Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: FragileGuerriera    12/09/2023    2 recensioni
Missing moments ispirato all'episodio 106, "Le due guerriere".
Michiru incontra Haruka e cerca di convincerla ad accettare il suo destino di guerriera Sailor, ma tra le due nasceranno numerosi scontri: Haruka è decisa a non voler sacrificare i suoi sogni per un disegno crudele di cui non comprende il significato. Al tempo stesso Michiru intraprenderà una battaglia personale per negare i sentimenti che inizia a provare per Haruka.
ATTENZIONE: all'interno della fanfiction saranno presenti scene forti (ma non violentissime) legate al sogno apocalittico di Haruka.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bentrovati a tutti voi lettori. Ormai siamo alle battute finali di questa fanfiction che era inizialmente formata da 9 capitoli. Tra i tanti capitoli aggiunti solo nell'ultimo mese e mezzo rientra anche questo che, fino alla parte antecedente allo scontro di Sailor Neptuno e Sailor Uranus, fa riferimento al terzo e ultimo manga di Yamada. Ci sarà anche una parte in cui le due ragazze saranno protagoniste di una battaglia con un nuovo demone e spero che possa essere di vostro gradimento. E' la prima volta che descrivo una lotta e sinceramente, prima di questo capitolo, neanche avrei mai immaginato di provare a cimentarmi in un genere di racconto tanto distante da quelli che ho scritto finora. Spero che possa essere di vostro gradimento.

Un ringraziamento speciale va a Fenris: grazie per i tuoi consigli, spero di averli recepiti quanto meglio ^^.

Ringrazio come sempre chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite, le persone che l'hanno salvata tra le ricordate e gli utenti che recensiscono.

Buona lettura :-)


14.


-Ehi, aspetta un momento!!

Che seccatura!” pensò Haruka intuendo che non sarebbe stato facile sbarazzarsi della rivale.


-Mi devi dare qualcos'altro?

-No, voglio sapere come sta Michiru.

-Non bene.- spinse di nuovo la porta, ma Elza faceva resistenza aggrappandosi ad essa pure con le mani.

Restarono per un po' così: a spingere la porta una nella direzione opposta all'altra. Entrambe più che decise a non demordere: Haruka non voleva Elza in casa ed Elza non intendeva essere trattata da estranea in casa di una persona per la quale lei era tutto fuorchè un'estranea.

Dopo un minuto passato a combattere attraverso quella porta e notando che Haruka era più forte di lei, Elza decise di giocarsi la carta della cortesia. Haruka era sicuramente più maschile e anche più maldisposta di lei nei suoi confronti, però le sembrava una ragazza di buone maniere: -Ho fatto molta strada per arrivare fin qui, perchè non mi fai entrare un attimo?

Ci mancava!” pensò la bionda roteando gli occhi prima di lasciarla entrare.

-Ti posso offrire qualcosa da bere, un the' o un altro tipo di infuso?

-Il the va benissimo- rispose Elza seguendola in cucina.

Haruka prese la tazzina con il piattino, poi prese un pentolino dove scaldare l'acqua in cui immergere la bustina del thè riposta in una delle ante della credenza in cucina.

Elza osservava ogni suo gesto, di sicuro la bionda non era capitata lì per caso come lei: aveva molta dimestichezza con quella casa, tanto da sapere con assoluta certezza dove trovare tutto l'occorrente e questa cosa non faceva che avvalorare le ipotesi delle compagne di scuola. Solo chi si ha in confidenza si invita a casa propria e gli si da il permesso poi di muoversi come se si trovasse a casa sua. Haruka poi si muoveva con notevole destrezza, senza un minimo di dubbio su dove poter trovare tutto il necessario.

-Ecco il tuo thè, quando avrai finito potrai andare.- le disse offrendole la tazzina, mentre con la mano sinistra sorreggeva la sua. Quella mano le faceva ancora un po' male, ma non intendeva tenerla troppo a riposo: doveva abituarsi a reagire al dolore.

Quando ho finito, dici, eh? Ho come l'impressione che l'acqua sia troppo calda e dovrò bere molto lentamente questo thè.” pensò Elza con un sorriso un po' sardonico. Si fermò ad osservare Haruka e dovette ammettere di trovarla attraente come mai, per la prima volta capì perchè faceva girare la testa a tante ragazze sia della sua età che quelle un po' più grandi, eppure c'era qualcosa di diverso in lei rispetto a prima delle vacanze: anche se con lei non aveva cambiato atteggiamento, sembrava essere diventata più distesa, ma al tempo stesso più adulta di prima.

