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Autore: LuHuiMeng    07/10/2023    1 recensioni
Cosa succederebbe se la maledizione di Ranma lo dividesse tra parte buona e parte cattiva, anziché maschile e femminile? Come vivrebbero questa condizione a casa Tendo? E come sarebbe la convivenza di Akane con ben due Ranma mezzi?
Questa storia nasce da una ri-lettura, dopo molti anni, de “Il visconte dimezzato” di Calvino. Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Ricapitoliamo, sergente Tendo.” Genma camminava misurando la stanza a falcate, tenendosi il mento tra pollice ed indice.
“Sono pronto, sergente Saotome.” Soun era seduto, con un’enorme borsa militare davanti a sé.
“Mappa della zona X con esterni ed interni” cominciò ad elencare l’altro.
“Sissignore.”
“Trasporto blindato fino a destinazione.”
“Confermato.”
“Abbigliamento adatto alla missione.”
“Non ho osato controllare ma mi fido delle mie figlie.”
“Necessario per la trasferta notturna allo scopo del pieno raggiungimento della missione.”
“Come sopra.”
“Piano di individuazione ed immobilizzazione dei due soggetti coinvolti, nomi in codice: Ramo di bambù spezzato e Carpa che non nuota.”
“Che gli dei ce la mandino buona.”
Saotome si bloccò all’istante e squadrò l’amico dall’alto in basso.
“Ti sembra una risposta da soldato, Tendo?” chiese severo.
“No. Cioè, è perchè penso sia la parte più difficile del piano.”
“Abbi fiducia, amico mio. Gli intrugli incantati di quella vecchia speziale cinese non hanno mai fallito.” Genma sorrideva fiero e sicuro, Soun fu rassicurato.
Lacrime dapprima deboli e poi copiose cominciarono a rigargli il viso. Tirò su con il naso e si confidò con l’amico di sempre.
“Oh, sono così felice per la mia bambina. Già mi immagino la scena. Il silenzio. La vicinanza. Due mani che si sfiorano. Genma Saotome non potevi trovare piano migliore.”
“Vedrai, andrà tutto bene. L’operazione ‘fiore appassito nell’acqua termale’ ha inizio.”

Ranma si risvegliò, confuso e stordito, in un futon che non conosceva, di una stanza mai vista prima. Si voltò, uno verso destra e uno verso sinistra: le due metà del ragazzo si trovarono faccia a faccia.
“Che diavolo è successo?”
“Mi ricordo di aver mangiato dei biscotti in cucina e nient’altro.”
“Ora che ci penso, mi sembra di essere stato legato e imbavagliato.”
“E ho anche sentito il rumore di un treno.”
Nella confusione più totale, i due mezzi Ranma si alzarono e si guardarono attorno. Ad un tratto raggelarono. Non erano soli. Un altro respiro riempiva la stanza, un profumo che conoscevano bene aleggiava nell’aria. Si voltarono, ed eccola lì. 
Nel loro stesso futon, dormiva Akane.
“Che… che… ci f-fa le-lei qui?” fece Ranma agitatissimo, cercando un angolo dove nascondersi.
“Che hai combinato brutto porco? Te la sei infilata lì a mia insaputa, vero?” l’altro Ranma era pronto a prenderlo a calci quando…
La porta scorrevole si aprì di colpo e coriandoli e suoni di trombette riempirono la stanza. Akane si svegliò di botto e i due padri geniali fecero irruzione danzando con dei ventagli in mano.
“Benvenuti alle Terme del Fiore Appassito, piccioncini” li informò Genma.
“Abbiamo pensato a tutto noi, non è meraviglioso?” disse Soun commosso.
“Vi auguriamo un piacevole soggiorno per due. Qui avete tutto il necessario per l’allenamento” proseguì l’altro mettendo in mano a Ranma una borsa militare.
Tendo gli si avvicinò, con le lacrime agli occhi: “Ti affido mia figlia, Ranma!”
Detto questo i due uscirono chiudendo la porta, in un turbinio di coriandoli, petali e shock.
“In che senso…?” disse Ranma che ancora si stava coprendo in attesa del calcio.
“Ma che diavolo?!” fece l’altro con una vena che pulsava nel collo.
