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Autore: Striginae    22/09/2023    0 recensioni
Yor è al lavoro e Loid e Anya trascorrono una "tranquilla" giornata padre-figlia al mare.
[Questa storia partecipa alla Themed Challenge – Summer Edition indetta dal forum Siate Curiosi Sempre]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anya Forger, Bond, Loid Forger/Twilight, Yor Briar/Thorn Princess
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: 10. Costruire un castello di sabbia 

 

Mission XXX: S.I.M.P. (Sand In My Peepers) 

 

La priorità di Loid era solo una: la buona riuscita dell’Operazione STRIX. Purtroppo, a causa delle vacanze estive la missione aveva subito un rallentamento. Non si trattava di una tragedia, Loid ne aveva approfittato per studiare con più calma insieme ad Anya, anche se con risultati scadenti e, a sua volta, per riposarsi. Per quanto possibile, si intende.
Una spia non andava mai veramente in vacanza.

E, a proposito di vacanze, quelle estive stavano ormai per concludersi. Erano gli ultimi giorni di agosto e, addirittura, Yor aveva già ripreso a lavorare a pieno regime.

Al pensiero, Yor si lasciò scappare un sospiro. Il suo lavoro non era nulla di entusiasmante... sperava che presto le arrivasse un qualsiasi incarico da sicaria, un lavoro che le riusciva decisamente meglio.

«Qualcosa non va, Yor?»
Domandò Loid, alzando lo sguardo dalla pagina del giornale che stava leggendo. Yor arrossì appena, un po’ in imbarazzo. A Loid non sfuggiva mai nulla. Gli rivolse un sorriso che sperava lo avesse convinto a non indagare oltre. Che idea si sarebbe fatta Loid di lei, se avesse iniziato a lamentarsi del suo lavoro? Yor nutriva ancora parecchi dubbi sulle sue capacità di moglie e madre, non voleva dare una brutta impressione di sé anche sul versante lavorativo.
«Non è nulla, Loid. Non preoccuparti per me.»

Alle spalle dei genitori, incurante delle loro faccende da grandi, Anya stava confabulando con Bond. La bambina sapeva bene che di lì a poco sarebbe ricominciata la scuola e voleva sfruttare al massimo quegli ultimi giorni di libertà prima di riprendere a sua volta con la sua importantissima missione: farsi invitare a casa del secondogenito, Damian Desmond, e aiutare papà con la sua missione segretissima.

«Lavori anche domani?»
Stava chiedendo Loid a Yor, facendo inconsapevolmente agitare la donna. Al suo gesto d’assenso, Loid si fece a sua volta pensieroso.
«Capisco. Domani è il mio ultimo giorno di vacanza prima del rientro e stavo pensando di portare Anya in spiaggia. Mi avrebbe fatto molto piacere se anche tu avessi potuto unirti a noi.»

Mentre il cuore di Yor faceva una capriola, Anya aveva drizzato le orecchie e in un attimo era scattata in piedi, abbracciando il suo fidato amico peloso.

«Possiamo portare anche Bond con noi? Possiamo, vero?»

Loid le sorrise.

«Certo che sì.»

In verità, la giornata di domani non è per me una semplice gita al mare. Handler mi ha assegnato una missione dell’ultimo minuto che consiste nell’intercettare un politico corrotto, amante dei beach club, che potrebbe mettere a repentaglio la pace tra Westalis e Ostania. Il mio obiettivo è neutralizzarlo senza dare nell’occhio. Anya non correrà alcun pericolo, la sua presenza servirà solo a giustificare perché un normale psichiatra è al mare invece che al lavoro, quando per i miei colleghi le vacanze sono finite da un pezzo. Inoltre, voglio che Anya si diverta prima di tornare a scuola, è fondamentale per l'operazione STRIX che sia di buon umore e volenterosa. 

Anya urlò internamente nel sentire i pensieri di Loid e con fare involontariamente esagerato, si mise sull’attenti.

«Prometto che mi comporterò bene in spiaggia!»

