Crowley avrebbe voluto non conoscere bene gli occhi
dell’angelo, ma non poteva farne a meno. Soprattutto perché Aziraphale
gli rendeva il compito così facile.
Quel benedetto angelo riusciva a mostrare ogni singola
emozione con tutto il corpo, dagli occhi, al tono della voce, al sorriso, alla
postura. Era sempre stato bravissimo in questo. Ma indubbiamente gli occhi
erano la parte che anche quando l’angelo non proferiva parola o era totalmente
fermo, comunicava sempre un messaggio. Sempre, in ogni dannatissimo istante.
Proprio come in quel momento, gli occhi di Aziraphale gli avevano detto così tanto in così poco tempo
che Crowley rimpianse il conoscerlo da tanti anni.
C’era stata la sorpresa iniziale per quella
dannatissima, imbarazzante, goffa confessione di Crowley.
Poi l’euforia nel comunicargli quell’altrettanto
dannata proposta di seguirlo in Paradiso e tornare a essere un angelo.
La piccola, breve, illusa speranza che Crowley potesse
accettare, e la delusione che seguì nel rendersi conto che mai e poi mai lui
avrebbe potuto fare qualcosa del genere.
E ancora la rabbia, lo sconcerto nel non capire perché
Crowley non fosse entusiasta quanto lui del piano né, soprattutto, perché non lo
stesse seguendo.
Infine, il disorientamento, dopo un bacio disperato,
ultimo tentativo di Crowley di fargli capire a cosa stesse rinunciando, e l’incertezza
su cosa potesse o dovesse fare.
Crowley sapeva che l’angelo fosse combattuto, ma lui aveva
giocato tutte le sue carte ormai.
Toccava ad Aziraphale ora.
“Io…”
L’angelo balbettò, le labbra, ancora gonfie e rosse,
tremavano. Tuttavia, nonostante il suo evidente combattimento interno, infine
prese la sua decisione.
La più sofferta.
“Io ti perdono.”
Crowley lo fissò per un momento. Il suo cuore, caldo e
palpitante nel suo petto fino a un attimo prima, quando aveva stretto a sé
l’unico essere di cui gli fosse mai importato nella sua vita, si schiantò a
terra, con una forza che lo fece spezzare in mille piccoli frammenti, ormai
inutilizzabili.
Lui, imperdonabile demone dell’inferno, del suo
perdono davvero non aveva mai saputo cosa fare. Ma sapeva che cosa significava.
Fine del discorso.
Fine di qualunque cosa avessero mai rappresentato
l’uno per l’altro in tutti quegli anni.
“Non ti disturbare.”
Crowley avrebbe voluto non conoscere bene gli occhi
dell’angelo, perché sarebbe stato più facile voltargli le spalle e lasciare per
sempre quella libreria.
Sarebbe stato più facile ignorare quel “no” sussurrato,
che sfuggì dalle labbra di Aziraphale, come un’ultima
incerta preghiera per farlo restare.
Sarebbe stato più facile andarsene senza sapere che il
suo cuore già infranto, aveva spezzato anche quello del suo angelo.
Note dell’autrice: ho
sempre pensato a Good omens come a libro/ serie tv
comfort, da leggere e guardare quando hai bisogno di stare bene, dopo una
giornata pessima.
Questo almeno fino agli ultimi 15 minuti dell’episodio
6 della seconda stagione, quando Neil Gaiman ha pensato bene di darci il colpo
di grazia con quella fine straziante. Aggiungiamoci anche le playlist ufficiali
dei personaggi, arricchite di canzoni così dannatamente perfette per questi due
idioti e niente, questa piccola ff è il risultato. “Angel eyes”
è una canzone degli Abba che si può trovare nella playlist di prime dedicata ad
Aziraphale. <3
Non è la prima ff che scrivo su di loro, c’è una bozza
in giro sul pc di una fluff che mi porto avanti dal 2015 (prima o poi la
completerò), ma è sicuramente la prima che pubblico, quindi un po’ di timore c’è.
Spero sia piaciuta.
A presto
kia85