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Autore: deborahdonato4    20/09/2023    0 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nico Di Angelo era steso sul letto, intento ad osservare il soffitto bianco sopra la sua testa. Uno dei suoi figli, molto probabilmente Kurt, doveva aver dato il bianco di recente. Aveva l'abitudine di fare tutti i lavori di casa, sebbene non servissero. Con un sorriso, ricordò quando il figlio aveva riparato il rubinetto del lavandino. Will lo aveva aperto, pieno di fiducia come suo solito, e si era ritrovato investito da un getto d'acqua. Per fortuna Leo Valdez era arrivato in loro soccorso dopo nemmeno un'ora.

Con una smorfia, Nico si sistemò sul letto, cercando di non fare rumore. Aveva già una pila di cuscini dietro alla schiena, e non voleva dare alla figlia un altro motivo per dargliene altri. Sette erano più che sufficienti.

Nico chiuse gli occhi, pensando ai suoi figli. Crescerli non era stata una passeggiata, sebbene ognuno di loro gli avesse regalato delle emozioni infinite. Soprattutto la sua Christal. Il loro viaggio insieme non era cominciato nel migliore dei modi, con la gelosia della bambina e la sua cattiveria, ma alla fine l'amore paterno aveva vinto su tutto. Ne avevano passate di tutti i colori insieme, e Nico ricordava ancora come gli si fosse spezzato il cuore quando la sua bambina, ormai di diciassette anni, aveva cominciato a frequentare Jasper Grace, il figlio dei loro amici Jason e Piper. Will gli aveva nascosto la spada e ogni altro oggetto affillato per settimane, prima che Nico si abituasse all'idea. La sua bambina capricciosa, ormai, era diventata una giovane donna molto intelligente. Aveva seguito le orme di Will e, nonostante fosse completamente umana, sembrava avere dalla sua parte il potere della guarigione. Apollo doveva averle fatto un dono, nonostante continuasse a negare a distanza di anni.

Christal e Jasper si erano sposati, forse un po' troppo presto per Nico e Jason, ma con enorme piacere da parte di Will e Piper. Avevano avuto una bellissima bambina, Stella, e poi un maschietto che Jasper aveva deciso di chiamare Theo, in onore di sua zia Thalia che passava a trovarli una volta all'anno, con il solito giubbetto d'argento e l'aspetto giovanile di un tempo. Essendo una Cacciatrice di Artemide, Thalia non era mai invecchiata nell'aspetto, ma solo nello sguardo. E ogni volta che Nico la guardava, aveva un tuffo al cuore pensando alla sorella che non c'era più. Anche lei avrebbe potuto vivere per sempre, se solo non avesse fatto quell'orribile fine.

Stella e Theo non erano gli unici figli di Christal e Jasper. Avevano avuto un terzo bambino, un maschietto dai capelli biondi, chiamato William Nicolas. Christal aveva pensato a lungo di chiamarlo Solangelo, un mix dei cognomi dei padri, ma Nico si era messo a ridere, dicendo che era un nome terribile per un bambino. Will era stato d'accordo, sebbene la pensasse decisamente in modo diverso.

Nico si concesse un sorriso pensando, invece, al figlio di mezzo, Aaron. Era diventato un celebre architetto, come sua sorella Annabeth, e il suo nome era conosciuto in tutto il paese. Subito dopo la laurea, presa a vent'anni, Aaron aveva cominciato a girare per il mondo, costruendo edifici e dando la sua consulenza a chiunque glielo chiedesse. Aveva viaggiato in ogni angolo del pianeta, spesso da solo, o in compagnia del suo fidanzato.

Aaron e Luke Jackson, il figlio di Percy e Annabeth, si erano lasciati e ripresi dozzine di volte nel corso degli anni, soprattutto a causa dei viaggi di Aaron, e ormai nessuno si sorprendeva quando dichiaravano di essersi lasciati. La prima volta, Will era scoppiato a piangere di fronte alla tristezza del figlio, maledicendo gli occhi verde mare e proibendo ogni contatto con i Jackson. Una settimana dopo, Will abbracciava Percy con calore mentre i loro figli si promettevano di non separarsi più, con un Nico perplesso che li guardava.

Quel tira e molla aveva disturbato parecchio Nico nel corso degli anni. Lui e Will si erano trovati e non si erano più lasciati. Perché suo figlio non riusciva a fare lo stesso? Aaron e Luke avevano gli stessi pensieri, lo stesso carattere e la stessa voglia di cambiare il mondo che spesso li metteva uno contro l'altro. Ma si ritrovavano sempre. E forse era questa la parte speciale tra di loro.

Ma un giorno, dopo un viaggio a Istanbul, Aaron aveva deciso di sposare Luke di punto in bianco, senza consultarsi con nessuno della sua famiglia, nemmeno i fratelli. Nico ricordava di aver sospirato a lungo all'annuncio del figlio, così a lungo e così tanto da far allarmare Will. Lui e Annabeth avevano fissato le nozze tre volte prima che i loro figli riuscissero a sposarsi senza litigare per gli abiti, le decorazioni, il luogo. Però, una volta sposati, non si erano più lasciati e Nico si era sentito confortato dal fatto di non averli visti più litigare. Forse il figlio aveva finalmente trovato un po' di stabilità, lasciandosi ammorbidire da Luke. E viceversa. Insieme, avevano viaggiato per anni prima di prendere casa nella stessa città della loro famiglia.

In quanto a Kurt... Nico si portò una mano sul petto. L'ultimo dei suoi figli gliene aveva fatte passare di tutti i colori nella sua vita, procurandogli più capelli bianchi di quanto desiderasse. L'aveva visto in ospedale, mentre cercava Will per ricordargli di prendere un giorno di permesso. Aveva posato gli occhi sul bambino urlante che l'infermiera portava in braccio... e se n'era innamorato, proprio come era successo a Will con Christal. Non era riuscito a distogliere gli occhi dal bambino, sentendo le infermiere lamentarsi per il fatto che non riuscissero a calmarlo. Nico si era avvicinato un po' titubante, offrendosi di prenderlo in braccio. Le infermiere lo avevano riconosciuto come il marito del dottor Solace e non avevano opposto resistenza, felici di potersene liberare anche solo per pochi minuti. Nico aveva un po' sperato che il piccolo dai capelli rossi smettesse di piangere tra le sue braccia, ma invece le sue urla erano come raddoppiate. E vedendo quel viso rosso e le lacrime, i pugni chiusi agitati all'aria, Nico si era dimenticato di trovarsi in ospedale e si era messo a cantare delle canzoncine in italiano, che sua madre gli ripeteva prima di andare a dormire. Kurt aveva smesso di piangere, guardandolo male per tutto il tempo della canzone, e Nico aveva sorriso a quello sguardo un po' cattivo.

Quando Will li aveva visti in piedi nel corridoio, vicino alle infermiere che guardavano suo marito con adorazione, si era bloccato. E aveva sorriso, immaginando di aver trovato il suo terzo bambino. Era stato lasciato nella culla della vita, senza messaggi, ma con il simbolo del dio Ares sulla copertina. Will immaginò che la madre del bambino non avesse avuto la forza di crescerlo, lasciando però un semplice messaggio. E lui l'aveva capito.

