Quello che non sono riuscito a dirti…
Le
onde del mare s’infrangevano sulla spiaggia, la superficie
dell’acqua rispecchiava perfettamente le stelle sovrastanti.
Il
vento soffiava leggermente scompigliando i capelli rossi e la veste azzurra di
una ragazza, dritta sulle sue gambe snelle ma non era l’unica persona su quel
pezzo di paradiso, c’era un ragazzo biondo che se ne stava davanti a lei seduto
ad ammirare il paesaggio, la sua chioma ballava nella brezza fresca, la
camicetta lo avvolgeva dolcemente.
La
bocca di lei s’aprì e si richiuse, la voce si disperse
nell’aria.
Due
sole parole, solo due…
“ti amo…”
Ma a queste due parole neanche una risposta…
Silenzio,
ecco la risposta…
Un
grande e invadente silenzio.
Il
cuore divenne più pesante nel petto di Ginevra.
Attese
per più di un minuto la risposta del ragazzo.
Lo
fissava ma i suoi occhi erano coperti da leggere ciocche bionde.
La
testa china, non guardava nulla, scioccato, era così
in quel momento.
La
giovane vide sempre di più la possibilità di una risposta positiva
allontanarsi, si sentì cadere in una voragine, tremava dalla vergogna e dalla
tristezza.
Un piccola lacrima si fece strada sulla sua pallida pelle per poi
svanire sulle sue labbra.
Il
suo amore era lì, davanti a lei ma non poteva averlo, come avrebbe fatto senza
quel piccolo angelo biondo? La sua vita non sarebbe stata la stessa.
Aspettava
ancora.
Improvvisamente
Draco s’alzò per fissare meglio il panorama ma non voleva rispondere,
timidezza, forse, oppure il fatto era che odiava ammettere anche all’evidenza i
sentimenti, specialmente se si trattava d’amore, non era colpa sua, era stato educato così sin da piccolo, mostrarsi impassibile
di fronte a qualsiasi sensazione.
Ma lui non voleva essere così, i suoi occhi non erano come
quelli del padre, malvagi e freddi, i suoi erano solamente molto tristi.
Mise
le mani in tasca senza degnare d’uno sguardo lei.
“ti credevo diverso…
credevo ci tenessi a me ma vedo che non te ne frega
nulla…”
Altre
lacrime raggiunsero la prima e il viso divenne più rosso, le labbra bagnate
dalle gocce di dolore fremevano, la voce mutò diventando più roca.
Voltandosi,
la bella, prese a correre lasciando dietro di se delle nuvolette di polvere.
Si
rigò di scatto con il braccio teso, come se volesse fermarla, provò ad urlare
il suo nome ma dalla bocca non uscì un solo suono.
Percepì
un fitta da dentro la pelle, dei brividi invasero le
sue spalle e s’abbracciò da solo, osservando ancora la figura della ragazza
correre verso l’Hotel rimpicciolirsi sempre di più.
S’appoggiò
alla sabbia calda e guardò l’acqua ma, non era più la stessa cosa senza di lei,
sembrava tutto cupo e tenebroso, perfino le stelle brillanti e la luna piena
avvolgente là, nel cielo.
Il
vento s’alzò trasformandosi, era più gelido.
I
suoi occhi si riempirono di gocce salate e amare.
Non
poteva piangere, ma li non c’era nessuno, era solo,
cosa gli importava.
Si
lanciò in un pianto disperato e avrebbe preferito
morire piuttosto che stare così male.
Da
quanto tempo non piangeva? Forse anni, da quando era piccolo, da quando aveva 5
anni.
In
casa sua non era consentito versare lacrime tanto meno
dimostrarsi deboli.
E
per questo il dolore accumulato per 15 anni fu liberato quella sera, da solo,
voleva lei, le sue braccia intorno al suo collo.
Cercò
di rincuorarsi, il giorno dopo le avrebbe parlato ma
era peggio.
Urlava,
lanciava per aria la sabbia sottile si metteva le mani tra i capelli come se
volesse strapparli.
Il
male avvolse i suoi sensi facendolo sentire piccolissimo… indifeso…
semplicemente solo…
Ginny
ritornò nella sua camera dall’albergo che condivideva con Hermione che era in
giro con i suoi amici.
