[A me la parola: Felix… Appena ho scoperto il personaggio capitatomi mi è crollato il
mondo addosso xD e per poco non ho esclamato: “Felix chi?!”
Spero di non
esser ricaduta nell’OOC perché, anche se
Mio desiderio
era anche mettere in evidenza come Felix sia cambiato nel corso degli anni e
questo ovviamente comportava soffermarsi molto anche sulle altre parti della
storia, che hanno contribuito a caratterizzare il personaggio.
Per affrontare
alcune descrizioni ho preso anche un vago spunto dalle altre frasi da voi poste
(come sicuramente noterete).
Il titolo è
ispirato alla notte protagonista del film “Il Corvo”, da cui prende anche
spunto la seconda data, periodo in cui è stato girato il suddetto film.
Volevo
concludere sottolineando che la citazione messa in bocca all’arguto gemellino
(Alec) non mi appartiene, ma bensì è di quel genio di Aristotele^^
Detto questo
penso di aver ciarlato abbastanza, per cui vi lascio alla storia! Sperando di
aver deluso le aspettative=) ]
† The Devil’s Night †
30 Ottobre 1894
Leccai avidamente le
gocce di sangue venoso che fuoriuscivano zampillando dal collo della ragazza:
il sangue caldo si riversò all’istante nella mia bocca, inondandola del suo
profumo. Delizioso per essere il sangue
di una banale umana.
Con un gemito la
ragazza si abbandonò totalmente a me, sperando magari nella concessione della
grazia, ma era mia intenzione concedergliela? Era mio compito contribuire ad
ingrandire le file della guardia?
No.
Con veemenza lasciai
che i miei denti affondassero in profondità nel morso infertole pochi istanti
prima. Sentii il corpo dell’umana afflosciarsi tra le mie braccia e divenire
pesante, privo di alcun soffio vitale.
Disgustato da quel
contatto gettai il corpo lontano da me e rimasi per qualche istante a fissare
la strana posizione che gli arti e il busto della sventurata avevano disegnato
sul terreno dissestato: il braccio destro, posto sopra la testa, era in parte
coperto dalla fluente chioma bruna e il braccio sinistro copriva gli occhi, le
gambe abbandonate a loro stesse formavano una strana angolatura. Inorridito da
quella visione straziante mi pulii le labbra insanguinate
e alzai lo sguardo verso l’imboccatura del vicolo.
Deserto. Un posto
perfetto: nessuno mi avrebbe potuto scoprire mentre per la seconda volta ponevo
fine alla vita di un essere umano.
Appunto, nessuno:
era questo il problema.
Sopraffatto mi
lasciai cadere in ginocchio sul sentiero, ancora incredulo di quello che avevo
fatto. Mantenni lo sguardo rivolto verso il terreno, facendolo scorrere sulle
mani macchiate di sangue, sangue umano.
Cosa.. Cosa sono
diventato?
Sbattei con violenza
i pugni a terra e lentamente strisciai verso la ragazza, che fino a pochi
istanti prima era stata il mio pasto.
“Ehi tu… Tu ho detto!”
La scossi con
violenza. Il suo collo ciondolò bruscamente avanti e indietro, il suo sguardo
vuoto già incominciava a sbiadire alla luce dell’alba.
“SVEGLIATI HO DETTO!”
Rafforzai la stretta
attorno alle spalle fino a spezzargliele. Bruscamente, paralizzato da quel
suono di ossa in frantumi, la abbandonai al suolo, lasciando che il tonfo sordo
prodotto dalle sue membra mi riempisse le orecchie.
Adesso ero anche in
grado di cogliere le più sottili sfumature che quel violento urto produceva, ma
questo non fece che raddoppiare la mia agonia.
“Lascia stare, non sarà né la prima né
l’ultima che muore così.”
Una voce sottile
velata di disprezzo mi indusse ad alzare lo sguardo, alla ricerca del mio
inaspettato interlocutore.
“È nella natura del desiderio il non poter essere soddisfatto e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo.”
Le labbra piene si allargarono in un sorriso maligno. “Noi, non siamo da meno.”
Alla luce dell’alba fece scintillare i canini, lasciando che il loro bagliore illuminasse il viso cereo e inerme della mia sfortunata vittima.
“Seguimi, Felix.”
Il ragazzino si tirò il cappuccio sul capo e, con un fruscio del mantello grigio perla, si voltò con uno sguardo di sfida negli occhi sanguigni. Insieme uscimmo dal vicolo buio e, improvvisamente, la luce dei primi raggi di sole di Volterra ci investì completamente: era l’alba di un nuovo giorno, l’alba della mia eternità.