-Sei stata altre volte a casa di Michiru?- Domanda banale in apparenza, bastava guardarla come si muoveva con sicurezza per capire che c'era già stata, ma sperava di carpire più informazioni con quella domanda generica.

-Direi di sì.

Tutto qui?”. L'atleta sperava in molte più informazioni, per cui provò a farle un'altra domanda un po' più nello specifico.

-Molte volte?

-Direi che nell'ultimo periodo ho quasi passato più tempo a casa di Michiru che a casa mia!

Elza sentì una stretta al cuore. Anche questo non faceva che avvalorare le ipotesi delle amiche. -Vi siete viste spesso quindi...

-Abbiamo scoperto di avere tante più cose in comune di quanto immaginassimo all'inizio.

Haruka non sembrava una persona di molte parole. A ogni sua frase, rispondeva in modo secco, ma esaustivo. Qualcosa le faceva pensare che per una volta non facesse così perchè era in sua presenza, ma che semplicemente, come Michiru, anche lei era molto riservata per ciò che riguardava la sua sfera personale. Ecco la prima cosa in comune che poteva notare. Era una delle poche cose che le accomunava o era davvero una delle tante come diceva l'aspirante pilota? Se le sue parole rispecchiavano la realtà probabilmente dovevano essere molti di più gli aspetti in comune se durante l'Estate avevano iniziato a vedersi così di frequente.

Elza bevve un sorso di thè. Poi domandò ancora: -Ho visto che hai molte bende e cerotti, addirittura una fascia al collo e una alla mano. Posso sapere che cosa ti è successo?

-Queste?- fu la domanda retorica di Haruka che si guardò per un attimo la mano sinistra, riportandosi così alla mente anche il tutore al collo e due grossi cerotti sulla guancia sinistra. -Sono caduta dalla moto.- rispose.

-Caspita, dev'essere stata una caduta parecchio rovinosa.

-Già...- fu la risposta leggermente assente della bionda che con la mente ritornò a pensare allo schianto contro il tronco di un albero e successivamente la caduta da un albero sul quale stava provando ad arrampicarsi.

Elza, dopo aver bevuto ancora un po' di the' replicò: -Capisco che ti piaccia andare in moto e andare veloce, ma devi stare attenta potresti farti male alle gambe e compromettere il tuo futuro nelle corse.

Anche Haruka bevve prima di rispondere: -Mi piace correre, è vero, ma il mio futuro non è sulle piste da corsa.

-Che cosaaaa?- esclamò Elza incredula. Era vero che giravano già voci negli spogliatoi sul fatto che Haruka Tenoh non fosse interessata a impegnare il suo futuro nell'atletica ed era anche vero che pure Michiru aveva confermato quanto le aveva appena rivelato Haruka, ma per quale ragione? -Perchè? Per quale motivo?

-Ho sempre saputo di avere una passione sfrenata per il mondo dei motori.

Elza, si alzò di scatto: -Sono certa che nessuno corra come te. Perchè vuoi sprecare il tuo talento in questo modo? Non ti basterebbe correre sui go-kart se ci tieni tanto?

-Ho già passato quella fase da bambina e ambisco a molto di più. E' anche per questo che mi sono trasferita in Giappone- rispose pensando al contratto con la scuderia giapponese per cui correva con la monoposto e nascondendo l'irritazione alle domande di Elza. Era da quando si era seduta in cucina che continuava a farle domande, le sembrava volersi prendere una confidenza eccessiva nei suoi confronti. Elza era un'amica di Michiru non sua e sicuramente non sarebbero mai state amiche dal momento che, al di là di un'evidente antipatia a pelle, avevano iniziato a contendersi la stessa ragazza quasi fin da subito. Ancora prima che Haruka sapesse chi era veramente Michiru Kaioh. 

-Ma come fai ad esserne così sicura?- continuò ad alta voce Elza: -Tu avresti la strada spianata anche se volessi partecipare ai Mondiali o alle Olimpiadi, tutti lo sanno. Lo riconosco anche io che prima di conoscerti non avevo mai perso una gara! Cosa allora ti spinge a prendere una strada tanto diversa?

-Non sono affari tuoi!- a quel punto il nervosismo fu malcelato poichè iniziò a manifestarsi sia nel tono della voce che nel suo sguardo.