Nico ricordava di non averlo dovuto nemmeno chiedere, al marito. Gli era bastato guardarlo una volta negli occhi, e Will si era limitato a sorridere, dicendo solamente che poteva dormire con Aaron. Crescere un figlio di Ares non era stata una passeggiata, soprattutto per via del suo carattere irascibile sin da piccolo, ma Nico e Will non si erano tirati indietro. Will aveva pianto molto mentre Nico urlava e sbraitava al muro, con Christal che cercava di ignorare i padri, presa dalla voglia di picchiare il nuovo fratellino. Non l'aveva mai fatto, o almeno era quanto sperava Nico.

Crescendo, Kurt era diventato una calamita per mostri, incontrandoli quasi ogni giorno. Nico lo aveva addestrato al combattimento, e Will aveva deciso di spedirlo al Campo Mezzosangue a dodici anni appena era esplosa la sua vena combattiva. Qui, aveva cominciato a frequentare Esme, la figlia di Leo, in gran segreto, almeno fino a quando Christal non aveva spifferato tutto su loro due. Dopo tre anni, Kurt aveva lasciato Esme, “rubandole la sua innocenza”, come aveva detto un Leo furioso che cercava vendetta per le lacrime della figlia. Nico era stato ben felice di aiutarlo, ma Kurt era scappato ed era tornato solo quando Will gli aveva assicurato che nessuno l'avrebbe picchiato.

E poi, ad appena sedici anni, Kurt se n'era andato. Aveva ricevuto una profezia da Rachel Elizabeth Dare al Campo, ed era partito per un'impresa assieme ad un figlio di Apollo e un figlio di Ares. Nico ricordò quanto lui e Will avevano sofferto nell'apprendere di quell'impresa, e avevano atteso il ritorno del figlio minore per settimane, contattando Chirone tutti i giorni nel caso fosse tornato lì.

Nico, steso nel suo letto, chiuse gli occhi, portandosi la mano sul petto. Ricordava fin troppo bene la fitta che lo aveva attraversato quando il figlio era morto. Era come se il suo cuore si fosse fermato, facendolo annaspare in cerca di aria. In quel momento stava sparecchiando la tavola dopo la cena, e aveva fatto cadere tutti i piatti di mano. Si era portato la mano al petto e Will, a pochi passi da lui, era saltato in aria con un urlo, credendo avesse un infarto. Nico non era riuscito a pronunciare una parola, impallidendo sempre più finché, un minuto dopo, tutto riprese a scorrere. L'aura vitale del figlio, così lontana, era tornata. Kurt era morto solo per un minuto, in quell'impresa di cui non aveva proferito parola, prima di tornare alla vita grazie alle cure del figlio di Apollo in viaggio con lui.

Kurt era tornato due anni dopo la sua partenza, con della peluria rossa sul mento, una cicatrice che gli ricopriva la guancia e una bambina di sei mesi tra le braccia. Non aveva detto nulla della madre, né il suo nome, né se fosse ancora viva. Aveva detto solo che era sua figlia, nata il tredici luglio, e che l'aveva chiamata Bianca. E nel sentire quel nome, Nico aveva avuto quasi il primo infarto della sua vita, subito fermato da Will che non aveva avuto alcuna intenzione di lasciarlo andare così presto.

Nico aveva provato a non piangere di fronte alla piccola Bianca Di Angelo dai capelli rosso fuoco e gli occhi scuri, ma non c'era riuscito. Will lo aveva stretto talmente tanto e talmente a lungo, che Nico ad un certo punto si era spaventato all'idea che le sue ossa potessero aver preso la forma del suo corpo. Aveva tenuto in braccio la piccola Bianca per settimane, senza riuscire a distogliere gli occhi dal so viso, ed era sempre il primo ad offrirsi quando Kurt aveva bisogno di una babysitter per la piccola.

Certe volte, quando Bianca lo guardava con quei grossi occhi nocciola, a Nico sembrava quasi di vedere la sorella. Non ne parlava mai con la sua famiglia, ma non ce n'era bisogno. Tutti lo sapevano, e lo lasciavano in pace quando si trovava con lei. Molte volte, nel corso della notte, si era chiesto se sua sorella si fosse reincarnata n quella bambina, e Will gli aveva sempre sorriso con dolcezza, senza mai dargli una risposta. Era possibile e impossibile al tempo stesso. Amava quella bambina, e il fatto di averla vista crescere, gli riempiva il cuore di gioia.

Al contrario dei fratelli maggiori, Kurt non si era sposato, ma aveva dato altri nipoti ai suoi genitori: Ilary, Zoe, Harper e, infine, l'unico maschio, che aveva deciso di chiamare Nicolas. Nico aveva alzato gli occhi al cielo quando il figlio si era presentato con quello che doveva essere l'ultimo della sua prole, e Will aveva riso. I figli di Kurt avevano tutti un temperamento austero, forse causati dai loro fiammeggianti capelli rossi.

Nonostante tutti i nipoti che i suoi figli gli avevano dato – Aaron e Luke si erano sistemati al Campo Giove cinque anni dopo il matrimonio, stabilizzandosi lì come insegnanti e prendendosi cura di tutti i bambini organi del Campo – Nico era comunque molto affezionato a Bianca. Provava sempre ad essere un nonno imparziale, senza gran successo. Anche Kurt riusciva a farla franca, quando Nico era occupato con lei. Bianca, con il suo carattere irascibile, era una copia in miniatura del padre, ma andava molto d'accordo con Nico. Cambiava del tutto personalità quando si trovava con lui, preferendolo molto a Will. Will non se l'era presa – Christal non aveva fatto proprio così con lui, molti anni prima? – anzi, ne era felice. Adorava il rapporto tra i due, e non si era mai intromesso. Dopotutto, anche lui aveva un nipote preferito, il piccolo William Nicolas che era una copia sputata della madre.

Solo nel suo letto e nella sua camera, Nico ridacchiò. Will si era sforzato sempre di dire di non avere un nipote preferito, ma Christal gongolava, sapendo la verità. Lei e Kurt avevano visto giusto nel dare quei nomi ai loro figli. Nico immaginò che Christal l'avesse fatto apposta per ingraziarsi il padre che già l'amava all'infinito, e Kurt, forse per paura di quello che poteva dirgli la famiglia dopo che era sparito per due anni, aveva fatto lo stesso. Nico ricordava il sorrisetto sornione del figlio dopo aver pronunciato quel nome che nessuno osava fare in quella casa. Vedendo Nico in lacrime, Will si era trattenuto a stento dallo schiaffeggiare il figlio minore.

Con un sospiro, Nico smise di ridere e si sistemò sul letto, lasciando scorrere lo sguardo lungo le pareti, osservando i quadri sparsi per la stanza. Lui e Will al Campo Mezzosangue, lui e Will il giorno delle loro nozze. Lui, Will e i bambini. Lui, Will, i loro figli e nipoti. Lui e Will e la famiglia Solace al completo. Lui, Will e i loro amici del Campo con le loro famiglie.

In ogni foto della stanza, Nico vide il sorriso di Will, e vederlo così giovane, in compagnia di un ragazzo dai capelli neri con una smorfia sulle labbra, gli scaldò il cuore. Quanto avrebbe voluto tornare indietro a quei giorni, e cancellare quella smorfia ogni qual volta Will lo vedeva. Avrebbe evitato anche di pugnalarlo, quando si erano baciati nel capanno delle tavole da surf del Campo Mezzosangue. E senz'altro avrebbe evitato di chiedergli di rimandare il matrimonio, prendendosi una sgridata da dietro la porta.

