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Autore: Ghost Writer TNCS    16/09/2023    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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5. Conosci i tuoi alleati

Quella finestra aveva qualcosa di strano. Spartakan la stava fissando da un pezzo, e non capiva come fosse possibile che mostrasse quel cielo notturno: aveva controllato personalmente, e dall’altra parte c’era un’altra stanza. Probabilmente si trattava di un qualche incantesimo, ma non ne aveva mai visto uno simile, e non ne capiva l’utilità. Avrebbe voluto rompere la superficie di vetro per capire se quelle stelle erano finte, ma lui era il Campione degli dei: un simile gesto avrebbe probabilmente causato imbarazzo nei suoi patroni.

«Posso farti una domanda?»

L’orco si girò di scatto. A circa un metro da lui c’era la sauriana pallida che li aveva accolti un paio di giorni prima. L’ambiente in cui si trovavano era un ampio salone dal soffitto alto e il pavimento duro come pietra, eppure non l’aveva minimamente sentita arrivare. Dopo qualche istante capì il motivo: sotto la gonna della rettile non c’era traccia delle sue gambe.

«Quale domanda?»

«È vero che non puoi essere ferito?»

«È così» confermò il figlio dell’inferno, fiero del proprio dono.

Lei sollevò una mano. Le sue unghie erano aguzze e molto curate. Lo guardò intensamente. «Posso provare?»

Spartakan non si fece impressionare. «Se proprio ci tieni.»

Tlahuelpuchi poggiò il palmo sul suo petto massiccio. Provò a graffiarlo, ma le sue unghie non lasciarono alcuna traccia sulla pelle rossastra.

La sauriana sorrise ammirata. «Cosa non darei per un campione del tuo sangue…»

L’orco avvertì qualcosa di strano nel suo tono. Era chiaramente interessata a lui, ma non come persona: lo vedeva come un animale esotico, se non addirittura come un oggetto.

«Ma per il momento dovrò accontentarmi dei tuoi amici» aggiunse lei a mezza voce. «Beh, ci vediamo.»

Gli rivolse uno dei suoi sorrisi amichevoli e poi fluttuò all’indietro, svanendo nella penombra.

Spartakan era ancora confuso per quel bizzarro incontro quando un’altra donna lo raggiunse: questa volta si trattava della demone che aveva viaggiato con lui e agli dei, la madre del Pilastro della Giustizia. Era ancora piuttosto giovane, aveva un fisico asciutto e due paia di occhi, di cui quello superiore nettamente più piccolo. Sembrava molto preoccupata.

«Emh, Spartakan, giusto?»

L’orco annuì. Da quando erano arrivati in quello strano palazzo, lui e gli altri Pilastri erano improvvisamente divenuti capaci di comprendersi a vicenda, tuttavia erano stati separati quasi subito, e quindi non aveva avuto modo di parlare con nessuno di loro.

«Per caso hai visto mio figlio?»

«No, mi dispiace.»

«Mi hanno detto che dovevano fare dei… controlli, o qualcosa del genere. A lui e agli altri Campioni. Ma sono passate ore, e ancora nessuno mi ha detto dove sia o se posso vederlo. Io…» Abbassò la voce. «Non lo so perché gli dei ci hanno portato qui, ma non mi fido delle persone in questo palazzo. Ho paura che potrebbero fare del male a mio figlio. E se… E se succedesse…» Il terrore era così forte che non riuscì nemmeno a finire la frase.

Spartakan esitò. Cercò le parole giuste. «Sono sicuro che sta bene» riuscì a dire. «Se gli dei ci hanno portato qui, è perché è la cosa giusta da fare.»

«S-Sì! Certo! Non intendevo mettere in dubbio il volere degli dei» si affrettò a dire la demone. «Quello che voglio dire è che… è che…» Singhiozzò. «Mio figlio è ancora così piccolo… Sarà spaventato. Ha bisogno di me… E io di lui!»

«Scusate, va tutto bene?»

I due si voltarono. Adesso nella stanza era comparsa un’elfa. Aveva la carnagione chiarissima e dei capelli scuri con riflessi dorati.

«Sì» annuì la demone asciugandosi frettolosamente le lacrime. «Anzi no: per caso hai visto mio figlio? È uno dei Campioni degli dei.»

«No, purtroppo non l’ho visto» ammise la nuova arrivata in tono dispiaciuto. Prese le mani dell’altra e le sorrise amichevole. «Ma se vuoi posso aiutarti a cercarlo.»

«Davvero lo faresti?»

«Certamente. Mi piange il cuore a vederti così preoccupata.»

«Non so come ringraziarti. Davvero!»

«Oh, è un piacere» rispose lei con un altro sorriso amichevole.

«Ehi, per caso sai anche dove sono gli dei?» le chiese Spartakan.

«No e non mi interessa» tagliò corto l’elfa, cambiando completamente tono in uno freddo e distaccato. «Lilith li riceverà quando avrà tempo.»

L’orco incrinò le sopracciglia, infastidito dalla mancanza di rispetto della donna.

«Vieni cara, andiamo a cercare tuo figlio» affermò l’elfa, tornando amichevole e disponibile verso la demone. «Io sono Carmilla[6], tu come ti chiami?»

«Ajini. E mio figlio si chiama Arath.»

«Che bel nome! Tuo figlio è proprio fortunato ad avere una madre così giovane è bella!»

Le due donne si avviarono, lasciando Spartakan solo con i suoi dubbi.

