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Autore: Cryblue    12/09/2023    2 recensioni
"Per te le amiche sono amiche, le colleghe sono colleghe e gli uomini sono tutti inutili"
Martina vive tutta la sua vita con questa filosofia, soprattutto ora che questo nuovo lavoro l'ha strappata dal dolore di una difficile rottura. Per lei è un vero disastro quando una RESPONSABILE cessa di essere "solamente" tale e diventa ai suoi occhi una Donna. Si, con la D maiuscola.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.23 – The fires of Pompei.
 
“Tua mamma maiala, oggi non finiva più” ti poggi al muro davanti ai bagni dei clienti con uno sbuffo, vedi prima il bianchissimo sorriso di Mauro, uno dei ragazzi delle pulizie, e poi la sua lucida testa pelata.
“Giornata lunga Martina?”
“Boh, forse sono io che ho bisogno di ferie, o forse oggi si sono dati appuntamento tutti i clienti più rompicoglioni e casi umani.”
“A giudicare dai bagni, non escluderei la seconda opzione.”
“Povero.” Ti avvicini a lui e gli accarezzi la spalla per consolarlo, lui fa broncio come un bambino.
“Cosa ci possiamo fare? Sono scemi, cosa possiamo farci?”
“Ah nulla, il problema è che i loro soldi non sono scemi e ci piacciono molto.”
“Puoi dirlo forte. Ma che ore sono? Sono andati via tutti, perché tu no?”
Prendi il telefono dalla tasca e guardi l’ora, sono le 13 e 15 e sai già che in negozio siete rimasti solo Simone, che era in cassa, Veronica al servizio clienti, che hai riconosciuto dalla voce degli annunci, Mauro alle pulizie e Riccardo, il ragazzo della sicurezza, un gran totale di cinque persone che dovrà aspettare ancora prima di poter mangiare. Tu personalmente uscirai da qui alle 13:35 come minimo e non si parla di essere a casa prima delle 14:00.
“Finisco a e mezza, ho ancora dieci minuti buoni.”
“Il mio cambio arriva per le due, non ho nemmeno visto chi sia e non mi importa. So solo che finisco di pulire i bagni, cambio le buste della spazzatura al bar e poi sarò libero come un uccellino.” Attacca le mani ai fianchi e le muove come se fossero ali, alzandosi in punta di piedi per emulare un ipotetico volo e data la sua mole è una visione ridicola. Scoppi a ridere e lui ne è così fiero che inizia a fischiettare, ma il suono è quello di un fringuello con qualche serio problema di salute.
“Sei davvero pessimo lo sai, si?”
“Ti piaccio per questo.” Ti fa l’occhiolino e tu lo spingi via, anche per permettergli di riprendere a lavorare. Vederlo tutto sudato e affaccendato ti fa sentire in colpa per essere lì ferma senza fare nulla, ma al bar hai fatto tutto quello che dovevi e lì non sapresti più come impiegare il tempo, decidi di entrare negli uffici e vedere se hai qualcosa da fare lì, se puoi controllare qualche scheda o mandare email, una cosa qualunque andrà più che bene.
Entri nella zona dipendenti e ti fermi davanti agli orari per controllare quelli che farai durante la settimana, li hai memorizzati, ma potresti aver confuso qualcosa quindi è sempre meglio dare un’altra occhiata, o cento. Ne approfitti anche per dare uno sguardo a quelli di Leila, con la perenne speranza che faccia una chiusura con te e magari litighi con Alex e abbia bisogno di sfogare le energie in eccesso.
“Pastorellinettini.”
Ti giri e ti basta vedere quel suo sorriso canzonatorio, i suoi capelli legati in una coda disordinata e la camminata scazzata per sorridere a tua volta e pensare che non mai visto nulla di così bello in tutta la tua vita.
“Ferrari?”
“Ho le labbra secche, ho bisogno di riavere il mio burro cacao indietro.”
Il prezioso cilindretto è nel tuo armadietto, inutilizzato.
