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Autore: Signorina Granger    01/10/2023    3 recensioni
The leaves are all falling, and they’re falling like they’re falling in love with the ground
🍁🍂
I. Cinnamon Rolls
II. Cinnamon Butter
III. Cosy night
IV. Coffee date
V. Reading date
VI. Trick or Treat
VII. Movie night
VIII. Corn maze
IX. Caramelized apples
X. Football match
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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II. Cinnamon Butter  



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Moos non poté resistere e affondò lentamente il cucchiaino da tè all’interno del barattolo di vetro e nella cascata di miele dorato che esso conteneva, agitandolo dolcemente per smuovere il dolcissimo nettare e tutte le sue calde sfumature cromatiche riflesse dalla luce accesa della cucina: anche se l’orologio appeso di fronte a lui non aveva ancora rintoccato le quattro del pomeriggio il cielo fuori dall’appartamento era cupo, grigio, coperto da un letto di nubi scure che si disperdeva a vista d’occhio e che impediva anche al più timido raggio di sole di scaldare la metropoli. Avvolto dalla semi-oscurità e dalle note di una dolce canzone che si liberavano dal giradischi di suo nonno, Moos raccolse un po’ di miele dalla giara e si concesse di gustarlo esattamente come faceva quando era piccolo, quando di tanto in tanto si arrampicava sui pensili della cucina, non importava che fosse quella di suo nonno, dei suoi genitori o di qualche zia, per rubarne un po’ illudendosi che nessun membro della sua famiglia ne fosse a conoscenza.
Dopo essersi leccato le labbra per gustare ogni traccia delle note floreali del miele Moos picchiettò soddisfatto un paio di volte il cucchiaio sul bordo piattino dove aveva sistemato tutti i mestoli necessari prima di impugnare un piccolo coglimiele di legno che affondò come aveva fatto poco prima nella giara, questa volta non per se stesso ma per versare una generosa quantità di miele all’interno della ciotola già contenente burro e cannella.
Una decina di minuti dopo Moos lasciò la cucina stringendo i manici di un vassoio da letto di legno e si diresse con un sorriso soddisfatto sulle labbra verso l’angolo del soggiorno dove suo nonno sedeva davanti alla finestra e con un libro aperto in mano. Un vinile girava allegro e senza sosta all’interno del giradischi sistemato su un mobiletto di noce che conteneva parte della collezione del padrone di casa, mobile di cui Senior era gelosissimo e che sarebbe rimasto nell’appartamento per molti anni ancora, anche quando del suo proprietario originario sarebbe rimasto solo il ricordo nella memoria del nipote, mentre l’anziano signore sedeva lì accanto su una chaise longue verde con i braccioli. La poltrona l’aveva comprata Moos appositamente per il nonno e mesi prima glie l’aveva mostrata pieno di compiacimento, profondamente soddisfatto della sua idea e certo che Senior l’avrebbe apprezzata, sistemata accanto alla finestra per consentirgli di leggere o ascoltare la musica standosene comodo.
Inutile dire che il padrone di casa non aveva gradito affatto, aveva accusato aspramente il nipote di aver buttato dei soldi inutilmente e infine, al termine di un lungo sproloquio interrotto di frequente da violenti colpi di tosse, aveva dichiarato che una poltrona da “bianchi privilegiati col culo pesante” non l’avrebbe mai usata. Moos, che conosceva suo nonno forse meglio di quanto non conoscesse se stesso, non aveva aperto bocca. Non ci era nemmeno rimasto male, tanto conosceva Senior, e aveva atteso in silenzio fino a che, tre giorni dopo, era tornato dall’Università trovandocelo seduto sopra con il giornale in mano. Naturalmente il nonno sentendo la porta aprirsi di colpo era sobbalzato, aveva cercato di gettare il giornale per terra e di alzarsi quanto più in fretta la sua età, la sua stazza e la sua età gli consentissero dichiarando torvo di “aver avuto un giramento di testa e di esserci finito sopra per sbaglio”.
Di nuovo, Moos non aveva aperto bocca, si era ritirato in cucina per preparare un sandwich sghignazzando solo nella sua testa.
Erano passati alcuni mesi da quei giorni estivi e oramai Senior di fingere di disprezzare la chaise longue non ci provava nemmeno più, anche se mai avrebbe ammesso di usarla al di fuori di quelle quattro mura: il giorno stesso in cui l’aveva provata e trovata sorprendentemente comoda aveva stabilito fermamente che a chiunque l’avesse chiesto avrebbe dichiarato che appartenesse al nipote, e così aveva fatto anche quando, la settimana prima, Joanna Dawson era passata a salutarlo.
