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Autore: yoursmccann    10/09/2023    0 recensioni
Una raccolta di one shots di vario genere sui personaggi dell'anime Jujutsu Kaisen. Aggiornamenti lenti(ssimi) e irregolari(ssimi). Enjoy :)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Fushiguro Toji
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve :) 

 

Questa è la prima e potrebbe essere anche l'ultima one shot che pubblico sui personaggi di jjk, perché la costanza non è il mio forte. Tuttavia, la mia idea sarebbe quella di creare una raccolta, perciò speriamo bene.  Spero di riuscire sempre a rispettare la caratterizzazione dei personaggi, ma soprattutto di riuscire a coinvolgere chi leggerà. Commenti e critiche costruttive sono ben accetti <3. Buona lettura!

 

 

 

Toji x original female character

 

 

 

Digitò le prime tre cifre, ormai conosceva il suo numero di telefono a memoria, e nel momento stesso in cui il suo nome comparve sullo schermo capì di star sbagliando. Sapeva di star agendo da egoista, ma si convinse di non avere nessun altro da chiamare. In realtà c'erano almeno tre dei suoi amici che sicuramente sarebbero corsi a prenderla in massimo dieci minuti, ma non era loro che desiderava vedere, non erano le loro premure che sperava di ricevere, bensì quelle di un uomo che probabilmente non voleva dargliele.

 

O almeno non più.

 

Le sere in cui era ubriaca, e la sua testa ricominciava a pensare a ciò che c'era stato tra lei e Toji, non riusciva a non sentirsi irritata nei confronti dell'uomo. Era colpa sua se lei si era innamorata. Era colpa sua per averle fatto credere di essere l'unica donna giusta per lui. E quanto orgoglio aveva tratto da quella convinzione in tutti quei mesi. Parte di sé era ancora persuasa che Toji fosse solamente troppo pieno di sé per ammettere di essersi innamorato, o quantomeno invaghito di lei, ma cercava di non lasciarsi mai sfuggire quei pensieri ad alta voce con nessuno, altrimenti sarebbe passata per la più grande degli stolti. Decine e centinaia di volte, sin dagli albori della sua "storia" con Toji, i suoi amici l'avevano messa in guardia, le avevano detto che da quell'uomo non c'era da aspettarsi nulla, non importa quanto la facesse sentire speciale. E lei ne era consapevole, Toji non aveva di certo smesso di vedere altre donne.

 

"Non ti disgusta andare a letto con lui sapendo che mezz'ora prima era sepolto tra le cosce di un'altra donna?", le avevano chiesto più e più volte.

 

Sì, l'idea non le piaceva, ma era disposta ad ignorarlo finché avesse potuto avere Toji dentro di sé, le sue labbra sulla propria pelle e le sue parole nell'orecchio. I suoi feromoni impazzivano in presenza di quell'uomo, non era in grado di reprimere quell'istinto primordiale, quasi animalesco, che la possedeva ogni volta.

 

Se i propri sentimenti non si fossero messi in mezzo, probabilmente avrebbe continuato a vedere Toji per il resto della propria vita.

 

Chiamò una, due, tre, quattro volte, prima che l'uomo al centro dei propri pensieri rispondesse.

 

"Akane, ti ho detto che non devi chiamarmi, quante volte te lo devo ripetere?"

 

Non le diede il tempo di rispondere che continuò con la sua ramanzina.

 

"Ti avevo anche detto di cancellare il mio numero l'ultima volta."

 

Quando non sentì alcun tipo di protesta dall'altra parte sospirò, frustrato, chiedendole perché lo avesse chiamato. Era pronto all'ennesimo "mi manchi" o "sono ubriaca", e decise che questa volta avrebbe riattaccato, perché quella storia doveva finire.

 

"C'è un uomo che continua a importunarmi, ho paura."

 

La reazione non fu immediata, e Akane si chiese se non avesse perso la linea.

 

"Dove sei in questo momento?", la voce era atona ma si capiva che quelle parole avessero placato la sua rabbia istantaneamente.

 

"Sono chiusa nel bagno, temo mi stia ancora cercando."

