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Autore: Shainareth    06/10/2023    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Shot ambientata dopo la fine della long Padri, della quale si consiglia la lettura.
Deluso, il Capitano Elthman sbuffò. «Se non vuoi renderci partecipi, lasciami almeno organizzare il tuo addio al celibato.»
«La vuoi piantare con questa storia?»
Per una volta fu Shinn ad appoggiarlo. «Ti aiuto io», disse, entusiasta. «Scorrerà alcol a fiumi.»
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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**ATTENZIONE***: La presente shot è il seguito diretto di Padri, della quale si consiglia la lettura prima di procedere.





PARTY PLANNING

 
Con gli occhioni azzurri spalancati per la meraviglia, Sora guardava quella palletta colorata che si muoveva da sola e diceva cose buffe, facendolo ridere. Quel suono così genuino riscaldò il cuore di Cagalli, che osservava la scena lì accanto. Mai avrebbe pensato di poter amare qualcosa nata da Yuna Roma, eppure il miracolo era avvenuto. Se avesse saputo come sarebbe andata a finire, forse lo avrebbe persino ringraziato per aver tradito l’accordo di fidanzamento stabilito anni prima dai rispettivi genitori. Non che lei fosse stata una santa, anzi; Yuna però sapeva di Athrun, lo aveva capito da solo e non le aveva mai rimproverato nulla, perché sapeva che comunque alla fine l’avrebbe spuntata lui. Invece non era stato così. A un passo dalla vittoria, dovuta all’impazienza di Athrun e all’inesperienza della stessa Cagalli, il destino ci aveva messo lo zampino mandando tutto a rotoli.
   «È un bambino adorabile!» La voce di Meyrin, che era accovacciata sul pavimento del salotto insieme a Lacus per giocare con Sora, riportò il Delegato al presente. Il piccolo alzò gli occhi verso la ragazza dai capelli rossi e le rivolse un sorriso. Lei lo afferrò fra le braccia e lo strinse a sé. «È troppo carino!»
   «Non me lo sciupare troppo», la prese in giro la Principessa, divertita e intenerita al contempo. In barba a tutti i pettegolezzi che avevano fatto sul conto di Athrun e Meyrin, a Cagalli lei piaceva. Non aveva creduto neanche a una delle chiacchiere che le avevano sfiorato le orecchie, perché conosceva l’uomo che amava e si fidava di lui. E non soltanto perché, così graziosa, femminile e a tratti infantile, quella ragazza le ricordava un po’’ Lacus - che pure non era riuscita a fare innamorare Athrun di sé.
   Solo per un attimo Cagalli aveva ceduto alla disperazione, prima che l’Archangel, la Kusanagi e l’Eternal partissero per combattere nello spazio aperto: in quell’occasione, dovendo far fronte alle conseguenze delle sue decisioni sbagliate, lei era dovuta rimanere a Orb, lasciando che tutti gli altri andassero al fronte. Compreso Athrun. Non avrebbe potuto essere al suo fianco nel momento più critico e questo le aveva dilaniato l’anima. Aveva temuto di perderlo per sempre. Non come innamorato. Aveva temuto la sua morte. Meyrin lo aveva aiutato già una volta, per questo Cagalli si era affidata a lei, perché sperava che quella ragazza avrebbe fatto di nuovo il miracolo. Lo avrebbe preferito di gran lunga, piuttosto che venire a sapere della morte di Athrun. Tanto che, pur avendo fiducia in lui, aveva anche messo in conto la possibilità che non sarebbe tornato a Orb, preferendo invece rimanere sui PLANT. Dopotutto, Cagalli aveva tolto dal dito l’anello che lui le aveva regalato senza neanche avvertirlo. Si erano salutati con un abbraccio - silenzioso, sentito, profondo, carico d’amore - e nulla più. Come sempre, alla fine lui aveva smentito ogni sua più recondita paura, tornando insieme agli altri. Per Orb, ma soprattutto per lei.
   Lacus rise. «Sembra proprio che al piccolo Sora piacciano i miei Haro.»
   «Li ha davvero costruiti tutti Athrun?» domandò Shiho, ammirata dall’abilità dell’Ammiraglio. Non aveva mai davvero compreso la ragione per cui Yzak fosse così restio ad ammettere le qualità nel suo ex commilitone, ma da come lui ne parlava il Maggiore Hahnenfuss aveva comunque intuito che doveva essergli molto affezionato.
   «Questi e anche Tori, l’uccellino meccanico che ha regalato a Kira», spiegò l’ex idol, entusiasta di quelle creazioni.
   In piedi accanto alla portafinestra aperta che dava sul giardino, Lunamaria si rivolse al Delegato. «E a te non ha regalato nulla?»
   «Un criceto», rivelò l’altra, mentre Lacus tornava a ridere.
