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Autore: LuHuiMeng    22/09/2023    1 recensioni
Cosa succederebbe se la maledizione di Ranma lo dividesse tra parte buona e parte cattiva, anziché maschile e femminile? Come vivrebbero questa condizione a casa Tendo? E come sarebbe la convivenza di Akane con ben due Ranma mezzi?
Questa storia nasce da una ri-lettura, dopo molti anni, de “Il visconte dimezzato” di Calvino. Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In attesa delle ragazze, Ranma stava guardando il suo riflesso nel laghetto della tenuta dei Tendo. Sopra la sua testa brillava una mezza luna, quasi che l’astro quella sera volesse farlo sentire meno solo.
Si era avvolto in uno yukata che, lungo fino a terra, nascondeva quello che non c’era. Il problema era quella faccia sempre di profilo: aveva risolto la cosa calcando una maschera sul lato di viso mancante. La prima che aveva trovato, mentre allestivano le bancarelle del quartiere, era a forma di panda.
Tornò ad osservare la luna crescente, soffermandosi sulla parte che mancava, quella oscura. A differenza della luna però, la cui metà era solo nascosta, la sua era letteralmente altro da lui. 
Un movimento nero sul tetto gli annunciò l’arrivo dell’altro mezzo se stesso.
“Come ti sei conciato, idiota?” chiese sprezzante quello, parandosi davanti a lui con un balzo.
“Potrei dire lo stesso di te, ma capisco la tua condizione meglio di chiunque altro.”
L’altro Ranma era bardato in una nera divisa da ninja, larga sul torace per camuffare la metà di corpo mancante e per nascondere… probabilmente armi. Aveva una fascia alla cintura e un’altra intorno al viso.
“Bada di starmi alla larga stasera. Le ho chiesto io di uscire.”
“E lei è stata così gentile da invitare anche me.”
“Maledetto storpio!” Ranma stava per colpirsi, quando Kasumi aprì la porta.
“Siete tutti pronti?” chiese osservando Ranma. Akane e Nabiki erano dietro di lei.
Ranma evitò il colpo di Ranma e si voltò: “Certo, Ka… ca… cari…”
Akane era meravigliosa in yukataDopo un lungo pomeriggio di battaglie con i tessuti, ne aveva scelto uno bianco, con decorazioni azzurre che ricordavano le onde del mare e grandi fiori rossi sulle maniche e sulla parte inferiore. L'obi che lo chiudeva era di un blu intenso con un motivo di farfalle bianche. 
La ragazza diede loro le spalle e con un gesto elegantissimo si infilò i geta (1) ai piedi. Ranma rimase immobile ad osservare un punto preciso da cui non riusciva a staccare gli occhi. Akane aveva i capelli corti, come molte ragazze cominciavano a portare in quegli anni in cui la moda occidentale si stava facendo strada. Lui li adorava così e adorava quello yukata che scopriva l’attaccatura della nuca, quel punto che lo stava ipnotizzando. All’improvviso si accorse che il battito del suo cuore era doppio, quasi fosse intero. Le due metà si guardarono esitando.
“Non stare lì imbambolato, devo arrivare in tempo per la lotteria.” Il portafoglio di Nabiki lo ridestò.