“Nonno, ti ho portato la merenda”, annunciò allegro Moos allargando le labbra carnose in un sorriso che mostrò due file perfette di denti candidi mentre Senior, abbandonato momentaneamente Raymond Chandler, volgeva lo sguardo su di lui. L’anziano signore fissò prima lui, poi il vassoio da letto – dapprima aveva odiato anche quello, definendolo da “bianchi invalidi e pigroni”, ma di tanto in tanto Moos, non trovandolo, finiva col rinvenirlo in camera del nonno – e infine di nuovo il viso sorridente e rilassato del nipote, finendo col togliersi gli occhiali per agitarli seccato:
“Senti Junior, adesso mi hai proprio rotto. Già mi tratti come un vecchio rincoglionito…”
“Ma non è vero!”
“… adesso mi porti pure la merenda?! Non ho sei anni, cazzo!”
“Ho pensato che avessi fame, dai, non fare così! Te l’ho portata qui solo perché mi sembravi tanto comodo su questa poltrona orribile che detesti tanto. Sai nonno, stai diventando sempre pià un vecchio scorbutico, come ti ha sempre descritto la mamma.” Moos si chinò verso il nonno e sistemò le gambe di legno del tavolino sulla poltrona senza farsi pregare, incastrando il padrone di casa tra due cose che Senior fingeva di mal sopportare.
“Tua mamma non capisce niente.”, annunciò fermamente l’uomo prima di rimettersi gli occhiali per gettare un’occhiata a ciò che il nipote gli aveva rifilato. Fu sollevato nell’appurare di avere davanti dei pancake, ma comunissime frittelle circolari e non quelle ridicole cose a forma di faccine sorridenti che Moos aveva tentato di rifilargli un mese prima: quel pomeriggio le pareti del 6A avevano visto pancake e frutta volare per la prima volta da che erano state tirate su decenni prima.
“Junior, perché sono arancioni?”, domandò dubbioso Senior fissando perplesso i pancake dal colorito inconsueto che aveva davanti mentre Moos versava lui stesso una pioggia di sciroppo d’acero sulla pila di frittelle
“Sono alla zucca. Con il burro alla cannella. Spero che ti piacciano.”
“Che stronzata è il burro alla cannella?!”
“Lo mangiavo sempre dai Dawson quando ero piccolo. Assaggia.”
Se il nipote avesse citato una qualsiasi altra famiglia di certo Senior se ne sarebbe uscito con un altro commento sui bianchi privilegiati, ma Moos scorse distintamente le labbra del nonno stringersi, conscio di come mai si sarebbe permesso di criticare quella famiglia bianca e privilegiata nello specifico.
Senior non disse nulla, si limitò a tagliare un pezzo di pancake con aria sostenuta prima di assaggiarlo insieme al burro e allo sciroppo d’acero sotto lo sguardo compiaciuto e divertito del nipote. Il nonno si prese qualche istante per riflettere pensoso, ma finì con l’annuire ed esibirsi in un complimento piuttosto trattenuto:
“Non è male.”
“Certo, come no. Vado a pulire la cucina, tu goditi la merenda.”
Conscio di come suo nonno non fosse tipo da lanciarsi in complimenti entusiastici Moos girò sui tacchi e si allontanò compiaciuto tenendo le mani allacciate dietro la schiena mentre Senior, dietro di lui, sollevava la tazza di tè che il nipote gli aveva portato insieme ai pancake roteando vistosamente gli occhi scuri al cielo:
“Ma non hai lezione, oggi?!”
“No, è sabato. Bella canzone, comunque. Come si chiama?”  Prima di sparire in cucina per sistemare – naturalmente aiutandosi con la magia – e poi gettarsi sui libri Moos indugiò voltandosi verso il nonno e accennando in direzione del giradischi con un lieve movimento della testa, domanda che sembrò lasciare Senior considerevolmente sconcertato, come se gli avesse appena chiesto quale fosse la capitale degli States.
“Autumn Leaves. Vivi qui con me e non riconosci una canzone di Nat King Cole? Prepara meno burro aromatizzato e studia di più, Junior.”
Moos rise, annuì e gli promise che l’avrebbe fatto. In effetti non avrebbe mai più stentato a riconoscere le note di quella canzone, forse anche grazie a quel pomeriggio d’ottobre, ma in compenso non avrebbe mai smesso di preparare burro alla cannella per le persone a cui teneva.




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