Ma forse Will, vedendo Nico Di Angelo sorridente, pronto ad accettare ogni attività in sua compagnia, si sarebbe spaventato. E l'ultima cosa che voleva Nico era far allontanare il giovane Will.

Nico si portò le mani sul petto, pensieroso. Tutto sommato, non avrebbe cambiato niente della sua vita con Will. Forse qualche litigata, qualche scenata davanti ai bambini, ma non avevano fatto altro che stimolarli, stringendo sempre di più il loro rapporto. Non si erano mai lasciati, a parte quella volta nella loro giovinezza, quando era sparito negli Inferi per un paio di mesi, scoprendo che invece ne erano passati dieci. Quell'episodio ancora lo intristiva, ma quando era tornato al Campo, quando avevano fatto pace... la loro vita insieme era cominciata.

Nico sorrise, tenendo lo sguardo stanco sulla foto più vicina di Will, quella dal lato del letto. Quando aveva scattato quella foto, Will era steso sul divano, intento a lamentarsi di quel 4 di matematica che Nico aveva preso all'ultimo anno di liceo. Era bellissimo, con quegli occhi luminosi e il sorriso solare nonostante si stesse lamentando. Si era dato la colpa perché Nico era stato distratto da lui mentre studiava, quindi in pratica si stava lamentando di sé stesso. Nico non era riuscito a resistere alla tentazione di scattargli una foto, immortalandolo per sempre. L'aveva stampata e tenuta vicino al letto negli ultimi anni, per ricordarsi di quel piccolo momento di gioia avuta con il suo ragazzo, il suo futuro marito, padre dei suoi figli.

Nico spostò lo sguardo sulla parte del letto vuota lasciata da Will. Vi posò la mano sopra, sperando di sentire il calore del figlio di Apollo, ma sentì solo il freddo delle coperte. Lo stesso freddo che gli trapassò il freddo e gli fece distogliere lo sguardo.

Non ci pensare, pensò Nico tra sé, sorridendo. Presto lo rivedrò.

 

Nico si era assopito, con la mano sul petto, e si svegliò di scatto nel sentire le voci dei figli nel corridoio. Si rilassò, divertito. Christal stava dicendo agli altri due di fare silenzio, e il suo tono di voce era più alto del solito. Si sistemò le coperte sul petto, sperando di avere un aspetto migliore dell'ultima volta che si erano visti, e sorrise nel vederli entrare. Nonostante fossero passati così tanti anni, riusciva solo a vedere degli adolescenti.

«Ciao, papà.» lo salutò Christal, fiondandosi sulla sedia vicino a lui e prendendogli la mano nella sua. Nico abbassò per un attimo lo sguardo su quella mano calda, così simile a quella di Will, e sorrise.

«Ciao, piccola.» rispose Nico, cercando di non dar troppo peso al modo in cui la figlia lo stava guardando. «Non vi aspettavo.»

Gli occhi scuri di Kurt rotearono, mentre Aaron gli tirava un pugno sul braccio.

«Ma se ti sei messo tutto in ghingheri.» disse Aaron, sedendosi un po' timidamente nella parte vuota del letto.

«Si nota molto?» chiese Nico, passandosi la mano libera tra i capelli ormai bianchi.

Gli occhi di Christal si riempirono di lacrime e Aaron tossicchiò, lanciandole un'occhiataccia. Toccò a Nico alzare gli occhi al cielo.

«Quindi... quindi è davvero l'ora?» domandò Kurt, a disagio, avvicinandosi al letto.

«Sì.» annuì Nico, guardando il figlio minore.

«Come... lo sai?»

Nico sorrise appena. «Essere il figlio del dio dei morti ha i suoi vantaggi.»

«E perché hai scelto proprio oggi?» insistette Kurt. Come sempre, il tatto non era nelle sue corde.

«Devo fare un dispetto a Will.» si limitò a dire Nico, e questa volta il sorriso gli si fece più largo. «Sarebbe stato il suo compleanno, oggi.»

«Ed è anche...»

Kurt non concluse la frase, perché fu attraversato da un singhiozzo. Nico guardò i figli, cercando di non dar troppo peso alle loro lacrime e ai loro sguardi tristi. Voleva poter avere la forza di alzarsi e abbracciarli uno alla volta, con lo stesso slancio con cui li inseguiva da bambini, quando combinavano dei disastri.

«Lo so.» mormorò piano Nico, e socchiuse gli occhi. Non era solo il compleanno di Will, ma anche l'anniversario della sua morte.

Nonostante tutte le frasi sdolcinate scambiate nel corso del tempo, nonostante tutti i «Morirò prima io di te» detti da Nico, Will lo aveva battuto sul tempo. Nico era stato arrabbiato con il marito per mesi dopo la sua scomparsa, sperando di seguirlo presto e rincorrerlo negli Inferi. Invece, erano passati ben dieci anni da quel giorno. E Nico non aveva più voglia di invecchiare senza suo marito al suo fianco. Da quando lo aveva superato di età, di età effettiva, non su carta, aveva solo desiderato la morte. E ora, la sentiva nelle ossa. Riusciva a sentire il richiamo della morte nelle orecchie. Ora era il momento per seguirla.

Chiuse gli occhi, ricordando quel compleanno di Will. Quel giorno che aveva amato per tanti anni, e che negli ultimi aveva odiato.

 

*

 

Nico e Christal si erano sbattuti tanto per riuscire ad organizzare quella festa. Christal aveva chiesto favore ai fratelli, figli e nipoti, chiedendo loro di essere liberi nel 67° compleanno di papà Will. Aveva annullato tutti i loro impegni, per poter passare quel giorno in famiglia. Non si vedevano da Natale, ormai una festa di rito nelle loro case, e voleva che si riunissero tutti. Era uno dei grandi desideri di Will, dopotutto. Lui amava le feste, e ancora di più amava che fossero tutti insieme, che fosse un compleanno, la festa di Natale o semplicemente i festeggiamenti che seguivano le prime volte dei nipotini: il primo giorno di scuola, la prima partita di football, il primo bel voto.

Will aveva sempre adorato le feste, quindi dargli una grandiosa festa di compleanno era il minimo che Nico potesse fare per il suo compleanno. Era anche riuscito a tenerglielo nascosto, nonostante il sorrisetto del biondino – ormai non più molto biondo – gli facevano capire che sapesse qualcosa. Nico immaginò che Kurt, quel chiacchierone, si fosse lasciato scappare qualcosa.

La casa era stata agghindata per il grande giorno. Sul tavolo c'era un buffet con tutte le cose preferite di Will, e la stanza pullulava di piccoli soli disegnati dai più piccoli. C'era l'immagine del sole sulla torta, lo stesso sole che Will si era tatuato per ricordare la sua discendenza, il sole che Nico aveva baciato a lungo nella loro camera da letto, al sicuro sotto le coperte.

Nico si era occupato degli striscioni, Christal del cibo. Kurt aveva preso i fiori e Aaron si era limitato nel prendere le bevande. Nessun alcolico, per evitare che i figli di Kurt si versassero da bere come era successo a Natale. Un litigio tra quattro fratelli discendenti di Ares era un'esibizione che tutti evitavano volentieri.

