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Autore: brielleofpotidea    08/09/2023    0 recensioni
Anche se sei testarda e permalosa, Cordelia sa distinguere un'anima buona quando ne vede una. Tu sei senza dubbio una sorpresa per lei. Un lampo a ciel sereno. Un'incognita dolce amara. Cordelia desidera porgerti la mano, ma dopo quanto tempo deciderai di afferrarla?
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cordelia Foxx, Madison Montgomery, Nuovo personaggio, Zoe Benson
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ficcanaso


Ancora una volta mi trovavo davanti a quella maestosa struttura che probabilmente non sarebbe mai stata casa mia. Non che ne avessi mai avuta una di casa. Ma quella lì era certamente fuori dalla mia portata. Nonostante questo, ci passavo spesso. Mi ero affezionata al punto da considerarla un po' mia. Questo perché la conoscevo. O almeno, conoscevo alcune delle stanze, mostrate dalle ampie finestre sulla facciata. Sto parlando dell'accademia Robichaux, quella per ragazze eccezionali. Ormai erano anni che non si parlava d'altro.

Quando le finestre erano aperte e nessuna tenda oscurava la visuale, riuscivo a vederle. Sembravano appagate, mentre passavano da una camera all'altra, si scambiavano sorrisi ed erano affiatate. Camminavano a braccetto, talvolta battibeccavano, però tutto sommato sembravano felici. Molte avevano fretta, altre andavano più adagio, come se i corridoi dell'accademia fossero in realtà una passerella e non una scuola. Ma c'era una strega in particolare, che fin dal primo giorno, aveva catturato la mia attenzione. Mi era bastato incrociarla una singola volta per non scordarla più. Era bella da togliere il fiato. E si muoveva sempre con estrema leggerezza, ma al tempo stesso, emanava una potenza fuori dal comune. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. Di un color scuro come il cioccolato, in netto contrasto con la sua chioma bionda e voluminosa. I suoi sorrisi sapevano raccogliere una tenerezza sconfinata. Non conoscevo il suo nome e a dirla tutta, non riuscivo neanche ad indovinarlo. Una donna così bella doveva avere un nome ben fuori dalla mia immaginazione.

Erano le dieci del mattino quando passai dinanzi l'accademia. Come di routine, ormai passavo lì tutti i giorni, non avendo molto altro da fare. Come pensavo, il borbottare delle studentesse mi guidò con facilità verso il retro dell'accademia. Avevo creato un piccolo spazio tra le piante che crescevano lungo i cancelli della scuola, così da potervi sbirciare all'interno ogni volta che volessi.

La lezione di oggi era sul fuoco. Evocarlo, maneggiarlo ed estinguerlo.

Tutte ascoltavano le parole dell'insegnante, chi con più interesse, chi con superficialità, come se non vedessero l'ora di sgattaiolare via, e divertirsi un po'. Non sembrava difficile a parole, ma nel mondo della magia, spiegare un incantesimo non si avvicinava neppure al metterlo in pratica. Usare la magia, avevo appreso, significava piegare la natura e le sue regole a quelle del proprio volere. Significava anteporsi alla natura stessa, prenderne possesso e manovrarla.

La strega indossava una gonna morbida, lunga fin alle caviglie, nera e drappeggiata sui lati. Le fasciava i fianchi alla perfezione, avvolgendole il corpo come un guanto. La camicia era bianca, con le maniche a sbuffo e i polsini che richiamavano il colore della gonna. Due bottoncini dorati impreziosivano il tutto, ed evidenziavano la linea del seno. Le scarpe di velluto avevano un leggero tacco e richiamavano il colore dei bottoncini. Pensai che potesse esistere niente di più perfetto.

"Ricordate la respirazione, ragazze. Se vi lasciate dominare dall'ansia, nessuna magia verrà mai bene", consigliò, osservandole una ad una. Alcune di loro ci riuscivano senza troppe cerimonie, altre invece dovevano faticare parecchio per ottenere una piccola fiammella, che sfortunatamente una volta accesa, si affievoliva pochi istanti dopo. Il sudore grondava dalla fronte di alcune, come se fossero nel bel mezzo di una maratona sotto il sole.

"Dovete sentire la vostra energia convergere sul palmo della mano", raccolse il palmo di una sua studentessa e gioì con lei, quando riuscì a portare a termine il compito. Poi continuò, "e a quella sensazione dovete unire la vista e l'immaginazione. Quando siete in controllo della vostra mente, il resto viene da sè", pronunciò con un sorriso dolce, mentre sul palmo della sua mano, un fuoco ben più consistente aveva preso a danzare sinuosamente.

Restai a bocca aperta dinanzi a tale spettacolo. La luce del fuoco le illuminava il viso rendendola ancora più bella. I suoi occhi brillavano di speranza, mentre trasferiva quella stessa fiammella da una mano all'altra. Come se stesse giocando, trattenne la lingua tra i denti e si emozionò del suo stesso trucco. Alcune ragazze erano affascinate come me, mentre altre borbottavano sconsolate.

