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Autore: Shainareth    01/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Quel pensiero la incupì ulteriormente: Athrun era un mago nel colpevolizzarsi per errori che magari neanche aveva commesso. Era riuscita a salvarlo per il rotto della cuffia quando aveva deciso di farsi saltare in aria con il Justice nel tentativo di distruggere il Genesis voluto da suo padre; e si era ritrovato coinvolto in buona fede nelle meschine manipolazioni di Gilbert Dullindal sempre per via di quel dannato senso di responsabilità che si era cucito addosso.
Le venne da ridere, rendendosi conto di quanto lei stessa fosse ipocrita: non si trovava forse lì, a capo degli Emiri, perché stava facendo le veci dell’uomo che l’aveva cresciuta? Nel bene e nel male, le eredità paterne di entrambi pesavano come macigni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO
 

Sebbene avesse fatto il gradasso per tutto quel tempo, ora che si avvicinava il momento Dearka avvertiva tutta la tensione che aveva cercato di ignorare da quando avevano lasciato Carpentaria.
   Atterrati all’aeroporto, ad attenderli trovarono proprio lei, il suo più grande sogno e al contempo il suo più grande incubo. Trattenne il fiato appena la vide e sentì le membra irrigidirsi. Kira se ne accorse e non riuscì a trattenere un sorriso. Gli diede però una pacca di incoraggiamento sulla spalla, che Dearka apprezzò non poco.
   Miriallia accolse Lunamaria e Shinn con un sorriso affettuoso, abbracciò Kira e infine piantò gli occhi azzurri in quelli violetti del Capitano Elthman. «Sei diventato più alto?» fu la prima cosa che gli chiese, inaspettatamente. Spiazzato, il giovane non seppe cosa rispondere e lei rise. «Mi fa piacere rivederti», gli concesse a quel punto, addolcendo il tono e porgendogli la mano. Dearka tornò a respirare e, pur con un attimo di esitazione, gliela strinse. Quel contatto bruciò piacevolmente la pelle di entrambi, lasciando intuire loro che in realtà non era mai finita per davvero.
   «Anche a me. Non immagini quanto», assicurò il giovane, avvertendo una fitta di nostalgia per il tempo passato insieme a lei. Si era chiesto e richiesto che cosa avrebbe provato non appena l’avesse vista, ma neanche la più fervida delle immaginazioni avrebbe potuto indovinarlo.
   «Dobbiamo proprio farci una bella chiacchierata, noi due, che ne dici?» propose la ragazza, che in cuor suo temeva e anelava l’arrivo di quel momento.
   Dearka si portò una mano sul petto e s’inchinò come se fosse stato al cospetto di una principessa. «Come desidera, signorina.»
   «Il solito pagliaccio», sospirò lei, le mani sui fianchi. Le era mancato. Tornò a rivolgersi agli altri. «Andiamo, ci stanno aspettando.»
   Si incamminarono verso il mezzo che li avrebbe portati fino al palazzo degli Athha e la ragazza spiegò le ultime novità nel dettaglio. Dal canto loro, i nuovi arrivati la informarono sulla situazione che avevano lasciato alla base militare in Australia. Alla fine anche Alan Kirkwood era capitolato, confessando il suo vero nome e portandosene dietro altri, che erano stati prontamente rintracciati e posti in stato di fermo per ulteriori controlli. In accordo con i suoi colleghi sui PLANT, ci avrebbe pensato l’Ammiraglio Batson a portare avanti il resto delle indagini, poiché era sua responsabilità. Aveva ringraziato gli ospiti di Carpentaria davanti al Comandante Joule e a Lacus Clyne, sia pure attraverso uno schermo, e aveva assicurato che non sarebbe stato tenero con tutti i soldati coinvolti in quella maledetta storia.
   «L’importante è che il pericolo immediato sia stato sventato», disse Lunamaria, felice che tutta quella faccenda fosse ormai alle spalle. Non le era piaciuto tornare a Carpentaria, le riportava alla mente i brutti ricordi della guerra. In più, aveva avvertito nitido il desiderio di rientrare a Orb, per godersi gli ultimi giorni di licenza prima di partire di nuovo per le colonie e riprendere la vita di tutti i giorni.
   «Ci sono ancora molte cose da fare», affermò Kira, «ma sono certo che Lacus e Cagalli, con il nostro aiuto, sapranno affrontarle e superarle come in questo caso.»
   «A proposito», riprese parola Miriallia, un sorriso sornione in volto, «preparati perché quei due matti di tua sorella e tuo cognato hanno in serbo una bella sorpresa.»
   Lunamaria batté le mani all’altezza del petto. «Cagalli-sama è incinta!» esclamò a voce un po' troppo alta, facendo voltare troppe persone nella loro direzione.
   «Cosa...?! No!» si affrettò a smentire la reporter, rivolgendosi anche al loro pubblico inaspettato. «Non lo è!» gridò per sicurezza. Lunamaria arrossì e si scusò per la baraonda che quella falsa notizia avrebbe potuto comportare.
   «Di che si tratta?» fu la diplomatica domanda che rivolse Kira, a cui per un attimo il cuore era balzato in petto. Non era sicuro di come avrebbe reagito a una notizia del genere. Non che fosse un male, anzi; solo che non ci aveva mai pensato.
   «Lo vedrai con i tuoi occhi», rispose l’altra, decidendo di mantenere il segreto affinché fossero i suoi amici a dargli la notizia. Era giusto così.
   Arrivarono a destinazione circa venti minuti dopo, ma Myrna disse loro che sia Athrun che Cagalli erano impegnati con il lavoro e che sarebbero rientrati a momenti. Gli ospiti se l’erano aspettati, vista la situazione, pertanto la donna li invitò ad accomodarsi per bere qualcosa. Nel salotto in cui furono introdotti, trovarono ad attenderli Caridad vicino a una delle grandi portefinestre.