La risposta sgarbata della bionda spinse anche Elza ad abbandonare il suo tono cordiale e così la stuzzicò: -Che c'è? Non è che sei riuscita ad apparire più forte di quanto non sei realmente e vuoi ritirarti fintanto che sei in testa?

Haruka era innervosita dai discorsi dell'altra ragazza: -Ascolta Elza: ciò che intendo fare del mio futuro non è affar tuo. Ora ti ringrazio per essere passata, ma credo che sia arrivato il momento che tu vada.

-Prima voglio parlare con Michiru.

-Nessuno ha tempo per te oggi, ne' io che ho molto da fare, ne' Michiru che è malata e sta riposando.

Ancora quel "Michiru". La confidenza che Haruka aveva acquisito nei confronti di Michiru tanto da chiamarsi vicendevolmente senza titoli onorifici iniziava a infastidirla. In quel momento però non era quella una preoccupazione di primaria importanza: voleva vedere la pittrice poichè il comportamento di Haruka era troppo sospetto e lei voleva sincerarsi delle reali condizioni di Michiru. -Non mi muovo finchè non la posso vedere!- e così dicendo si diresse per il corridoio, Haruka la inseguì e, precedendola, le bloccò l'accesso alla camera da letto della ragazza.

-Cosa c'è lì dentro?

-La camera da letto dove Michiru sta dormendo.

-Ok, non voglio svegliarla, mi basta vederla e poi me ne vado!

-HO DETTO DI NO!!- le urlò a quel punto Haruka. Per Michiru quella casa era un luogo protetto in cui  solo lei aveva avuto l'esclusiva di potersi inserire e ambientare. Haruka non avrebbe consentito ad Elza di vedere il resto della casa in cui si era autoinvitata, figurarsi se le avrebbe fatto vedere il nido più intimo dell'appartamento! Neanche in condizioni normali gliel'avrebbe mostrato senza specifica autorizzazione da parte della proprietaria.

Elza però a quel punto era davvero stufa degli atteggiamenti della bionda che non solo era antipatica come sempre, ma faceva pure la prepotente in casa degli altri! -Ma chi ti credi di essere?- sbottò a quel punto. -Chi sei tu per Michiru? Non hai alcun diritto di impedirmi di vederla in questa casa che non è tua, non sei nemmeno la fidanzata di Michiru o qualcosa del genere!! Sarai anche più libera di passare a vedere come sta, non stando in collegio come me...

-Perchè, pensi che il mio comportamento sarebbe accettabile se io fossi la sua fidanzata?- la interruppe a quel punto con più calma Haruka incrociando le braccia al petto.

Elza sconvolta si portò istintivamente una mano alla bocca. Che cosa voleva dire? -L-Lo... sei?- chiese con un fil di voce l'atleta, temendo la risposta.

-In realtà noi siamo molto più di ciò. Anzi, io direi che siamo anche più che intime*.

Elza ebbe uno shock a quelle parole: la risposta andava fuori da ogni previsione negativa. -Co-cosa intendi dire con int-inti-intime?

Haruka, che sapeva che la ragazza brasiliana non avrebbe retto alla notizia bomba, aprofittando del suo stato, la accompagnò con calma alla porta e prima di chiuderla fuori insieme alle sue scarpe disse: -Chiedi pure spiegazioni a Michiru la prossima volta che vi vedrete a scuola.

Elza appena uscì dal palazzo si piegò vicino a un lampione della luce. Voleva credere che fosse uno scherzo, solo un tiro basso della rivale per farla desistere, ma la calma e la sicurezza che emanavano suoi occhi le avevano fatto capire fin da subito che non era così. Era vero quindi che nel giro di un mese si erano messe insieme ed erano anche già andate a letto insieme?

Qualunque cosa intendesse dire Haruka, era comunque qualcosa che dichiarava che ormai aveva perso ogni speranza con Michiru. Pensare che fino a nemmeno due mesi prima la stava per conquistare con quel bacio mancato! E adesso... nel giro di una manciata di secondi ogni sua speranza era stata distrutta, poi disintegrata in mille pezzi e infine, onde evitare qualsiasi illusione, incenerita. Il tutto fatto con una serenità e una freddezza d'animo tali da risultare fin crudeli. Almeno quanto quegli occhi felini verdi, quasi vitrei, con la quale Haruka l'aveva guardata mentre definiva il suo rapporto con la pittrice.