   «Oddio, l’avevo dimenticato», esclamò Miriallia, intenta a versarsi dell’altro tè
   «Dov’è?» chiese Lunamaria.
   «Cagalli lo ha rotto.»
   «Non l’ho fatto di proposito. Non mi aspettavo di trovarmi quel giocattolo fra i piedi.» La bionda si strinse nelle spalle, un sorriso nostalgico in volto. «Però apprezzai davvero il gesto. Athrun e Kira, e persino Dearka, si misero di impegno per tirarmi su di morale dopo la morte di mio padre.» E l’avevano aiutata anche a distrarsi dalla foto che lui le aveva dato prima di salutarla per sempre, quella che ritraeva lei e Kira appena nati, fra le braccia della loro vera mamma, e che aveva capovolto tutto il loro mondo.
   Liberatosi dalla presa di Meyrin, Sora fissò la sua mamma adottiva. Anche lei, quindi, aveva perso qualcuno di importante? Il bambino non aveva ancora compreso appieno il significato della morte, però sapeva che era qualcosa di brutto, che faceva piangere e spaventava soprattutto con il buio.
   Si alzò sulle gambette e marciò deciso verso Cagalli, abbracciandola all’altezza della vita. Lei gli passò una carezza fra i capelli e, posata la tazza di tè sul tavolino accanto, issò il piccolo sulle ginocchia, che subito poggiò il capo contro il suo petto. «Se ti piacciono tanto gli Haro di zia Lacus, sono sicura che il tuo papà costruirà qualcosa anche per te.»
   «A proposito, quei cinque campioni sono ancora fuori?» s’interrogò Miriallia, osservando con tenerezza quella scena. La Principessa di Orb era sempre stata molto energica e, come lei le aveva sinceramente detto un paio di mesi prima, non ce la vedeva per nulla nel ruolo di madre. Eppure adesso Cagalli la stava smentendo: aveva ancora tanto da imparare, ma l’amore che stava riversando in quel bambino scoglieva il cuore.
   Lunamaria sbirciò oltre la soglia del salotto, posando lo sguardo sui ragazzi che stavano discutendo diversi metri più in là. «Secondo me si stanno ancora leccando le ferite a vicenda», affermò, facendo ridere le altre.
   La sera precedente, al termine della festa di fidanzamento del Delegato Athha e dell’Ammiraglio Zala, tutti loro si erano attardati sulla spiaggia che ormai era diventata un po’ il ritrovo segreto dell’intera brigata. La corsa proposta da Yzak, per festeggiare la prima parola pronunciata da Sora, aveva avuto un risvolto inaspettato. Non appena Shiho aveva dato il via, Dearka era balzato addosso a Shinn, reo di essere partito prima del segnale, e gli aveva placcato le gambe. Avevano iniziato così ad azzuffarsi come bambini, rotolandosi nella sabbia, mentre Yzak e Athrun avevano improvvisamente azzerato cinque anni di progressi, tornando competitivi come ai tempi dell’Accademia Militare. Si erano perciò sgomitati a vicenda, ostacolandosi e rischiando di cadere anche loro. Chi era davvero crollato di faccia a terra era stato Kira che, sfortunato, era inciampato sulla sabbia asciutta per evitare che quel bestione di Dearka lo travolgesse durante la zuffa con Shinn. A vincere, svergognandoli tutti, era dunque stata Cagalli, che si era diretta come una furia verso il traguardo senza guardare in faccia nessuno. Cinque coordinator, con alle spalle una preparazione militare o comunque ben due guerre combattute in prima persona, avevano perso miseramente contro una donna natural in abito da sera. Le ragazze, nessuna esclusa, li avevano presi in giro fino alla nausea, rimarcando una volta di più quanto fossero stupidi.
   Shiho strinse le labbra. «Stamattina Yzak era ancora nervoso», rivelò con una certa preoccupazione nel tono della voce.
   «Gli passerà», le garantì Miriallia, osservandola di sottecchi. Aveva conosciuto il Maggiore Hahnenfuss tre anni prima, quando per un breve periodo di tempo aveva seguito Dearka sulle colonie. Benché non avessero avuto modo di frequentarsi molto, la reporter aveva provato un’istantanea simpatia nei suoi confronti, anche solo per la sua grande forza di volontà nel sopportare gli sbalzi di umore dell’allora Capitano Joule.
   «Sai, Shiho», prese a dire Cagalli, un sorriso sornione sulle labbra. «Sarebbe molto divertente, se noi due diventassimo ottime amiche.» Colta da un eccesso di risa, Miriallia quasi sputò il tè che stava bevendo.
   Anche la stessa Shiho si lasciò scappare un risolino divertito. «Però poi i timpani li avrei sfondati soltanto io», le fece notare. «Athrun non mi sembra il tipo da strepitare se c’è qualcosa che non gli va a genio.»