Le vie del quartiere risplendevano delle ultime luci del tramonto. Le strade erano illuminate da lanterne di carta, mentre i suoni dei tamburi, dei canti festosi e di conversazioni gioiose riempivano l'aria. 
Il festival era una celebrazione vibrante e colorata: bancarelle di cibo e divertimento si alternavano tra profumi e risate.
Ranma stava lontano da tutto. L’altezza dei tetti gli permetteva di osservare tutti senza essere visto. Nonostante avesse un solo occhio, controllava attentamente qualsiasi movimento accadesse accanto a lei. Soprattutto quelli di quell’altro mezzo imbecille che le stava troppo appiccicato.
Akane camminava tra le sorelle con gli occhi scuri che luccicavano, godendosi la libertà di quelle vie festose: per una sera poteva lasciare da parte i pensieri, poteva divertirsi e basta.
Nabiki si fermò alla bancarella della lotteria e mentre la sua mente si perdeva tra i calcoli di probabilità di vincita gli altri proseguirono: l’appuntamento per tutti era previsto per i fuochi d’artificio più tardi.
Ranma osservava Akane seguendola in ogni movimento. Non aveva mai visto la sua promessa così serena prima di quella sera. Si stava davvero divertendo, chiacchierando con Kasumi, osservando gli ambulanti: persa tra i colori, sembrava brillasse. I movimenti sui tetti gli segnalavano la presenza del suo furtivo compagno, il cui occhio non lo mollava un attimo.
Le due sorelle si fermarono davanti ad una bancarella di takoyaki (2). Era il momento di farsi avanti.
“Ne vuoi Akane? Ci penso io.” Avanzò verso il venditore e ne prese… qualche chilo. Porse le polpette alle ragazze con un sorriso fino all’orecchio che rendeva difficile rifiutarsi.
Akane era davvero affamata a quell’ora e non attese altro. Infilò la prima polpetta in bocca e Ranma fece altrettanto. Kasumi, saggia, attese: un takoyaki appena tolto dalla piastra si avvicina alla temperatura di fusione del sole.
Gli occhi dei due promessi cominciarono a lacrimare, le guance ad arrossire, le bocche a boccheggiare ed esclamarono all’unisono: “Shhhcottaaahhh!”
Si guardarono l’un l’altra e le lacrime passarono dal dolore alle risate.
“Vado a prendervi dell’acqua” disse Kasumi, allontanandosi con un sorrisetto.
Ranma si riprese per primo. “Stai bene?”
“Meglio, grazie” disse Akane asciugandosi gli occhi. “Sono buonissimi!” Proseguì a mangiare, stavolta soffiandoci sopra. Ranma racchiuse quell’immagine di lei nel suo pezzo di cuore.
“Tsk! Ma quanta roba hai comprato idiota?” L’altro Ranma, alle sue spalle, era sceso dalle sue altezze e, ora che la folla era calata, aveva deciso che era il caso di camminare con lei, liberandosi di quella palla al piede sgonfia.
“Se mangi tutta quella roba ti verranno i fianchi larghi: per niente carina. Vieni con me.” La prese per un braccio per allontanarla.
“Non ci penso neanche. Anzi, ti dirò, ho voglia anche del dolce.” Si ritrasse guardandolo con aria di sfida.
“Oh c-certo.” L’altro accolse la richiesta guardandosi attorno. “C’erano dei tayaki (3) poco più indietro. Li vado a prendere subito.” Si allontanò in un alone di generosità, avvolto da fiorellini volanti.
Ranma rimasto, teneva lo sguardo fisso su di lei. Anche Akane non aveva abbassato gli occhi un attimo.
“Non ho intenzione di lasciarti a quel Dalai Lama. Non farà altro che comprarti cibo per farti contenta, fino a farti scoppiare come un’anatra laccata.”
“Non vedo come questo debba essere un tuo problema.” Akane incrociò le braccia e guardò altrove.
In un lampo se lo trovò davanti, minaccioso. “Tu. Tu sei un mio problema.” La prese, la caricò sulla spalla e sparì sui tetti di Nerima. Il cielo cominciava ad annuvolarsi.

