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Autore: pampa98    15/08/2023    2 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da Severa Crouch sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” – aggiornamenti ogni 15 del mese]
What-if? 1x10 ~ Aegon/Jace, Aemond/Luke.
Quando Jace si presenta al cospetto di Borros Baratheon per ricordargli il giuramento fatto a sua madre, Aemond decide di sottrarre ai Neri ciò che hanno di più prezioso: il loro erede. Jace diventa prigioniero nella Fortezza Rossa, dove i Verdi sentono di avere la vittoria in pugno – purché lui accetti di inginocchiarsi al cospetto di Aegon, che, da parte sua, è più propenso a rivedere in lui l’amico di infanzia che non il figlio della sua nemica.
La vicinanza forzata tra Aegon e Jace riuscirà a ricucire il loro rapporto? E che conseguenze avrà per il futuro del regno?
(Warning: Character death)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aegon II Targaryen, Aemond Targaryen, Jacaerys Velaryon, Lucerys Velaryon
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 5




Cara Rhaenyra,

Per prima cosa, permettimi di porgerti le mie più sentite condoglianze. So quanto desideravi avere una figlia, ma sono certa che gli Dei ti concederanno una seconda opportunità.

«Quanta premura. Soprattutto considerato che nostra figlia è morta per colpa sua.»

Rhaenyra sollevò gli occhi dalla lettera, scoccando un’occhiata d’avvertimento a suo marito. Se c’era una cosa su cui non dubitava, era che Alicent mai avrebbe voluto quel tragico epilogo per la sua gravidanza.

Sospirò e riprese a leggere.

Immagino che questo sia un momento molto difficile per te, pertanto comprendo il tuo ritardo nella risposta all’offerta di Re Aegon – tuttavia, la pazienza sua e dei suoi consiglieri non è infinita. Ti esorto a venire nella capitale il prima possibile, così che la nostra famiglia possa ricongiungersi...

«Così che possano completare il loro tradimento ed esporre la tua testa come un trofeo.»

«Daemon. Smettila di interrompermi.»

«Però ha ragione» intervenne Baela, battendo le mani sul Tavolo Dipinto. «Perdonami, ma mi sembra che finora la vecchia regina abbia scritto solo stronzate!»

Rhaenyra sospirò, massaggiandosi le tempie con una mano. Forse non era stata una buona idea leggere quella lettera a tutta la sua corte. Dopotutto, non conteneva nemmeno informazioni tanto rilevanti, a eccezione della conferma che Jace era vivo – e con loro.

Riprese a leggere.

Così che la nostra famiglia possa ricongiungersi, com’era desiderio di tuo padre. E suo volere era anche che Aegon fosse il suo successore – sì, Rhaenyra: con le sue ultime forze, Viserys mi ha confidato che il suo primogenito era sempre stato destinato a regnare dopo di lui.

Rhaenyra scoccò un’occhiata verso Daemon, che aveva sbuffato divertito, per intimargli il silenzio. Fortunamente, suo marito le obbedì senza protestare.

Alla sua nascita aveva scelto il nome del Conquistatore proprio per questo, te lo ricordi?

So quanto amavi tuo padre e sono profondamente rammaricata del fatto che non ti è stato permesso presenziare al suo funerale. Ti prego, però, di rispettare le sue ultime volontà. Tuo figlio, purtroppo, non sembra troppo propenso a farlo.

A tal proposito, Jacaerys sta bene. Aemond lo ha accompagnato qui dopo averlo incontrato a Capo Tempesta e adesso alloggia nelle stanze che aveva occupato durante il suo ultimo soggiorno. È convinto di dover rifiutare l’ascesa al potere di Aegon, e non lo biasimo per questo: teme che farebbe un torto a te, accettandola. Per questo dovresti inviare il prima possibile la tua risposta, di modo che anche lui capisca ciò che è giusto fare. Non temere, non te lo sto chiedendo sotto forma di minaccia: hai la mia parola di madre che a Jacaerys non verrà torto un capello.

Però dovrà restare qui fino a quando non ti farai avanti, Rhaenyra, e credo che lui preferirebbe tornare a casa da te e dai suoi fratelli quanto prima.

Confidando di ricevere presto tue notizie

Con affetto,

Alicent

 

Ebbe appena il tempo di ripiegare la lettera prima che le voci dei presenti si alzassero in commenti di stupore, sollievo o rabbia. Baela era tra le più agguerrite: voleva andare a liberare Jace all’istante e giustiziare i Verdi per il loro tradimento. 

Rhaenyra abbassò lo sguardo, accarezzando il suo nome che la Regina Madre aveva riportato privo di titoli, come aveva fatto anche con la sua firma. Quello sarebbe potuto essere un biglietto consegnatole dalla sua septa con cui Alicent la invitava a una passeggiata in sua compagnia – se fossero state ancora due ragazze legate dalla più profonda delle amicizie.

«Dimmi che non ti sei lasciata abbindolare da quella puttana.» 

La voce di Daemon, avvicinatosi a lei senza che se ne accorgesse, la distolse dai suoi pensieri. I suoi consiglieri stavano ancora discutendo e Rhaenyra decise di approfittarne per parlare con suo marito in privato. Se fosse riuscita a placare lui, smorzare gli animi degli altri sarebbe stato molto più semplice.

