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Autore: CyberNeoAvatar    08/09/2023    2 recensioni
Nell'immensa regione di un mondo fantastico nota come Proéyld, o ‘ Landa dell'Origine’ per via dei miti ad essa correlata, esiste un particolare potere chiamato Foundation, il quale prende le sue abilità basandosi su luoghi ed elementi di luoghi. Dopo la morte del sovrano di questa terra, però, i possessori di tale potere hanno preso a sparire uno dopo l'altro; questo fatto si intreccia con il viaggio di Evret, un giovane personaggio che sembra sapere chi ne è la possibile causa, e il cui passato sembrerebbe nascondere qualcosa legato all'accaduto...
Così verrà sancito l'inizio di un viaggio che porterà Evret e i suoi alleati attraverso la regione alla ricerca della verità sulla natura delle sparizioni, una verità che nasconde ben più di quanto possano immaginare.
Avvertenze:
Questa è una storia originale che viene consigliato immaginare come una versione scritta di un manga o di un anime per com'è sviluppata. I suoi contenuti sono stati sviluppati senza copiare nulla, di conseguenza ogni possibile somiglianza/uguaglianza tra questa e altre opere è solo frutto di coincidenze. Ogni eventuale disegno inserito al suo interno servirà soltanto per aiutare l'immaginazione, anche se non dovesse essere in qualche modo perfetto.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9 – La tragedia di Kryòs.

 

Lira continuò a fissare Ev, ancora presa dalla sorpresa. Quest’ultimo – o sarebbe stato meglio dire quest’ultima – ricambiava il suo sguardo con un misto di diffidenza e paura.

Era così strano, per la sorella di Sein e Cabel: finora gli era sembrato perfettamente un ragazzo, e ora scopriva che era del suo stesso sesso.

Ev non sembrava saper cos’altro inventarsi... era solo sulla difensiva.

« LIRAAA!».

Un grido attirò l’attenzione di entrambi, insieme a diversi passi provenienti dalla via che collegava il rifugio di Derow al lago: era Cabel, e sicuramente accompagnato dagli altri, che stavano arrivando di gran carriera.

‟ Oh no...” pensò in fretta Ev, col cuore che gli batteva a mille. Dovevano essere stati attirati dall’urlo di Lira, e magari anche dal proprio.

Avrebbero scoperto il suo segreto...

Fu allora che Lira gli lanciò un’occhiata, sussurrandole un « Aspetta qui.», quindi si trascinò di nuovo a riva e saltò fuori dall’acqua con tutti i vestiti bagnati, andando loro incontro.

Da dietro le rocce, Ev sentì Cabel esordire: « Che cos’è successo, Lira?! Ti abbiamo sentito gridare e... Un momento, sei caduta in acqua per caso?».

« Sì, Cabel, proprio così.» ammise in risposta la sorella. « È stata colpa di quel Leokàmi laggiù... mi ha fatto prendere un bello spavento, e ha finito anche con il buttarmi nel lago. Non dovevano starsene tranquilli, con noi?».

« Ah, sì... quello...» rispose la voce di Derow, che doveva aver visto il Leokàmi, il quale doveva essere attualmente ancora abbastanza visibile anche dalla riva della metà di lago dove si trovava Ev. « Quando caccia e combatte è serio come gli altri, ma quando non è impegnato in queste due mansioni è un po’ un mattacchione: di tanto in tanto si diverte a fare scherzi a me e a chi è sotto la mia protezione, che si tratti di un Leokàmi o di una persona.».

« Oh... ...» disse Lira, continuando in seguito: « Almeno non aveva intenzioni serie...».

« Ed Ev?» chiese Sein.« Ci è parso di sentire gridare anche lui... Ehi, Ev, tutto bene?!» esclamò a più alta voce verso le rocce.

« Eh? SI’ SI’!» si affrettò a rispondere con un grido lei. « Sto benissimo!».

« Sei sicuro?» domandò ancora Sein. Ev sentì dei passi... si stava avvicinando? Altre palpitazioni dal proprio petto...

I passi di fermarono.

« No, non occorre!» si fece sentire Lira. Era più agitata... l’aveva fermato lei?

« Perché no?» domandò il fratello.

« L’hai sentito, sta bene... e anch’io confermo, sta benissimo.» cercò di dissuaderlo la sorella.

« Calmati, sorellina... voglio solo essere sicuro che sia così. Tanto siamo tra uomini, che paura può avere?» disse Sein. Ahia, la giovane dietro le rocce sentiva un altro paio di passi.

Poi, Ev sentì qualcosa di vagamente simile ad un pugno abbattutosi su una scatola cranica.

« AHIA! Ma che cavolo fai, Cabel?!».

« Te lo sei meritato, oggi sei già stato fin troppo insistente.» brontolò Cabel. « Hai sentito o no tua sorella? Ev sta bene, non ha certo bisogno che vada tu a controllare.».

« Mi stavo solo preoccupando per un amico, uffa...».

« Sicuramente apprezzerà il pensiero, il che è abbastanza. Lasciamolo tranquillo a finire il suo bagno, adesso. Lira, forse è il caso che tu venga con noi... dovrai asciugarti di nuovo al fuoco.».

« Mi scalderò alle fiamme intorno al lago, Cabel.» disse Lira. « Io... non ho finito di parlare con Ev. Vorrei stare ancora un po’ qui... magari mi farò anche un altro bagno, prima di venire a dormire.».

« Mmh... come vuoi.» concordò il fratello maggiore.

« Ehi, allora mi fermo anch’io!» colse la palla al balzo Sein.

« Neanche per idea, tu torni indietro con noi.».

« Cos-?! Ma Cabel, vuoi lasciare Lira sola con Ev?! E se poi succedesse qualcosa di...?».

« Non ti inventare scuse, adesso: anche se conosciamo da poco meno di un paio di giorni Ev, dovresti aver già capito che non è il tipo da fare qualcosa di inappropriato. Perciò andiamo...». Si sentì come se qualcosa – o meglio, Sein – venisse trascinato via.

« UFFAAA!» esclamò quest’ultimo. Quindi, si sentì gli stessi passi di prima allontanarsi, stavolta.

Strano che Cabel fosse stato così arrendevole, pensò tra sé Ev... in fondo, i dubbi di Sein erano legittimi.

Ma il cuore tornò a farsi sentire quando passi più leggeri ritornarono nella sua direzione, e Lira si fu di nuovo mostrata davanti ai suoi occhi.

« L-Lira... ehm....» borbottò Ev, tornando immediatamente sulla difensiva. « Ecco... quanto hai visto non è... ehm... Cioè... ti ringrazio per... aver mandato via gli altri, ma... io... non...».

Ma Lira si limitò a sorriderle. Si inginocchiò sulla superficie dell’acqua e, gentilmente, le chiese: « Posso unirmi a te?».

Ev spalancò gli occhi. Unirsi a lei?

« Per... Perché?» chiese timorosa quest’ultima.

« Mi hanno detto che fare il bagno insieme, a volte, può vincere le diffidenze.» rispose semplicemente la ragazza. « E poi... da come ti comporti... da come nascondi chi sei... potrebbe essere da molto che non stai in compagnia in momenti così... intimi, vero? Spero che ti faccia piacere, se stavolta starò io un po’ con te. Che ne dici, ti va?».