Nella
stanza vuota e silenziosa si buttò sul letto provocando un minuscolo
scricchiolio del materasso.
“questa vacanza è stata
un’idea stupida… no, io sono stupida… come ho potuto sperare di…”
Non
riuscì a finire la frase perché il dolore la spezzava e l’afflizione era
insistente nella sua mente.
Stringeva
il cuscino al petto e percepiva la solitudine e la malinconia avvicinarsi
sempre di più al suo cuore.
“come ha potuto… trattarmi
così…”
Lasciò
cadere il cuscino per terra e circondò con le braccia le gambe stringendosi a
se, come per fare allontanare il ricordo…
Chiuse
gli occhi cercando di non pensare a tutto quello che era successo.
Coricandosi
s’addormentò stanca del tanto pianto.
Draco
tornò alla sua camera d’albergo con un umore nero come la pece.
Andò
immediatamente a letto, senza neanche cambiarsi.
Era
stravolto, non era abituato a piangere e tutte quelle lacrime versate lo
avevano sconvolto.
Sotto
le coperte sentì una strana sensazione di fastidio per non aver detto nulla, ma
c’era una sensazione che aveva la priorità sulla prima, la paura.
La paura di perderla del tutto, la paura di rimanere isolato
per il resto della vita dal mondo e anche la paura di non poter più essere felice.
Chiuse
gli occhi per riflettere meglio.
“domani…”
Il
sole brillava ed era caldo abbracciando tutta l’isola e le persone che erano su
di essa.
Un
suo raggio entrò nella stanza portando luce e provocando il risveglio di Ginny.
“che
cavolo…”
Non
aveva intenzione d’alzarsi ma non poteva nemmeno restare lì tutto il giorno,
doveva cercare di distrarsi.
Hermione
dormiva ancora tranquilla nel suo letto.
Decise
di fare un bella doccia per levarsi i brutti pensieri
e anche la sabbia.
Sotto
il getto d’acqua pensò al viso del suo amato lontano.
All’acqua
pura e pulita s’aggiunsero altre gocce aspre provenienti dai bei
occhi che si socchiusero tristemente.
Draco
s’alzò provocando confusione, era inciampato nel
lenzuolo cadendo a terra.
Blaise,
il suo migliore amico.
“ehi, Draco, che fai?! Mi
hai svegliato!”
“scusami…
faccio una doccia… dormi ancora…”
“Beh… ci proverò…”
Dopo
la doccia si vestì.
Fissò
più di 10 minuti una catenina d’argento con un ciondolo a forma di “G”
tempestato di piccolissimi diamanti che avrebbe voluto regalare alla sua amata, Gin.
Si
coprì la faccia con le mani, con ancora i capelli bagni, rifletté per un po, era stato uno stupido completo
la sera prima, farsi prendere così dalla timidezza... un po’ troppa timidezza e
in tutto questo la persona che aveva sofferto di più era stata Ginny.
Non
poteva stare lì senza agire, senza dirle nulla.
Infondo
lui sapeva cosa provava per lei: amore.
Si
decise, prese il dono e corse nel corridoio.
I
suoi capelli umidi le ricadevano sulle spalle e la sua pelle lucida e pulita profumava, emanando una fragranza al gusto di fragola.
Si
guardò nello specchio un po’ appannato e notò che i suoi occhi erano gonfi e
rossi.
“accidenti a me… guarda
che faccia…”
L’asciugamano
morbido ricascava fin poco sopra il ginocchio mostrando delle gambe sensuali,
aggraziate.
Aprì
l’armadio cercando dei vestiti leggeri.
“si
questo può andare…”
Prese
una gonna bianca che arrivava fino sotto le ginocchia e una canottiera ricamata
di pizzo rosa pastello.
Indossò
ai piedi degli splendidi infradito bassi, ma si bloccò di colpo.
Qualcuno
bussò alla porta…
Ciaoooo
a tutti, chi sarà mai la persona che bussa alla porta?! Mah! E chi lo sa (tra
un po’ non lo so neanche io!!!)!!!
Fatemi
sapere se interessa e vi piace, se la risposta è positiva
probabilmente la continuerò se no la tolgo, non è che sia un granché…
commentate!!! Grazie by Ilove
Volevo
ringraziare Karmensita e la dedico a lei!