   «È vero», ammise il Delegato. «Di solito si immusonisce e si chiude nel silenzio.»
   «Beata te.»
   «Scherzi? Non hai idea di quanta pazienza ci voglia a cavargli le parole di bocca per capire cosa diavolo lo turba.» Abbassò gli occhi su Sora. «Sembri davvero figlio suo.»
   «Papà?» chiese lui, non riuscendo ancora a esprimersi più di tanto. Aveva deciso di impegnarsi a fondo, però, soprattutto perché aveva visto quanto li aveva resi felici la prima volta che era riuscito ad articolare quella parola. Sapeva di potercela fare, in passato non era poi stato così difficile.
   Cagalli si sciolse e lo strinse al cuore, mentre le altre ragazze si lasciavano andare a un verso tutto materno. «L’intelligenza però l’hai presa sicuramente dalla mamma.» Quella adottiva, si disse il Delegato senza esternare quel pensiero, perché sempre più convinta che ci volesse uno stomaco di ferro per andare a letto con Yuna.
   «Allora», cominciò d’un tratto Lunamaria, con fare pettegolo, rivolgendosi anche lei a Shiho. «Com’è, che di punto in bianco voi due state insieme, mh?»
   Colta di sorpresa da quella domanda, il Maggiore arrossì appena. «Credo che per questo bisogni ringraziare Dearka.» Miriallia la fissò stralunata. «Non fare quella faccia, ti assicuro che è stato lui a sbloccare la situazione. Grazie anche a te.» Le spiegò quindi quanto fosse su di giri il Capitano Elthman nel momento in cui aveva letto la prima email che lei gli aveva inviato per chiedere la collaborazione dei PLANT. La reporter sorrise intenerita, ripromettendosi di venirgli ulteriormente incontro, magari andando con lui sulle colonie per una breve vacanza insieme.
   Il loro nuovo rapporto procedeva con prudenza, perché questa volta volevano costruire delle basi più solide, sperando così che fosse più maturo e soprattutto più consapevole del precedente. In quei giorni, nonostante questo, Miriallia lo aveva volentieri ospitato a casa sua, così che avessero occasione di parlare con più calma. L’aveva invece stupita scoprire, sia pure per caso, che Kira e Lacus avevano avuto due camere separate, lì a palazzo. Si domandò quanto diavolo dovesse aver inciso Fllay nella psiche del loro amico, già provata dalla guerra e dalle terribili rivelazioni riguardanti la sua nascita, e quei ricordi le fecero provare una stretta allo stomaco. Kira era un bravo ragazzo, non aveva meritato nulla di tutto quello che invece la vita gli aveva riservato - compreso quel maledetto stress post-traumatico che lo aveva come rintronato alla fine della prima guerra. A scuoterlo era stato solo il suo affetto per Cagalli, che gli aveva dato la forza per salvarla da un destino altrimenti infelice.
   A vederlo adesso, però, Kira sembrava rinato. Miriallia non sapeva di chi fosse davvero il merito, ma andava bene così. Di sicuro la vicinanza di Lacus gli faceva un gran bene, perché lei con la sua dolcezza riusciva a rassicurarlo e a calmare il suo animo inquieto.
   «Non è giusto, però», borbottò Meyrin con fare infantile. «Sono l’unica qui a non aver ancora trovato nessuno.»
   «Non disperare, sei ancora così giovane», la consolò Lunamaria, come se fosse stata molto più vecchia di lei. «Vedrai che quanto prima incontrerai il tuo principe azzurro.»
   La più giovane delle sorelle Hawke guardò di sbieco Cagalli, che sollevò le sopracciglia. «Non è colpa mia se l’ho incontrato per prima», disse, facendo arrossire lei e suscitando un lieve divertimento nelle altre.
   «In realtà non credo che sia stato quello, a incidere», prese inaspettatamente parola Lacus, rigirandosi fra le mani Pink-chan con fare pensieroso. In effetti, era stata proprio lei la prima a conoscere Athrun, con il quale era stata costretta a un fidanzamento privo di amore. Si piacevano molto, come persone. Ne era nata una bella amicizia, certo, che tuttavia non era bastata a spingerli a fare quel passo in più che i loro genitori si erano aspettati. Ed era stato un bene. Lei aveva finito per innamorarsi di Kira quando ancora il loro fidanzamento era in piedi, e Athrun aveva incontrato Cagalli. All’epoca lui era stato più integerrimo; ciò nonostante, col senno di poi, Lacus aveva capito che la turbolenta Principessa di Orb aveva comunque lasciato il segno. «Non ricordo di aver mai visto Athrun così determinato in qualcosa come nel voler stare con te», le disse, un sorriso gentile sulle labbra.