 

"Cristo, Akane, quante volte devo ripeterti di non andare nei club-", sembrò ripensarci nel momento stesso in cui pronunciò quella frase. Non erano affari suoi. Non era la sua donna, né sua figlia, né niente per lui. Non aveva motivo di preoccuparsi per lei. Eppure era già con le chiavi in mano mentre a passi svelti raggiungeva la macchina.

 

"Scusami", piagnucolò la ragazza dall'altra parte del telefono, probabilmente un po' scossa dal mix di alcol, paura, e l'essersi beccata un rimprovero da parte dell'uomo che amava.

 

"Lascia stare. Resta dove sei e dimmi l'indirizzo. Non uscire da quel bagno, intesi?"

 

E, una volta ottenuta la via, riattaccò. Forse stava correndo un po' più del solito, ma si convinse di starlo facendo solamente perché le strade erano quasi vuote da quelle parti a quell'ora. Lanciò un'occhiata al cruscotto, erano le tre del mattino, e nella sua mente rimproverò di nuovo Akane per essere ancora in giro. Avrebbe dovuto ringraziare del fatto che fosse tornato da poco a casa, altrimenti, se lo avesse svegliato mentre stava dormendo, non si sarebbe mai alzato solamente per andare a prenderla, o almeno così si diceva. Avrebbe dovuto chiedere ai suoi amici di bloccare il suo numero sul cellulare di Akane? Ma perché avrebbe dovuto? Così sembrava quasi confermare che tra loro ci fosse stato qualcosa, mentre loro non erano assolutamente niente l'uno per l'altra. Avrebbe dovuto semplicemente bloccare il numero di Akane sul proprio cellulare, sebbene l'idea non gli andasse molto a genio, ma così era decisamente più facile. Abbassò i finestrini per far entrare un po' d'aria nell'abitacolo e calmare i propri nervi a fior di pelle. Toji non era mai stato un tipo ansioso, nemmeno a lavoro. Sapeva cosa era in grado di fare e cosa no, non aveva paura di quale piega potessero prendere gli eventi nella sua vita, perché non aveva niente da perdere. Invece, ogni volta che quella ragazzina lo chiamava, nel bel mezzo della notte, pregandolo di correre da lei- doveva essere per forza rabbia quel fastidio che provava nel petto, sì, era rabbia, per certo. Rabbia perché quella donna non sembrava volersi staccare da lui, e cercava di persuaderlo ogni volta, con il luccichio nei suoi occhi, con il profumo della sua pelle, con le dolci curve dei suoi fianchi. Cercava di persuaderlo a restare con lei, a godersi per un altro po' quella sensazione di appagamento che il suo corpo gli donava. Cercava di allontanarlo dalla strada che aveva scelto, quella di una vita pericolosa, all'avventura, e vuota perché priva di legami e affetti permanenti. Quella donna voleva che riaccendesse i propri sentimenti, che si rendesse di nuovo vulnerabile e debole. Ma Toji non era più in grado di una cosa del genere, e se pure avesse voluto non poteva permetterselo a quel punto della sua carriera. Non sarebbe uscito mai da quel giro. E se ci avesse provato, in molti avrebbero provato a farlo fuori.

 

Sceso dall'auto, si avviò a passo svelto all'interno del locale, fermandosi solo una volta varcata la porta d'ingresso, per capire in che direzione fossero i bagni. Il club era grande e c'era molta gente, non lo sorprendeva che nessuno si fosse accorto dell'uomo che aveva importunato Akane e pensò di aver fatto bene a dirle di restare nel bagno. L'aria era afosa lì dentro, e la puzza di alcol e fumo non aiutavano di certo. Si passò una mano tra i capelli corvini iniziando a farsi spazio tra i corpi sudati, senza preoccuparsi di essere gentile mentre spingeva le persone via da sé. Si chiese come avesse fatto, quando era più giovane, a passare serate intere in posti come quello. E si chiese anche come lo sopportasse Akane, che era stata la prima a dire sempre di odiare quel genere di posti. Era per dimenticare lui che frequentava luoghi simili, questo lo capiva bene, ma non si sentiva affatto responsabile.