Cosa avrebbe potuto fare per riprendersi dallo shock, per guardare in faccia Michiru senza pensare all'enigmatico significato delle parole di Haruka e sforzandosi di ignorare i sentimenti che le suscitava ogni volta che la vedeva?


Haruka nel frattempo entrò in camera di Michiru.

-Perchè hai urlato, Haruka?- le chiese la ragazza con voce debole.

-E' venuta Elza a portarti gli appunti e la cartella e non voleva andarsene senza averti prima vista, ma come potevo permetterle di vederti in questo stato?- le disse lei con voce triste, mentre prendeva lo sgabello vicino alla scrivania per sederle accanto. Michiru era distesa a letto; la testa e il braccio sinistro erano fasciati; sulla guancia, la spalla e il petto erano posizionati dei grossi cerotti. -Mi chiedo se... se saremo all'altezza del nostro compito o se... faremo la stessa fine dell'altra volta...- confessò a quel punto con tono dolorante la ragazza dai capelli verde acqua.

-Ce la faremo. La prossima volta io sarò più forte e l'importante è restare unite, dobbiamo restare unite. Non ti lascerò mai più sola.

-No, assolutamente!- l'esclamazione le provocò due colpi di tosse che a loro volta le causarono un forte dolore al petto gravemente ferito. Per cui riprese a bassa voce: -Non devi darti nessuna colpa... hai fatto quello che dovevi fare... Sono contenta che tu abbia rispettato la promessa.- il dolore allo sterno e al petto le impediva di parlare senza fatica e senza interruzioni che le permettessero di riprendere fiato -Restiamo unite finchè una delle due non è in pericolo... A quel punto... chi è in vantaggio deve pensare a se' stessa... La missione è più importante di qualsiasi cosa... Stavolta non dobbiamo... anzi, abbiamo il dovere assoluto... di impedire ai nostri sentimenti... di... offuscare la nostra missione.

Haruka si rattristò a quelle parole, Michiru era buona, ma in realtà sapeva che se adesso se ne stava distesa quasi immobile su quel letto era solo colpa sua. -Sarà così. Ora pensa a riposare, solo così potrai rimetterti in forma il prima possibile.- Detto ciò si portò una ciocca di capelli verde acqua al naso inspirandone il buon profumo leggero di salsedine: un'altra caratteristica unica dei suoi bei capelli che tanto le piacevano. Chiuse gli occhi, ricordando quel giorno maledetto.


Alla fine avevano individuato il portatore del nuovo demone: era un ragazzo che lavorava presso gli ospedali per portare un po' di gioia nei luoghi più tristi per i bambini, piccoli pazienti, le cui anime si spegnevano lentamente prima che sopravvenisse la morte fisica. Il giovane dottore era stato affetto lui stesso di un tumore al cervello all'età di cinque anni per cui sapeva benissimo che cosa voleva dire stare male, fare le chemio, perdere i capelli, continuare a vomitare e restare per giorni a letto senza forze, con i genitori e i parenti che cercavano di farti sentire sereno e di farsi forza per piangere il meno possibile davanti a te. Sarebbe stato bello, ogni tanto, avere qualche comico che portava gioia in quelle tristi corsie, asettiche già alla vista, per quanto colorate dai disegni dei bambini. Per questo ancora giovane fu uno dei primi sostenitori di quella nuova terapia, trovando riscontro del bene che faceva ogni volta che la risata di un piccolo paziente giungeva alle sue orecchie**. Ci metteva l'anima e il cuore in quanto faceva e si sarebbe battuto fino alla fine per supportare quell'insolita terapia dalla maggior parte del mondo scientifico considerata assurda.

Per quello fu preso di mira dai nemici.

Michiru, partita a tutta velocità da scuola, era arrivata per prima nel luogo in cui il mostro uscì dal corpo del ragazzo e chiamò subito Haruka con il cercapersone dicendole che avrebbe attirato il mostro lungo l'argine di un fiume poco distante dalla clinica ospedaliera del quartiere nel quale avevano indagato negli ultimi tempi.

