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Autore: Lily Liddell    03/09/2023    0 recensioni
Un essere umano e Loki collaborano da anni, finché qualcosa non disturba la loro pacifica relazione di fedele-venerato.
Per poter continuare ad avere il dominio del caos, Loki dovrà affidarsi ai suoi seguaci e ad altre divinità, altrimenti potrebbe essere la fine dei giochi per il dio degli inganni.
Si prospetta una lunga avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Si fermarono nell’aperta campagna inglese, attorno a loro non cera assolutamente nulla. Lasciarono il furgone sulla strada. Maggie controllò il telefono e si accorse che non c’era campo. Non aveva idea di dove fossero.
Robert era appoggiato con le spalle al furgone, si era appena acceso una sigaretta. Fissava il cielo e cercava di regolarizzare il respiro.
Maggie si avvicinò a lui lentamente. «Me ne dai una? Ieri sera Lord Morningstar mi ha chiesto tutto il pacchetto come offerta, sono a secco» cercò di alleggerire la tensione, ma Robert non rispose in alcun modo, si limitò a cercare nella tasca del pantalone dell’uniforme un pacchetto di sigarette un po’ ammaccato e allungò il braccio verso di lei, silenziosamente.
Maggie prese una sigaretta e aspettò che Robert gliela accendesse, poi si allontanò nuovamente, lasciandolo solo. Era la cosa migliore da fare, non voleva peggiorare la situazione dicendo qualcosa di sbagliato.
Loki era seduto a gambe incrociate in mezzo al campo, con un filo d’erba fra le labbra e lo stava suonando.
Maggie si sedette accanto a lui, poi si stese senza troppi complimenti, continuando a fumare. «Cosa stiamo facendo qui, esattamente?»
Loki smise di suonare il filo d’erba e si guardò intorno. «Aspettiamo Fenrir» rispose, poi tornò a guardare il cielo.
«Pensi che ci vorrà molto?» chiese Maggie. Fece un tiro lungo di sigaretta, poi si voltò a guardare Robert, chiedendosi se stesse bene, anche se conosceva già la risposta e notò che qualcosa di strano in lui. Era immobile. Più immobile del solito. «Robert?» lo chiamò. Niente. «Ehi? Rob…» preoccupata, si alzò e si avvicinò.
Sembrava in trance, la sigaretta ancora accesa tra le labbra. Maggie gliela sfilò e per precauzione la spense.
Si voltò verso Loki per chiedergli spiegazioni, lui sembrava sodisfatto.
«Eccoci. A quanto pare, Fenrir è arrivato, tranquilla si staranno facendo una chiacchierata» e con queste parole, Loki si stese a quattro di bastoni sul prato, il filo d’erba tra le labbra e riprese a suonarlo.
Maggie intanto continuava a fissare Robert. Quindi, lei non avrebbe incontrato Fenrir. Con le spalle basse, si rese conto che in quell’incontro ci aveva sperato. Forse non era degna?
Spense anche la sua sigaretta e tornò da Loki, si stese accanto a lui. «Volevo conoscerlo» nascondere una cosa simile era inutile. La delusione in lei era evidente.
«Fenrir è un po’ timido… e molto diffidente» spiegò Loki.
«Immagino che dopo tutto quello che gli è successo, sia lecito essere diffidente…» commentò Maggie. Ancora una volta, iniziò a dubitare della divinità al suo fianco, voltò la testa nella sua direzione. «Hai davvero le chiavi della catena?»
Loki sbuffò, stavolta irritato. «Ti ho detto che ce le ho!»
«Allora fammele vedere» chiese Maggie, con il tono di voce più tranquillo che potesse assumere.
Loki si tirò su, sedendosi incrociando le gambe. Maggie fece lo stesso. «No» rispose lui, categorico.
«Andiamo, Loki… non ti ho chiesto di liberare la serpe. Voglio solo vedere le chiavi… controllo che siano quelle della catena e te le ridò. La serpe è in un sacco chiuso, non potrà scappare!»
«Significherebbe che non ti fidi di me, e tu devi fidarti di me» ribatté lui, stavolta il suo tono di voce, perfino la sua voce erano diversi, più autoritari.
Maggie rabbrividì. «Sei il dio degli inganni…»
«Mentirei su una cosa del genere?»
«Assolutamente sì».