Alla sua domanda, Ev abbassò lo sguardo.

Quando?

Quando era stata l’ultima volta che aveva avuto un bagno normale con altre sue coetanee?

A ripensarci... anche solo una cosa del genere... era qualcos’altro che aveva perso... e il pensiero di poter riavere almeno quella, anche solo per una notte, era così forte...

Si mise allora una mano davanti alla bocca, tossicchiando. « Coff... Coff...». Poi, quando riprese a parlare, la sua voce aveva cambiato intonazione: era diventata più morbida... delicata... evidentemente ben più femminile rispetto a poco fa. « Sì...». A Lira, per un attimo, parve di vedere un lieve tremito nei suoi occhi. Era emozionata, forse. « … sì... mi va... mi andrebbe molto...».

In breve, dopo aver lasciato gli abiti bagnati appesi ad un albero, anche Lira si immerse in acqua, dal lato opposto a quello di Ev, i lunghi capelli tenuti legati da un lato. Per i suoi diciannove anni, il suo fisico non era messo affatto male, non che quello dell’altra ragazza fosse da meno.

In un primo momento, vi fu un silenzio abbastanza imbarazzante. Lira stava probabilmente aspettando che fosse Ev la prima a dire qualcosa... ma la verità era che quest’ultima non sapeva cosa dire. Certo, le aveva concesso di stare con lei perché era da anni che non aveva una compagnia in tali occasioni... e soprattutto anche perché ormai la sua natura come femmina le era stata esposta... eppure rimaneva ancora restia a fare la prima mossa.

« Dunque... Ev...» decise infine di rompere quel silenzio Lira, « … Evret... è davvero il tuo nome?».

« Eh? Ah, no!» esclamò Ev, con il suo tono femminile. Fece toccare i propri indici. « Evret... è giusto un nome falso che mi sono data.».

« In tal caso, come ti chiami davvero, se posso chiedertelo?».

« Uhm...». Sembrò dubbiosa sul decidere di dirlo, la ragazza dalla Foundation di pietra. Poi, disse piano:« … Evy...».

« Evy.» sussurrò Lira, fissando la ragazza. Sorrise.« Visto? Ci stiamo già levando di mezzo un po’ di diffidenza, mi hai già detto il tuo vero nome.».

« Già... ahahah...» rise nervosamente la giovane, guardando altrove.

« Comunque, trovo sia un bel nome.».

« Grazie...». Non si sentiva del tutto rilassata, però. Sapeva che non aveva finito le domande...

« E... Evy...» riprese la sua interlocutrice, « … se non sono indiscreta... come mai ti fingi un ragazzo?».

Il suo sorriso nervoso scomparve. Ecco, lo sapeva.

« Sono motivi... molto gravi... quelli che mi spingono a farlo...» disse appena Ev, stringendosi con le proprie braccia.

« Se non vuoi dirmeli, non ti obbligherò a farlo.» aggiunse subito Lira, preoccupata di non essere andata troppo oltre. « Solo, vorrei saperne di più su di te. Vorrei... capire, tutto qui.».

Ev indugiò sul proprio riflesso sull’acqua.

Era pesante, parlarne... avrebbe saputo che avrebbe rivissuto la causa del proprio incubo ricorrente, se l’avesse fatto...

« Prima, a cena, hai cercato di rincuorarmi.» le ricordò Lira, e una sua mano si appoggiò alla spalla dell’altra ragazza: a quanto pare si era avvicinata. Ev non si mosse.« Anche se ci siamo conosciute da poco, hai pronunciato parole di conforto, per me. Ora... vorrei poterne pronunciare io per te, se mi è possibile.».

« Perché?» sussurrò Ev, evitando di guardarla.« Non sai neanche cosa c’è dietro... e senza saperlo, valutare le sue tue parole siano... sufficienti...».

« Questo no. Eppure... sembri molto triste. Dev’essere un fardello bello grande, quello che ti accompagna. Ti prego... lascia che lo alleggerisca, almeno per quanto mi è possibile.».

̔ Dolce, gentile e altruista’... Sein , l’aveva detto, si ricordò mentalmente Ev. Era davvero così, Lira.

Inizialmente le prese la mano che aveva sulla spalla, come per allontanarla. Ma poi, sembrò ripensarci.

La sua disponibilità ad ascoltarla... non sapeva se gettarla via alla leggera...

E se poi se ne fosse pentita, di non averlo detto finalmente a qualcuno? Di aver condiviso quell’importante quanto tragico segreto, ora che ne aveva effettivamente la possibilità?

Forse... doveva farlo... doveva provarci...

« Mi fingo un ragazzo...» pronunciò piano Ev, con la morte nel cuore, « … per non mettere a rischio coloro a cui voglio bene.».

« Per non mettere a rischio coloro a cui vuoi bene?» ripeté piano Lira.

« Sì. Perché, se si sapesse chi sono... coloro a cui tengo... potrebbero... soffrire a causa mia.».

C’era qualcosa, nell’espressione di Ev, che rifletteva una sofferenza interiore notevolmente più grande di prima. E questo provocò nella sorella delle due guide maggior apprensione per lei.

« Spiegati meglio... per favore.» la supplicò Lira, in ansia.« In che modo la tua identità metterebbe in pericolo coloro a cui tieni? Ti prego, dimmelo.».

Ev esitò ancora. Poi...

« Io... provengo da Kryòs...» disse piano.

« Kryòs? La conosco. Era famosa per avere uno dei templi dedicati allo Stoinos Cecroth più belli, il quale però è stato distrutto misteriosamente otto anni fa...».

« Sì... una volta era così, quel tempio...» sorrise appena Ev. « I miei genitori facevano parte di una famiglia di Adoratori di lunga data, relativa alla sua fondazione... una di quelle importanti. E anch’io, a dieci anni, ero parte del gruppo religioso del tempio.».

« A dieci anni?» si sorprese Lira.

« Non è così strano... anche i bambini possono fare parte del corpo religioso, con la raccomandazione dei genitori.» spiegò lei. « Comunque, non era un obbligo... a me piaceva pregare... là, a Kryòs, avevo tutto quello che poteva volere una bambina come me. I genitori migliori del mondo... una casa accogliente... tanti amici... » i suoi occhi grigio perla si fecero più esitanti. « … fino... a quella notte...».

« Quale notte?» le domandò lei. Ev ebbe un altro momento di mutismo. « Evy...».

« Erano... passati pochi mesi dall’annuncio in cui i Governatori Reggenti erano ascesi a Re Xanow.» ricominciò con difficoltà lei. « Mi trovavo al tempio... ad aiutare gli altri Adoratori con uno dei soliti riti propiziatori in onore di Cecroth. C’eravamo tutti... anche i miei genitori. Ad un certo punto, dalla scalinata che conduceva al tempio sul piccolo monte... sono arrivate un sacco di persone incappucciate. Tutte armate...

 

« Tutti vicino al muro!» sbraitò uno degli incappucciati dal mantello blu, costringendo insieme ai suoi compari il nutrito numero di Adoratori dalla tunica rossa presenti nel tempio ad addossarsi alle pareti della grande struttura di marmo in cui si trovavano, aiutati dalle Monolame che sbucavano dai loro travestimenti.