Haruka si maledisse per non essere riuscita a capire il messaggio del vento. Era in casa che si stava preparando per andare a trovare i suoi nonni, quando sentì le imposte sbattere per una forte raffica di vento. Si affacciò per riaprirle quando un'altra folata di vento si fece sentire, entrando in casa e facendo sbattere le porte all'interno. Haruka decise quindi prima di chiudere le imposte e poi le finestre e mentre si apprestava a compiere la sua operazione fu stupita di vedere che le altre case non sembravano soggette a quelle raffiche. Solo a quel punto le venne il dubbio: fino a prima non aveva mai comunicato con il vento, ma erano forse quelli i segnali di un attacco immininente di cui le aveva parlato fino ad allora Michiru? Nello stesso momento arrivò la chiamata della pittrice.

Quando arrivò nel punto indicato trovò Sailor Neptuno impegnata con una specie di enorme massa rossa viscida, con quattro corte zampe con grossi artigli, un volto umano bianco e un enorme naso rosso sopra ad una bocca piena di denti aguzzi. Sembrava quasi un “clownesco” Nobusuma***. Haruka ebbe finalmente l'occasione di mettere in pratica il risultato di tutti i giorni di duro allenamento svolto dal giorno del suo risveglio fino al giorno precedente. Chiamò il potere di Urano e sentì quella sensazione di freschezza e di energia pervaderle il corpo mentre si trasformava in Sailor Uranus; a trasformazione avvenuta corse in soccorso di Sailor Neptuno che stava tentando di destreggiarsi contro il mostro che sembrava molto forte. -Scusate per l'intrusione!- si annunciò mentre l'altra guerriera sorrise contenta del suo arrivo.

Purtroppo però essendo la prima vera battaglia Sailor Uranus non aveva ancora sviluppato i riflessi per schivare ogni attacco. Il mostro riuscì a graffiarla sul volto, lei reagì d'istinto invocando una grande sfera luminosa che si formò nelle sue mani: la Bomba di Urano! La guerriera sorrise vedendola, si sentiva potente come un dio... e come tale avrebbe posto fine all'esistenza di quell'essere disgustoso.

-Sailor Uranus, no, che stai facendo??- esclamò Sailor Neptuno, gettandosi contro di lei mentre lanciava la bomba d'attacco, che fu però deviata verso l'argine distruggendo un buon numero di alberi.

-Che fai, Sailor Neptuno? Il mostro è lui e ti scagli contro di me??

-Non puoi lanciare il tuo attacco nel massimo delle tue forze! Ti ricordo che dentro quel mostro orribile c'è una persona! Non dobbiamo ucciderla, dobbiamo vedere se ha il talismano e in caso contrario restituirgli il cristallo del suo cuore per farlo vivere!

Haruka non replicò: si era fatta così prendere dalla voglia di vendicarsi per il torto ricevuto da aver dimenticato che quello che vedeva era un mostro, ma al suo interno si trovava un persona esattamente come era successo a Kameda. In quello stesso istante il mostro cercò di colpirle ma loro riuscirono a schivare l'attacco. Sailor Neptuno scagliò un Maremoto di Nettuno; il mostro barcollò, ma, contrariamente a tutti gli avversari precedenti, non perse di consistenza. A quel punto Haruka invocò nuovamente la Bomba di Urano e la scagliò al minimo della sua potenza rendendo così facile il respingimento del colpo da parte dell'avversario che si difese con una zampata.

-Accidenti...- imprecò tra i denti. Mentre Sailor Neptuno cercò di distrarre il mostro, lei si spostò alle sue spalle e riformando una bomba un po' più grande lo colpì alle spalle; quello si voltò, schivò l'attacco e cercò di colpire la guerriera che però riuscì a scansare il colpo saltando di lato.

-Devi formare una sfera più grande di queste ultime, cerca di renderla uguale alla mia!- le urlò Sailor Neptuno. Così dicendo ne aprofittò per attaccare nuovamente il mostro con il suo potere. Stavolta il mostro emise un ringhio di dolore, ma con due balzi raggiunse la guerriera dei mari colpendola in pieno volto!

Sailor Uranus vedendo Sailor Neptuno ferita, si avventò su quell'orrido essere tentando di colpirlo con un calcio, ma quello la afferrò per la caviglia e la lanciò contro un albero lontano!

-Sailor Uranus!- la compagna non rispose e Sailor Neptuno non potè andare in suo soccorso poichè il mostro, dopo aver eliminato la minaccia della guerriera del vento ed aver emesso una risata clownesca maligna, si concentrò su di lei. Sailor Neptuno provò a parare i colpi come meglio poteva, ma era in netto svantaggio fisico. Il giorno tanto temuto in cui i demoni sarebbero diventati più potenti era arrivato e nonostante la velocità e gli attacchi fisici contro l'avversario, da sola non sarebbe riuscita a sconfiggerlo.

