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Autore: Fiore di Giada    18/09/2023    0 recensioni
[[Sulle lagune/Giovanni Verga]]
− Resterai con me? Sono così stanco e mi scoppia la testa… − confessò il veneto in un debole sussurro.
Stefano sorrise e lo strinse ancora di più contro di sé. Quella richiesta, quasi infantile, inteneriva il suo cuore di soldato.
L'avrebbe esaudita, senza alcun rimpianto.
− Sì, Riccardo. Resterò con te. −
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido, Riccardo aprì la porta ed entrò nella sua abitazione.
Si lasciò cadere sul letto, mentre le lacrime scendevano dai suoi occhi. Finalmente, poteva abbandonarsi alla sua pena.
La tubercolosi aveva avuto ragione di suo zio paterno Alessandro.
Deboli singhiozzi scossero il petto del giovane italiano. Avrebbe voluto dare un ultimo saluto al suo secondo padre, ma la sua attività antiaustriaca gli imponeva prudenza.
Nessun sospetto doveva trapelare.
Per la patria… Per la patria…, si ripeté. La sua terra meritava qualsiasi sacrificio, ne era ben cosciente.
Suo padre e suo zio gli avevano dato un esempio sublime.
Si passò una mano tra i capelli neri. Non avrebbe mai tradito quell'ideale luminoso.
Eppure, non riusciva a non sentire il peso di quella scelta.
Mi mancate… Mi mancate…, si disse. Spesso, davanti agli altri giovani, aveva enfatizzato il suo cinismo.
Ma tale maschera non aveva allontanato la sua ardente nostalgia.
Il suo pianto, a poco a poco, si attenuò in un debole lamento e il giovane si addormentò.
 
La porta, con un secco cigolio, si aprì ed entrò Stefano.
Il magiaro, a passo rapido, attraversò la stanza, si avvicinò al letto e si sedette, cercando di non fare rumore.
Abbassò lo sguardo su Riccardo e una ruga attraversò la sua fronte. Aveva scorto tracce di pianto sul suo viso addormentato.
D'impeto, allungò la mano verso la sua guancia, poi la ritrasse.
Che ti è successo?., si chiese. Solo una tragedia poteva infrangere l'indomito veneto.
E, fedele al suo ostinato pudore, aveva cercato il silenzio.
Gli occhi cerulei di Stefano si velarono di malinconia. Riccardo aveva saputo tendergli la sua mano amica, nonostante le origini differenti.
Aveva veduto in lui un fratello, figlio di una patria oppressa.
 
Per alcuni istanti, il corpo del veneziano si agitò sul letto, come un pesce stretto nella mano del pescatore.
Poco dopo, Riccardo sollevò le palpebre e i suoi occhi castani si rifletterono nelle iridi cerulee di Stefano.
Puntellò i gomiti, si alzò a sedere e provò a massaggiarsi le tempie. Gli incubi, malgrado il suo risveglio, si materializzavano davanti al suo sguardo.
− Perché sei qui? Non sei in licenza? − domandò, sorpreso.
Un mezzo sorriso sollevò le labbra di Stefano. 
− Pensavo di trascorrere in allegria questi giorni col mio migliore amico. − rispose.
A quelle parole, un sospiro fuggì dalle labbra di Riccardo. Quella notizia, così dolorosa, gli aveva impedito di pensare ad altro.
E, pur senza volerlo, aveva preoccupato Stefano.
− Mi dispiace… Ma, poche ore prima, mi è giunta la notizia della morte di mio zio paterno. E, per me e mia sorella, era un secondo padre. − confessò.
Stefano, per alcuni istanti, tacque. Avrebbe voluto consolare il suo amico più caro, ma le parole gli sembravano inadeguate.
Forse, so cosa fare., si disse. I gesti, spesso, erano ben più concreti di vacue massime.
Suo padre glielo aveva insegnato in Ungheria.
− Riccardo… Dimmi come posso aiutarti. Non voglio vederti così sofferente. − dichiarò Stefano, sincero.
Con un sospiro, l'italiano appoggiò la testa sulla spalla dell'amico. Quella domanda aveva annientato qualsiasi suo autocontrollo.
Voleva sentirsi cullato dall'affetto di una persona amica.
− Resterai con me? Sono così stanco e mi scoppia la testa… − confessò il veneto in un debole sussurro.
Stefano sorrise e lo strinse ancora di più contro di sé. Quella richiesta, quasi infantile, inteneriva il suo cuore di soldato.
L'avrebbe esaudita, senza alcun rimpianto.
− Sì, Riccardo. Resterò con te. −
   
 
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