L’ambiente illuminato da fiamme mostrava molti ornamenti dorati sia sui muri che sul pavimento, tra cui rappresentazioni di enormi figure di spiriti dagli occhi ingioiellati che dovevano essere quelle dello Stoinos Cecroth, e non mancavano tavoli con strumenti appositi per funzioni religiose, oltre ad offerte adeguate al rango della figura adorata.

« Se non opporrete resistenza, non accadrà nulla di cui dovrete pentirvi. Ci interessano solo coloro che hanno dei Signs.» continuò quello, mentre un altro estraeva lo stesso strumento che i Cavalieri Salamandra usavano per controllare chi avesse un Sign or meno.

Nel mentre che veniva fatta presente quell’avvertimento, una bimba di dieci anni dai lunghi capelli castano chiaro, anche lei nella sua tunica carminia con una piccola spilla gialla a forma di pietra, osservava la scena tra la folla, spaventata dall’accaduto e stretta ai suoi cari.

 

« Queste... persone... hanno iniziato a controllarci tutti. Avevano quei bracciali, gli stessi che avevano fatto indossare anche a te... e trovarono tre persone con il Sign addosso, me compresa. Ci allontanarono dagli altri... dai miei genitori... hanno provato a opporsi... ma... è stato inutile. A quel punto... quando stavano per mettere anche a me uno di quei bracciali...».

 

« Tsk... questa irruzione per soli tre miseri portatori...» sbuffò un terzo incappucciato, nell’allungarsi verso la piccola Evy per farle indossare il bracciale Restrictor al braccio, mentre al suo fianco vi erano altre due persone ne avevano già uno chiuso attorno al polso e uno intorno al collo – il bracciale aveva una sorta di estensione metallica che poteva essere allargata per adattarsi alla circonferenza intorno a cui chiudersi – quando una voce alle sue spalle attirò l’attenzione sua e dell’altro suo amico vicino:« EHI, SEI SCEMO, PER CASO?!».

A sbraitare era stato un quinto loro compagno, che ne stava redarguendo un sesto che sfoggiava una larga Doppialama.

« Ci era stato detto di non portare quella roba!» continuò il quinto compagno, furente. « E’ troppo riconoscibile! Sai cosa succede, se qualcuno la vede?».

« Ma nessuno l’ha vista, maledizione!» protestò il sesto, innervosito.

« Ah no? E tutta la gente che sta qui? Sei DAVVERO così ottuso?!».

« Macché ottuso! L’importante è che non la veda la gente che sta in giro, mica questi tizi. Figurati se si lamenterà per questo, il Governatore Reggente Count-».

« STA ZITTO, IDIOTA!» gli sferrò un pugno immediato il quinto compagno, buttandolo a terra.

Tutti però ormai avevano sentito quelle parole... e quel nome... Evy compresa.

 

« Aspetta un minuto...» iniziò a dire Lira, arrivando ad una comprensione. « … ma allora... ti riferivi a te stessa, quando hai parlato di quella ragazza e del litigio a cui aveva assistito.».

« E’ così.» annuì lei. « Era chiaramente sospetto, come si era riferito al Governatore. E dopo... dopo che quel tizio diede il pugno all’altro...». Lì la sua bocca tremò... Lira la guardò, lasciandole il tempo di riprendersi, mentre ella cercava di continuare... cosa che sembrava non facile, per niente facile. « … dopo... quel pugno...

 

« Maledizione, perché diamine non posso avere uomini che sappiano pensare come si deve?» si lamentò il tizio che aveva lanciato il pugno.

« Hanno sentito tutto, eh?» mormorò rabbioso un altro degli assalitori incappucciati, guardandosi intorno.

« Che facciamo, allora?» chiese un altro ancora, guardando il tipo che aveva atterrato l’indiscreto alleato un istante prima.

« Beh... quello che siamo comunque venuti a fare, no?» replicò di rimando l’incappucciato in questione, muovendosi da un lato... e...

« AAAAAAAAAAAAH!».

Davanti agli occhi orripilati della Evy bambina, quell’individuo aveva appena infilzato contro il muro uno degli Adoratori che si erano appoggiati al muro, il quale aveva lanciato un urlo lancinante.

« Ehi, che cavolo fai?!» esclamò un altro, mentre quello estraeva l’arma dal corpo della vittima come se non fosse successo nulla. Il corpo del morto scivolò giù dal muro, lasciando una striscia di sangue lungo il marmo. Il resto della gente rimase impietrita da quanto accaduto, con alcune donne che boccheggiavano dal terrore di quanto accaduto.

« Non ricordate gli ordini? ̔ Fate in modo che non ci siano testimoni’.» rispose lui, nel ripulire la lama sul mantello.

« Ma l’idea era di catturarli, non di...» obiettò un altro.

« Certamente... ma ora hanno sentito qualcosa che non dovevano sapere che può rivelare le nostre identità, come se non bastasse la Doppialama messa in bella mostra.» gli fece notare lui. « Di conseguenza, non possiamo accollarci l’eventualità che qualcuno di loro riesca a fuggire per andare a spifferarlo in giro... e vi ricordo che siamo tutti sulla stessa barca, signori miei.». Alzò la testa per far un cenno agli altri. « Uccidete tutti meno i portatori di Signs.».

Gli incappucciati si guardarono tra loro.

« Non potete farlo!». In quel momento, un uomo dai capelli castano chiaro che doveva essere il padre di Evy. « Avevate detto che non ci avreste fatto nulla, se non avessimo opposto resistenza!».

« E’ vero!» gli diede manforte un uomo più anziano lì vicino. « Non avete il diritto di fare una cosa del gen-AAAAAAAAH!». Non finì la frase che una lama lo colpì in diagonale.

Un altro degli incappucciati si era avvicinato, sguainando la spada contro di lui.

« A-Ah...» rimase senza fiato Evy.

Un altro... caduto...

« AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!» gridò con forza una delle Adoratrici, gettandosi sul corpo dell’uomo ucciso. « NOOOOOOOOOOO!».

« Non metteteci tanto.» esortò il primo ad aver assassinato, voltandosi. I complici, come spinti dal secondo omicidio, presero ad avvicinarsi minacciosamente ancor più di prima...

« AIUTOOOOOOO!» gridarono diverse persone, cercando di fuggire via, solo per venir rincorsi e colpiti a morte da quelle lame impietose. « AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!».

Evy si sentiva quasi mancare... non riusciva a muoversi... e stava assistendo ad uno spettacolo orribile... troppo cruento per la sua tenera età.

Voleva chiudere gli occhi... solo chiudere gli occhi... ma non ci riusciva...

 

« L-Loro... hanno iniziato a farli fuori.» borbottò la ragazza, stringendosi sconvolta. I suoi occhi erano terrorizzati... come se stesse rivivendo quanto stava ricordando. « Quella gente orribile... ha iniziato a uccidere... persone a cui tenevo... davanti ai miei occhi...».

« E’... E’ terribile...» disse Lira. Quel resoconto così brutale sconvolgeva anche lei. « Li hanno... uccisi tutti?».

