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Autore: GaaRa92    15/09/2009    5 recensioni
Felix “Non vedo perché non possa darti una mano… Divertiamoci insieme..”
Sogghignando feci dischiudere poco alla volta le labbra, scoprendo la nostra arma segreta.
Sopraffatto le sussurrai all’orecchio, sicuro della suo silenzio complice: “Devi sapere che… Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, e la morte… la morte non sarà più...”
Storia classificatasi II al contest "Lullaby for Death" di storytellerlover
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Contest Lullaby for Death~

 

[A me la parola: Felix… Appena ho scoperto il personaggio capitatomi mi è crollato il mondo addosso xD e per poco non ho esclamato: “Felix chi?!”

Spero di non esser ricaduta nell’OOC perché, anche se la Meyer non ci dice assolutamente nulla su questo personaggio, è ovvio che risulta difficile immaginare Felix come un Aro o un Caius. Personalmente ho anche trovato difficile rendere realistico il flusso di pensieri di un personaggio come Felix, improntato soprattutto – o almeno a mio avviso – sulla fisicità e sull’impulsività, insomma poco propenso a un ragionamento. Per questo ho anche “tradotto” una parte di questo monologo interiore con gesti e mimica del corpo.

Mio desiderio era anche mettere in evidenza come Felix sia cambiato nel corso degli anni e questo ovviamente comportava soffermarsi molto anche sulle altre parti della storia, che hanno contribuito a caratterizzare il personaggio.

Per affrontare alcune descrizioni ho preso anche un vago spunto dalle altre frasi da voi poste (come sicuramente noterete).

Il titolo è ispirato alla notte protagonista del film “Il Corvo”, da cui prende anche spunto la seconda data, periodo in cui è stato girato il suddetto film.

Volevo concludere sottolineando che la citazione messa in bocca all’arguto gemellino (Alec) non mi appartiene, ma bensì è di quel genio di Aristotele^^

Detto questo penso di aver ciarlato abbastanza, per cui vi lascio alla storia! Sperando di aver deluso le aspettative=) ]

 

 

The Devil’s Night

 

 

30 Ottobre 1894

 

 

Leccai avidamente le gocce di sangue venoso che fuoriuscivano zampillando dal collo della ragazza: il sangue caldo si riversò all’istante nella mia bocca, inondandola del suo profumo. Delizioso per essere il sangue di una banale umana.

Con un gemito la ragazza si abbandonò totalmente a me, sperando magari nella concessione della grazia, ma era mia intenzione concedergliela? Era mio compito contribuire ad ingrandire le file della guardia?

No.

Con veemenza lasciai che i miei denti affondassero in profondità nel morso infertole pochi istanti prima. Sentii il corpo dell’umana afflosciarsi tra le mie braccia e divenire pesante, privo di alcun soffio vitale.

Disgustato da quel contatto gettai il corpo lontano da me e rimasi per qualche istante a fissare la strana posizione che gli arti e il busto della sventurata avevano disegnato sul terreno dissestato: il braccio destro, posto sopra la testa, era in parte coperto dalla fluente chioma bruna e il braccio sinistro copriva gli occhi, le gambe abbandonate a loro stesse formavano una strana angolatura. Inorridito da quella visione straziante mi pulii le labbra insanguinate e alzai lo sguardo verso l’imboccatura del vicolo.

Deserto. Un posto perfetto: nessuno mi avrebbe potuto scoprire mentre per la seconda volta ponevo fine alla vita di un essere umano.

Appunto, nessuno: era questo il problema.

Sopraffatto mi lasciai cadere in ginocchio sul sentiero, ancora incredulo di quello che avevo fatto. Mantenni lo sguardo rivolto verso il terreno, facendolo scorrere sulle mani macchiate di sangue, sangue umano. 

Cosa.. Cosa sono diventato?

Sbattei con violenza i pugni a terra e lentamente strisciai verso la ragazza, che fino a pochi istanti prima era stata il mio pasto.

“Ehi tu… Tu ho detto!”

La scossi con violenza. Il suo collo ciondolò bruscamente avanti e indietro, il suo sguardo vuoto già incominciava a sbiadire alla luce dell’alba.

“SVEGLIATI HO DETTO!”

Rafforzai la stretta attorno alle spalle fino a spezzargliele. Bruscamente, paralizzato da quel suono di ossa in frantumi, la abbandonai al suolo, lasciando che il tonfo sordo prodotto dalle sue membra mi riempisse le orecchie.

Adesso ero anche in grado di cogliere le più sottili sfumature che quel violento urto produceva, ma questo non fece che raddoppiare la mia agonia.

“Lascia stare, non sarà né la prima né l’ultima che muore così.”