«Ma avevamo un accordo, no? Una volta che mi hai preso con le mani nel sacco, sono costretto a dire la verità. Quindi, sì. Ho le chiavi, lo giuro» era vero. Avevano questo accordo… Loki spesso aveva mentito a Maggie, e Maggie ancora più spesso era stata vittima degli inganni di Loki e per questo molti anni addietro aveva stretto un patto con lui: nel momento in cui avrebbe capito l’inganno, Loki non avrebbe più potuto continuare a prenderla in giro.
Eppure, c’era qualcosa che continuava a puzzare di menzogna.
«Ho imparato a riconoscere chi mente, lavorando per te… certo, tu sei un dio, e le mie abilità hanno un limite… ma sono abbastanza convinta che tu mi stia ancora tenendo nascosto qualcosa» Maggie era abituata a parlare piuttosto francamente con Loki, non c’era motivo di non farlo, lui poteva leggerla come un libro aperto. Al contrario, Maggie era incapace di leggere Loki e questa cosa era sempre stata motivo di disagio fra i due. Come puoi venerare qualcuno di cui non ti fidi ciecamente?
«Mentire e tenere nascosto qualcosa sono due cose differenti, figlia mia» le fece notare Loki, piegando le labbra in un ghigno.
Maggie sospirò. Non aveva torto… ed era pur sempre Loki.
«Quindi tu mi giuri che hai le chiavi…»
«Quante volte devo ripetertelo?»
«Perché non mi hai detto che tuo figlio voleva incontrare Robert?» Maggie si voltò a guardare l’uomo immobile accanto al furgone. Chissà cosa stava succedendo nella sua mente, in quel momento. Avrebbe pagato oro pur di vedere il lupo gigante che presumibilmente adesso stava parlando con Robert.
«Perché non sono affari tuoi» rispose secco Loki. «Perché è una cosa tra Fenrir e quel bell’imbusto laggiù».
«Avevi già in mente tutto? Robert e David? Robert e me? Insomma… immagino non sia un caso che io abbia preso l’appartamento proprio sopra di loro» aveva fatto due più due dopo aver scoperto che Loki aveva messo lo zampino nel divorzio tra Robert e Dave, perché poco dopo lei (che aveva sempre avuto un debole per Robert) si era fatta avanti e lui vedendo come era arredata casa sua aveva fatto domande. Maggie gli aveva spiegato che non era cristiana. Poi Loki si era fatto vivo… e Robert era stato catapultato in tutto quel caos.
«Potrei averti spinto verso quel preciso appartamento, ma la scelta finale è stata tua…» rispose Loki. Ovviamente, Maggie non si aspettava una risposta diversa. Voleva solo la conferma.
«L’appartamento era davvero un affare, in effetti…» commentò Maggie con un sospiro. Un’altra occhiata a Robert le confermò che era ancora una statua.
L’erba sotto di lei era soffice, così soffice che quasi stava per assopirsi.
«Non vi metterò in pericolo» la voce di Loki la destò da quel tepore. «Puoi tranquillizzarti, ho scelto te perché sei abbastanza forte. Ti ho reso abbastanza forte» disse.
Queste parole risuonarono nella mente di Maggie come un’eco. Lasciarono una sensazione strana nel suo petto. Ripensò a tutto quello che era successo nella sua vita, a tutte le volte che Loki c’era stato per lei.
«Tra i miei seguaci, credi davvero che sceglierei una persona qualunque per affrontare quest’impresa?» continuò Loki. «Tu sei forte, sei capace…»
Maggie sospirò. «E Robert? Lui non ne sa niente. È appena stato spinto in quest’inferno senza avere scelta…» disse, «non posso riportarlo a casa?»
Loki scosse la testa. «Vuoi davvero che navighi questo mondo senza una guida?» chiese.
«Io l’ho fatto. Avevo te. Lui avrà Fenrir…» rispose Maggie. «Sempre che accetti…»
«Accetterà» Loki ne sembrava piuttosto convinto. «E comunque, avete rapito una delle serpi della dea della discordia, io non lo lascerei senza supervisione» commentò, stavolta con una vena di ironia nella voce.
Ancora una volta, Maggie sospirò, sconfitta. Loki aveva ragione. Robert doveva restare con lei, non poteva lasciarlo da solo. Se gli fosse successo qualcosa se ne sarebbe data la colpa per il resto della vita.