“Papààà!” urlò Akane furiosa.

“Maledetti vecchiacci! Se la sono già data a gambe levate.” 
Dal tetto dell’onsen (1), Ranma osservava i dintorni. Si sedette e cominciò a ragionare.
Per certi versi, era certamente una situazione da sfruttare, poteva dimostrare il suo fascino ad Akane. D’altronde l’aveva sentita: non lo trovava brutto, nonostante da mesi lui non riuscisse a guardarsi allo specchio. Ne aveva di fegato quella ragazza, lo doveva ammettere.
Il problema era che farne del mezzo peso morto con cui lo avevano imbavagliato e che ora era nella stanza con lei. 
“Avrò io la meglio. Mio padre ha creato il campo di battaglia perfetto per questa missione.” Batté il pugno sul ginocchio e scese dal tetto con un balzo.

L’altro pezzo di Ranma stava seduto in religioso silenzio. Una volta che erano usciti il padre ed il futuro suocero, la sua metà li aveva inseguiti in preda ad una furia cieca.
Lui non aveva mosso un muscolo, il suo pensiero era tutto per Akane.
La ragazza si era alzata e percorreva la stanza avanti e indietro, arrabbiata e con il respiro affannato, non aveva però dato voce alle proprie preoccupazioni. 
Il suo andirivieni fu interrotto dalla cameriera dell’onsen, che entrò a servire il tè. Akane si inginocchiò e rimase incantata a guardare quei gesti eleganti e sicuri, di una tradizione di secoli. La cerimonia del tè la calmò e la mente si fece più lucida. Attese che la cameriera uscisse e sospirò. 
“E sia. Ci hanno messi in questa situazione. D’altronde è quello che vuole mio padre.”
Ranma la guardò da sopra il bordo della tazza di tè. Vederla così rassegnata gli provocava una piccola fitta. Non era la solita Akane combattiva.
“Sono stati gentili a offrirci il soggiorno comunque. Non vado alle terme da prima della campagna dello Shandong. Sono felice di essere qui con te.” Lo sguardo di Ranma vagò per la stanza per poi fissarsi su Akane, che si era messa con la guardia alta.
“Oh no…” Ranma si rese conto delle proprie parole. “No-non fraintendere. Ce-certo, siamo ragazzo e ragazza nella stessa stanza ma…” divenne rosso come un tramonto di Kyoto. “No-non ti sfiorerò neanche con un dito. Promesso.”
“E ci mancherebbe altro, dannata volpe!” L’altro Ranma aveva appena sfondato la porta della stanza con un calcione.
“Vieni Akane, ho trovato la piscina termale.” La prese per un braccio e la trascinò fuori dalla stanza.
“Ryoga, guarda chi c’è! Sei qui anche tu, Akane?” Si voltarono e nel corridoio dietro di loro trovarono Ryoga Hibiki, a braccetto con la fidanzata, Akari Unryu, la quale aveva appena salutato la sua vecchia amica.
Rispose Ranma, che mettendosi di profilo, spinse Akane verso di sé e guardò Ryoga di sbieco: “Stavamo proprio andando alla piscina DI COPPIA a rilassarci.”
“Oh! Akane… Non dirmi che…” Akari la guardò con gli occhi che brillavano.
Akane stava per parlare quando la interruppe Ranma, sempre con l’occhio fisso su Ryoga. “Ebbene sì, sono Ranma Saotome, il suo fidanzato!”
“Che notizia meravigliosa! Non è vero Ryoga?”
Ryoga sembrò ridestarsi da un pensiero fastidioso. “S-sì. Certo.”
“Perché non andiamo anche noi nella piscina di coppia?” gli propose Akari con gli occhi dolci.
“Lo sai, Akari. Un soldato deve preservare il suo onore e quello della sua promessa, prima del matrimonio. È un dovere” disse impettito. 
Poi si rivolse a Ranma: “Non sono mica come questo maniaco che approfitta della situazione e divide il letto ed il bagno con una povera ragazza innocente.”
“Ah, la metti così? Senti chi parla, brutto porco! Pensi che non mi accorga di come guardi Akan…” Un destro secco colpì la guancia di Ranma che, preso alla sprovvista, si ritrovò in fondo al corridoio.