Entri nel panico perché hai dato per scontato che il suo fosse un modo di stuzzicarti e non hai pensato nemmeno per un attimo che lei volesse davvero solo idratare le tue labbra. Tocchi l’esterno delle tasche alla ricerca di una via d’uscita da quella situazione, senti qualcosa di duro e ricordi di avere il tuo burro cacao in tasca, lo afferri con sollievo e soddisfazione, decisa a darglielo in pegno finché non potrai recuperare il suo.
“Tieni il mi...”
Ti afferra per un polso e ti tira verso la porta più vicina, che risulta essere il minuscolo spogliatoio del food, non si ferma lì, accende la luce, apre una delle due porte all’interno di quella piccola e buia stanzina e continua a camminare portandoti con sé e chiudendo anche la seconda porta. Pensi con sollievo che si tratta della doccia e non del bagno, per ovvie ragioni.
Leila ti guarda con quella speri sia tenerezza “La togli mai quella cuffia?”
La strappi dalla testa e passi la mano sui capelli cercando di sistemare quelli che sono certamente sfuggiti dalla coda. Lei fa un passo verso di te, ti scioglie i capelli e li guarda con un sorriso divertito e tu sai, sai che i tuoi capelli mossi sono incasinati, anche perché quei maledetti fanno sempre di tutto per apparire al loro peggio nei momenti meno opportuni. Eppure ora non sembra un momento poco opportuno perché lei ci infila la mano dentro e fa un altro passo verso di te, sfiora le tue labbra con il suo labbro inferiore e tu cadi nella trappola come la patata lessa che sei, la segui alla ricerca del bacio ma lei si allontana di nuovo. Fa un secondo passo indietro e sfila la felpa in pile che indossa con un meraviglioso luccichio negli occhi.
Hai sperato per giorni di poterla di nuovo toccare e baciare e ora che sta succedendo non sei in grado di muovere un solo muscolo.
La sua felpa raggiunge la tua cuffietta sul pavimento e ogni suo più piccolo gesto sta alimentando esponenzialmente il tuo desiderio di vederla venire tra le tue dita, a dirla tutta vorresti sentirla venire tra le tue labbra, ma ti rendi conto sia chiedere troppo e tu non sei un’ingrata, sei perfettamente felice con quello che hai ora.
Mentre tu perdevi tempo in stupidi pensieri, anche la sua polo gialla ha raggiunto la pila di indumenti sul pavimento e quindi ora lei si staglia semisvestita davanti a te e la luce è pessima tra quelle mattonelle bianche, e sotto gli indumenti il suo corpo è leggermente più morbido di quello che immaginavi, ma lo trovi tanto bello da non riuscire più a trattenerti, percorri velocemente la distanza che c’è tra voi, l’afferri per la vita e la baci. La spingi contro il muro e dal modo in cui lei succhia l’aria temi di averle fatto male, smetti di baciarla e la guardi per accertarti non sia nulla.
“Scu…scusa…”
“È solo freddo il muro.” Ti afferra per il collo e ti attira di nuovo a se.
Oggi non aspetti un invito formale da parte sua, prima le slacci i pantaloni e poi ci lasci scivolare dentro una mano, mentre l’altra sale verso il suo seno e vorresti strapparle il reggiseno e baciare ogni centimetro di pelle visibile, ma non sei sicura sia disposta a spingersi così avanti, perciò ti limiti ad accarezzarlo da sopra il tessuto, nella speranza sia lei a fare quel passo.
La prima volta in cui l’hai toccata è stata una delle esperienze più sensuali della tua vita, ma impallidisce al cospetto di quello che sta succedendo oggi, non sai se dipenda dal fatto lei sia seminuda, o dal fatto siate entrambe lievemente più a vostro agio, o magari dipende dal fatto che non abbiate nessuna fretta e che lei sembra più che disponibile a farti capire cosa vuole tu faccia. Non lo sai e non ti importa, perché ogni suo fremito, ogni suo ansimo, ogni suo brivido, ti stanno facendo eccitare al punto che sei sempre a un passo dall’avere tu un orgasmo.