Lo prese per mano, conducendolo verso il camino.

«Credo che le condoglianze di Alicent siano sincere. È la verità» aggiunse, perentoria, fermando sul nascere la protesta di Daemon. «Sapeva quanto desiderassi una figlia. È stato… sì, in parte la responsabilità è sua, ma non ha incoronato suo figlio per privarmi della mia. Della nostra.»

Daemon sospirò. Strinse la mano sull’elsa di Sorella Oscura. 

«Credi che ci siano altre verità in quella lettera?» le chiese e, nonostante la punta di ironia nella sua voce, Rhaenyra apprezzò che stesse provando a mostrarsi ragionevole.

«Sì. Jace è al sicuro. O, meglio, non è attualmente in pericolo di vita.» Sospirò, portandosi una mano sul ventre. «Dopo giorni di incertezza, questa per me è una notizia meravigliosa.»

«Lo so.» Daemon le prese le mani tra le sue, guardandola dolcemente. «Ma non possiamo abbandonarlo tra le loro grinfie, dico bene?»

«Naturalmente no» rispose, sconcertata che avesse potuto pensare a una simile ipotesi. Jacaerys doveva tornare a casa quanto prima. 

Alle loro spalle, i suoi consiglieri stavano ancora discutendo – e in quella cacofonia di voci, a Rhaenyra non sfuggì il termine “attaccare”.

«Dobbiamo agire con cautela, però» proseguì, stringendo a sua volta le mani di Daemon. «Basterà un solo passo falso per spingere i Verdi a ucciderlo. Ora più che mai, Daemon, è necessario preferire la diplomazia alla violenza.»

Daemon sospirò. Sembrava pensieroso e Rhaenyra ne fu rincuorata: forse, finalmente, la stava davvero ascoltando.

«Madre.»

Rhaenyra si voltò. Luke l’aveva raggiunta nuovamente, affiancato da Rhaena e Ser Erryk. Spostò lo sguardo tra di loro, poi si focalizzò su suo figlio.

«Dimmi, Luke.»

«Ser Erryk ha una proposta per salvare Jace.»

«Il gemello della capitale» commentò Daemon, inclinando la testa di lato. «Possiamo certamente fidarci di lui.»

Rhaenyra trattenne a stento uno sbuffo.

«Mio re, sono rimasto al servizio di Re Viserys fino al suo ultimo respiro» rispose Erryk, fissando Daemon a testa alta. «E, alla sua morte, la mia lealtà è andata alla sua legittima erede.»

«Com’è giusto che sia» disse Rhaenyra, annuendo con un piccolo sorriso verso il cavaliere. 

Daemon sbuffò una risata mentre le voci nella stanza continuavano a diventare sempre più assordanti, facendole dolere la testa. Forse era solo una percezione della sua mente esausta, ma aveva bisogno di silenzio in quel momento. 

«Uscite» urlò, per farsi udire da tutti i presenti. All’istante, le voci tacquero e tutti gli sguardi si puntarono su di lei. «Vi aggiornerò sul da farsi quando avrò preso una decisione. Fino ad allora, ricordate che i miei ordini sono immutati.»

«Rhaena, che state facendo?» chiese Baela. 

«Aiutiamo Jace.»

«Ma finora avete detto che…»

«Baela.» Rhaenyra sollevò una mano, intimandole il silenzio. «Raggiungici qui, per favore. Lord Corlys, sei invitato a rimanere anche tu, se lo desideri. Tutti gli altri, fuori.»

Quell’ordine non ammetteva repliche. I presenti chinarono il capo in segno di commiato e si allontanarono, mentre Baela raggiungeva sua sorella e Luke, iniziando a parlottare con loro. 

Appena l’ultimo cavaliere fu uscito dalla stanza, Rhaenyra si avvicinò alla sedia più vicina e ci si lasciò cadere sopra. Daemon la raggiunse e le posò una mano sulla spalla, in una tacito gesto di conforto. Nonostante parte della sua stanchezza fosse causata proprio dalla natura irruenta del marito, Rhaenyra fu comunque felice di sapere che si preoccupava del suo benessere.

«Stai bene, madre?» le chiese Luke, avvicinandosi a sua volta.

Lei gli sorrise e annuì.

«Va tutto bene» rispose, prima di spostare lo sguardo su Erryk. «Hai detto di avere un’idea su come salvare mio figlio. Ti ascolto.»

Il cavaliere si fece avanti, stringendo la mano sinistra sul pomello della spada. 

«Si dice che la Fortezza Rossa sia un luogo inespugnabile» disse, «ma non è la verità. Maegor fece costruire centinaia di passaggi segreti, attraverso cui un ristretto gruppo di persone può passare indisturbato. Io ho avuto modo di conoscerne parecchi, soprattutto quelli in prossimità delle stanze reali.» Abbassò un momento lo sguardo, come se stesse ponderando sulle parole successive; poi lo sollevò nuovamente, risoluto. «Le attività notturne di Aegon, essendo quanto di più torbido e immorale possa esistere, richiedevano di essere trattate con discrezione.»

«Ennesima conferma che hanno messo un verme sul Trono di Spade» commentò Daemon. Rhaenyra sospirò, ma non se la sentì di rimproverarlo. 