30 Ottobre 1994
Lo sciaguattare insistente dei miei passi affrettati nelle pozzanghere era del tutto insolito oltre che inquietante. Nonostante la mia imponente struttura fisica avevo conservato le peculiarità di cui ogni vampiro può disporre una volta ultimata la trasformazione, un processo che mi aveva permesso di rendermi perfetto: agilità, forza, prontezza, tutte concentrate nella mia persona. E in quella di molti altri della mia razza, come puntualizzava velenoso Demetri.
Per questo il rumore dei miei passi mi innervosiva: era dannatamente insolito e controproducente per la caccia. Non che mi interessasse agire nel silenzio - lasciavo quelle cose a Demetri -, ma adoravo lo scontro diretto avvolto nel silenzio, più di ogni altra cosa. Odiavo le attese snervanti.
Non riuscivo ad apprezzare il sottile piacere che questo logorante gioco comportava: che senso aveva attendere il momento propizio per attaccare se qualunque momento per quelli come noi era adatto per soddisfare i nostri impellenti bisogni?
Nessuno, perciò inutile perdersi in tali piccolezze e agire subito. Non avevo certo da preoccuparmi della mia incolumità, io.
Sorrisi al vivido ricordo dell’odore di cui si pregna l’atmosfera al momento della caccia, del battito disperato del cuore che non fa altro che avvicinare la sua fine, aumentando le sue pulsazioni al livello della giugulare.
Una goccia di pioggia mi riscosse da quella visione estatica di cui solo per pochi attimi potevo godere.
Sbuffando tirai sul capo il cappuccio della tunica che eravamo costretti ad indossare: un vero supplizio. I miei passi, dapprima misurati, si fecero affrettati, aumentando l’intensità del rumore che producevano per la strada completamente deserta, il che non mi disturbava affatto. Se non fosse che il bruciore alla gola che la sete provocava mi stava dilaniando.
Improvvisamente arrestai la mia corsa, con lentezza chiusi gli occhi e inspirai, aggrappandomi a quell’odore che solo in pochissimi avrebbero potuto percepire: si, perché oltre al disgustoso fetore di uova marce che appesantiva l’aria una sottile scia ferruginosa appena percettibile si era impetuosamente impossessata del mio olfatto.
Era… diverso però. Il battito del cuore era… inesistente?
Mantenni gli occhi chiusi e mi lasciai ghermire da quel profumo, acconsentendogli così di guidare i miei passi, incerti come quelli di un novellino.
Smanioso ripresi a correre, ma questa volta in modo diverso dal precedente: fremevo dal desiderio. Fu quindi con una certa riluttanza che mi fermai ancora e riaprii gli occhi, conscio di essere arrivato a destinazione: la struttura dell’obitorio di Volterra torreggiava dinanzi a me in tutta la sua imponenza.
L’idea che la traccia mi avesse condotto sin lì risvegliò i miei sensi, eccitati all’idea che, in un posto del genere, un essere umano potesse esser giunto vivo.
Totalmente preda della caccia mi abbandonai ad essa: amavo perdere il controllo e lasciarmi condurre dai miei sensi. Quello era il vero brivido della caccia!
Ansimando, come se avessi bisogno di maggiore ossigeno nei miei polmoni, scivolai lungo il corridoio buio, vagamente illuminato da qualche luce al neon difettosa. Mi parve quasi di udire dei sussurri, delle richieste di aiuto. Indifferente proseguii.
Cosa non può fare una
cupa atmosfera…
Inclinai impercettibilmente la testa verso destra: un cuore realmente ancora batteva.
Aprii con violenza la porta della stanza principale dell’obitorio: su un tavolo per autopsie stava compostamente sdraiata una ragazza. Qualcosa nel suo volto mi indusse ad avvicinarmi ancora un po’ al tavolo argentato: c’era effettivamente una certa somiglianza.
Una vittima, una
chioma bruna, un corpo malamente abbandonato…
Quelle immagini sfilarono velocemente davanti ai miei occhi, riportandomi indietro, ancora più indietro.
Ghignai, stranamente soddisfatto della somiglianza tra le due ragazze: singolare scherzo del destino. Una risata bassa e rauca mi salì alle labbra, rimbombando nella fredda camera mortuaria.