“Mettimi giù. Subito.” Akane si dimenava picchiando la schiena del suo rapitore.
“Se ti mollassi faresti un bel volo. Stai benissimo dove sei ora” le rispose con mezzo ghigno.
Akane era furiosa. “Stavo benissimo dove ero prima” disse lei, osservando il festival che si allontanava.
Finalmente Ranma rallentò e atterrò. La mise giù ma la teneva stretta per l’avambraccio.
“Riportami indietro immediatamente. Non voglio stare co… qui.” Non lo stava guardando, non stava guardando nulla, voleva solo tornare libera al festival.
“Apri gli occhi e guarda dov’è qui”.
Non si fidava. Tenne gli occhi chiusi ma cercò di percepire i dintorni con gli altri sensi. Le arrivò un intenso profumo, da tutte le direzioni. Il vento che  cominciava ad alzarsi, muoveva dell’acqua sotto di lei. 
La curiosità ebbe la meglio sulla mancanza di fiducia negli uomini.
Davanti a lei una distesa di fiori di loto galleggiavano leggeri, bianchissimi nella nuvolosa notte della città. Il tempio Benzaiten risplendeva dei suoi secoli, custode di una delle sette divinità della fortuna. 
Gli occhi di Akane si riempirono della meraviglia del parco Shakuji Kōen di notte.
“Bellissimo…” sussurrò, dimenticando per un attimo colui che l’aveva  trasportata fin lì come un sacco di riso.
Ranma si schiarì la voce ed infilando la mano nella larga divisa da ninja, estrasse l’arma che aveva preparato per quell’occasione. 
Akane si voltò. 
Il ragazzo era sparito dietro un enorme mazzo di rose rosse. Abbassò la fascia che gli copriva il volto, si schiarì la voce e:
“Anche la bellezza delle rose svanisce al tuo cospetto.” 
La ragazza tacque. 
Ottimo segno. Proseguì: 
“È deciso che ci sposeremo. Sarai solo mia, interamente.”
La voce di Akane giunse ferma, in un tono che Ranma non si aspettava.
“Disse quello che non è tutti gli altri”. La ragazza si era voltata verso il lago.
“Chiaro. Sono il meglio” fece lui gonfiando il mezzo petto.
La calma di Akane prese il volo assieme alla gru giapponese che lasciò lo stagno spaventata.
“Il meglio?” sbottò quasi urlando. “Nemmeno io so cosa è il meglio per me! Come puoi saperlo tu! Tuo padre! Mio padre! Tutti i maschi che ogni giorno mi chiedono di renderli felici!”
“Ah la metti così? Di quel mezzo babbeo però non ti lamenti eh?” Ranma buttò i fiori per terra e li calpestò facendo un passo verso di lei.
“Siete la stessa cosa!” ribatté Akane guardandolo finalmente in faccia.
Lo sguardo e le parole di Akane lo inchiodarono. Quei due occhi scuri riflettevano le luci della notte, la rabbia del momento, la sicurezza delle convinzioni, il mezzo riflesso di se stesso.
Era troppo, anche per lui. 
Distolse lo sguardo stringendo i denti e se ne andò con un balzo.
Akane si aggrappò al ponte cercando di calmarsi e cacciare indietro le lacrime di rabbia. Era furiosa con quel Ranma per averla portata via dal festival per egoismo, con l’altro Ranma per averla lasciata andare via per troppo altruismo e con se stessa: sarebbe bastato obbedire al padre, dire di sì, non essere testarda, irascibile, sulla difensiva. Sarebbe bastato non essere se stessa.
Si chinò e raccolse una delle rose straziate, i petali erano metà.
Cominciò a piovere. Doveva tornare a casa. I geta le facevano male ma cominciò ad incamminarsi.

I taiyaki ormai erano zuppi d’acqua. Un brivido gli percorse la schiena, freddo come quella pioggia in arrivo, come quando si rese conto di aver perso Akane a causa dell'altra sua metà.
Non aveva idea di dove cercarla, così decise di incamminarsi verso casa: in ogni caso i fuochi d’artificio erano stati annullati, il ritrovo con tutti era saltato, l’appuntamento non era nemmeno cominciato. 
Appena giunse nella via dove si trovava la residenza dei Tendo, dal lato opposto notò una figura indistinta, che però ormai avrebbe saputo riconoscere tra una folla: Akane avanzava sotto la pioggia, lenta e trascinando le gambe.
Corse ai suoi piedi.
“S-stai bene? Oh!” esclamò vedendo le piaghe lasciate dai sandali.
Akane si fermò. Tremava.
Ranma si alzò per cercare di ripararla sotto alla manica del suo yukata quando Akane lo superò, ignorandolo.
“A-Akane, ti prenderai un malanno, aspetta” le disse facendo un passo verso di lei.
La ragazza si fermò. Si voltò con la rabbia negli occhi.
“Ora ti preoccupi?” Anche la voce le tremava, forse non era solo rabbia. Ranma leggeva anche un’enorme delusione.
“Mi dispiace.”
“Non devi scusarti.”
“Ma è colpa mia.”
Silenzio.
Ranma proseguì: “Sono mortificato, ti ho lasciata con l’altro me stesso pensando fossi al sicuro, volevi un dolce e sono corso a prenderlo. L’ho fatto perché mentre mangi sei così ca… ca… cari...” Ranma si girava i pollici con il viso in fiamme, la voce sempre più bassa.
“Tu faresti tutto quello che ti chiedo?” gli chiese.
“Se ti fa felice sì, mia promessa.”
“Perchè sono carina?”
“B-beh, sì. Ma anche per altri motivi… Faremo felici molte persone quando ci sposeremo: tuo padre, le tue sorelle, mio padre…”
“Quindi ti andrebbe bene chiunque. Basta che sia carina e vada bene agli altri, giusto?” Akane era furiosa, la pioggia non smetteva, era fradicia e le era scoppiato un gran mal di testa.
“N-no… Cioè… Ehm… Come dire…” Ranma cercava parole che da dimezzato non aveva. 
Rimase a grattarsi la testa in mezzo alla strada mentre Akane varcava il portone della sua casa.



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(1) Sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede.
(2) Polpette di polpo, cotte alla piastra, a base di farina, cipolla e zenzero.
(3) Dolce giapponese a forma di pesce. Il suo ripieno più comune è l'anko, una pasta fatta di fagioli azuki zuccherati.
 

   
 
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