   Fu Cagalli ad arrossire, stavolta, sorridendo di rimando. Quando Athrun era tornato a Orb, al termine della seconda guerra, aveva notato la sua aria quasi incredula e l’aveva rimbrottata con un sospiro. «Ho promesso che ti avrei protetta, ricordi?» Quel giuramento risaliva a poco prima della battaglia di Jachin Due, quando cioè le aveva rivelato i suoi sentimenti sorprendendola con un bacio - il primo. Cagalli non era riuscita a trattenere le lacrime e, sebbene non avesse potuto fare molto di più per colpa della situazione delicata in cui si trovava l’Emirato, il giovane si era almeno concesso di abbracciarla e di sussurrarle che non l’avrebbe più lasciata sola.
   Meyrin sospirò con fare teatrale. «Sei così fortunata!»
   Il Delegato non poté negare l’evidenza, ma evitò comunque di farle notare che, a dispetto delle apparenze, non era affatto facile avere a che fare con il soldato di Orb più ambito dalle giovanissime. Era anche per questo motivo che si era convinta che in realtà Meyrin non fosse davvero innamorata di Athrun: non lo conosceva a fondo.
   «Potresti ripetere questa stessa frase davanti al Comandante Joule?» le propose di slancio.
   Miriallia e Shiho scoppiarono a ridere, mentre Lacus si portava una mano al viso. «Credo che in quel caso dovremo preparare i tappi per le orecchie», commentò divertita. Ricordava bene gli screzi fra il suo ex fidanzato e Yzak, perché ogni volta che loro due si azzuffavano, Athrun diventava non soltanto silenzioso, ma anche terribilmente nervoso.
   «Cagalli-sama, ti prego di non usare mia sorella come carne da macello per tuo mero divertimento», borbottò Lunamaria, avendo capito fin troppo bene dove volesse andare a parare quella disgraziata. Tant’è che persino Meyrin lanciò un’occhiataccia al Delegato, che però si strinse nelle spalle, per nulla pentita. Si ripromise comunque di scambiare il suo posto con quello di qualcun altro sul tabellone a cui lei e Athrun stavano lavorando per il matrimonio, facendola sedere magari accanto a qualche aitante giovanotto.
   «Come procedono le ricerche per l’appartamento?» chiese Miriallia all’indirizzo della maggiore delle sorelle. «Siete riusciti a trovare qualcosa?»
   Lei fece una smorfia. «Poco, in realtà. Avremmo bisogno di più tempo, ma al momento non possiamo prenderci ulteriori licenze.»
   «Se volete, possiamo darvi una mano noi», propose la reporter, includendo anche Athrun e Cagalli nel discorso.
   «Nel frattempo, casa nostra è sempre aperta, non c’è neanche bisogno di chiedere», aggiunse la bionda, lasciando scendere a terra Sora, che si era di nuovo messo in testa di inseguire gli Haro in giro per la stanza.
   «Grazie a entrambe, credo proprio che saremo costretti ad approfittare della vostra gentilezza», rispose Lunamaria. Lei e Shinn si stavano dando da fare per attuare il progetto di trasferirsi insieme a Orb. Inizialmente Meyrin non aveva preso molto bene la notizia, anche perché questo avrebbe implicato non soltanto separarsi da sua sorella, ma anche dover vivere da sola. Non era sicura che le sarebbe piaciuto, anzi. Fin da quando era nata, Lunamaria c’era sempre stata. Erano cresciute in simbiosi, si volevano un bene dell’anima, e quando la guerra le aveva separate, sia pure per un breve periodo, sua sorella maggiore aveva dato per scontato che non fosse colpa sua, ma che lei fosse stata plagiata e fosse stata costretta a macchiarsi del reato di diserzione. Solo dopo aveva scoperto che le cose non stavano propriamente così, che lei aveva soltanto aiutato una persona che stimava e che riteneva in pericolo, e che se si era ritrovata coinvolta nella fuga era stato soltanto per un maledetto scherzo del destino.
   Pink-chan balzò via dalle mani di Lacus e saltellò in giro prima di scappare in giardino attraverso la portafinestra. Sora fece per seguirlo, ma Lunamaria lo intercettò prima che potesse farsi male ruzzolando giù dal gradino.
 
«Sul serio, chi te lo fa fare?» Athrun inarcò le sopracciglia scure, in attesa che Dearka si spiegasse meglio. «Potresti avere un sacco di ragazze e vai a impelagarti in un fidanzamento di portata internazionale. Così giovane.»
   «In realtà volevo sposarla già due anni fa», gli ricordò, allora, deciso a non cogliere la sua provocazione. Tornò ad armeggiare con Tori, che aveva bisogno di una piccola messa a punto a un’ala.
   «L’ho sempre detto che sei masochista.»
   «Me lo dice anche lei.»