Una voce sottile velata di disprezzo mi indusse ad alzare lo sguardo, alla ricerca del mio inaspettato interlocutore.

È nella natura del desiderio il non poter essere soddisfatto e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo.”

Le labbra piene si allargarono in un sorriso maligno. “Noi, non siamo da meno.”

Alla luce dell’alba fece scintillare i canini, lasciando che il loro bagliore illuminasse il viso cereo e inerme della mia sfortunata vittima.

“Seguimi, Felix.”

Il ragazzino si tirò il cappuccio sul capo e, con un fruscio del mantello grigio perla, si voltò con uno sguardo di sfida negli occhi sanguigni. Insieme uscimmo dal vicolo buio e, improvvisamente, la luce dei primi raggi di sole di Volterra ci investì completamente: era l’alba di un nuovo giorno, l’alba della mia eternità.

 

 

 

 

30 Ottobre 1994

 

 

Lo sciaguattare insistente dei miei passi affrettati nelle pozzanghere era del tutto insolito oltre che inquietante. Nonostante la mia imponente struttura fisica avevo conservato le peculiarità di cui ogni vampiro può disporre una volta ultimata la trasformazione, un processo che mi aveva permesso di rendermi perfetto: agilità, forza, prontezza, tutte concentrate nella mia persona. E in quella di molti altri della mia razza, come puntualizzava velenoso Demetri.

Per questo il rumore dei miei passi mi innervosiva: era dannatamente insolito e controproducente per la caccia. Non che mi interessasse agire nel silenzio - lasciavo quelle cose a Demetri -, ma adoravo lo scontro diretto avvolto nel silenzio, più di ogni altra cosa. Odiavo le attese snervanti.

Non riuscivo ad apprezzare il sottile piacere che questo logorante gioco comportava: che senso aveva attendere il momento propizio per attaccare se qualunque momento per quelli come noi era adatto per soddisfare i nostri impellenti bisogni?

Nessuno, perciò inutile perdersi in tali piccolezze e agire subito. Non avevo certo da preoccuparmi della mia incolumità, io.

Sorrisi al vivido ricordo dell’odore di cui si pregna l’atmosfera al momento della caccia, del battito disperato del cuore che non fa altro che avvicinare la sua fine, aumentando le sue pulsazioni al livello della giugulare.

Una goccia di pioggia mi riscosse da quella visione estatica di cui solo per pochi attimi potevo godere.

Sbuffando tirai sul capo il cappuccio della tunica che eravamo costretti ad indossare: un vero supplizio. I miei passi, dapprima misurati, si fecero affrettati, aumentando l’intensità del rumore che producevano per la strada completamente deserta, il che non mi disturbava affatto. Se non fosse che il bruciore alla gola che la sete provocava mi stava dilaniando.

Improvvisamente arrestai la mia corsa, con lentezza chiusi gli occhi e inspirai, aggrappandomi a quell’odore che solo in pochissimi avrebbero potuto percepire: si, perché oltre al disgustoso fetore di uova marce che appesantiva l’aria una sottile scia ferruginosa appena percettibile si era impetuosamente impossessata del mio olfatto.

Era… diverso però. Il battito del cuore era… inesistente?

Mantenni gli occhi chiusi e mi lasciai ghermire da quel profumo, acconsentendogli così di guidare i miei passi, incerti come quelli di un novellino.

Smanioso ripresi a correre, ma questa volta in modo diverso dal precedente: fremevo dal desiderio. Fu quindi con una certa riluttanza che mi fermai ancora e riaprii gli occhi, conscio di essere arrivato a destinazione: la struttura dell’obitorio di Volterra torreggiava dinanzi a me in tutta la sua imponenza.

L’idea che la traccia mi avesse condotto sin lì risvegliò i miei sensi, eccitati all’idea che, in un posto del genere, un essere umano potesse esser giunto vivo.

Totalmente preda della caccia mi abbandonai ad essa: amavo perdere il controllo e lasciarmi condurre dai miei sensi. Quello era il vero brivido della caccia!

Ansimando, come se avessi bisogno di maggiore ossigeno nei miei polmoni, scivolai lungo il corridoio buio, vagamente illuminato da qualche luce al neon difettosa. Mi parve quasi di udire dei sussurri, delle richieste di aiuto. Indifferente proseguii.

Cosa non può fare una cupa atmosfera…

Inclinai impercettibilmente la testa verso destra: un cuore realmente ancora batteva.

Aprii con violenza la porta della stanza principale dell’obitorio: su un tavolo per autopsie stava compostamente sdraiata una ragazza. Qualcosa nel suo volto mi indusse ad avvicinarmi ancora un po’ al tavolo argentato: c’era effettivamente una certa somiglianza.

