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Autore: Eowyn 1    04/09/2023    1 recensioni
« E allora? Cosa sono questi discorsi? » li rimproverò Niniel guardandoli severamente « Che arrivi anche, la guerra. Sappiamo che ormai è quasi inevitabile! Ci porterà via molto, ma non è questo lo spirito con cui dobbiamo affrontarla! Dobbiamo reagire! Combattere e stare il più sereni possibile fino a che ne abbiamo la possibilità! » Che cosa sarebbe successo se Boromir, prima di partire per Granburrone, avesse conosciuto Niniel, la cuoca di corte? Un caso fortuito ha voluto che si conoscessero...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Faramir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E quindi, dopo tanto tempo, eccomi ancora qui ad aggiornare :)
Piano, piano, ce la farò ad arrivare alla fine ;)
Vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia. La resa dei conti è sempre più vicina ;)



CAPITOLO 27
 
19 MARZO 3019, MATTINA – MINAS TIRITH
 
« Permesso… »
« Niniel! Vieni, vieni, sei sempre la benvenuta qui! » esclamò Merry non appena vide il volto della giovane affacciarsi nella sua camera « E se stai portando la colazione sono ancora più felice di vederti! »
Niniel sorrise divertita scoprendo che, come le accadeva con Pipino, Merry aveva lo stesso potere di riuscire a farle tornare il buon umore ogni volta che lo vedeva.
« Non aspettarti chissà che… del tè e del pane con il burro sono l’unica prelibatezza che possiamo permetterci al momento e il burro sta anche per finire… » aggiunse lei parlando più a se stessa che all’hobbit.
« Tendo a essere esigente in quanto a cibo, come ogni hobbit che si rispetti, ma direi che per questa volta posso accontentarmi, soprattutto vista la situazione. » sorrise « Quando tutto questo sarà finito, voglio che tu e Boromir veniate a farci visita nella Contea! Chissà cosa saresti in grado di cucinare con tutto quello che si può trovare in una dispensa hobbit. »
« Penso che ci vorrà un bel po’ per ristabilire la situazione e le dispense, se mai tutto questo finirà bene. Ma accetto volentieri il tuo invito, sarei curiosa di visitare la vostra Contea, Pipino me ne ha parlato tanto! »
Il silenzio calò all’improvviso tra i due, gli si formò un groppo in gola e gli occhi minacciarono lacrime.
« Ho conosciuto Éowyn poco fa. » Niniel cercò di riprendersi e di spostare il discorso su altro, continuare a parlare della guerra, delle persone che amavano e che erano in marcia verso Mordor e di ciò che sarebbe potuto essere dopo, non li aiutava.
« Come sta? » domandò Merry mentre prendeva il piattino con le fette di pane e burro che la ragazza gli stava passando.
« L’ho trovata molto debole e triste, ma fiera. Deve essere una donna davvero forte. »
« Lo è, infatti. Non tutte si sarebbero vestite da uomo per scendere in battaglia e la forza con cui ha affrontato il Negromante per difendere suo zio è stata immensa. » Merry bevve un sorso di tè « Mi addolora sapere che sia così triste, ma è comprensibile dopo le perdite che ha subito. Questo pomeriggio potrei andare a trovarla, se mi permetteranno di vederla. »
« Penso proprio che sia una buona idea, la compagnia di un amico sicuramente le farà bene. Io ho provato a chiederle se per caso potessi aiutarla in qualche modo, ma ha rifiutato il mio aiuto. Lo capisco, non mi conosce, ma tu sei stato un suo compagno, chissà, magari reagirà diversamente. »
« Ti ringrazio per avermelo detto, farò di tutto per farle visita. »
Niniel sorrise, leggermente rincuorata.
« Meglio che vada ora, ho ancora un po’ di giri da fare. »
« Passa pure a trovarmi quando vuoi, potrei raccontarti tante storie divertenti della mia terra e della mia gente. »
« Appena sarò libera non mancherò di passare a trovarti, sono curiosa di scoprire qualcosa in più su voi hobbit e sulle vostre usanze. »
Così, Niniel si congedò da Merry e proseguì con il giro dei pazienti.
 