   Divertito dalla sua nonchalance, il Capitano Elthman si rivolse allora a Yzak, che se ne stava in piedi, la schiena contro il tronco di un albero e le braccia conserte. «Farai la sua stessa fine, pur di tenere il passo?»
   «Non dire idiozie», ribatté lui, accigliato. Le cose con Shiho stavano andando bene così, non aveva alcun senso correre solo per dimostrare di essere più avanti del suo ex rivale all’Accademia Militare. Senza contare che Athrun e Cagalli avevano alle spalle una relazione di quattro anni, sia pure fatta di alti e bassi. Non era lontanamente possibile paragonare le due situazioni. «Pensa a metterla anche tu, la testa a posto. Soprattutto adesso che hai recuperato il rapporto con quella ragazza.»
   «Che ha un nome, vorrei ricordarti», gli fece notare Dearka, infastidito dalla sua scarsa empatia. A onor del vero, si riteneva soddisfatto che Yzak e Miriallia fossero riusciti a passare insieme un’intera serata senza lanciarsi frecciatine. Non lo facevano per partito preso, semplicemente il Comandante Joule aveva un pessimo carattere. Anzi, ora che Dearka ci pensava, il suo amico aveva soprasseduto su tutte le battute che gli erano state rivolte anche dagli altri. Si domandò se non fosse l’influenza di Shiho a fargli bene - o forse era stato solo tutto lo champagne che gli aveva visto buttare giù durante la festa.
   «Dobbiamo organizzare il tuo addio al celibato», sputò lì, di punto in bianco, rivolgendosi di nuovo ad Athrun. Il quale si volse a guardarlo con espressione tutt’altro che entusiasta. «Non chiamerò nessuna spogliarellista, lo giuro. Ci basterà invitare una ragazza qualunque, tanto si toglierà le mutande appena ti vedrà.»
   «Idiota!» esclamò il giovane Zala, arrossendo come un ragazzino, mentre Yzak ruotava gli occhi al cielo. «Se vuoi organizzare una festa, d’accordo, ma non succederà nulla del genere.»
   «Potrebbe essere la tua ultima occasione», insistette il biondo, tanto per prenderlo in giro.
   «Non mi interessano le altre donne», fu irremovibile Athrun, riprendendo il proprio lavoro con maggior nervosismo. Ancora non riusciva a capire per quale dannata ragione tutti arrivavano a pensare che lui fosse un dongiovanni. Non era mai stato infedele, mai, nemmeno quando era stato messo a dura prova.
   Seduto sull’erba accanto a lui, Dearka strinse le labbra con fare preoccupato, inarcando la schiena all’indietro e poggiando il peso del corpo sui palmi delle mani. «Quindi la tua To do list prevede solo Cagalli?»
   «Sarei curioso di far leggere la tua a Miriallia», ribatté l’altro, acido, facendolo ridere.
   «Si metterebbe a piangere di nuovo», intervenne a quel punto Yzak, prendendo stranamente le difese dell’ex commilitone. «Questo somaro, intendo.» Stupito, Athrun alzò gli occhi su di lui, mentre il terzo del gruppo borbottava una debole protesta. L’albino stirò le labbra in un sorriso velenoso. «È già successo quando quella ragazza lo ha piantato in asso.»
   «Non è vero che ho pianto», ribadì Dearka, piccato. D’accordo, forse un pochino, ma non era stata certo colpa sua.
   L’Ammiraglio gongolò.«"La tua reputazione da grand’uomo potrebbe risentirne, se la voce dovesse spargersi.»
   «Siete due bastardi.»
   «E tu un coglione», assicurò Yzak.
   «Piantatela, non sono abituato a voi due che vi spalleggiate. Mi fate quasi impressione.»
   Un proiettile rosa schizzò in quella direzione e loro lo evitarono per un soffio. Pink-chan rimbalzò contro il tronco di un albero e tornò alla carica, ma stavolta il Comandante Joule lo catturò nel palmo della mano. «Possibile che si porti questi cosi dappertutto?!» brontolò, all’indirizzo di Lacus, che era rimasta all’interno del palazzo insieme alle altre ragazze. «Non hai idea di quanto siano fastidiosi.»
   «Certo che ce l’ha», commentò Dearka. «Li ha costruiti lui.»
   «Non erano certo così chiassosi, quando li creai», spiegò Athrun. «Non ho idea di che cosa abbia combinato Lacus, ma non ho cuore di modificarli per renderli più mansueti. È così affezionata a loro, che li tratta come se fossero esseri viventi.»
   Il Capitano Elthman si permise di osservare: «E non è preoccupante, visto il ruolo delicato che ricopre quella ragazza?»