Quando Sailor Uranus aprì gli occhi, dopo un primo momento in cui la vista era leggermente sfocata, si rialzò subito in piedi sentendo un forte dolore al collo. Si portò una mano al collo mentre constava che probabilmente era stato l'urto contro l'albero con la testa che l'aveva portata a quel forte indolenzimento del collo. Sentì Sailor Neptuno urlare! Non importava come aveva colpito il tronco ne' se il collo le faceva male, doveva correre in suo aiuto!

Quando la raggiunse fu urtata dalla scena che le si presentò agli occhi: il mostro era sopra Sailor Neptuno e le stava martoriando il corpo a colpi di morsi sullo sterno e sulla spalla mentre rideva con quella agghiacciante risata da clown diabolico.Vedendo Sailor Neptuno perdere tutto quel copioso sangue capì subito quello che doveva fare: usare la propria forza fisica al massimo e calibrare invece solo il suo potere d'attacco. Si lanciò quindi con tutta la propria forza sulla schiena del mostro: la potenza dell'urto fu tale da scaravanterlo contro un masso lontano.

-Sailor Neptuno!!- si precipitò a soccorrerla rimanendo spiazzata dal vederla perdere tanto sangue sia dalla guancia che dalla testa. -Che cosa è successo?!- Non si era posta il problema di sapere per quanto tempo aveva perso conoscenza, ma doveva essere stato molto più di quanto immaginasse perchè una guerriera forte come Sailor Neptuno, fosse stata ridotta in quello stato.

-Uranus... Aaaaahh!!- urlò per il dolore straziante -La promessa... Il talismano!!- le ricordò lei.

Giusto: aveva fatto una promessa solenne! A quel punto si lanciò su quel mostro che ancora un po' barcollante si diresse verso lei. Lo prese a calci e a pugni, tentando di difendersi dai suoi artigli e dai quegli spaventosi denti aguzzi. Lo scontro andò avanti a lungo, a furia di colpi all'ultimo sangue, ma Sailor Uranus non riusciva ad avere la meglio. Nonostante i forti colpi inferti dalla guerriera ovunque, sia sul corpo che sulla faccia, il mostro di tanto in tanto emetteva ringhi di dolore, perdeva sangue da nuove parti del suo "corpo" e vacillava, ma non riusciva mai ad indebolirlo abbastanza per guadagnare il breve tempo necessario per evocare la sua bomba. Haruka correva zigzagando, nella speranza di seminarlo per attaccarlo alle spalle, ma nonostante la massiccia “corporatura” e la bassa stazza quel mostro era agile e le stava dietro senza problemi. “Un momento! Se non lo posso attaccare da dietro, posso provare ad attaccare dall'alto!” si illuminò Sailor Uranus prima di correre verso il punto in cui era stata colpita. Arrivata lì, in uno dei punti in cui gli alberi erano rimasti ancora in piedi si rese conto di non essere ancora abbastanza agile per poter balzare sui rami come aveva visto fare da Sailor Neptuno. Dal momento che non poteva saltare, provò ad arrampicarsi. Aveva appena fatto presa sul primo ramo che il mostro, pur non riuscendo nemmeno esso stesso a saltare sui rami, riuscì comunque con una zampata artigliata a colpirle la mano provocandole un forte grido di dolore che le fece perdere la presa e quindi la fece cadere a terra. Che dolore lancinante!! Dal guanto una chiazza rossa aveva subito iniziato a diffondersi a macchia d'olio e lei non poteva nemmeno guardare in che stato le aveva ridotto la mano quell'ignobile massa rossa perchè si era subito ritrovata sotto i suoi attacchi! Lo scontro riprese sul piano fisico, Sailor Uranus ricominciò a schivare i colpi dell'avversario e a prenderlo a calci e a pugni appena possibile! Tra i colpi di difesa e di attacco, si domandò se fosse possibile che quella sottospecie di Nubusuma clownesco non avesse un punto debole! Se solo fosse stata abbastanza allenata da poter saltare sugli alberi, avrebbe anche potuto provare a fare come aveva fatto Sailor Neptuno con il mostro precedente nei box dell'autodromo: correre verso un albero e saltarci sopra all'ultimo secondo in modo da far schiantare quella bestiaccia contro il tronco e quindi a quel punto colpirlo con il suo potere. Invece, per quanto combattesse al massimo delle sue forze, sentiva di essere in svantaggio fisico: non tanto perchè il mostro fosse più forte di lei, ma perchè non dava segni di affaticamento, mentre lei non sapeva quanto avrebbe resistito ad uno scontro così furioso che si stava già protraendo da molto tempo da quando arrivò sull'argine.