« No...» scosse il capo Ev. « No... perché poi stavano per raggiungere i miei genitori... e io... li vidi...».

 

« MAMMA! PAPÀ!» gridò Evy, cercando di andargli incontro, ma l’incappucciato che doveva metterle il bracciale Restrict le afferrò un braccio.

« Dove credi di andare, mocciosa?» disse lui, tirandole il braccio e sollevandola da terra. Le fece malissimo. Allungò il bracciale per chiudervelo intorno, quando ad un tratto uno dei due uomini con il bracciale gli si gettò addosso per fermalo. « EHI!». L’incappucciato gettò via Evy come un fuscello, per poi tirare una ginocchiata nello stomaco di colui che aveva osato ribellarsi.

« OUCH!» fece questi, piegandosi in due.

« GIU’ ANCHE TU!» gridò il complice dell’amico, tirando a sua volta un pugno al terzo portatore di Sign che aveva seguito l’esempio del secondo pur di aiutare gli altri. « Bastardi... ringraziate che ci servite, o avreste già fatto la fine degli altri!».

« Tesoro!» esclamò la voce del padre di Evy, il quale spinse via uno degli incappucciati per difendere sua moglie. Ma non era abbastanza per farlo desistere.

Evy, da per terra, socchiuse un occhio, vedendoli.

Quelle urla che rimbombavano per il tempio...

I suoi genitori in trappola...

Ansimava sempre di più... il panico era sempre più forte in lei...

Un solo pensiero le martellava la mente...

Smettetela...

Smettetela...

Smettetela...

« SMETTETELAAAAAAAAAAAA!». Quel grido esplose dalla sua gola senza neanche che se ne rendesse conto.

Improvvisamente una luce verde si diramò dal suo braccio, formando un’insieme di venature, e un’ondata della stessa luce si diffuse in tutto il tempio di Cecroth, per poi venir riassorbita con la stessa velocità in un istante.

« La bambina!» esclamò colui che avrebbe dovuto metterle il bracciale, cercando di intervenire... ma prima di riuscire a metterle il bracciale una potente scarica apparentemente elettrica respinse sia lui che coloro che le stavano intorno con un grido:« AAAAAAH!».

In quel momento, a Evy parve di precipitare nel vuoto. La sua coscienza parve annullarsi lentamente... finché...

 

« Eri svenuta?» chiese Lira.

« Non proprio...» negò Ev. « Era più come se... la mia coscienza fosse caduta in un abisso oscuro... mentre il resto di me agiva. Ma... ho avuto un momento di lucidità in quel mio... stato...

 

Grida di agonia echeggiarono tutt’intorno.

Grida che ebbero la capacità di risvegliarla.

Non sentiva di avere il controllo del proprio corpo. Eppure vedeva ciò che le stava intorno. E sentiva... di avere un grande potere che stava intorno a sé... e dentro di sé...

Non c’era più il tetto del tempio. Non c’erano più le sue pareti intorno a lei. L’edificio era crollato?

Volavano lampi... lampi che saettavano come fulmini a più riprese nel paesaggio notturno, provenienti da degli oggetti di roccia fluttuanti intorno a sé. Si abbattevano sugli stessi incappucciati che avevano attaccato il tempio i quali, colpiti, venivano coinvolti in esplosioni lucenti che rischiaravano il piccolo monte da cui cercavano di fuggire.

« AAAAAAAAAARGHHHHHH!» gridavano coloro che venivano raggiunti da quei colpi, uscendone con la pelle e gli abiti arsi dalla potente energia che li aveva raggiunti.

Non si muovevano più da terra... con ultimi rantoli, raggiungevano l’Altra Parte.

Morivano...

« MALEDETTA MOCCIOSA!».

Quel grido attirò l’attenzione del suo sguardo, e si vide quasi raggiunta dalla spada di uno degli intrusi del tempio.

Non seppe come, ma riuscì a fermare l’arma con una mano. Con una forza che certo non possedeva.

Lo sguardo dell’attaccante sotto il cappuccio si dipinse di dolore.

Si sentì di nuovo sprofondare... salutata solo da grida di altri incappucciati che venivano decimati senza pietà da quel potere, mentre sentiva l’ultimo incappucciato andatole incontro piegarsi a terra...

 

« Il peggio... però... fu quando tornai in me. Mi attendeva qualcosa che non...» si bloccò ancora un istante, « … che non... avrei mai... immaginato...».

 

Evy si chinò di colpo sulle ginocchia.

« Anf... Anf...» ansimò la ragazzina. I suoi occhi grigio perla, confusi, guardarono al suolo...

Poi, si sgranarono.

Vicino ai suoi piedi, vi era un braccio annerito.

Alzò lo sguardo.

Cadaveri.

C’erano cadaveri, nei pressi di lei. Quelli degli incappucciati che avevano attaccato il tempio.

« AH!» fece lei, spingendosi in fretta indietro. Si guardò intorno.

I resti dei nemici, dilaniati dalle esplosioni di luce precedenti, erano sparsi un po’ ovunque: sulle macerie del tempio, sul terreno mezzo bruciato... e, senza che potesse vederlo, alcuni erano anche rotolati giù dal monte.

Sì toccò istintivamente il viso, dall’orrore.

La sua mano si era sporcata...

La guardò. Era... sangue...?

Ma non era ferita...

Non era... sangue suo...

La consapevolezza bussò alla sua piccola mente prima ancora che realizzasse a pieno il tutto. Insieme ai flashback dei momenti di lucidità che aveva avuto.

« Ah...» mormorò lei, con le mani che le tremavano, i suoi occhi sconvolti che osservavano ciò che, senza alcun controllo, aveva fatto... finché un emise un grido di puro orrore. « AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!».

Fu allora che i suoi genitori corsero verso di lei, pronti ad abbracciarla.

 

« Li ho... uccisi...» borbottò Ev, abbassando la testa. « Li ho uccisi... con la mia Foundation... senza neanche rendermene conto... .

« È ... è... Oh... non ho... parole per dirlo...» disse appena la ragazza. Davvero... come poteva commentare? Come poteva immaginare come avesse vissuto ciò, allora? « Avevi solo dieci anni... e...».

« … non avrei dovuto passare una cosa del genere?» completò la frase l’altra giovane, stringendosi più forte le dita sulle spalle. « No... probabilmente no...».

« Anche chi stava con te, è finito così?».

« No.» scosse il capo. « No. Almeno questo. Sembra che dopo aver sbloccato la mia Foundation, in quel momento di... ̔ coscienza incosciente’... me la sia presa esclusivamente con chi ci aveva attaccato. Come se il mio corpo fosse... carico d’ira per loro... e volesse sfogarsi...». Poi, con voce più rotta, disse. «< Ma non cambia il fatto... che li abbia uccisi... Li ho uccisi, capisci?».

« Evy... quei tizi avevano ucciso gente innocente...» cercò di consolarla Lira.