Quando Will era arrivato nella casa silenziosa, accompagnato dal piccolo William Nicolas che gli raccontava dell'ultimo film della Disney visto e rivisto, una parte di lui sapeva quello che lo aspettava, ma reagì con un urletto di pura gioia e sorpresa. Nico finse di ignorarlo – era l'unico ad aver capito che già sapeva – e lo abbracciò, deciso a chiedergli come avesse fatto a scoprirlo. Kurt era stato avvisato all'ultimo. Dovevano avere un'altra spia in giro per casa.

«Auguri, amore mio.» mormorò Nico, baciandolo. Non aveva mai smesso di baciare quelle labbra morbide e dolci, e sperò che non avrebbe mai smesso.

«Grazie, tesoro.» sorrise Will, stringendolo forte tra le braccia, prendendolo un po' in giro con quella parola che Nico odiava.

«Te la lascio passare solo perché è il tuo compleanno.» scherzò Nico, dandogli un altro bacio, senza sapere che fosse l'ultimo.

Will ridacchiò, facendo il giro della sala per abbracciare i figli e i nipoti. Era entusiasta di vederli tutti lì, nel giorno del suo compleanno, e mandò un sacco di sorrisi in direzione di Nico, che si era messo a chiacchierare con Bianca, ormai non più tanto piccola. Bianca si stava lamentando della sua amica Lyla, che le aveva fatto l'ennesimo dispetto. Nico cercò di non dirle che probabilmente Lyla l'aveva fatto perché innamorata di lei, e sperò che Bianca ci arrivasse da sola, a suo tempo.

Tutto sommato, fu un bel compleanno. Will era al centro di tutta l'attenzione della sala, passando da nipote in nipote, da figlio a figlio. Mangiarono e tagliarono la torta. Will ballò con tutti i suoi figli e infine con Nico, che lo costrinse ad un lento nonostante Will non vedesse l'ora di ballare con lui. Will finse di essere contrario e Nico si trattenne a stento dal roteare gli occhi, divertito da quel suo gesto.

Ballarono per ore, secondo Nico, e Will non fece altro che guardarlo negli occhi. Voleva baciarlo, desiderava baciarlo, ma era conscio che, se l'avesse fatto, nulla lo avrebbe fermato dal trascinarlo al piano di sopra. Nico dovette leggerglielo negli occhi, perché arrossì. Nonostante avessero passato insieme cinquant'anni della loro vita, riusciva ancora ad arrossire.

«Questa sera potrai scartare il tuo regalo.» mormorò Nico, cercando di far passare il rossore sulle guance.

«Non vedo l'ora.» sogghignò Will, e Nico lo lasciò andare prima di essere lui a trascinarlo su nel loro letto.

Will si ritrovò a ballare con Kurt, cosa che fece ridere tutti perché Kurt non sapeva ballare. Bianca si avvicinò di corsa al padre per impedirgli di pestare i piedi del nonno, e si ritrovarono a ballare tutti insieme. Luke, ormai abituato alla famiglia Solace Di Angelo, teneva la foto camera in mano. Scattava foto a tutti, e ne scattò parecchie sia al marito che ai suoi suoceri. Li trovava meravigliosi, un po' come i suoi genitori.

Nico tenne gli occhi incollati su Will per tutto il tempo delle danze, cercando di ricordare la prima volta che avevano ballato insieme. La sua memoria era spesso traballante nell'ultimo periodo, ma si vantava sempre di ricordare ogni cosa fatta con Will. Forse lo aveva dimenticato perché era stato terribile, imbarazzante, e terribilmente imbarazzante.

Will si sedette sulla poltrona quando le danze cessarono, lasciando che Kurt gli portasse del succo d'arancia da bere e guardando divertito tutti i regali che gli erano stati fatti. Nico si sedette accanto a lui sul bracciolo della poltrona, osservando i maglioni, i libri, i peluche regalati dai nipoti. Nico passò un braccio attorno alle spalle di Will mentre il marito apriva il suo regalo e restava senza fiato.

«Oddei!» esclamò Will, abbracciando l'album di fotografie e sollevando lo sguardo sul marito. «Dove le hai trovate?»

«Un po' in giro.» ammise Nico, mentre Will apriva l'album con tutte le foto più significative dei loro cinquant'anni insieme. Le aveva chieste agli amici, ai loro parenti, ai figli, ai nipoti. Addirittura ai colleghi di Will. Non aveva saltato nessuno, a parte, ovviamente, Will.

Will passò le dita su ogni foto, pensando con nostalgia ai tempi passati. Non avrebbe cambiato una sola virgola della loro vita insieme, e rivedere quelle foto gli piacque moltissimo. I bronci di Nico che pian piano si trasformavano in fugaci sorrisi fu la sua parte preferita, e Will si trattenne a stento dal non piangere di fronte alle foto del loro matrimonio, dei figli piccoli, della nascita dei nipoti.

«Non piangere.» sibilò Nico all'orecchio del marito, trattenendo un sorriso.

«Non sto piangendo.» disse Will, tirando su col naso. «Mi è entrata solo una profezia nell'occhio.»

Nico rise, come i figli. William Nicolas, notando che il nonno fosse sul punto di scoppiare in singhiozzi, radunò i più piccoli e li portò fuori nel giardino per giocare a palla. Aaron e Luke li seguirono, non dopo che Luke ebbe scattato qualche foto alla coppia sulla poltrona. Christal corse fuori nel cortile e Nico diede un bacio sulla testa dell'uomo, prima di alzarsi.

«Io resto qui ancora un minuto.» disse Will, abbassando lo sguardo sull'album di fotografie.

«D'accordo, vecchietto.» lo prese in giro Nico.

«Ah ah. Ti amo, tesoro.»

Nico abbozzò un sorriso e uscì in cortile. Guardò i figli che rincorrevano i loro figli, o i nipoti. Rise mentre i suoi figli si guardavano a vicenda come a dire “cosa abbiamo fatto di male?”, proprio come lui e Will facevano molti anni prima. Sentiva l'amore traboccare dal suo cuore, e forse fu proprio per questo che impiegò qualche minuto a rendersi conto di quello che stava succedendo.

«Papà?»

Nico rientrò in casa, spostando lo sguardo su Kurt vicino alla poltrona dove Will era seduto. Il figlio minore sembrava impallidito mentre i suoi occhi scuri si posavano sul padre in piedi vicino alla porta finestra. E lo sguardo di quest'ultimo si puntò sull'altro, ancora seduto immobile sulla poltrona. Will teneva l'album di fotografie stretto al petto, un sorriso dolce sulle labbra. I suoi occhi erano chiusi, e il suo petto immobile.

«Oh, Will.» sussurrò Nico, avvicinandosi al marito e inginocchiandosi di fronte a lui. Gli prese la mano tra le sue. «Mio Will. Mio amore. Perché lo hai fatto?»

Kurt si lasciò scappare un singhiozzo e Nico tenne gli occhi incollati su Will, con la speranza che il marito gli chiedesse di fare silenzio, che voleva solo dormire. Ma Will non disse nulla, il sorriso dolce sulle labbra, il petto immobile. Nico gli accarezzò il dorso della mano con dolcezza, sentendosi attanagliare da una profonda tristezza.

«Dovevo morire prima io.» sussurrò Nico, portandosi la mano dell'altro alle labbra, baciandola. «Te lo ricordi?»

Nico aspettò di sentire una risata, la risata pura e piena di gioia dell'amore della sua vita, che purtroppo non arrivò. Spostò l'altra mano sulla testa dell'altro, sistemandogli un ciuffo ribelle.

