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Dopo cinque minuti, Melissa ebbe la certezza che non ci era riuscita proprio per niente. Rientrare nel bosco aveva fatto sì che la luce arrivasse solo in fiochi raggi, e così come si era adombrato il sentiero, così aveva fatto il suo entusiasmo per la natura.
Continuò a camminare sulla ghiaia fangosa e a osservare i suoi scarponcini sporcarsi sempre più, e per un attimo ebbe come l’impressione che i suoi passi affondassero ogni volta più in basso, quasi come se sotto ai suoi piedi ci fossero state delle sabbie mobili, pronte a imbrigliarla come i suoi pensieri.
«Stai più vicina, Lis», le suggerì Dana, che si fermò per aspettarla. Notò che aveva il fiatone, anche se cercava di nasconderlo. Raggiunse sua madre in pochi passi e poi proseguirono insieme, Melissa sempre un passo indietro. Aveva ancora la testa alla cena della sera prima.
Mamma non voleva dire quello, lo sai. Un piede affondò nel fango e Melissa lo sollevò a fatica. Vuole bene anche a Brad, si disse ancora, dopo un passo più impegnativo del precedente. Le sembrò che quelle sabbie mobili diventassero ogni attimo più reali.
Non essere scema, si disse.
(SCEMA SCEMA! SCEMA COME BRAD!)
Melissa si fermò di colpo. Si voltò indietro col cuore in gola, ma non c’era nessuno. Era stata la sua mente a parlare, e lo aveva fatto con la voce strafottente di un ragazzino di undici anni, perché – a poco a poco si ricordò – c’era stato davvero qualcuno che aveva pronunciato quelle parole. Era un cretino che aveva avuto la sfortuna di incontrare a scuola pochi anni prima, e che rispondeva al nome di Louis Harlington.
Quello SCEMO, pensò Melissa.
«Lis, stai bene?», domandò sua madre, che poi abbassò lo sguardo sui suoi piedi. «Hai la scarpa slacciata, tesoro.»
La ragazza notò che aveva ragione. Si abbassò ad allacciarsi la scarpa destra, e si ripromise di abbandonare ogni pensiero su Bradley e su quello scemo di Louis Harlington. Non pensava spesso a suo fratello in quei termini – né agli altri, a dire il vero –, e non aveva idea del perché le si fossero risvegliate simili idee. Si concentrò sul percorso, e sull’idea che in fondo non mancava poi molto al rifugio.
Camminarono un altro paio di minuti, quando Dana si bloccò, due passi avanti a lei.
«Senti anche tu questo odore?», chiese la donna, che cominciò ad annusare l’aria. Dapprima Melissa non sentì niente, ma quando raggiunse sua madre, e cominciò ad annusare l’aria come faceva lei, si sentì pizzicare di nuovo il naso, come alla stazione. Era un odore pungente e sgradevole, che ad ogni respiro diventava sempre più nauseabondo. Il viso di Dana si irrigidì all’improvviso, e allargò appena le braccia in un gesto protettivo, come a volerla difendere da qualcosa di invisibile situato davanti a loro.
«Stai ferma qui, vado a controllare», le intimò sua madre, e Melissa sentì la paura scorrerle nelle vene in una frazione di secondo.
E se non tornasse?, si domandò. Ma invece tornò. Urlando.