"Non ci riuscirò mai", fece una con aria di stizza. Incrociò le braccia al petto infantilmente, mentre un'altra le riservò un'amichevole gomitata, "Non buttarti giù. Abbiamo appena iniziato", con l'altra mano si asciugò il sudore dalla fronte, causatole dallo sforzo di evocare il fuoco. Lei, seppur per una manciata di secondi, c'era riuscita ad evocare il fuoco.

L'insegnante, che l'aveva sentita borbottare, si avvicinò con un sorrisetto, "Credi un po' di più nelle tue capacità, Coco. Sei ingamba e ci riuscirai", le disse con onestà, poggiando la mano sulla sua spalla.

Quelle sole parole furono sufficienti per far comparire un sorriso speranzoso nel volto della ragazza. Quando si voltò, mi accorsi che era più grande delle altre ragazze, probabilmente sui trentacinque anni o giù di lì, "Se lo dici tu", concesse, con un po' di esitazione, "a volte penso tu abbia aspettative troppo alte per una come me".

L'insegnante sollevò un sopracciglio scettico a quelle parole. In parte, parve addirittura offendersi. Il modo in cui passò la lingua sulle labbra prima di parlare mi fece sciogliere come neve al sole. Battei le palpebre lentamente, lasciando che il mondo attorno a me scomparisse e ignorai il rossore che avevano assunto le mie guance.

"Una come te?", ripeté, un po' confusa. Un piccolo risolino fuoriuscì dalle labbra della donna, quando Coco abbassò lo sguardo e annuì. "Ascoltami bene", le sollevò il mento con le dita, "tu custodisci un potere prezioso, e come te, ogni ragazza in questa scuola. Ognuna di voi ha un'abilità diversa, si caratterizza per una peculiarità, che è unica nel suo genere, e tu, mia cara, non dai a te stessa abbastanza credito. Non sminuire ciò che sei, perché credimi, tu sei preziosa per questa congrega. Ognuna di voi rappresenta un tassello per completare la nostra famiglia", continuò, rivolgendosi a tutte mentre pronunciò l'ultima frase. Poi, concentrandosi nuovamente verso Coco, aggiunse, "Che sarà mai non riuscire ad evocare il fuoco al primo tentativo? Credi che sia diventata la Suprema da un giorno all'altro?", domandò con fare divertito, "Oh credi a me, anche io ho dovuto penare di brutto".

Coco scosse il capo debolmente. L'amica le circondò la vita con il braccio e sollevò entrambe le sopracciglia, come a dire - vedi? - . Trovavo meraviglioso il modo in cui quella donna supportasse ognuna delle sue studentesse. Era certamente un modo inclusivo e amichevole, il suo.

"Cordelia ha ragione. Sei intelligente e ne verrai a capo. Per adesso, perché non andiamo a prenderci un piccolo snack, per staccare un attimo, ti va?", mormorò, poi guardò Cordelia, con una leggera esitazione. Si era resa conto che forse sarebbe stato meglio chiederle il permesso prima di farle quella proposta, "possiamo, vero?", domandò con voce piccola.

La donna fece finta di pensarci su, per una manciata di secondi, poi le dileguò, offrendo ad entrambe una leggera pacca sulla schiena, "Certamente. Andate pure. Sei stata brava Mallory, e anche tu Coco", ci tenne a precisare, "riprenderemo quando vuoi. Io sono qui".

Allora è così che ti chiami, pensai. Cordelia. Non ci sarei mai arrivata. Ti sta proprio bene.

Continuai a guardare la lezione tra le piante, poi ricordandomi delle parole di Cordelia, una folle idea mi balenò per la testa. Non avevo la benché minima idea di come avrei potuto controllarlo, eppure volli provarci ugualmente. Mi sedetti e sollevai il palmo al viso. Provai a visualizzare il fuoco, proprio come aveva detto di fare Cordelia. Immaginai una fiamma calda, dolce e accogliente danzare sulla mia mano quando chiusi gli occhi. Inspirai ed espirai, quando un leggero pizzicore si mosse dal gomito al polso. Nell'istante in cui riaprì gli occhi, non potevo crederci. Il fuoco era lì. Per prima cosa fui colta dall'eccitazione, ed emisi un gridolino di gioia misto a terrore, dato che stavo letteralmente andando a fuoco, ma poi mi morsi l'interno guancia, ricordandomi dove fossi. L'ultima cosa che volevo era farmi scoprire. Mi guardai le spalle e notai che alcune ragazze si erano voltate, ma nessuna di loro mi aveva adocchiata. Restai ben nascosta, mentre quella fiammella ondeggiavae mi sfiorava le dita.

Era incredibile. Se avessi avuto qualcuno a cui mostrarlo, sarebbe stato ancora più strabiliante.

La cosa più assurda era che quel fuoco non bruciava affatto. Lo trovavo quasi fresco. Provai a muovere la mano, feci danzare le dita e la fiamma si mosse di conseguenza, assumendo le forme più strambe. Ad un certo punto si allungò e diventò un cagnolino dall'aria piuttosto familiare e non potei fare a meno di ridere.

D'un tratto sentii uno scricchiolio alle mie spalle. "C'è qualcuno qui?"