«Portalo di sopra.» mormorò Nico, senza alzare lo sguardo dall'uomo che aveva vissuto con lui per quasi tutta la sua vita. «Nel nostro letto.»

I singhiozzi di Kurt si intensificarono, ma annuì. Nico impiegò un minuto di troppo a lasciare la mano del suo biondino, e si alzò in piedi, con le ginocchia che gli tremavano. Si appoggiò alla poltrona mentre Kurt, trattenendo un gemito di dolore, sollevava il padre dalla poltrona. Nico chiuse gli occhi. Il dolore di Kurt non era dovuto di certo alla pesantezza di Will. Li riaprì quando vide il figlio salire le scale, senza smettere di piangere, con il corpo tra le braccia.

Il corpo...

Nico scosse quel pensiero dalla testa e fece un respiro profondo. Non era un corpo. Era suo marito.

E si augurò di seguirlo presto.

 

Quando Christal rientrò in casa, ancora divertita dalla caduta di suo fratello dall'altalena, il sorriso le morì sulle labbra alla vista di Nico, in piedi vicino alla poltrona, con lo sguardo puntato sulle loro foto sparse nel soggiorno. Christal si avvicinò quasi di corsa al padre, portandogli una mano sulla schiena, cercando di capire cosa stesse succedendo. Nico la guardò in silenzio, e Christal si portò una mano al petto, abbassando lo sguardo sulla poltrona, vedendo l'album di fotografie.

I due si guardarono negli occhi, e Christal cercò di scacciare le lacrime dai suoi. Avvicinò le mani alle guance del padre e gliele ripulì con lentezza.

«Mando Jasper e Luke a casa con i bambini.» mormorò Christal, e Nico annuì, felice che la figlia sapesse sempre cosa si dovesse fare. Nico la guardò mentre si asciugava gli occhi e si sforzava di sorridere, tornando in cortile.

Nico rimase in silenzio mentre i nipoti lo salutavano e andavano via assieme a Luke e Jasper. Entrambi gli posarono una mano sulla spalla, come se volessero dargli la loro forza, e uscirono. Quando Nico pensò di essere rimasto solo, sentendo solo i singhiozzi dei suoi figli provenire dal cortile, si voltò, incrociando gli occhi scuri di Bianca. Spalancò le braccia e Nico le si avvicinò, stringendola, lasciandosi andare ad un rantolo di paura e di dolore. E ora, senza il suo Will, che cosa avrebbe fatto?

 

Tre giorni dopo, una bara vuota fu seppellita nel cimitero della città, circondati dai colleghi, dai loro amici e dalla loro famiglia. Nico teneva gli occhi puntati sulla lapide, senza riuscire a leggere le parole scritte. Christal e Aaron si erano occupati di tutto, con Nico e Kurt che annuivano ad ogni loro decisione. A parte quella di seppellirlo in un cimitero.

«È un semidio.» aveva ricordato loro Kurt, soffiandosi il naso. «Lo porteremo al Campo Mezzosangue, ed eseguiremo la cerimonia funebre.»

Christal si era opposta. Era l'unica umana della famiglia, ed era l'unica che non poteva assistere al funerale. Nico le aveva concesso un funerale normale, per i colleghi di Will e la sua famiglia. Vedere i Solace in lacrime non aiutò Nico, tantomeno i loro sguardi che sembravano implorargli di scendere negli Inferi e riprenderlo. Come se Nico non ci avesse pensato da solo. Ma non ce l'aveva fatta. L'ingresso degli Inferi era stato sigillato tanti anni prima, e solo suo padre poteva aprirgli un varco.

Dopo il funerale nel cimitero, e dopo aver abbracciato Alec Solace a lungo, Nico salì in auto con i figli e la vera bara, diretti al Campo Mezzosangue. Era Aaron a guidare, con gli occhi fissi sulla strada, serio come non mai. Nico sedeva dietro, lo sguardo che si spostava dal finestrino alla bara dietro di lui.

«Ti ricordi quando lasciai il cellulare sopra la macchina?» disse Nico, piano, rivolgendosi al marito come se fosse seduto accanto a lui. «Santi dei, quanto tempo è passato?»

Christal gli prese la mano e per un po' Nico non la guardò, sorridendo appena per quel contatto. La mano della figlia era morbida, piccola, diversa da quella di Will, ma allo stesso tempo calda. Sembrava proprio la sua.

Quando arrivarono all'entrata del Campo, Nico guardò dei giovani semidei uscire con un carretto per prendere la bara. Aaron e Kurt li aiutarono, ma senza entrare nel Campo. Volevano aspettare i loro amici. Dovevano essere dietro di loro.

«Allora ci vediamo dopo.» disse Christal, guardando con tristezza la bara e il pino di Thalia. Vedeva la statua dell'Athena, e solo il contorno del drago. «Vi aspetto in macchina.»

«D'accordo.» disse Aaron, facendo un cenno di saluto alla sorella.

«Non credo proprio.»

La voce, squillante e profonda al tempo stesso, apparteneva ad un ragazzo biondo, sui diciassette anni, appena comparso accanto alla macchina. Nico sentì il proprio cuore perdere un battito mentre quel ragazzo si avvicinava. Era alto, biondo e bello. Somigliava molto a Will, ma senza i suoi lineamenti dolci e la solita tranquillità che emanava. Questo ragazzo trasmetteva dolore, perdita, tristezza.

«Sei la mia protetta.» disse il dio Apollo, prendendo Christal per mano. «E sei mia nipote. Se posso entrare io nel Campo Mezzosangue, potrai anche tu.»

«Non credo...» borbottò Aaron, ma Apollo gli scoccò un'occhiata.

«Nessuno può darmi ordini.» disse Apollo con dolcezza, salutando il nipote con una carezza sulla guancia. Si fermò davanti a Nico, osservandolo con attenzione. Lo abbracciò brevemente e Nico ricambiò l'abbraccio, sentendosi svuotato.

«Andiamo.» disse Kurt, avviandosi verso l'entrata.

Nico tenne d'occhio Apollo e Christal di fronte a lui, e tirò un sospirò di sollievo quando vide la barriera aprirsi per farli passare. Apollo avrebbe potuto entrare lo stesso con facilità, ma Christal... Nonostante il dolore che sentiva nel petto e nel cuore, Nico fu felice che Christal potesse finalmente vedere l'interno del Campo. Non era una bella occasione, ma almeno avrebbe soddisfatto la sua curiosità.

Gli occhi della figlia saettavano per tutto il Campo, e per tutti i semidei che li circondavano, guardando la bara con rispetto. Chirone, in versione centauro, si avvicinò a Nico, posandogli una mano sulla testa. Nico notò pure il signor D, sulla veranda della Casa Blu, che sollevava un calice di vino rosso nella direzione della bara. Nico si portò una mano al petto, ringraziandolo tra sé. Significava molto per lui vederlo lì.

La bara fu portata fino al laghetto delle canoe, e Nico guardò in silenzio mentre veniva messa su una delle canoe. Dei figli di Apollo vi posarono sopra il drappo della cabina 7, intonando una canzone di perdita e dolore che fece scendere qualche lacrima a Nico. Poi, prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, accanto alla bara comparve Ade in persona, che posò un drappo della cabina 13 sopra quello del sole. Poi si avvicinò al figlio, posandogli la mano sulla spalla, stringendola appena. Nico guardò suo padre, per nulla sorpreso di vederlo lì, e tornò ad osservare la bara. Il drappo d'oro e quello nero erano in netto contrasto, ma facevano un bell'effetto insieme.