“AkaRI, andiamo, che ne dici? Ah ah.” Ryoga la guardava grattandosi la testa e ridendo istericamente.
“Andrò assieme ad Akane, ci vediamo dopo!” La prese sottobraccio e le due si diressero verso le terme femminili.

Ranma era rimasto nella stanza a finire la sua tazza di tè: mai sprecare del cibo offerto. Finito di bere aveva poi cominciato a sistemare la porta scorrevole che il suo mezzo aveva sfondato: quando si trattava di proteggere Akane, anche da se stesso, gli impulsi avevano la meglio.
Stava chiudendo la porta per controllare che fosse a posto, quando un rumore di passi veloci, precisi e turbolenti gli arrivò all’orecchio. Ebbe un secondo per scansarsi, evitando un fendente che sfondò, di nuovo, la porta.
“Ranma Saotome, camera 118. Ti ho trovato, essere impudente.”
Il pezzo di ragazzo fece capolino nello squarcio aperto, di fronte a lui si stagliava un giovane kendoka, mai visto prima, con la spada in alto sopra alla testa, pronto a colpirlo con sguardo omicida.
“Ehm. Con chi ho il piacere di parlare, nobile signore?” gli chiese.
Il caporale Kuno rimase basito. Da dove arrivava tutta quella formalità?
“Come osi dimenticare la mia nobile persona, soldato da strapazzo!” Entrò nella stanza squarciando del tutto la porta. Ranma balzò all’indietro.
“Ma aspetta!” Kuno si bloccò di colpo. “Può essere che… i colpi che ti avevo inferto ti abbiano danneggiato la memoria! Molto bene. Hahaha. Ho vinto!” Si inginocchiò e guardò Ranma trionfante: 
“Io sono il caporale Kuno. Il migliore della mia divisione. I cadetti mi chiamano il fulmine blu dell'accademia Furinkan. E ti ho battuto, Ranma Saotome.”
“Piacere mio, caporale Kuno. Gradisce del tè?”
“Molto bene Saotome. Vedo che capisci chi comanda.”
“Il rispetto verso i superiori è un dovere di ogni individuo. Aspettatemi qui. Vado a prendere l’acqua.” Uscito nel corridoio, si incamminò verso le cucine.
“Dove diamine sta andando quella mezza casalinga?” L’altra metà di Ranma si era ripresa dal colpo di Ryoga ed osservava se stesso zompettare allegramente con una enorme teiera gialla in mano.
Aveva percepito sprazzi di conversazione in cui Akane si era diretta verso le terme con la fidanzata di quella nullità di Hibiki. Non c’era da preoccuparsi ma un giro di perlustrazione non guastava.
Entrò in camera a prendere lo yukata.
“Ce ne hai messo di tempo, Saotome. Sbrigati a servirmi. Sono un uomo impegnato.”
Ranma si trovò davanti quell’idiota del kendo, sdraiato lascivamente sul futon, che si faceva aria con un ventaglio.
Il ragazzo pietrificò. “Se… serviti da solo, razza di maniaco.” Muovendosi a scatti per lo sdegno, prese lo yukata e se lo infilò, coprendo la metà mancante. “Sono anche io un uomo impegnato. Con Akane Tendo.”
Con un salto all’indietro schivò un fendente che gli bloccò però un angolo della manica vuota.
“Tu! Essere spregevole. Non oserai profanare i bagni dove l’innocente Akane sta per immergersi. Con quella pelle delicata, tonica, liscia…”
La temperatura della stanza raggiunse quella di un’eruzione vulcanica. Ranma si liberò la manica. Il corpo del caporale Kuno sembrava in fiamme, un rivolo di sangue gli usciva dal naso. Il soldato dimezzato gli si avvinghiò al collo e, cingendolo con la gamba come una tenaglia, lo tramortì con un pugno in testa.
“Quando hai pensieri indecenti abbassi la guardia eh?” Si alzò e si diresse alle piscine termali. Akane aveva decisamente bisogno di essere guardata a vista. 

