annuirono, ed il cacciatore di taglie prese l’ascensore per i livelli indicati. Fissò ancora una volta i visi degli assalitori nella speranza che i loro lineamenti potessero suggerirgli qualcosa, ma ancora una volta nulla gli venne in aiuto. Se davvero si trattava di un attacco a Tarkin -e la visione di Tolgerias era stata chiarissima- non aveva nulla a che vedere con lo stile dell’Alleanza Ribelle. E, per quanto il Grande Satana fosse stato sconfitto, eventuali demoni in cerca di vendetta sarebbero stati più che riconoscibili.
Il gruppo che doveva bloccare si stava dirigendo in una delle aree a maggior contenuto di civili degli alloggi del Governatore, e questo si distaccava ancora di più dalle tattiche dei Ribelli, più inclini a sollevare rivolte che lasciarsi esplodere davanti a gente potenzialmente innocente.
Un ufficiale gli venne incontro. “Governatore, la squadra è in posizione come da ordini. Dobbiamo far evacuare i visitatori?”
“Non ce ne sarà bisogno. Insospettiremo gli intrusi”.
Il percorso dei maghi sarebbe stato guidato. Come tutti i visitatori pubblici sarebbero dovuti passare per i corridoi 174 e 175, al termine dei quali il bureau di smistamento avrebbe dovuto porre i normali questionari sulle motivazioni dell’ingresso ed ovviamente sarebbe stata attuata dai droidi l’intera procedura per controllare la presenza di armi o di oggetti sospetti, e Boba era certo che al punto di controllo tutti loro sarebbero risultati puliti. Erano in quattro, vestiti con abiti che potevano ricordare l’aristocrazia di Naboo, e si muovevano a passo lento, chinando la testa alle indicazioni dei droidi protocollari, senza mostrare alcun cenno di voler compiere strane azioni nei corridoi.
I varchi si aprirono come da ordine, lasciandoli avanzare. L’ufficiale gli porse di nuovo l’olografia, indicando le truppe di supporto pronte a intervenire e mostrando i livelli di deflettori caricati al massimo da attivare nel momento in cui gli incantatori avrebbero senza dubbio cercato di opporre resistenza.
Quando imboccarono l’ascensore PZ-U15, il cacciatore di taglie diede cenno di procedere e si avviò con una decina di uomini e droidi al piano di uscita, dando ordine alla centrale operativa di rallentare la salita dell’ascensore per il tempo dovuto alla preparazione. Dall’altro lato del comlink, sentì Tarkin dare ordine di bloccare l’ascensore nell’esatto momento in cui si fossero aperte le porte per impedire agli assalitori di fuggire, e quando queste si aprirono si fece avanti, blaster alla mano “Vi consiglio di arrendervi. Ora”.
I quattro uomini mossero le mani quasi all’unisono. Nel farlo l’uomo vide quattro pendenti identici sui loro petti, le stesse gemme dei loro aggressori a Coruscant.
Il familiare sesto senso che lo avvertiva dell’utilizzo della magia in arrivo fece il resto “Come al solito buone maniere fallite. Me ne basta solo uno vivo” disse ai suoi uomini.
Questi aprirono il fuoco.
Uno dei maghi si mosse in avanti, ma un’unità astromeccanica si frappose e gli tagliò la strada. Quello sprigionò una fiammata rapida con le mani che fece indietreggiare di scatto gli assaltatori, ma il droide rimase in posizione e cercò di spingerlo con la sua semplice presenza. Gli altri incantatori dentro l’ascensore avevano eretto una barriera molto simile a quella che il cacciatore aveva visto nei bassifondi, ma tutto sembravano fuorché preoccupati o sorpresi: nessuno di essi cercò minimamente di far ripartire l’ascensore, e quello più lontano dai blaster mormorò qualcosa con una mano puntata al soffitto ed una alla base. Boba d’istinto rinfoderò il blaster e strappò ad uno dei suoi sottoposti una picca ad energia, con l’idea di scaricarla contro la barriera e forzarla a modo suo. Il mago che si era scontrato contro il droide era fuori dalla protezione, e prima ancora che la sua gemma rossa potesse illuminarsi e farlo esplodere uno dei suoi uomini gli fu addosso e gli abbatté il calcio di un fulminatore contro la testa per circa tre volte, finché quello non si accasciò immobile sul pavimento.
