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Autore: BigGirl08    15/08/2023    0 recensioni
[Un Professore]
La tranquilla vita di due innamorati viene sconvolta dalla decisione di uno dei due di allontanarsi dall'altro.
Dal testo: [...] Arrivi ad un punto in cui non sai se a soffocarti è il dolore, la rabbia o la consapevolezza che qualsiasi cosa tu faccia non sarai in grado di portarla a termine come si deve.
Arrivi ad un punto in cui vorresti che questo dolore ti schiacciasse nel minor tempo possibile perché soffrire comporta un dispendio di energie che tu non hai neanche più.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Due mesi dopo – Natale 2032

 

«Simò, ma che sei scemo?»
«Dai, è divertente»
«Ah sì? È divertente vedemme fa’ figure de merda?»
«Sì, amore. E poi è divertente sapere che posso fare qualsiasi cosa e tu non puoi vendicarti»
«Della serie ‘n me poi ammazza’ perché so già morto, insomma»
«Una cosa del genere»
«Che paraculo che sei»
«Preferisco essere definito l’unico amore della tua vita anche da morto»
«Spiritello cagacazzi te se addice de più»
«Quando ero vivo eri più simpatico, lo sai?»
«Quanno eri vivo ‘n me dovevo nasconne a ‘r bagno durante ‘r cenone de Natale pe’ parlatte»

 

Erano trascorsi due mesi e qualche giorno da quando Simone aveva lasciato questo mondo.

 

Manuel, nonostante la promessa fatta a Chicca e a Simone e la vicinanza di tutte le persone a lui care, stava facendo fatica a metabolizzare quella perdita.

 

Era tornato a lavorare, cercava di distrarsi il più possibile, era tornato anche a vivere a casa di Chicca e passava così tanto tempo con Simone, il bimbo della sua amica, che la stessa era sicura che un giorno suo figlio avrebbe chiamato Manuel papà.

 

Fu proprio grazie a quella creatura che, un giorno di novembre, la vita di Manuel cambiò radicalmente.

 

Erano soli in casa.

 

Manuel stava tenendo in braccio il bambino che, però, continuava a sporgersi in avanti come se volesse essere preso in braccio da una terza persona che si trovava in corrispondenza delle spalle di Manuel.

 

Ma dietro le spalle di Manuel non c’era nessuna terza persona.

 

Incuriosito dal movimento del bambino, Manuel si voltò e pensando a ciò che i suoi occhi stavano guardando, credette di essere impazzito.

 

«Ciao amore»

 

Silenzio.

 

«Manuel, ci sei? Terra chiama Manuel»

 

Silenzio.

 

«Fa ridere che il fantasma sono io e quello bianco come un fantasma sei tu»

 

Silenzio.

 

«Quindi io sono morto e tu sei muto?»
«Ma…ma tu…tu…tu sei…»
«Simone?»
«Si…no…tu sei…»
«Morto?»
«Eh…io so’ matto, so’ diventato matto»
«No, Manu, no. Non sei matto. Io sono qui, sono qui davvero»
«N’è possibile, te sei morto, cazzo, sei morto, è ‘n cazzo de mese che vengo tutti i giorni a portatte i fiori sulla tomba»
«Lo so, so tutto. Ti vedo, ti osservo. Ti seguo e ti sono accanto dallo stesso giorno in cui sono…morto. Ti ho visto piangere al mio funerale, ti ho visto svegliarti in piena notte in preda agli incubi e a quei pianti che hai sempre cercato di nascondere nei va tutto bene. Quando dico che so tutto, intendo davvero tutto. Non sono qui in carne ed ossa, non posso toccarti anche se, in qualche modo, potrei riuscire a farti sentire il mio tocco, non posso baciarti, non posso fare l’amore con te, ma posso stare qui, possiamo parlare. Tu puoi vedermi. E non solo tu» disse, guardando la creatura tra le braccia di Manuel.

 

Manuel continuò a pensare di essere impazzito o di essersi addormentato senza rendersene conto e che presto si sarebbe svegliato e avrebbe dovuto fare i conti col fatto che quell’immagine di Simone non fosse altro che un sogno dato dalla forte mancanza che sentiva di lui.

 

Si stropicciò più volte gli occhi, andò addirittura a sciacquarsi il viso, ché se sto a sogna’ almeno me sveglio.
Oppure so’ morto pure io, ipotesi smentita dal suo ‘tacci tua quant’è fredda! rivolto all’acqua corrente.

 

E invece Simone era ancora lì.

 

Si arrese, quindi, Manuel, al fatto che quello che stava accadendo fosse tutto vero e iniziò a tempestare Simone di domande.

