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Autore: Hime Elsa    15/09/2023    1 recensioni
Meredith Rose è una ragazza irlandese di origini italiane di 24 anni che lavora in una focacceria gestita dai suoi genitori, occupandosi della preparazione delle focacce. Adora cucinarle ed ha chiamato il negozio "Rose e Focacce" proprio perché adora le focacce ed allo stesso tempo anche le rose, tant'è che la focacceria si distingue per essere abbellita di rose, scelta inusuale essendo un locale rustico.
Da sempre oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa di un handicap di cui non le permette di parlare come gli altri, a causa di ciò non riesce ad instaurare un rapporto sociale con le persone, può solo contare l'appoggio e l'aiuto dei suoi genitori. Le cose iniziano a cambiare quando un certo Micheal viene assunto come fattorino del negozio e tramite questo ragazzo, conoscerà alcuni suoi amici e nuove persone, tra cui Anthony Pitton, un ragazzo dal carattere un po' tenebroso e dal passato tumultuoso. Come lei, anche Anthony si fida ben poco delle persone...
- IL RATING POTREBBE CAMBIARE DIVENTANDO UNA STORIA EROTICA!
- La storia verrà accompagnata da degli artwork disegnati dalla sottoscritta. (solo su wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Era quasi mezzanotte ed Anthony mi stava accompagnando a casa. Era ormai notte fonda.

Mi sentivo un po’ come Cenerentola che allo schioccare della mezzanotte, doveva correre a casa con la differenza che io venivo accompagnata dal mio bel principe azzurro... ok, nel fantasticare, stavo un po’ esagerando però.

Raggiungemmo casa mia e salutai Anthony scrivendo qualcosa sulla lavagnetta. Se mi mettevo a parlare, sarebbe già diventato mezzogiorno.

“Grazie mille per questa serata, mi sono divertita tantissimo. Non mi dimenticherò delle teglie di focaccia, promesso!”

Lui si mise a ridere e rispose «Ma figurati piccola! Anch’io mi sono divertito tantissimo, è stata la serata più bella di tutta la mia vita»

Quanto mi piaceva quando lui mi chiamava piccola. Lo salutai muovendo la mano ma prima che potessi aprire lo sportello, mi bloccò il braccio con il suo mano.

Mi guardava molto seriamente ma questa volta non per darmi un altro bacio appassionato.

«Ti devo chiedere un immenso favore»

Lo guardai attenta ma ammetto che ero molto in ansia; che avrei dovuto fare?

«Mi prometti che... non dirai nessuno di quello che ti ho detto al ristorante?»

Si riferiva al suo passato e della sua ex.

«Aaa chiii dooovreeii diiirlooo, scuusaa?»

«A nessuno» rispose lui freddamente.

«Non lo sanno neanche Stephen e Robert, faccio molta ma molta fatica a confidarmi con gli altri, se l’ho fatto con te è perché so di potermi fidare ma non voglio che tu spifferi la mia storia agli altri, chiaro?»

Non ne capivo il motivo ma dovevo rispettare la sua decisione.

Mi dispiaceva però che i suoi amici non ne sapevano nulla mentre io che lo conoscevo pur sempre da poco, si era subito confidato ed ero probabilmente la prima persona a saperlo. Forse lui non li considerava abbastanza amici? Ma erano problemi suoi.

«Noooon preeooccuupaartiii, iii seegreetii coon meee sooonooo aaal sicurooo!» risposi seriamente.

Mi scrutò con attenzione per poi sorridermi.

«Bene!» e mi diede un bacio a stampo.

«Allora ci vediamo!»

Lo salutai da lontano mentre l’Audi si allontanava sempre di più.

Avevo le chiavi di casa, così senza suonare il campanello, aprii la porta.

Sentivo la televisione dalla camera da letto dei miei, quindi erano ancora svegli.

Mio padre scese dalle scale per salutarmi.

«Sei tornata! Come è andato l’appuntamento?»

«Beenissimooo!»

«Oh, ti vedo bella felice, mi fa piacere! Era da tempo che non ti vedevo sorridere così!»

Rimasi stupita dal suo commento: davvero non sorridevo così da tanto tempo?

«Però si è fatto tardi, meglio che vai a lavarti ed andare a letto che domani ti devi svegliare presto!»

-

Il giorno dopo ero in cucina della focacceria a preparare una serie di focacce gratis solo ed unicamente per Anthony.

«Cosa stai facendo?» domandò mio padre incuriosito mentre lui preparava la frittura.

«Foocacceee peeer Anthonyyy!»

«Le aveva prenotate per oggi?»

«Nooo. È unaaa teeegliaaa gratiiis tuttaaa peeer luiii!»

«COSA?! Perché gratis, scusa?!»

«Peeer sdeeebitaarmiii coon luiii, piùuuu dii unaaa voooltaa miii avevaaa offertoooo quaalcosaaa... laaa ceenaaa dii ierii meee l’avevaaa offertaaa luuui...»