   Nessuno fiatò, anche perché in quel mentre sopraggiunsero Kira e Shinn, di ritorno da una passeggiata nel grande giardino del palazzo. Athrun allora azionò Tori, che subito s’involò emettendo il suo solito verso meccanico. Il suo padrone allungò un braccio e il piccolo robot andò a posarsi sulla sua mano. «Grazie per averlo sistemato.»
   Notando l’espressione contenta del suo migliore amico, l’Ammiraglio sorrise a sua volta. «Certo che sei davvero bravo, con la meccanica», osservò Shinn, lasciandosi cadere sull’erba accanto a lui. «Avresti potuto avere un futuro a Morgenroete, anziché come soldato.»
   «In teoria sarei ancora abbastanza giovane per cambiare lavoro», gli fece notare l’altro, divertito.
   «A che ti serve? Ormai puoi fare il mantenuto», tornò all’attacco Dearka. «Da questo punto di vista sei stato più furbo di noi.» Guardò Kira. «E tu sei il suo degno compare.»
   Yzak sospirò. «Possibile che tu debba sparare un’idiozia dietro l’altra?»
   «E dov’è la novità?» commentò Shinn, provocatorio come sempre.
   Ottenne ciò che voleva, perché il Capitano Elthman subito ribatté: «Non ti sono bastate le botte di ieri sera?»
   «Ma se ne hai prese più di me!»
   «Potremmo decretare che siete due cretini allo stesso modo?» stabilì il Comandante Joule, portando pazienza, nonostante tutto. «Se non fosse stato per voi, ieri sera Kira non sarebbe caduto e sua sorella non ci avrebbe umiliati in quel modo.»
   «Vorrei farti presente che anche tu e Athrun non avete dimostrato grande maturità», obiettò Dearka.
   «È per questo che ho parlato solo di Kira», riconobbe l’altro, facendo mea culpa.
   Il diretto interessato si portò una mano dietro la testa e si massaggiò il collo. «In realtà credo che avrebbe vinto comunque lei», fu costretto ad ammettere, facendo ridere Athrun.
   «Non pensavo fosse così scatenata», commentò Yzak, che aveva conosciuto Cagalli quando era ancora provata durante le fasi finali della prima guerra.
   Stavolta fu Kira a mettersi a ridere. «Adesso è molto più diplomatica, ma una volta mi diede un pugno.»
   «Sempre meglio che diventare il suo tiro a segno», svelò l’Ammiraglio, rimettendo a posto gli attrezzi da lavoro. «Mi ha puntato la pistola addosso in almeno tre occasioni. E in una di queste, la pistola era mia.»
   «Ti eri fatto fregare la pistola da lei?» trasecolò Shinn, trovando assurdo che fosse successo davvero.
   «Che pivello...» disse invece Yzak, fissando l’ex commilitone con aria rassegnata.
   «Avresti abbassato la guardia anche tu, al posto mio.»
   «Perché, aveva cercato di sedurti?» volle sapere Dearka, senza tanti giri di parole, vista l’allusione fatta la sera prima proprio dal suo ex compagno di squadra.
   Athrun fu costretto a mordersi la lingua perché in effetti, pur non volendo, Cagalli era riuscita a fare anche quello. Difese il suo onore, mantenendo il riserbo su quanto accaduto davvero quel giorno. «Ero solo molto stanco e ho sottovalutato la mia prigioniera.»
   «Oh, cielo», riprese il biondo. «L’avevi fatta prigioniera? Siete partiti direttamente con i giochi di ruolo?»
   «Santa pazienza, vuoi chiudere il becco?»
   «Devi raccontarci tutto nei dettagli.»
   «Posso evitare di ascoltare?» li pregò Kira, trattandosi di sua sorella.
   Athrun lo tranquillizzò subito. «Non successe niente.»
   Deluso, il Capitano Elthman sbuffò. «Se non vuoi renderci partecipi, lasciami almeno organizzare il tuo addio al celibato.»
   «La vuoi piantare con questa storia?»
   Per una volta fu Shinn ad appoggiarlo. «Ti aiuto io», disse, entusiasta. «Scorrerà alcol a fiumi.»
   «L’ultima volta che abbiamo bevuto insieme, stavo per prenderti a pugni. Di nuovo», gli ricordò Athrun, poiché in preda ai fumi dell’alcol quel disgraziato lo aveva accusato - anche lui - di essere un latin lover, che si prendeva gioco di tre donne contemporaneamente - Lacus, Meyrin e Cagalli.
   «Ma stavolta ci sarà una spogliarellista, no?» insistette il più giovane del gruppo.
   «Neanche per sogno.»
   «Ci sarà», smentì invece Dearka, deciso a infastidire l’Ammiraglio fino in fondo. «Anzi, ne chiameremo una per ciascuno.»