L’orco non voleva mancare di rispetto agli dei, ma stava cominciando a porsi delle domande. Era stata davvero una buona idea andare fin lì? Quelle persone potevano davvero aiutarli a salvare il loro mondo dagli eretici? E cosa avrebbero preteso in cambio?

Non voleva ammetterlo nemmeno con sé stesso, ma nel profondo cominciava a pensare che gli dei avessero commesso un errore.

***

Finito il suo turno, Freyja rimase in ufficio un’altra ora prima di incamminarsi verso casa: era tornata da pochi giorni, e si sentiva ancora in dovere di sopperire al tempo che aveva passato su Raémia. Se non altro le cose da fare non mancavano mai, quindi non aveva difficoltà a rendersi utile.

Raggiunto il suo condominio, varcò il portone perennemente spalancato e salì le ampie scale da cui si diramavano numerosi corridoi ad altezze diverse. Era una scelta architettonica interessante, ma le dava sempre la sensazione di poter sbagliare piano se non stava più che attenta.

Il suo appartamento era piccolo e spartano, ma nonostante i giorni di assenza, nessuno si era intrufolato, né aveva trovato segni di scasso sulla serratura: forse la colonia occidentale non era messa così male. Non più almeno.

Si fece una rapida doccia, dopodiché si sdraiò sul suo letto. Sollevò il grande peluche che le faceva compagnia fin dall’infanzia, e lo osservò pensierosa. La mascotte della polizia – a cui doveva l’aspetto del suo spirito guida – le restituì la solita espressione buffa e risoluta.

Le parole dell’agente Linch erano ancora vivide nella sua mente.

«Ho parlato con il commissario» le spiegò la teriantropa di tipo ghepardo. «Come pensavamo, ha detto che gli Eletti non ci riguardano e che sono di gran lunga fuori dalla nostra portata, poi però ha aggiunto che c’è una task force che se ne sta occupando, quindi dovresti rivolgerti a loro se hai delle informazioni utili.»

Freyja annuì: era un inizio. «Per caso lei conosce qualcuno di loro?»

Nora scosse il capo. «Ha detto di no. E io tanto meno. Puoi provare a chiedere agli altri, ma stando a quanto ha detto Mantina, si tratta di un’unità speciale molto attenta a non far trapelare informazioni, quindi non so se qualcuno ha conoscenze all’interno. L’alternativa è mandare un po’ di lettere in giro, ma ci vorrà tempo.»

«Beh, meglio di niente. Grazie, Linch.»

«Ah, un’altra cosa: se i nuovi agenti che ci hanno promesso arrivano e se la situazione non collassa di nuovo, Mantina potrebbe essere disposta a farti una lettera di raccomandazione se vorrai fare domanda per unirti alla task force anti-Eletti.»

L’orchessa non riuscì a nascondere il proprio stupore. «Davvero?»

«La situazione si è calmata: un supersoldato come te è sprecato qui. E quando gliel’ho fatto notare mi è sembrata disponibile a prendere in considerazione il tuo trasferimento.»

«Grazie, Linch. Davvero.»

Il commissario ad interim accettò il ringraziamento. «Beh, fammi sapere se trovi un aggancio per la task force, se no vedrò di mandare qualche lettera.»

Freyja aveva chiesto a tutti i colleghi presenti nella centrale, ma purtroppo nessuno di loro aveva conoscenze nell’unità anti-Eletti. Tuttavia c’era ancora qualcuno a cui chiedere prima di affidarsi alla burocrazia.

Aprì la sua rubrica e selezionò uno dei primi contatti. Ebbe un attimo di esitazione, poi fece partire la chiamata.

Non dovette attendere molto.

«Frey!» esclamò una calorosa voce di donna. «Che bello sentirti! Come stai?»

«Ciao, mamma. Sto bene. Scusa se non mi sono fatta sentire ultimamente. C’è anche papà?»

«Sono qui, Rin-Rin!» confermò l’altro genitore. «Tutto bene su Niflheim?»

«Sì, ora le cose stanno migliorando. Voi state bene?»

«Certo, tesoro mio.»

«Tua madre non fa più la sua torta di carne da quando abbiamo comprato quel robot cuoco» fece notare invece il padre.

«Oh, e va bene! Domani te la preparo, così smetti di lamentarti! Tu piuttosto, Frey, ricordati di mangiare bene.»

«Sì, lo so, lo so.» Si schiarì la voce. «Ecco, vorrei anche chiedervi una cosa.»

«Certo, tesoro.»

«Tutto quello che vuoi.»

«Per caso conoscete qualcuno della task force che sta indagando sugli Eletti?»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo abbiamo visto come se la passa Spartakan, e al momento sembra per lo più confuso. E a ragione direi, dato che si trova catapultato in un mondo (anzi, un universo) che per lui è completamente estraneo.

Le parole di Tlahuelpuchi ci danno qualche indizio su cosa stanno tramando Lilith e i suoi vampiri, ma molti aspetti restano ancora oscuri.

Nel finale torniamo da Freyja e la sua ricerca dell’unità anti-Eletti. Che forse può essere a un punto di svolta: chissà che non siano proprio i suoi genitori a farle avere il contatto che le serve :)

Come sempre grazie per aver letto il capitolo e a presto ^.^


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[6] Carmilla è una vampira e un personaggio dell’omonimo racconto di Sheridan Le Fanu.

   
 
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