Erryk annuì. «Non è mia abitudine parlar male della famiglia reale, ma…»

«Lui è un traditore» sentenziò Baela, «e non fa più parte di questa famiglia.»

«Il tuo piano dunque sarebbe introdurti di nascosto nel castello e portare via Jace tramite quei passaggi?» chiese Rhaenyra. Commentare il discutibile carattere di Aegon era l’ultimo dei suoi interessi in quel momento.

«Sì, mia regina» rispose Erryk. «So che è rischioso, ma ritengo di avere ottime probabilità di portare a termine la missione con successo.»

«E Vermax?» chiese Luke. «Sarà imprigionato anche lui.»

«Dubito che i Verdi siano stati così stupidi da lasciarci un drago in vita» commentò Daemon.

Luke sbiancò.

«Credi… Credi che lo abbiano ucciso?»

«Vigliacchi» sibilò Baela, stringendo i pugni. «La pagheranno cara.»

«Puoi contarci» disse Daemon. Si accovacciò poi accanto a Rhaenyra e la prese per mano. «Se hanno osato versare il sangue della nostra famiglia, ci vendicheremo.»

Era una promessa e una minaccia insieme: Avrò la mia guerra

«Non è detto che Vermax sia morto» disse Rhaenyra. «Potrebbero averlo risparmiato per usarlo contro Jace. Vogliono che lui si inginocchi e, non essendo intenzionato a farlo, devono tenere qualcosa con cui minacciarlo. Ma se così non fosse, i Verdi risponderanno col fuoco al loro crimine» aggiunse, fissando dritto negli occhi Daemon: Avrai la tua guerra, se io deciderò di concedertela.

«Potrei indagare sul drago, prima di andare a palazzo» propose Erryk. «Se fosse custodito alla Fossa del Drago, potrei portare lì il principe e farlo volare a casa.»

«Non sarebbe rischioso? Dovresti scendere in città per questo.»

«So mascherarmi tra la folla, mia regina. Inoltre, mio fratello è rimasto nella capitale. Se dovessi incontrare qualcuno che conosco, dovrei riuscire a cavarmela spacciandomi per lui. Non sarebbe difficile: a palazzo, solo Ser Westerling aveva imparato a distinguerci, e dubito che durante la mia assenza sia tornato sui suoi passi.»

Rhaenyra annuì. Quando gli aveva detto della lealtà che l’uomo aveva mostrato nei suoi confronti, ne era stata grata, ma adesso si chiedeva perché non l’avesse ancora raggiunta.

«E se non funzionasse?» chiese Baela. «Se qualcuno ti riconoscesse, nonostante tutto?»

Il cavaliere chinò il capo. «Come ho detto, ci sono dei rischi, ma credo di avere buone probabilità di gestirli. Di certo sono l’unico che ha la speranza di passare inosservato e ritengo che questo di per sé rappresenti un vantaggio non indifferente.»

«Potrebbero esserci delle guardie a sorvegliare i passaggi» fece notare Lord Corlys. «Inoltre, non sappiamo con certezza dove si trovi Jacaerys. Se fosse rinchiuso nelle segrete? O nelle stanze di uno dei Verdi, sorvegliato giorno e notte da uno di loro?»

«Questo lo escludo, mio lord: nemmeno il principe Aemond sarebbe adatto a un simile compito. Quanto all’ipotesi delle segrete, se vogliamo credere a ciò che è scritto nella lettera, dovrebbe trovarsi in una stanza all’interno del palazzo.»

«È proprio questo il problema» commentò Daemon, alzandosi in piedi. «Non possiamo affidarci alle parole di quella serpe, potrebbero essere tutte menzogne.»

«Che Jace sta bene è vero» disse Luke.

Daemon si passò una mano sulla fronte, ma prima che potesse far sorgere dei dubbi a lui – o a lei stessa – Rhaenyra si alzò in piedi.

«Ti ringrazio per averci messo a parte di quest’idea, Ser Erryk. Pur con gli ovvi rischi, ritengo che possa essere un buon piano – forse il migliore per salvare Jacaerys. Va’ pure a riposare, adesso: ti farò sapere quanto prima se dovrai metterlo in pratica.»

Erryk annuì e le rivolse un profondo inchino, prima di voltarsi e uscire dalla stanza. 

«Se le informazioni in nostro possesso sono veritiere, in effetti potrebbe essere il piano migliore» disse Lord Corlys. «Inoltre, lui ha già fatto fuggire mia moglie dalla capitale.»

«Quindi credi che funzionerà anche stavolta?» chiese Daemon.

«Non posso garantirlo, ma non lo escluderei a priori.»

«Non sarebbe più sicuro se andasse insieme a qualcun altro?» domandò Rhaena. «Anche per dividersi le ricerche di Vermax e Jace.»

Rhaenyra annuì. Si sarebbe dovuto trattare di una persona anonima, però, che i Verdi non avrebbero potuto ricondurre a lei o ai Neri in generale, altrimenti...

«Andrò io.»

Rhaenyra sollevò lo sguardo verso Luke. 

«No.»

«Conosco la città, l’ho visitata spesso da piccolo e posso…»

«No, Lucerys» sentenziò. «Non metterai piede in quel luogo. I Verdi hanno già il mio primo figlio tra le mani, non voglio che prendano anche il secondo.»