 
20 MARZO 3019, MATTINA – MINAS TIRITH
 
Il tempo trascorreva lentamente nell’attesa, lo sguardo degli abitanti di Minas Tirith correva sempre più spesso verso oriente. Aspettavano un cambiamento, in meglio o in peggio, un segno che indicasse loro che qualcosa era successo, ma non accadde nulla nemmeno quel giorno. Il clima sembrava anche farsi beffa di loro: era tornato clemente e il sole faceva capolino tra le nubi, ma il mondo intero sembrava immobile, inalterato, in attesa… come gli abitanti della Città. E mentre Niniel, e chi come lei non aveva riportato ferite durante la battaglia, si adoperava nel tentativo di percepire meno quel senso snervante di attesa, molti di quelli che erano costretti a letto sentivano maggiormente la pesantezza del tempo che non passava.
Fu così che quella mattina il Custode delle Case si presentò da Faramir in compagnia di una giovane donna che portava il braccio destro fasciato e stretto al petto con una benda e, senza accorgersene, l’immobilità dell’uomo subì in questo modo una svolta che nei giorni seguenti gli diede molto da pensare e che lo portò a dirigere il suo sguardo più verso le Case che verso oriente.
 
Quando quella sera Niniel si diresse verso la camera di Faramir per portargli la cena, fu felice di trovarlo fuori dalla stanza che passeggiava nel giardino insieme a Merry. Entrambi avevano il viso più disteso ed era chiaro che si stessero lentamente riprendendo dalle ferite.
« Niniel, è sempre un piacere vederti! »
La ragazza sorrise, Faramir riusciva a farla sentire sempre la benvenuta con quel suo modo gentile di accogliere le persone.
« Ti ho portato la cena, ma se disturbo posso tornare più tardi. »
« No, non preoccuparti. Anzi credo che sia proprio il caso che io lasci tornare a riposare il povero Merry, penso di averlo importunato a sufficienza per oggi. » esclamò l’uomo con un sorriso.
« Nessun problema, è stato bello discorrere con voi. E, detto sinceramente, penso di avere più bisogno di cibo che di riposo! »
« Si dà il caso che io abbia qui anche la tua cena. » gli disse Niniel con un sorriso.
« Non vi trattengo oltre allora. » l’uomo prese dal carrello il suo vassoio.
« Lo porto io in camera… » provò a obiettare Niniel.
« Posso farlo io, tranquilla. Sto decisamente recuperando le forze e tu hai tanto da fare. » le disse, indicando con lo sguardo il carrello pieno di vassoi che la giovane stava trasportando.
L’hobbit salutò l’uomo di Gondor e si diresse insieme a Niniel verso la sua stanza. La giovane non domandò nulla, fu Merry a rivelarle che Faramir lo aveva convocato per chiedergli alcune informazioni sul suo viaggio da Rohan a Minas Tirith.
« Gli ho spiegato come sono andate le cose e lui sembrava molto interessato alla storia di Éowyn, ma non me ne stupisco. Quello che ha fatto quella giovane è stato straordinario! »
Lì per lì, Niniel non diede molto peso alle parole dell’hobbit. Lo ascoltava, ma con la testa era concentrata su altri pensieri che la preoccupavano parecchio.
« Per caso ti ha detto se ci sono novità dall’esercito? »
« No, non so nulla. » Merry sospirò « Ma sono certo che appena si saprà qualcosa Faramir ti chiamerà per tenerti aggiornata. »
Niniel annuì e sospirò sconsolata.
 
Trascorsero così due giorni tra i lavori di ricostruzione della Città, la cura dei feriti e l’attesa di notizie che non arrivavano e, sebbene la mente di Niniel fosse spesso altrove, ebbe modo di accorgersi che Faramir aveva trascorso gran parte delle sue giornate nel giardino, come in attesa di qualcosa, e lo aveva visto spesso passeggiare in compagnia della dama di Rohan e mentre lui pareva più sereno anche lei, piano piano, sembrava che stesse guarendo.
 