Uno dei maghi fece saettare qualcosa verso di lui, ma Boba si chinò, spostandosi verso destra e lasciando che il colpo si scaricasse contro una parete. Piantò la picca contro la barriera rossastra, lo sguardo fisso verso il mago con le mani impegnate, liberando di colpo tutte le celle di energia dell’arma che fischiò per l’aumento di potenza improvviso. Il cacciatore di taglie mollò la presa tutto d’un colpo, allontanandosi di pochi passi e osservando l’arma praticamente a mezz’aria riempire lo spazio circostante di scariche violacee. Al suo cenno gli uomini aumentarono il fuoco e lui steso riprese il blaster, riparandosi dai loro attacchi resi meno precisi dalla nube energetica creatasi.
“Tarkin, chiudiamola qui!” gridò, attaccandosi al comlink “Fai crollare l’ascens …”
La picca energetica esplose.
Per un attimo la visuale si fece bianca, ed i visori plineali captarono solo dei movimenti rapidissimi all’interno dello spazio ristretto dell’ascensore. I suoi uomini si rimisero in piedi velocemente, sparando una raffica violenta dove la barriera ormai non esisteva più, ma bastò un’occhiata generale per capire che i loro nemici non si trovavano più lì.
Il duracciaio dell’ascensore, pensato per resistere anche a delle granate di base, era stato divelto sulla sommità e sulla base proprio dove quel mago stava compiendo il suo rituale; il metallo sembrava liquefatto, e lungo i bordi vi era una traccia nera simile a quella che lanciava l’acido ukbar contro le superfici d’acciaio. Guardò in alto, e due degli incantatori stavano letteralmente levitando all’interno dello spazio degli ascensori, diretti ai piani superiori, mentre un altro stava discendendo a tutta velocità verso quelli inferiori.
“Fottuta levitazione!” gridò Boba, preparando lo zaino a razzo per l’inseguimento.
Il comlink di Tarkin trillò dentro l’elmo “Mando un drappello ad ogni maledetta uscita”
“Quanti piani sono?”
“Novecentosettantuno, dalla base nei bassifondi alla sommità”
“Inseguo quello che sta scendendo”
“Negativo, Boba”
Fu la voce di Maul a intromettersi nella conversazione “Non ho idea di cosa stia facendo, ma sta incantando l’ascensore. Si aspettano che tu li segua. E qui sotto le cose non vanno benissimo!”
Una sequenza di esplosioni rimbombò nella comunicazione.
Boba lanciò una bestemmia, rendendosi conto che alle loro spalle era scoppiato il caos. Gli allarmi avevano preso a suonare quasi come ai tempi degli attacchi di Kaspar, le luci di emergenza facevano da padrone alla visuale e il rimbombo delle truppe mobilitate si sentiva lungo tutto il perimetro. Per tentativo sparò un colpo di blaster verso l’alto, solo per vedere qualcosa di simile ad una rete rossastra apparire dal nulla e disperdere l’energia in un’esplosione di scintille.
Gli uomini ai suoi ordini si allontanarono dall’ascensore, mandandosi istruzioni e dividendosi insieme ai rispettivi droidi. Gli assalitori potevano sbucare realisticamente da qualunque piano, e se avessero causato delle esplosioni anche negli ascensori circostanti …
Nella sala suonò il comando dell’evacuazione generale, e dalla vetrata vide le prime corvette iniziare ad alzare i deflettori ed accendere i motori. Qualche vittima civile sul piano sarebbe stata più che accettabile, ma dei maghi esplosivi lungo l’intero palazzo governativo avevano la potenzialità di mietere qualche decina di migliaia di vittime nel giro di pochissimi minuti.
Ancora una volta, la chiamata di Tarkin bloccò qualsiasi sua operazione. “Boba. Maul. La Guivre non risponde!”
“Cosa?” gridarono all’unisono.
“Totale silenzio radio. Ho notato una leggera variazione della rotta ed ho chiesto spiegazioni, ma non ci sono comunicazioni”.
“Il comlink di Shandra?”
“Negativo” sbraitò Tarkin. “I sistemi dicono che stanno tentando un lancio nell’iperspazio dall’atmosfera stessa. Meno di tre minuti a partire da adesso!”
Il cacciatore di taglie guardò all’esterno. Il minuscolo incrociatore era praticamente invisibile nel traffico aereo superiore di Coruscant. “Chi puoi mandare?”
“L’Oni e il Manticore gli sono dietro, ma non possono attivare il raggio traente con la nave ancora in atmosfera, e in tre minuti non riusciranno ad impedire il salto. Gli sto mandando dietro dei cacciatori TIE, ma non passeranno le difese della Guivre”.
“Loro no …”
Boba scattò in avanti, spintonando con tutta la forza che aveva un paio di droidi tra i piedi. Digitò i codici di sblocco, preparando la sua nave al decollo. “Ma la Slave forse sì”
  
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