Nico si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto trattenere le lacrime, fino a quando non vide i suoi tre figli avvicinarsi alla bara. Kurt posò il drappo dei figli di Ares accanto agli altri, e Aaron fece lo stesso con quello di Atena. Christal si tolse la sciarpa dal collo e la posò sulla bara, allontanandosi.

Al che, Nico iniziò a piangere. I suoi figli lo avevano ucciso dentro quasi quanto la morte di Will.

 

Aveva atteso a lungo che la morte prendesse anche lui, sperando di riconciliarsi con l'amore della sua vita il primo possibile. Ma le settimane erano diventate mesi, e poi anni, e ancora il suo cuore batteva. I suoi figli sapevano quello che gli passava per la mente, e nessuno di loro poteva dargliene una colpa. Nessuno poteva capire quello che provava. Loro avevano perso un padre, ma Nico aveva perso molto di più.

Rendendosi conto che la morte, più l'aspetti più tardi arriva, Nico si sforzò nelle settimane successive di tornare a giocare con i nipoti, sgridare i figli per qualche cazzata sebbene ormai fossero più che adulti. Quando Bianca gli confidò dei sentimenti di Lyla nei suoi confronti, Nico rise, felice di averci azzeccato. Tre anni dopo, accompagnò la nipote all'altare, felice come non lo era mai stato negli ultimi anni.

Le foto di Will lo circondavano, ricordandogli cosa lo stesse aspettando negli Inferi, e Nico si augurò che il suo uomo fosse andato avanti, che avesse deciso di reincarnarsi. Uno spirito come il suo doveva tornare nel mondo umano il prima possibile, per insegnare l'amore. Ma l'altra parte di lui sperava che non l'avesse fatto. Voleva vederlo un'ultima volta, prima di dirgli addio per sempre.

Erano stati anni lunghi, senza Will al suo fianco, e Nico non dovette più sforzarsi di sopravvivere. I suoi figli, i suoi nipoti, e i bisnipoti lo tenevano sull'attenti. Anche i suoi amici, soprattutto Leo Valdez, gli tenevano compagnia continuamente, organizzando uscite all'ultimo e uscire con lui per prendere una cioccolata calda. Nico usciva sempre, sapendo di somigliare molto di più al marito che a Nico Di Angelo.

 

Nico spostò lo sguardo sui figli attorno al letto. Aveva chiuso gli occhi solo per pochi minuti, e le espressioni di tutti e tre si erano fatte più spaventate. Kurt teneva il pugno in bocca, pronto a mordersi la mano per non piangere.

«Ragazzi.» disse Nico, con un sospiro, stringendo la mano di Christal. «Sapevate che sarebbe arrivato questo momento.»

«Non capisco perché oggi.» insistette Aaron.

«È il compleanno di Will.» ripeté Nico, scrollando appena le spalle. «E poi, tanto tempo fa, mi aspettò per dieci mesi mentre ero negli Inferi. Ora, lui è negli Inferi, e sono passati dieci anni. Direi che ho pagato per quella mia lunga assenza.»

Nico sorrise. In un certo senso, lo considerava quasi poetico. Will lo aveva aspettato per dieci mesi, tentando in tutti i modi di non impazzire. E ora era Nico che aveva atteso la morte per dieci lunghi anni. Il fatto che ne fossero proprio passati dieci, per Nico era poetico, un messaggio.

«Non piangete troppo quando me ne sarò andato.» mormorò Nico, lanciando un'occhiata a Kurt.

«Piangerò un sacco.» sbuffò suo figlio minore, trattenendo un singhiozzo.

«Prendetevi cura l'uno degli altri.» aggiunse Nico, osservando Christal.

«Ci proverò.» promise Christal, sebbene non avesse fatto altro per tutta la vita.

«E fate i bravi, con tutti.» concluse Nico, guardando Aaron, che si asciugò una lacrima sulla guancia.

«D'accordo.» disse Aaron, abbozzando un sorriso. «Farò il bravo. Papà...»

Nico lo guardò in silenzio, sorridendo. «Vi amo tantissimo.» disse, osservandoli. Muovere la testa stava cominciando a pesargli, ma si concesse quell'ultimo sforzo. «E amo i vostri figli e nipoti nello stesso modo. Ditegli che mi mancheranno.»

«Lo faremo.» promise Christal.

Nico annuì. Pensò a Bianca, sua nipote. L'aveva vista la settimana prima, splendida e incinta. Intendeva chiamare sua figlia Nicole, e Nico abbozzò un sorriso, rattristato all'idea che non avrebbe mai incontrato la sua bisnipote.

«Papà, ti voglio bene.»

Nico alzò lo sguardo su Kurt, che si era avvicinato. Prese posto accanto a lui, tenendo la mano sopra la sua e quella di Christal. Nico guardò le loro mani tutte insieme, e sorrise quando Aaron avvicinò la sua.

«Salutaci papà Will.» sussurrò Christal, con le lacrime agli occhi, e Nico annuì. Sentiva le palpebre pesanti.

«Bacialo da parte nostra.» aggiunse Aaron, tirando su col naso.

Nico mosse appena la testa, chiudendo gli occhi. Riuscì a sentire i respiri dei suoi figli, i loro singhiozzi e poi, più niente. La pace assoluta.

 

*

 

Quando Nico riaprì gli occhi, si ritrovò negli Inferi.

Era strano pensare a quanto tempo vi avesse trascorso nella sua giovinezza. Ora si trovava di nuovo lì, ad osservare il soffitto della caverna in cui si trovava, comodamente sdraiato su del terriccio.

L'odore che lo assalì era tremendamente familiare e Nico sospirò. Puzza di morte, cadavere e sofferenza.

Ma dov'era suo padre? Nessun comitato di benvenuto? Nessun “oddei ragazzo, che fai qui?”

Nessun sorriso solare?

Nico si mise seduto. Si guardò attorno, notando il palazzo di Ade ad un centinaio di metri di distanza. Aggrottò la fronte. Aveva il vago sospetto che le anime non dovessero comparire così vicine al palazzo, ma dopotutto non era lui a fare le regole.

Nico abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Non erano più vecchie, rugose e piene di strane macchie. Erano pallide, morbide, giovani. Si toccò il viso, sempre più confuso. Ricordava piuttosto bene di aver oltrepassato la settantina, ma era come se avesse di nuovo quindici anni.

E quando si alzò in piedi con un solo scatto, senza dolori alla schiena o alla ginocchia, si rese conto che aveva davvero di nuovo quindici anni. Si stiracchiò, sollevando le braccia in aria e poi piegandosi, sfiorando le punte dei piedi. Si risollevò, sorridendo. La schiena non gli faceva male. Era proprio ringiovanito.

«Sono contento che tu abbia riscoperto le gioie dell'avere un corpo giovane.»

Nico si voltò, incrociando gli occhi scuri del padre.

«Lui dov'è?» salutò Nico, abbozzando un sorriso.

Ade sospirò. «Non mi saluti neanche?»

«Dov'è?»

«Nei Campi Elisi.»

Nico sorrise. Non si era aspettato altro, da Will.

«Nico...»

Il ragazzo sollevò lo sguardo sul padre.

«Mi dispiace.» disse il dio.

Nico scosse la testa. «Per cosa?»