 
23 MARZO 3019, SERA – ITHILIEN
 
« Quanto pensi che ci vorrà ancora? »
« Un paio di giorni, non di più. » rispose il ramingo mentre scrutava a oriente nell’oscurità che diveniva sempre più fitta. Il rossore del cielo in quella direzione era inquietante, segno di ciò che si stava muovendo a Mordor.
« Domani affretteremo il passo, non possiamo perdere altro tempo. »
Boromir annuì lentamente e strinse l’elsa della spada che portava al fianco.
« Hai paura? » gli domandò Aragorn.
Boromir sorrise, increspando solo un angolo della bocca: « Penso che ne abbiamo tutti. »
« Già… »
Tra i due calò qualche secondo di silenzio.
« Sai, quando in passato lasciavo Minas Tirith lo facevo per la Città. È vero, c’erano mio padre e mio fratello, non ero solo e mi spiaceva sempre lasciarli, ma ora è diverso. »
« Ora hai lei. » concluse Aragorn.
« Già… » Boromir abbassò lo sguardo.
« È una cosa bella, questo non significa che tu tenga di meno alla nostra Città, solo che ora hai un motivo in più per tornarci. »
« Un motivo in più per combattere per la libertà della Terra di Mezzo. » concluse Boromir alzando di nuovo lo sguardo e fissando il compagno negli occhi « Io non so come andranno le cose, ma nella remota possibilità che il nostro esercito dovesse vincere e io non dovessi farcela… ti chiedo di prenderti cura di lei. »
« Mi auguro che tu possa tornare vittorioso insieme a tutti noi, ma ti prometto che se così non dovesse essere mi occuperò di Niniel per non farle mancare nulla. »
Boromir annuì, un po’ più leggero: « Ti ringrazio. »
« Ancora qui a chiacchierare voi due? » borbottò Gimli sbucando da dietro a una tenda « Ci sono le sentinelle che fanno la guardia, andate a riposare finché potete. » aggiunse poi con aria grave, osservando preoccupato il volto stanco e segnato dei compagni.
« Hai ragione Gimli, meglio andare a riposare fino a quando ci rimane tempo per farlo. » concluse Boromir.
Nessuno di loro dormì molto quella notte, ogni scricchiolio era il pensiero di un orco, ogni minimo alito di vento un nemico. La presenza di Mordor era sempre più concreta, quasi palpabile.
 
 
23 MARZO 3019, SERA – MINAS TIRITH
 
Era già tardi quando Faramir l’aveva mandata a chiamare, Niniel aveva concluso il giro di consegna della cena ai pazienti e si trovava nella camera di suo fratello insieme a Earine, per sincerarsi che stesse bene e fargli compagnia.
Arrivò davanti alla camera dell’uomo di corsa e col cuore in gola, bussò e a stento attese che lui la invitasse a entrare.
« È arrivato un messaggero con una lettera da parte di Aragorn. » le disse Faramir « Stanno tutti bene. » aggiunse subito, percependo la sua agitazione.
Niniel trasse un profondo sospiro di sollievo e si sedette pesantemente sulla sedia che stava accanto al letto.
« So che il peggio deve ancora venire, ma è pur sempre una buona notizia. » commentò cercando di sorridere. Si passò una mano sugli occhi stanchi.
L’uomo annuì.
« C’è scritto altro? »
« Dice che non ci sono stati scontri significativi, non hanno trovato grande opposizione finora, se non qualche orchetto di guardia. » le rispose lui, fissando il pezzo di carta che teneva tra le mani « La lettera è di due giorni fa, c’è scritto che la marcia procede e che è solo questione di giorni prima che arrivino a destinazione. »
L’uomo teneva d’occhio le reazioni della giovane, che fissava un punto a caso del pavimento e ascoltava in silenzio.
« C’è anche scritto che molto probabilmente questo sarà l’ultimo aggiornamento che potranno mandarci. Non gli è più possibile inviare missive ora che sono così vicini a Mordor e, probabilmente, non giungerebbero fin qui. »
« Capisco. » Niniel sospirò.
L’uomo le porse il foglio che teneva tra le mani e lei lo scorse velocemente in silenzio.
« A questo punto, quando pensi che potrebbero arrivare di fronte a… » le parole le si bloccarono in gola.
« Contando che la lettera risale a due giorni fa, penso che li separino al massimo un paio di giorni dalla loro meta. »
« Beh, direi che le cose stanno procedendo secondo i loro piani. » commentò infine lei con un sorriso triste.
Faramir annuì, silenzioso.
« Fino ad ora tutto bene… »
 