Una vittima, una chioma bruna, un corpo malamente abbandonato…

Quelle immagini sfilarono velocemente davanti ai miei occhi, riportandomi indietro, ancora più indietro.

Ghignai, stranamente soddisfatto della somiglianza tra le due ragazze: singolare scherzo del destino. Una risata bassa e rauca mi salì alle labbra, rimbombando nella fredda camera mortuaria.

Niente nella stanza rimandava allo strazio che segue alla perdita della persona: quel luogo così freddo e anonimo costituiva una dimensione a parte, tanto si discostava dalla realtà. Compiaciuto mi soffermai ancora sui pochi oggetti presenti nella stanza poligonale: un paio di sedie, il tavolo delle operazioni, un carrello metallico e gli strumenti per eseguire l’autopsia ordinatamente disposti su di esso, pronti all’uso.

Ero insofferente ai segni materiali del lutto: l’odore nauseabondo di incenso, la luce soffusa, le foto, le candele poste ai piedi del morto. Si perché da piccolo mi avevano insegnato che la presenza di due candele ai piedi del morto indicava il suo passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti: una davanti al piede destro e l’altra davanti a quello sinistro. Secondo le sciocche credenze popolari stavano ad indicare le colonne della strada da percorrere, la strada verso la luce, verso Lui. Non avevo mai avuto l’opportunità di tale onorificenza.

 

Un luccichio di soddisfazione lampeggiò nei miei occhi.

 

No perché… ero scampato alle braccia della morte prima che essa mi catturasse del tutto. Ero diventato inafferrabile per lei, fuori dalla sua portata.

La preda più ambita di cui mai le sarebbe stato concesso assaporare l’anima e le membra.

Questo era l’unico gioco in cui non potevo fare a meno di cimentarmi: era, diverso.

Questa componente era quella che faceva la differenza in modo rilevante!

Si perché in questa corsa senza inizio né fine ero la preda, non il predatore.

Dovevo scappare, non inseguire.

Difendermi, non attaccare.

E l’adrenalina, che da questo scontro derivava, non faceva che incrementare la mia voglia di scappare ancora, strisciare con orgoglio in un buco sempre più stretto del precedente.

Incauta complice.

 

Per una frazione di secondo un lampo improvviso illuminò a giorno la stanza: fuori ancora pioveva.

Mi soffermai sulle labbra violacee che spiccavano incredibilmente sul volto pallido della ragazza, risalii con lo sguardo lungo il dritto profilo: tutto di lei lasciava presagire che fosse morta, eppure, chissà per quale sciocco motivo, il suo corpo si ostinava a rimanere accanitamente attaccato alla vita e i radi battiti del suo cuore ne erano la prova eclatante.

Quella fermezza non doveva poi stupirmi così tanto però: gli esseri umani ardono spesso dal desiderio di morire, implorano la propria fine con disperazione, ma, nel momento in cui Essa acconsente e con gratitudine si appresta a tranciare con un sol colpo di falce l’ultimo sottile filamento che tiene così ostinatamente la loro anima ancorata alla carne, cedono.

Si rannicchiano su loro stessi, si coprono il volto con le mani e la pregano nuovamente, avvinghiandosi con una presa ancor più salda a questa vita.

 

Deboli.

 

Disgustato sputai ai piedi del tavolo, grato di essere scampato a una simile vigliaccheria.

C’era però in quell’ostinata ragazza qualcosa di diverso che mi era sembrato di cogliere da quei battiti zoppicanti: una sorta di orgoglio, di testardaggine recondita, che ancora dominava il suo corpo.

Con aria di sfida la guardai ancora.

“E’ così allora… Ti piace giocare a nascondino con la morte eh..?”

Scoppiai in una risata fragorosa, compiaciuto di tanta sfrontatezza.

“Non vuoi porre serenamente fine a questo insensato peregrinare?”

“Saldare i tuoi debiti e liberarti di ogni fardello che la vita incurante ti ha abbandonato sulle spalle?”

“NON VUOI?”

Con rabbia afferrai il tavolo delle operazioni, accanendomi con ferocia su di esso.

“No?Bene...

Risoluto mi drizzai in piedi, squadrando con sdegno la ragazza, ma apprezzandone la sfrontatezza del cuore, che non aveva accennato a concludere la propria pazza corsa.

“Non vedo perché non possa darti una mano… Divertiamoci insieme..

Sogghignando feci dischiudere poco alla volta le labbra, scoprendo la nostra arma segreta.

Mi chinai verso di lei, posai le mie labbra vicino al suo orecchio e, con avidità, leccai la parte esteriore del lobo, assaporandone la pelle.

Sopraffatto le sussurrai all’orecchio, sicuro della suo silenzio complice: “Devi sapere che… Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, e la morte… la morte non sarà più...”