«Tua madre ha ragione» la spalleggiò Corlys. «Inoltre, il piano di Ser Erryk si basa sulla possibilità di passare inosservati, e tu, come Velaryon erede di Driftmark, sei tutto fuorché anonimo.»

Luke abbassò lo sguardo, mormorando parole che giunsero con chiarezza alle orecchie di Rhaenyra.

«Non sembro un Velaryon.»

Gli si avvicinò, posandogli le mani sulle braccia. 

«Tu sei un volto conosciuto» disse. «Tutti sanno che sei mio figlio e vedendoti in città capirebbero subito che sto tramando qualcosa.» 

Luke sollevò lo sguardo a quelle parole e Rhaenyra gli rivolse un sorriso di incoraggiamento. A lui non aveva mai parlato apertamente di Harwin, ma sapeva che non era stupido e che aveva capito l’identità di suo padre. Ma quello non aveva importanza: ciò che contava era che lei era sua madre – e quello, per molti, era un motivo sufficiente per fargli del male.

«So che sei preoccupato per tuo fratello» gli disse poi, scostandogli alcune ciocche ribelli dalla fronte, «e che vorresti aiutarlo.»

«Se fossimo stati a parti invertite, Jace non sarebbe rimasto con le mani in mano.»

Rhaenyra sospirò: purtroppo, era la verità.

«Hai ragione, ma non temere che lo avrei incatenato nelle sue stanze se avesse osato correre ad Approdo del Re, dove sicuramente si sarebbe fatto imprigionare a sua volta. Però comprendo il tuo stato d’animo, perciò ti darò qualcosa da fare.»

«Madre, non mi interessa un’occupazione qualsiasi…»

«Infatti è comunque qualcosa che riguarda Jace» disse e quelle parole le fecero guadagnare tutta la sua attenzione. «Ricordare ai lord dei Sette Regni l’impegno preso nei miei confronti resta ancora la priorità per me e avevo pensato che, una volta che tuo fratello fosse tornato, sarebbe potuto andare a parlamentare con gli Stark. Perciò, adesso, vorrei che fossi tu a farlo.»

Luke sbatté le palpebre, sorpreso. 

«Vuoi che vada… a Grande Inverno?»

«Esatto. So che è un viaggio lungo, ma lo hai già intrapreso una volta e sono certa che non avrai problemi a compierlo di nuovo.»

«Vuoi mandarlo in giro per il regno, da solo?» esclamò Corlys. «È stato a Capo Tempesta che i Verdi hanno preso Jace, vuoi che accada di nuovo la stessa cosa? È una follia!»

«Lo è» concordò Luke. «Ma non per i motivi che credi tu, nonno Corlys. Cregan Stark è fedele al giuramento fatto da suo padre, puoi fidarti di lui» continuò, tornando a guardare sua madre. «Questo viaggio sarebbe solo una perdita di tempo. Se vuoi che continui a essere il tuo emissario, lo sarò, ma mandami da qualcuno che ancora non si è schierato o la cui lealtà è incerta.»

«Luke, per me anche la lealtà dei Baratheon era certa e guarda cos’è successo. No, non possiamo lasciare niente al caso, men che meno con una regione vasta e potente come il Nord.»

«Ma…»

«La tua regina ti sta dando un ordine, Lucerys» intervenne Daemon. Rhaenyra fu sorpresa dal suo sostegno, ma gliene fu immensamente grata.

Luke spostò lo sguardo incerto tra loro due, fissandolo poi su di lei.

«È un ordine, mad- mia regina?» le chiese.

«Sì, Luke, lo è» rispose. Poi gli accarezzò i capelli, sorridendogli dolcemente. «Mi avevi detto di esserti trovato bene con Cregan. Non sei felice di poter rivedere un tuo amico, nonostante la situazione non sia delle migliori?»

Luke abbassò lo sguardo. 

«S-Sì, Cregan mi piace. Anche se lui preferisce Jace.» Sospirò. «Sei… Sei proprio sicura che non posso aiutare in altri modi?»

«Per adesso, questo è il migliore. Tanto per me, quanto per tuo fratello.»

Luke annuì. Non le sembrò molto convinto, ma quando accettò di obbedire alla sua richiesta, Rhaenyra tirò un sospiro di sollievo. Cregan Stark sarebbe stato un rifugio sicuro per suo figlio, fin quando non fossero riusciti a riportare a casa Jace. 

O, almeno, era ciò che sperava. 

 

~

 

«Quindi… Cosa stiamo cercando esattamente?» chiese Aegon.

«Romanzi d’avventura» disse Jace, scorrendo con l’indice i cordoli dei libri sugli scaffali, «trattati di storia o filosofia... Insomma, libri che mi tengano occupato.»

«Quella roba la legge Aemond» rispose lui, palesemente schifato. 

«Sai dove posso trovarli? Qui non c’è nulla di interessante.»

«Nemmeno quelli lo sono.» Si affiancò a lui, chinandosi per controllare lo scaffale più in basso. «Te la trovo io qualche lettura degna.»

Jace abbassò lo sguardo verso di lui, fissandolo guardingo. Si era sorpreso che Aegon ricordasse ancora l’ubicazione della biblioteca, dal momento che era certo che non la frequentasse spesso, ma su una cosa non aveva dubbi: i gusti dello zio in fatto di lettura erano molto distanti dai suoi.