   Kira fu divertito dall’espressione contrariata di Athrun e da quella infastidita di Yzak, che però fu distratto da un movimento poco distante. Il Comandante Yamato seguì il suo sguardo e vide avanzare nella loro direzione, a passo svelto, Cagalli. «Che è successo?» domandò suo fratello, notando l’aria allarmata della ragazza.
   Lei si fermò accanto a lui, profondamente provata da qualcosa. «Quelle pazze vogliono organizzarmi una festa di addio al nubilato», rivelò a quel punto, facendo sbuffare Yzak. Dearka invece scoppiò a ridere. «Guarda che è grave!» lo riprese il Delegato. «Hanno in mente qualcosa di tremendamente noioso!»
   «Shopping?» chiese Athrun, conoscendola a menadito.
   Lei si portò una mano al petto, come se dovesse avere un infarto da un momento all’altro. «Fra le altre cose.»
   «Che sposi problematici», commentò pigramente il Capitano Elthman. «Nessuno dei due vuole lasciarci carta bianca per le loro feste.»
   «Stanno organizzando una festa anche per te?» s’incuriosì Cagalli. Temendo rivelazioni oscene da parte dei suoi amici più irrequieti, Athrun sbiancò. «Posso venirci anch’io?»
   «No», fu perentorio Dearka. «Sei una donna.»
   «Capace di batterti in una semplice corsa.»
   «E di rubare la pistola a un soldato ben addestrato, a quanto pare», le diede manforte suo fratello, tanto per mettere pepe alla discussione.
   L’altro non demorse. «Sei la sposa», disse allora, cercando di dissuadere quella testa calda che era l’Emiro Delegato.
   «Vi pago la spogliarellista», contrattò lei, pronunciando le paroline magiche.
   «Affare fatto», accettò Dearka, stringendole la mano.
   «Un accidenti», protestò Athrun, afferrando i polsi di entrambi per scogliere quell’accordo. «Non ci sarà nessuna spogliarellista.»
   Cagalli lo guardò con amore. «Ecco perché ti sposo.»
   «Siete noiosi.»
   «Scambiatevi le feste», scherzò Shinn a quel punto.
   La diplomazia della Principessa di Orb venne rovinosamente meno e lei mostrò al ragazzo il suo regale dito medio, facendo scoppiare di nuovo a ridere Dearka e scandalizzando Yzak. «Non lascerò l’uomo più ambito di Orb, da solo, in mezzo a uno stormo di donne che vagano per negozi pieni di altre donne.»
   «Dovresti imparare a fidarti di lui», ribatté invece il Red Coat, come se non avesse mai accusato il suo ex mentore di fare il triplo gioco.
   «In realtà, a quanto pare, è l’unica a fidarsi di me», sottolineò difatti Athrun con un sospiro, chiudendo la mano di lei nella propria, per evitare che la sua non proprio dolce metà si lasciasse andare ad altri gesti inopportuni - o che menasse le mani tanto per rivangare i vecchi tempi.
   «Cagalli-sama!» chiamò Lunamaria da lontano, mentre li raggiungeva insieme a tutte le altre. Con loro c’era anche Sora che dava la mano a Lacus e stringeva al petto uno degli altri Haro. «E se, oltre allo shopping, poi ce ne andassimo dall’estetista?»
   Il Delegato uggiolò sconsolata e si volse a fissare con sguardo implorante il suo fidanzato. «Non potremmo fare un’unica festa, come ieri sera sulla spiaggia?» In uno slancio di tenerezza, Athrun si portò la mano di lei alla bocca, sperando di consolarla con quella semplice coccola.
   «Sarebbe la soluzione ideale», concordò Kira, venendole anche lui incontro. In realtà l’idea lo allettava molto, anche e soprattutto perché, nonostante la figuraccia fatta durante la corsa, si erano divertiti tutti come bambini. Aveva fatto loro bene al cuore, dopo aver vissuto due truci guerre sulla propria pelle in giovanissima età.
   «Sta bene», accettò Dearka, alzando le mani in segno di resa. «Ma l’alcol ci sarà comunque e faremo anche il bagno di mezzanotte.»
   «Con i costumi addosso», si premurò di sottolineare Yzak, poiché non ci teneva affatto a condividere con nessuno la visione delle grazie della sua bellissima innamorata.
   L’altro fece una smorfia. «In effetti, sarebbe il caso, visto che qualcuno si ubriacherà di sicuro.» Il Comandante Joule non si trattenne dal rivolgere un silenzioso sguardo a Shiho, che subito arrossì a causa del suo stesso pensiero: la prima a partire per il mondo fatato dell’ebbrezza sarebbe stata sicuramente lei. «Sperando sempre che poi non ci delizi con una bella scena di nudismo», continuò il biondo. «Non ci tengo a vedere le chiappe di Shinn.»
