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Autore: Marc25    15/09/2023    1 recensioni
Anton, un ragazzo orfano di madre e trascurato dal padre, ha oggi 21 anni, cerca di andare avanti come può, ci riuscirà?
Luis, un poliziotto di 33 anni, è sempre stato sfortunato nelle sue relazioni, ma ha appena ricevuto una promozione nel lavoro.
L'incontro casuale tra i due cambierà completamente la loro vita, entrambi riusciranno a capire quanto legati ad un nebbioso passato e quanto pronti a lasciarselo alle spalle e a guardare verso il futuro. Ma ci sarà un futuro? E sarà insieme?
Il tutto condito da un misterioso caso sullo sfondo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap 23 – L’inganno
Anton – 22 Settembre 2016 – intorno a 0:00
Anton entrò in casa barcollando, come se avesse bevuto un bel po’ di alcool, era stordito, fece qualche passo, poi cadde per terra.
La prima cosa che fece una volta alzatosi, fu andare in bagno e vomitare qualunque cosa avesse mangiato.
Era stato per quasi due mesi toccato, baciato, scopato dall’assassino della madre, era inorridito, sconvolto, voleva togliere tutto ciò che riguarda Luis di dosso, il suo odore, il suo sapore. Si toccò il collo, aveva la chiave di casa di Luis, se la tolse e la gettò in un angolo del bagno.
Ora che sapeva la verità, l’immagine del poliziotto era più nitida, si, un giovanissimo Luis aveva preso la macchina dove c’erano lui e sua madre.
Era vero, lui aveva le serene spiegate, la madre era passata per l’incrocio quando non doveva a causa soprattutto della chiamata di Bernard, e probabilmente era vero che lei avesse detto a Luis di lasciare perdere, ma lui sapeva la targa, sarebbe stato suo dovere sincerarsi delle loro condizioni, una volta preso quel criminale. Invece li aveva dimenticati, nel migliore dei casi o ignorati nel peggiore.
Decise di farsi una doccia, tutti i ricordi belli con Luis li voleva lavare via, come se una doccia potesse dare anche quello, purtroppo in quel momento quei ricordi non gli facevano altro he male.
Mentre la doccia scorreva lui si sedette sulle piastrelle e l’acqua della doccia presto si unì a quella delle sue lacrime.
 
Anton lasciò passare qualche giorno, la situazione non migliorò, non aveva ancora parlato con nessuno, andava a lavoro, Maria, la sua collega era preoccupata per il suo cambiò d’umore ma lui si era limitato a dirle che si era lasciato con Luis, ma non aggiunse altro.
 
Però ne voleva parlare con qualcuno, non si era mai fidato degli strizzacervelli, come li chiamava lui, ma forse era l’unica possibilità, sfogarsi con uno sconosciuto.  
Andò dal dottor Moore, non ci pensò su, fu una cosa istintiva, non voleva rimandare, perciò non prese appuntamento ma si presentò sul posto.
Si scontrò con la segretaria che giustamente non lo voleva far entrare durante una visita. Ci sarebbero voluti 15 minuti e poi subito ci sarebbe stato un altro paziente.
Entrò d’impeto inseguito dalla segretaria.
 
<< Anton! Che ci fai qui? Non avevamo appuntamento e poi..
<< Lo so dottore, ma devo assolutamente parlare con qualcuno, anzi mi scuso col paziente..
Quando si girò vide che il paziente in questione era Luis.
<< Anton.. io posso andarmene e concederti i miei restanti 15 minuti. >>
<< I tuoi restanti 15 minuti? Io non voglio più niente di tuo. Ho sbagliato a venire qui, niente di personale dottore, ma lei è il dottore di Luis, lo avevo dimenticato, non penso che ci vedremo più. >>
Anton uscì da quella porta senza sentire il ribattere del dottore, e venne seguito a ruota da Luis che non voleva lasciarlo andare così.
 
<< Anton, aspetta >>
<< Ma cosa vuoi? Pensi che la situazione possa cambiare? Forse quando mi diventerai completamente indifferente e quando dimenticherò la tua faccia. Ma tranquillo, sono già a buon punto. >> disse Anton mentendo sull’ultima frase.
<< Io mi ero dimenticato, poi dopo la cattura di Steady mi sono ubriacato e…
<< Me lo hai già detto! Ammesso che sia vero pensi sia una giustificazione? Sai, c’è una cosa che potresti fare. Dimettiti dal tuo ruolo o comunque si dica, la città non ha bisogno di un poliziotto come te.
 
Era convinto che aveva tutte le giustificazioni per le parole che aveva utilizzato, allora perché si sentiva uno schifo?
 
Il giorno dopo
Anton non si sentiva meglio, pensava che l’unica persona con cui potesse parlare fosse Emil che non sentiva da giorni, prima di scoprire la terribile verità.
Gli mandò un messaggio: “Ho bisogno di vederti, ho necessità di dirti una cosa, devo sfogarmi con qualcuno e tu mi sembri l’unica persona con cui posso farlo. Vediamoci al famoso bar, ti va?
 