«Stiamo facendo la cosa giusta? Loki, quello che fai non è sempre… corretto» non sapeva in che altro modo dirlo, senza offenderlo. Insomma, Loki era un trickster. Era il dio degli inganni. C’era un doppio motivo per tutto quello che faceva. Per ogni sua azione si scatenava il caos da qualche parte…
«Non ti ho davvero insegnato nulla, Maggie? La differenza tra bene e male non esiste…» sospirò Loki.
«Esiste solo il caos» concluse Maggie, ricordando le parole che una volta gli aveva detto lui stesso. Ed era proprio questo che la preoccupava così tanto. «Ascolta, Loki, contattare Astrid… metterci in mezzo a questi giri… insomma… è davvero la cosa giusta da fare? Forse Greg aveva ragione, forse dovremo contattare qualcun altro. Hai parlato con Tyr? Thor? Hai sentito Frigg?» aveva seguito Loki senza nemmeno pensare che forse ci sarebbe stata un’altra via, più sicura… meno pericolosa, o quantomeno… più convenzionale.
Loki si mise a ridere, una risata amara. «Secondo te Odino scompare e loro si mettono a sentire cosa ho da dire? No. Sotto sotto sono sicuro che siano convinti che c’entri io in qualche modo…» disse, sputò il filo d’erba e prese a fissare il cielo. «Voglio trovare il vecchio e dimostrare a quei bastardi che si sbagliano. Heimdall aprirà il Bifrost e io, te e Odino attraverseremo il ponte arcobaleno insieme, lasceremo chiunque a bocca aperta».
Maggie iniziò a mettere insieme i puntini… adesso riconosceva Loki. Poi si pietrificò anche lei. «Aspetta. Cosa? Mi porterai ad Asgard?» sgranò gli occhi e il cuore iniziò a batterle all’impazzata. Non era mai stata ad Asgard. Nemmeno durante una proiezione astrale…
Loki annuì. «Aiutami a trovare l’Allfather e ti ci porto. Solo per una visita, però… il tempo di ricevere le odi degli dèi».
Maggie si rese subito conto che era un ricatto bello e buono, ma lei era un essere umano e avrebbe dato il braccio destro e tutti e due gli occhi pur di visitare Asgard. Annuì vigorosamente. «Affare fatto».
*
Robert era in piedi nella campagna inglese ma non c’era più né il furgone né le persone che avevano fatto il viaggio assieme a lui. Era completamente solo.
Una strana nebbia era calata tutt’attorno a lui e non riusciva a vedere a più di un paio di metri di distanza.
«Maggie?» chiamò, senza nessuna risposta.
«Loki?» silenzio.
Si allontanò di qualche passo, con incertezza. Si guardava intorno, cominciava a sudare, nonostante fosse novembre inoltrato e l’aria era gelida.
Mentre avanzava nella nebbia iniziò ad avere la sensazione di essere osservato.
«Maggie?»
Niente.
«Loki?»
Ancora niente.
Dopo qualche altro passo iniziò a sentire un pesante respiro provenire davanti a lui e presto quel respiro si trasformò in un ringhio.
Si fermò all’istante, cercando di mettere a fuoco qualcosa nella nebbia.
Era immobile, gli occhi gli facevano quasi male.
La nebbia iniziò a muoversi e a mutare, come se qualcuno – o qualcosa – stesse avanzando verso di lui.
Il pesante respiro e il ringhio si facevano sempre più vicini, finché davanti a lui non prese forma la figura di quello che era chiaramente un lupo.
Non era un lupo normale.
Era gigantesco.
Robert era alto quanto una sua zampa, se avesse voluto, avrebbe potuto schiacciarlo con una facilità incredibile.
Robert indietreggiò ma per qualche strana ragione non sentiva la necessità di scappare.
Con la testa verso l’alto cercò il muso della bestia.
Fenrir si accucciò per poter vedere meglio l’essere umano.
La campagna adesso era in totale silenzio, come se fosse in adorazione.
Gli occhi gialli della bestia incontrarono quelli nocciola di Robert e nella mente dell’uomo tuonò la voce animalesca del lupo.
«Tu sei Robert Hartnell» non era una domanda, era un’affermazione. «Io sono Fenrir».
Robert non disse nulla, rimase in ascolto, completamente sbalordito.