«Per la tua morte.»

«Papà...» Nico rifletté per un attimo prima di proseguire. «I primi anni della mia vita sono stati un disastro, d'accordo. E ci sono state troppe guerre, troppe morti. Ho avuto una famiglia, ho amato, e sono stato amato fino alla morte. E lo sarò anche dopo. Dovresti dispiacerti per chi non ha potuto avere questa possibilità.»

Ade lo osservò.

«Ho avuto una vita piena e felice.» continuò Nico, portandosi una mano al petto. Il suo cuore non batteva, e lo trovò strano. «Ho avuto tanto amore. Tanti amici. Tanti figli e nipoti. Sono... felice della mia vita. La morte... è solo il livello successivo.»

Ade sorrise. «Vai, Nico Di Angelo. Mi mancherà non avere più un figlio degno come te.»

Nico sorrise a quelle parole. Fece per abbracciare il padre, ma lui si scostò con una smorfia. Nico lo abbracciò lo stesso, in modo goffo, e si allontanò verso i Campi Elisi. Non capì se conosceva la strada a memoria, o se semplicemente i suoi piedi lo stessero portando da Will.

Quando arrivò ai Campi Elisi, Nico si fermò a guardare la distesa di persone di fronte a lui. Si portò una mano tra i capelli, chiedendosi quanto tempo gli ci sarebbe servito per cercare la sua testa bionda preferita.

«Hai perso la strada?»

Quella voce...

Nico chiuse gli occhi.

«Stai cercando qualcuno?»

Nico sentì il proprio petto esplodere. Il suo cuore aveva ripreso a battere.

«Magari una bella ragazza?»

Nico si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere.

«Sto cercando un idiota.» disse infine.

«Ah... mh, non so se ce ne sono.»

«Io credo di sì.»

Nico si voltò, il cuore che gli batteva talmente forte nel petto che era certo sarebbe esploso. Incrociò gli occhi azzurri, limpidi, felici di un giovane Will Solace. Doveva avere la sua stessa età. Riusciva a guardarlo dritto negli occhi senza doversi alzare sulle punte.

«Eccolo qua.» disse Nico, piano. «Il mio idiota.»

«Ah, parlavi di me?» disse Will, trattenendo un sorriso. «Scusami, non l'avevo capito.»

Continuarono a guardarsi negli occhi, beandosi della loro vista, poi corsero l'uno nelle braccia dell'altro. Nico voleva piangere contro la sua spalla, e picchiarlo per averlo osato abbandonare così presto. Ma non ci riuscì. Trovò le sue labbra calde pronte ad accoglierlo e lo baciò, un bacio deciso e pieno di passione che si sentì sollevare dal terreno, stretto tra le braccia del suo biondo.

«Santi dei.» disse Will, dopo qualche minuto, scostandosi dalle sue labbra. Appoggiò la fronte alla sua, senza spostarsi. Nico notò con piacere quelle adorabili guance arrossate e le accarezzò, sentendo il suo calore familiare. «Mi mancava baciarti così.»

«Dieci anni dal nostro ultimo bacio.» gli fece notare Nico, e Will sospirò.

«Dieci lunghissimi anni.» lo corresse Will. «Ma spero di poterti baciare ancora e ancora. Devo recuperare.»

Nico annuì, con le labbra socchiuse, pronto per il bacio successivo. Non si aspettava altro, dopotutto. Si fiondò sulle labbra di suo marito e lo sentì sospirare nella sua bocca. Avevano parecchio tempo da recuperare.

 

«Cosa hai fatto in questi anni?» domandò Nico, stringendo forte la mano di Will nella sua. Non sapeva da quanto tempo fosse lì, con Will al suo fianco, le labbra bollenti per i baci.

«Mi sono annoiato.» sospirò Will, trattenendo un sorriso. «Ma ho chiacchierato molto con i nostri padri. Erano piuttosto dispiaciuti di vedermi quaggiù.»

«Li ho invocati un sacco di volte, ma non sono mai venuti.»

«Lo so.»

«Ho provato anche a scendere negli Inferi per riprenderti, ma non ce l'ho fatta.»

Le labbra di Will tremolarono per qualche secondo. «So anche questo.» ammise. «Ho chiesto ad Ade e Apollo di non venire più da te. Non volevo che facessi giuramenti dei quali ti saresti pentito. Volevo che ti concentrassi sui nostri figli, sui nipoti e gli altri bambini.»

«È quello che ho fatto.»

«Rischiando di morire prematuramente per intrufolarti qui dentro, però.»

Nico trattenne una smorfia. Se avesse continuato a fare il saccente, l'avrebbe spinto.

«Quando mi sono ritrovato qui, ho capito quello che avresti fatto.» disse Will, guardandolo negli occhi. «Sono andato da Ade per chiedergli di impedirtelo. Temevo che il viaggio potesse farti del male. E non era ancora giunta la tua ora.»

«Ma la tua sì.» Nico lo fissò. «Perché sei morto, Will?»

Il biondo si strinse nelle spalle.

«Eri in pensione da cinque anni.» continuò Nico. «Dovevamo fare un sacco di cose insieme, ricordi?»

«Ricordo.» Will sorrise dolcemente. «Possiamo farle qui.»

«Non possiamo.» sospirò Nico, scuotendo la testa. «Non sarà la stessa cosa.»

Will continuò a guardarlo in silenzio, e Nico incrociò il suo sguardo. Quegli occhi azzurri, così vivi e pieni di desideri e speranze. Quanto gli erano mancati.

«Sai perché sono morto, Nico?» mormorò Will, piano.

«Sei morto di qualcosa di stupido.» sbuffò il figlio di Ade, stringendo con forza la mano dell'altro, che non si lamentò. «Sorridevi, quindi direi di gioia.»

Will rise, e scosse la testa. «Vorrei essere morto di gioia.» ammise. «Però... forse è successo proprio questo. Quell'album di fotografie... vederci giovani, spensierati, con tutta la vita davanti... mi ha reso molto felice. Ma è stato il mio cuore. Ero malato.»

Nico abbassò appena lo sguardo sul petto del suo amato biondino, e sospirò. «Lo so.» ammise, e Will sgranò gli occhi. «Credi davvero che non avessi visto l'aurea di morte che alleggiava sopra di te? Sapevo che sarebbe successo, solo che non volevo dargli retta. Non volevo che la possibilità della tua morte rovinasse quel poco di vita che ci restava insieme.»

Will scacciò le lacrime dai suoi occhi. «Quindi è per questo che mi guardavi così tanto, negli ultimi giorni.»

«Ti guardavo così tanto perché ti amo.» sorrise Nico. «E perché temevo che scoprissi della tua festa a sorpresa.»

«Ah, quello...» Will rise, e il cuore di Nico traboccò di pura gioia. Quanto gli erano mancate, quelle risate. «Lo sapevo già.»

«Te l'ha detto Kurt, vero?»

«No.» Will sogghignò, e Nico gli si avvicinò, baciandolo sotto l'orecchio. Will rabbrividì di piacere a quel contatto. «Okay, scusa. È stato Leo.»

«Leo Valdez?» ripeté Nico, sorpreso.

«Già. Mi ha chiesto come mai non fosse stato invitato. Gli ho risposto che non avevo idea di cosa stesse parlando. Mi ha risposto dopo qualche minuto, dicendo di aver sbagliato chat, e lì ho capito.» Will sorrise. «La festa in famiglia. Adoro le feste in famiglia.»