-Sailor Uranus, spostati!- sentì la voce di Sailor Neptuno. Entrambi la guardarono: il suo corpetto, in parte lacerato, era pieno di sangue e anche dalla guancia e dalla testa aveva perso molto sangue, eppure tra le sue mani aveva già la sfera contenente il Maremoto di Nettuno. Il mostro catturato dalla sua presenza lasciò perdere Sailor Uranus che ebbe così modo di allontanarsi mentre Sailor Neptuno lanciava il suo attacco contro di esso. Il potere dell'acqua, stavolta di portata leggermente superiore all'ultima volta, lo spazzò contro un albero rendendolo incapace di rialzarsi. Sailor Neptuno cadde subito al suolo, ma Sailor Uranus aveva colto il momento di pausa tanto agoniato per evocare una bomba di Urano di eguali dimensioni del Maremoto di Nettuno e nonostante il dolore alla mano la scagliò contro il nemico. La sfera nel lancio cadde subito al suolo, formando crepe lungo la sua corsa e prendendo dal terreno la sua forza che servì per colpire in modo violento il mostro. Quello emise una forte ringhiata, prima di sparire nella luce dell'attacco di Sailor Uranus. Al suo posto apparì il ragazzo di prima, privo di sensi e appena con un livido sul mento. Sailor Uranus corse verso di lui, mentre Sailor Neptuno con un debole sorriso pensò: “Ben fatto”, era contenta di essere riuscita a vedere almeno il risultato dei loro due attacchi sferrati insieme. Subito dopo svenne.

Sailor Uranus constatò che il cristallo del cuore del giovane non conteneva alcun talismano per cui glielo restituì. Chiamò l'ospedale per far arrivare un'ambulanza, caricò Michiru in macchina e aspettò in disparte l'arrivo dei paramedici che giunsero sul luogo dello scontro tempestivamente, prima di lanciarsi a tutta velocità a casa di Michiru dove finalmente avrebbe potuto medicare la ragazza. Appena arrivata a casa sua la portò a letto e le diede una vestaglia da indossare mentre lei preparava le garze e le fasce con cui prima bendare la propria mano e poi medicare Michiru. A lavoro terminato, vedendo l'eccellente lavoro fatto, Michiru le sussurrò: -Tua mamma sarebbe fiera di te...- Lei sorrise appena, era vero: sua mamma, infermiera, sarebbe stata fiera di vedere quanto lei aveva appreso, seppur mai in diretta, del suo lavoro.
In seguito si recò in ospedale per farsi curare dai medici. Il dolore al collo era troppo forte e, al contrario di Michiru, con lo sport che praticava, imputare le sue ferite ad una rovinosa caduta dalla moto non destò alcun sospetto.

Per accudire meglio Michiru si trasferì a casa sua dove sarebbe rimasta finchè la ragazza non si sarebbe resa autonoma. Lo scontro furioso dell'ultima volta aveva costretto la pittrice a restare a letto quasi tutto il giorno. Riusciva a malapena alzarsi solo per andare in bagno, per cui Haruka non se la sentì di tornare a casa quando Michiru aveva bisogno di qualcuno anche per mettersi in piedi o per cucinare quantomeno per il pranzo e per la cena. Per fortuna la casa di Michiru era abbastanza grande da avere la camera degli ospiti. Il loro rapporto si era molto consolidato da quando si misero insieme, nonostante ciò non avevano ancora mai dormito a casa l'una dell'altra. Michiru aveva fatto parecchi passi in avanti e ormai riusciva ad avere contatti fisici con lei e riusciva a parlare in modo vago dei propri sentimenti senza arrossire; a volte però ancora si imbarazzava a mostrarsi in giro con Haruka quando quell'ultima, a causa del caldo, non indossava nessun tipo di giacca che nascondesse del tutto le sue forme. Ad Haruka non dava fastidio l'atteggiamento di Michiru: vedeva i progressi fatti e sapeva che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo prima di riuscisse a vivere la propria omosessualità serenamente come faceva lei. Avrebbe aspettato, così come avrebbe aspettato che la loro relazione seguisse il proprio percorso: per cui, nonostante qualche pensiero biricchino sulla compagna avesse iniziato ad affacciarsi nella sua mente, aveva sempre creduto che fosse un po' troppo presto anche solo per dormire una a casa dell'altra. Ora quel momento era arrivato anche se avrebbe preferito ovviamente fermarsi per il piacere di passare più tempo insieme più che per curarla e vederla soffrire per le gravi ferite infertele da quel dannato mostro.