   «Mamma», esclamò Kira, andandole subito incontro. Lei però non si mosse e, sorridendo, si portò un dito alla bocca facendogli cenno di rimanere in silenzio. Pur stupito, l’altro obbedì. Quindi, lentamente, la signora Yamato scostò la tenda, rivelando così la presenza di un bambino.
   A quella vista, Lunamaria si sciolse di colpo, ma si trattenne dal correre da lui perché sapeva che Sora doveva essere ancora provato per quanto successo. Kira, invece, si accovacciò sui talloni per mettersi quasi alla stessa altezza del piccolo. «Ciao», gli disse solo. «Non so se ti ricordi di me, ma sono felice di rivederti.»
   «È molto carino», notò Dearka, rimanendo più indietro. «Soprattutto se si considera chi era suo...» Miriallia lo mise a tacere con una gomitata. «Cosa?» domandò lui, non capendo dove avesse sbagliato. La ragazza ruotò gli occhi al cielo, lo afferrò per un gomito e lo portò fuori dalla stanza.
   «Sora non sa nulla di suo padre», rivelò allora, così che quello sprovveduto non commettesse altre gaffe. «O almeno è quello che pensiamo. In ogni caso, stiamo cercando in ogni modo di farlo sentire a casa, di farlo ambientare a questa nuova vita. In futuro si vedrà.»
   «Intendi dire che rimarrà a vivere qui?» Dearka vide Miriallia sorridere con tenerezza ed ebbe un insperato colpo di genio. «Stai scherzando?!»
   Lei lo colpì a un braccio. «Abbassa la voce, cretino!» lo redarguì. «Lo so che sembra folle, ma dovresti vedere quei due come se ne prendono cura.»
   Rimaneva comunque un’idea azzardata. Dopotutto, quel bambino era figlio dell’uomo che, tra le altre cose, aveva cercato di dividere Athrun e Cagalli. Eppure, nonostante tutto, quei due matti avevano deciso di farsene carico. Dearka si portò una mano alla testa, affondando le dita fra i capelli mossi. «Quando lo saprà, a Yzak verrà un infarto.»
   A Miriallia brillarono gli occhi. «Posso dirglielo io?» L’altro scoppiò a ridere e si trattenne a stento dall’abbracciarla. «Allora», riprese la reporter, tornando a usare un tono gentile, «come stai?»
   «In questo preciso istante? Alla grande», gli assicurò lui, guardandola con affetto sincero. Un sorriso sfiorò le labbra di lei, benché velato da un’ombra di tristezza. Dearka avvertì il cuore stringersi in petto. «Tu, piuttosto...» Non finì di parlare che Miriallia abbassò lo sguardo con aria mortificata. «Mi... dispiace non esserci stato, quella notte», disse il giovane, convinto che lei non avesse ancora superato la morte del suo amico giornalista.
   «Oh, ci sei stato, invece», si sentì smentire. Facendosi coraggio, la ragazza tornò a incrociare i suoi occhi. «La notte in cui hanno ucciso Theodore e hanno cercato di ammazzare anche me e Athrun, mi sono sentita davvero persa. Il tuo messaggio mi ha aiutata non poco, te lo assicuro.»
   Confortato da quella confessione, Dearka le sorrise. «Sono felice di saperlo.»
   «E io sono felice che tu sia qui», lo spiazzò ancora lei. «Sono stata davvero ingiusta nei tuoi confronti.»
   «Avevi solo bisogno di tempo.»
   Sgranò gli occhi azzurri. «Lo avevi capito?»
   «Non subito», ammise il Comandante, stringendosi nelle spalle. «Lo sai che sono peggio di un troll», si prese in giro da solo, facendola ridere e beandosi di quella visione. «Vorrei solo che tu tenga a mente che per te ci sarò sempre, a prescindere da tutto.»
   Miriallia non fece in tempo a rispondere, perché una scheggia di piccole dimensioni si precipitò fuori dalla stanza, sorpassandoli e dirigendosi verso l’ingresso della villa. I più grandi lo seguirono immediatamente, per poi bloccarsi nel momento esatto in cui videro Sora correre dritto verso l’auto che aveva appena accostato fuori casa. Athrun scese e lui gli saltò al collo: quel ragazzo era il suo salvatore, non poteva che andare così. Dietro di loro, Cagalli era ancora impegnata in una telefonata piuttosto animata e fu una sorpresa per tutti che si trattenne dall’imprecare come al solito. Alla vista del bambino, tagliò corto con il proprio interlocutore e chiuse la chiamata. Quindi andò a vezzeggiare Sora anche lei, prima di avvedersi degli ospiti all’ingresso.
   Kira fissò la scena con un senso di gioia nel cuore: quando lo aveva visto per la prima volta, alcune settimane prima, il bimbo gli era apparso spaesato e intimidito dal posto in cui si trovava, in mezzo a tutti gli altri orfani. Adesso invece Sora sembrava molto più a suo agio e persino più vivace. Il giovane non aveva idea di cosa fosse successo, ma era felice di vedere tanti progressi nel giro di così poco tempo e a dispetto dell’ultima brutta avventura che aveva passato di recente.
   «Kira!» esclamò sua sorella, andando subito ad abbracciarlo. «Diventerai zio!»
   Lui trasecolò, Shinn sgranò gli occhi e Lunamaria urlò: «Lo sapevo!»
   Athrun li raggiunse con aria rassegnata, il bambino ancora in braccio. «Sei la regina dei fraintendimenti.»
   Solo allora Cagalli comprese. Lasciò andare di scatto suo fratello e, rossa in volto, precisò: «Parlavo di Sora!»