Fai tutto il possibile per far durare questo incontro il più possibile, rallenti fino a farla lamentare più e più volte, ma non puoi impedire l’inevitabile e quando le concedi l’orgasmo, si afferra alla tua polo e la stringe con tanta forza che temi e speri che la faccia in mille pezzi. Lascia cadere la testa contro il muro e mal soffoca un ansimo lungo e basso e la prima volta non avevi avuto l’onore di poterla vedere durante l’apice del piacere ed è tanto bella che non sai staccarti dal suo corpo o smettere di accarezzarla, è lei ad afferrare il tuo polso e fermarti.
La sua mano destra sale fino ai tuoi capelli e tira leggermente quelli più corti alla base della testa, costringendoti quasi con la forza a baciarla, non che tu abbia nulla da ridere al riguardo, anzi: il sapore delle sue labbra è la tua nuova, amatissima droga, anche se questa volta l’odore del fumo le è rimasto addosso, non cambieresti il tutto di una sola virgola.
Vorresti continuare a baciarla, incurante dell’ossigeno che sembra non essere sufficiente a riempire i tuoi polmoni, ma lei continua a giocherellare con i tuoi capelli, con gli occhi chiusi l’aria pacifica.
Speri che li apra e ti dica qualcosa, una cosa qualsiasi su quello che state facendo, che lo definisca, ti dica cosa voglia da te o anche solo cosa pensa di te. Hai bisogno di sapere se ha capito che hai una cotta per lei e se le dispiace o le da fastidio, anche se probabilmente quello che senti tra le tue dita è una risposta più che chiara a questa domanda.
Leila riapre gli occhi senza nessun preavviso, e sono talmente tanto predatori che vorresti fare un passo indietro, se solo tu fossi capace di  smettere di toccarla. Fa un mezzo sorriso e fa scivolare le mani su di te, arriva al tuo grembiule e lo slaccia molto lentamente, la sola idea che lei voglia toccarti ti manda nel panico più totale e inizi a camminare all’indietro, disposta a perdere quel meraviglioso contatto fisico pur di scappare da quello che potrebbe succedere.
Il tuo corpo ti sta letteralmente urlando che sei al limite della sopportazione e hai bisogno lei ti tocchi, ma la tua mente è terrorizzata all’idea di affidarsi così a qualcuno.
Il suo sorriso si fa ancora più malizioso mentre esegue ogni passo in sincrono con te e tu pensi che al tuo posto saresti offesa e ferita, non divertita. Ben presto siete entrambe dentro la doccia e la sensazione di essere in trappola ti sta facendo affogare, anche se l’acqua è chiusa. Il tuo cervello sta elaborando bilioni di pensieri al secondo alla ricerca di una via d’uscita, mentre lei litiga con il bottone dei tuoi pantaloni. Trovi la via di fuga in una delle caratteristiche di Leila che più odi e ami: la sua paura di debiti.
“Non devi farlo per forza…non…”
“Ma io voglio farlo.” Lo dice guardandoti negli occhi e senza la minima esitazione, facendoti dimenticare tutto quello che non sono quei profondi occhi castani. La sua voce è molto più bassa quando aggiunge: “Rilassati, va tutto bene.”
Ti bacia il collo e ti afferra di nuovo i capelli, mentre le sue dita scivolano lentamente contro il tuo sesso. Basta quel semplice, leggerissimo tocco perché il tuo corpo abbia la meglio sulla tua mente, ti afferri alle sue spalle e ti lasci inondare dal piacere.
Non ti ci vuole per capire che qualcosa non sta andando come dovrebbe andare, perché l’orgasmo è tanto impellente quanto lontano e non accenna ad avvicinarsi: diventi sempre più consapevole delle voci nel corridoio, del poco tempo a vostra disposizione e la voce che ti dice che non vuole farlo davvero, che non può volerlo fare con una come te, è passata dall’essere un sussurro a un vero e proprio urlo.
Il piacere sta velocemente lasciando il posto al fastidio e stai per fermarla, quando sentite la porta che dà al corridoio aprirsi. Leila ti mette una mano sulle labbra e mima un silenzioso sssh, annuisci e aspetti.
“Chi c’è?” dalla voce riconosci essere Emma, la ragazza delle pulizie.