Non era abituata a fare il bagno con altre persone che non fossero le sorelle, per cui era entrata nella piscina termale tenendo l’asciugamano addosso, togliendolo solo prima di immergersi. Lo stesso aveva fatto Akari.
L’acqua era perfetta: il vapore vorticava sulle loro teste, disperdendosi nel cielo estivo pieno di stelle. Le ragazze erano sedute sul fondo roccioso, con l’acqua che arrivava al petto.
“Che bella serata, non trovi?” Akari fu la prima a parlare.
“Sì, anche l’onsen è molto bello” replicò Akane.
L’amica le si avvicinò. “E allora dimmi, ricordo che non volevi saperne dei ragazzi dell’accademia. Ora sei addirittura fidanzata.”
Eccoli, i famigerati discorsi tra ragazze a cui Akane non aveva mai preso parte, non avendo il minimo interesse verso i maschi. Fino ad allora.
“Oh, beh, sai com'è… L’ha deciso mio padre…”
“Un matrimonio combinato?” Akari la guardava con gli occhioni luccicanti.
“Più o meno…”
“Ma la fermezza con cui ti ha stretta a sé e ha detto di essere il tuo fidanzato! Sei davvero fortunata…”
Akane non ci aveva mai pensato, quando il Ranma spocchioso la trattava così pensava solo a quanto fosse pieno di sé.
“Proprio come il mio Ryoga! Mi riempie di regali sai? A volte anche doppi!”
“Ma davvero?”
“Pensa che una volta sono entrata di sorpresa nella sua camerata. Era in piedi davanti allo specchio che provava un discorso per me!” Akari percorreva la piscina avanti e indietro, con le mani sulle guance, in preda ai ricordi d’amore. 
“L’ho sentito dire: ‘Non sono mai riuscito a confessarti il mio amore. Ogni mattina ti vedo arrivare con tuo padre. Io ti amo Aka...’ E lì non ho resistito e l’ho abbracciato. Pensa: mi ha regalato ben due fermagli per capelli a forma di maialino, uno rosa e uno nero. Non è adorabile il mio Ryoga?”
“Ce-certo, hehe.” Akane non sapeva se essere più imbarazzata per il fatto di essere nuda o per i discorsi: davvero non sapeva gestire quelle conversazioni. 
La salvò una figura che si avvicinò alla piscina per entrare. Era una ragazza molto alta e muscolosa, o almeno così sembrava dall’ombra che proiettava tra il vapore.
Non notò le due ragazze, sebbene si trovasse a poca distanza da Akane. Ad un certo punto si sentì un gran trambusto e insulti che volavano. La voce era maschile: “Bastardo maniaco! Ti ho visto entrare nel bagno delle donne, dove sei finito?”
Akane riconobbe subito quella voce. Sospirò mettendosi la mano sulla fronte. Che diamine stava combinando Ranma nel bagno delle donne? Con chi ce l’aveva?
Le urla furiose del suo fidanzato si stavano pericolosamente avvicinando all’ingresso della piscina. Akane decise di intervenire.
“Cosa fai qui? Vattene subito Ranma!” urlò  sconvolta.
“IO? E che mi dici di quel deficiente che si perderebbe anche in casa sua! Dov’è finito Hibiki?” rispose quello.
Akari si alzò: “Ryoga si è perso?”
Akane si voltò verso la persona appena arrivata, preoccupata che dovesse assistere a quella scena imbarazzante di Ranma che sbraitava nelle terme femminili.
“Mi dispia…” gelò. 
Non era una ragazza. Era Ryoga Hibiki. Il poveretto si ritrovò con la bella Akane a tre centimetri dal volto e quando si rese conto che entrambi erano nudi, gli uscirono gli occhi dalle orbite ed un fiotto di sangue dal naso. Tirando indietro la testa per allontanarsi la sbatté violentemente su una roccia. Svenne all’istante.
“Ti rendi conto della situazione in cui stai cacciando Akane, razza di idiota?” Ranma lo recuperò in malo modo, cercando di non rivolgere lo sguardo verso la fidanzata che si era voltata con le mani sulla faccia.
Akari prese in custodia il fidanzato tramortito: “Povero il mio Ryoga! Allora in realtà volevi fare il bagno insieme?”