   L’espressione con cui Shinn accolse quella notizia fece ridere Dearka, ma in compenso Kira si lasciò andare a un sorriso intenerito. «Sul serio?» La ragazza annuì, felice, e lui spostò lo sguardo sull’amico d’infanzia, che gli rivolse un’espressione imbarazzata e contenta al tempo stesso.
   Rientrarono finalmente tutti insieme, così da poter spiegare a dovere la situazione. In accordo anche con gli Emiri, sia gli assistenti sociali che gli specialisti che stavano seguendo il bambino avevano approvato l’affidamento. Mancavano ancora diverse scartoffie per l’adozione vera e propria, ma per quello c’era tempo. Era infatti preferibile che i suoi nuovi genitori fossero sposati a tutti gli effetti. Si trattava di una sciocchezza, ovviamente, ma Sora aveva bisogno di una stabilità emotiva e questo avrebbe anche dato il tempo a tutti di abituarsi alla nuova realtà delle cose.
   Quando chiesero al bambino se fosse contento di diventare figlio di Athrun e Cagalli, lui aveva annuito energicamente. Non aveva mai avuto un papà, per questo era ancora più contento che lo diventasse quel ragazzo tanto gentile. Quanto alla mamma, Sora non aveva un buon ricordo di lei: sebbene non l’avesse mai trattato male, Lisa Meyer era sempre stata nervosa e raramente gli aveva prestato davvero attenzione. L’ultima, macabra immagine che aveva della donna, poi, lo tormentava ogni notte. La ragazza bionda che invece era lì adesso giocava volentieri con lui e, anche quando sembrava avere tanti pensieri per la testa, non mancava mai di rivolgergli un sorriso o una carezza. Tutto questo il piccolo non poteva esprimerlo a parole, benché si sforzasse di farlo. Ogni tanto veniva una dottoressa che lo aiutava e lo incoraggiava a parlare. Era gentile anche lei, e lui si sarebbe impegnato per riuscire a superare quella difficoltà che gli bloccava la voce. Voleva rispondere alle domande che gli facevano, voleva dire grazie a quelle persone. Voleva dire loro anche solo un semplice ti voglio bene.
   «Quindi finalmente vi sposterete», concluse Lunamaria, entusiasta che le cose stessero finalmente andando per il verso giusto.
   «Vorrei vedere. Dopo che gliel’ho chiesto tre volte...» mormorò Athrun, quasi sconfortato, come se non fosse stato lui, il più reticente, all’inizio di quella faccenda.
   Piccata, Cagalli non riuscì a trattenersi. «Scusa?!» Quando lui si voltò a guardarlo, intrecciò le braccia al petto con fare accigliato. «La prima volta ti sei limitato a mettermi l’anello al dito, dando per scontato che avrei accettato.»
   Calò il silenzio. Quindi Dearka commentò: «Che idiota.» Gli altri risero.
   «Me lo rinfaccerai ancora per molto?» si interessò di sapere l’Ammiraglio, imbarazzato.
   «Considerato il fatto che passeremo il resto della vita insieme?» chiese il Delegato, con fare retorico.
   «In ogni caso, non mi avevi detto di no.»
   «Non sono stupida», ci tenne a precisare.
   «Però te l’ho chiesto una seconda volta e non mi hai mai risposto.»
   «Non me lo hai chiesto, me lo hai ordinato. È un po’ diverso, non trovi?»
   Shinn, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, intrecciò le mani dietro la testa e si rilassò contro lo schienale del divano. «Poi ha pure il coraggio di prendermi a ceffoni...» Kira ridacchiò.
   «E la terza volta come te lo ha chiesto?» pretese di sapere a quel punto Lunamaria.
   «Non lo saprete mai», dichiararono in coro i due interessati.
   Dearka sorrise sornione. «Evidentemente non possono parlare davanti al bambino.»
   «Cretino!» gli disse di pancia Cagalli, paonazza, anticipando la reazione di Athrun, che preferì sospirare e passarsi una mano sul viso con fare stanco.
   «In ogni caso, tenetevi liberi fra un paio di mesi», li informò poi. «Ci toccherà dare una festa di fidanzamento.»
   «Se non lo dicessi con quella faccia da funerale, sarebbe un pelino più gentile da parte tua», gli fece notare Miriallia.
   Il Delegato strinse le labbra. «No, no, ha tutto il mio sostegno», le assicurò, stupendo gli altri. «Con tutto il lavoro che abbiamo da fare, ci tocca perdere tempo dietro a questo genere di cose.»
   «La verità è che ti secca agghindarti da principessa», l’accusò Athrun, conoscendola come le sue tasche.
   «Non chiamarmi in quel modo», ribatté lei, infastidita.
   «Sora, ti piacciono le principesse?» domandò allora Miriallia, prendendoli in contropiede. Entusiasta, il bambino subito annuì. «Beh, sappi che la tua nuova mamma è davvero una principessa.»
   Cagalli fu sul punto di imprecare, ma riuscì a trattenersi perché il piccolo la fissò con i suoi occhioni azzurri, ora spalancati per la meraviglia. Come diavolo poteva deluderlo?!
   «Sei una grandissima infame», si limitò a soffiare in direzione dell’amica, mentre Sora le si fiondava fra le braccia.
 
Lo trovò a fissare il mare dal molo, seduto con le gambe penzoloni, i capelli neri spettinati, mossi dal vento. Aveva lo sguardo assorto e fra le mani stringeva qualcosa. Gli si avvicinò con discrezione e solo allora si rese conto che aveva con sé il cellulare rosa di Mayu.
   Silenziosa, sedette accanto a lui, che si accorse solo in quel momento della sua presenza e si voltò nella sua direzione. Lunamaria gli sorrise e lui fece lo stesso, alzando una mano per sfiorarle il viso con una carezza. «Cos’è che ti rende triste?»