 

«Ma com’è possibile…io…io ‘n capisco»
«Inizialmente non lo capivo neanche io. Immagina morire e risvegliarti poco dopo sotto forma di fantasma in grado di parlare, camminare, sdraiarsi, sedersi, ma che, al tempo stesso, puoi camminare in mezzo alla strada ché tanto non ti vede nessuno e non hai consistenza. Se tu mi toccassi, la tua mano mi trapasserebbe»
«Senti Simò, co’ tutto e’ rispetto, ma già me fa strano parla’ co’ ‘n morto, si te passo pure attraverso, collasso»
«Va bene, va bene. Dicevo, è stato traumatico anche per me, e all’inizio non sapevo neanche come palesarmi a te. Poi mi sono reso conto che Simone mi percepiva, che non potevo sdraiarmi accanto a te quando il bambino era nei paraggi. E ho pensato che questo fosse il momento giusto per apparirti in carne ed ossa, cioè, non proprio in carne ed ossa, insomma, hai capito»

 

No, n’ho capito ‘n cazzo, pensò Manuel, ma non diede voce ai suoi pensieri, ché tanto se quello non era un sogno, avrebbe avuto tempo per capire.

 

«Manuel?»
«Mh?»
«Mi sei mancato. Sono qui perché ciò che ci unisce è e sarà sempre più forte di ciò che ci divide. Anche se sarò sempre vestito uguale, se avrò sempre lo stesso taglio di capelli, se estate e inverno porterò sempre lo stesso cappotto e se, mentre tu vedrai nascere rughe sul tuo viso e i tuoi capelli diventare bianchi, io avrò sempre lo stesso aspetto del giorno in cui la linea della mia vita si è spezzata, nonostante tutto questo e tanto altro, ti sarò sempre accanto e ti amerò sempre come il primo giorno in cui hai messo piede nella mia classe e nella mia vita»

 

Gli occhi di Manuel si riempirono di lacrime, ché solo un mese prima aveva pensato che la sua vita sarebbe finita in quella corsia d’ospedale, che sarebbe andato avanti solo per inerzia rendendo la sua vita una mera abitudine, mentre in quel momento, aveva davanti a sé il volto del suo più grande amore.

 

«Non voglio vederti piangere, non sono tornato per farti star male»
«’N sto male, cioè, sì, è ‘n mese che va così. È solo tutto così strano»

 

Ma a ciò che Manuel aveva definito strano iniziò a farci l’abitudine giorno dopo giorno.

 

Era bello vederlo girare per casa – anche se non era la loro – o vederlo sedersi a tavola la sera a cena e, ancora, addormentarsi accanto a lui cullato dal suo sorriso.

 

E quando erano soli parlavano, parlavano tanto.

Simone lo seguiva ovunque, per strada, al lavoro, mentre Manuel viveva perennemente con una cuffietta nell’orecchio fingendo di parlare al telefono, altrimenti lo avrebbero preso per pazzo.

 

E quando in casa c’era anche Chicca, invece, Manuel aveva rischiato di farsi scoprire più volte, ché spesso Simone faceva dei commenti talvolta divertenti e Manuel non riusciva a trattenere le risate.

 

Ma soprattutto, lo stato d’animo di Manuel era visibilmente mutato.

 

Agli occhi di amici e parenti appariva più sereno e tutti erano contenti di ciò, tutti erano contenti del fatto che stesse reagendo, anche se non riuscivano a spiegarsi il motivo, non riuscivano a capire cosa, da un giorno all'altro, fosse stato in grado di aiutarlo a voltare pagina e lasciarsi alle spalle il dolore.

 

Lo stato d’animo di Manuel era così mutato che fu addirittura lui ad organizzare il cenone della vigilia scrivendo a tutti lo stesso messaggio, anche a Daniele, col quale aveva iniziato ad instaurare un rapporto civile e pacifico.

 

Questo pe’ me è ‘r secondo Natale senza Simone e me piacerebbe se lo veniste a festeggia’ tutti qua pe’ fasse forza e ricordallo tutti insieme, scrisse, guadagnandosi un sei imbarazzante Manuel, ma posso venire anche io? da parte di Simone e al quale non poté reagire lanciandogli una scarpa come, in realtà avrebbe voluto fare.

 

E fu così che si ritrovarono tutti intorno ad una tavola imbandita, con Manuel che ogni mezz’ora si alzava inventando le scuse più disparate pur di parlare un minuto con Simone.

 

E la vita di Manuel trascorse così, giorno dopo giorno.

 

Simone gli restò accanto sempre, nei suoi successi e nelle sue sconfitte.

 

Simone gli restò accanto sempre, anche il giorno in cui Simone, il figlio di Chicca, lo chiamò papà e Manuel glielo permise per tutta la vita, ché Chicca e il piccolo Simone, negli anni, erano diventati ciò che di più potesse somigliare ad una famiglia.

 

E la vita di Manuel trascorse così, nel silenzio di quell'amore che continuava a vivere e al quale era rimasto sempre fedele.

 

E la vita di Manuel trascorse così, fin quando, settant'anni dopo, la morte non riunì totalmente ciò che la vita aveva separato.

 
   
 
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