Quando mi voltai, una ragazza dai capelli lisci e castano chiaro stava avvicinandosi nella mia direzione. Spalancai gli occhi e chiusi il palmo della mano con forse troppa foga. Infatti, il fuoco non si spense subito e commisi il madornale errore di avvicinarmi troppo alle piante. Una fogliolina prese fuoco, da verde che era, si carbonizzò rapidamente. Mi alzai di scatto e la tirai via con le dita, per impedire che bruciasse anche le altre, creando un effetto domino, poi la gettai a terra e la pestai col piede.

"Accidenti a te!", borbottai nervosamente. Tirai un sospiro di sollievo subito dopo, notando che avevo evitato un incendio, ma quello stesso sospiro mi morì presto in gola, quando la ragazza che avevo visto prima mi si parò davanti.

"Va tutto bene?", domandò col capo leggermente inclinato, studiando con curiosità il foro che avevo creato in mezzo all'aiuola, "che cosa stai facendo qui?", domandò con la fronte aggrottata.

Doveva avere la mia età, o giù di lì. Però, mi sentii ugualmente intimidita, dato che lei era sicuramente una strega ben più esperta di quanto potessi esserlo io. E per giunta, io ero nel torto più marcio.

"Oh, dici a me? Sì, certo", ridacchiai nervosamente, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, per evitare che prendessero nuovamente fuoco, "scusami, il mio maglione s'era impigliato tra i rami, perciò ho fatto un po' di confusione...", tagliai corto, abbozzando un sorrisetto di circostanza, "non intendevo disturbare", precisai, "vado via subito".

La ragazza non sembrò troppo convinta dalla mia spiegazione e d'altra parte, non avevo idea di ciò che avesse visto, e quanto di quello che avevo detto fosse credibile.

"Nessun problema", con un gesto della mano, allontanò le foglie che impedivano la visuale, e aprì un foro ben più grande di quello che avevo creato io, "così va meglio, no?", domandò, godendosi la mia reazione e il rossore delle mie guance. Ero stata colta con le mani nel sacco, ma non sarei rimasta lì a spiegare il motivo del mio ficcanasare. In fin dei conti, non ne avevo neppure uno. Quando feci per congedarmi, con un educato cenno del capo, lei parlò nuovamente, "Se ti va, puoi entrare sai. Non mordiamo mica. Io sono Zoe e sono una delle insegnanti qui in accademia", il suo tono era gentile, non potei negarlo, però qualcosa dentro di me mi sconsigliava di indugiare, "Tu vivi da queste parti?", continuò, ed io a quel punto esitai.

"Sei molto gentile, ma adesso ho da fare", feci spallucce, mordicchiandomi nervosamente il labbro, "Comunque sì, più o meno", continuai, rispondendo alla seconda domanda.

Zoe sembrò ancora più confusa dalla mia risposta, e d'altronde come poteva non esserlo. Quando aprì la bocca per ulteriori chiarimenti, decisi di filar via, precederla con un educato cenno del capo e filare via di lì.

*

A quel punto, Cordelia che aveva visto Zoe allontanarsi, le si avvicinò, mentre le altre studentesse continuavano a provare, "Cosa guardi?"

La ragazza più giovane fece spallucce, non sapendo bene come valutare la situazione. I suoi poteri, però, non l'avevano messa in allerta da te. La tua aurea era buona, e perciò non si era preoccupata, nonostante stessi evidentemente ficcanasando, "C'era una ragazza qui. Non so esattamente cosa stesse facendo, ma forse era solo curiosa. È appena andata via".

Cordelia aggrottò la fronte pensosa, "e cosa ti ha detto?", allungò lo sguardo, incontrando per un attimo la tua figura allontanarsi dietro l'angolo.

Zoe rise, "una bugia. Ha detto che le si era impigliato il maglioncino nell'aiuola. Finalmente ho dato un volto alla ragazza che ha tagliato l'erba in questo punto", ammise, infine, con tono divertito. Cordelia osservò il modo in cui era tagliata e capì che chiunque fosse stato a farlo, voleva dare un'occhiata a ciò che facevano, senza essere notata. Nel mentre, Zoe le raccontò del fuoco che aveva visto danzare sulla sua mano, e subito sul volto di Cordelia si vibrò un sorriso luminoso. La possibilità di accogliere una nuova sorella all'interno della scuola le riempì il cuore di gioia, "Ti ha detto il suo nome? Forse vuole far parte della congrega?", chiese speranzosa.

Zoe scosse la testa e fece una piccola smorfia incerta, "Non credo, sai. Mi sembrava piuttosto restia ad entrare. Ma non preoccuparti", aggiunse, quando Cordelia assunse un'espressione crucciata, "ho il sentore che la vedremo ancora", promise, sfiorandole il braccio e offrendole una stretta.

La Suprema annuì e le restituì il sorriso, "E noi saremo qui ad attenderla", concluse, desiderosa di fare la tua conoscenza. Guardò ancora una volta il punto in cui eri scomparsa, curiosa come non mai di sapere chi si celasse dietro la tua misteriosa identità.

 

   
 
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