We do it in the dark
with smiles on our faces.
“Matt. Matthew.”
Non dovrebbe andare in questo modo. Continuo a ripeterglielo,
senza esito.
Per qualche ragione m’innervosisce che sia
così facile.
Quasi urlo, mentre Bellamy
allarga grottescamente le gambe attorno alla mia erezione. Allettante ed osceno, si orienta
perfettamente in direzione dell’estremità, ad offrirsi completamente.
“Che cazzo
c’è, ancora?”
Sbotta in un sospiro esasperato. È tutta la sera che continuo a cercare di fermarlo, causando, ritengo, qualche centinaio di ferite non rimarginabili nel
suo piccolo ego.
Borbotto qualcosa e scivolo con insofferenza lungo la stoffa del
divano. Fa terribilmente caldo su questo affare, la
pelle bianca del rivestimento continuamente appiccicata addosso dal sudore:
l’ho sempre detto che questa casa è una trappola.
Agito irrequieto i fianchi per vincere l’attrito, il che provoca
un superficiale principio di penetrazione. È abbastanza perché Matt sussulti e si
risollevi di botto, per poi ricadermi pesantemente addosso in un “huff” di disappunto.
Miagolo stizzito, quando realizzo che
ho le braccia bloccate sopra la testa, e il resto del corpo schiacciato dalla solo-apparentemente-ridotta mole di Bellamy.
“Togliti di dosso, brutto idio – “
“Brian. Una volta per tutte, qual è il
problema?!”
Deglutisco a vuoto, spingendo in su i
fianchi per dispetto. Matthew si limita a spostare le
sue delicate parti intime dalla traiettoria delle mie ripicche, e non demorde.
Tanto che alla fine mi convinco a mugolare una scusa.
“È questo
divano. È
scomodo, tira da tutte le parti. E fa rumore. Non riesco a muovermi, non so come diavolo ti
sia venuto in testa di farlo qui.”
Un gemito di frustrazione e di nuovo le mie cosce sono
allargate, la voglia disubbidiente esposta.
“Non ci credo nemmeno per un minuto.”
“Ma è la verità! Sul serio, qui è fastidioso.”
Sessi che sfregano uno contro l’altro, bellamente disinteressati
alle angherie dei cervelli.
“Quindi deduco che il tuo ideale di
comfort abbracci vicoli umidi, bagni pubblici, scale antincendio? Ogni cosa,
purché non abbia a che fare con una vera casa?!”
Devo mordermi la lingua per impedire che la recriminazione si
trasformi in un sintomo più che evidente del mio gradimento.
“Non ho colpe se casa tua è scomoda.”
“Cristo, Brian!”
È uno shock ben poco piacevole quando Matt si alza, lasciandomi nudo e patetico sul dannato sofà.
Neppure il tempo di vocalizzare la protesta
che, quasi dal nulla, un bacio si stampa con prepotenza sulla mia bocca appena
dischiusa.
Nel separarci noto con orrore il sorriso sulle labbra che mi
hanno appena stuprato.
“Sai una cosa? Tra te e Cody,
il bambino sei tu!”
Bellamy sghignazza in quel suo modo sgraziato a mezzo centimetro dalla
mia faccia, che si contorce in una smorfia di ribrezzo.
“Sei disgustoso visto così da vicino. E
puzzi di birra. Va’ subito a lavarti.”
È tutto inutile. L’ammasso d’isteria che ho addosso ride senza
alcun ritegno, perso nei meandri del suo folle universo.
“Come no, tesoro! Come no.”
E giù di
nuovo, scosso dai singhiozzi per l’ilarità.
Resto rigido come un tronco sotto quello stupido petto magro che
trema contro il mio, odiando ogni secondo d’incomprensione.
Detesto essere fuori dal divertimento. E detesto la risata di Matt Bellamy.
We’re trapped and well concealed
in secret places.
Finalmente stanco di contorcersi come un delfino arenato, Matt torna a farsi spazio tra le mie gambe, spingendosi
languidamente nel tentativo di affermare la sua supremazia.
“Non ci provare.”
Abbaio intimidatorio, ma lui sorride con semplicità e mette un
grande impegno nell’ignorarmi.
“Rilassati, Brian. Okay? Non è diverso da tutte le altre volte. Ora
c’è un vero tetto sulla nostra testa, ma questo è quanto. Non deve significare
più di quello che significa.”
Mi trattengo dal fargli notare quanto priva di senso sia la sua frase. Con che coraggio dicono che non ho
autocontrollo?!
“E poi, credevo fosse quello che volevi.