   «Niente», rispose il giovane, senza bisogno di mentire. «Più che altro... stavo pensando a una cosa. Solo che...» Abbassò lo sguardo, come se non riuscisse più a reggere quello di lei e ritirò lentamente la mano.
   Quel suo comportamento la fece preoccupare. Era evidente che qualcosa non andasse. «Shinn?»
   «Io...» riprese allora lui, cercando dentro di sé il coraggio di esternare i propri sentimenti. «Credo di voler rimanere», disse infine, tutto d’un fiato. Strinse le labbra, in attesa di una reazione da parte della ragazza.
   «Intendi sulla Terra?» domandò lei, senza una particolare inflessione nel tono della voce. «Qui a Orb?»
   Shinn serrò la presa attorno al cellulare e annuì. Lunamaria sorrise intenerita. Aveva già intuito che il giovane fosse sul punto di prendere una decisione importante riguardo alla propria terra natia, anche se non si era aspettata quel risvolto. Adesso che lui gliene aveva parlato, però, la ragazza si disse che avrebbe dovuto capirlo.
   «Mi dispiace.»
   «Per cosa?»
   Shinn schiuse le labbra, dalle quali sulle prime non uscì alcun suono. Poi, preso fiato, tornò a guardarla con espressione affranta. «Eravamo appena andati a vivere insieme e...»
   «Credi davvero di poterti liberare così facilmente di me?» lo interruppe la sua innamorata, facendolo ammutolire. «Shinn, ascolta. Se temi che io non voglia seguirti, ti sbagli. Se me lo chiederai, verrò con te.»
   «Lo faresti sul serio?» domandò lui, attonito. La vide annuire e subito la incalzò. «Lasceresti i PLANT? E tua sorella? Non potresti più vederla spesso e...»
   «La sentirei comunque tutti i giorni», cercò di farlo ragionare Lunamaria, mettendosi quasi a ridere. «Se poi il tuo è un modo gentile per scaricarmi...»
   «Non esiste!» esclamò Shinn, afferrandola con impeto per le spalle. Aveva gli occhi lucidi e il cuore gli batteva in petto all-impazzata. Lunamaria, che lui amava così tanto, aveva capito al volo i suoi sentimenti e accettava di buon grado di cambiare Paese per farlo felice?! Poteva esserci donna migliore di lei? «Voglio stare con te! Sempre!»
   Rimasero a guardarsi così, occhi negli occhi, per alcuni attimi. Quindi, la ragazza gli sorrise, commossa. «Credo che questa sia la prima volta che me lo dici. Ti amo anch’io, Shinn.»
   Lui arrossì violentemente e mollò di colpo la presa, tornando ad abbassare il capo. «Scusa...» farfugliò dopo una manciata di secondi. «Non sono bravo con le parole...»
   Lunamaria rise, trovandolo sempre più adorabile. Gli prese la mano nella propria, intrecciò le dita alle sue e poggiò la testa sulla sua spalla. «Va bene così», gli assicurò in tono dolce. «Mi piaci anche per questo.»
   Rimasero di nuovo in silenzio, godendosi la tranquillità di quel pomeriggio di fine aprile. Erano successe così tante cose, negli ultimi due mesi, ed erano stati così bene, a Orb, che davvero ormai sembrava strano pensare di fare ritorno sulle colonie.
   «L’oceano è meraviglioso», mormorò all’improvviso Lunamaria, gli occhi chiari persi verso l’orizzonte e una serenità nel profondo dell’animo che non aveva mai provato prima di allora. «Non mi stancherei mai di guardarlo.»
   «Potremmo trovare una casa che affacci sul mare», propose Shinn, affondando la guancia contro la testa di lei e riempiendosi le narici del suo delizioso profumo.
   «Sarebbe bellissimo.»
   «Luna?»
   «Mh?»
   «Grazie.»
   Lei alzò il capo per incrociare ancora una volta i suoi occhi e sorrise. Shinn la baciò, felice come non lo era mai stato da tanto, tantissimo tempo.
 
«Questa puoi metterla qui», suggerì Athrun, lasciando che fosse il bambino a posizionare una bandierina rossa sullo schema che avevano preparato lui e Cagalli per semplificarsi il lavoro. Sul tabellone era riportata la piantina della grande sala in cui avrebbero tenuto la festa di nozze. Certo, mancavano ancora dei mesi all’evento, ma visti gli impegni che richiedevano le loro posizioni, cercavano di lavorarci almeno mezz’ora al giorno.
   «Ti prego, ti prego», prese a dire la ragazza, mentre finiva di infilare un orecchino al lobo destro. «Metti Meyrin accanto a Yzak.» Athrun la fissò, meravigliato per quella richiesta inaspettata. «Sarà divertente, con lei che sospirerà per te tutto il tempo.»
   «Sei cattiva.»
   «Non è innamorata di te», assicurò Cagalli. «È solo un’infatuazione. Ma immaginati la faccia di Yzak, quando lei commenterà quanto tu sia bello e aitante.»
   Pur imbarazzato per quelle parole, il giovane passò un’altra bandierina a Sora. «Qui», gli disse, indicando il punto in cui lui avrebbe dovuto piazzarla. «Ma tu rimani una brutta persona», ci tenne a far sapere alla propria fidanzata, che si lasciò andare a una risata genuina.
   Erano felici. Per il loro matrimonio ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo, ma c’era già aria di gioia perché quella era la sera del loro fidanzamento. Quando Sora aveva visto Cagalli con l’abito lungo e i capelli acconciati in modo femminile, sebbene fosse ancora a piedi nudi, si era mostrato decisamente entusiasta. Miriallia non gli aveva mentito quando gli aveva detto che la sua nuova mamma era una principessa.