Neanche a farlo apposta, anche Bond si sedette e scodinzolò, come per avvalorare le parole della sua padroncina.

Vedendo quella scena un po’ buffa, Yor provò un improvviso moto di tenerezza nei confronti della piccola Anya. Si inginocchiò, accarezzando la testa di Bond e abbracciando Anya.

«Sei proprio una brava bambina, Anya. Non è così, Loid?»

Loid annuì, addolcendo i tratti del viso. Rispose con sincerità: 

«Sì. Vedrai Anya, domani passeremo una bella giornata.»


 

* * * 



Il giorno dopo Anya si svegliò prima di tutti, anticipando addirittura il mattiniero Loid. Chiassosamente iniziò a cercare nella sua stanza e poi in giro per casa tutto l’occorrente per trascorrere una perfetta giornata al mare: costume, braccioli, crema solare, cappellino in paglia, paletta e secchiello. Ovviamente fu Loid a finire di preparare il borsone, Anya stava facendo tanto di quel rumore che continuare a dormire era fuori discussione.

«Divertitevi a mare! E mi raccomando Anya, sta’ attenta.»
La salutò Yor sulla soglia, ormai pronta per andare a lavoro. Voltò il capo verso Loid e riprese:

«Anche se so bene che essendoci papà con te, posso stare tranquilla.»
Sorrise infine la donna, abbracciando Anya che nel frattempo stava cercando di convincerla a saltare il lavoro e unirsi a loro.

«La mamma può venire con noi la prossima volta... se sei d’accordo, Yor.»
Si intromise Loid. E chissà, magari la prossima volta sarebbe stata una semplice giornata al mare senza che la sicurezza nazionale fosse messa a repentaglio.

«Molto volentieri.»

Anya vide Loid e Yor scambiarsi uno sguardo e un lieve sorriso. Ridacchiò, mamma e papà stavano facendo di nuovo pucci-pucci.

«Allora... buon lavoro, Yor.»

«Grazie. Buona giornata anche a voi.»
Così dicendo, Yor uscì.

E, anche se era ancora decisamente troppo presto sia per andare al mare sia per l’inizio della sua missione, padre e figlia e il loro gigantesco cagnolone salirono a loro volta in macchina, diretti in una delle spiagge un po’ fuori Berlint.




* * *




«Scotta, scotta!»
Fu la prima cosa che esclamò Anya quando affondò i piedini nella sabbia. Con un salto salì in spalla a Bond, salvandosi così dal bruciarsi ulteriormente.

«Stai bene, Anya?»
Chiese Loid, sincerandosi che la bambina non si fosse fatta male. Fortunatamente Anya aveva già ritrovato l’entusiasmo e con un ditino stava indicando a Bond un qualche punto vicino al mare che per qualche ragione aveva catturato il suo interesse.

Loid, invece, si fece attento. Aveva prenotato l’ombrellone più vicino a quello del suo obiettivo cosicché avesse potuto avvicinarlo con una scusa qualsiasi. La spia si guardò attorno, accanto a loro non c’era ancora nessuno. Loid non si agitò, secondo il rapporto che gli aveva inviato Handler, l’uomo si faceva vivo in spiaggia soltanto a metà mattinata ed erano appena le nove e mezza, per lo meno aveva ancora due ore buone prima che il suo piano avesse inizio. Perciò, poteva senza altre preoccupazioni dedicarsi ad Anya... che stava già per tuffarsi in acqua senza neppure aver gonfiato i braccioli.

«Aspetta, Anya!»

Loid si rese conto di aver parlato troppo presto. Seppur senza il politico di mezzo, per quelle due ore i problemi non gli sarebbero affatto mancati.



 

* * * 


 

Come previsto, fu verso le undici e un quarto che l’obiettivo si fece vivo. Si trattava di un uomo di mezza età, abbronzato, che sfoggiava un tipico completo estivo: pantaloncini fino al ginocchio, una coloratissima camicia hawaiana e degli spessi occhiali da sole. A vederlo in quel modo, non sembrava destare nessun sospetto... ma a Loid non sfuggì che il politico era accompagnato da due energumeni, le sue guardie del corpo, che rimasero alle sue spalle a qualche metro da loro capo.

