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Autore: Fiore di Giada    30/09/2023    0 recensioni
[[Sulle lagune/Giovanni Verga]]
D'istinto, Stefano lo strinse a sé e gli accarezzò la testa. No, non gli avrebbe permesso cadere nell'abisso.
Quei due bastardi erano colpevoli della tragica fine di sua sorella.
− Non è colpa tua, Riccardo… Non è colpa tua… − sussurrò Stefano, mentre un raggio di luce filtrava da una finestra semiaperta e illuminava la stanza.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido, Riccardo entrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.
Con un sospiro, si appoggiò al muro e chiuse gli occhi, il petto sollevato da respiri sempre più affannosi. Nella sua borsa, giaceva una lettera dei suoi familiari.
Si lasciò cadere sul pavimento, mentre il suo cuore martellava le sue costole. Sua sorella Giulia, da tempo, era vittima di persecuzione di un molestatore.
Lei aveva cercato di denunciarlo, ma non era stato possibile procedere contro di lui.
D'istinto, strinse i pugni e si morse le labbra, fino a farle sanguinare. Avrebbe voluto intervenire in quella situazione, ma i suoi genitori e sua sorella glielo avevano impedito.
Gli avevano ricordato la priorità dei suoi studi.
Scosse la testa, aprì la borsa e prese la lettera. Non avevano senso simili esitazioni.
A fatica, aprì la missiva e cominciò a leggerla.
 
Mio adorato Riccardo
Purtroppo, le tue previsioni si sono avverate.
Giulia non ha sopportato il peso dell'angoscia e delle calunnie. Ha scelto di suicidarsi con una dose esagerata di tranquillanti.
 
Le lacrime, inesorabili, bagnarono il viso di Riccardo e le sue mani, strette attorno al foglio, tremarono. Non riusciva a credere a quanto la lettera dicesse…
Sua sorella era morta, mentre lui era lontano.
Ed era stata vittima di crudeli calunnie.
Con un gesto deciso del braccio, allontanò le lacrime e riprese la lettura.
 
 
Adam Kruenn non è riuscito a sottomettere Giulia ai suoi desideri.
Tua sorella ha sempre avuto un forte senso di giustizia e non ha mai nascosto il suo disprezzo per quel ragazzo scioperato, vicino a gruppi neonazisti.
Per lui, Kruenn, questo rifiuto era un affronto.
Servendosi del potere economico della sua famiglia, non ha esitato a spargere voci calunniose sulla tua povera sorella.
E, al suo fianco in questa impresa infame, c'era il seminarista Angelo Gontini.
Sì, il giovane che ha frequentato con Giulia il liceo.
 
Riccardo si piegò su se stesso, come se fosse stato colpito da un pugno. Giulia aveva provato per quel ragazzo, timido e solitario, un affetto sincero.
Ed era stata tradita da lui.
Che schifo… Che schifo… Che schifo…, si ripeté. Come aveva potuto calpestare anni e anni di amicizia?
Colto da violenti conati, tossì, poi riprese a leggere.
 
Tutta la nostra famiglia è stata vittima di occhiate e commenti crudeli.
Credimi, Riccardo, né io né la mamma abbiamo mai incolpato tua sorella.
Giulia aveva scelto e nessuno deve essere incolpato dei propri sentimenti.
Abbiamo cercato di aiutarla con ogni mezzo.
Ma lei ha cominciato a sentire il peso di una colpa inesistente.
Sai, accanto al suo letto, abbiamo trovato una sua lettera, in cui chiedeva scusa a tutti noi.
Con la sua morte, lei ha creduto di ridarci la pace e la rispettabilità.
Ma cosa ce ne facciamo di un onore vuoto?
 
Riccardo allargò le dita e il foglio, con un fruscio, cadde sul pavimento.
− No… No… No… − mormorò, lo sguardo fisso in un punto indefinito. Non era riuscito a leggere l'intera lettera.
Un peso orribile opprimeva il suo petto, come un masso, e gli impediva di respirare.
Era precipitato in un pantano d'incubo.
 
 La porta, ad un tratto, si aprì ed entrò Stefano.
D'istinto, il magiaro arretrò d'un passo, gli occhi sgranati dall'orrore. Il suo amico veneto era d'indole vivace e risoluta.
Eppure, in quel momento, giaceva sul pavimento della sua camera, l'espressione stralunata.
Stefano, per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo fisso sulla figura rannicchiata di Riccardo. Che cosa era successo?
Gli si inginocchiò accanto e posò le mani sulle sue ampie spalle.
A quel tocco, l'italiano alzò la testa e i suoi occhi castani, rossi di pianto, si rifletterono nelle iridi cerulee di Stefano.
− Perdonami…  Non ho dato un bello spettacolo… − si scusò.
Il magiaro scosse la testa e un sorriso benevolo sollevò le sue labbra. Riccardo non smentiva la sua indole fiera.
Aggrottò la fronte, pensieroso. Che cosa aveva dilaniato il suo animo?
Con uno stanco cenno del capo, Riccardo indicò all'amico il foglio, che era a poca distanza da lui.
Stefano prese la lettera stropicciata, la aprì e, con occhio attento, si mise a leggerla.
 
Ora si spiega tutto., pensò Stefano, il cuore colmo di dispiacere. Sulle spalle di Riccardo, inaspettato, era caduto il peso d'un crudele dramma familiare.
− Stupido… Stupido… Stupido…  Stupido… − ripeté Riccardo, come in un delirio.
Stefano, sorpreso, si scosse dai suoi pensieri e lo guardò. Il suo sguardo, di solito vivo, era vitreo.
Cinse le sue spalle con le braccia e appoggiò la propria fonte contro la sua. Riccardo doveva sentire la sua presenza e il suo affetto…
Avrebbe avuto bisogno d'altro, ma era un buon inizio.
− Stefano… Questa disgrazia è troppo grande anche per me… Non ce la faccio… Mia sorella si è suicidata, pensando di farmi del bene… Ma io cosa me ne faccio di un onore vuoto, senza di lei? La rivoglio qui, viva… − sussurrò.
− Io avrei dovuto essere lì, con loro… La mia povera sorella ha affrontato un peso crudele e ha creduto di fare il mio bene, suicidandosi… Dovevo essere lì… Sono stato uno stupido egoista… − concluse.
La voce gli si spense e le lacrime ripresero a scorrere dai suoi occhi.
D'istinto, Stefano lo strinse a sé e gli accarezzò la testa. No, non gli avrebbe permesso cadere nell'abisso.
Quei due bastardi erano colpevoli della tragica fine di una ragazza innocente.
− Non è colpa tua, Riccardo… Non è colpa tua… − sussurrò l'ungherese, mentre un raggio di luce filtrava da una finestra semiaperta e illuminava la stanza.

 
   
 
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