«Capisco... beh, direi che una teglia gratis a questo giovanotto se lo merita!»

Ecco perché adoravo mio padre.

«Mi raccomando, metti un po’ di più di mozzarella, così saranno ancora più gustose!»

«Riceeevutooo!»

Una volta cotte, misi le focacce in una scatola di cartone. Mancavano pochi minuti all’arrivo di Anthony; glielo avevo detto via SMS di venire oggi in mattinata.

Porsi con delicatezza le focacce nella scatola di cartone nell’attesa che arrivasse Anthony.

Nel frattempo mio padre portò le fritturine fuori per metterle nel bancone.

«Come vanno con gli incassi, donna?» domandò mio padre a mia madre.

«Beh, come sempre. Piuttosto bene» rispose lei con un tono piatto.

Strano, non era da lei.

Quando mio padre entrò in cucina, gli domandai se per caso avevano litigato ieri sera mentre io ero fuori con Anthony.

«Per nulla, è quella la cosa strana. È così da ieri sera e non capisco cosa le sia successo» rispose lui un po’ perplesso. Ero perplessa anch’io a dire il vero. Ci doveva essere per forza un motivo valido dietro a questa freddezza.

Solitamente mia madre era sempre allegra e loquace, il suo atteggiamento era decisamente anomalo. Tra l’altro non mi aveva domandato nulla sull’uscita della sera prima, era troppo strano da parte sua dal momento che era una ficcanaso di primo ordine.

«Poco male, dai. Per una volta tanto, sta in silenzio» concluse mio padre.

Non potei fare a meno di ridere.

Sentii la porta del locale aprire e sentire una voce familiare. Era Anthony! Uscii subito dalla cucina per andare a salutarlo.

«Ciaaooo!»

«Ciao, piccola!» mi salutò lui sorridendo.

«Cooomee vaa?»

«Beh, dopo la serata di ieri, direi splendidamente! Te?»

«Aaanch’iooo! Tiii do’ leee focacceee!»

Gli consegnai il cartone pieno di focacce, sopra avevo messo un fiocco rosso come decoro; sembrava un pacco natalizio!

«Che carino! Sembra un regalo di Natale! Direi un regalo natalizio anticipato!» rise lui.

«Meredith cara, quanto deve pagare il ragazzo?» domandò mia madre con voce melliflua.

«Nulla, donna!» urlò mio padre dalla cucina che aveva sentito tutto. «Sono in omaggio!»

«Che cosa? Mi state prendendo in giro?!» si stizzì mia madre.

Ma che cosa aveva oggi? Non riuscivo proprio a capirla!

«Sprechi gli ingredienti così, non possiamo rimetterci in questo modo» puntò il dito contro di me come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

Prima che io o Anthony potesse parlare, mio padre uscì dalla cucina per calmare le acque.

«Donna, hai la memoria corta oggi, per caso?! Questo è il ragazzo che è uscito con nostra figlia proprio ieri sera! Le ha offerta la cena, non lo sapevi?! Quindi mi sembra più che giusto regalargli diverse focacce gratis. Più di una volta le ha offerto qualcosa da mangiare, il ragazzo se lo merita»

«Ah sì, capisco...» fece mia madre, come se la cosa non la importasse minimamente. Ma ce l’aveva con me ed Anthony per qualche astruso motivo...?

«Se la cosa le da’ fastidio signora, posso tranquillamente pagare le focacce. Non ho problemi di soldi» rispose Anthony molto caldamente. Anche se dal suo tono di voce, si sentiva un pizzico di provocazione.

Mia madre divenne verde dalla vergogna per poi ricomporsi subito.

«No, errore mio! Non mi devi, o meglio, non ci devi nulla!»

«Perfetto. Problema risolto» tagliò lui corto.

Poi si rivolse a me dando alle spalle a mia madre... c’era davvero qualcosa che non andava.

«Beh, allora ti saluto, ci sentiamo in questi giorni, va bene?»

Feci sì con la testa sorridendogli ma non contenta, lo accompagnai fino alla porta per poi uscire anch’io.

Lo guardai seriamente, cercando di trovare una risposta. Ero abbastanza sicura che dietro l’atteggiamento scortese di mia madre, c’era di mezzo Anthony. Era stata fin troppo sgarbata con lui e non ci potevo credere che non fosse d’accordo nel regalargli delle focacce dopo la cena lussuosa che Anthony mi aveva offerto.

«Tiii chieeedooo scuuusaaa peeer miaaa madreee» feci io mortificata.

«Non preoccuparti, piccola. Non è colpa tua»

«Looo saii iiil motiivooo, nooo?»

«Che cosa?»

«Tiii pregooo, noon faaree il fintooo toontoo coon meee... quaaandoo haai litigatooo coon miaaa madree?»

Sbuffò.