   Gli ospiti dai PLANT erano arrivati soltanto il giorno prima ed era stata un’impresa riuscire a sistemarli nelle varie camere del palazzo. Non perché non ci fosse abbastanza spazio, anzi; quanto perché sulle prime non avevano saputo come gestire bene la cosa. Per esempio, Kira e Lacus avrebbero dormito nella stessa camera o avrebbero preferito due camere separate? Athrun aveva dato per scontata la seconda opzione, ma Cagalli gli aveva assicurato che era impossibile che quei due avessero passato quasi quattro anni a fissarsi negli occhi senza concludere nulla.
   «Lo so che lei sembra una bambolina da esposizione e lui fin troppo rispettoso, ma ti assicuro che Kira è meno puro di quanto pensi.» Quando lui le aveva chiesto come facesse a saperlo, la ragazza aveva aggiunto: «Sono sua sorella, vuoi che non lo conosca?» E davanti allo sguardo scettico che aveva ricevuto in risposta, era capitolata: «La sua ex era un po’...» Si era fermata, evitando di usare termini volgari davanti a Sora.
   Tanto era bastato perché Athrun capisse. «È passato da un eccesso all’altro», aveva considerato, facendola ridere. «In ogni caso, meglio chiederglielo.»
   «Chiedilo anche a Yzak», gli aveva consigliato Cagalli.
   «Di questo, poi, ancora non mi capacito.»
   «Del fatto che verrà con un più uno
   «Non riesco a immaginarmelo insieme a una donna.»
   Eppure lo aveva stupito, portandosi dietro dai PLANT niente meno che un Red Coat, una bellissima ragazza di nome Shiho Hahnenfuss che lui aveva forse visto di sfuggita all’Accademia Militare. Yzak gliel’aveva anche presentata in pompa magna, quasi come se fosse stata lei la vera principessa. Ad Athrun aveva fatto anche tenerezza, ma non glielo aveva detto, né lo avrebbe mai fatto, per non ferire il suo orgoglio. Ancora adesso, a distanza di anni, Cagalli non riusciva a capacitarsi di quanto entrambi fossero idioti.
   Myrna bussò alla porta. «Credo sia ora di andare», disse loro, gli occhi lucidi da giorni per la gioia di vedere finalmente la bambina che aveva cresciuto diventare donna. «Come se per esserlo fosse necessario avere un marito», l’aveva rimproverata bonariamente il Delegato. Senza contare che si trattava soltanto di una festa di fidanzamento, non del matrimonio vero e proprio.
   Sora fu dunque affidato a Myrna, che lo prese per mano e, prima di condurlo in camera sua per la nanna, lasciò che gli altri due lo salutassero a dovere. Quindi, la donna lo condusse via, benché lui continuasse a voltarsi per riempirsi gli occhi delle figure eleganti dei suoi nuovi genitori.
   «Non dimentichi qualcosa?» domandò Athrun, quando anche Cagalli fece per avviarsi fuori dalla stanza. Lei si voltò e lui sollevò e le mostrò le scarpe col tacco che lei aveva abbandonato sul pavimento mezz’ora prima. Tornò indietro a prenderle e si appese al suo braccio per infilarle, saltellando su un piede nell’impresa.
   «Prima di andare», disse il giovane, trattenendola per mano quando lei ebbe finito, «c’è una cosa che vorrei darti. Un piccolo pensiero che spero apprezzerai.»
   La ragazza lo fissò stupita. «Un regalo?» mormorò con una certa ansia. «Perdonami, io non ti ho preso niente e...»
   L’altro sorrise, rassicurandola. «Hai una vaga idea di tutto quello che hai fatto per me in questi anni?» Lasciò cadere sul palmo della sua mano qualcosa di un bel colore verde. Cagalli sgranò gli occhi, che subito si velarono si lacrime. «Visto che lui non era riuscito a farlo, ho pensato che fosse giusto così», le disse Athrun, divorando con lo sguardo la sua espressione felice e commossa. Ricordando la storia che lei gli aveva raccontato tempo prima, aveva fatto lavorare la malachite grezza che Ahmed le avrebbe regalato se non fosse rimasto ucciso durante gli scontri nel deserto. Sulla superficie lucida del minerale l’Ammiraglio aveva fatto aggiungere una piccola iscrizione: Alla Dea della Vittoria. Era stato Kisaka a suggerirglielo, rivelandogli così il nome che i ribelli avevano dato a Cagalli quando lei si era unita a loro per combattere contro l’egemonia di ZAFT in nord Africa.
   La ragazza lo afferrò per il bavero della giacca, costringendolo a chinarsi per baciarla. «Grazie», disse con voce malferma, pulendogli poi il labbro dallo sbaffo di rossetto che vi aveva lasciato su. Infine, posando con cura la malachite al centro del tabellone su cui erano posizionate le bandierine, si avviarono insieme per raggiungere gli ospiti alla festa.
 
Li trovarono seduti sulla spiaggia al chiaro di luna. La luce bianca si rifletteva sui capelli biondi di lei e di tanto in tanto scintillava sull’anello che il suo innamorato le aveva messo di nuovo al dito. L’ampia gonna dell’abito nascondeva le gambe della ragazza, ma dalle scarpe abbandonate lì accanto era facile capire che dovesse essere di nuovo a piedi nudi. Sulle sue spalle era posata la giacca scura del giovane, affinché lei non prendesse freddo. Sembrava quasi un delitto disturbare la loro quiete.
   «Ecco dove eravate finiti», commentò comunque Lunamaria, raggiungendoli insieme agli altri.