Il lupo continuò a parlare. «Sono rimasto incatenato per eoni, finché mio padre, Loki, non mi ha liberato e ti ho scelto come seguace se accetterai la mia proposta».
Robert non capiva il motivo. Lui era nato e cresciuto cristiano. I suoi genitori erano morti da pochi anni ma lo avevano sempre portato in chiesa fin da ragazzo. Certo, negli ultimi tempi lui aveva abbandonato quella fede, soprattutto quando aveva scoperto dell’esistenza di Loki e delle altre divinità, ma da qui a diventare il seguace di qualcuno il passo era lungo…
Fenrir, però, sembrò leggere i suoi pensieri.
«Ho scelto te perché sento il tuo dolore, la tua rabbia…»
Una serie di immagini si formarono nella mente di Robert.
Un cucciolo di lupo che cresce contento assieme a un serpente e a una bambina dal volto sfigurato. Poi qualcuno li separa con la forza.
Robert vede tutto attraverso gli occhi di Fenrir.
Viene catturato, separato da suo fratello e da sua sorella.
Era solo. Aveva un unico amico, un dio. L’unico che aveva il coraggio di dargli da mangiare, perché lui cresceva sempre di più. Si fidava di lui. Poi gli dèi decidono di incatenarlo ma riesce a liberarsi da ogni catena che gli viene messa.
Poi gli viene presentata una catena sottile, così sottile da renderlo sospettoso… decide di farsi legare a una sola condizione. Qualcuno gli avrebbe dovuto mettere la mano in bocca come segno di fedeltà.
Proprio l’unico amico che aveva accetta di infilargli la mano in bocca. Lui viene legato e non riesce a liberarsi.
Gli dèi ridono. Tutti tranne Tyr… il suo amico che l’ha tradito. La mano del dio viene mozzata, ma Fenrir rimane incatenato. Relegato su un’isola, a marcire da solo.
Robert prova tutto quello che ha provato il lupo. La sensazione di essere stato tradito, l’abbandono, la rabbia. E riconosce in queste emozioni le stesse che ha provato lui quando David lo ha lasciato.
Poi la visione finisce e Fenrir è di nuovo un gigante di fronte a lui, gli occhi gialli brillano nella nebbia.
«Ora comprendi la mia decisione, mortale?» chiese.
Robert annuì, aveva le lacrime agli occhi. «Sì… capisco» disse, cercando di non far tremare la voce. «Accetto la tua proposta».
Appena quelle parole uscirono dalle sue labbra, la nebbia si dissipò e lui tornò con la schiena poggiata al furgone.
Maggie lo stava fissando, preoccupata. «Bentornato fra noi!» sorrise, ma il sorriso non arrivava agli occhi.
Robert deglutì, aveva la gola secca e gli occhi che gli bruciavano. Sbatté le palpebre più e più volte. Si strofinò la faccia.
Maggie gli prese il viso fra le mani e gli poggiò un bacio leggero sulle labbra. «Va tutto bene, hai avuto una visione. Di solito succede mentre sei addormentato, ma raramente può accadere anche da sveglio…» gli spiegò con le parole più semplici che riuscì a trovare.
Robert annuì, incapace ancora di parlare.
«Loki è andato via,» continuò Maggie. «Sei stato in trance per un paio d’ore, a te sarà sembrato molti di meno, ma è normale, non devi preoccuparti…» gli batté una mano sulla spalla, poi aprì la portiera del furgone. «Senti, sei capace di guidare questo coso?»
Robert ci mise qualche attimo a capire la domanda, ma alla fine annuì. «Sì… sì, certo».
Maggie non aveva la patente, guidare per lei sarebbe stato impossibile. «Bene. Allora, il piano è questo: torniamo a casa, ci diamo una ripulita, prepariamo le valige e poi ci mettiamo in viaggio su questo coso per la Scozia… Loki non mi ha dato molte altre indicazioni…»
Ancora una volta, Robert annuì. Era ancora scosso, ma tornare a casa gli sembrava un’ottima idea. Ricordava vagamente la telefonata che Maggie aveva fatto e che aveva nominato la Scozia…
«Perfetto. Così poi, mentre guidi, mi racconti tutto quello che è successo durante la visione!» Maggie gli sorrise ancora, cercando di essere il più cordiale possibile, nascondendo bene la preoccupazione che le stringeva lo stomaco fino a farle venire voglia di vomitare.
   
 
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