« QUESTO NON CAMBIA NULLA!» esclamò con forza Ev, alzando la testa. Ora Lira vedeva che il suo viso era inondato di lacrime... lacrime di dolore puro. « Erano le persone peggiori del mondo, e allora?! Possono esserselo meritato, ma erano comunque persone! Li ho uccisi IO!» allungò quindi il braccio con il Sign e glielo mostrò. « Io, con questa cosa! Le Foundation sono considerate un dono, ma ero così debole che ho lasciato che in qualche modo mi spingesse a fare... cose di cui non mi rendevo conto! È principalmente per questo che mi sono allenata con essa in questi anni, prim’ancora che per fermare eventualmente Count... per impedire che qualcosa del genere accadesse ancora. E qualche volta... quando è nella forma che ho usato con Derow e Zaehr...» i suoi occhi tremarono, « … sento quasi... come se diventasse più instabile. Come se uscisse fuori dal mio controllo...». Piegò il braccio in acqua con un gestaccio, per poi distogliere il viso da Lira. « Ho paura... capisci? Paura che succeda di nuovo... che io... io...».

« … uccida di nuovo?» disse Lira, comprensiva. Ev non rispose... diede giusto un segno d’assenso.

« In parte... odio la mia Foundation, anche se non lo do a vedere...» sussurrò lei. « Se non l’avessi avuta... non sarebbe successo niente. Neanche ciò che mi ha portato lontano da casa. Perché dopo... fuggì via.

« Mentre ero impegnata a piangere per ciò che era successo, non riuscendo a dormire affatto, sono stata attirata nel cuore della notte dai rumori di una conversazione con i miei genitori. Stavano parlando con altre persone di Kryòs circa... l’accaduto...

 

 

« Quindi... la bambina ha distrutto il tempio?» disse una voce, da dietro la porta alla quale Evy stava origliando.

« La sua Foundation l’ha fatto.» replicò il padre della bambina. « Non credevo di assistere a qualcosa del genere... ha una forza davvero intensa.».

« Per fortuna però sembrava guidata solo dal risentimento per gli aggressori.» aggiunse un’altra persona.

« Capisco...» tornò a farsi sentire la voce. « Ma è vero? Quelli hanno fatto il nome del Governatore Count? Mi sembra impossibile.».

« Eppure quella Doppialama era il motivo del loro litigio, e per il fatto che avevano sentito il nome di Count il tizio che sembrava il loro capo era disposto a ucciderci quasi tutti.» replicò il padre di Evy.

« Forse erano solo preoccupati che Count potesse identificarli, se si fosse saputo della Doppialama.» teorizzò l’altro interlocutore. « Sui cadaveri abbiamo trovato un segno di riconoscimento riservato alle guardie di Arcteve, perciò probabilmente erano Cavalieri di quella zona...».

« Diamine, non è così che sembrava!.» replicò il padre di Evy.

« Ha ragione mio marito.» gli diede manforte la madre della bambina.

« Il problema comunque non è esattamente quello.» sussurrò l’altro. « Secondo gli altri Adoratori, un paio di loro sono riusciti a scappare via. Non sappiamo il perché fossero così interessati ai portatori di Signs, ma da quel che mi avete detto sembravano essersi particolarmente concentrati sulla bambina, dopo che è diventata... ehm...».

« Sì... abbiamo capito...».

« In ogni caso, ha ucciso quei tizi.» riprese lui. « Temo che quei due, che siano implicati o meno con il Governatore Count, potrebbero tornare... e in compagnia, anche. In fondo, avete detto che quell’incappucciato ha detto qualcosa, quando è successa quella cosa... che era...».

« ̔ È una di loro, l’abbiamo trovata!’.» completò lui.

« Quello. Quindi, è considerando questo – seppur non sia comprensibile cosa potesse intendere di preciso – che ho paura che avremo di nuovo a che fare con loro. Se il motivo del loro attacco era qualcosa che ha a che fare con vostra figlia non si fermeranno, specialmente se davvero Count è implicato come sembra... si rifaranno sicuramente vivi, pretendendo, la bambina... e quasi sicuramente ci andremo di mezzo anche noi, come è già accaduto a quei poveracci che hanno trucidato a sangue freddo.».

Evy emise un sussulto soffocato.

Ci sarebbe andati di mezzo... anche loro?

La gente di Kryòs... e i suoi genitori?

« Quello che proporrei io, in ogni caso, è di informare dell’accaduto le truppe di Tolriot perché si occupino della faccenda.» continuò l’interlocutore.

« Cosa? Sei uscito di testa?» chiese subito il padre della bambina, serio. « Abbiamo stabilito che quelli erano soldati di Proéyld e tu vuoi contattare altri soldati? Forse non saranno alle dipendenze del Governatore Count, ma chi ci garantisce che anche le truppe di Tolriot non siano coinvolte? Prima non pensavamo neppure che un Governatore Reggente potesse in qualche modo c’entrare qualcosa... senza contare che, guarda caso, stanotte i soldati del controllo dei Signs si sono dovuti allontanare da Tolriot per motivi loro. Forse erano in buona fede, ma forse anche no...».

« Ma non sappiamo nemmeno se realmente il Governatore di Arcteve sia coinvolto. Altrimenti, che alternativa proporresti? Certo, potresti anche consegnare a quei maledetti tua figlia nel caso tornino, il che potrebbe essere almeno una soluzione per la salvaguardia de-».

« COS’HAI DETTO?!». Si sentì un pugno dato su un tavolo.« Morirò, prima di consegnare qualcuno della mia famiglia a quegli assassini!».

« È nostra figlia, non un mostro di cui liberarsi!» fece eco la voce della madre.

« Va bene... forse ho esagerato. Messa così la faccenda, quel che penso, onestamente, è che dovremo prepararci al peggio.» disse l’altro interlocutore. « Chiederò comunque alla gente della città di...».

Ma Evy non fece in tempo a sentire cosa avrebbe chiesto alla gente di Kryòs. Se ne era già andata via.

 

« Ho aperto la finestra della mia stanza... e sono scappata di casa. Poi da Kryòs.» spiegò Ev. « Mi ero detta... che se non fossi stata in città... forse i responsabili dell’attacco al tempio avrebbero lasciato in pace... tutto ciò che mi era caro...» le sue ultime parole suonarono di una sconsolatezza infinita, « … anche... a costo di... perderlo...».

‟ Evy...” pensò Lira. Stava per piangere anche lei...

« Mi... Mi mancano... sigh...» iniziò a singhiozzare Ev, tremando tutta, mettendosi un braccio sugli occhi. La sua interlocutrice abbassò lo sguardo, anch’ella triste. « Tutti... ogni giorno. Per otto... lunghi anni. Mio padre... mia madre... i cittadini di Kryòs... il mio migliore amico, Adem...» non riusciva a tenere composta la sua voce, neanche sforzandosi, « Non so come stanno... e... per paura di metterli in pericolo... non mi sono mai più fatto rivedere. E tutto per la mia Foundation... anzi, per la mia debolezza nell’usarla!». La sua tristezza mutò in pura rabbia... rabbia rivolta verso sé stessa. « Odio di non essere stata all’altezza, finendo per mettere a rischio chi mi stava vicino! Ho perso tutto per questo! E mi detesto... mi detesto anche più di questo potere per ciò che-!».

« TI PREGO, BASTA!». Con quel grido, Lira si strinse a Ev, cogliendola alla sprovvista.

