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Autore: FLEMIEL    23/09/2023    0 recensioni
Aziraphale ha scelto il Paradiso. Di nuovo. E
Crowley è rimasto da solo.
Quando l'angelo si rende conto del suo errore torna sulla Terra, ma il demone sarà disposto a perdonarlo? O questa è stata la ferita di troppo?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Crowley, io....mi dispiace. So che non aggiusterò tutto con questa frase, ma credimi, pensavo...credevo...di fare la cosa giusta. Insieme possiamo farcela, caro, come abbiamo sempre fatto negli ultimi 6000 anni" Aziraphale guardò il demone, che teneva ancora gli occhi chiusi. Sapeva che probabilmente non lo avrebbe perdonato subito, ma era certo che l'avrebbe fatto. Nemmeno dopo la lite al gazebo si erano allontanati, erano la loro parte. Crowley aprì gli occhi, e li puntò in quelli azzurri dell'angelo. Aziraphale sentì un brivido percorrergli la schiena, e il nervosismo iniziare a prendere piede. Mai aveva ricevuto quello sguardo dal suo demone. Rabbia, dolore e mille altre emozioni vi leggeva, ma quando parlò il suo tono non ne conteneva nessuna "non chiamarmi caro, hai perso quel diritto nel momento in cui hai scelto il Paradiso, Aziraphale" Al suono del suo nome l'angelo sobbalzò. Non ricordava nemmeno se l'altro l'avesse mai chiamato con qualcosa di diverso da "Angelo". "Non c'è più una nostra parte nel momento in cui hai scelto Loro a me! Mi sono illuso per troppo tempo che potesse esserci qualcosa tra noi, mi sono illuso che potessi ricambiare i miei sentimenti, ma hai scelto di tornare da quelli che per due volte ti avrebbero ucciso senza pensarci un istante. Ho impiegato mesi a obbligarmi a smettere di provare sentimenti per te, pensando che non ti avrei più rivisto, e adesso torni e pretendi che le cose tornino a posto e che nulla sia successo!" "No, Crowley, non pretendo di fare finta che non sia accaduto nulla. So di aver fatto uno sbaglio, uno sbaglio terribile, ma siamo sempre riusciti a sistemare..." "Non questa volta Aziraphale. È stata la volta di troppo" "Ma..." Il demon mise gli occhiali da sole e si avviò verso la porta. Non sopportava di stare in quella stanza un secondo di più. Come si permetteva l'an... Aziraphale di trattarlo in questo modo? Come se i suoi sentimenti non contassero nulla. Come se lui non contasse nulla. 'Ti perdono'. Come se i suoi sentimenti fossero sbagliati, come se Lui stesso fosse sbagliato. Aveva pensato che quello che aveva detto sotto quel gazebo fosse solo dettato dalla paura e dalla confusione, ma negli ultimi mesi si era chiesto se in fondo non ci fosse un briciolo di verità. Non poteva davvero esserci una loro parte. Un angelo e un demone...che idea ridicola. Sentiva che l'altro lo stava chiamando, urlandogli di aspettarlo. Crowley era stanco di aspettare. Lo aveva fatto per 6000 dannati anni e tutto quello che aveva ricevuto era sentirsi dire che andava troppo veloce..e ora questo. Adesso basta, sarebbe andato alla sua velocità per una volta, e, se lo voleva davvero, sarebbe stato Aziraphale a doversi adattare. Salì sulla Bentley, accese il motore e partì. Non aveva una meta, ma non gli importava: tutto ciò che voleva in quel momento era mettere una distanza tra loro. Quando arrivò dove la macchina era parcheggiata, Crowley era già partito. Non era così che doveva andare. Crowley avrebbe dovuto urlare, essere furioso con lui, poi sarebbero andati a mangiare da qualche parte e tutto si sarebbe risolto. Come avevano sempre fatto, come era sempre stato. Sentì le gambe cedere, e cadde in ginocchio sul marciapiede. Se ne era andato. Crowley se ne era andato ed era tutta colpa sua. Ancora peggio, non sapeva se sarebbe tornato. Era sempre stato il più lento dei due, bloccato e accecato dalla paura. E adesso Crowley se ne era andato. Non si accorse di star piangendo fino a quando una lacrima non gli cadde sul dorso della mano. Si portò le mani al petto, dove avrebbe dovuto battere il cuore. "Cuore spezzato", "cuore in mille pezzi", le aveva sempre trovate espressioni poetiche molto accattivanti, ma per la prima volta capì cosa gli umani intendessero dire. Senza il suo demone gli sembrava di non poter respirare, di non poter fare nulla, tutto aveva perso colore. Dopo un po' di tempo, non sapeva per quanto era stato lì, rientrò nella sua libreria. Serrò le tapparelle e chiuse a chiave la porta, per poi andare a sedersi sulla poltrona. Il dialogo con Crowley continuava a ripetersi nella sua testa, e si chiese se questa era la sua dannazione, la sua punizione per aver nuovamente voltato le spalle al Paradiso Non aveva senso essere lì senza il suo demone, niente aveva senso senza di lui "Oh Crowley....che cosa ho fatto..." mormorò nella stanza vuota. Poi le lacrime tornarono a cadere.
   
 
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