Niente nella stanza rimandava allo strazio che segue alla perdita della persona: quel luogo così freddo e anonimo costituiva una dimensione a parte, tanto si discostava dalla realtà. Compiaciuto mi soffermai ancora sui pochi oggetti presenti nella stanza poligonale: un paio di sedie, il tavolo delle operazioni, un carrello metallico e gli strumenti per eseguire l’autopsia ordinatamente disposti su di esso, pronti all’uso.
Ero insofferente ai segni materiali del lutto: l’odore nauseabondo di incenso, la luce soffusa, le foto, le candele poste ai piedi del morto. Si perché da piccolo mi avevano insegnato che la presenza di due candele ai piedi del morto indicava il suo passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti: una davanti al piede destro e l’altra davanti a quello sinistro. Secondo le sciocche credenze popolari stavano ad indicare le colonne della strada da percorrere, la strada verso la luce, verso Lui. Non avevo mai avuto l’opportunità di tale onorificenza.
Un luccichio di soddisfazione lampeggiò nei miei occhi.
No perché… ero scampato alle braccia della morte prima che essa mi catturasse del tutto. Ero diventato inafferrabile per lei, fuori dalla sua portata.
La preda più ambita di
cui mai le sarebbe stato concesso assaporare l’anima e le membra.
Questo era l’unico gioco in cui non potevo fare a meno di cimentarmi: era, diverso.
Questa componente era quella che faceva la differenza in modo rilevante!
Si perché in questa corsa senza inizio né fine ero la preda, non il predatore.
Dovevo scappare, non inseguire.
Difendermi, non attaccare.
E l’adrenalina, che da questo scontro derivava, non faceva che incrementare la mia voglia di scappare ancora, strisciare con orgoglio in un buco sempre più stretto del precedente.
Incauta complice.
Per una frazione di secondo un lampo improvviso illuminò a giorno la stanza: fuori ancora pioveva.
Mi soffermai sulle labbra violacee che spiccavano incredibilmente sul volto pallido della ragazza, risalii con lo sguardo lungo il dritto profilo: tutto di lei lasciava presagire che fosse morta, eppure, chissà per quale sciocco motivo, il suo corpo si ostinava a rimanere accanitamente attaccato alla vita e i radi battiti del suo cuore ne erano la prova eclatante.
Quella fermezza non doveva poi stupirmi così tanto però: gli esseri umani ardono spesso dal desiderio di morire, implorano la propria fine con disperazione, ma, nel momento in cui Essa acconsente e con gratitudine si appresta a tranciare con un sol colpo di falce l’ultimo sottile filamento che tiene così ostinatamente la loro anima ancorata alla carne, cedono.
Si rannicchiano su loro stessi, si coprono il volto con le mani e la pregano nuovamente, avvinghiandosi con una presa ancor più salda a questa vita.
Deboli.
Disgustato sputai ai piedi del tavolo, grato di essere scampato a una simile vigliaccheria.
C’era però in quell’ostinata ragazza qualcosa di diverso che mi era sembrato di cogliere da quei battiti zoppicanti: una sorta di orgoglio, di testardaggine recondita, che ancora dominava il suo corpo.
Con aria di sfida la guardai ancora.
“E’ così allora… Ti piace giocare a nascondino con la morte eh..?”
Scoppiai in una risata fragorosa, compiaciuto di tanta sfrontatezza.
“Non vuoi porre
serenamente fine a questo insensato peregrinare?”
“Saldare i tuoi debiti
e liberarti di ogni fardello che la vita incurante ti ha abbandonato sulle
spalle?”
“NON VUOI?”
Con rabbia afferrai il tavolo delle operazioni, accanendomi con ferocia su di esso.
“No?Bene...”
Risoluto mi drizzai in piedi, squadrando con sdegno la ragazza, ma apprezzandone la sfrontatezza del cuore, che non aveva accennato a concludere la propria pazza corsa.
“Non vedo perché non possa darti una mano… Divertiamoci insieme..”
Sogghignando feci dischiudere poco alla volta le labbra, scoprendo la nostra arma segreta.
Mi chinai verso di lei, posai le mie labbra vicino al suo orecchio e, con avidità, leccai la parte esteriore del lobo, assaporandone la pelle.
Sopraffatto le sussurrai all’orecchio, sicuro della suo silenzio complice: “Devi sapere che… Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, e la morte… la morte non sarà più...”
Detto questo feci scorrere le mie labbra lungo il suo collo e, con veemenza, morsi colei che, come me, aveva sfidato vittoriosamente la morte.
