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Autore: Ghost Writer TNCS    02/09/2023    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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4. Ciò che conta

Tenko scattò in piedi. Puntò la bacchetta nascosta sotto l’avambraccio destro e scatenò un fulmine. La scarica colpì una lamiera penzolante e scatenò un piccolo botto. Subito il dragonide e l’elfo alzarono lo sguardo.

«Sigurd!» esclamò la demone. «Dietro di te!»

Lo spadaccino si voltò e vide il fuorilegge che si stava riprendendo. Il rettile guardò invece nella direzione della voce, ma Tenko era già diventata uno spettro.

Il criminale a terra non sembrava una minaccia – anzi la sua espressione era decisamente spaventata – ma Sigurd si premurò ugualmente di neutralizzarlo con un preciso colpo di piatto.

Il dragonide provò a coglierlo di sorpresa con i suoi Nervi Taglienti, ma Sigurd li respinse di nuovo con Balmung.

«D’Jagger, sei ancora con noi?» domandò l’elfo.

Dal comunicatore non arrivò risposta.

Il suo avversario batté le fruste a terra, creando due solchi netti nel pavimento. «Allora? Vuoi farti sotto o no?!»

Sigurd non perse la calma. «D’Jagger…?»

«Oh! Ehi!» rispose il goblin. «Sai una cosa? Ho appena trovato due Nervi Taglienti nel deposito qui a fianco. Che fortuna, eh?»

«Sei sicuro?»

«Più che sicuro! Ce li ho qui in mano.»

L’elfo sorrise e si mise in posizione d’attacco.

«Allora, sei pronto a farti affettare?» gli chiese il dragonide, felice che il suo avversario si fosse deciso a fare sul serio.

Sigurd scattò in avanti. Un Nervo Tagliente guizzò in risposta. L’elfo si piegò, schivò la frusta e ruotò Balmung. La lama nera tranciò il Nervo. Una. Due. Tre volte.

Il dragonide tornò all’attacco con l’altra frusta: doveva tenerlo alla larga!

Lo spadaccino schivò di lato e menò una raffica di fendenti. Il Nervo Tagliente andò in pezzi e i segmenti caddero a terra contorcendosi come appendici ancora vive.

«Ma come…?» Il rettile non aveva tempo per parlare. Inalò a pieni polmoni e soffiò una vampata di fuoco.

Sigurd calò la sua spada: un lampo nero che tagliò le fiamme e gli aprì la strada verso il suo nemico.

Scattò in avanti, la lama alzata. Il dragonide sollevò le mani per proteggersi e l’elfo lo colpì al mento con un montante sinistro, sorprendendolo proprio sotto le braccia.

Il rettile cadde a terra con un pesante tonfo, ma il dolore alla mandibola non lo avrebbe fermato: ci voleva ben più di un pugno ben assestato per sconfiggere uno della sua specie.

«Tutto qui quello che sai… fare?»

Si guardò intorno, ma non c’era traccia dell’elfo.

«Dove ti nascondi? Vieni fuori, codardo!»

Ma Sigurd non poteva sentirlo: appena il suo avversario era finito a terra, lui ne aveva approfittato per scappare da una delle porte divelte dell’edificio.

Ben presto Tenko e D’Jagger lo raggiunsero: la demone di corsa con Lunaria sulla spalla, e il goblin sulla sua tavola volante con in mano le confezioni dei Nervi Taglienti.

«Sicuro che siano intatte?» chiese Sigurd notando la superficie bruciacchiata delle due valigette.

Il goblin ne aprì una, mostrando il Nervo Tagliente perfettamente integro. «Per chi mi hai preso? Sono un professionista!»

«Sigurd, non è un problema andarcene così?» chiese Tenko. «E se ci inseguisse?»

«Se ci proverà, peggio per lui» rispose l’elfo. «Noi siamo venuti solo per i Nervi Taglienti.»

Di fatto stavano fuggendo, ma il suo era lo sguardo di un vincitore: era stato bello misurarsi con quel dragonide, in più aveva ottenuto ciò che voleva e come lo voleva.

Tenko non poté fare a meno di pensare che era fighissimo.

Senza smettere di correre raggiunsero l’astronave, nascosta a poca distanza. Appena arrivarono, un uccello nero simile a un corvo li accolse con un verso simile a un breve ululato.

«È un nemico?» chiese Tenko, subito in allerta.

«Credo sia solo un uccello» ammise D’Jagger.

«Voi cominciate a salire» disse invece Sigurd. «Vi raggiungo subito.» E senza aggiungere altro si diresse verso l’animale, che continuò a fissare l’elfo rimanendo appollaiato sul suo ramo.