 
24 MARZO 3019, TARDO POMERIGGIO – MINAS TIRITH
 
« Quindi ci siamo quasi. » disse Merry tra sé e sé. Lo sguardo basso, perso sulle lastre di roccia che costituivano la pavimentazione delle Case di Guarigione.
Lui e Niniel si stavano dirigendo verso la camera di Faramir, avevano deciso di andare a trovarlo prima dell’ora di cena.
« Sì, a quanto pare… tra oggi e domani dovrebbero giungere a destinazione e poi… » la giovane esitò « Poi si vedrà. » sospirò.
Merry le appoggiò la mano sull’avambraccio e strinse leggermente in segno di incoraggiamento: « Daranno il meglio, ne sono certo. »
Niniel sorrise, poi qualcosa attirò la sua attenzione: poco lontano da loro Faramir stava passeggiando nei giardini delle Case di Guarigione e non era solo. Ad accompagnarlo c’era Éowyn. I loro capelli parevano sfiorarsi, mossi da una leggera brezza, camminavano in silenzio ed era come se una luce provenisse dai loro sguardi che spesso si dirigevano a Oriente.
Niniel appoggiò la mano sulla spalla dell’hobbit e strinse leggermente per attirare la sua attenzione, quando Merry alzò lo sguardo e notò la scena rimase in silenzio e, come se si fossero messi d’accordo, senza dire una parola sgattaiolarono via velocemente.
Quando furono abbastanza lontani e nascosti dagli edifici delle Case di Guarigione, Merry fu il primo a parlare: « Tu pensi che… »
« Non saprei dirti. » rispose Niniel. Il cuore aveva accelerato i battiti anche se non aveva corso.
« L’altro giorno, quando sei arrivata a portare la cena in camera di Faramir, ero lì perché lui mi aveva fatto convocare. Mi ha posto molte domande su ciò che ho fatto a Rohan e sulla mia esperienza in guerra all’interno del loro esercito, ma… potrei sbagliarmi, eppure mi è parso che molte delle sue domande fossero mirate a sapere qualcosa in più su dama Éowyn. »
Il viso di Niniel fu attraversato da un sorriso:
« Allora, Merry… potrei sbagliarmi anche io, ma gli indizi che abbiamo mi portano a pensare che potrebbe esserci sotto qualcosa. »
L’hobbit alzò lo sguardo verso di lei e sorrise a sua volta.
« Sarei davvero molto contento per lei, ne ha passate così tante che sarebbe proprio bello se avesse trovato in Faramir qualcuno da amare e che la ami a sua volta. »
« Me lo auguro anche io, per entrambi. Faramir non ha avuto una vita facile e spero per lui, per loro, che quello che sospettiamo possa essere vero. »
I due si guardarono ancora e si sorrisero.
« Forse è meglio spostarci e lasciarli soli. Torneremo a trovare Faramir in un altro momento. » suggerì Merry.
« Sì, è meglio. Io a breve devo anche tornare in cucina per aiutare con la cena. »
« E sia mai che mi venga consegnata in ritardo. » Merry le fece un occhiolino. Niniel rise e per l’ennesima volta ringraziò per l’esistenza degli Hobbit.
 
