Cos'è il destino?
Un filo rosso che congiunge vite distanti in unica grande trama già prestabilita?
Esiste veramente qualcosa del genere?
Può essere, ma data la mia considerevole esperienza posso dire di non crederci.
Nessuno può cucire tra loro le sorti di mille miliardi e oltre di individui in un unico grande e armonico disegno.
Nemmeno un dio. E dire che ne ho conosciuti. Tanti!
No, no.
Credo nel caos, invece.
Oh, quello posso affermare che esiste. È ciò che guida i mondi da che ne abbia memoria. E ne ho davvero molta.
Sì, sì.
Caos
Sono qui da tanto tempo, da così tanto che ho imparato che con le vostre sorti si può giocare in una maniera talmente sottile da rendere perfino piacevole l'immortalità.
Basta un sasso, un colpo di luce o anche un bullone non saldato bene ed ecco che inizia lo spettacolo.
Al posto giusto nel momento giusto.
Imperi distrutti, civiltà annientate, popoli estinti dal più insignificante dei dettagli.
Insignificanti come un mezzo pubblico perso, una strada sbagliata e un incontro fortuito.
Vite che si incrociano e si scontrano in modo imprevedibile e incomprensibile.
E questo è solo l'inizio.
Una dopo l'altra le tessere del domino cadranno per disegnare quel che posso ritenere uno dei miei capolavori più grandi.
L'affresco di sangue più riuscito da molto tempo a questa parte.
So che sarà così.
E lo sa, ma si illude del contrario, un vecchio che osserva la scena da una finestra sghemba di un palazzo lì vicino.
Naturalmente è in ombra e non se vedono i lineamenti, anche se si capisce che indossa anche lui una divisa.
Una divisa da anonimo addetto della locale Astrostazione.
La stessa che indossava il tizio che ha impedito a Bria di prendere la via più comoda verso la sua meta, spingendola a tagliare per i quartieri pericolosi del mercato.
Sempre molto naturalmente, non era un vero addetto dell'Astrostazione.
Come io non sono una semplice voce narrante.