   «I padroni di casa non dovrebbero essere gli ultimi a lasciare la festa?» li prese in giro Lacus, sorridendo con tenerezza.
   «Secondo me hanno fatto bene», considerò Dearka, guardandosi intorno. «Ho molti bei ricordi di questa spiaggia. Ci rifugiavamo spesso qui, quando volevamo stare soli fra noi.»
   «Ti sarei grata se non mettessi i manifesti», lo riprese stancamente Miriallia, con la quale nelle ultime settimane il Capitano Elthman aveva ripreso una prudente frequentazione.
   «Anche voi...?» Shinn non finì la frase che Lunamaria lo riprese, rossa in viso, facendo ridere gli altri.
   «Via, non c’è nulla di male», li rassicurò Dearka con fare fraterno. «Scommetto che anche i nostri due fidanzatini, qui, si saranno dati da fare su questa stessa spiaggia.»
   Prima ancora che uno dei due potesse rispondere a tono, rivolgendosi ad Athrun, Kira fece sentire la sua: «Ti prego, non ci tengo a sapere quello che fai, e dove lo fai, con mia sorella.»
   «Potrei ricordarvi che state parlando della più alta carica dello Stato?» intervenne allora Yzak, ristabilendo l'ordine con i suoi soliti algidi modi di fare.
   Cagalli gli sorrise grata. «Siamo fra amici», disse poi in tono affabile, invitandolo a rilassarsi. «Almeno adesso puoi toglierti la mazza dal...» Athrun la censurò per tempo, benché il danno ormai fosse fatto e in molti fossero scoppiati a ridere. Shiho giurò di aver visto l’ombra di un sorriso persino sulle labbra del Comandante Joule, che, pur di salvarla dalla vergogna, quella sera le aveva sfilato di mano più di un calice di champagne, finendo per vuotarli al posto suo.
   Da quella serata catastrofica durante la quale lei aveva vomitato l’anima davanti all’uomo che amava, le cose con Yzak avevano iniziato finalmente a decollare. Quando perciò era giunto l’invito per quella festa di fidanzamento, il giovane non aveva perso tempo e le aveva subito chiesto se volesse accompagnarlo. Agli occhi degli altri sembravano davvero una bella coppia, e in effetti lo erano, perché con i suoi modi semplici e gentili il Maggiore Hahnenfuss bilanciava il caratteraccio del suo superiore.
   «Dov’è Meyrin?» domandò Shinn, che solo in quel momento si rese conto di averla persa di vista.
   «È rimasta dentro con Vino e Youlan», gli spiegò Lunamaria. «Le scarpe strette avevano iniziato a farle male.»
   «Stupide vanità femminili», commentò pigramente Cagalli, che infatti aveva colto la palla al balzo per liberarsene appena aveva potuto. Shinn le rivolse uno sguardo, ancora meravigliato dalla metamorfosi che lei aveva avuto quella sera. Era abituato a vederla con l’austero completo che usava per lavoro o con abiti casual, con i capelli arruffati e il viso acqua e sapone. Adesso, però, nonostante fosse stanca e l’acconciatura avesse cominciato a cedere, doveva ammettere con se stesso che era molto carina.
   «Oh, non vi abbiamo detto la novità!» esclamò la ragazza, ignara di essere oggetto di ammirazione da parte della persona più improbabile. «Oggi, giocando con Athrun, Sora ha finalmente pronunciato una parola.» Si mostrarono tutti contenti per quella notizia, ma non si accorsero del leggero imbarazzo che aveva colto l’Ammiraglio.
   «Cos’ha detto?» domandò Lunamaria, sempre curiosa.
   Cagalli fissò il fidanzato con amore, prima di rivelare: «Papà
   L’entusiasmo e gli sfottò che seguirono fecero bene al cuore di tutti loro, al punto che, complice forse anche lo champagne, Yzak annunciò: «Bisogna festeggiare.»
   «Come?» s’incuriosì Athrun, stupito dalla sua reazione.
   «Ti sfido.»
   «Che palle», commentò Dearka.
   «Zitto», gli ordinò il Comandante Joule, in tono secco come al solito. «È una questione personale.»
   «Non mi dire...»
   «Athrun, in piedi!»
   «Voglio ricordarti che non sei nella posizione di darmi ordini», gli fece notare lui. «Né lo sei mai stato, in realtà.» Lanciò un’occhiata alla propria innamorata. «In questo siete uguali.»
   «E non pensi che sia preoccupante?» osservò Dearka.
   «Nah», ribatté Cagalli. «Il grande amore di Athrun rimarrà sempre Kira. Ma casca male, perché sono io, la sua dolce metà. Di Kira, intendo.»
   «Non siamo omozigoti», rise suo fratello, stando comunque al gioco, mentre l’Ammiraglio ruotava gli occhi al cielo.
   «Bando alle ciance!» gracchiò Yzak, iniziando a spazientirsi e sfilandosi la giacca, che affidò alla sua accompagnatrice.
   Athrun si alzò finalmente in piedi, non del tutto entusiasta della piega che stavano prendendo gli eventi. «Che diavolo hai in mente?»
   «Una corsa sulla spiaggia», fu rivelato a quel punto. «Vediamo se ti sei rammollito con tutto quel lavoro tra le scartoffie.»
   «Perché, tu che fai, di recente?» azzardò Shiho, battendo il cinque con Dearka. Yzak grugnì.
   «Mi unisco a voi», dichiarò Shinn, affiancandosi al Comandante. «Vieni anche tu», disse rivolto al Capitano Elthman. «Devo ancora fartela pagare per quello che mi hai fatto.»
   Lui sollevò le sopracciglia bionde con aria seccata. «Non ti basta aver segnalato la cosa alle risorse umane?» sospirò rassegnato, raggiungendo lui e gli altri due sfidanti. Non fece in tempo a finire la frase, che si accorse di un’altra presenza accanto a loro. «E tu che diavolo ci fai qui?»