Il goblin aprì il portellone, ma sia lui che la demone salirono giusto di qualche passo e poi rimasero a osservare lo spadaccino: sembrava impegnato in una discussione con il volatile.

Dopo meno di due minuti l’animale simile a un corvo spiccò il volo e Sigurd si riunì al resto del gruppo.

«Sai anche parlare con gli uccelli?» gli chiese D’Jagger.

«Quello non era un semplice uccello: era un messaggero.»

«Un messaggero di chi?» gli chiese Tenko.

«Odino[5]

La demone era confusa.

«Oh, è solo un altro dio» minimizzò il goblin prima di salire sull’astronave insieme a Lunaria. «Ehi, hai notato anche tu che da quando siamo con loro continuano a saltare fuori divinità?»

La piccola fata annuì.

La giovane non fece caso a loro: la sua attenzione si era fermata alla prima frase, e nei suoi occhi rosa su sclere nere si era insinuata la diffidenza. «Cosa voleva un dio da te?»

***

La piccola squadra di poliziotti – sei in tutto – attendeva guardinga nel bel mezzo di una spaziosa radura. Erano giunti lì con un banale furgone a levitazione, e ora stavano aspettando che i giganti di ghiaccio si facessero vivi.

Il sole stava per tramontare, mettendo in risalto le ombre degli alberi e facendoli apparire ancora più contorti e minacciosi. Non sapevano quali bestie si annidavano nella selva intorno a loro, e la fitta nebbia rendeva difficile vedere a più di venti metri di distanza: anche il minimo rumore poteva essere il preludio di un attacco.

D’un tratto i rumori si quietarono. Ci furono dei lunghi secondi di silenzio, poi i suoni ripresero, e si fecero velocemente più intensi. La terra sotto i loro piedi cominciò a tremare.

«Sono loro?» chiese uno degli agenti.

«Sono loro» confermò l’ispettore Smidr, l’unico che non indossava una maschera per l’aria.

Udirono gli alberi scricchiolare e il rumore di grossi rami spezzati, poi le videro: sagome enormi, alte sette metri, dieci metri, e anche di più. In pochi secondi i poliziotti vennero circondati da sette enormi giganti di ghiaccio.

«Dove sono i nostri tributi?» ringhiò subito uno di loro. Non era il più alto, né il più grosso, ma possedeva un po’ di entrambe le caratteristiche. Gli abiti che indossava erano fatti principalmente di pelli di animali, ma i poliziotti riconobbero anche dei tessuti moderni, così come vari pezzi di metallo luccicante che accompagnavano le ossa di animali. Anche la sua arma – una specie di tozza lancia probabilmente ricavata dal tronco di un albero – combinava le stesse decorazioni tribali e moderne.

Smidr fece qualche passo avanti. «L’uomo con cui avete stretto il vostro patto è morto, e per questo il patto non è più valido.»

Il colosso batté la sua arma a terra, facendo tremare il suolo. «Il patto deve essere onorato! Se non lo fate, vi uccideremo tutti!»

Il poliziotto non si fece intimorire. «Il vecchio patto non è più valido, per questo siamo venuti qui per proporvi un nuovo patto. Uno più vantaggioso.»

Il gigante si piegò su un ginocchio per poterlo fissare più da vicino. Il suo sguardo era truce e diretto. «Ti ascolto.»

«Volete davvero combattere contro dei giganti giganti?» si stupì Freyja.

«Idealmente no, ma non abbiamo molte alternative» ammise Smidr. «Il Sindaco aveva promesso a quei giganti tessuti e metalli vari per tenerli alla larga dalla colonia e dalle sue piantagioni. Roba di poco conto in realtà, in pratica li aveva fregati con degli oggetti luccicanti. Il punto è che la Orborum Domini non vuole che questa situazione continui, e quei giganti hanno detto che attaccheranno la colonia se non gli diamo quello che gli hanno promesso. E i giganti più grossi sanno essere delle vere teste dure: temo che non riusciremo a risolverla a parole.»

L’orchessa non era convinta. «Sapete qual era il piano del Sindaco? Pensava davvero di tenerli a bada con dei tributi?»

Il suo collega fece spallucce. «Probabilmente voleva solo tenerli buoni per un po’ per poi occuparsene in un secondo momento.»

Freyja continuò a riflettere. In quanto agenti di polizia, avevano il dovere di proteggere i cittadini della colonia da quella minaccia: se non fossero riusciti a convincere i giganti a parole, non avrebbero avuto altra scelta che combattere.

Ma era davvero la loro unica opzione? Sperava davvero di essersi lasciata alle spalle simili situazioni quando se n’era andata da Raémia, ma doveva ammettere che i giganti di ghiaccio di grossa taglia non erano molto diversi dai rozzi orchi che aveva conosciuto sul pianeta di Havard.