Un posto stabile, fare la coppietta, e tutto il resto.”
Grugnisco la mia disapprovazione per la rozza terminologia. Solo
che il punto non cambia, come lo sguardo di Bells non
cessa di insinuare.
Credevo fosse quello che volevo, sì. Ma credevo pure che l’arredamento
in pelle fosse una cosa chic, e invece è una barbarie massacrante.
La verità è che non ho ancora perdonato Gaia per aver mollato
tanto facilmente, ecco. Anche lei, come Helena – come
Stef, e come quella ballerina nel video di Unintended.
È un’eterna impressione di rifiuto.
“Lo so. Ma non ti dà fastidio?”
Il mento su uno dei miei pettorali, Matt
mi fissa con curiosità. Non c’è modo di negare che, a questa distanza, diventa
meraviglioso – e aumenta la mia rabbia.
“Cosa?”
“Questo. Così. Come, come se ci fosse stato
servito su un piatto d’argento. Dalle persone che avrebbero dovuto
lottare per tenerci accanto.”
Stento a riconoscere la mia stessa voce. Ancora di più, Matthew ha ragione – sono un
enorme bambino viziato. Le mie parole hanno il suono smozzicato e pastoso
dell’infanzia.
Lascio scorrere un pollice sul profilo che meglio conosco – occhi blu si chiudono al passaggio, un sospiro
contento sul mio sterno. Ha quel tipo di bellezza che serba in sé la fine del
mondo, e sconvolge il ciclo delle lacrime.
“Non ti dispiace?”
Insisto, in gola quel senso stesso d’ingiustizia che chiede
risposte.
Matt
riapre gli occhi, li spinge nei miei.
“No.”
Deve avvertire l’effetto deludente della lapidaria replica,
perché si affretta ad aggiungere:
“Forse sarebbe vero, quello che dici, se avessimo trovato via
libera sin dall’inizio. Sai. Ma non è stato così, perciò non credo di aver
preso cose che non meritassi completamente.”
Riconosco il tono che usa – la morbidezza disarmante delle sue
canzoni.
Un brivido lento mi rende inquieto sotto il suo corpo. Matthew preme un bacio contro una mia costola.
“Essere così seri non è da noi. Guarda, ti fa
tremare!”
“Non è vero! È ancora
questo stupido divano.”
“Vuoi che ce ne andiamo da qui?
Troviamo un posto dove nasconderci insieme?”
Le mie stesse parole usate alla cieca contro
di me.
Come ti permetti, Bells?!
La mia espressione di sdegno gli estorce un risolino.
“Che poi, ho sempre voluto chiedertelo.
Ma cosa cavolo significa ‘strapparti dal soffitto’?!”
Oh, questa poi!
Lo fossi come guarderei una specie
inferiore di protozoo, mentre si rialza con un bacio che già sorride.
“Poco importa. Andiamo a scalare le pareti. Mal che vada cadremo insieme.”
Oh.
Resto un po’ a guardarlo allontanarsi.
We do it in the dark
with smiles on our faces.
We’re trapped and well concealed
in secret places.
La stanza è immersa in un buio spoglio, ma
bagnata da lanugini bianche per mezzo di un’unica, ampia finestra. Oltre il vetro la neve brilla d’irrealtà, splendida e bagnata sugli
steli lunghi del prato incolto.
Il fiato va condensandosi, quello di Matt
sulle mie labbra. È un
suono soffice, che mi distrae dal bollente pulsare fin dentro il mio corpo. Il
pavimento di cemento secco è un letto di polvere per le nudità che vi abbiamo
adagiato, incuranti di tutto fuorché il rispetto per il desiderio. L’odore
persistente della vernice si arrampica su, fino alle tempie, dove batte
diramando i sui raggi magnetici. Il riflesso della neve, così come l’avevamo
immaginato, ci fa da tetto col suo proprio valore di
casa.
Non c’è nulla che possa fare per stroncare il sorriso che vuole
arcuarmi le labbra. Né desidero nasconderlo, perfetto
com’è – rispecchiato in quello di Matt.
Un cambio d’angolo e getto il capo
all’indietro, soffiando il piacere nell’aria piena di ritmo. Fremiti rovesciati, dentro e fuori – mi spingo in alto e
prendo questa neve, col suo torrido avvolgere, e amare.
Mi lascio inchiodare alle speranze del cemento. All’orgoglio di Leehampton, coi suoi ricordi
bianchi.
Matt.
Grazie.
_ * _
A presto con l’epilogo ;-)
Stregatta e TimeWarpAddicted, grazie di cuoooooVe *w* . Dedico tutto a voi.