«Non prendere niente di strano» disse, preoccupato.

Aegon sbuffò, sollevando lo sguardo verso di lui. 

«Tu volevi darti alla filosofia, Jace, e sono certo che non esista niente di peggio di ciò che legge Aemond.»

«Sarebbe un argomento utile, però. Comunque la mia prima scelta erano i romanzi, ma non riesco a capire dove sono. Arryk, per caso tu lo sai?»

Il cavaliere, appostato pochi scaffali più indietro, scosse la testa. 

«I miei doveri non mi portano spesso nella biblioteca – e, anche se lo facessero, i libri non sono mai stati una grande attrattiva per me.»

«Quanto ti capisco» mormorò Aegon, sbuffando sonoramente.

Jace serrò i pugni, continuando a cercare tra gli scaffali il più lontano possibile da lui.

«Non sei costretto a restare, se non ti va» disse, sperando di non suonare scontroso. Quando aveva incontrato Aegon, non ci aveva pensato due volte a chiedergli di accompagnarlo, anche se sapeva benissimo che i libri non erano esattamente la sua passione.

Non sono nemmeno la mia, in realtà.

«Oh, no» rispose Aegon. «Ormai devo restare, visto che mi sembri tendente agli stessi discutibili gusti di quell’idiota.»

Jace si voltò verso di lui. 

«Lungi da me voler difendere Aemond…»

«Allora non farlo.» 

«… ma da bambino leggeva libri che piacevano molto anche a Luke e lui ha buongusto. Credo» aggiunse, sottovoce. Luke amava leggere, spesso si tratteneva in compagnia di un libro anche fino a notte fonda. Forse era per quello che era così bravo con il valyriano: magari anche lui avrebbe dovuto iniziare a leggere per diletto, così lo avrebbe assimilato meglio. Quella prigionia avrebbe potuto giovargli in tal senso, ma se qualcuno dei Verdi avesse scoperto quanto il vocabolario della sua lingua madre fosse scadente, di certo lo avrebbero usato come arma per indebolire la pretesa al trono di sua madre. Non poteva permettere che accadesse.

«E questo?» esclamò Aegon, tirando fuori un piccolo volume.

Jace si accovacciò accanto a lui, grato che non avesse voluto indagare sui gusti letterari di suo fratello. 

«Cos’è?» chiese.

«Non lo so. Era nascosto dietro alcuni libri, chissà per- Ah, ecco perché!»

Aegon rise, divertito dalle immagini che si trovò di fronte. Jace sospirò, scuotendo la testa: quale altro libro sarebbe mai potuto capitare nelle sue mani?

«Vedi, questo è il tipo di libro che ritengo degno di una lettura» disse Aegon, continuando a sfogliare le pagine.

«Già. Peccato che la maggior parte del mondo non lo considererebbe un libro, ma solo una raccolta di immagini oscene.»

Aegon sbuffò. «Non fare il verginello, Jace. Un maschio deve conoscere certe cose. Anche per il bene della sua futura sposa, che muore dalla voglia di fare sesso come si deve.»

Jace gli scoccò un’occhiataccia. 

«Ti sarei grato se evitassi di parlare di Baela.»

Aegon annuì, storcendo la bocca. 

«Come vuoi, lo dicevo solo per te. Ci sono informazioni che potrebbero tornarti utili un giorno.»

«Davvero?» Jace si avvicinò a lui, indicando l’immagine raffigurata sulla pagina. «Un giorno mi servirà sapere come fare sesso contemporaneamente con altre quattro persone? Ma come cavolo sono messi?» chiese poi.

«Me lo stavo chiedendo anch’io» disse Aegon, inclinando la testa di lato. «Di sicuro non sembra una posizione comoda.»

«Decisamente» commentò Jace, tornando a cercare un libro vero. 

«In effetti ci sono poche immagini di coppie singole. Chiunque lo abbia disegnato era davvero perverso. Mi sorprende che mia madre non lo abbia bruciato.»

«Forse non sa che esiste.»

«Probabile. Bene, facciamo in modo che continui a ignorarlo. Allora sicuro che non lo vuoi?»

«No, grazie» rispose Jace tra i denti. Si sollevò sulle punte dei piedi per controllare lo scaffale più in alto, sperando di trovare qualcosa che lo soddisfacesse così da potersene andare prima che Aegon scoprisse qualche altro “libro”. 

A un certo punto, si sentì picchiettare sulla spalla sinistra con qualcosa di duro. Si voltò e vide Aegon che gli porgeva un vecchio tomo.

«Questo ti può piacere? Credo parli della regina Nymeria.»

Jace lo prese in mano, incuriosito. Conosceva a grandi linee la storia di Nymeria e le sue diecimila navi, ma non aveva mai avuto occasione di approfondirla. 

«Sì, sembra molto interessante.» Sollevò lo sguardo verso di lui, rivolgendogli un sorrisetto divertito. «Quindi anche tu hai qualche conoscenza di storia, eh?»

«Ovvio. Non sono un completo imbecille.»

Jace gli sorrise. «Lo so, Aegon, per questo… Oh, ma qui è strappato.»

Proprio tra le pagine relative all’arrivo di Nymeria a Dorne, ne mancava una, rimossa con noncuranza a giudicare dal taglio grezzo della carta. 