« L...ira...» borbottò lei, alzando a malapena lo sguardo intriso di lacrime.

« Mi dispiace... Evy...» disse a stento la ragazza. Mentre anche lei iniziava a piangere, le mise una mano in testa, accarezzandola piano. « Mi dispiace tanto. Io... non intendevo farti rivivere tutto questo. Ma... ascolta ciò che ha da dire un’umile ascoltatrice... non devi torturarti in questo modo. Tu ti danni tanto... ma eri solo una bambina... una bambina di dieci anni, capisci? Quanto poteva essere forte una bambina, in una situazione come la tua... dopo che la sua mente era già stata sconvolta dalla visione di gente con cui hai vissuto che veniva trucidata?».

Ev non rispose.

« Invece... io trovo che tu sia stata molto coraggiosa.» disse la sorella delle due guide. « Un tale senso di responsabilità a quell’età... nessun’altra bambina avrebbe preso quella decisione a cuor leggero. Hai voluto salvare Kryòs...» le sussurrò, poi, « … e so che fa male... ho provato qualcosa di simile, quando temetti di non rivedere più i miei fratelli... ma, al tuo posto... può darsi che sarei orgogliosa di me...».

Come l’accarezzava... come le parlava... alla ragazza in incognito parve quasi di sentire il calore di sua madre... un calore dimenticato da un bel po’...

Non accolse la sua ̔ richiesta’ di essere orgogliosa di sé. Non poteva. Non con quei pensieri in testa.

Ma una cosa la disse, seppur quasi impercettibile:« Grazie...».

Rimasero abbracciate così per qualche secondo, nella calma del lago, con l’unica altra presenza di qualche Leokàmi notturno che si aggirava nei paraggi. In seguito, Lira prese di nuovo la parola:« La tua famiglia... la gente di Kryòs... hai più avuto notizie a riguardo? Stanno bene?».

« Non... posso saperlo con assoluta certezza...» ammise Ev, ancora non tutto ripresasi. « Però penso di sì... ho cercato comunque di tenermi un minimo informata... e ho saputo che vi è stato un certo via vai di soldati presso la mia città, negli ultimi anni, ma credo che se fosse successo qualcosa di veramente grave la voce si sarebbe sparsa in giro per Proéyld. Forse Count ha fatto solo in modo che non si diffondessero queste storie su di lui... anche perché chi mai accuserebbe apertamente una persona potente come lui? In ogni caso... non potevo azzardarmi a... tornare...».

« Speriamo allora sia tutto a posto...» disse l’amica, speranzosa a riguardo. « Un’altra cosa... te la sei cavata da sola, dopo essertene andata? Scusami se insisto a farti domande, ma... ancora vorrei capire come una bambina possa essere vissuta per conto proprio per otto anni...».

« Non sono sempre stata sola.» le rispose l’altra giovane. « C’era Girius, con me.».

« Girius?».

« Sì... il mio salvatore.» sussurrò lei. « Ero stremata, dopo essere scappata per tutta la notte. Sono crollata vicino ad un bosco. E il mattino seguente, arrivò lui...

 

« Ferme!».

Un carro trainato da una coppia di Salamandre-Lupo si fermò bruscamente. Una persona discese dal mezzo, avvicinandosi alla bambina priva di sensi, piena di escoriazioni e con il vestito tutto rovinato, che stava lì tra l’erba.

Evy, come destata da quel suono, sollevò appena la testa.

Si era chinato su di lei un individuo avvolto in un mantello marrone. I suoi capelli erano di un fine color sabbia, distribuiti in maniera abbastanza scomposta ai lati, mentre il suo viso era di mezz’età.

« Sì direbbe che tu abbia visto giorni migliori.» disse l’uomo, allungandosi verso di lei e prendendola in braccio.

Pur con gli occhi stremati dalla fatica, Evy notò qualcosa di particolare presso quelli di quell’uomo: sotto le iridi scure che aveva, sulla metà inferiore delle sue palpebre, gli parve di scorgere delle strane, piccole linee collegate, quasi ramificate. Alla luce, parevano essere quasi lucide.

« Tranquilla, non ti farò del male.» sorrise amabilmente lui. « Mi chiamo Girius... ci penserò io a te.».

 

« Girius... è una specie di attore.» spiegò Ev. « O meglio... lo era... per un po’ si era esibito nei dintorni di Nawen, e perfino di Koronikà, con dei suoi amici... poi, per ragioni che non mi ha voluto spiegare, ha deciso di chiudere bottega e di partire in giro per la regione. Si porta sempre dietro il suo carro con le cose importanti per lui... è praticamente la sua casa ambulante.».

« Un tipo particolare... credo.» osservò Lira.

« Lui mi curò... e si occupò di me per un pezzo. Però pretese che gli spiegassi cosa ci facevo nel bosco e come mai ero tutta sola. Cercai di mentire all’inizio, ma non ci cascò... gli dovetti dire la verità. Anche se, stranamente, non pareva molto sorpreso da ciò che sentì. E’ un uomo strano, Girius... in ogni caso, compresa la situazione, decise di farmi viaggiare con lui per un po’.

« Non molto dopo, poi... ci imbattemmo in una pattuglia di soldati. Cercavano una bambina che era fuggita da Kryòs... non poteva essere un caso. Tuttavia, Girius li convinse che non trasportava nessuno... io ero nascosta nel carro. Riuscimmo a superare il controllo.

« Ma un altro giorno mi sentì male... e mentre ero febbricitante, ci imbattemmo in un altro drappello di soldati. Continuavano a cercarmi, solo che stavolta pretesero che Girius gli facesse vedere il carro, perché sentirono dei rumori da dentro. Fortunatamente, nel fermarsi, una delle sue vecchie parrucche di scena che teneva appese in un angolo mi era caduta addosso, facendo sembrare nella penombra che fossi più un maschio che una femmina. Girius ne approfittò per farmi passare per il suo figlio malato. Dato che i soldati cercavano una bambina e non un bambino, se ne andarono.».

« Una bella fortuna, o ti avrebbero scoperta.» disse Lira.

« Sì... e questo diede l’idea a Girius per non farmi scoprire: fingermi un ragazzo. Mi insegnò come recitare alla perfezione la parte del ragazzo, grazie alle sue esperienze in materia... mi fece tagliare i capelli, mi diede dei vestiti fatti su misura, che poi cambiai con altri fatti da me... mi insegnò un trucco per modulare la mia voce in maniera che sembrasse in tutto e per tutto maschile, abituandomi a mantenere quei toni talmente bene che anche se parlo nel sonno tengo la stessa voce... anche se a volte qualche colpetto di tosse d’assestamento lo devo dare...». Fece un gesto come per mimare quei ̔ coff coff’ che faceva ogni tanto con la mano davanti. « … e mi suggerì anche di stringermi i seni al petto con delle fasciature, quando fosse stato il momento, per appiattirli in maniera da non farli notare. Così... per diversi anni continuai a fingere, solo in compagnia del mio nuovo amico.».

« Ma... era davvero così necessario, arrivare a fingere di non essere più una femmina?» le chiese Lira. « Forse si sarebbero dimenticati di te, se avessi solo aspettato senza farti vedere in giro... forse è proprio così, oggi...».