Perciò, una volta convinta Michiru che non voleva gravare su di lei, tornò a casa solo per preparare una valigetta e avvisare la sua famiglia che per qualche giorno non l'avrebbero trovata a casa: -Allora lo dici tu al papà che non sarò a casa perchè resto da questa amica?

-Non ti preoccupare. Tuo papà sarà molto contento di sapere che ti sei fatta finalmente dei nuovi amici! In realtà lo sono anche io: era da tanto che non facevi amicizia con nessuno e anche lì in Giappone ci sembravi tanto sola. E... Sei molto legata a questa amica?- il tono, non malizioso, ma solo curioso, della sua interlocutrice arrivò chiaro alle proprie orecchie.

-Beh...- Haruka rimase interdetta dalla domanda e non seppe cosa rispondere -Mah... Te l'ho detto, mamma: mi fermo da lei perchè vive da sola, non ha nessuno su cui poter contare e sta molto male.

-Non volevo una giustificazione, tesoro. Tu hai un cuore d'oro a prescindere e io volevo solo sapere se hai deciso di prenderti cura di lei perchè ti fa pena o perchè ci tieni. Tutto qui.- Sentendo la figlia borbottare qualcosa di incomprensibile, decise di cambiare in parte il discorso: Haruka non era mai stata una di quelle figlie che raccontavano tutto dei propri problemi di cuore. -Beh, dai, magari un giorno ci presenterai i tuoi nuovi amici.

-Sì, appena sta meglio, tutti e tre facciamo un salto a salutarvi! Tanto siete così vicini che bastano solo dieci ore di volo!

-Che sciocchina che sei, Haru! Magari puoi presentarceli la prossima volta che ti veniamo a trovare!

-Ahahah- rise per il nervoso -Questa conversazione non ha alcun senso, mamma.- tagliò poi corto.

Il tempo trascorse lentamente e per la prima volta a Michiru servirono due settimane per rimettersi quasi del tutto in forma. Durante il tempo della sua degenza Michiru non potè non notare la dedizione con cui Haruka si prendeva cura di lei, nonostante gli impegni scolastici e sportivi. Le cure che le prestava furono il modo migliore per Michiru per abbattere ogni remora sulla propria relazione con lei perchè Haruka era una persona meravigliosa e non aveva alcun motivo per cui imbarazzarsi di farsi vedere in sua presenza anche con chi sapeva che la bionda era una ragazza. Haruka Tenoh era una ragazza dal cuore d'oro e lei non poteva che essere onorata di poterla avere al suo fianco.

_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

*intime: è la traduzione del termine inglese da cui prende il titolo principale di tutta la serie dei tre volumetti di Yamada, "Intimiste".

** il riferimento qui è chiaro, si tratta della clown-terapia. La mia storia, come già detto in precedenza, è ambientato all'inizio degli anni '90 (in conformità con la messa in onda dell'anime) e all'epoca la teoria che vedeva la risata come arma per affrontare una malattia era nata da poco ed era così poco conosciuta da non aver ancora trovato la definizione di "clown-terapia". Come tutti saprete questo tipo di terapia all'inizio è stata molto ostacolata e solo a partire dalla fine degli anni '90 è stata riconosciuta come una valida terapia per reagire al male che colpisce i pazienti.

*** nobusuma: creatura mitologica giapponese che varia nelle diverse raffigurazioni per la mancanza di una fisicità specifica, unici elementi costanti della sua rappresentazione sono il volto umano (a volte posto al centro del corpo dell'animale) , i denti aguzzi e gli artigli. Si dice pur mangiando bacche e noci, prediligano il sangue umano. Per il mio capitolo ho fatto riferimento alla figura bassa e tozza dal volto umano situato sulla sommità del capo. Il volto clownesco fa riferimento al lavoro del malcapitato e la descrizione della "massa rossa viscida" fa riferimento alla forma del tumore.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: FragileGuerriera