«Perfetto» sbuffò Aegon. Glielo tolse dalle mani, tornando verso lo scaffale da dove lo aveva preso. «Te ne cerco un altro.»

«No, aspetta. Se manca una pagina non è tanto grave.» Si impossessò nuovamente di Diecimila navi e ne scorse in fretta il contenuto, scoprendo che quella era, in effetti, l’unica pagina mancante. «Infatti. Va benissimo così.»

«Ne sei sicuro?» gli chiese Aegon. Sembrava dispiaciuto, ma non riusciva a capirne il motivo.

«Certo.» Jace gli sorrise. «Non sarà qualche frase in meno a impedirmi di apprezzare la lettura. Piuttosto, sarei curioso di sapere perché quella pagina è stata strappata.»

«In effetti, è strano» concordò Aegon. Sfogliò il libro fino al punto incriminato, osservando le pagine circostanti. «Qui mi sembra tutto normale – e con “normale” intendo “noioso”.» 

Jace rise. «Allora forse quella pagina non era molto noiosa» commentò, anche se dubitava che qualcuno avesse aggiunto informazioni oscene alla storia di una grande guerriera quale era stata Nymeria. 

Quel commento, però, fece comparire un ghigno divertito sul volto di Aegon.

«Questo spiegherebbe molte cose» disse. Poi si fece pensieroso, avvicinandosi di nuovo allo scaffale da cui aveva preso il libro. «E se anche nei libri che legge Aemond ci fossero argomenti più interessanti di quanto sembri?»

Capendo le sue intenzioni, Jace lo afferrò per un braccio, iniziando a trascinarlo fuori dalla biblioteca. Passarono accanto ad Arryk, che si limitò a scuotere la testa e seguirli.

«Poteva essere l’occasione giusta per rivalutare Aemond» si lamentò Aegon mentre si dirigevano verso la stanza di Jace, incrociando le braccia sul petto. 

«Ne dubito» rispose. «E dubito anche che la pagina strappata contenesse qualcosa di tuo interesse. Probabilmente era solo rovinata, oppure il libro è finito in mano a un bambino che l’ha maneggiato con poca cura.»

«Se lo dici tu» sbuffò, mantenendo la sua espressione imbronciata. Poi a un tratto si rilassò fino a far comparire un sorriso sul suo volto.

«Aegon?» chiese Jace, fermandosi. Era incuriosito e terrorizzato allo stesso tempo da quell’espressione.

«Ti ricordi quando siamo stati noi a rovinare un libro?» disse, lasciandosi andare a una risatina.

Jace ebbe bisogno di qualche momento per riordinare i pensieri; poi ricordò e si ritrovò a ridacchiare a sua volta.

«Be’, noi però siamo stati più bravi: lo abbiamo riparato.»

«Ser Harwin l’ha riparato. Fosse stato per noi, avremmo solo peggiorato la situazione.»

La risata di Jace si affievolì udendo quel nome. Era vero, era stato Harwin a trovarli e aiutarli a ricucire la pagina al resto del libro. Era sempre stato disponibile a offrire loro il suo sostegno, ogni volta che si mettevano nei guai. 

Forse, se fosse stato ancora vivo…

«Scusa» disse Aegon, passandosi una mano dietro la nuca. «Forse non dovevo menzionarlo.»

Jace scosse la testa, rivolgendogli un piccolo sorriso. 

«No, va tutto bene. In fondo, era sempre lui a trovarci, quando fuggivamo dalle lezioni e ci mettevamo nei guai. E questo cosa ci insegna?» aggiunse, cercando di riportare la conversazione a un tono più allegro.

Aegon ci pensò su. 

«Che saltare le lezioni è giusto perché permette di creare bei ricordi?»

Jace avrebbe voluto ribattere, ma dovette ammettere che non aveva tutti i torti. I momenti migliori che avevano passato insieme erano sempre stati quelli in cui erano loro due da soli, lontani dalle pressioni e dalle aspettative delle loro famiglie, e dall’odio che le circondava. 

«Prenderò il tuo silenzio per un sì» disse Aegon, cingendogli le spalle con un braccio e ricominciando a camminare.

Quando giunsero davanti alla stanza di Jace, Arryk aprì loro la porta, lasciandoli passare.

«Ciao» li salutò Helaena, seduta al tavolo apparecchiato con la cena. 

Jace non si era accorto che fosse così tardi.

«Ciao» la salutò di rimando, spostando poi lo sguardo verso Aegon. Lui era a conoscenza del fatto che Helaena gli teneva compagnia durante i pasti, ma non avendone mai parlato tra di loro non sapeva se la cosa gli desse fastidio. Dopotutto, era pur sempre sua moglie.

«Bene» mormorò infatti, scostandosi da Jace. Il suo buonumore sembrava svanito. «Vi lascio alla vostra cena allora.»

Si voltò, dirigendosi verso la porta.

«Aspetta, Aegon…»

«Oh, in realtà la cena non è per noi» spiegò Helaena, alzandosi in piedi. Entrambi i ragazzi si voltarono sorpresi verso di lei, che al contrario sorrideva tranquilla. «Spero non ti dispiaccia, Jace, ma stasera volevo stare un po’ con i miei figli.»

