» “Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”
» Prompt: Song fic, lista PumpFic
» N° parole: 822

Crushing Me

“I can't control the overflow
Emotions rolling like a stone
My fantasies play hide-and-seek
I've got a crush, it's crushing me

[…]

I've gotta finally deal with this

Walk right up and just use my lips

It's all too much, weak in the knees

I've got a crush, it's crushing me”

Crushing me, Grease: Rise of the pink ladies

“Sei patetico.”
Annie non disse altro, incrociando le braccia al petto e guardando Jean con disappunto.
“Perché lei è qui?” domandò Jean ad Armin, indicando la ragazza con un gesto sprezzante.
“Ho pensato che un parere femminile sarebbe stato d’aiuto, no?”
Jean sbottò seccato: “Pft, femminile… io non ho bisogno di alcun consiglio, non ho intenzione di fare nulla. Mi sono solo fatto crescere i baffi, cosa c’è di tanto strano?”
Armin cercò di non farsi scappare una risata, mentre Annie scostò il viso verso l’oblò che dava sul mare. “Ma è proprio questo il problema, amico mio. Tu non faresti niente, ma vorresti fare qualcosa, giusto?”
Jean borbottò a denti stretti: “E se anche fosse? Cosa dovrei fare? Andare da lei con un mazzo di fiori banali, rivelarle che mi piace da quando ci addestravamo e poi baciarla sulle labbra come se niente fosse?”
Annie sobbalzò, ma Armin non batté ciglio e rispose facendo spallucce: “Potrebbe funzionare.”
Annie allora ridacchiò: “O magari lei lo riempirà di botte mandandolo all’altro mondo. Chissà.”
Quella discussione lo stava innervosendo, la coppia di biondi davanti a sé era irritante come poche e da quando si erano ufficialmente messi insieme lo erano ancora di più.
Facevano tanto i guru dell’amore, quando per entrambi era la prima relazione, non facevano altro che bisticciare ed erano degli ex soldati. Inoltre, la sua situazione era ben diversa.
Loro non dovevano competere con un morto.

L’isola di Paradise era molto calda d’estate, ma Armin aveva insistito per vestirlo come un damerino, nonostante le sue proteste e le continue frecciatine acide di Annie. Ormai su quella nave sapevano tutti il suo piccolo, sciocco e adolescenziale segreto. Ma facevano tutti il tifo per lui, dopotutto erano passati più di tre anni dalla morte di Eren.
Poteva provarci, almeno avere un’occasione. Quando scesero dalla nave, sapeva benissimo dove doveva andare e la cosa lo seccava molto. I suoi amici lo salutarono facendogli gli auguri e incoraggiandolo, tranne Annie che disse solo: “Se muori, io ti avevo avvisato.”
Sempre così positiva, il raggio di sole.
Si incamminò lungo la collina, con lo sguardo fisso su quell’albero: sapeva che avrebbe trovato lì Mikasa.
Infatti, appena arrivò, la vide seduta alle radici dell’albero, con gli occhi chiusi in meditazione. Portava i capelli sciolti e se li era lasciati crescere.
Jean sentì il cuore uscirgli dalla cassa toracica e gli occhi sembravano assetati di lei, della sua immagine. Le era mancata. Aveva fantasticato tanto su quel momento, domandosi quali sarebbero state le parole giuste da dire per prime e come poi dichiararsi a lei, ancora così legata al ricordo del suo primo amore. Ma in quel momento non sapeva cosa dire. Sorrise amareggiato, pensando che l’unica cosa che era riuscita a farsi crescere in quegli anni fossero i baffi invece delle palle.
Ebbe la tentazione di desistere, tornare indietro facendo finta di nulla. Ma rimase lì, sentendo già le urla di scherno e le prese in giro dei suoi amici.
“Jean?” Mikasa si era voltata. Lo guardava coi suoi occhi scuri a mandorla e il suo volto diafano gli sembrava anche più bello di quel che ricordava. “Quando sei tornato? Armin e gli altri sono con te?”
Lui annuì: “Sono tornato da poco. Volevo… volevo parlare con te. In privato. Se per te va bene.”
Lo sguardo di lei si fece curioso. Indossava una semplice maglietta nera a maniche corte e una gonna lunga scura, era così strano per Jean vederla in abiti femminili.
Mikasa gli si avvicinò, aspettando una sua parola. Cavolo, perché sono venuto subito qui senza nemmeno un misero mazzo di fiori? Ah, forse avrei dovuto farmi dare dei consigli da Armin alla fine.
Aprì la bocca, non sapendo bene da dove iniziare e finì per dire la prima cosa che gli passò per la testa: “Vedo che ti sei fatta crescere i capelli. Stai bene così.”
Lei si accarezzò la chioma corvina, sorridendo appena: “Già. Tu invece ti sei fatto crescere i baffi. Stai meglio senza.”
Dannazione, ho sbagliato anche su questo… Annie aveva ragione, ora penserà che sono ridicolo con questi baffi.
“Volevo provare a fare qualcosa di diverso. Pensavo mi avrebbero fatto sembrare più adulto. Tu invece… non portavi i capelli lunghi da quando ci addestravamo. Anche allora erano bellissimi.”
Si sorprese di quello che gli era uscito dalle labbra, ma Mikasa si limitò ad arrossire: “Grazie. Sono contenta di rivederti dopo tanto, Jean.”
Adorava come la sua voce pronunciava il suo nome. Si avvicinò a lei, arrivando ad un soffio di distanza dal viso di lei e senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Allungò una mano, accarezzando la cicatrice sul viso della ragazza.
Non ti farò mai del male, non potrei mai.
Azzerò la distanza tra le loro labbra, baciandola dolcemente e dandole comunque modo di fargli capire che non voleva. Ma Mikasa non mosse un muscolo e lasciò che lui la baciasse.
Questi sono i miei sentimenti per te.