 

Detto questo feci scorrere le mie labbra lungo il suo collo e, con veemenza, morsi colei che, come me, aveva sfidato vittoriosamente la morte.

 

 

 

 

***

 

Faccio i miei sinceri complimenti a tutte le ragazze che hanno raccolto questa sfida e l’hanno portata a conclusione: un niente ci separa l’una dall’altra! Pazzesco xD

Sono molto curiosa di leggere le vostre storie e state sicure che la mia recensione non mancherà ;)

Un complimento particolare alla mia co-podista che mi ha usurpato metà podio xD: “Ben fatto cara! Voglio leggere un’altra tua storia!”

E uno a Vale, che non si è mai rassegnata, che in questo contest ha dato anima e corpo: grazie davvero per tutto^^

 

 

 

*

 

 

II classificata:

The Devil's Night di Gaara92


Frase scelta: Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, e la morte non sarà più... (John Donne);

Personaggio sorteggiato: Felix



Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): 15/15 punti
Stile e forma: 6,5/7,5+ 6/7,5= 12,5/15 punti
Originalità: 10/10 punti
Caratterizzazione del vampiro/a: 9/10 punti
Contestualizzazione del personaggio umano: 5/5 punti
Attinenza alla traccia e alla frase scelta: 6/7,5+6,65/7,5= 12,65/15 punti
Giudizio personale: 5/5 punti

Per un totale di 69,15/75 punti

Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): 15/15 punti

Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): non ho riscontrato errori di alcun genere^^. Sono veramente soddisfatta. Ho notato solo un paio di virgole messe in modo strano ma niente di rilevante e non mi sentivo di sottolinearle sul punteggio. Sintassi estremamente precisa, sei stata veramente molto brava.

Stile e forma: 6,5/7,5+ 6/7,5= 12,5/15 punti

Stile e forma: Lo stile è appena, appena grezzo. Alle volte le parole non scorrono fluide e bisogna procedere lenti in alcuni passaggi. Ci sono momenti in cui alcuni paragrafi sono davvero scorrevoli e piacevoli alla lettura, altri un po’ meno. Quindi mio consiglio è di raffinare un po’ di più questo aspetto. Per quanto riguarda la forma invece devo parlare di più^^. Eccessivamente articolata in alcuni punti. Alcune espressioni erano un po’ stentate, quindi stai attenta. Alcune precisazioni nelle descrizioni erano un po’ superflue. È un parametro molto importante la forma, mi raccomando.^^

Originalità: 10/10 punti

Originalità: In questo caso, invece, sono rimasta estasiata. Mi è piaciuta molto l’idea della trama in generale che è stata sviluppata con originalità. Non ho nulla da dire, veramente bella.

Caratterizzazione del vampiro/a: 9/10 punti

Caratterizzazione del vampiro/a: Anche questo parametro è stato molto curato. Felix è un personaggio piuttosto singolare e difficile da trattare, ma tu non ti sei arresa e hai dato un gran bel risultato. L’ho trovato in alcuni punti leggermente OOC, non completamente però, quindi il punteggio che assegno è alto^^.

Contestualizzazione del personaggio umano: 5/5 punti

Contestualizzazione del personaggio umano: Anche in questo caso il punteggio non poteva che essere il massimo^^. Ho adorato la ragazza. Descrizioni sottili ma realistiche, situazione ben sfruttata ecc. Veramente bella, anzi bellissima.

Attinenza alla traccia e alla frase scelta: 6/7,5+6,65/7,5= 12,65/15 punti

Attinenza alla traccia e alla frase scelta: Il tema e i parametri posti sono stati generalmente rispettati. Tuttavia ti sei soffermata un po’ troppo sulla parte iniziale che sulla seconda parte. Avresti dovuto concentrarti maggiormente su quest'ultima. In più la ragazza è effettivamente ancora viva. Non è morta, quindi secondo il bando il vampiro, in questo caso Felix, non avrebbe dovuto fisicamente approcciarvisi. Inoltre, sempre nel bando, era previsto che, per un motivo o per un altro, il vampiro fosse costretto ad abbandonare l’ambiente e dimenticare tutto una volta fuori. Questa parte manca nella storia. La frase scelta poteva senza dubbio essere sfruttata meglio.

Giudizio personale: 5/5 punti

Giudizio complessivo: davvero bella come storia. Interessante e coinvolgente. Il flusso di pensieri cattura sin dall’inizio e non è mai noioso, anzi. Soprattutto sottolineo il fatto che in questo caso ci troviamo di fronte a un personaggio particolare, difficile da trattare, difficile da rendere. Personalmente ho davvero gradito. Brava.

 

Premi speciali:

Premio per l'Originalità:
The Devil's Night di Gaara92;

 

 

*

 

 

 

 

 

 

                   

   
 
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