 

Un paio di ragazze iniziarono ad urlare quando lo videro entrare nel bagno delle donne, minacciando di chiamare la sicurezza. Le ignorò, lasciando che scappassero fuori, e chiamò il nome di Akane, che uscì immediatamente da una delle tre porte. La squadrò da capo a piedi mentre si avvicinava a lui, avvertendo una familiare sensazione di calore nell'addome. Indossava un vestito che la fasciava perfettamente e le lasciava scoperti il collo e le spalle. Vedere la sua pelle priva dei propri marchi, come lo era stata in passato, quasi lo innervosì. Si sentiva come richiamato, invitato da quella pelle così candida che, oh, era stata così preziosa quando adornata dai suoi segni in passato. Se avesse bevuto di più quella sera, era sicuro che con un altro po' di whisky in corpo non sarebbe riuscito a resistere alla voglia di sbatterla lì, in uno di quei bagni stretti e sporchi, contro il muro freddo, in quello stesso momento. Ma sembrava che quella sera avesse in sé abbastanza autocontrollo. Inoltre, non poteva continuare a darle false speranze o non si sarebbe mai tolto quella ragazzina dai piedi.

 

"E tu sei venuta da sola in un posto del genere vestita così?"

 

Mentre la giudicava con lo sguardo, gli occhi di lei erano lucidi, e lo guardavano dal basso quasi supplichevoli. Restò immobile quando la ragazza poggiò le mani sui suoi fianchi e una guancia contro il suo petto, reprimendo l'istinto di accarezzarle i capelli e baciarle le labbra. Se in passato si era lasciato andare, adesso era il momento di tornare in sé. Lasciò che trovasse conforto nel calore del suo corpo per qualche istante, poi le afferrò il polso e fece un passo indietro.

 

"Non dovresti più frequentare posti del genere, andiamo", brontolò, e a passo svelto iniziò a raggiungere l'uscita.

 

"N-non ero da sola. Sono venuta con alcuni amici dell'università", rispose lei, appena udibile con il volume della musica così alto. Non era sicura se l'uomo non l'avesse sentita o avesse deciso di ignorarla, entrambe le opzioni erano valide, ma non ricevette risposta. Continuò a seguire l'imponente figura di Toji e le sue spalle larghe che le aprivano la strada tra la folla, attenta a non inciampare sui suoi stessi piedi per la rapidità con cui il più grande la trascinava dietro di sé. Sospettava che fosse arrabbiato con lei, probabilmente lo era per davvero quella volta. E pensò che forse quella era la cosa giusta da fare, rovinare il loro rapporto, farsi odiare da lui al punto da scordarsi di tutte le volte che lui l'aveva fatta sentire speciale, di tutte le volte che si era illusa di poter essere l'unica per lui. Faceva male, faceva molto male l'idea di essere odiata da Toji, ma quello era l'unico modo per potersi scordare di lui.

 

Una volta usciti dal club, l'aria gelida avvolse il corpo accaldato di Akane, facendola rabbrividire. E Toji voleva tirare un pugno a qualcuno ogni volta che il suo cervello si preoccupava per quella ragazza. Pensò che forse i suoi accenni di premura fossero dovuti al fatto che Akane fosse una coetanea di suo figlio, alcuni avrebbero sicuramente detto che il suo istinto paterno lo portava a desiderare dalla ragazza quel rapporto genitore-figlio che non era mai riuscito a instaurare con Megumi. Ma se avessero saputo il modo in cui bramava il corpo della giovane, in modo in cui l'aveva scopata più e più volte ogni volta che si erano visti da sette mesi a quella parte, beh, avrebbero cambiato idea.

 

"Non sono bei posti questi per una ragazza come te, dovresti saperlo", le disse non appena furono in macchina. Mise in moto e partì senza indugio, e soprattutto senza rivolgerle lo sguardo, perché sapeva che la sirena lo stava già aspettando pronta ad ammaliarlo di nuovo.

 

"Ho detto che non ero da sola."

