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Autore: Quella Della Pasta    23/09/2023    1 recensioni
Ci sono volte in cui Parker ripensa alla sua vecchia vita, alle case-famiglia girate come una trottola con scarso senso dell'orientamento, a quei finti genitori che l'avevano adottata solo per avere qualche spicciolo in più da parte del governo. E ride, perché ha fatto dannare come dei matti tutti quanti. Fino a farli esplodere. Anche letteralmente, in certi casi...
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Parker, l'elusiva Parker, la ladra dal cervello inafferrabile e senza senso delle vertigini, non ha mai avuto una vera famiglia.
Oppure sì?
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{ Prima classificata al concorso «Con orgoglio e lealtà siamo un'unica realtà» indetto da Rina sul forum Torre di Carta. }
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(prompt del capitolo: 11. La strada verso casa - Lele)



 

Mi troverai per sempre

Alla fine di ogni giorno

In ogni tuo cammino ed anche al ritorno

 

Fa strano, in effetti, essere adulti. Ed è ancora più strano da pensare per una persona che, pure da adulta, non è mai stata ragazzina fino in fondo. Per Parker, dopotutto, la vita era niente più e niente di meno che un'altra griglia laser da superare. A salti. Incrociando le dita e sperando che non ci fossero anche sensori di rilevamento del calore accesi, nascosti da qualche parte.

La mente è una specie di quei sensori, le aveva detto Nathan una volta; rileva sempre cosa c'è che non va, anche quando lo neghiamo a noi stessi. Perché non vediamo, o perché non vogliamo vedere. Certo, Parker s'era un po' stufata che le parlassero sempre e solo in termini di allarmi, casseforti e tutto il resto dell'armamentario da ladri. Quando lo aveva fatto notare, sia Nathan che Sophie avevano sorriso a quella loro maniera un po' enigmatica, un po' rassicurante. Un po' pure inquietante. Ed erano andati avanti col discorso, come se nulla fosse. Lei ancora non se n'era accorta, ma si era sentita rassicurata. Per l'appunto. Sensori nascosti. Niente di più, e niente di meno.

Forse, diventare grandi voleva dire proprio quello. Imparare ad usare i propri rilevatori, a capire quando disattivare i propri laser, eccetera. Parker è diventata grande prima del tempo, ma aveva finito per confondere i processi.

L'aveva sentito, Archie, quando credeva di avere l'auricolare spento e sul tetto pianificava assieme a Nathan come farla uscire dalla trappola dello Steranko. Che Parker rischiava di diventare un pericolo per gli altri e per se stessa. Che doveva restare nel tracciato che lui le aveva indicato, in pratica.

Le avevano fatto un po' male, quelle parole. Una stretta leggera leggera, sì. Ma che le mordicchiava il petto in una maniera che lei non sarebbe stata capace di scrollare via facilmente come una cimice, una di quelle vere, che solo a vederla Hardison sarebbe svenuto di colpo per il terrore.

Ora, però, Archie non c'è più. Né a dirle dove sta sbagliando, dove può far meglio, dove può limare il piano affinché sia perfetto. Né a indicarle la strada di casa, quella che appariva nei suoi sogni, la casetta dei sobborghi col prato all'inglese e suo padre a leggere il giornale in poltrona. Parker è diventata grande, ormai. E Archie ha fatto in tempo a vederlo.

Neanche Nathan e Sophie sono ancora lì, a dirle di non accoltellare i bersagli quando provano a sedurla, di non gettarsi dai grattacieli prima dello scadere del conto alla rovescia, né di essere più sicura di se stessa, ché ormai è grande, Parker, è diventata adulta, una splendida donna, una loro grande amica. Parte della loro famiglia.

Una persona con tutte le rotelle al suo posto, come le dice Elliot, prima di aggiungere che è l'unica che, comunque sia, si farebbe prima chiudere in una borsa e poi buttare in un crepaccio solo per vedere se riesce a liberarsi. E Parker risponde, ogni volta, che la sua è deformazione professionale. Pura e semplice. Per poi prenotare la prossima sessione di arti marziali miste, da sparring partners ma pure perché, nel loro lavoro, l'esercizio costante è fondamentale.

Il loro lavoro. Non suona male, proprio no. Anche se, per Parker, suona familiare già da un po'. Nonostante parole come famiglia la intimoriscono ancora. La fanno sentire, ancora, piccola e senza possibilità. Di cambiamento, di amore, di uscita. Forse è proprio per quell'ultimo punto che è diventata una ladra così brava. E l'escapista migliore del suo secolo. Anche se nessuno scriverà mai libri su di lei, sulle sue imprese.

Prima che Hardison si scrocchi le dita, le rivolga quel suo sorrisetto da "lascia fare a me", e in un batter d'occhio c'è una sua biografia in tutte le vetrine delle librerie di Portland. Perché, nel loro lavoro, una copertura adeguata è altrettanto fondamentale. E così per la pubblicità, o col cavolo che i loro clienti riescono a trovarli.

Donna, sei uno schianto! Hardison glielo dice sia che Parker indossi le sue imbracature, sia uno degli sciccosi abiti da cocktail che Sophie le ha regalato, sia col suo pigiama preferito, quello di Bugs Bunny, e la ciotola dei suoi cereali preferiti sottobraccio. Anche se la chiama per nome sempre più spesso. E la stretta leggera che le mordicchia il petto, diventa calda fino a sciogliersi e sparire. Parker dubita si tratti dell'amore che Sophie metteva in scena a teatro. O quello che ha spinto Nathan a regalarle quell'anello di matrimonio, che l'avesse rubato oppure no. Ma è la cosa più simile che conosce e che ci assomiglia, e le sta bene così. Le piace. E non le fa venir voglia di scappare.

Forse, però, dovrebbe dire ad Hardison il suo vero nome. Come Sophie ha fatto con Nathan, anche se pensava di averlo tenuto nascosto anche a loro. Anche se Parker il suo vero nome mica lo sa. Tutte le famiglie a cui è stata data in affido, l'hanno marchiata con un tratto diverso. Perché non doveva essere più lei. Doveva essere loro. E così Parker è stata Cynthia, Rita, Alice e le altre, prima ancora degli alias per la Leverage.

Neanche Archie sapeva il suo vero nome. E non gli importava. Neanche a lei importa poi molto, quindi va bene anche così. Anche adesso che Archie non può vederla mentre è diventata più che la ladra perfetta, e Nathan e Sophie non torneranno per il loro Natale improvvisato. Be', almeno non per quell'anno. Secondo Elliot, è tanto quanto dura la sindrome da luna di miele.

Ma, anche non dovessero tornare, Parker si sente sicura. Si sente a casa. Anche se Hardison ha deciso di rimpiazzare la cara, vecchia Lucille 3.0, ormai da rottamare, con un camper (rigorosamente chiamato Lucille 4.0) in modo da raggiungere i clienti più lontani. Elliot già se n'è lamentato, ché lui ha dormito in furgoni senza brandine e carrarmati, e sa già che le brande in dotazione a quel mezzo spezzeranno loro le ossa. A lei basta solo avere spazio per le sue corde, visto che sul fondo di Lucille 3.0 ci fa dei pisolini niente male.

Ha trovato una casa migliore di quanto avesse mai potuto sperare da bambina. E neanche deve ricordarsi la strada per arrivarci. Perché è sempre con lei.

 

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