« Non potevo e non posso tuttora correre il rischio, Lira...» sussurrò Ev. « Se mi riconoscessero, potrebbero usare i miei genitori o la gente di Kryòs per farmi venire allo scoperto, e non voglio che qualcuno si faccia male per me. Non voglio che si ripeta ciò che ha già causato vittime...». Guardò in basso... guardò il proprio corpo. « Nessuno deve sapere chi sia davvero... o rischio che la presenza del mio vero io arrivi alle orecchie sbagliate.».

« Dev’essere stato ben difficile, però...».

« Rinunciare ad essere... una lei?» sussurrò Ev. « Sì... lo è stato. Posso essere donna solo quando questa situazione me lo permette... praticamente mai. Lo dicevo per un motivo che... ̔ la ragazza che avevo incontrato’ poteva anche essere... morta dopo tutto questo tempo. Ed è molto triste, non poter essere come le altre. Però... così posso stare tra la gente in sicurezza... e, vivendo queste circostanze, ho anche scoperto che mi piace combattere...». Sospirò. « Mi faccio parzialmente prendere dall’euforia della battaglia, quando lotto con la mia Foundation. Era una sensazione che non pensavo di provare, prima.».

« Non la odiavi?» chiese Lira. « La tua Foundation, intendo.».

« Solo in parte, come ho detto.» rispose lei. « Non dimenticare che, sebbene la sua esistenza mi abbia tolto tutto, ha anche salvato le vite dei miei concittadini. Non è lei che incolpo di più...».

« Evy...» mormorò la sorella di Sein e Cabel, dispiaciuta dal suo colpevolizzarsi.

« Me lo disse anche Girius.» aggiunge l’interlocutrice. « E mi convinse pure a fare pratica con essa. Disse che una Foundation è come un barile su una discesa: se qualcuno lo accompagna, può arrivare in fondo al pendio senza conseguenze... ma senza perderà semplicemente il controllo, facendo male a chiunque si trovi sulla propria strada.».

« Sembra quasi un esperto in materia.».

« Ho avuto anch’io quell’impressione... forse aveva già avuto a che fare con questo genere di cose.».

« Forse...».

« Ad ogni modo, fu così che, due anni fa, mi consigliò di recarmi in una delle zone più remote dell’area di Tolriot ad allenarmi da sola con essa, prima di confrontarmi con il Governatore Reggente Count. Lo feci... ma anche dopo averla padroneggiata, la mia Foundation mi faceva comunque paura. Mi si era sbloccato qualche ricordo di, quella notte tragica, col passare del tempo...». Il suo sguardo di fece di nuovo terrorizzato, « … avevo visto come le Rocciasezioni, ruotando, avevano attaccato e dilaniato alcuni di quegli spregevoli individui incappucciati... il che mi fece ripromettere di non usare la mia Foundation alla mia massima potenza. Con fatica, avevo trovato il modo di limitarne la potenza, cambiandone la forma in una difensiva depotenziata...».

« Capisco...» mormorò comprensiva Lira.

« Certo avevo ancora un dubbio: se poterla usare o no al suo massimo contro chi invece aveva una Foundation.» continuò Ev. « All’inizio, credetti che non fosse necessario. Ma, combattendo contro Derow... questo mio punto di vista è cambiato. I portatori di Foundations sono davvero forti... almeno quanto me.» . Strinse un pugno, alzandolo. « Inoltre... Derow mi disse che avevano delle resistenze, verso altre Foundations... il che mi rassicurò sul fatto che potessi affrontarli al massimo senza uccidere qualcuno... e infatti Derow era ancora vivo, al termine della nostra battaglia. Questo mi rassicurava... se posso salvare qualcuno senza che uccida, sfruttandola a piena potenza, non devo più esitare a farlo contro le persone giuste. Pur impegnandomi a non usare... quella mossa... quella che sono stato costretto ad adottare contro Zaehr...» lì abbassò il pugno, un po’ sfiduciata. « Li però ho... davvero temuto di aver passato il segno... anche se non avevo scelta...».

« Però non è successo...» gli fece notare la sorella delle due guide.

« Già.».

« Quindi... è questa la tua storia.».

« Senti, Lira...» disse agitata Ev. « Anche se mi ha fatto piacere parlarne con te... non raccontare quello che ti ho detto agli altri, te ne prego. Non voglio che sappiano chi sono.».

« Ma perché? Puoi fidarti di noi, davvero.» obiettò l’interlocutrice.

« Ne sono sicuro... ma, se in un qualsiasi modo dovesse sfuggirvi...» disse Ev. Non voleva neanche pensare alle conseguenze. « Insomma, meno persone ne sono a conoscenza meglio è! Non voglio che le persone di Kryòs vengano messe in pericolo, è già molto che l’abbia detto a te...».

« Evy...».

« Per favore, Lira!».

« Io... ok. Non mi piace tenere segreti con la mia famiglia, però... tu ti sei confidata con me su tutto questo... sarebbe scorretto non rispettare la tua volontà.» considerò Lira. « Farò come mi chiedi, Evy.».

« Puoi continuare a chiamarmi Ev anche ora.» sorrise un poco l’altra ragazza. « Ev... mi chiamavano sempre così, i miei genitori. Non mi fa dimenticare chi sono veramente, questo soprannome.».

« Va bene... Ev.» la assecondò Lira.

« … senti, Lira... è vero che ti piace cucire vestiti?».

« Eh?» fece lei, colta alla sprovvista dalla domanda. « Sì, ma... E questo cosa c’entra?».

« Ecco... la serata finirà presto...» le spiegò Ev, con un po’ di timidezza, « … e... ora che ho fatto fuori l’argomento più spinoso su di me... mi piacerebbe avere una discussione normale... una discussione normale tra ragazze, intendo dire... almeno adesso che mi è possibile.». Nel dirlo, le rivolse un’espressione più amichevole e meno seria. « Anche a me piace fare abiti su misura... e chissà che non possiamo parlare d’altro che ci piace.».

Lira la scrutò, un po’ sorpresa che volesse parlare del più e del meno, a questo punto. Ma non ebbe nulla in contrario, replicando:« Con piacere, Ev. Ma non ti rassegnare... questa non sarà l’ultima volta che potrai averne una: sono sicura che troveremo altre occasioni per farti avere dei momenti da ragazza normale.».

« D’accordo.» annuì la giovane con la Foundation.

Tra spiegazioni di modi di cucire le stoffe, scambi di tecniche personali per creare decorazioni, colori e altre cose sulle vesti, e discussioni su altri argomenti ̔ femminili’, i minuti trascorsero in maniera molto più spensierata rispetto a prima. Ev ne fu entusiasta: le sembrava da secoli che non discuteva così animatamente con un’altra ragazza. L’ombra degli argomenti precedenti sembrava più lontana, adesso, e sicuramente preferiva non pensarci, almeno per il momento.

Solo che, ad un certo punto, quando la notte si era fatta ormai più inoltrata, Lira fu costretta a sentenziare:« Forse è il momento di tornare dagli altri: ormai Sein e Cabel si staranno chiedendo dove siamo finite.».