Poi le venne un’idea: «E se proponessimo ai giganti un nuovo accordo?»

Il suo collega non nascose il proprio stupore. «Che vuoi dire?»

«Il Sindaco vi aveva promesso tessuti e gioielli, ma noi vogliamo offrirvi qualcosa di molto più prezioso» affermò l’ispettore Smidr.

Fece segno agli altri agenti, che dal furgone tirarono fuori un grosso blocco di metallo luccicante e lo adagiarono davanti ai giganti.

«Questo è uno dei nostri oracoli» spiegò il poliziotto con enfasi. «È un artefatto molto prezioso che ci rivela il mondo intorno a noi, e anche il futuro!» Toccò la parte superiore, e dall’oggetto venne proiettato un grande ologramma della zona circostante. «Questo oracolo ci rivela la posizione degli animali in tutta l’area, ci consente di individuare le minacce prima ancora che si avvicinino, e può anche prevedere il clima!»

I suoi simili più grandi osservavano ammirati l’immagine tridimensionale apparsa dal nulla. Era semplice ma piena di dettagli, e le sue animazioni erano come ipnotiche.

«Grazie a questo oracolo, avrete il pieno controllo delle vostre terre: saprete sempre dove sono le vostre prede, e niente e nessuno potrà più cogliervi di sorpresa.»

I giganti di ghiaccio sembravano molto colpiti, e quelli dietro il capo cominciarono a scambiarsi sguardi e a parlottare fra loro.

«Il nuovo patto che vi proponiamo è semplice» affermò Smidr. «Vogliamo donarvi questo oracolo in segno di amicizia, e in cambio voi non attaccherete noi e le nostre colonie. L’oracolo è collegato agli altri nostri oracoli, e finché il patto resterà valido, continuerà a mostrarvi le sue visioni.»

Il capo della banda di giganti socchiuse le palpebre. Sembrava diffidente, o forse stava solo pensando: doveva prendere una decisione importante.

Sollevò la sua lancia e la batté a terra con forza. «E sia! Accettiamo il nuovo patto!» Prese un grosso otre che teneva legato alla cintura. «Beviamo per suggellare il patto!»

Il colosso tracannò un lungo sorso, quindi porse l’otre a Smidr, che bevve a sua volta.

Seguirono applausi e altre manifestazioni di entusiasmo da parte dei giganti, dopodiché Smidr spiegò loro come “rivelare le visioni dell’oracolo”, e infine li osservò sparire nella nebbia con il loro dono.

Solo allora i poliziotti riuscirono a rilassarsi.

«Ce l’abbiamo fatta!» sospirò uno degli agenti.

«Come ti è venuto in mente di dargli un proiettore come tributo?!»

«E come facevi a sapere che avrebbe funzionato?»

«Non lo sapevo» ammise l’ispettore. «E comunque l’idea è di Valkyregard.»

L’orchessa si trovò improvvisamente al centro dell’attenzione.

«Grande idea, Valkyregard!»

«Sei tornata giusto in tempo!»

«Da quando sei così manipolatrice?»

Freyja venne colta di sorpresa dall’ultimo commento. «No, ecco, io…» Non poteva certo dire che l’idea le era venuta pensando a Havard e a come aveva sottomesso un intero continente. «Volevo solo evitare uno scontro inutile.»

«Tranquilla, sto scherzando. Anzi: ci hai proprio salvato il culo!»

Gli agenti risalirono sul furgone e ripartirono verso la colonia occidentale, ora Glazkov City.

L’operazione era stata un successo, ma avevano ancora molto lavoro da fare. E per Freyja questo includeva trovare il modo di fermare gli Eletti e assicurarli alla giustizia.


Note dell’autore

Ben ritrovati :)

In questo capitolo vediamo gli esiti di due scontri: quello tra Sigurd e il dragonide si è concluso con una “ritirata strategica”, mentre quello tra i poliziotti e i giganti di ghiaccio è stato risolto con l’astuzia invece che con la forza.

Dunque ora Tenko ha i suoi Nervi Taglienti, e Freyja ha dimostrato di aver imparato qualcosa mentre era a Raémia, ma restano ancora diversi punti in sospeso: cosa voleva Odino da Sigurd? Ma soprattutto come farà l’orchessa ad assicurare alla giustizia gli Eletti?

Vi anticipo che nel prossimo capitolo vedremo come se la passa Spartakan (ma non solo), quindi non mancate ;)

A presto ^.^


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[5] Odino è una delle divinità principali della mitologia norrena.

   
 
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