Chiaramente Loid aveva previsto una tale eventualità.


Quello che Loid non aveva messo in conto era che anche il suo obiettivo avesse avuto un’idea simile alla sua e, per qualche ignota ragione, aveva portato con sé il figlio, un bambino di non più di sette anni che stava facendo i capricci, esasperando il padre. 

«Tieni, comprati un gelato al bar.»
Stava dicendo l’uomo, mettendo in mano al figlio qualche monetina.

«Non lo voglio adesso!»
Urlò il bambino, lanciando le monete sulla sabbia. Anche se Loid non poteva vederlo, era sicuro che dietro le lenti degli occhiali, l’uomo avesse roteato gli occhi.

«E che cosa vuoi, allora?»

«Voglio tornare a casa!»

«Ma siamo appena arrivati!»

Loid resistette strenuamente all’impulso di massaggiarsi le tempie, sentendo già formarsi un principio di mal di testa. Dopo cinque minuti abbondanti di piagnucolii e lamentele, alla fine il pestifero bambino si calmò, allontanandosi da sotto l’ombrellone e lasciando finalmente suo padre in santa pace.

Loid fece mente locale. Doveva aspettare l’occasione propizia per avvicinare l’uomo e allo stesso tempo convincerlo ad allontanarsi dalle sue guardie del corpo. Non sarebbe stato semplice, ma l’agente Twilight non falliva mai una missione.

Eppure, ancora una volta qualcosa di imprevedibile stava per mettergli i bastoni tra le ruote.

D’improvviso, infatti, l’urlo di una bambina sovrastò l’insopportabile musichetta estiva del lido. Gli occhi di Loid saettarono verso il bagnasciuga.

Anya.

Anya, a differenza di quanto si potesse immaginare, non era spaventata ma furiosa. Era rimasta tranquillamente seduta in riva al mare e Bond le stava facendo compagnia. Insieme, armati di secchiello e paletta, erano impegnati in quello che la bambina aveva definito come: “Il castello di sabbia più bello del lido” quando, senza alcun preavviso, un bambino era piombato su di loro distruggendo deliberatamente il castello di sabbia a cui stava lavorando con così tanta cura, ridendole in faccia.

«Perché lo hai fatto, perché hai distrutto il mio castello?!»

«Quello sgorbio per te era un castello? Pft, dovresti ringraziarmi. Era talmente brutto che ti ho fatto un favore distruggendolo!»

Il bambino le fece la linguaccia e solo il tempestivo arrivo di Loid fermò Anya dal rompere la sua paletta di plastica sulla stupida testa di quel ragazzino antipatico. Nonostante la calma apparente della spia, Loid era incredulo di fronte allo svolgersi degli eventi. Il bambino che aveva importunato Anya non era altri che il figlio del politico. Eppure, quello che doveva essere una enorme spina nel fianco poteva trasformarsi nella sua occasione per attaccare bottone con il bersaglio. Loid si inginocchiò vicino ad Anya, accarezzandole dolcemente il capo quando notò il broncio della bambina. Non poteva certo biasimarla, era del tutto comprensibile che ci fosse rimasta male.

«Cosa è successo, Anya?»
Chiese pazientemente Loid, sebbene conoscesse già la risposta.

«Quello lì ha distrutto il mio castello!»
Spiegò la bambina e Bond abbaiò, come se volesse avvalorare con il suo intervento la veridicità di quelle parole. 

«Sono sicuro che si sia trattato di un incidente.»
Provò Loid, fingendo di non aver visto quello che era successo. Doveva giocarsela bene se voleva che il suo piano andasse a buon fine.

«Niente affatto!»
Sbraitò il bambino che diede un altro calcio al povero cumulo di sabbia, ciò che restava dell’opera di Anya.