 

"Non importa! Se non hai un uomo al tuo fianco dovresti evitare. I tuoi amici non finirebbero in una rissa solo perché qualcuno ti ha palpata", continuò irritato, dando la possibilità alla più piccola di fantasticare su come sarebbe stato avere Toji come suo uomo, sempre al suo fianco per difenderla. Se avesse avuto Toji tutto per sé, pensò, non ci sarebbe proprio andata in posti del genere. Non avrebbe avuto bisogno della musica, dell'alcol, né dell'attenzione di altri uomini per distrarsi, se solo avesse avuto Toji. Non poté fare a meno di riempirsi la testa di immagini tenere e domestiche di sé stessa e il corvino, pur sentendo lo stomaco stringersi fino a farle venire la nausea. Non capiva se fosse diventata masochista tutto d'un tratto, perché pensare a Toji le faceva male, ma lo adorava e non riusciva a farne a meno. Era una vera e propria ossessione. Un strategia tossica per colmare altri vuoti interiori di cui ignorava l'esistenza.

 

"Non voglio che nessuno finisca in una rissa per me", protestò, imbronciandosi. Toji aveva dei modi di fare così bruschi e violenti, che spesso e volentieri i suoi metodi di risoluzione dei problemi le davano sui nervi.

 

"Invece un vero uomo per te lo farebbe", rispose Toji duramente, chiudendo definitivamente il discorso. Akane si voltò verso il finestrino, osservando il più grande attraverso il riflesso piuttosto che direttamente, per esprimere in qualche modo il suo disappunto. Era stanca, affranta, non aveva le forze per affrontare qualsiasi cosa con maturità. Quando giungeva al limite tendeva a fare i capricci. In presenza di quell'uomo, inoltre, non riusciva ad evitare di abbassare la guardia e rendersi vulnerabile. Non desiderava altro che lasciare le redini in mano a lui per un po' e smettere di pensare.

 

"Ti ha fatto del male?", chiese il corvino dopo qualche minuto di silenzio, perso a contemplare se fosse meglio chiederlo o meno. Per quanto avesse cercato di convincersi che in realtà non gli interessava, beh, gli interessava.

 

"Mi ha bloccata al muro e ha provato a baciarmi. Credo di essermi stirata il collo quando ho girato la testa di scatto", mormorò lei, più a sé stessa che a lui. Toji non poté fare a meno di voltarsi per qualche secondo, fissando lo sguardo sul collo ora coperto dai capelli, come se potesse vedere il punto in cui le faceva male. Il cuore di Akane sussultò vedendo la scena nel riflesso del finestrino.

 

"A parte questo, sto bene."

 

"Mh."

 

Akane annuì assente, sospirando.

 

"Ti fermi da casa mia?", il tono era incerto, sapeva che risposta l'attendeva.

 

"No, Akane. Ho detto che non sarei più venuto a letto con te."

 

"Non devi per forza venire a letto con me, puoi anche solamente fermarti a dormire. La mia coinquilina non c'è, non mi piace dormire da sola", spiegò, sconsolata, perché sapeva che sarebbe stato difficile convincerlo. Era raro che Toji la cercasse se non per il sesso, e adesso che aveva deciso arbitrariamente che non avrebbero dovuto più vedersi, sapeva di non poterlo persuadere. Ma non si sarebbe arresa presto.

 

"Lo so che ti manco."

 

"Affatto. Prima di venire da te ero a letto con un'altra."

 

Akane perse un battito, i polmoni sembrarono stringersi e le mancò il respiro per un attimo. Non era niente di nuovo, ma non ci aveva mai fatto l'abitudine.

 

"L'hai detto tu che nessuna ti soddisfa quanto me."

 

È vero, avrebbe voluto rispondere Toji, ma a quel punto avrebbe fatto prima ad arrendersi e basta. Quella donna era già testarda di suo, non c'era bisogno che le desse ulteriori ragioni per insistere. Strinse il volante un po' di più tra le mani. Normalmente a quel punto si sarebbe fermato sul ciglio della strada, le avrebbe abbassato il sedile e l'avrebbe accontentata. Tuttavia, se era intenzionato a farla sparire dalla sua vita doveva fare in modo che lei si disintossicasse da lui. Era difficile resisterle, specie quando una semi erezione gli era cresciuta nel momento stesso in cui l'aveva vista in quel vestito, ma ci avrebbe comunque provato, per la propria pace interiore.

