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Autore: Bebess    31/08/2023    1 recensioni
Hiroki, ragazzo giapponese appena diciottenne, ha un bagaglio emotivo non indifferente, dovuto anche al covid.
Francesco, ricercatore italiano, ha una passione per la cultura giapponese che lo spingerà improvvisamente a cambiare vita. Due destini diversi tra loro ma con una lezione di vita in comune.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando sono arrivato a Milano mi sono sentito come se fossi un estraneo. Forse è dovuto al fatto che in questa città le persone sono diverse, anche se io sono toscano quindi la distanza non è poi così grande. Ma spesso mi sono chiesto: cosa ci faccio qua? Poi ho riflettuto, per l’università. 

Ho 26 anni e da poco ho finito il corso di laurea magistrale in psicologia. Sono stati gli anni più duri della mia vita. Ma non tanto per lo studio, io adoro studiare. Anche se al liceo non ero il classico secchione che passava i compiti. Il motivo per cui sono stati anni difficili è perché per tutta la durata dei due anni di università non sono riuscito a stringere legami veri e propri.  Inizialmente avevo fatto varie conoscenze, tra cui un gruppetto di studenti della mia stessa facoltà. Ma è una cosa risaputa che le amicizie vanno e vengono ed io non sono molto costante in questo. A 21 anni ho deciso di cominciare l’università, ma i miei genitori non erano molto d’accordo che io andassi a studiare a Milano. In realtà avrei potuto tranquillamente restare vicino casa, ma volevo cambiare aria e Milano mi sembrava la QuasiNewYork italiana più vicina che ci fosse. Inizialmente stavo qui grazie ai soldi dei miei genitori, ma dopo qualche mese ho cominciato nel tempo libero a fare ripetizioni di matematica ai ragazzini. Devo dire la verità, non mi piace lavorare. Vabbè, a chi è che piace? Ma bisogna farlo. Il punto è che io andrei a rubare piuttosto che cercarmi un lavoro. Mia sorella mi dice che sono un viziato, probabilmente ha ragione. Mi ama così tanto che dice anche che sono un narcisista, soltanto perchè ho una buona autostima di me e quando mi vesto ho uno stile particolare. Perchè mi piace farmi notare.

L’altra sera ero a fare un aperitivo ai Navigli e mi ferma un ragazzino per chiedermi una sigaretta. Mi guarda un attimo.

-Bro ma che ti sei messo addosso?- dice ridendo. Quella sera avevo deciso di indossare un pantalone molto stretto color arcobaleno, una maglietta a maniche corte a quadri bianco e grigio e le air force nere. Guardo il ragazzino accennando ad un sorriso.

-Fatti i cazzi tuoi, bro.-

Non sono un tipo permaloso ma piuttosto eccentrico. Ma non so perché mi ha sempre dato fastidio il gergo giovanile della nuova generazione, brofrasis, raga. Sì ok, dentro di me c’è un ottantenne. Ma comunque gli ho sorriso con una pacca sulla spalla senza nessun rancore.

-Vedi che figure di merda mi fai fare, Francesco.- dice Daniel guardandomi appena il ragazzino era ormai lontano.

Daniel è uno studente spagnolo in Erasmus in Italia da tre mesi. Rimarrà qui a Milano per un anno e in questo frangente di tempo ha deciso che io e lui siamo amici. Di letto. Anche se a lui piace chiamarmi solo amico.

-Se vuoi lo zoppo devi imparare a zoppicare.- gli rispondo sarcasticamente.

Comunque studiare mi è sempre piaciuto. E penso sia per questo motivo che sono sempre stato convinto di voler fare lo psichiatra. E’ un tipo di lavoro in cui non lavori, ma studi. Il cervello non si ferma mai perchè deve stare sempre a contatto con altri cervelli che a loro volta stanno a contatto con altri. E quindi ogni volta che hai a che fare con uno di loro, devi studiarli. Non ne puoi fare a meno. E poi un altro motivo di questa scelta è perchè  sono un po’ pazzo, quindi mi piace studiare la pazzia umana. Per poter empatizzare meglio con il paziente, chiaramente. Un’altra cosa che mi piace oltre al mio narcisismo, vestiti arcobaleno e la psicologia, sono i viaggi. Fra qualche settimana dovrò partire per una ricerca di lavoro a Tokyo e sono molto emozionato. Ho sempre voluto andare in Giappone ma non ne ho mai avuto l’occasione. E soprattutto, i soldi.

I miei genitori hanno divorziato quando ero molto piccolo, ed io essendo il fratello maggiore mi sono sentito fin da subito di avere in mano una certa responsabilità. Questo perchè mia sorella è più piccola di me di cinque anni e, oltre all’età, l’ho sempre vista piuttosto ingenua.

Quando vivevo ancora con la mia famiglia, io e mia sorella spesso abitavamo con mia madre. Mio padre era fuori casa per lavoro. Non ho mai sofferto per la loro separazione, perché non li ho mai visti effettivamente stare insieme. Invece mia sorella è sempre stata la tipica ragazza innamorata dell’amore e di un mondo tutto rosa, quindi un po’ quando ne soffriva veniva a confidarsi con me. Ma da come ne parlava, ho sempre pensato che il divorzio dei miei le sia dispiaciuto più per un’idea di famiglia tradizionale che aveva in testa piuttosto che per i miei genitori in sé.

Nonostante questo, la mia famiglia è sempre stata piuttosto unita. Entrambi i miei genitori hanno fatto sì che io apprendessi l’importanza delle mie ambizioni. Spesso penso che in passato ho approfittato della loro comprensione, a volte eccessiva, ma crescendo ho capito che ero soltanto un ragazzino immaturo. Quel ragazzino che voleva solo meno responsabilità nel prendersi cura della sorella piccola e più nel prendersi cura di se stesso. 

  
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