« Ah, è vero!» esclamò Ev, stampandosi una mano in faccia. « Peccato però... sarei rimasta volentieri di più.». L’altra ragazza le sorrise, prima di uscire dall’acqua.

Le due quindi si rivestirono, con la sorella di Sein e Cabel che diede anche una mano ad Ev a risistemarsi le fasciature che le nascondevano i seni. Poi, accesa una rudimentale torcia e spente le altre sulla riva, tornarono sulla via per il rifugio di Derow lasciandosi alle spalle il lago.

« Coff coff...» tossicchiò Ev, rivolgendosi quindi alla compagna con di nuovo la sua voce maschile. « Ti ringrazio ancora della compagnia, Lira. È da anni che non mi sentivo così... viva.».

« È incredibile come riesci a parlare da così a così...» commentò Lira al suo fianco. « Ma comunque, non ho fatto nulla di che. Se mai, sei tu quella da... ops, forse dovrei dire ̔ quello’, adesso...» ridacchiò un secondo, « … quello da lodare per qualcosa. Sei stato forte, a raccontarmi tutto. Nel caso fossi in grado di fare qualcosa per aiutarti, io...».

« L’hai già fatto, stanotte.» le sorrise Ev. Il pensiero di quanto le era capitato non l’avrebbe abbandonata così facilmente, ma parlare d’altro come alla fine della chiacchierata era stato bellissimo.

In quel momento, davanti a loro un’altra torcia fece capolino.

« Ah, eccovi qua.».

Era appena spuntato Cabel, dalla boscaglia.

« Stavo venendo a chiamarvi.» continuò il fratello maggiore di Lira. « Avete una vaga idea di che ore della notte saranno, adesso?».

« Oh beh... un po’ credo che l’abbiamo.» ammise Ev.

« È il problema di non avere una clessidra su cui leggerle dietro, fratello mio.» disse Lira a loro discolpa.

« In ogni caso, è meglio che andiamo.» disse con fare burbero Cabel. « Derow ci ha preparato i giacigli per la notte... non saranno niente di che, ma non siamo nemmeno in un albergo di lusso. Se non vi mettete subito a nanna, faticherete di più a svegliarvi domattina. Specialmente tu, Ev.».

« Ehm...» guardò altrove Ev, colpevole: alludeva a quando si era svegliata tardi durante la loro caccia alle tracce di Zaehr e soci.

« Va bene, Cabel.» si inchinò umilmente lei, seguendo il fratello. Ovviamente anche Ev gli stette dietro, e poco dopo arrivarono davanti al falò.

Alla luce di quel falò acceso, Derow era sveglio ad aspettarli, per il momento. Sein invece non aveva perso tempo e si era già messo a riposare in un giaciglio di foglie secche e altri accorgimenti fatti per approntare un qualcosa su cui dormire. I Leokàmi lì intorno erano soprattutto addormentati, seppur ve ne fosse qualcuno ancora desto.

« Aspetta, Ev.» disse Cabel, fermando la ragazza in incognito prima che seguisse Lira verso il campo.

« Sì?» chiese Ev. L’altra ragazza, nel notare che non erano andati avanti, si guardò indietro, ma quella con la Foundation le rivolse un sorriso rassicurante, per farle capire che poteva cavarsela da sola.

« Volevo solo sapere se era tutto ok.» disse Cabel. « Se Lira non ti avesse infastidito, soprattutto.».

« No no, affatto.» scosse il capo l’interlocutrice. « Abbiamo... parlato. Ed è stato piacevole.».

« Chiacchiere tra ragazze, suppongo.».

Come udì quella frase, Ev si bloccò.

« Come? Non ho capito...» mentì lei.

« Io credo di sì.» chiuse gli occhi Cabel, serio.

Ma cosa...? Sapeva che...?

« Dopo che io, tu e Sein abbiamo affrontato Akiow, e mi sono arrabbiato con te perché non hai usato la tua Foundation al massimo, hai ̔ perso’ per qualche istante il tuo tono maschile.» le spiegò la maggiore delle due guide, rispondendo alla perplessità che le leggeva in volto. « Vedi... mi sono occupato di Lira da quando è nata, sia con i miei genitori adottivi che dopo la loro morte... e in diciannove anni con una femmina in casa, anche non considerando il tempo in cui non ero con lei e Sein per via del lavoro, l’ultima cosa che non sono in grado di fare è riconoscere la voce di una ragazza. Questo spiegava anche il tuo comportamento quando Sein si avvicinava troppo a te.

« Poi, stasera, quando Lira ha tenuto lontano quel fesso di Sein dal venire a vedere, quella è stata un’ulteriore conferma. Senza contare che Lira non è il tipo di ragazza che fa un bagno da sola quando l’unica presenza intorno a sé è quella di un ragazzo conosciuto da poco, che abbia compiuto o meno qualcosa di eroico nei suoi confronti. A meno che non abbia scoperto che il ragazzo in questione sia... beh...».

« G-Guarda che...» cominciò Ev, un po’ sbiancata, quando Cabel alzò una mano.

« Non dire nulla.» la guardò con fare abbastanza calmo quest’ultimo. « Non ti ho spiegato i miei dubbi per avere una conferma. Non so di cosa avete parlato tu e Lira, al lago, e non voglio saperlo.». Socchiuse le palpebre. « Ti ricordi cosa ti dissi, quando partimmo insieme dopo aver lasciato il soldato Lector? Quando ti chiesi se avevi commesso qualche crimine in giro per Proéyld, per voler nascondere il tuo Sign alle autorità?».

« Che... non mi avreste forzato a parlare di nulla che non volevo rivelare, a meno che non fosse stato proprio necessario...» ricordò la ragazza con la Foundation, « … che vi bastava che vi aiutassi a salvare Lira...».

« Quel proposito nei tuoi confronti resta sempre valido.» disse Cabel. « Che io abbia intuito la verità o meno, è qualcosa che non ti spingerò a rivelare, né farò pressioni su Lira perché mi possa confidare qualcosa a riguardo. Almeno, se qualcuno mi interrogherà in proposito, non avrò bisogno mentire.». Incrociò quindi le braccia. « Non che abbia comunque intenzione di raccontare i miei dubbi ad altri. Terrò tutto per me... per la persona che mi ha aiutato a salvare mia sorella.». Detto questo, quella sorta di implicito giuramento, si mosse anche lui dagli altri senza dire altro.

Ev rimase ammutolito.

Quel Cabel era un bel tipo... perché lo faceva? Era certa che altri avrebbero cercato di fare l’opposto, con tutte le prove di cui parlava... cercare di convincerla a spifferare tutto. Eppure... aveva deciso di tenere per sé le proprie convinzioni senza fare domande a riguardo.

Ottima guida, grande fratello adottivo, combattente tanto forte da abbattere Orsi Cremisi e Leokàmi con abilità... e anche persona discreta. Quante qualità aveva?

Non che anche suo fratello, e in particolare sua sorella, non ne avessero più di una, di qualità. Gli piaceva molto, quella famiglia di cui si era fatta amico...

Sorrise nel riprendere a muoversi, desiderosa di prendere anch’ella posto nel punto in cui lo attendeva il suo non proprio comodo ed improvvisato letto.

  
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