«Allora perché cazzo hai fatto apparecchiare per due?» chiese Aegon. Jace gli scoccò un’occhiataccia per il tono che aveva usato, ma concordava che tutto quel cibo solo per lui fosse uno spreco.

«Voi siete in due» rispose semplicemente. «Buonanotte.»

Uscì dalla stanza e Jace la sentì salutare Ser Arryk prima che la porta si chiudesse. 

Per un momento, entrambi rimasero interdetti per ciò che era appena successo. Poi Jace si schiarì la voce, abbozzando un sorriso verso Aegon.

«N-Non so bene come le sia venuto in mente, ma… Ecco, stavo per chiederti se volevi restare.»

Aegon sembrò sorpreso da quelle parole. 

«Davvero?»

Annuì. Bastò quel gesto per far illuminare il suo volto, e Jace sentì il cuore prendere a galoppargli nel petto: a volte, dimenticava quanto fosse bello.

«Ah, cazzo!» esclamò Aegon, passandosi le mani sul viso. «Mi ero dimenticato che… No, non importa. Rimango con te.»

Jace aggrottò le sopracciglia. 

«Se hai altri impegni…»

«No, non ne ho.» Afferrò la maniglia, abbassandola, ma prima di aprire si voltò verso di lui. «Come si chiama?» chiese piano, indicando la porta.

«Arryk» rispose Jace, trattenendo a stento uno sbuffo. 

«Arryk» disse Aegon, sporgendosi fuori dalla stanza, «va’ a dire a mia madre che stasera non cenerò con lei.» 

Jace, che si era diretto verso il comodino per posare il libro, si irrigidì a quelle parole, ma quando si voltò Aegon era già tornato dentro e si stava accomodando a tavola.

«Sei sicuro che non sia un problema mancare all’appuntamento con la regina?» chiese.

«Certo. La vedo anche troppo spesso. Ugh, ma quella è oca?» esclamò, guardando con orrore il taglio di carne che svettava in mezzo alla tavola. 

Jace spostò lo sguardo dalla pietanza a lui, che nel frattempo aveva iniziato a servirsi formaggio e verdure. Ricordò che, le poche volte che avevano cenato con l’oca, anche sua madre non ne era stata entusiasta – anche se aveva espresso il suo disgusto in modo più sottile. 

Si chiese se Aegon e Rhaenyra fossero a conoscenza di questa loro similitudine. 

E se ne avessero altre. 

«Vuoi restare lì impalato per tutta la sera?» Aegon lo riscosse dai suoi pensieri.

Jace prese posto davanti a lui, tagliandosi un paio di fette di carne. 

«Ti piace quella roba?» domandò, sconvolto.

Jace rise per il suo sconcerto. 

«Non la mangio spesso, ma non mi dispiace.» 

«Buon per te. Io me la trovo davanti più volte di quante vorrei.»

Jace sollevò lo sguardo verso di lui, chiedendosi cosa sarebbe successo se gli avesse parlato di sua madre in quel momento. Non ricordava di averli visti interagire spesso, quindi forse, nonostante fossero fratelli, erano come estranei l’uno per l’altra. Se si fossero conosciuti, se avessero scoperto di somigliarsi addirittura, forse sarebbero riusciti a riunire le loro fazioni, divenendo quell’unica famiglia che sarebbero sempre dovuti essere.

«Come mai sei così silenzioso?» chiese Aegon.

«Stavo solo… pensando» rispose, scuotendo le spalle. 

«A cosa?» 

Jace inforcò un pezzo di carne, cercando di apparire il più naturale possibile. 

«L’oca non piace nemmeno a mia madre, ma secondo me non è tanto male.»

Aegon rimase in silenzio per qualche secondo. Poi annuì, bevendo un lungo sorso di vino.

«In compenso adora i dolci, che io invece trovo buoni, ma non indispensabili. A te piacciono, se non ricordo male, giusto?»

Aegon sospirò, versandosi un altro bicchiere di vino. 

«Dove vuoi arrivare, Jace?» chiese, scoccandogli un’occhiata d’avvertimento.

Jace si irrigidì per un momento; poi forzò un sorriso e si versò da bere a sua volta.

«Sto solo conversando» disse.

«No, tu stai cercando di parlare di Rhaenyra. Credevo che avessimo un accordo.»

Jace abbassò lo sguardo. Doveva scegliere con attenzione le sue prossime parole, per non rischiare di perdere quella rinnovata vicinanza a cui non poteva rinunciare – a cui non voleva rinunciare. Ogni giorno attendeva il momento in cui avrebbe potuto trascorrere un po’ di tempo con Aegon – e, da un punto di vista più pratico, il ragazzo era anche la sola garanzia che sarebbe stato al sicuro in mezzo ai Verdi. Senza informazioni circa la situazione al di fuori della Fortezza Rossa, non poteva rischiare di inimicarselo.

«Mi dispiace. Ero solo sorpreso del fatto che voi due abbiate gusti culinari simili. E… E mi chiedevo se aveste altre similitudini. Dopotutto, siete fratelli» rispose, sorseggiando il suo vino.

«Certo. Be’, sì, qualcosa in comune ce lo abbiamo» disse Aegon. «Siamo biondi, abbiamo lo stesso padre, siamo belli – sì, se te lo stai chiedendo, ho sempre trovato tua madre una donna molto attraente –, abbiamo entrambi una corona e… ah, sì: ci piacciono gli uomini possenti

Jace sbatté il calice sul tavolo. A giudicare dal modo in cui lo stava guardando, Aegon sapeva benissimo di averlo ferito – voleva ferirlo, là dove era certo che avrebbe fatto più male. 