Nico sorrise a sua volta. «Lo so. È proprio per questo che te l'ho organizzata.»

Will lo baciò, e Nico pensò che non ne avrebbe mai avuto abbastanza, nemmeno ora che era morto e che non aveva più bisogno di niente. A parte Will.

«Posso chiederti perché hai deciso di morire il giorno del mio compleanno?» chiese Will, accarezzandogli la guancia.

Nico notò che nessuno dei due aveva intenzione di lasciare la mano dell'altro. Le guardò per un momento, pensando a quanto tempo fosse passato dalla prima volta che si erano presi così per mano.

«Volevo farti un dispetto.» disse Nico, scrollando le spalle. «E poi... volevo morire proprio il giorno in cui te ne sei andato tu. E casualmente era il giorno del tuo compleanno.»

Will scosse la testa, divertito. «Ti mancavo così tanto?»

Nico quasi lo fulminò con lo sguardo. «Sai che è così.»

«Sì, lo so.» Will tacque per qualche secondo, e Nico si ritrovò a guardare le sue splendide lentiggini. Come faceva ad essere così solare anche nel mondo dei morti? «Comunque, volevo dirti che... piangi davvero un sacco.»

«Scusami?» disse Nico, aggrottando la fronte, sentendosi arrossire.

«Ti ho guardato, dopo la mia morte.» disse Will. «Ed eri sempre in lacrime.»

«Sei uno stupido.» sbuffò Nico, dandogli un pugno forte sulla spalla. «Cosa ti aspettavi? E tanto per la cronaca, erano lacrime di felicità. Nessuno mi avrebbe più svegliato alle sei del mattino...»

Will alzò gli occhi al cielo, e scoppiò a ridere. Nico lo guardò, chiedendosi come avesse fatto a piangere così tanto per quell'idiota, e prima che riuscisse a formulare il pensiero, si ritrovò in lacrime.

«Mi sei mancato.» singhiozzò Nico, e Will si zittì subito. «Mi sei mancato ogni fottuto giorno. Ti cercavo in continuazione. Mi sono circondato delle tue foto, ma non ti sentivo più con me. È come se, morendo, ti fossi portato via tutta la luce del mondo. Era tutto buio, senza di te.»

«Nico...»

Il labbro di Will tremolò e Nico lo abbracciò, singhiozzando sulla sua spalla. Si era promesso di non piangere, mentre aspettava la morte, e invece eccolo lì, a singhiozzare come un bambino.

«Mi sei mancato tanto anche tu.» disse Will, tra un singhiozzo e l'altro. Gli passò le dita sulla schiena, e Nico chiuse gli occhi nel sentire quel gesto familiare. «All'inizio ti guardavo, e piangevo con te. E ho pianto ancora di più il giorno del mio funerale. Quella lapide è bellissima. E poi... ti ero vicino, quando i nostri figli posavano i loro drappi sulla mia bara. E quando hai detto quella frase in macchina... ero lì con te. Mi si è spezzato il cuore, quando non ho potuto risponderti.»

Nico annuì, ora capendo come mai avesse percepito la sua presenza così forte. Lo strinse a sé, scoprendo meravigliato quanto ancora riuscisse ad amarlo dopo tutti quegli anni.

 

Dopo un po', e Nico non seppe se erano passati cinque minuti, cinque ore o cinque anni, smisero di piangere. Nico fece comparire una panchina fatta di ossa, e Will la guardò sorridendo, sedendosi senza esitare. Si sedettero vicini, le dita intrecciate, e parlarono di quei dieci anni divisi. Nico parlò dei figli e dei nipoti, raccontando tutto ciò che gli venisse in mente. Will lo ascoltò, felice di poter rivivere quei ricordi non suoi. Parlarono solo del tempo già trascorso, cercando di non pensare a cosa stesse facendo la loro famiglia in quel momento. Parlare del futuro avrebbe reso entrambi tristi.

«Hai scoperto chi fosse la mamma di Bianca?» chiese Nico, con curiosità. Quel segreto di Kurt ancora lo infastidiva.

Will fece una smorfia. «Sì.» sospirò. «Me lo ha detto Apollo. Era una... ehm, donna umana di facili costumi.»

Nico alzò gli occhi al cielo. «Chissà perché sono così sorpreso...» borbottò. «Comunque, non è importante.»

«No, infatti.»

Nico non riuscì a staccare gli occhi dal volto del marito, che guardava davanti a sé con un sorrisetto sulle labbra. Nico lo baciò sulla guancia, stringendosi a lui, e fu felice quando Will lo circondò con un braccio.

«Nico, voglio reincarnarmi.»

Il figlio di Ade annuì. «Me l'immaginavo, da te.» sospirò.

«Non subito, però.» precisò il figlio di Apollo, guardandolo con i suoi occhi azzurri luminosi, pieni di vita. «Voglio passare ancora un sacco di tempo con te.»

«Immaginavo anche questo.»

Will sorrise, e Nico ricambiò il sorriso. Si baciarono di nuovo, a lungo, pomiciando proprio come quando erano adolescenti, nonostante Nico avesse cercato più volte di ferirlo.

«Will Di Angelo.» disse Nico, lasciandogli le labbra e strofinando il naso contro il suo.

«Nico Solace.» ribatté l'altro, guardandolo divertito.

«Volevo dirti che non ti libererai mai di me.»

Will aggrottò la fronte, ma sorrideva.

«Anche se ti reincarnerai, io ti cercherò.» promise Nico, accarezzandogli i ricci ribelli. «Ti troverò, e mi innamorerò di te di nuovo, così tanto e così forte, qualunque aspetto tu abbia. Che tu sia bianco, nero, verde, maschio, femmina, non binary, gatto.»

«Gatto?» ripeté Will, con uno schiocco di labbra.

«Gatto.» annuì Nico, serio. «Mi innamorerò di te di nuovo. Quindi... aspettami.»

«Ti aspetterò. E ti cercherò a mia volta. Perché la penso esattamente come te. A parte sulla storia del gatto...»

Come se non aspettasse altro, un gatto nero saltò sulle gambe di Nico, che subito abbassò lo sguardo. Nico lanciò uno strillo.

«Ma è Zen?» disse, mentre il gatto miagolava come per rispondergli.

«Sì, è lui. Mi ha trovato dieci anni fa. Credo aspettasse di vederti.»

Zen cominciò a fare le fusa e Nico coccolò il suo gatto, con gli occhi ricoperti di lacrime. Quando lo aveva portato dal veterinario per l'ultima volta, aveva pianto un sacco. Will aveva ragione, piangeva sempre. Sollevò gli occhi sul marito, stringendo il gatto tra le sue braccia, e Will gli sorrise, raggiante.

«Ti amo, Nico Di Angelo.» disse il biondo.

«Ti amo, Will Solace.» disse Nico, tenendo gli occhi puntati nei suoi. Poi disse: «Non voglio lasciarti andare mai più.»

Will gli sorrise, stringendo le loro dita insieme. Per un attimo, si ritrovarono a guardarle con un enorme sorriso stampato sul viso. Si baciarono un'altra volta, con Zen che faceva le fusa a ritmo con il battito dei loro cuori.

 

 

 

Nota dell'autrice: grazie per aver letto questo capitolo, e scusatemi per questo capitolo, nel caso vi avessi turbati. Buona vita :)

   
 
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