«Smettila!»
Esclamò Anya, trattenuta ancora una volta dal padre. Loid socchiuse gli occhi, quel bambino certo non gli stava rendendo la vita facile.

«Cosa succede qui?»


Bingo.


Loid volse lo sguardo, vedendo così arrivare l’obiettivo della sua missione. Tutto quel rumore doveva sicuramente averlo attirato e Loid capì immediatamente che quella era la sua occasione. Non se la sarebbe fatta sfuggire. 


«Sta forse rimproverando mio figlio?»
Fece l’uomo che, comprese immediatamente Loid, doveva essere un pallone gonfiato tanto quanto il figlio. La spia gli sorrise amabilmente. 

«Per nulla. Stavo giusto per suggerire che per fare la pace, i bambini collaborassero e costruissero un castello di sabbia insieme.»

«Non ci penso nemmeno!»
Mise subito in chiaro il bambino e, per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Anya si trovò completamente d’accordo con lui. 


«Che ne dite allora di una competizione amichevole? Noi genitori potremmo fare i giudici.»
Propose prontamente Loid e, a giudicare dello sguardo interessato del politico, l’idea dovette piacere anche a lui. L’uomo rise di gusto a quell’offerta. 


«Perché no! Cosa c’è in palio?»

«Il castello di sabbia più bello della spiaggia!»
Rispose Anya, agguerrita. Gliela avrebbe fatta vedere lei contro chi si erano messi quei due antipatici. E forse poteva essere sfuggito agli altri due, ma lo sguardo furbo di Anya non era passato inosservato a Loid. Che si dovesse preoccupare di qualsiasi cosa stesse architettando Anya? Ci avrebbe pensato al momento opportuno. 


Così, mentre i bambini si mettevano all’opera per costruire il castello di sabbia più bello, Loid ne approfittò per familiarizzare con il politico.

Il suo piano stava certamente procedendo ma lo stava facendo lentamente. Sotto l’ombrellone, ascoltando solamente l’essenziale delle infinite chiacchiere dell’altro uomo, Loid si stava domandando come avrebbe fatto a rimanere da solo con lui e renderlo inoffensivo. Da quel che gli aveva detto Handler, quell’uomo avrebbe dovuto riferire delle informazioni vitali a una talpa che avrebbe incontrato proprio lì in spiaggia. Loid presupponeva che non si trattava di uno scambio di documenti, ma una comunicazione orale che senza dubbio sarebbe stata più difficile da intercettare. Proprio in quel momento Loid notò che gli sguardi dell’uomo al suo orologio si stavano facendo sempre più frequenti. L’ora dell’appuntamento con l’informatore doveva essere ormai prossimo e Loid non aveva ancora trovato un modo per evitarlo. 


Doveva agire. E doveva farlo in fretta. 

«Vediamo a che punto sono. Tra poco devo andarmene, non vorrei mai venir meno ai miei doveri di giudice!»

Loid mantenne la calma, sebbene l’urgenza di creare un diversivo per impedire al suo “nuovo amico” di andarsene fosse ormai impellente. 

«Certo, andiamo.»

Il risultato degli sforzi dei bambini non era affatto deludente. O almeno, questo era ciò che si poteva dire del castello di sabbia del figlio viziato del politico. Purtroppo per Anya, il suo castello di sabbia non si teneva neppure in piedi: sembrava più una fortezza in rovina che altro. Sorprendentemente Anya non sembrava affatto giù di morale e, anzi, Loid ebbe l’ennesima conferma che la bambina stesse per forza complottando qualcosa alle sue spalle. Il pensiero non lo rendeva per nulla tranquillo. Tuttavia, non lo diede a vedere. 

L’altro uomo nel frattempo si era chinato ad osservare la costruzione del figlio, lodandolo più per avergli dato qualcosa di cui vantarsi che per effettivo orgoglio nei suoi confronti. Si tolse addirittura gli occhiali da sole per vedere meglio il castello di sabbia. 

«Ma guarda, abbiamo un futuro architetto tra di noi!»