 

"Lo vedo nel modo in cui mi guardi. Cerchi di tenere lo sguardo rivolto altrove, ma lo sento bruciare sulla pelle ogni volta che è su di me, Toji."

 

Determinata ad ottenere ciò che voleva, si sporse verso di lui, poggiando una mano sulla sua coscia, tonica e muscolosa. Se l'unico mezzo per far restare Toji era il proprio corpo, allora non avrebbe esitato ad offrirglielo.

 

"Non crederti meglio di loro, Akane, non lo sei."

 

"Meglio delle tue puttane? Sei tu che mi hai fatto credere di essere meglio di loro, Toji!"

 

Era verde, verde di gelosia, voleva Toji tutto per sé. Non pretendeva di avere una relazione romantica con lui, sapeva di star cercando nella persona sbagliata, ma almeno voleva essere l'unica donna nella sua vita, l'unica da cui lui potesse andare per sfogo o per conforto.

 

"Non parlare come se tu non sia stata una di loro", la ammonì Toji, smontando ancora una volta quella convinzione che forse inconsciamente le aveva fatto maturare, di essere migliore delle altre. Lo era, senza dubbio, non c'erano donne che lo avessero mai colpito o intenerito, come invece aveva fatto Akane, ma non c'era spazio nella sua vita per lei e la ragazzina sembrava non recepirlo.

 

"Tsk! E tu vorresti farmi credere che tratti loro come hai trattato me? Come no!"

 

Serrando le braccia e si voltò di nuovo verso il finestrino, per nascondere gli occhi colmi di lacrime. Sapeva di non essere stata una delle tante per Toji, non ci voleva troppo per capirlo, e il fatto che lui stesse sminuendo il tutto la feriva. Come poteva anche solo pensare di paragonare quello che aveva avuto con lei a quello che aveva avuto con le sue altre donne? Non poteva sapere come Toji si comportasse con loro, effettivamente, ma le sembrava così assurdo pensare che avesse lo stesso rapporto con tutte. Era impossibile che guardasse tutte allo stesso modo, toccasse tutte allo stesso modo, che baciasse tutte allo stesso modo. Non era neanche sicura che Toji permettesse baci con le altre donne, perché le prime volte che erano stati a letto assieme le aveva espressamente vietato di baciarlo. Aveva infranto quella prima regola con lei dopo poche sere. Megumi, inoltre, l'aveva avvertita che suo padre non andava mai a letto con la stessa donna per troppo tempo, e lei era stata nel suo letto per ben sei mesi. Aveva infranto anche un'altra delle sue regole con lei, permettendole di restare a dormire a casa sua, e qualche volta di dormire persino qualche ora accanto a lui.

 

"Quindi vuoi dirmi che anche con loro infrangi la regola del bacio? Anche loro restano a dormire con te nel tuo letto? Anche a loro permetti di prepararti la colazione al mattino?", chiese sarcastica, conoscendo bene la risposta. L'uomo la ignorò, fingendosi per niente scosso dalle sue accuse, come se non potesse neanche sentirla.

 

"Sai cosa? E' questo che fa più male."

 

Le si ruppe le voce prima che potesse continuare.

 

"Posso capire che tu non voglia avere nessun tipo di legame affettivo, lo capisco. Ma il modo in cui tu fingi di non esserti mai affezionato a me-", si interruppe di nuovo, coprendosi la mano con la bocca per fermare la raffica di singhiozzi. Lacrime calde le scioglievano il trucco e lo trascinavano lungo le sue guance.

 

"Fa male, Toji", singhiozzò.

 

"Mi fai sentire come se io sia stata l'unica a stare bene tutte le volte che siamo stati assieme."

 

L'uomo teneva lo sguardo sulla strada e la mascella serrata. Non gli piaceva vedere Akane piangere, sebbene sapesse che non era di certo la prima volta che la ragazza piangeva per lui. In qualche modo i suoi singhiozzi scaturivano una sorta di panico in lui, a cui non sapeva come rispondere. Mai nella sua vita era stato in grado di consolare qualcuno.