   «Sono sicuramente più sexy delle tue», replicò all’istante lui, il naso all’insù con fare snob, deciso a non farsi cogliere impreparato dalle sue provocazioni.
   «Ti prego...» lo derise l’altro.
   «Luna!» chiamò in aiuto il soldato Asuka, permaloso come sempre.
   «Stavolta non ti reggo il gioco. Arrangiati», se ne lavò le mani lei, facendo ridere gli altri.
   «Potremmo evitare di usare parole poco adatte alle orecchie di un bambino?» chiese Athrun, che aveva fatto divieto anzitutto a Cagalli di lasciarsi andare troppo a imprecazioni volgari per il bene di Sora.
   «Va bene, papà», lo presero in giro gli altri, facendolo sbuffare imbarazzato.
   «Però sarebbe divertente indire un’altra competizione», propose inaspettatamente Lacus.
   «Tu stavolta non partecipi a prescindere», disse Dearka a Cagalli.
   «E se fosse per chi ha il seno più grande?» volle sapere lei, tanto per avere l’ultima parola.
   Qualcuno non poté fare a meno di rivolgere lo sguardo a Shiho, che in effetti vinceva a mani basse. Sentendosi improvvisamente osservata, la ragazza arrossì e incrociò le mani sul petto, schermandosi così alla vista di tutti. Yzak le si parò cavallerescamente davanti e fissò i colpevoli con sguardo truce. «Non azzardatevi», minacciò, rimettendoli tutti al loro posto.
   «Vabbè», prese parola Shinn, allora, decidendo per una volta di mostrarsi il più maturo, a dispetto della realtà delle cose. «Per il matrimonio c’è ancora tempo. Possiamo decidere con calma e organizzare le cose per bene.»
   «Sempre ammesso che nel frattempo questi due non si lascino di nuovo...» commentò qualcuno, prendendo a camminare verso casa insieme a tutti gli altri.
   «Non ci siamo mai lasciati», s’indispettì Cagalli, sorprendendo i loro amici. «Beh», aggiunse poi, imbarazzata, sollevando i grandi occhi dorati sul suo promesso sposo. «Non fino in fondo.»
   Athrun sorrise, intenerito dalla sua espressione. «È vero», concordò, stringendo la presa sulla mano di lei, che ancora teneva nella propria. Quel che diceva la ragazza era vero: sebbene fossero stati costretti a rimanere distanti fisicamente per tutti quei mesi, i loro sentimenti erano sempre rimasti lì, immutati.
   «Quindi di tanto in tanto vi concedevate comunque un break sotto le lenzuola?»
   «Dearka!»
   «La domanda è legittima.»
   «Dobbiamo assolutamente depennarlo dalla lista degli invitati», stabilì l’Ammiraglio, prendendo a parlare soltanto con la sua fidanzata.
   «Allora depenniamo anche Shinn», considerò lei.
   «Par condicio, giusto.»
   «Ehi!» protestò il ragazzo, infastidito. «Io volevo farti da testimone!»
   «Mettiti in fila», tagliò corto Yzak, tutto convinto.
   Kira si morse il labbro, evitando di far notare loro che Athrun glielo aveva già chiesto il giorno addietro. Dopotutto era uno spasso vederli bisticciare in quel modo.
   «Ti stai divertendo?»
   Si volse verso Lacus, che lo fissava con amore. Le sorrise e, passandole un braccio attorno alla vita, rientrò con lei in casa insieme a tutti gli altri.









Piccole note.
Il criceto che Athrun costruisce per Cagalli esiste per davvero in un manga relativo alla serie. Come avete letto, lui, Kira e Dearka cercano di risollevarle il morale per quello che è appena successo a Orb e scelgono così di regalarle qualcosa fatto da loro. Manco a dirlo, non finisce bene perché, colta di sorpresa da questo criceto che le gira attorno ai piedi, Cagalli finisce maldestramente per calpestarlo. È carino notare come Athrun abbia proprio scelto un criceto, dal momento che lei lo aveva ammonito di non rimuginare da solo sui propri pensieri (in seguito al suo incontro finito male con suo padre) e di parlarne con gli altri; gli aveva per l'appunto detto che, secondo lei, aveva un criceto nella testa che continuava a girare in tondo sulla ruota, senza concludere nulla.
Nella seconda parte della shot, poi, tiro in ballo Shinn che accusa Athrun di essere infedele e bla bla. Esiste infatti un drama CD in cui questo accade davvero, ma solo perché appunto Shinn è ubriaco marcio e, ovviamente, a quelle parole, Athrun è sul punto di perdere di brutto la pazienza. Come dargli torto.
Credo di aver detto tutto. Anzi, vi ho anche svelato com'è andata a finire la corsa sulla spiaggia di cui ho scritto nel finale della long.
Grazie a chiunque abbia letto!
Shainareth


 
  
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