«Merda. E va bene. Ma non pensavo che lo avresti capito subito»

E che mi aveva preso, per una scema? Era pur sempre mia madre, la conoscevo fin troppo bene.

«Quando ho aspettato a casa tua mentre tu eri in camera a prepararti, ho avuto una piccola discussione con tua madre»

Cosa? E perché mai? E soprattutto, era strano da parte di mia madre, era difficile che lei provasse a litigare. Non era tipico suo.

«Ci ho litigato perché ha detto stronzate e pretendeva che io la pensassi allo stesso modo»

Non riuscivo a capire, di cosa avevano discusso?

«Per la precisione, ho saputo che il tizio asiatico che ti aveva accompagnata al pub, ti aveva invitata la sera prima del nostro appuntamento ad una cena elegante -per festeggiare non so cosa ma chi cazzo se ne fotte- e tu avevi rifiutato perché quel tipo aveva invitato molto probabilmente anche diversi compagni di scuola, tra cui i bulli che se la prendevano con te. Beh, tua madre ha incominciato a lamentarsi con me come se avessi potuto fare qualcosa, ha voluto chiedere una mia opinione che ovviamente non era minimamente concorde con la sua e da lì il patatrac. Questo è quanto»

Praticamente le stesse cose che mi disse a casa tornate da lavoro, le aveva dette anche ad Anthony.

Non mi stupivo se Anthony avesse preso le mie difese, la pensavamo uguale su alcune cose.

«Sapevo di rischiare dicendo la verità ma odio l’ipocrisia ed ho preferito essere diretto e sincero che leccare il culo a tua madre» concluse lui seccato.

 

«Nooon preeeoccuupartiii, aanzii appreezzooo laaa tuaaa sinceriitàaa...» gli risposi io dolcemente.

«Il fatto è che» continuò Anthony con un tono serio «tua madre preferirebbe un ragazzo dal carattere opposto al tuo. Mi spiego meglio... io e te siamo simili da questo punto di vista; siamo schivi, riservati, tendenzialmente chiusi nel rapportarci con le persone. Tua madre teme che stando con me, potresti diventare ancora più chiusa e solitaria e perciò non si fida di me. Preferirebbe un tipo decisamente più estroverso... la mia è solo un’ipotesi, perciò potrei sbagliarmi»

Il suo ragionamento aveva senso anche perché mia madre si era un po’ fissata con Hitoya, pensando che potesse essere il ragazzo giusto per me.

Lo fece anche con Micheal all’inizio salvo poi scoprire che era già innamorato di un’altra ragazza, ovvero Charlotte.

Peccato che non aveva capito nulla e soprattutto non poteva decidere per me, doveva stare fuori nelle faccende d’amore.

«Peeensooo cheee tuuu abbiaa ragiooneee...»

Neanche il tempo di finire la frase quando una bicicletta per poco non ci venne addosso. Il conducente della bicicletta cadde facendo un bel tonfo.

Oh cielo, ma era Micheal.

Lo aiutai a rialzarsi.

Anthony invece rimase impassibile.

«Tuttooo beneee?»

«Cough cough, sì, t-tutto bene... accidenti, ho corso troppo veloce e non potevo frenare perché i freni non funzionavano! Mi sa che mi tocca cambiare bici»

«E ti conviene, per poco ci stavi andando addosso, maledizione a te!» rimproverò Anthony.

Micheal guardò scioccato e non era per nulla felice.

Si girò verso di me per dire «e lui?? Che ci fa qui?!»

«È-èee uuun nostrooo clieeentee»

«Andiamo bene» rispose lui polemico una volta in piedi.

Oh no. Capisco che i due non andavano particolarmente d’accordo ma non mi andava di vedere il secondo litigio della giornata. Non bastava solo quello tra Anthony e mia madre.

Anthony lo squadrò dalla testa ai piedi e Micheal ovviamente non la prese bene.

«Cos’hai da squadrarmi?!»

«Chi cazzo ti caga, ragazzino...»

«Magari non avrò muscoli, altezza e bellezza rispetto a te ma meglio essere un ragazzino come dici tu che essere tutto muscoli ma niente cervello»

«Infatti tu sei talmente intelligente che corri su una bici ormai vecchia quando è semplicemente da rottamare e basta» rispose serafico Anthony.

Con quel commento, zittì Micheal una volta per tutte anche se era evidentemente frustato per essere stato “sconfitto”.

«Vii preegooo, nooon litiigaatee...» feci io preoccupata ma sembrava che nessuno mi avesse sentita: troppo occupati ad insultarsi mentalmente fra loro.

«Beh, allora vado» mi disse Anthony dandosi finalmente una calmata.

«Ci vediamo allora»

Mentre se ne andò, sentivo Micheal borbottare.

Mi dispiaceva che Anthony trattasse male Micheal, non ne capivo il motivo.

Anche perché così facendo, alimentava sempre di più l’antipatia nei suoi confronti.

   
 
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