Allison – Lo stesso giorno
Allison stava uscendo dalla sua stanza, quando vide la porta della stanza di suo fratello aperta. Aveva lasciato il proprio cellulare sul letto, era sotto la doccia. Prima che lei potesse distogliere lo sguardo e pensare ad altro lo sentì vibrare, aveva ricevuto un messaggio. Poteva essere la ragazza o qualche amico o… Anton.
Entrò nella camera del fratello e sbirciò sul telefono, fortunatamente non aveva il pin. Era proprio Anton, lesse il suo messaggio, si ricordò del bar a cui aveva fatto riferimento il fratello qualche volta, quello in cui si vedeva con Anton. Sapeva dove era.
Cancellò il messaggio solo per il ricevente, chiuse la porta per sicurezza. Sorrise fra sé e sé.
Penso per alcuni istanti dove nascondere il telefono in modo che il fratello non lo trovasse, non subito.
Dopo un po’ mise il telefono all’angolo sinistro sotto il materasso, ai piedi del letto. Tutto questo dopo aver tolto il volume dal cellulare del fratello.
Uscì dalla camera del fratello appena in tempo, poco prima che il fratello uscisse dal bagno.
Lei uscì in fretta di casa, determinata a cogliere quella ghiotta occasione per dividere il fratello da quello che, lei ne era convinta, non avrebbe mai considerato tale.
 
Allison arrivò al bar come sempre impeccabile. Del resto si era preparata per andare al centro commerciale con le amiche. Avrebbe fatto un po’ tardi ma l’avrebbero aspettata, probabilmente avrebbero rotto il ghiaccio parlando male di lei. Ma dopo l’avrebbero seguita come delle cagnoline, come facevano sempre.
I tacchi alti che portava facevano rumore in quel bar, lei vide quasi subito Anton, era ad un angolo di quel, doveva ammetterlo, grazioso locale.
Lo vide, era chino su una tazza di tè, tisana, caffè lungo? Non importava, si vedeva che era devastato. Quando si avvicinò, lui alzò la testa forse sentendo i tacchi e fece una faccia estremamente sorpresa.
<< Allison…come mai sei qui? >>
<< Posso sedermi? >> disse lei
<< Certo. Come mai sei qui? >>
<< Sono stata molto dura con te. Voglio scusarmi. >>
<< Grazie. Ma io avevo mandato un messaggio a Emil e…
<< A tal proposito…Emil mi ha fatto leggere il messaggio e lo ha cancellato >>
<< Cosa? E perché lo avrebbe fatto? >>
<< Mi dispiace, ma avrai notato che negli ultimi giorni era strano. >>
<< Si, mi ha detto che era perché aveva litigato con la sua ragazza. >>
<< Si, lo ha detto anche a me ma io lo conosco, so che tu hai fatto un tentativo sincero, ora lo capisco. Ma lui ha tentato di riallacciare il rapporto, però mi ha confessato che non c’è la fa più, che come me non riesce a perdonarti. E che spera, ti dico precisamente quello che mi ha detto lui, che tu ti dimentichi di lui come hai già fatto anni fa. >>
<< Io…non ci credo. >> disse Anton con le lacrime agli occhi.
<< Beh, lo vedi da qualche parte? Hai ricevuto un messaggio o una chiamata da parte sua? >>
Anton controllò il cellulare, non c’era niente.
<< Sai che in fondo ho ragione. Mi dispiace, ma non riusciamo a considerarti un fratello e questo non cambierà. >>

Allison si alzò e si lasciò alle spalle un ragazzo distrutto, ebbe un sentimento strano che non riuscì ad identificare, non era la soddisfazione che si aspettava. Una volta arrivata al centro commerciale non ci penso più. Ma presto quel sentimento sarebbe tornato più forte di prima.
 
 
Anton – 6 Ottobre 2016 – 0:00
Se qualcuno lo avesse visto quel giorno non lo avrebbe riconosciuto. Perché nonostante tutto quello che aveva passato nella propria vita, era uno che cercava si sdrammatizzare, di sorridere, di essere amichevole, soprattutto da quando aveva pensato di suicidarsi dopo gli atti di bullismo di Dylan e gli altri. Aveva Jacques e Eloise come amici, forse poteva considerare tale anche la sua collega Maria ma lui si sentiva solo e sapeva, ora ancora di più, che pochi avrebbero sentito la sua mancanza se avesse avuto il coraggio di completare l’opera di qualche anno prima.
Aveva scritto anche un altro messaggio a Emil: << Se non rispondi neanche a questo capirò che Allison ha detto la verità e ti capisco, anche se mi dispiace. >>
Prese una sedia, l’avvicinò alla finestra e salì sul davanzale, poi pensò alla chiave, quella che gli aveva dato Luis il mese prima. No, non glie l’avrebbe permesso, non l’avrebbe avuta vinta. Scese dal davanzale e dalla sedia deciso a non farsi prendere mai più da quei momenti.
Non sapeva che quel suo momento lo aveva visto qualcuno che aveva pessime intenzioni.  
   
 
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