A quelle parole, Anya sghignazzò. 
«Heh

«Signor Forger, direi che è chiaro che la vittoria spetta a...»

Approfittando delle chiacchiere del politico, ancora inginocchiato davanti al castello del figlio, Anya fece finalmente la sua mossa.

«Vai, Bond!»

Senza alcuna esitazione, con le zampe posteriori Bond sferrò un potente calcio al castello, distruggendolo senza pietà e sollevando un enorme polverone. Accade però qualcosa che non aveva previsto. Una quantità ingente di sabbia era finita dritta in faccia al politico corrotto, facendogli bruciare gli occhi e l’uomo addirittura urlò per il dolore. 

Anya si mise la mani ai capelli, voltando la testa verso Loid e accertarsi della sua reazione. Che avesse rovinato tutto? Lei voleva solo restituire pan per focaccia a quel bamboccio che le aveva rovinato il divertimento!

I pensieri di Loid sicuramente dovettero sorpredere parecchio la piccola Anya.


Questa è la mia occasione! Anya non può saperlo, ma ha creato il diversivo perfetto.

Eh? 
Anya sbatté le palpebre... quindi papà non era arrabbiato con lei? Anzi, sembrava esserle grato? Anya gonfiò il petto, se il mondo era salvo era quindi grazie a lei!

«Per favore signori, fatevi da parte, sono un medico.»
Si fece avanti Loid, esaminando il suo “paziente” steso di schiena. Non aveva ancora smesso di lamentarsi. 

Loid si fece serio.

«Ho bisogno di un luogo più appartato per fare i dovuti accertamenti. Non è possibile trasportarlo in una stanza privata?»

Chiese Loid alle guardie del corpo dell’uomo che, presi dal panico, eseguirono i suoi ordini. Prima di andare e concludere la missione una volta per tutte, Loid si rivolse ad Anya. 

«Non ci metterò molto, Anya. Aspettami qui.»

Anya annuì, con un sorriso mefistofelico sulle labbra. Non solo aveva aiutato papà, ma aveva anche dato una lezione a quell’antipatico. La bambina abbracciò Bond, se avevano raggiunto quel risultato era anche merito suo!



* * *



Loid tornò da Anya dopo quarantacinque minuti abbondanti. Appariva decisamente più sereno. 

«È andato tutto bene.»
Le annunciò, sedendosi sulla sdraio accanto alla figlia.

Una volta da soli ho contatto Nightfall che spacciandosi come una mia infermiera ha portato via l’obiettivo, con la scusa di doverlo trasferire in ospedale. Da ora in avanti sarà la WISE a decidere come disfarsene. Missione compiuta. 

«Mentre non c’eri ho costruito un altro castello di sabbia! Ti piace?»
Domandò Anya, ignorando i pensieri di Loid e indicando un ammasso decadente di sabbia sotto al loro ombrellone. Loid annuì.


«Hai fatto un ottimo lavoro.»

Anya sorrise, tendendo le mani verso il suo papà per farsi prendere in braccio. Non poteva negare di essere un po’ stanca. 

«La prossima volta dobbiamo portare anche la mamma con noi! Sono sicura che si divertirebbe un mondo.» 

«Lo penso anch’io.»

Loid, dal canto suo, sperava soltanto che la “prossima volta” sarebbe stata una vacanza vera... ne aveva decisamente  bisogno.



Note finali 
Dopo mesi e mesi di pausa torno finalmente a scrivere qualcosa. Era da un po' che volevo scrivere qualcosa di nuovo in questa sezione e dato che il prompt del forum Siate Curiosi Sempre mi ispirava parecchio... eccomi qui. In verità questa storia è nata come un "doppio" prompt, oltre che quello estivo circa un anno fa (aiuto, la mia lentezza è ingiustificabile) mi era stato assegnato anche il prompt "Anya e Loid passano una giornata padre e figlia" perciò ho unito le due cose. 
Ma bando alla ciance, ringrazio chiunque abbia letto fin quaggiù 

Alla prossima! 

   
 
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