 

"Più di una volta ti ho detto che mi è piaciuto fare sesso con te, in realtà."

 

"Non parlo di quello. Parlo di tutte le volte che abbiamo passato del tempo assieme prima o dopo essere stati a letto", spiegò lei, con una certa urgenza nella voce. Voleva che Toji ricordasse e che le confermasse di essere stato contento in quei momenti tanto quanto lei, altrimenti il suo castello di speranze sarebbe crollato.

 

"Quelle cose non contano niente per me, Akane, lo sai."

 

"Ma ti è piaciuto passare del tempo con me in quel modo, vero?"

 

"Non lo negherò", rispose il corvino con un sospiro, "Ma non significa comunque niente per me."

 

A quel punto trattenere i singhiozzi era diventato troppo doloroso per Akane, il gruppo in gola faceva troppo male. Nascose il viso tra le mani e cercò invano di soffocare qualsiasi suono. Si ripeteva in mente che doveva calmarsi, che non c'era motivo di fare così, che stava solamente facendo una pessima figura. Pensò che in effetti Toji non aveva motivo di affezionarsi ad una ragazzina sciocca e piagnucolona come lei, e che forse era proprio questo il motivo per cui voleva sbarazzarsi di lei. Gli piaceva il sesso, ma Akane non era abbastanza per lui al di fuori della camera da letto.

 

Quando arrivarono a casa sua, si era quasi calmata. Le lacrime continuavano a scivolarle sulle guance in autonomia, ma almeno i singhiozzi si erano placati. Allungò le mani tremolanti verso lo sportello, e si voltò a guardare Toji un'ultima volta per quella sera. Dubitava che non si sarebbero più rivisti, ma comunque voleva portarsi a casa abbastanza di lui da poter resistere fino alla prossima occasione.

 

"Vai a casa e cancella il mio numero, Akane", le disse, rilassandosi contro il sedile dell'auto, ma senza staccarle gli occhi da dosso. Non era stato facile neanche per lui quel tragitto in macchina.

 

"Sai già che non lo farò, e che continuerò ad aspettare una tua telefonata."

 

"Non farlo."

 

Non poté fare a meno di pensare che Akane fosse bella anche così, a pezzi, con il mascara colato sulle guance e gli occhi rossi. Megumi lo aveva avvertito dall'inizio di non avvicinarsi ad Akane, di non giocare con lei, perché avrebbe potuto distruggerla, ma doveva ammettere che lei gli piaceva anche così. L'idea di averla rovinata, di averla resa incapace di desiderare qualsiasi uomo che non fosse lui, gli faceva provare uno strano formicolio nel petto. Non poteva avere Akane nella sua vita, ma in qualche modo lei era sua lo stesso, e forse lo sarebbe stata per sempre. La seguì con lo sguardo mentre scendeva dall'auto e si avviava verso il suo portone, chiedendosi come sarebbero state le cose tra loro se lui non fosse stato ciò che era, se avesse potuto dare a quella ragazza ciò che lei voleva da lui, se per lui i legami non fossero stati dei punti deboli ma la sua forza. Arrivò alla conclusione che probabilmente gli sarebbe piaciuto, probabilmente non l'avrebbe trovato vincolante e soffocante essere legato sentimentalmente a quella donna, Ma, nella realtà concreta, tutto ciò non era possibile, e il fatto che Akane gli facesse pensare a queste cose, che mai gli erano interessate prima di allora, era il motivo per cui quella donna doveva sparire dalla sua vita. Non poteva permettere a nessuno di sconvolgere quell'equilibrio così perfetto che aveva stabilito con sè stesso e su cui aveva lavorato per anni. Non era un uomo che poteva concedersi vincoli e debolezze, e chiunque gli facesse anche solamente pensare alla possibilità di una vita del genere doveva restare alla larga da lui.

 

 

 

A/N: La dinamica descritta è estremamente tossica e non supporto in alcun modo questo tipo di rapporti, ma mi sembra anche inutile ricordare che stiamo parlando di Toji, perciò non c'è da aspettarsi di meglio. Mi scuso per gli eventuali errori e vi ringrazio per il vostro tempo <3.

 

 

   
 
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