“Non appena torna in sé lo faccio svenire di nuovo, farabutto.” Ranma teneva il pugno chiuso davanti al volto, mentre i due si allontanavano verso gli spogliatoi.
“Ranma!” La voce ferma di Akane lo fece trasalire.
Stava per voltarsi quando ricordó dove si trovasse, con chi e in che condizioni. Si schiarì la mezza voce.
“Ah, se ti avesse vista così! Ti ho salvata Akane Tendo” disse senza voltarsi. 
“Suppongo di sì”. La risposta gli arrivò inaspettata, avrebbe voluto guardare che espressione avesse Akane in quel momento ma non osava.
“Lo vedi? Sei circondata da un branco di smidollati. Sono io il migliore!” Ranma le mostrò il profilo, puntando il pollice verso sé stesso, con un sorriso trionfante.
Sei davvero fortunata. Le aveva detto Akari.
Essere così sicuri di sé, come era quella versione del suo fidanzato, era un male? Era davvero solo arroganza? Quel bel sorriso che stava fissando, era solo per quella specie di vittoria o per il fatto di averla protetta da una situazione imbarazzante? 
Si era trovata completamente nuda, nello stesso bagno con un uomo che non era né un parente né il suo promesso. Lo scandalo che le avrebbe provocato una situazione del genere avrebbe messo a repentaglio la sua reputazione e quella delle sorelle.
“Ti ringrazio Ranma, sei stato… forte” disse a mezza voce e sprofondò nell’acqua per non far vedere la faccia paonazza. Ranma rimase lì, imbambolato e non del tutto sicuro di aver sentito bene. Il tempo passava.
“Adesso vattene però che devo uscire, stupido!” 
Ranma schivò il masso che la sua fidanzata gli lanciò addosso senza tante mezze misure.

La scena che Akane trovò in camera, non appena rientrò dalle terme, aveva dell’inverosimile. Il Ranma che era rimasto in camera, era di mezza schiena, chino sul viso di… un ragazzo? Che tra l’altro era a petto nudo, sdraiato per terra privo di sensi. Distolse lo sguardo imbarazzata e si accorse che la stanza era stata decorata con candele, incensi e fiori profumatissimi. Aveva la sensazione di aver visto qualcosa che non doveva vedere.
Indietreggiò per lasciare la giusta privacy a quei due, quando una mano forte le prese la spalla e la bloccò. Alzò gli occhi sull’altro Ranma, che aveva appena finito il suo bagno sacrosanto, dopo l’incidente con Ryoga.
“Cos’è? Hai deciso di assecondare le voglie di questo maniaco?” si rivolse quello alla sua metà, in tono disgustato.
L’altro Ranma si voltò, aveva in mano bende e disinfettante e stava curando il bernoccolo sulla testa al caporale Kuno Tatewaki.
“Lo sto bendando.”
“Hai in mente qualche giochetto strano eh?”
“Ma cosa ti salta in mente? Sarai sangue del mio sangue ma sei incorreggibile.”
Akane, che finalmente aveva capito la situazione, tornò a respirare. Si avvicinò ai due.
“Ma cosa ci fa qui il caporale Kuno?” Chiese.
“Indovina chi è venuto a cercare. Pare proprio che la mia fidanzata sia la preda più ambita di Nerima” disse Ranma, avvicinandosi anch’egli e prendendo Kuno per le caviglie. 
“Come faceva a sapere che ero qui?” Chiese Akane preoccupata.
“Oh, beh ecco…” fece il Ranma soccorritore mettendo via la borsa “È il proprietario dell’intero stabilimento: terme, tempio e quartiere incluso.”
Gli altri due lo fissarono basiti. Akane si affrettò a sistemargli il kimono e controllare la ferita; Ranma, facendo collaborare le due braccia, lo mise in piedi, lo cacciò nel corridoio e chiamò una cameriera affinché se lo portasse via come un pacco regalo.
Akane e Ranma richiusero la porta, sospirarono e si voltarono verso la stanza. Finalmente un po’ di pace. 
Misero a fuoco l’ambiente: candele, petali e fiori, un biwa che suonava lungo il corridoio, i futon con due cuscini vicini. Erano finalmente soli.
E ora?



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