Quando più tardi la ragazza si recò da Faramir con il carrello della cena, lo trovò seduto alla scrivania che, stranamente, era vuota. Non vi erano libri o carte come al solito.
L’uomo era come immerso nei suoi pensieri e Niniel si domandò se stesse pensando alla guerra o a qualcun altro.
« Non è molto, ma è il meglio che possiamo offrire in questo momento. » gli disse, avvicinandosi con una scodella colma di minestra.
Faramir parve riscuotersi, alzò lo sguardo su di lei e come se avesse realizzato all’improvviso della presenza di Niniel nella sua stanza, allungò le mani per prendere la scodella con un movimento un po’ brusco. Senza farlo apposta si scontrò con le mani di Niniel che rovesciò un po’ del contenuto sul pavimento.
La ragazza si affrettò a posare il contenitore sul tavolo, per poi tamponarsi la mano con il grembiule.
« Scusami! » esclamò mortificato Faramir « Ti sei scottata? »
Le si avvicinò per controllare la mano.
« No, no tranquillo. » sorrise lei, poi mostrò la mano per fargli vedere che non era successo niente « Non è così calda. »
« Mi dispiace, scusa sono un po’ sovrappensiero. »
Niniel sorrise comprensiva, poi prese uno straccio e asciugò quel poco di minestra che era caduto a terra.
« Non ti preoccupare, capisco. Lo siamo un po’ tutti. »
L’uomo scosse il capo e si fregò gli occhi.
« Tu come stai? » le domandò.
Lei si strinse nelle spalle.
« Cerco di non pensare troppo, anche se non so se sia il modo giusto per affrontare la cosa, e mi tengo impegnata. Oggi pomeriggio sono stata un po’ con Merry. »
« Fai bene, » disse lui « Non possiamo fare altro. »
Si guardarono ed era come se entrambi volessero parlare del fatto che il giorno successivo, molto probabilmente, l’esercito sarebbe arrivato a Mordor e sarebbe stato il giorno decisivo e tante cose sarebbero potute succedere, nel bene e nel male ma, allo stesso tempo, era come se nessuno dei due avesse la forza di tirare fuori quell’argomento nonostante la consapevolezza che avevano.
« A proposito di Merry… » esclamò Niniel come a voler distogliere l’attenzione dalla guerra « Meglio che mi sbrighi a portargli la cena o potrebbe mangiarsi il tavolo. »
Faramir scosse la testa.
« Se hai bisogno sai dove trovarmi. Vero? » le chiese, come a voler rimarcare che per qualsiasi cosa poteva fare riferimento a lui, soprattutto ora che si avvicinava il momento che tutti stavano temendo.
« Lo so e ti ringrazio. » Niniel sorrise con gratitudine « La stessa cosa vale per te, anche se è un po’ più difficile reperirmi mentre corro per le Case di Guarigione con questo carrello, ma… se hai bisogno sai dove trovarmi. Più o meno… » aggiunse infine.
Lui sorrise: « Ho recuperato un po’ di forze, correre non penso che sarà un problema. »
Niniel uscì dalla stanza con un lieve sorriso e il cuore, nonostante tutto, un po’ più leggero.
 
 
La giovane era stesa a letto, finalmente la loro casa era tornata agibile. Non era stata sistemata del tutto, ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo per rimetterla completamente in sesto e, dopo aver rimediato ai danni più grossi, ovviamente la precedenza andava alle abitazioni di quelle persone che si erano trovate completamente senza casa. Ma dopo la battaglia e tutte quelle notti passate accampata alla bell’e meglio su una sedia nella stanza del fratello nelle Case di Guarigione, il fatto di essere stesa nel suo letto le dava una sensazione bella, anche se strana.
Erano passate solo poche ore dalla conversazione che aveva avuto con Faramir e mille pensieri le vorticavano nella mente. La felicità per aver scoperto che forse tra lui ed Éowyn stesse nascendo qualcosa, si alternava allo sconforto per il pensiero di Boromir distante e coinvolto in una missione molto probabilmente senza ritorno. La leggerezza che le trasmetteva il sapere suo fratello ormai fuori pericolo dopo le ferite che aveva riportato veniva cancellata dall’orrore a cui aveva assistito durante la battaglia del Pelennor. La pace delle conversazioni avute con Merry era sopraffatta dall’opprimente senso di oscurità che li circondava.
Niniel si rigirò nuovamente nel letto per sfuggire a uno spiffero freddo che entrava da una delle crepe nel soffitto. Si sentiva profondamente cambiata, le sembrava che dopo tutto quello che le era successo la sua positività se ne fosse andata del tutto e, più si ripeteva che era normale sentirsi così dopo tutte quelle disgrazie, più temeva che quello potesse costituire una scusa. Aveva paura di ciò che sarebbe potuta diventare al termine della guerra, comunque fosse finita. Di sicuro non sarebbe stata più la stessa Niniel di prima, ma cosa sarebbe stata? Il dolore, l’affanno, l’avrebbero cambiata definitivamente? Ma soprattutto, come sarebbe finito tutto quanto e Boromir sarebbe sopravvissuto?
Chiuse gli occhi e, sebbene stremata dalla stanchezza e dai pensieri, non riuscì a prendere sonno.
 