***
Faccio i
miei sinceri complimenti a tutte le ragazze che hanno raccolto questa sfida e
l’hanno portata a conclusione: un niente ci separa l’una dall’altra! Pazzesco
xD
Sono
molto curiosa di leggere le vostre storie e state sicure che la mia recensione
non mancherà ;)
Un
complimento particolare alla mia co-podista che mi ha usurpato metà podio xD:
“Ben fatto cara! Voglio leggere un’altra tua
storia!”
E uno a
Vale, che non si è mai rassegnata, che in questo contest ha dato anima e corpo:
grazie davvero per tutto^^
*
II classificata:
The Devil's Night di Gaara92
Frase scelta: Dopo un breve sonno, vegliamo in eterno, e la morte non
sarà più... (John Donne);
Personaggio sorteggiato: Felix
Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia):
15/15 punti
Stile e forma: 6,5/7,5+ 6/7,5= 12,5/15 punti
Originalità: 10/10 punti
Caratterizzazione del vampiro/a: 9/10 punti
Contestualizzazione del personaggio umano: 5/5 punti
Attinenza alla traccia e alla frase scelta: 6/7,5+6,65/7,5= 12,65/15
punti
Giudizio personale: 5/5 punti
Per un totale di 69,15/75 punti
Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): 15/15
punti
Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia):
non ho riscontrato errori di alcun genere^^. Sono veramente soddisfatta. Ho
notato solo un paio di virgole messe in modo strano ma niente di rilevante e
non mi sentivo di sottolinearle sul punteggio. Sintassi estremamente precisa,
sei stata veramente molto brava.
Stile e forma: 6,5/7,5+ 6/7,5= 12,5/15 punti
Stile e forma: Lo stile è appena, appena grezzo. Alle volte le parole
non scorrono fluide e bisogna procedere lenti in alcuni passaggi. Ci sono
momenti in cui alcuni paragrafi sono davvero scorrevoli e piacevoli alla
lettura, altri un po’ meno. Quindi mio consiglio è di raffinare un po’ di più
questo aspetto. Per quanto riguarda la forma invece devo parlare di più^^.
Eccessivamente articolata in alcuni punti. Alcune espressioni erano un po’ stentate,
quindi stai attenta. Alcune precisazioni nelle descrizioni erano un po’
superflue. È un parametro molto importante la forma, mi raccomando.^^
Originalità: 10/10 punti
Originalità: In questo caso, invece, sono rimasta estasiata. Mi è
piaciuta molto l’idea della trama in generale che è stata sviluppata con
originalità. Non ho nulla da dire, veramente bella.
Caratterizzazione del vampiro/a: 9/10 punti
Caratterizzazione del vampiro/a: Anche questo parametro è stato molto
curato. Felix è un personaggio piuttosto singolare e difficile da trattare, ma
tu non ti sei arresa e hai dato un gran bel risultato. L’ho trovato in alcuni
punti leggermente OOC, non completamente però, quindi il punteggio che assegno
è alto^^.
Contestualizzazione del personaggio umano: 5/5 punti
Contestualizzazione del personaggio umano: Anche in questo caso il
punteggio non poteva che essere il massimo^^. Ho adorato la ragazza.
Descrizioni sottili ma realistiche, situazione ben sfruttata ecc. Veramente
bella, anzi bellissima.
Attinenza alla traccia e alla frase scelta: 6/7,5+6,65/7,5= 12,65/15
punti
Attinenza alla traccia e alla frase scelta: Il tema e i parametri posti
sono stati generalmente rispettati. Tuttavia ti sei soffermata un po’ troppo
sulla parte iniziale che sulla seconda parte. Avresti dovuto concentrarti
maggiormente su quest'ultima. In più la ragazza è effettivamente ancora viva.
Non è morta, quindi secondo il bando il vampiro, in questo caso Felix, non
avrebbe dovuto fisicamente approcciarvisi. Inoltre, sempre nel bando, era
previsto che, per un motivo o per un altro, il vampiro fosse costretto ad
abbandonare l’ambiente e dimenticare tutto una volta fuori. Questa parte manca
nella storia. La frase scelta poteva senza dubbio essere sfruttata meglio.
Giudizio personale: 5/5 punti
Giudizio complessivo: davvero bella come storia. Interessante e
coinvolgente. Il flusso di pensieri cattura sin dall’inizio e non è mai noioso,
anzi. Soprattutto sottolineo il fatto che in questo caso ci troviamo di fronte
a un personaggio particolare, difficile da trattare, difficile da rendere.
Personalmente ho davvero gradito. Brava.
Premi speciali:
Premio per l'Originalità:
The Devil's Night di Gaara92;
*