   Con la gonna alzata sopra le ginocchia, Cagalli si era posta dietro alla linea di partenza che, con fare infantile, Yzak aveva appena finito di disegnare con l’ausilio di un bastone trovato a riva. «Vuoi escludermi solo perché sono una donna?»
   «No, è che...»
   «Ah, allora è perché sono una natural
   Dearka cercò disperato aiuto in Athrun, che invece se la rise. «Non hai la preparazione militare», intervenne allora il Comandante Joule.
   «Ce l’ha, ce l’ha...» gli assicurò l'Ammiraglio. «Ma resta il fatto che basta un rapido movimento del polso per atterrarla.»
   Risentita, la sua fidanzata gli fece il verso. «Quella volta mi cogliesti impreparata.»
   «Fidati, quel giorno fosti tu a cogliere impreparato me. Sotto tutti i dannati punti di vista.»
   «Ancora il vostro primo incontro?» domandò Miriallia. «Si può sapere che diavolo successe, quel giorno?»
   «Niente», tagliò corto Cagalli.
   «Tutto», la smentì Athrun.
   «Se tu fossi un gentiluomo, non diresti nulla.»
   «Se io non fossi un gentiluomo, non saresti tornata intonsa sulla nave.»
   «Athrun!» strepitò la ragazza imbarazzata, mentre di nuovo intorno a loro si levava un coro goliardico.
   A quel punto Kira si sentì in diritto di affiancarsi alla propria gemella. «Ora mi costringi a difendere il tuo onore», sospirò prendendola palesemente in giro.
   «Tranquillo, posso difendermi da sola», lo fermò lei. «E poi non vorrei farti sfigurare di nuovo.»
   «Sei cattiva...»
   Davanti allo sguardo perplesso degli altri, Miriallia rise. «Sull’Archangel si sfidarono a braccio di ferro e Kira non ne uscì bene», spiegò senza pietà.
   «Grazie anche a te...» borbottò il giovane, mentre Lacus ridacchiava intenerita.
   «Figurati», rincarò la dose la reporter.
   «Alla faccia del coordinator definitivo», osservò laconico Dearka. «Quindi quello contro Carlton è stato un bluff?»
   «Vogliamo concentrarci sulla gara?!» vociò Yzak, stanco per quell’inutile perdita di tempo. «Shiho, tu da’ il via.»
   «Perché devi coinvolgermi per forza nelle tue assurdità?» si lamentò lei, arrendendosi comunque a dargli retta.
   «Allora io vado sulla linea di arrivo!» esclamò contenta Lunamaria, trotterellando subito in quella direzione.
   «Non vale! Tu sei di parte!» protestò Dearka. «Ci vuole un giudice imparziale!»
   «La verità è che te la stai facendo sotto», lo sfidò ancora Shinn, un sorriso da schiaffi in faccia.
   «Ora ti faccio nero», dichiarò il Capitano, avanzando pericolosamente nella sua direzione. L’altro scappò oltre la linea di partenza e Shiho diede il segnale, cogliendo tutti impreparati. Fra risate e imprecazioni, i ragazzi corsero a perdifiato sulla spiaggia, pregando in cuor loro di poter vivere il resto della loro vita con la stessa serenità di quella sera.













E siamo al momento dei saluti.
Vorrei fare alcune (lunghe) precisazioni, perché cerco sempre, per quel che posso, di essere il più aderente possibile al canon (cosa che temo mi rimarrà difficile dopo l'uscita del film, perché ho delle pessime sensazioni al riguardo) o comunque il più coerente possibile.

1. Cominciamo dal rapporto fra Athrun e Lacus. Rivedendo la serie (prima stagione), mi sono resa conto di quanta distanza ci fosse tra loro mentre erano fidanzati. Come ship mi hanno sempre lasciati indifferente, forse perché davvero non riuscivo a vedere nulla di emozionante. Ricordo di uno speciale dal pov di Athrun in cui, a proposito del loro fidanzamento, lui afferma: «Sebbene ci fossero moltissime cose seccanti, non ho mai odiato Lacus.» Ammetto che questa cosa all'epoca mi spiazzò non poco. Ricordavo anche che quando si rivedono, dopo la rottura del loro fidanzamento, lui sembra quasi pentito. Il perché lo spiego nel penultimo capitolo di questa storia, ovviamente dal mio punto di vista, che però credo non essere troppo dissimile da quello di Athrun. Questo perché rivedendo le interazioni fra i due, nella prima parte della stagione, si nota il modo distaccato in cui lui la tratta: Lacus vuole consolarlo con una carezza, ma lui si ritrae nervoso, e quando va a trovarla, come se si trattasse di una visita di cortesia, pur dandole un bacio sulla guancia, andandosene le dice qualcosa come: «Se troverò il tempo, tornerò a trovarti.» Questi e altri piccoli dettagli mi hanno fatto credere appunto che in realtà lui non avesse mai provato nulla per lei, se non una grande ammirazione soprattutto quando poi l'ha persa. In tutto questo, nel frattempo, Lacus gli ha detto chiaro e tondo che le piaceva un altro e, per non smentirsi, ha anche baciato quell'altro sulla guancia (che era il massimo che Athrun aveva fatto con lei). E poi dicono che lo sciupafemmine e l'infedele è lui...