“Leila.” Ha la voce autoritaria che ha sempre quando qualcuno la infastidisce e il tuo corpo ha l’ennesimo brivido di desiderio.
Ti strozzeresti da sola per la tua incoerenza.
“Oh scusami, scusami, ti lascio subito in pace.” Ha la voce spaventata e un pochino hai pena per lei.
“Grazie.”
Passa poco meno di un secondo prima che la porta si richiuda, vi rilassate entrambe a quel meraviglioso suono.
“Fortuna che non ha capito che ero in qui e non nel bagno.”
“Già.”
Quasi non aspetta tu risponda per riprendere da dove vi hanno interrotte, ma la fermi perché pensi sia inutile e non vuoi diventi qualcosa di peggio.
“Cosa?”
“Non…non…”ti manca l’aria e riesci a guardare solo la pila di indumenti sul pavimento. “Nonriesco.” È malapena un sussurro e ti vergogni appena finisci di pronunciarlo.
“Sto sbagliando qualcosa? Vuoi che…”
Scuoti la testa con forza e ciuffi di capelli ti frustano il viso “No…no…è…” le indichi attorno per farle capire che è tutta la situazione che non ti permette di rilassarti a dovere e non lei, al contrario lei è l’unica ragione per la quale il tuo corpo sta pulsando di desiderio, nonostante tutto.
Senti i tuoi occhi studiarti, ancora e ancora, finché non trovi il coraggio di alzare lo sguardo a incontrare il suo, a quel punto si avvicina molto lentamente a te, mantenendo fino all’ultimo il contatto visivo, poi ti accarezza le labbra con le sue, in una dolcissima carezza innocente.
La carezza si ripete, ancora e ancora, fino a lasciarti il tempo di abituarti e volere di più, a quel punto il bacio diventa più intenso e si ripete esattamente la stessa cosa, ti bacia e ti ribacia, finché non sei tu a chiedere di più attirandola più a te o lasciandoti scappare un lamento nella sua bocca. Salite così lungo una scala di passione e prima che tu possa rendertene conto stai tremando come una foglia, stringendoti a lei perché le gambe non sono in grado di sostenerti e mordendo le labbra per evitare di urlare per il piacere e far accorrere le persone rimaste in negozio.
Fingi di impiegare molto tempo a riprendere fiato, un po’ per la vergogna, un po’ perché ti piace il modo in cui ti sta sorreggendo, stringendoti a se e con le labbra posate dolcemente sulla tua tempia.
Sei una persona indipendente e hai bisogno di cavartela da sola sempre e comunque, ma questo? Questo è una piacevole eccezione alla regola, lei è l’eccezione alla tua regola.
“Stai bene?” Annuisci il tuo assenso e lei ti riallaccia i pantaloni. “È meglio se esco prima io. Se non mi senti parlare con nessuno, aspetta due minuti e poi esci, va bene?”
“Si, certo.”
Ti sembra di aver a malapena sbattuto gli occhi, invece lei è già rivestita davanti a te e ti sta porgendo grembiule e cuffia, li prendi e vorresti afferrarle anche le mani e attirarla a te, per riprendere a far sesso o semplicemente tenerla tra le braccia, non avresti preferenze a riguardo.
Ti sistema capelli e colletto della polo con un sorriso, vorresti allungare la mano e sistemare tu un ciuffo di capelli a lei, ma ti senti drenata di tutte le tue energie, è solo quando sta per varcare la prima porta che le bisbigli con forza.
“Il burro cacao.” quando lo dici a voce alta, sembra davvero una cosa stupida e senza senso. Leila ti guarda incredula e poi i suoi occhi diventano pozze di malizia e desiderio.
“Me lo renderai la prossima volta, anche perché sono ancora in debito.” Ti fa l’occhiolino e lascia la stanza.
Aspetti molto più dei due minuti che ha raccomandato lei, perché sei una patata lessa obbediente e perché devi ancora riprenderti per lo shock, quando esci però sei molto, molto felice.
Non hai avuto nemmeno mezza risposta alle centinaia di domande che hai in testa, ma non ha importanza, perché oggi hai avuto la certezza succederà ancora, e al momento non ti viene in mente niente di meglio.
   
 
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