 
24 MARZO 3019, NOTTE – ACCAMPAMENTO DELL’ESERCITO DELL’OVEST
 
« Stanno passando nuovamente sopra di noi. » la voce di Legolas ridotta a un sussurro annunciò ai suoi amici la presenza dei Nazgûl.
Era l’unico che riusciva a vederli al di là della coltre di oscurità e, sebbene non si facessero sentire, la loro presenza era comunque percepita da tutti i componenti dell’esercito.
« Non sono morto di freddo sul Caradhras, potrei morirne ora per il gelo che trasmette la loro sola presenza. » Gimli tremò, al pensiero degli spettri dell’Anello e delle creature che essi cavalcavano.
Aragorn si trovava in piedi al limite dell’accampamento, accanto ai falò che avevano acceso per scaldarsi e difendersi dai lupi e dalle altre orrende bestie che sentivano muoversi attorno a loro.
« Penso che nessuno chiuderà occhio stanotte. » dichiarò Éomer con gli occhi spalancati e le pupille dilatate che fissavano il buio al di là dei falò.
« Nessuno sano di mente ci riuscirebbe. » commentò Boromir cercando di sorridergli in segno di incoraggiamento. Poi spostò lo sguardo su Pipino che al suo fianco, in uniforme di Guardia della Cittadella, era scosso da forti brividi. L’uomo di Gondor recuperò una borraccia che conteneva gli ultimi sorsi di idromele che gli rimanevano e la porse all’hobbit.
« Ti aiuterà a scaldarti un po’, sarà una notte fredda. » gli disse mentre si stringeva a sua volta nel mantello.
Pipino ne bevve un sorso, poi tornò a osservare il buio insieme ai compagni.
 
Quando la notte cominciò a diradarsi e i rumori notturni cessarono, a sud potevano vedere chiaramente la fortezza di Cirith Gorgor e al centro il Cancello Nero. Le Torri dei Denti giganteggiavano a entrambi i lati del Morannon conferendogli un aspetto ancora più cupo e impenetrabile.
La presenza di esseri oscuri e minacciosi era palpabile tutt’intorno a loro e, mentre osservavano il Cancello, videro i Nazgûl scendere con le loro cavalcature alate e posarsi sulle Torri dei Denti, in attesa.
« Aragorn, cosa comandi? » Boromir teneva una mano salda sull’elsa della spada, le gambe leggermente divaricate, ogni muscolo del suo corpo era teso e pronto a scattare al minimo segno di pericolo.
« Schieriamo l’esercito su quelle due colline. Quando tutto sarà pronto voglio che un rappresentante per ogni Popolo nemico di Mordor venga con me di fronte al Cancello. » si girò e osservò i suoi compagni uno a uno « Ora siamo qui, comunque vada arriveremo fino in fondo. »
I suoi amici annuirono e i Capitani dell’esercito diedero gli ordini impartiti dal Re.
Era la mattina del 25 marzo e, al di là delle apparenze del mondo, avrebbero giocato il loro ruolo fino alla fine.
 
   
 
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