“Basta guardarli.”

Perché ne era sorpreso? Era stato lui il primo a chiamarlo bastardo, alle sue spalle, mentre si fingeva suo amico. Adesso che erano apertamente in guerra, perché avrebbe dovuto tacere? 

E perché lui doveva sentirsi tradito da qualcosa che già sapeva?

Aegon riprese a mangiare, mentre Jace posò le posate sul tavolo. Sentiva un nodo intorno allo stomaco e temeva che il cibo non gli sarebbe passato nemmeno attraverso la gola, tanto bruciava. Avrebbe voluto urlargli di andarsene, ma il problema di fondo restava: cosa gli sarebbe successo, se Aegon fosse diventato suo nemico? Erano trascorsi tre giorni da quando Alicent Hightower aveva scritto a sua madre e, ammesso che fosse la verità, ormai Rhaenyra doveva essere a conoscenza della sua situazione; ma non poteva fare affidamento solo su di lei. Inoltre, nonostante tutto, il suo intento di convincere Aegon a rinunciare a una corona che ormai sapeva odiare era ancora saldo in lui. 

Doveva solo dare il tempo alla rabbia di sbollire – poi si sarebbe scusato e sarebbe tornato tutto come prima.

«Non vedo Daeron da quando è andato a vivere a Vecchia Città» disse a un tratto Aegon, attirando la sua attenzione. «Voi due siete stati allevati dalla stessa balia, giusto?»

Jace annuì. Ricordava un bambino paffutello, con folti capelli biondi, che lo salutava sempre con un sorriso gentile. Non aveva più avuto sue notizie dopo che aveva lasciato la capitale.

«Le ultime cose che so di lui, grazie alle lettere che invia ad Aemond e Helaena, è che è uno studioso e un abile spadaccino, tutto ciò che io non sono. Siamo fratelli, ma se dovessimo incontrarci, dubito che avremmo qualcosa di cui parlare.»

Jace sospirò, capendo dove voleva andare a parare. Tutto sommato, non poteva dargli torto.

«Aveva un bel drago femmina, se ricordo bene.»

Aegon annuì. «Tessarion. Non male, ma è niente paragonato a Sunfyre.»

Jace si ritrovò a sorridere: per lui, ogni scusa era buona per elogiare il suo drago. 

«Be’, potreste parlare di questo per cominciare» propose. «E da lì potreste scoprire di andare d’accordo, nonostante le vostre differenze.»

Aegon sollevò lo sguardo verso di lui. L’ostilità di poc’anzi era svanita, sostituita da incertezza e, forse, curiosità.

«Pensi davvero che potrebbe funzionare, nonostante… tutto?» chiese con un filo di voce. Non stava più parlando di Daeron.

«Sì. Penso proprio di sì.»

Aegon sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

«N-Non saprei, insomma è…»

«Non ti chiedo di decidere ora.» Jace allungò una mano sul tavolo, posandola sopra quella del ragazzo. Gli sfiorò il dorso con il pollice, sperando di riuscire a rassicurarlo con quel piccolo gesto. «Prova solo a rifletterci su, d’accordo?»

Lo sguardo di Aegon si posò sulle loro mani unite. Ruotò il polso, intrappolando le dita di Jace nel calore del suo palmo. 

Ma fu solo un attimo.

Ritrasse la mano, versandosi un altro bicchiere di vino che si scolò in un attimo, e solo allora tornò a concentrarsi su di lui. Jace attesa la sua risposta, ma dai suoi occhi lucidi capì che non era più adirato.

«Va bene» disse infine. «Ci penserò.»

Jace annuì, soddisfatto.

Era un piccolo passo, ma finalmente avevano iniziato a muoversi – forse, nella giusta direzione. 



 



Note: ammetto di avere sentimenti molto contrastanti verso questo capitolo 🙈 Un po' mi piace, un po' non mi convince, soprattutto nella parte con Aegon e Jace. Ci tenevo a farli vedere in scenari più rilassati, in cui si comportano come due normali amici, e poi mi è uscita la scena della cena, che non era esattamente prevista 🙃 Però trovo che ci stia che Jace cerchi di invogliare Aegon a comunicare con Rhaenyra, in modo da mettere fine alla guerra (che, di fatto, è scoppiata perché in questa famiglia non si parlano o, quando lo fanno, non si capiscono 🙃)
Spero comunque che vi sia piaciuto e vi ringrazio se siete arrivati a leggere fin qui ❤ Il prossimo capitolo dovrebbe essere più corto, e anche di passaggio, per così dire; poi dal capitolo 7 iniziano i casini 😂
Grazie a tutti quelli che seguono la storia e, soprattutto, a chi si è fermato a lasciare una recensione.
Alla prossima!


P.s.: nella serie hanno cambiato le età dei personaggi, quindi immagino che Daeron non sia stato fratello di latte di Jace, ma qui mi piaceva l'idea di lasciare questo loro legame. Alicent s'è fatta due gravidanze ravvicinatissime così, spero mi perdonerà 🙈💚



   
 
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