2. Shinn che decide di rimanere a Orb. Questa cosa viene effettivamente dichiarata in un CD drama, dove appunto viene fuori che lui e Lunamaria hanno deciso di andare a vivere insieme lì. Non ho molte informazioni in merito, lo confesso, ma ho letto questa nota nella pagina riguardante i due personaggi sulla Wikia dedicata alla serie. Non potevo lasciarmi scappare l'occasione. Per quanto riguarda il suo rapporto con Dearka, invece, non è canon. Mi sono solo rifatta alla shot "Lezioni di seduzione" di Tynuccia, che personalmente ho trovato davvero carina. Ve la consiglio.
3. Cagalli più forte di Kira. Anche questa informazione la trovate sulla Wikia, a proposito dei coordinators. Come afferma Kira stesso nella serie, parlandone proprio con Cagalli, un coordinator è solo una persona qualsiasi, se non si allena nel determinato talento con cui è stato concepito. Esiste un manga originale sulla serie in cui, appunto, i due gemelli (all'epoca non sapevano ancora di esserlo) si sfidano a braccio di ferro davanti alla ciurma dell'Archangel, con Mwu La Fllaga che fa da arbitro. Del vincitore, anzi della vincitrice, avete letto alla fine di questo capitolo.
4. Sora. Qualcuno di cui non faccio il nome (Tynuccia) continua a ripetermi che sono pazza per aver tirato fuori dal cilindro un figlio di Yuna. Ammetto che è molto azzardata, come idea, ma ho pensato che potesse essere un buon espediente per mandare un po' in crisi il governo di Orb. Ovviamente mi sono fatta prendere la mano, almeno per quel che riguarda i problemi inerenti al bambino, ai traumi subiti e a tutto quello che ne consegue. La scelta dell'adozione nel finale non implica necessariamente che Athrun e Cagalli non avranno figli loro, anzi. Inserendo però l'erede di un'altra famiglia importante di Orb, non potevo in alcun modo lasciare poi questo bambino in mano ad estranei. Ricordiamo che i gemelli Hibiki sono stati salvati dalla furia dei Blue Cosmos (anche Cagalli, nonostante sia natural), divisi e affidati l'uno agli zii materni, l'altra a chi aveva il potere di proteggerla (novelli Luke e Leia Skywalker, insomma). In caso vi fossero stati sopravvissuti nella famiglia Seiran, non credo che fosse il caso di affidare il piccolo a loro, visti i precedenti. L'unica soluzione era che se ne occupasse appunto uno degli Emiri, e chi meglio di due persone che non trarrebbero alcun profitto nell'approfittarsi del bambino? Inoltre volevo far passare ancora una volta il messaggio che: non importa chi siano i tuoi genitori (o parenti in generale), ciò che conta è chi sia tu (Athrun non è stato il solo ad avere un pessimo genitore, perché anche il padre biologico dei gemelli lo era, e così anche il padre di Mwu). A maggior ragione se si parla di un bambino (così piccolo, oltretutto).
5. La malachite. Rivedendo la serie, mi sono chiesta perché mai quella pietra e anche il povero Ahmed fossero finiti nel dimenticatoio e un po' mi è dispiaciuto. Ho voluto recuperare anche questo, non vogliatemene.
6. I grandi assenti. Murrue la nomino appena, e mi dispiace, ma non sapevo davvero come inserirla. Lacus appare e scompare, ha due battute in croce, ma anche lei non sapevo come gestirla, più che altro perché temevo di renderla noiosa. Meyrin. Qui apro una parentesi a parte. Chi mi conosce bene, sa che in realtà a me lei è sempre piaciuta. Le ho persino dedicato alcune shot, una delle quali credo che sia più riuscita di tante altre incentrate sui miei beniamini (mi riferisco a Sentimenti). A parte questo, non avevo idea di che ruolo darle qui, temevo di caratterizzarla male, di darle poco spazio. Ho pensato che fosse meglio non inserirla affatto. Senza contare che le immagini promorzionali del film mi fanno venire l'orticaria al pensiero che abbiano mandato letteralmente a puttane (perdonate il francesismo) la caratterizzazione dei personaggi, tutto per delle beghe fra autori e doppiatori (sceneggiatrice principale e doppiatrice di Cagalli, la prima deceduta qualche anno fa e la seconda sostituita per il film). Se quest'ultima cosa risultasse vera con la visione del film, mi cadrebbero non poco le braccia. E no, qui non si tratta di essere fangirl, ma di semplice logica. Basta ricordare la frase che Athrun pronuncia quando si accorge che Cagalli non indossa più l'anello: «È giusto, che per ora sia così. Non c'è fretta, abbiamo lo stesso sogno.» Tenendo conto anche del fatto che è sempre stato un tipo molto deciso e saldo nei propri principi morali, ce lo vedreste voi a essere infedele e/o ad andarsene davvero con una ragazzina che ha notato a stento? Oltretutto hanno anche cercato di metterci qualche pezza, al riguardo, chiarendo che lui e Cagalli fossero tornati insieme, con un AMC firmato dal regista e dedicato alla coppia, con nuove immagini in cui i due sono insieme... Poi però pubblicano un'immagine promozionale del film che fa gridare dolore e sangue (magari è solo uno specchietto per le allodole, ma magari no).
Perdonate lo sfogo. 🥲
7. Il titolo. Penso sia superfluo specificare, ma lo dico lo stesso. In questa storia ho tenuto conto di ben quattro padri: Uzumi Nara Athha, Patrick Zala, Yuna Roma Seiran, Athrun Zala. Tutti hanno lasciato o lasceranno il segno nei loro figli, in qualche modo. Non necessariamente in negativo.

Dopo questa lunga filippica, penso di potermi davvero accomiatare da questa storia. Non so se scriverò mai un sequel o semplicemente un'altra long. Di sicuro mi leggerete ancora in qualche altra shot.
Alla prossima!
Shainareth

P.S. Sono curiosa di sapere chi, secondo voi, ha vinto la sfida nella scena finale.
  
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